3 minute read

Scritti al buio

Scritti al buio/cinema O M B R E N A S C O S T E N E L C I E L O L U M I N O S O

Carnalità e buone maniere nel film di Husson. Spiccano i grandi attori inglesi FABIO FERZETTI

Ci sono attori che da soli valgono un film e molti di loro, questo è un fatto, sono inglesi. In “Secret Love”, cioè “Mothering Sunday” (ma il bel romanzo di Graham Swift da cui è tratto viene tradotto “Un giorno di festa”) ci sono almeno tre nomi appartenenti alla categoria: Colin Firth, Olivia Colman e la gloriosa Glenda Jackson. Il film poi poggia sulle solide spalle della giovane Odessa Young e dei suoi due amori, lontani nel tempo. Ma non corriamo. Se fra i sudditi della Regina abbondano i grandi interpreti non è solo perché nella patria di Shakespeare recitare è considerato un’arte prestigiosa quanto scrivere o dipingere, ma perché il cinema britannico, tutto distanze di classe e conflitti psicologici, offre agli attori una sorta di terreno ideale. Uno spazio geometrico in cui ciò che spesso appare torbido, arbitrario, irrazionale, diventa logico, limpido, intellegibile. È un cinema solido e tradizionale in cui l’esecuzione viene sempre prima dell’invenzione. Ma non riapriamo antiche querelle: nella sovrabbondanza attuale ogni stile ha pari diritti e quello scelto dalla francese Eva Husson, tutto ombre nascoste in una luminosa primavera, si intona perfettamente ad ambienti e sentimenti. Siamo infatti nel 1924 in una, anzi in due fastose magioni di campagna. Nella prima, dai Niven (Firth e Colman), lavora come cameriera la trovatella Jane (Odessa Young), spirito aguzzo e gran senso d’osservazione. A casa Sheringham vive invece il suo amante segreto Paul ( Josh O’Connor, perfetto), unico sopravvissuto su tre fratelli (gli altri se li è presi la guerra, sottotesto che il film usa a meraviglia cucendolo addosso alle posture e alle espressioni degli adulti). Solo che Paul, destinato a un’agiata carriera d’avvocato, è già promesso a una giovane del suo rango. Il resto, che coincide con la crescita e col dischiudersi della vocazione letteraria di Jane, va scoperto al cinema. La trovata chiave sta nel contrapporre la rigidità (e il dolore segreto) degli abiti e delle buone maniere alla verità e alla carnalità delle molte scene di nudo fra gli amanti, sia pure nei limiti di un cinema educato e “per tutti”. Un solo vero rimpianto: non aver concesso maggiore spazio al secondo amore di Jane, il filosofo nero Donald (Sope Dirisù, altro volto che rivedremo). Il personaggio potenzialmente più nuovo del film. E il più sacrificato. Q

©RIPRODUZIONE RISERVATA

“SECRET LOVE (MOTHERING SUNDAY )” di Eva Husson Gran Bretagna, 110' aaacc

non compriamo di volta in volta quel pezzo o quell’altro, anzi magari il nostro pezzo preferito l’ascoltiamo tutto il giorno, decine di volte, e facendolo generiamo ulteriore denaro. Una piccola cosa, un rapido clic su un brano da ascoltare, eppure questo semplicissimo meccanismo ha fatto girare una montagna di soldi, la discografia è tornata a guadagnare come negli ultimi anni

radiofoniche sono a larghissima maggioranza italiana. Tra poco bisognerà proteggere i poveri artisti anglosassoni e garantirgli qualche passaggio in radio o televisione. I soldi sono tornati, e si vede, gli artisti gongolano, c’è una sorta di generale euforia che per la verità produce bassissima qualità, girano gadget promozionali (oggettini divertenti che accompagnano il disco) che non si vedevano dagli anni Ottanta, gli artisti vengono incitati a lavorare come muli, Salmo a pubblicare quanti più pezzi riescono a produrre, a farsi vedere su Tik Tok, in televisione, per strada, ovunque si possa produrre un clic in più. Q

del secolo scorso, crescono anche i vinili, le musicassette, si vende perfino qualche copia di cd, ma la grandissima parte del fatturato dipende dallo streaming. Anche l’Italia festeggia, è un mercato florido e in espansione e nel 2021 è stata nella top ten dei mercati del mondo. Festeggiano soprattutto gli artisti italiani. Ripensando ai poco informati politici che pochi anni fa volevano leggi autarchiche che obbligassero le radio a programmare la musica italiana, oggi siamo quasi al problema opposto, classifiche e programmazioni

This article is from: