COSMO 31

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O S S E R VA Z I O N I

DI PIERO MAZZA*

NEL CUORE DELLA

VIA LATTEA ESPLORIAMO LE NUBI GALATTICHE TRA IL CIGNO E IL SAGITTARIO

L

e condizioni osservative migliori di una notte di mezza estate sono quelle che... prevedono nubi. Non si tratta di un cattivo augurio per gli appassionati del cielo, dato che ci stiamo riferendo alle nubi galattiche particolarmente brillanti tra le costellazioni del Cigno e del Sagittario. Quando le previsioni meteo annunciano cielo sereno e bassa umidità, allora lo spettacolo è assicurato. Meglio ancora se, magari in vista di una escursione, ci si trova in un rifugio di alta montagna: in tal caso, ci si può imbattere in una volta stellata talmente cristallina da non avere nulla da invidiare a quella ammirata da località esotiche come il deserto della Namibia. PARTIAMO DAL PUNGIGLIONE Diamo un’occhiata al cielo (in un luogo buio!) in prima serata, ricordando che sarà buio poco dopo le 22h all’inizio di agosto e poco prima delle 21h alla fine di settembre: vedremo la Via Lattea in meridiano perdersi sino all’orizzonte

ed estendersi da SSW verso NNE sino a Cassiopea, dove poi andrà a congiungersi col ramo invernale. Concentriamoci sulla parte più bassa, che presenta una finestra di visibilità limitata. Sotto un cielo ideale, conviene effettuare alcuni esperimenti a occhio nudo: per esempio, individuare la coppia stretta formata da Lambda e Ypsilon Scorpii, situata a circa -37° di declinazione. Queste due stelle rappresentano il pungiglione dello Scorpione, ma spesso rimangono nascoste da dossi montuosi (almeno per gli abitanti del Nord Italia); per trovarle, bisogna partire dalla rossa Antares e spostarsi di 17° (poco meno di una spanna col braccio teso) verso sud-est. A 5° rispettivamente NNE e ESE di questa coppia, si trovano due celebri ammassi aperti facilmente visibili a occhio nudo: M6 e M7. Fra quelli del catalogo di Messier presenti in zona c’è anche M8, che appare come una debole macchia diafana, fosforescente, situata nel pieno della nube galattica e orientata da est a ovest. Si trova subito a NW della cosiddetta “Teiera”, nome attribuito a

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un evidente asterismo che appartiene alla costellazione del Sagittario. La scoperta di M8, noto anche come Nebulosa Laguna per l’aspetto che mostra al telescopio, è accreditata a Guillaume Le Gentil nel 1747, ma l’astronomo francese è stato solo il primo che la descrisse. Trattandosi di un oggetto visibile a occhio nudo, era stato sicuramente notato fin dalla Preistoria. Esiste anche un’osservazione di De Chésaux risalente a un paio di anni prima, ma questa si riferisce all’ammasso aperto associato (NGC 6530), situato all’estremità orientale della nebulosa. Sebbene John Herschel ritenesse, agli inizi dell’800, che l’ammasso fosse separato dalla nebulosa, sono stati successivamente scoperti degli sbuffi di luce, simili a quelli presenti nelle Pleiadi, che connettono alcune stelle alla nebulosità circostante. Ma che cosa fa brillare M8? Nel secolo scorso, Walter Baade era convinto che l’eccitazione fosse causata da una stella molto calda, situata all’interno dell’ampia regione scura della nebulosa e pertanto invisibile. Ma nel 1969 una delle responsabili (quasi certamente non


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