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Noi e voi
from L'ESPRESSO 29
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Certificato ADS n. 8855 del 05/05/2021 Codice ISSN online 2499-0833 N. 29 - ANNO LXVII - 24 LUGLIO 2022
I L B U C O N E R O D E L L A S C U O L A M E D I A
RISPONDE STEFANIA ROSSINI [ STEFANIA.ROSSINI@ESPRESSOEDIT.IT ] Cara Rossini, sono reduce dall’esperienza catartica dell’esame di licenza media del primo dei miei tre figli. Il percorso scolastico è stato quello della “Generazione Covid”, studenti travolti da una serie di ordinanze che li hanno tenuti a casa per mesi. Ci sarebbe tanto da dire sul buco nero di questi anni, ma sorvolando su opinioni soggettive, tutti i provvedimenti di chiusura, doverosi per salvaguardare la salute, non hanno giovato all’istruzione e men che meno alla formazione scolastica mentale. L’esame è stato un interessante spunto di riflessione sulla scuola e un esperimento per osservare il comportamento di noi mamme. L’innata necessità che spinge le mamme a difendere la progenie è la dimostrazione di come oggi sia più facile fare retorica su concetti nobili quali trasparenza e giustizia che metterli in pratica. Il sistema scolastico attuale sforna giovani con paradossali incoerenze e una tendenza ad appiattire e omologare tutto. D’altra parte le valutazioni non ammettono più giudizi, ma numeri che oscillano dal sette, voto della vergogna, al dieci, con lode riservata ai veri fenomeni, ovvero a quei pochi ancora mentalizzati sul desueto concetto che solo la costanza, l’approfondimento e l’impegno portino a buoni risultati. I ragazzi cresceranno e avranno modo di dimostrare le reali capacità. Intanto non resta che osservare il fenomeno da fuori, godendosi i post deliranti dei genitori per annunciare i voti, sperando di non incappare nella mamma delusa e frustrata, di avere modo di salutare con commozione i professori che si sono distinti per impegno e passione, augurandosi di non incontrare quelli pusillanimi e scorretti che hanno premiato e colpito per simpatia, conoscenza, appartenenza piuttosto che per merito. Alla fine resterà un numero... di cui, dopo quarantotto ore, non si farà più menzione. Giusto il tempo di far scoppiare i fuochi d’artificio o di minacciare il ricorso al Tar da parte di alcuni genitori e di far finire l’ultima partita alla Generazione Covid.
Serena Barbagallo
Cara signora Barbagallo, della scuola media ho un’esperienza personale remota e una più ravvicinata come genitore, ma ho sempre pensato che fosse il buco nero del nostro sistema scolastico. Sono tre anni cruciali che accolgono bambini formati da una scuola elementare per lo più eccellente e licenziano adolescenti prossimi all’ignoranza, come dimostrano alcune ricerche anche internazionali. Ma lei punta il dito su aspetti ulteriori e diversi che ne peggiorano l’andamento: la Dad che pure è stata una triste necessità, l’incompetenza di molti insegnanti e, soprattutto, l’ingerenza dei genitori. E lo fa nello scenario di un esame che dovrebbe essere l’ovvia conclusione di un percorso di studi, ma scatena invece passioni, delusioni e reazioni scomposte. I genitori, anzi come lei precisa, alcune madri, appaiono nel suo racconto (che purtroppo ho dovuto molto accorciare ma che sarà pubblicato per intero nella rubrica on line) erinni infuriate che usano i figli per nutrire il proprio narcisismo. Quando non capita, specie se si presenta un padre, che l’ingerenza sfoci nella violenza.
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