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Manfellotto

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Noi e voi

Noi e voi

di BRUNO MAFELLOTTO

Più c h e su l l a Nato g iur i su l l a C o sti tu zi on e

Da quando è in campagna elettorale Giorgia Meloni fa di tutto per raccontare Fratelli d ’Italia come se non fosse Fratelli d ’Italia: niente più critiche a Draghi, toni smorzati su vaccini e green pass, silenzio su Bru xelles e sull ’Europa, e la perfida Bce come se non esistesse. Poi, nel pieno della g uerra all ’Ucraina, Meloni si è assicurata l ’etichetta di “atlantista” presentata come frutto di una netta svolta. E questo è dav vero un paradosso.

La destra, non solo qui, è sempre stata atlantista, dov’è la novità? Certo, un atlantismo temperato dal timore della preponderanza americana, vista come limite alle sovranità nazionali, ma pur sempre dichiarato e praticato. Non basta però dichiararsi atlantista per assicurarsi una patente di democrazia. La destra americana è la stessa che, incitata da Trump, assale Capitol Hill. Anche Orban è gioiosamente atlantista, ma ha fatto dell’Ungheria un regime autoritario che controlla la stampa e sostituisce magistrati con funzionari di governo. In Polonia i fratelli Kaczynsky, ferventi atlantisti in un paese Nato, si distinsero, tanto per dirne una, per la caccia agli omosessuali. Morawiecki, premier dopo di loro, si rifiuta di partecipare alla distribuzione dei migranti tra tutti i paesi Ue, e ha proposto di perseguire penalmente chiunque attribuisca a cittadini polacchi responsabilità nei campi di sterminio nazisti. La storia e la Shoah cancellate per decreto. Tutti costoro, politicamente legati a Meloni, pensano che l’Europa, per definizione “matrigna”, sia solo un covo di burocrati parassiti. Per non dire della destra di casa nostra. Atlantista era Almirante - che nel 1949 votò contro l’adesione dell’Italia al Patto atlantico, ma più avanti ne condivise i principi - dai cui lombi politici discende Meloni lungo la dorsale Msi-An-Fratelli d’Italia. Atlantista, che so?, era pure Edgardo Sogno, ideatore del golpe liberale del 1974 «contro intellettuali, potentati economico-finanziari, chiesa di sinistra», al quale si unì Randolfo Pacciardi, un ex repubblicano approdato a teorie palingenetiche di destra. Atlantista era pure Licio Gelli, gran maestro di una loggia massonica deviata che inseguiva sov vertimenti istituzionali con il “piano di rinascita democratica”. E l’elenco potrebbe continuare con nomi illustri.

A Meloni, che si sente già a palaz-

zo Chigi dopo aver conquistato due terzi dei seggi in Parlamento, bisognerebbe piuttosto chiedere se è tuttora convinta che «La Russia difende i valori europei e l’identità cristiana», come ha scritto un anno fa nel suo libro-manifesto “Io sono Giorgia”; o se ancora pensa che l’Europa «prima ci ricattava con lo spread, ora ci ricatta con i soldi per combattere il covid» (discorso alla Camera, 10 dicembre 2021); o se scenderà di nuovo in piazza contro i vaccini “imposti per una sperimentazione di massa”. Ma sopratutto a Meloni andrebbe richiesta una dichiarazione più che di fede atlantista di fede costituzionale, ancora più necessaria per un partito di opposizione i cui padri e nonni politici non hanno partecipato alla stesura della Carta. E cioè: è disposta a difendere la Costituzione così com’è, compresa la forma di stato e di governo in essa disegnata, o pensa di stravolgerla? ne condivide i valori scolpiti nei suoi articoli? sta dalla parte di Liliana Segre o di Morawiecki? Attenzione, qui non ci riferisce solo ai valori antifascisti della carta (all’inizio rigettati dal Msi), ma a tutti i principi democratici e alle garanzie dei diritti in essa contenuti. Perché a riascoltare la lunga sfilza di “no” urlati da Giorgia a Marbella dinanzi ai dirigenti di Vox, partito neofranchista spagnolo (do you remember Francisco Franco?) sono proprio quei principi e quei diritti che ne escono calpestati, rifiutati, offesi: «no all’idelogia di genere, no al logo Lgbtq, no agli immigrati (“rubano lavoro”, “generano violenze”), no alla finanza internazionale, no ai burocrati di Bruxelles, no all’islamismo, no all’ecologia…». Un concentrato di demagogia, nazionalismo sovranista, razzismo. Solo che qui non è in gioco la riuscita di un comiziaccio, ma il governo di un Paese. Secondo principi di democrazia. n

IL RAZZISMO SOVRANISTA DEL COMIZIO SPAGNOLO OFFENDE I PRINCIPI DELLA DEMOCRAZIA

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