Bergamo Economia 80

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CROLLA LA DIGA vidi la Presolana in fiamme

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Generale ZAFARANA «Bergamo ideale per i nostri allievi»

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Gallone «LA POLITICA SIA

AL SERVIZIO DEI CITTADINI»

SDATAAL FLULTURO U C GUAR

MENSILE DI DICEMBRE 2014 - GENNAIO 2015 - NUMERO 80 - € 2,00

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CONTENUTI

dicembre 2014 - gennaio 2015 editoriale

«Prima le imprese e il lavoro poi l’Europa»

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IN COPERTINA

di Paolo Agnelli

e politiche restrittive e anti-crescita della finanza nordeuropea condannano il nostro Paese ad una deindustrializzazione irreversibile. I parametri delle istituzioni sovranazionali sono la continuazione della politica di austerità che ha distrutto il nostro mercato interno negli ultimi anni, portando una perdita del 25% alla nostra produzione industriale. Non è concepibile che uno Stato accetti regole che riducano la propria economia al limite di una crisi sociale. L’Italia viene così condannata ad un collasso collettivo con una ulteriore perdita di migliaia di piccole e medie imprese, favorendo, non a caso, l’acquisizione delle nostre eccellenze industriali da parte di competitors europei, depotenziando il nostro sistema industriale. L’ulteriore irrigidimento delle condizioni pretese dalla BCE sulla concessione del credito, insieme agli stress test e ai parametri di Basilea, aggraverà in via definitiva il credit crunch alle aziende di piccola dimensione non quotate in borsa, togliendo quel poco credito a loro concesso. Si tratta di parametri tarati sui meccanismi speculativi globali - proprio quelli che hanno provocato la crisi - piuttosto che mirati a favorire una crescita sana dell’economia produttiva. Gli appelli ad adeguarci alla nuova realtà troppo spesso nascondono la volontà di rendere egemoni i mercati finanziari globali, in contrasto con il modello delle PMI che affondano le loro radici nel territorio e nel lavoro onesto. Non è una questione di chiusura o di resistenza all’innovazione, ma di modello economico e di concezione della società. Rendiamoci conto che ciò che ci viene richiesto è di impossibile realizzazione se non con l’annientamento del nostro sistema produttivo. C’è chi pensa di approfittare della subalternità della politica italiana per conquistare ulteriori segmenti di mercato, ma a lungo termine non c’è scampo: la politica europea del rigore farà affondare tutti, rendendo il continente sempre meno importante in un mondo dove si affacciano nuovi autori orientati al progresso. O l’Italia o l’Europa: non esistono soluzioni a queste condizioni. Usciamo dai parametri, rilanciamo la nostra economia, facciamoci pure multare dalla Ue, sarà il male minore pagare 5 miliardi di euro in caso di sforamento dell’1%. Non è possibile che una economia in depressione possa produrre risorse per diminuire il debito pubblico. Salviamo le imprese e il posto di lavoro degli italiani, tratteniamo in Italia le nostre industrie. Se non esiste una politica solidale europea verso i paesi più in difficoltà, tutti gli appelli ai nobili valori dei fondatori dell’Europa si rivelano vuoti e strumentali, atti solo a dividerci ancora di più. Non fingiamo di credere che potendo licenziare si risolvano i problemi della crescita di questo paese. Verremo comunque tutti “licenziati” senza reintegra dal curatore fallimentare.

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IL CONVEGNO

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ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

8. L’INTERVISTA Zafarana: «Bergamo ideale per i nostri allievi» 12. IL CONVEGNO Agnelli a Morando: «bene la legge di stabilità, ma molto rimane da fare» 18. IL PERSONAGGIO Gallone: «la politica sia al servizio dei cittadini» 24. DENTRO LA BANCA BANKITALIA Bergamo tutti i segreti della filiale 28. RETE MMT Gli investimenti strategici per costruire il progresso 34. FINANZA Minibond più facili con l’aiuto dello stato 36. IL TECNICO Redondi: «L’aeroporto non si può spostare, unica soluzione è trovare un compromesso» 40. ARIA DI VACANZE Ryanair, nuove tratte in “dono” 42. OVER 100 Crolla la diga vidi la Presolana in fiamme 46. IN COPERTINA 60 anni Custall, un’impresa familiare di successo 3


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ARTE

FUORISTRADA

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IL TECNICO

LA PROVA

122 EVENTI

RUBRICHE

EVENTI 4

56. ARTE Stefano Caglioni: «vivevo per dipingere» 60. OROLOGI Breguet, la precisione svizzera dal 1775 64. MOTORI • Le più belle del 2014 • Jeep Renegade • BMW X6 • Ford Mondeo 88. MANAGER Faltoni (Ford Italia) «C’è ancora chi decide di investire nonostante le difficoltà» 90. IL CLUB Terzi: «La passione per le Jaguar nasce dal fascino senza tempo della loro linea» 92.

CHI, DOVE E PERCHÈ

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Speb S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Presidente: Baldassare Agnelli Direttore responsabile: Paolo Agnelli Art director: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: S.P.E.B. S.r.l. Via San Giorgio, 6 - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 18 euro per 10 mesi


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ZAFARANA «Bergamo ideale per i nostri allievi»

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l nostro mensile ha incontrato il Generale di Divisione Giuseppe Zafarana, 51 anni, Comandante dell’Accademia della Guardia di Finanza di Bergamo. Nato a Piacenza il 2 maggio del 1963, Zafarana ha iniziato la carriera militare nel 1981 frequentando l’Accademia della Guardia di Finanza. Ha ricoperto numerosi incarichi operativi e di staff in Veneto, Calabria, Sicilia e Lazio. Dal 4 febbraio 2013 è il nuovo Comandante dell’Accademia.

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Generale Zafarana, il 17 ottobre scorso si è tenuta l’inaugurazione dell’anno accademico. Quali indicazioni particolari sono emerse? Quest’anno, l’inaugurazione dell’Anno Accademico ha avuto un significato particolare, in quanto ha “aperto”, per il primo anno di corso, un nuovo ciclo quinquennale di studi che porterà al conseguimento della laurea magistrale in giurisprudenza. Il passaggio dalla laurea in “Scienze della sicurezza economico-finanziaria” a Giurisprudenza ha

bilancio. Cosa l’ha colpita della relazione di Cantone? Abbiamo invitato il Presidente Cantone per la sua storia personale e professionale. Egli rappresenta, oggi, la sintesi di quei valori che debbono ispirare, sempre, l’operato della Pubblica 10

permesso d’architettare, grazie al determinante e fattivo contributo delle nostre Università “convenzionate” di Bergamo, Milano “Bicocca” e Roma “Tor-Vergata”, un piano di studi calibrato sugli attuali compiti del Corpo, che vede una Guardia di Finanza non più soltanto quale “Polizia Tributaria” ma, in senso più ampio, quale Polizia a competenza generale “in materia” economico-finanziaria, a salvaguardia cioè, degli interessi dello Stato sia sul versante delle “entrate”, che su quello delle “uscite” di

Amministrazione e che caratterizza la formazione dei giovani Ufficiali dell’Accademia. Le considerazioni e le riflessioni espresse dal Dr. Cantone si riconducono a quel “sistema di valori” imperniato, innanzitutto, sul “rigore morale”, cioè sulla lealtà, sulla trasparenza, sull’onestà morale e intellettuale, sul “senso del dovere”, sullo

“spirito di sacrificio” e sul “culto dell’esempio”, che sta alla base del modello formativo dell’Accademia. E’ stato un bel momento formativo per i nostri Allievi. Come vive la città la vostra presenza? Esattamente trent’anni fa l’Accademia della Guardia di Finanza si trasferiva qui a Bergamo. In


questo arco temporale il rapporto tra l’Istituto e la città si è sviluppato in modo straordinario: oggi sono numerose le occasioni, gli eventi, le opportunità che testimoniano questa integrazione, sia in campo sociale che culturale. Penso alle numerose iniziative di solidarietà che vengono realizzate nel corso dell’anno con il contributo di Enti e Istituzioni locali quali, per esempio, il “Concerto di primavera” o, sul fronte culturale, il concorso artistico con l’Accademia Carrara “l’Arte per l’Accademia, l’Accademia per l’Arte”, il concorso letterario “Scuola Accademia” rivolto agli studenti delle Scuole Superiori di Bergamo e provincia e, ancora, il concorso “UniversitAccademia” organizzato di concerto con l’Università di Bergamo per premiare le migliori tesi di laurea triennale. Perché Bergamo è la sede più adatta per la formazione di un giovane? Bergamo, innanzitutto, è una bellissima città a “misura d’uomo” e si caratterizza per l’efficienza dei suoi servizi, tra cui un’Università di assoluto livello qualitativo sul piano nazionale: il contesto bergamasco, poi, risponde pienamente alle nostre esigenze formative essendo caratterizzato da quegli ideali e da quei valori etici che l’Accademia trasmette ai suoi futuri Ufficiali. Il nostro Allievo nella “libera uscita” ritrova, infatti, ciò che gli viene insegnato nell’Istituto ovvero la serietà e l’impegno nel lavoro, lo “spirito di sacrificio”, il “senso del dovere” e il “rispetto delle regole”. Avete intensificato il legame con l’Università di Bergamo: come evolverà questo rapporto? Con l’Università di Bergamo esiste una perfetta sintonia e sinergia. Da un punto di vista prettamente pratico ciò garantisce il mantenimento degli attuali elevati standard di insegnamento, la definizione di rinnovate metodologie di monitoraggio della qualità dello studio degli Allievi, nonché, il costante aggiornamento dei programmi didattici, in ragione dei continui mutamenti del sistema giuridico del Paese, del suo contesto economico e finanziario e delle proiezioni operative della Guardia di Finanza. Da un punto di vista propriamente scientifico e culturale esiste, già da tempo, una stretta sinergia che si concretizza, durante l’anno, con incontri di studio e conferenze in materie tecnico-professionali di interesse sia per gli studenti universitari che per i nostri Allievi; a queste attività si affiancano, poi, momenti di incontro anche di carattere sportivo fra i nostri cadetti e gli studenti stessi. Quante sono attualmente le domande di iscrizione all’Accademia? Per il concorso di quest’anno abbiamo avuto circa 12.500 domande di cui 3.500 da parte di ragazze. Tenga conto che, attualmente, il 20 % dei nostri cadetti è composto da Allieve provenienti da ogni parte d’Italia. Il concorso è molto complesso, ed è articolato da una serie di prove tutte selettive: si inizia con la prova preliminare di cultura generale, a cui seguono una prova scritta, un accertamento dell’idoneità psico-fisica, una prova atletica e un esame orale finale su tre distinte materie. La conoscenza di lingue straniere e di competenze informatiche attribuiscono un punteggio aggiuntivo. Capitolo internazionalizzazione: oggi le organizzazioni criminali si muovono sempre di più a livello internazionale, come declinate queste nuove sfide nella preparazione dei vostri allievi? Dallo scorso anno accademico abbiamo avviato in Accademia una serie di azioni finalizzate proprio a promuovere una più spinta internazionalizzazione degli studi: è, questa, un’esigenza legata ad una sempre più accentuata transnazionalità dell’attività operativa della Guardia di Finanza. La cooperazione internazionale con Agenzie e Forze di polizia straniere è sempre più frequente ed è per questo motivo che nell’elaborazione del nuovo ordinamento degli studi di Giurisprudenza, si è tenuto conto di questi rinnovati fabbisogni formativi attraverso la valorizzazione dell’insegnamento della lingua straniera e con la previsione di impartire una o più discipline tecnico-professionali direttamente in lingua inglese: già oggi, infatti, alcuni nostri cadetti discutono la tesi di laurea in lingua straniera. Sull’”internazionalizzazione degli studi“ abbiamo il pieno supporto dell’Università di Bergamo, essendo un Ateneo che si muove, anch’esso, efficientemente, in questa direzione.

«In trent’anni il rapporto tra l’Istituto e la città si è sviluppato in modo straordinario: oggi sono numerose le occasioni sia in campo sociale che culturale, che testimoniano questa integrazione» 11


Il convegno

AGNELLI A MORANDO:

la legge di stabilità, ma molto rimane Il presidente di Confimi Impresa al viceministro dell’Economia nel corso dell’incontro organizzato a Redona dal Partito Democratico: «La direzione è giusta ma i costi troppo elevati del lavoro e dell’energia frenano ancora la competitività delle Pmi a livello internazionale»

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«BENE

Enrico Morando viceministro dell’Economia

da fare»

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inque minuti a testa per presentare le proprie istanze al viceministro Morando. Questo il format andato in scena nella serata di lunedì 10 novembre, all’auditorium del centro culturale “Gritti” di Ranica, nel corso del quale il viceministro dell’Economia Enrico Morando ha inizialmente presentato i contenuti della Legge di Stabilità, per poi rispondere alle domande di alcuni autorevoli rappresentanti dei mondi dell’impresa, degli enti locali e del mondo del lavoro della Bergamasca: Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa e del gruppo omonimo, Pierino Persico, presidente del gruppo di Nembro, Giuseppe Guerini (Imprese e Territorio), il sindaco di Nembro Claudio Cancelli, Luigi Bresciani e Ferdinando Piccinini, rispettivamente segretario generale della Cgil e della Cisl di Bergamo. Morando, ospite dell’incontro promosso dal circolo Pd di Torre Boldone-Ranica, ha dunque incentrato il suo intervento sui provvedimenti attuati dal governo Renzi sulla Legge di Stabilità: “Gli 80 euro e la riduzione dell’Irap sono misure che si possono giudicare positivamente o negativamente, ma hanno una visione comune sul futuro del paese che le tiene assieme. Perché queste misure e non altre? Domanda insidiosa, so che l’opinione sul governo e sul premier cela un dubbio: è bravissimo ad individuare i problemi essenziali e comunicare una risposta al problema, ma dà l’idea di non avere un’analisi profonda sulle questioni ancora aperte e su come affrontarle. In realtà crediamo che queste misure 13


contenute nella Legge di Stabilità abbiano un obiettivo unificante per la politica economica, ossia il ritorno alla crescita. Li ho letti anche io i libri sulla decrescita felice, ma credo che facendo determinate scelte la decrescita possa essere meno infelice: la decrescita dura infatti da troppo tempo, abbiamo perso 10 punti di reddito medio pro capite rispetto al 2008. Non è mai accaduta in 150 anni una caduta così grave del reddito pro capite in un periodo tanto breve: questo implica che livelli di disuguaglianza stanno aumentando e la situazione sta diventando insostenibile per chi sta nella parte bassa. Per questo motivo tornare a crescere è un imperativo categorico: o torniamo a crescere o la prospettiva del declino si materializza, con tutte le conseguenze che porta con sé”. Il primo a prendere la parola nel dialogo a tu per tu tra il viceministro e i rappresentanti delle realtà imprenditoriali, associative e sindacali del territorio di Bergamo è stato Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa: “Condivido tutto quello che ha detto il ministro sulla Legge di Stabilità, che va nella direzione giusta. Ho però una perplessità: l’importanza della crescita è indubbia, ma ci sono ancora troppi fattori negativi che la impediscono. Porto i miei specifici impedimenti, che riscontro nella mia attività tutti i giorni: l’industria manifatturiera si basa sulla manodopera e sull’energia, ma in entrambi i casi gli imprenditori italiani devono sostenere costi troppo elevati rispetto ai competitors. Abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa, insieme alla Germania, con la differenza che all’operaio tedesco in busta paga va il doppio: i consumi interni vengono dunque supportati da una busta paga doppia rispetto a quella dei nostri lavoratori. Per quanto riguarda l’energia elettrica, abbiamo il costo più alto del mondo: nel raffronto con l’Unione Europea nella fascia media delle Pmi (con consumi pari a 12.000 kW), noi paghiamo l’83% in più rispetto alla media europea. E’ una distanza incolmabile e con questi fattori noi riscontriamo una grande impossibilità di competere a livello europeo. Il 97% delle imprese italiane è rappresentato dalle Pmi, 14

Agnelli: «Un’impresa dopo la maratona nel deserto, se non ha chiuso, è sfiancata molte delle aziende che hanno chiuso anche qui in Val Seriana, non riapriranno più» che però spesso sono deboli, non quotate in Borsa e che in più pagano le restrizioni del credito derivanti dall’utilizzo dei rating di Basilea 3, che guarda solo i valori numerici: un’impresa, dopo una maratona nel deserto durata cinque anni, se non ha chiuso è sfiancata. Anche qui, in Val Seriana, molte imprese che hanno chiuso non riapriranno più. Ebbene, le imprese e gli artigiani che hanno ancora lavoro non riescono a ottenere finanziamenti nell’ordine di 5.000-10.000 euro, perché le banche del territorio devono sottostare agli ordini della Bce e di Basilea 3. Per effetto di questi parametri le banche oggi fanno un’analisi del sangue spietata di un’azienda e basta perdere 1.000 euro di

fatturato che sei già nel rating più basso: non è con questo sistema che si aiutano le Pmi, che dovrebbero essere valutate in base alle idee, alla storia, al marchio, al prodotto, ai loro stessi dipendenti. Tutto questo non è compreso nell’analisi di Basilea 3, impostato per valutare le grandi imprese anglosassoni: è un mondo completamente diverso dal nostro. Non sono dunque ottimista sul nostro futuro, ma questo non significa criticare tutto quello che si sta facendo: vedo però tutti i giorni la realtà, la tocco con mano, ed è drammatica. Ogni ora chiudono quattro aziende e i fallimenti stanno crescendo: serve pertanto un’operazione forte in Europa in grado di opporsi ai


dettami tedeschi, altrimenti non so se usciremo da questa fase di descrescita”. Il viceministro Morando ha successivamente parlato delle misure adottate dal governo per cercare di far tornare a crescere il nostro Paese. “Quali sono le forze che influenzano la crescita? c’è una sterminata letteratura in merito, ma la risposta che sembra emergere è che ci sono due forze fondamentali, che se sono troppo alte impediscono la crescita: il livello di sviluppo raggiunto e il livello di pressione fiscale specifico sul lavoro e sull’impresa. Le forze che invece la spingono sono la qualità del capitale umano e la circolazione della conoscenza: il valore di un bene materiale dipende, infatti, dalla quantità di conoscenza incorporata nel bene stesso. Produrre conoscenza diventa dunque fondamentale per la crescita, così come il fatto di poter contare su una burocrazia efficiente. Chi dice che un paese avanzato può funzionare anche senza burocrazia

non dice il vero, perché rappresenta una componente fondamentale dello stato moderno: se la burocrazia è organizzata pro-labour e procrescita, allora diventa una realtà che aiuta gli imprenditori. Cambiare la Pubblica Amministrazione diventa dunque non solo un modo per spendere meno, ma per spendere meglio. Per quanto riguarda la capacità di attrarre investimenti dall’estero, negli ultimi vent’anni è stata scarsa e questo è un elemento che ci penalizza. Perché? C’è una giustizia civile che funziona male, c’è una parte importante del paese in cui manca la legalità e infine, il funzionamento spesso a rilento della PA. Dietro le scelte punto per punto della Legge di Stabilità c’è dunque un’analisi, una visione sul futuro del paese: vogliamo crescere rimuovendo gli ostacoli, in primis riducendo la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa. La Germania è la prima manifattura d’Europa, ma noi siamo la seconda: quanti soldi ci vorrebbero per ridurre la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa per porci ai livelli della Germania? Servono 36 miliardi di euro l’anno. La Legge di Stabilità ne prevede 18, che è ancora lontano da 36, ma è esattamente la metà. In un anno abbiamo fatto una scelta precisa, di dimezzare la pressione fiscale, per arrivare nel 2018 e dire:

la pressione fiscale sul lavoro e sull’impresa è uguale a quella tedesca. A me sembra qualcosa di importante. Siamo in una fase nuova, difficile da gestire, anche per gli enti locali, che devono far fronte alla stupida regola del pareggio di bilancio per rispettare il Patto di Stabilità interno: i Comuni, però, sul versante della spesa in conto capitale potranno usufruire di un allentamento dello stesso Patto, che consentirà ai Comuni che hanno risorse non di spenderle tutte, ma in una parte significativa, riducendo la componente di stupidità di questo vincolo”. Nel corso dell’incontro spazio anche alle domande degli altri interlocutori: il sindaco di Nembro Claudio Cancelli ha ricordato il contributo dato dai Comuni al risparmio nazionale, evidenziando la necessità di “normative chiare e snelle anche sulla tassazione locale”, mentre Guerini ha apprezzato l’orientamento alla crescita, invitando il Governo “a completare il lavoro, semplificando il diluvio di leggi attuale”. Infine, parola ai rappresentanti del mondo del sindacato: i rappresentanti delle organizzazioni sindacali Bresciani e Piccinini hanno invece evidenziato l’importanza di liberare risorse per gli enti locali, nell’ottica della creazione di posti di lavoro.

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LETTERE

Forza Italia boccia il piano di restyling del piazzale della stazione: «a rischio la sicurezza»

l gruppo consiliare di Forza Italia a Palazzo Frizzoni esprime la sua contrarietà al progetto di restyling di Piazzale Marconi commissionato dal sindaco Gori e dalla giunta. L’architetto, la portoghese Ines Lobo, seppur qualificata e dalle indubbie competenze, non conosce le criticità della nostra città, in particolare quelle delle zone antistanti la Stazione, da sempre luogo tristemente noto per spaccio e consumo di stupefacenti o spazio adibito a giaciglio di fortuna

per i senzatetto. È nostra opinione che il restyling di un luogo così critico vada studiato non solo sulla carta, nell’aspetto e nell’estetica, ma anche valutando elementi quali funzionalità e sicurezza: inserire spazi verdi o piante, seppur piacevoli alla vista, trasformerà nuovamente l’intera area in discarica per siringhe, dormitorio o in gabinetto pubblico. FORZA ITALIA BERGAMO

MOVIDA IN BORGO S.CATERINA, GANDI: «CON L’ORDINANZA SOLUZIONI PIÙ EFFICACI CONTRO GLI INDISCIPLINATI»

Il vicesindaco: «Estensione al fine settimana dell’orario di chiusura dei locali all’1.30 di notte» 16

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i siamo impegnati da subito per avere un quadro complessivo preciso: l’emanazione di un’ordinanza doveva essere necessariamente preceduta da accertamenti e verifiche che la motivassero e questo spiega perché si è arrivati ora ad adottare un provvedimento simile. Una sanzione per superamento dei limiti acustici (stabiliti dall’art.10 Legge 447/95), ben 147 per violazioni del Codice della Strada, due sanzioni per la violazione dell’ordinanza riguardante il divieto di vendere bevande in bottiglie di vetro, ben 22 sanzioni per schiamazzi all’esterno dei locali e 5 contravvenzioni per violazione della normativa sul commercio: sono questi i numeri che emergono nell’ambito degli interventi e dei controlli svolti dalla Polizia Locale in Borgo Santa Caterina da quando si è insediata l’amministrazione Gori.

L’ordinanza prevede dunque l’estensione al fine settimana, poiché era già previsto nei restanti giorni della settimana, dell’orario di chiusura dei locali alle 1.30. Il provvedimento non vuole mettere una camicia di forza al Borgo, considerando che riduce complessivamente di un’ora l’apertura settimanale dei locali, ma semplicemente consente di penalizzare in modo più efficace gli esercenti più indisciplinati per i prossimi due mesi. Con l’ordinanza attiva, infatti, le sanzioni per violazione della normativa sul commercio diventano più efficaci rispetto al solito: si tratta di un tentativo valido per i due prossimi mesi invernali, dove si presume che anche gli esercenti possano gestire meglio la clientela meno numerosa

che nel periodo estivo, di responsabilizzazione sia degli esercenti che nostra come Amministrazione. Al termine dei due mesi verranno fatte le opportune considerazioni e si valuteranno gli effetti del provvedimento. SERGIO GANDI VICESINDACO E ASSESSORE ALLA SICUREZZA DEL COMUNE DI BERGAMO



LE COMMISSIONANO INCARICHI DA TUTTO IL MONDO, SENZA MUOVERSI DA CASA: È NEL SETTORE DEI VIDEOGIOCHI ED È UNA LIBERA PROFESSIONISTA CON IL SUO LAVORO STA CREANDO RICCHEZZA IN ALTA VALLE

Foto Foto Matteo FabioMottari Toschi

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Gallone «LA POLITICA SIA AL SERVIZIO

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DEI CITTADINI»

lessandra Gallone, presidente della fondazione Civis 2.0 e consigliere comunale di Forza Italia a Palazzo Frizzoni, è venuta a trovarci nella nostra redazione: con lei abbiamo fatto il punto sull’attuale contesto politico-economico e sui problemi della nostra città, ma anche sulle soluzioni e sulle prospettive che la politica può (e deve) tornare a offrire.

Gallone, lei è presidente della Fondazione Civis 2.0. Come è nata questa idea e quali sono le prossime iniziative che avete intenzione di proporre sul nostro territorio? La Fondazione Civis 2.0 nasce dall’esigenza di rendere protagonisti i cittadini di buona volontà che desiderano mettere a disposizione del loro territorio competenze e relazioni per creare un circolo virtuoso di opportunità e collaborazioni in un momento storico particolarmente difficile. E’ una fondazione apartitica e senza fini di lucro. Tra i suoi soci fondatori vi sono personalità impegnate nei settori più disparati e tutti spinti dalla volontà di dare il proprio contributo alla città. Vicepresidente è Paolo Agnelli che non ha bisogno di presentazioni e che ringrazio per l’ospitalità odierna, tesoriere è Riccardo Fogaroli, presidente del FAI giovani della nostra Provincia, segretari sono Alex Vescovi, giovane avvocato e Gaia Gambirasi, poi tra i fondatori troviamo l’avvocato Lucrezia Martino, professionista molto impegnata nel sociale, Liliana Sancinelli, presidente della scuola per l’infanzia “La Gioiosa”, l’avvocato penalista Manlio Zambetti, l’imprenditore Enrico Seccomandi, l’avvocato Fabrizio Antonello già presidente di ATB, il commercialista Enrico Negretti, l’imprenditore Pierangelo Monzani, già sindaco di Gerosa, il dottor Mariangelo Cossolini, responsabile dell’unità operativa trapianti dell’ospedale Giovanni XXIII, Laura Marino docente Universitaria e il maestro Bruno Santori, direttore d’orchestra. Socia onoraria è Gabriella Vitali, vedova del Maresciallo D’Andrea caduto per mano del bandito Vallanzasca. La Fondazione ha portato a Bergamo diverse figure istituzionali di primo piano per discutere dei temi di più stretta attualità: si è parlato di Economia con il Presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, di Giustizia con il Ministro Annamaria Cancellieri, di sanità con medici e professionisti illustri. L’Università ci ha sempre accompagnato ospitando i nostri convegni e supportandoci attraverso gli interventi del Rettore Paleari, del prorettore Morzenti Pellegrini e dei docenti. La Fondazione entra anche a scuola dedicando agli studenti incontri su temi per loro di estremo interesse quali la prevenzione in termini di incidenti causati da alcool e droghe, i pericoli del web e il cyberbullismo, lo sport ospitati dall’istituto “Leonardo da Vinci di Bergamo” che condivide la nostra mission. Stiamo vivendo un periodo di crisi non solo economica, ma di sistema a 360° gradi: per questo motivo nel 2015 proporremo riflessioni sui grandi temi del lavoro e della politica. Porteremo sul territorio bergamasco rappresentanti del Governo, dell’impresa, delle professioni, dell’università e del sindacato. Inoltre organizzeremo a Bergamo un grande momento di confronto tra tutte le forze politiche per accendere un dibattito trasversale su temi concreti per stimolare chi è coinvolto a lavorare affinché la politica comprenda il proprio ruolo fondamentale di servizio ai cittadini e al Paese. Vi saranno poi tanti altri appuntamenti su temi locali, per coinvolgere i giovani e dar loro strumenti: oggi manca l’interlocuzione diretta, l’interfaccia e noi stiamo lavorando su questo. Lei ha parlato non solo di crisi politica, ma di sistema. Ci può chiarire questo concetto? I problemi del nostro paese sono molti, ma in un momento drammatico come questo non si può non parlare del tema-lavoro: la disoccupazione continua ad aumentare e in sette anni siamo arrivati ai massimi storici, era dal 1977 che non si verificava un disastro del genere. La disoccupazione giovanile poi ha toccato il 45%, vuol dire che un giovane su due non lavora. Da noi, in Lombardia siamo al 27%. E siamo la Lombardia! Le imprese chiudono se non riescono a delocalizzare e i motivi li conosciamo tutti: imposizione fiscale, costo del lavoro, burocrazia, costo dell’energia, concorrenza sleale dei paesi extraeuropei. Oggi un imprenditore si sente dire dal governo: “hai visto, abbiamo modificato l’Articolo 18, adesso non hai più scuse”. Questo significa non aver capito niente delle difficoltà delle nostre Pmi, che rappresentano la spina dorsale del nostro paese: un impresa se non riesce ad avere commesse e a lavorare, è morta. Ogni giorno falliscono aziende e questo significa perdere know-how, significa perdere un patrimonio che il tuo territorio aveva, significa ridurre sul lastrico intere famiglie, significa delocalizzazione, che rappresenta il più grande fallimento che ci possa essere. Ripartiamo dunque dall’Abc e ascoltiamo 19


la voce di chi quotidianamente si rimbocca le maniche e dà lavoro ai propri dipendenti: in primis a pesare è il costo dell’energia. Aumentano elettricità e gas, ma non solo per via della crisi ucraina: dietro l’aumento dell’elettricità del 2% vi è, infatti, un’imposta nascosta che serve a ripianare il Bilancio dello Stato. Mi sembra tanto il gatto che si morde la coda. In questo contesto è la stessa Comunità Europea che ci sta stretta: c’è un Sud Europa che sta attraversando una fase particolare, che andrebbe vista in un altro modo. Uscire dall’Euro sarebbe un disastro, ma dobbiamo chiedere all’Europa di derogare in merito a determinate restrizioni che ci impone e che ci stanno soffocando. In un momento socialmente e politicamente molto difficile, come lei ha sottolineato, come si possono leggere le difficoltà del partito a cui appartiene, ossia Forza Italia? Credo che la crisi sia in realtà più

ampia, del centrodestra in quanto tale, non solo di Forza Italia. E’ in atto una frammentazione di quello che fu il Pdl, che conteneva al suo interno anime diverse: ora è più che mai necessario una rifondazione complessiva, facendo tabula rasa dei passati conflitti e ripartendo da zero. Il sistema Giustizia in Italia ha delegittimato Silvio Berlusconi e la conseguenza è stata una serie di Governi non eletti dai cittadini che hanno portato alla situazione attuale (Monti, Letta, Renzi). Serve un contenitore, che si possa poggiare su grandi personalità, 20

sulla base e sui militanti. Serve un grande progetto condiviso. Serve ritrovare il senso più profondo della politica, quel sistema valoriale che ha sempre caratterizzato il centrodestra sui temi per noi fondanti: famiglia, tradizione nazionale, lavoro, libera impresa… La gente è stanca, aspetta risposte e manda segnali chiarissimi: la disaffezione alle urne è un esempio in questo senso. La maggior parte del “partito dell’astensione” è composto da elettori di centrodestra che stanno aspettando di ritrovarci e su questo dobbiamo riflettere. Torniamo per un attimo alla nostra città. Come giudica i primi sei mesi della giunta Gori? Non so francamente che giudizio dare, dopo sei mesi non ho visto questo grande cambio di passo. Sono state discusse poche delibere pregnanti, la prima ha riguardato il rifacimento del piazzale della Stazione e, a questo proposito, mi sono posta una domanda: con una giunta composta da ben cinque architetti di valore era proprio necessario farne arrivare una dal Portogallo per questo progetto? Decidere di chiudere il centro cittadino a Natale sarà forse un sollievo ma cosa ne pensano i commercianti? Viabilità e sicurezza? Detto questo, il giudizio per ora è sospeso, diamogli tempo e aspettiamo “fiduciosi” il cambio di passo che al momento non mi pare così evidente. Lei ha lamentato la scarsità di agenti sul nostro territorio. C’è un problema legato alla sicurezza a Bergamo? La sicurezza non è un problema, ma “il” problema. Ogni giorno abbiamo notizia di appartamenti violati, signore scippate e ragazzini aggrediti e derubati e Bergamo non era abituata a questo: non è una grande metropoli e forse in questo momento si sente più vulnerabile. Dobbiamo iniziare a volere più bene a Bergamo, farla tornare ad essere come una città a misura di donna e di bambini. Vorrei una Polizia Locale con un sistema di miglior indirizzo delle azioni. Non ci sono i soldi? Bene, si inizi a migliorare l’illuminazione urbana, cominciando a mettere la luce alle fermate degli autobus, nelle zone nascoste della città. Ho imparato una cosa dalla politica: se la politica vuole, la politica può. Confido quindi che la

prima illuminazione l’abbiano, tanto per restare in tema, le persone che si occupano di questi problemi, affinché si rendano conto che non sempre sono necessarie grandi e dispendiose opere per vivere al meglio la propria città, ma a volte basta semplicemente attenzione e cura ai particolari del quotidiano. Lei è sempre stata molto impegnata sui temi legati al sociale. Ci può raccontare la sua esperienza in questo senso? Durante il mio mandato in Senato mi sono occupata di diversi provvedimenti, ma quello a cui rimango più affezionata è l’equiparazione dei figli: è una legge che io stessa ho portato avanti con determinazione e oggi tutti i figli sono uguali, a prescindere del fatto che i genitori siano sposati o meno. Niente più naturali, legittimi o adottati, ma solo figli con gli stessi diritti e doveri: credo che abbia rappresentato un grande passo in avanti per il nostro Paese, almeno su queste tematiche. Infine, una domanda sul caso Yara. Lei è sempre stata molto vicina alla famiglia e a fine novembre scorso sono passati 4 anni dalla scomparsa della giovane ginnasta: cosa ci può dire in merito? Ho seguito questa vicenda dal primo giorno, anche perché Maura (la mamma della piccola Yara, ndr) era educatrice in un asilo nido quando io ero assessore ai servizi per l’infanzia: da lì si è creato un rapporto che è poi andato avanti negli anni. La famiglia di Yara chiede semplicemente giustizia, perché dopo 4 anni non sapere chi ti ha portato via la tua bambina è davvero lacerante. E’ una famiglia fortissima, anche se penso che inizino a essere un po’ stanchi della situazione: ad oggi non sappiamo se è stato trovato il vero colpevole ma io non li ho mai sentiti accanirsi contro nessuno, né li ho mai sentiti utilizzare parole di odio o rassegnazione. Soltanto tanta preghiera e necessità di sapere chi è stato, per cercare di trovare una sorta di pace, andando avanti con i loro tre figli. E’ la prima volta che parlo dell’amicizia che mi lega a Maura e Fulvio ma mi ha fatto sempre molto piacere che in molti abbiano cercato di essere loro vicini nella maniera più semplice possibile. Alessandro Belotti


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ugli incidenti verificatisi al termine della partita fra Atalanta e Roma è intervenuto Franco Maccari, segretario generale del Coisp - Sindacato di Polizia. “Gli agenti impegnati si sono visti investire da bombe carta contenenti chiodi e bulloni ed altri oggetti pericolosi, ed alla fine cinque poliziotti sono rimasti seriamente feriti, con prognosi anche superiori a 20 giorni. Sei i tifosi atalantini arrestati, tra i venti ed i trentadue anni di età, e ad alcuni di loro oltre a danneggiamento, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, lesioni ed altri capi d’imputazione, è contestata anche la violazione del Daspo, in quanto pregiudicati proprio per reati legati alla violenza negli stadi. E’ ora di chiamare le cose con il nome appropriato, e lanciare bombe

Violenza ultrà IL COISP: «TIFOSI BERGAMASCHI HANNO CERCATO DI

UCCIDERE I COLLEGHI»

con chiodi e bulloni vuol dire cercare di ammazzare qualcuno. Basta con il vero e proprio guanto di velluto riservato a certi delinquenti, altro che pugno duro! Questa è gente che dello Stato e delle regole non ha alcun rispetto, ma solo e unicamente disprezzo. Il Daspo e tutte le altre carezzine che gli vengono riservate, non servono a nulla. Bisogna che ciascuno si assuma la responsabilità concreta di ciò che fa, specialmente se lo fa per motivi futili come una partita di calcio o ignobili come l’odio verso le divise. E’ un vero schifo che questo Paese sappia indignarsi e reagire con poderose campagne stampa solo in occasione delle squallide e false accuse che ci piovono addosso se usiamo il manganello di fronte a chi viola la legge usando la violenza che ci costringe a difenderci. Non è tollerabile che passi come normale il tentativo di ammazzare gente che fa il proprio dovere solo perché sullo sfondo c’è una palla che rotola su un campo. Le insufficienti iniziative adottate fin qui a proposito dei servizi d’ordine negli stadi manifestano ancora una volta la loro assoluta inadeguatezza a salvaguardare il bene che, per quanto ci riguarda, conta più di tutti: la salute e la vita stessa dei colleghi mandati al massacro. Il minimo che ci attendiamo è che la Giustizia sappia dimostrare la serietà di uno Stato che non può essere letteralmente in balìa dei violenti persino in occasione di una stupida partita di calcio”. FRANCO MACCARI, SEGRETARIO GENERALE DEL COISP, SINDACATO INDIPENDENTE DI POLIZIA 22



Dentro la banca

BANKITALIA Bergamo, “SIAMO SPECIALIZZATI NEL TRATTAMENTO DELLE BANCONOTE NE VAGLIAMO LO STATO ELIMINANDO QUELLE USURATE, E LA LEGITTIMITÀ ELIMINANDO I FALSI»

B

ergamo. Nella nostra città, c’è una filiale della Banca D’Italia: si è salvata dall’ultima riorganizzazione della sua struttura periferica. Non era scontato, visto che, in tutto il territorio nazionale, altre trentatré filiali sono state chiuse. Precedentemente, infatti, c’era una sede per ogni provincia, ad esclusione delle province d’istituzione successiva al 1992. Il suo Direttore, Salvatore Gangone, ha accettato di parlare con noi, per i nostri lettori, dell’attività della “sua” filiale e della sua esperienza professionale. Direttore, cosa ha salvato la sede di Bergamo dai tagli, considerato che in Lombardia la Banca d’Italia è presente nelle città di Milano, Brescia, Como, Sondrio e Varese? Quali sono le sue specificità? Le scelte di cui parla furono effettuate sulla base di indicatori di attività riferiti alle filiali, tenendo presente i territori di riferimento. L’intuizione, poi rivelatasi esatta, di una succursale su cui far convergere facilmente le banconote del sistema bancario locale ne determinò la spinta verso la specializzazione in STC (specializzata trattamento contante). Naturalmente, la trasformazione da filiale ordinaria, a operatività piena, in filiale specializzata comportò una serie lunga e complessa di lavori di adattamento (soprattutto per far spazio alle nuove sofisticate apparecchiature di selezione delle banconote) che mutarono profondamente gli spazi interni della vecchia sede. Quali sono i compiti di questa sede periferica? Quale

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tutti i segreti della filiale

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è il suo campo di specializzazione? Fate servizio al pubblico? Come dicevamo, scelto il modello di filiale specializzata nel trattamento delle banconote, ne vennero tratteggiati i compiti in relazione al nuovo importante incarico, che come noto - si ricollega alla funzione “nativa” di una Banca Centrale: la funzione di emissione monetaria. La prima conseguenza fu la chiusura al pubblico per effetto del venir meno di tutti i compiti che si ricollegano alle esigenze della utenza “retail”: dal Servizio di Tesoreria dello Stato al servizio dei vaglia cambiari, dal cambio delle banconote alla CAI e cosi via; trasferite anche le funzioni di Vigilanza sulle banche e di Ricerca economica territoriale alla Sede di Milano ed in parte alla consorella bresciana, tuttora aperta e a piena operatività. Oggi la nostra utenza è rappresentata esclusivamente da banche e Poste o - su mandato di queste - da Società di servizi per tutto ciò che attiene al trattamento del contante. In buona sostanza, tutto il circolante delle piazze lombarde (che non confluisce su Milano e Brescia) viene presentato da loro ai nostri sportelli. Le banconote così versate vengono lavorate con sofisticate apparecchiature che distruggono gli esemplari logori, individuano i biglietti sospetti di falsità e rimettono in circolo quelli ancora “spendibili”. Un vero e proprio lavoro di pulizia della circolazione perché i biglietti che passano di mano in mano nella nostra regione siano di buona qualità e, soprattutto, legittimi. In cambio delle banconote versate, infatti, la nostra filiale restituisce al sistema bancario banconote “fior di stampa” o comunque verificate dalle nostre apparecchiature. Contribuite anche alla stesura della relazione sull’economia italiana? In che modo? Partecipiamo alla realizzazione delle interviste alle aziende bergamasche, propedeutiche alla redazione delle note economiche regionali e del connesso aggiornamento congiunturale di novembre (presentato recentemente proprio qui a Bergamo ndr): è una attività che abbiamo iniziato a svolgere da un paio d’anni, affiancandola ai compiti tradizionali e riuscendo così da un 26

lato ad essere di aiuto alla Divisione ARET della Sede di Milano, dall’altro ad arricchire il bagaglio professionale dei nostri giovani assunti, dotati di un’alta scolarizzazione e di una buona preparazione generale. Questo ci ha consentito di valorizzare al meglio competenze e qualità di risorse meritevoli che costituiscono per la Banca il suo “capitale più prezioso: il capitale umano. E cosa dice l’ultimo aggiornamento congiunturale? L’indagine della Banca d’Italia, effettuata nel mese di ottobre su un campione di 329 imprese industriali lombarde con almeno 20 addetti, conferma la debolezza dell’attuale fase ciclica: le aziende che hanno registrato una diminuzione del fatturato nei primi tre trimestri del 2014 sono risultate più numerose di quelle che ne hanno segnalato un aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I risultati sono stati più favorevoli per le aziende di medie e grandi dimensioni che hanno beneficiato di un migliore andamento del fatturato estero. Riguardo alle prospettive a breve termine, seppure in un quadro di forte incertezza ed eterogeneità delle risposte, le imprese prefigurano una ripresa dell’attività produttiva nel quarto trimestre rispetto al terzo; le attese a sei mesi per gli ordini totali e, in misura più consistente, per quelli esteri confermano indicazioni di modesto recupero. Il 23 settembre è entrata in circolazione la nuova banconota da 10 Euro. Cosa ha di nuovo rispetto alle precedenti e quali sono le sue particolarità? Cosa la rende più difficile da falsificare? Le nuove banconote da €5 e €10 sono dotate di caratteristiche di sicurezza all’avanguardia, che le rendono ancora più difficili da falsificare rispetto a quelle emesse in precedenza. Come i biglietti della prima serie sono, tuttavia, facili da verificare. Basta applicare il metodo “toccare, guardare, muovere”. Quali sono le principali caratteristiche di sicurezza delle nuove banconote? Consistenza della banconota: la carta è caratterizzata da una particolare sonorità e consistenza. Stampa in rilievo: lungo i margini destro e sinistro

della banconota è stampata una serie di trattini in rilievo; anche sfiorando l’immagine principale, le iscrizioni e la cifra di grandi dimensioni indicante il valore si percepisce un effetto di maggior spessore. Filigrana con ritratto: guardando una banconota in controluce si possono scorgere il ritratto di Europa, la cifra del valore e una finestra. Se si appoggia la banconota su una superficie scura, le zone in chiaro risulteranno più scure. Filo di sicurezza: guardando una banconota in controluce, il filo di sicurezza appare come una linea scura. Numero verde smeraldo: muovendo una banconota, la cifra produce l’effetto di una luce che si sposta in senso verticale. Il numero inoltre cambia colore, passando dal verde smeraldo al blu scuro. Ologramma con ritratto: muovendo una banconota, la striscia argentata rivela il ritratto di Europa, una finestra e la cifra del valore. Precedentemente, il 2 maggio 2013, entrava in circolazione il nuovo 5 Euro. Quali saranno le prossime fasi di questo aggiornamento? Ogni anno, fino al 2019, verrà emesso un nuovo taglio della serie Europa o serie due come è chiamata appunto la seconda serie dell’Euro. Quali sono i suoi obiettivi come direttore della filiale di Bergamo della Banca D’Italia? Gli obiettivi sono quelli assegnati dall’Istituto: monitorare il circolante, nel bacino di riferimento, perché la gente possa avere fiducia nell’Euro, inteso come banconota, fiducia nella legittimità e nella integrità della moneta. Non dimentichiamo tra l’altro che una attenta e non occasionale analisi dei flussi di contante è uno degli elementi di prevenzione e contrasto del fenomeno del riciclaggio, su cui, come noto, la Banca è fortemente impegnata. Al di là degli obiettivi propri del nostro “core business”, ma in linea con gli indirizzi aziendali e con le nostre precipue finalità istituzionali, spero - come dicevo prima - di far conoscere sempre di più la Banca ai cittadini e di essere loro vicini con tutte le nostre competenze e le nostre iniziative. CDG



Rete MMT

Gli investimenti strategici per costruire il progresso LE VERE NECESSITÀ DI ECONOMIA REALE E INTERESSE PUBBLICO «Nessun paese è mai cresciuto senza massicci investimenti in ricerca, formazione del capitale umano e mantenimento della dotazione infrastrutturale nazionale»

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gni giorno sentiamo appelli di politici, sindacalisti ed esponenti della società civile uniti nell’invocazione dei tagli alla spesa pubblica. Una ricetta semplice, uno slogan, che sembra essere diventato trasversale. Nessuno si chiede cosa possa succedere quando un Paese non investe sufficientemente in quelle aree costose, ma nodali, che producono da una parte crescita e sviluppo, e dall’altra una solida imbragatura di sicurezza contro recessione economica e sociale. Nessuno si chiede cosa succede quando non ci si cura più di spendere per il progresso. IL FONDAMENTO DELLA CRESCITA. Nella storia come nell’immaginario collettivo un’importante crescita è sempre connessa all’implementazione di tecnologie figlie di nuove scoperte tecnico-scientifiche. I fatti dimostrano come le aziende private non investano, specie in tempi di crisi, in quelle aree con elevata intensità di capitale ed alto rischio tecnologico da cui germogliano innovazione e crescita. In quasi tutti i settori della scienza la ricerca di base

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richiede investimenti troppo ingenti e rischiosi per l’azienda privata, tanto che la ricerca statale è diventata la base delle innovazioni epocali dell’ultimo mezzo secolo. Non è un caso che le imprese americane più innovative, come Tesla, Apple e Google, sono il frutto di ingenti investimenti guidati dallo Stato. Investimenti che rappresentano il vero fondamento della crescita. LA STRUTTURA PORTANTE DEL PROGRESSO. Un Paese che guarda al futuro, che cresce senza malformazioni in modo equilibrato e completo, è un Paese che non si limita a puntare alla crescita del PIL, ma che ha cura dell’interesse pubblico nella sua interezza. Al fine di sostenere il peso della crescita economica, e non crollare sotto di esso, i territori devono essere preparati ed organizzati sia dal punto di vista sociale che materiale. Dal punto di vista materiale in primis con la costruzione, l’organizzazione e il mantenimento della loro dotazione infrastrutturale, come le opere contro le calamità (es. alluvioni) o le reti monopolistiche che approvvigionano capillarmente il tessuto economico


delle sue quattro linfe vitali: elettricità, acqua, gas e trasporti. Dal punto di vista sociale, con la costruzione di quel complesso di istituzioni, piattaforme e reti di servizi che conferiscono al tessuto sociale l’ossatura che supporta lo sviluppo della comunità. Il primo investimento in questo senso, la colonna vertebrale del futuro di un Paese, sono i bambini. Da sanità e formazione nella loro accezione più ampia, dipende la qualità del capitale più prezioso per il tessuto economico: IL CAPITALE UMANO. Molti sono i fronti. Strategico sarebbe garantire l’accesso dei nostri giovani ad esperienze che sviluppino, senza ritardo, le loro passioni tecnico-scientifiche e le qualità personali fin dalla più tenera età: lo sport agonistico per iniziativa e tenacia, tutte le forme artistiche per lo sviluppo dell’immaginazione (elemento fondamentale per un’imprenditoria

di qualità) e mobilità studentesca internazionale per l’apprendimento delle lingue sono solo degli investimenti altamente produttivi che solo lo Stato può sviluppare pienamente. STATO INNOVATORE E STATO ESATTORE. Ovviamente tutti questi investimenti dovrebbero essere fatti tramite la moneta: e qui veniamo al punto spinoso. L’Italia entrando nell’euro ha smesso di essere emettitore di moneta, in queste condizioni può rimanere senza soldi ed è obbligata a focalizzare la propria attenzione non sull’economia reale, non sugli investimenti produttivi, ma su obiettivi contabili: fare cassa è l’eterna parola d’ordine e il debito pubblico un vero problema. Il nostro Paese si è inserito in un quadro istituzionale in cui nessuno può fare in maniera adeguata gli investimenti che costruiscono il futuro di un Paese. Il quadro

istituzionale DEVE cambiare! Siamo vittime dell’immobilismo e dell’assenza dello Stato, non della sua eccessiva presenza. In alto gli investimenti pubblici e in basso le tasse: creiamo e spendiamo più moneta! Creiamo più debito pubblico! Ivan Invernizzi

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IL PRESEPE

della discordia Matteo Salvini porta un Presepe in dono all’istituto De Amicis di Celadina mentre il Preside nega d’averlo mai proibito

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eladina. È un fresco pomeriggio tardo-autunnale quando il 6 dicembre, alle ore 18:00, Matteo Salvini arriva all’Istituto De Amicis di Celadina, accompagnato da tutto lo stato maggiore della Lega Nord bergamasca, per donare al Preside della scuola un Presepe. In realtà, alla fine, il Presepio sarà allestito fuori dall’istituto con una rappresentanza degli studenti della scuola, su un marciapiede comunale nei pressi dell’ingresso laterale dell’istituto. L’altro ingresso, quello principale, era presidiato da un gruppetto di autonomi di

sinistra. Del Preside, invece, nessuna traccia per tutto il pomeriggio. Tutto attorno uno spiegamento di forze di polizia non indifferente. Con Salvini e la Lega, anche gli alleati di Fratelli d’Italia. Questione sul tappeto: la presenza della Natività nella scuola; una presenza negata in un primo momento, per non meglio precisate esigenze didattiche, e successivamente consentita anche se il Preside, in una conferenza stampa appositamente indetta alla presenza del Sindaco di Bergamo e del Parroco di Celadina, ha ripetutamente negato d’aver mai proibito d’allestire il Presepio nella sua scuola. Sia come sia, Salvini sceglieva raffinate maxistatue per la Sacra rappresentazione della Natività all’esterno della scuola: “Il Presepe è simbolo di pace, 30

gioia, accoglienza ed identità. Va fatto perché questa è la nostra tradizione. Spero che il Preside capisca e lasci fuori la politica dalle aule della sua scuola tanto più che le priorità, oggi, sono altre tra cui il lavoro che non c’è”. Presenti con Salvini: il Segretario della Lega Nord provinciale, Daniele Belotti, e quello comunale, Massimo Bandera; i Parlamentari, Roberto Calderoli e Cristian Invernizzi; l’ex Ministro Castelli; i consiglieri regionali, Silvana Saita e Roberto Anelli; i consiglieri comunali, Luisa Pecce ed Alberto Ribolla. A sorpresa, spuntava anche con la pattuglia leghista il grillino Fabio Gregorelli, collega di Pecce e Ribolla a PalaFrizzoni. Che lui possa essere il prossimo acquisto bergamasco di una Lega in espansione?


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Daniele Belotti B «Siamo in crescita anche nella Bergamasca» elotti, la Lega è all’opposizione sia a Palazzo Frizzoni che in via Tasso: non accadeva da molto tempo... La Provincia è un ente destinato al fallimento, stiamo facendo i becchini di un ente che sta per chiudere. Per quanto riguarda il Comune, invece, i cittadini di Bergamo hanno scelto Gori: come sindaco di Bergamo va dunque rispettato, segnalando quello che non fa nonostante le promesse. Finora mi sembra che abbia dato la priorità agli immigrati: in 6 mesi mi è sembrato quasi più il sindaco di Marrakech, che non di Bergamo. Perché? A dimostrarlo è l’elenco delle sue azioni: fin dal primo giorno ha voluto

Il segretario provinciale del Carroccio sul sindaco Gori: «Finora mi è sembrato più il sindaco di Marrakech che di Bergamo» togliere il famoso bracciolo dalle panchine, poi si è occupato della questione Ramadan, dopo si è fatto promotore del trasferimento dei profughi alla Cà Matta. Ed ancora: ha messo quattro assessori, e dico quattro, a cercare uno spazio per la moschea. Infine la questionepresepe, dove ha organizzato una conferenza stampa che poteva benissimo evitare, parando le spalle al preside che ha fatto questa scelta ignobile. I sondaggi vi danno in forte crescita a livello nazionale. Anche a Bergamo? Non abbiamo i soldi per fare i sondaggi, che costano, ma il polso della situazione ci dice che siamo in crescita. La novità è il voto che arriva a sud del Po, da zone dove siamo sempre stati più carenti e deboli: se veniamo dati addirittura sopra a Forza Italia con il 13% significa che stiamo sfondando anche a Sud. Il massimo storico della Lega, infatti, risale al ‘96, quando raggiungemmo il 10,4% a livello nazionale e il 43% nella Bergamasca: oggi il voto è più spalmato e sarà difficile raggiungere percentuali analoghe nei nostri territori. Detto questo, siamo 32

sicuramente in crescita, anche qui da noi.

Salvini, per sua stessa ammissione, studia da premier: cosa proponete per le piccole e medie imprese, che rappresentano la spina dorsale della nostra economia, compresa quella bergamasca?

La tassazione per le imprese è troppo alta: in Italia è al 65%, in Svizzera al 20%: così non si può andare avanti La soluzione? Taglio netto delle spese inutili, basta assistenzialismo

Di certo non le ricette di Renzi. Il problema è a monte, se non rendi le imprese competitive non riusciranno mai a tornare a crescere, con o senza articolo 18. Un imprenditore non può reggere una tassazione al 65%, quando in Svizzera, a Chiasso, a meno di 100 chilometri da noi, è al 20%. La priorità dunque deve essere la riduzione delle tasse sulle imprese per rilanciare l’economia. L’obiezione potrebbe essere: se riduci le tasse, poi non hai più le risorse per far funzionare lo Stato. Noi proponiamo dunque un taglio drastico dei dipendenti pubblici che non producono: gli esempi sono sotto gli occhi di tutti, dai forestali in Calabria ai dipendenti della Regione Sicilia o del Comune di Roma. Ma l’elenco sarebbe davvero sterminato.


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MINIBOND

più facili con l’aiuto dello stato

Dal 7 novembre 2014 le piccole e medie imprese potranno presentare al Gestore del Fondo di garanzia per le PMI (Banca del Mezzogiorno - MedioCredito Centrale S.p.A.) le richieste di garanzia relative ai “mini bond” le operazioni di sottoscrizione di obbligazioni o titoli simili

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l 23 ottobre scorso sono state rese note dal Ministero dello Sviluppo Economico e dagli Organi di Governo del Fondo di Garanzia per le PMI, le regole per ottenere le garanzie sulle nuove emissioni di minibond: queste “Disposizioni operative” sono entrate in vigore il quindicesimo giorno successivo alla loro pubblicazione ovvero il 7 novembre scorso. Ma cos’è il Fondo di Garanzia per le PMI? Esso è uno strumento istituito con una Legge del 1996 ma effettivo dagli anni 2000 con il compito di agevolare le piccole e medie imprese nell’accesso alle fonti di finanziamento, reso quest’ultimo recentemente sempre più complesso dal perdurare e dalla profondità della crisi economica. A partire, poi, dal giugno di quest’anno, sono stati definiti i requisiti e le caratteristiche delle operazioni ammissibili, le modalità di concessione della garanzia, i criteri di selezione, nonché l’ammontare massimo delle disponibilità finanziarie del Fondo. Con il ricorso al Fondo, che, come sopra accennato consiste

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nell’ottenimento di una garanzia pubblica che si affianca alla richiesta di finanziamento dell’Impresa. Nell’intento del legislatore, dovrebbe anche contribuire a sostituire almeno in parte le garanzie reali richieste dai finanziatori alle imprese: infatti il richiedente non riceve un contributo in denaro, ma ha la concreta possibilità di ottenere più agevolmente finanziamenti senza costi di fidejussioni o polizze assicurative aggiuntive, almeno per gli importi garantiti dal Fondo stesso. I soggetti beneficiari finali, ai quali viene concessa la garanzia pubblica, sono rappresentati dalle piccole e medie imprese (così come definite dalla Raccomandazione della Commissione Europea 2003/361/CE del 6 maggio 2003 ovvero in funzione del loro organico, del loro fatturato e del loro bilancio totale annuale dove una media impresa è definita come un gruppo aziendale il cui organico sia inferiore a 250 persone e il cui fatturato non superi 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio annuale non sia superiore a 43 milioni di euro ed una piccola impresa è definita come una realta il cui organico sia inferiore a 50 persone e il cui fatturato o il totale del bilancio annuale non superi 10 milioni di euro), comprese le imprese artigiane, presenti sul territorio nazionale, economicamente sane e appartenenti a qualsiasi settore, ad esclusione di alcuni limitati settori ritenuti sensibili dall’Unione Europea e dalla stessa comunicati. Sono, inoltre, soggetti beneficiari finali i consorzi e le società consortili, costituiti tra piccole e medie imprese e le società consortili miste (L. 317/91). Queste aziende interessate, se appartenenti alle categorie anzidette, per ottenere la garanzia, debbono rivolgersi ad una banca, ad un intermediario finanziario, ad una Società Finanziaria per l’Innovazione e lo Sviluppo (S.F.I.S.), ad un consorzio di garanzia collettiva fidi o ad un altro fondo di garanzia gestito da intermediari finanziari. Secondo quanto evidenziato negli approfondimenti presenti nel sito del Ministero dello Sviluppo Economico, la garanzia concessa dal Fondo è cumulabile con altre garanzie pubbliche concesse in favore del medesimo soggetto beneficiario finale, a condizione che il cumulo non determini il superamento delle percentuali massime di copertura previste dal decreto ministeriale 26 giugno 2012 e/o dalla vigente normativa comunitaria. Ma quali sono i costi di questa garanzia? Essi prevedono il pagamento di una commissione definita “di garanzia” che i soggetti richiedenti debbono versare al Fondo, a pena di decadenza della copertura, in misura pari all’1% dell’importo garantito dal Fondo relativamente all’intero portafoglio di mini bond, una tantum e secondo quanto stabilito dal Decreto mini bond stesso. Questo versamento dovrà essere fatto entro 30 giorni dalla data di chiusura del portafoglio dei titoli. La garanzia del Fondo ha effetto dalla data di sottoscrizione del mini bond incluso nel portafoglio ed è efficace fino allo scadere dell’ultima rata del relativo piano di ammortamento o dell’intera operazione nel caso in cui la stessa preveda il rimborso unico a scadenza. Nel caso, invece, che il prestito sia provvisto della clausola di convetibilità, la garanzia avrà durata fino alla data dell’eventuale esercizio dell’opzione di conversione del mini bond, ovvero, fino alla data dell’eventuale cessione della titolarità del titolo. Claudio Rossi



Il tecnico

REDONDI

«L’aeroporto non si può spostare, unica soluzione è trovare un compromesso»

«L’impatto economico dello scalo sul territorio è enorme: nella nostra provincia 20-25.000 persone lavorano direttamente o indirettamente con l’aeroporto, mentre il valore aggiunto ammonta a un miliardo di euro»

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l nostro mensile ha incontrato Renato Redondi, 39 anni, nominato nel cda di Sacbo, la società che gestisce l’aeroporto di Orio al Serio, in quota PalaFrizzoni. Originario di San Pellegrino, Redondi è professore associato di Sistemi di controllo e gestione al Dipartimento di Ingegneria dell’Università degli studi di Brescia e insegna la stessa materia anche all’Università degli studi di Bergamo, nella sede di Dalmine. E’ considerato un tecnico, data anche la sua lunga attività di ricerca nel campo dei sistemi aeroportuali e delle compagnie low cost, anche nell’ambito di Iccsai (International Center for Competitiveness Studies in the Aviation Industry), di cui è stato coordinatore scientifico. A lui abbiamo chiesto le prossime sfide dello scalo bergamasco: dalla prospettiva Montichiari a Expo, dal collegamento ferroviario alla compatibilità con le zone circostanti. Redondi, partiamo dalla sua nomina nel cda di Sacbo. Come vivrà questa nuova esperienza? Con molto entusiasmo. Devo ringraziare il sindaco Gori e spero di ripagare la sua fiducia dando il mio contributo

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tecnico. L’aeroporto è fondamentale per il territorio e nell’immediato futuro dovrà affrontare sfide importanti: dopo anni di crescita regolare, ora bisogna capire cosa vorrà diventare tra 10-15 anni. Lei fa parte del comitato scientifico di Iccsai. Manterrà questo ruolo? No. E’ la normale conseguenza della mia nomina nel cda di Sacbo, per non generare molto remoti, ma comunque possibili, conflitti di interesse. Sebbene a malincuore non ricoprirò più incarichi formali all’interno di Iccsai, a cui sono legato anche da ragioni di carattere affettivo: vi partecipo da quando è nato, ossia dal 2007. Una della sfide che lei ha menzionato è la prospettiva Montichiari: secondo lei questa ipotesi si concretizzerà a breve? Fermo restando che spetta al consiglio di amministrazione assumere decisioni tanto importanti, credo che Montichiari rappresenti un’alternativa importante, importantissima, per tante ragioni: non è un mistero, infatti, che l’aeroporto


di Orio oltre a portare un beneficio economico indubbio per il territorio porti con sé problemi di carattere ambientale. Il discorso si lega alla crescita nel futuro dello scalo e, allo stesso tempo, all’attenuazione dei problemi: questo è un aspetto che il cda dovrà valutare con molta attenzione. Montichiari è un’alternativa che Bergamo rincorre da vent’anni e sembra che ora ci sia qualcosa di concreto: siamo in un momento di discontinuità importante legato a questa scelta, che permetterebbe a Sacbo di fare un salto di qualità sotto il punto di vista della riduzione dell’impatto ambientale, ma non solo. I voli merci sono quelli che danno più fastidio, anche perché volano di notte, ma il fatto di riuscire a veicolarli in un altro aeroporto, gestito o co-gestito da Sacbo, rappresenta un’opportunità che va valutata con molta attenzione. Lei è considerato molto vicino al rettore Paleari, che è stato anche suo relatore. Quali sono le potenzialità dello scalo per l’Università? Stefano Paleari per me è molto di più di un relatore di tesi, ma tra noi c’è un rapporto decennale di amicizia e collaborazione, dato che è fondatore e direttore scientifico di Iccsai. L’impatto per l’Università dell’aeroporto è significativo, se andiamo a vedere il numero di immatricolazioni, una buona parte degli studenti da fuori Regione arriva a Bergamo proprio grazie alla presenza dello scalo. Il beneficio più forte, però, consiste nel supportare gli studenti di Bergamo ad andare all’estero: in questo senso Orio al Serio rappresenta una risorsa potentissima, anche perché permette all’Università di essere connessa con il contesto europeo. Lei ha studiato in dettaglio l’impatto economico dell’aeroporto di Orio sul territorio. Ci può dare qualche dato in questo senso? L’impatto economico dell’aeroporto di Orio al Serio sul territorio bergamasco è di diversa natura. Per quanto riguarda i lavoratori, diversi studi dicono che il numero di coloro che dipendono economicamente dall’aeroporto, in maniera diretta o indiretta, ammonta a 20-25.000 persone, ma altri studi parlano 37


Linate e persino la stessa Malpensa: pressoché in tutti gli aeroporti italiani si presenta il problema, diffusissimo, dell’urbanizzazione. E anche in Europa, basti pensare agli aeroporti di Amsterdam e Francoforte. Si tratta di un problema reale, che sarebbe troppo semplicistico pensare di poter risolvere: l’unica via è trovare un compromesso. La strada che sta tentando di percorrere il cda è proprio questa: sviluppo, ma anche soluzioni che permettano di ridurre gli svantaggi ambientali. Dobbiamo partire da un presupposto: l’aeroporto non può essere spostato. E anche se fosse possibile farlo, dove? E con che costi? Occorre dunque gestire questi problemi e trovare compromessi: l’impatto ambientale, del resto, è reale e non colpisce una fascia così secondaria di popolazione, che va ascoltata. La strategia di Sacbo non guarda dunque solo all’impatto economico, che è importantissimo, ma anche a trovare soluzioni in questo senso.

«Il collegamento ferroviario con la città? È strategico, anche perché renderebbe Orio al Serio ancor più appetibile per altre compagnie aeree» addirittura di 30.000 persone. In termini di valore aggiunto, invece, è di circa un miliardo di euro su tutto il territorio che ne va a beneficiare: la provincia di Bergamo in primis, ma non solo. Il beneficio per la città di Bergamo potrebbe dunque essere molto più ampio e questo rappresenta una sfida in vista di Expo: durante l’evento un certo numero di visitatori si fermeranno in questa area per più giorni e per la nostra città è un’occasione fondamentale attrarre sul suo territorio queste persone. Tornando al discorso dell’impatto economico, vi sono anche altri vantaggi per la popolazione, in particolare per chi risiede in provincia di Bergamo: avere un aeroporto a 20 minuti di distanza 38

da casa propria rappresenta un indubbio vantaggio, anche perché le alternative sono Linate, Malpensa e Verona: rispetto al fatto di doversi recare in questi altri scali, dunque, la prossimità di Orio implica risparmi di carattere sociale fortissimi. La città di Bergamo è quindi meglio connessa con il resto d’Europa e questo è un vantaggio per la popolazione, ma anche per le imprese. Rimane il fatto che lo scalo bergamasco si è sviluppato in un territorio altamente urbanizzato. Come si possono conciliare le esigenze di crescita con i bisogni delle popolazioni che vivono nella zona aeroportuale? Non è solo l’aeroporto di Orio ad avere questi problemi, ma anche

Come vede la possibilità di un collegamento ferroviario leggero tra Bergamo e l’aeroporto di Orio? Uno dei rischi di carattere strategico dell’aeroporto è rappresentato del fatto che dipende da un’unica compagnia aerea, almeno per l’80%. Ragionando per assurdo, se il principale cliente decidesse o fosse costretto a rivolgersi altrove, ci sarebbero conseguenze forti: questa è ovviamente solo un’ipotesi remota, anche perché Orio è diventato importante anche per Ryanair e quindi il rapporto è solido in entrambe le direzioni. La presenza di un collegamento ferroviario aumenterebbe quindi il valore dell’aeroporto anche per altre compagnie aeree e questa dovrebbe essere una delle priorità per lo sviluppo dello scalo orobico: mi risulta che a Montichiari ci sarà la fermata dell’Alta Velocità e quindi questo discorso assume rilevanza ancora maggiore. C’è un problema legato ai costi, ma il collegamento ferroviario aumenterebbe innegabilmente i vantaggi strategici dello scalo bergamasco nel lungo periodo. Alessandro Belotti

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R I A N A Y R ” o n o d “ n i e t t nuove tra

Aria di vacanze

O

rio al Serio. Ryanair pensa sempre ai suoi passeggeri: a novembre ha lanciato offerte sulla nuova rotta OrioCopenaghen a partire da 28,99 euro; si poteva prenotare fino alla mezzanotte di mercoledì 3 dicembre per viaggiare tra aprile e maggio 2015. Risultato: i biglietti sono andati a ruba. In realtà, l’intera tratta registra il tutto esaurito. Fin dal momento dell’apertura delle prenotazioni, infatti, il sito Ryanair ha registrato il pieno di richieste. “Siamo molto soddisfatti” - ha commentato John F. Alborante, direttore marketing e vendite Ryanair per i mercati italiano, greco e croato, di passaggio ad Orio - “stando all’andamento delle prenotazioni, in nemmeno un mese dall’annuncio del nuovo collegamento, la rotta da Milano Orio al Serio per Copenaghen si sta

rivelando una destinazione molto richiesta sia da parte del segmento business sia leisure, per esempio, tra chi sta già programmando una breve vacanza per Pasqua”. Tra l’altro, John ci tiene a ricordare che: “Chi viaggerà per affari da Orio al Serio verso la capitale danese potrà usufruire anche del nostro nuovo prodotto Business Plus che include cambi di biglietto flessibili, una franchigia bagaglio da 20 kg, imbarco prioritario, posti premium e l’imbarco rapido - fast track presso selezionati aeroporti tra cui proprio quello di Milano Bergamo”. Appuntamento al prossimo 26 marzo per il primo volo della nuova rotta con l’inizio della programmazione estiva. Da quel giorno, tutti i giorni, sarà operativo un volo d’andata e

ritorno. Partenza ore 13:40 da Bergamo ed arrivo 15:50 a Copenaghen. Ritorno, ore 11.05 da Copenaghen ed arrivo alle 13.15 a Bergamo. Così, con questo nuovo importante collegamento, nella stagione estiva 2015, saliranno a sessantotto le destinazioni totali raggiungibili con la Ryan dalla sua base di Orio al Serio. Buon viaggio!

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CROLLA LA DIGA

vidi la Presolana i

Foto Matteo Mottari

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a in fiamme

V

ilminore. Il primo dicembre 1923, alle ore 7.15, una montagna d’acqua, stimata tra i sei e gli otto milioni di metri cubi, si riversava sui comuni della Val di Scalve. Il primo borgo ad essere colpito fu Bueggio: si era appena squarciata la diga del Gleno, a pieno regime da qualche settimana (il 22 ottobre, il bacino completava il riempimento 43


ndr). Successivamente, l’enorme massa d’acqua, preceduta da un imponente spostamento d’aria, distrusse le centrali idroelettriche La schedadi Povo e Valbona, il ponte Formello ed il Santuario della Madonnina di Colere. In seguito, fu travolto e raso al suolo Dezzo, abitato posto tra i territori di Azzone e Colere. Raggiunta la gola della via Mala, si formò una sorta di lago, salvando l’abitato di Angolo da distruzione certa mentre a Mazzunno vennero spazzati via sia la centrale elettrica, sia il cimitero. La fiumana d’acqua, fango e detriti discese, quindi, velocemente verso Gorzone e proseguì verso Boario e Corna di Darfo, seguendo il corso del torrente Dezzo e mietendo numerose vittime al suo passaggio. Quarantacinque minuti dopo il crollo della diga, la massa d’acqua raggiunse il lago d’Iseo, lasciandosi dietro distruzione e trecento-cinquantasei morti ufficiali ma i numeri del disastro restano ancor oggi incerti. Tra l’altro, vennero distrutti anche opifici ed impianti industriali, impoverendo economicamente la valle. Ciò che è certo, invece, sono le responsabilità: il 30 dicembre 1923, il Procuratore del Re incolpava i responsabili della ditta costruttrice Viganò ed il progettista ingegner Santangelo per omicidio colposo plurimo. Nel processo, emerse: che i lavori erano stati eseguiti male ed al risparmio; che il progetto era stato cambiato più volte, in corso d’opera, ma senza le opportune verifiche e che il controllo da parte del Genio Civile era stato svolto in maniera approssimativa e superficiale. Il 4 luglio 1927 il Tribunale di Bergamo condannava Virgilio Viganò e l’ingegner Santangelo a tre anni e quattro mesi più 7.500 lire di multa. Da allora, ogni primo dicembre in Val di Scalve, si ricorda il disastro. Quest’anno anche la nostra rivista vuole ricordare l’accaduto e le popolazioni colpite. Per l’occasione, abbiamo intervistato in assoluta esclusiva uno degli ultimi testimoni del disastro. Lei ha recentemente compiuto cent’anni. Ne aveva nove al momento della tragedia. Si chiama Apollonia Tagliaferri. Oggi risiede a Vilminore. Dove si trovava al momento del crollo? Ero a casa, mi stavo preparando per andare a scuola. Cosa successe? Era un sabato, una mattinata molto fredda, piovigginava (è possibile fosse il vapore acqueo dell’enorme massa d’acqua; alcuni testimoni si trovarono infradiciati all’improvviso ndr) e c’era un po’ di neve. Ad un tratto, vidi la Presolana in fiamme e non ne capivo il motivo. Ebbi molta paura. S’era squarciata la diga, Lei seppe subito del disastro? Sì perché mio fratello doveva fare delle consegne quel giorno. Lo fecero chiamare dal negozio dicendogli di non venire perché era crollata la diga. Tra l’altro se si fosse alzato, come suo solito, di prima mattina per andare al lavoro, forse, sarebbe stato coinvolto nel disastro. Invece, si salvò... Sì proprio perché quella mattina si era svegliato tardi. Più tardi del solito. Noi, a quel tempo, abitavamo a Campiù, distanti dai luoghi toccati dal disastro. Ci salvammo per questo motivo. Nei giorni seguenti, cosa successe? A scuola se ne parlò molto. Dopo il disastro, chiamarono gli uomini per tirar su gli operai e rimetter tutto apposto. Anche i miei fratelli andarono a dare una mano. Quella domenica (il 2 dicembre ndr) la messa fu celebrata più presto del solito: fu molto breve e si pregò per i morti (da quel giorno, ogni anno, si commemora la tragedia ndr). In generale, la gente era molto arrabbiata. Qualche giorno dopo (il 3 dicembre 1923 ndr), venne il Re in visita (Vittorio Emanuele III ndr). Ricordo che era molto basso e 44


che qualcuno si lamentava dei responsabili del disastro. Vide la diga ultimata? Sì, la vidi prima e dopo il disastro. Conoscevo il guardiano, il sig. Morzenti (Francesco ndr). Dopo il disastro, prendemmo a chiamarlo Petö salti (piè veloce ndr). Lui si salvò (quella mattina era al suo posto di lavoro sulla diga, la vide mentre si crepava e veniva travolta dall’acqua; corse a perdifiato per salvarsi e per questa ragione venne chiamato “Petö salti”)

ancora da lavorare per ricostruirla. Si sperava nella ricostruzione per lavorare ancora (Vilminore non è stato toccato dal disastro ndr). È vero che la montagna d’acqua ha cambiato la valle? Sì, la frana ha scavato la valle. Una volta c’era una strada pianeggiante lungo il fiume (Dezzo ndr). Era un

mentre Paolo Sizzi morì (è l’unico residente a Vilminore morto a causa del disastro ndr). Conoscevo anche lui, aveva vent’anni e lavorava alla centrale (una delle centrali idroelettriche preesistenti ndr). Mi ricordo anche di chi lavorava alla diga: le donne trasportavano i sacchi di cemento a piedi (dall’ultimo abitato alla diga è un’ora di cammino su una stretta mulattiera ndr), due volte al giorno, ed erano contente perché almeno guadagnavano qualcosa. Crollata la diga, qualcuno a Vilminore pensava che ci sarebbe stato

selciato. È stata cancellata e, nei nostri discorsi così come nei nostri ricordi, la memoria del disastro è rimasta sempre molto forte anche se dove abitavamo non ci fu nessuna conseguenza. Secondo Lei, era prevedibile il crollo? Sì. So che chi poteva, a Dezzo, dormiva altrove. Chi aveva lavorato

nel cantiere della diga vedeva ogni giorno che il materiale usato non era buono, che non si lavorava bene e che si facevano le cose alla buona. C’era paura perché si temeva che sarebbe crollata da un momento all’altro però, d’altra parte, se fosse crollata, si pensava che sarebbe stata ricostruita e che ci sarebbe stato ancora da lavorare. CDG 45


Foto Fabio Toschi

L’azienda Fonderia Custall, fondata da Paolo Vedovati nel 1954, è oggi gestita da Bruno al centro della foto (amministratore unico), 57 anni Mariarosa, 54 Diego, 48 e dalla giovane Barbara 25. Un’impresa familiare a tutti gli effetti, dunque che ha nella qualità e nell’esperienza i suoi valori di riferimento 46


60 anni Custall un’impresa familiare di successo

L

a Fonderia Custall è nata nel 1954 da un’intuizione di Paolo Vedovati e realizza fusioni con materiali metallici non ferrosi, leghe a base di rame (bronzi e ottoni) e leghe di alluminio: oggi è un’azienda familiare (gestita dagli eredi Bruno, 57 anni, amministratore unico, Mariarosa, 54 e Diego, 48) che rappresenta nel suo campo una vera e propria eccellenza nella Bergamasca e nell’intero panorama nazionale. Corebusiness dell’azienda sono dunque le eliche per il settore della nautica (con una gamma che va dai 200 milllimetri a 2 metri e mezzo di diametro), ma nel tempo la Custall ha saputo diversificare in maniera razionale e scientifica la produzione, riuscendo a raggiungere con elevati standard di qualità un numero di settori industriali sempre più ampio: dal meccano-tessile al valvolame, dai macchinari ai carter per motori elettrici, dal settore meccanico alle ventilazioni 47


Il nuovo insediamento produttivo di Zanica, si sviluppa su una superficie complessiva di 12.000 metri quadrati, di cui 5.600 coperti. Quattro i reparti produttivi fonderia in sabbia e in conchiglia officina meccanica e area di sbavatura 48

industriali. Ma la storia di questa azienda parte davvero da lontano. Sessant’anni fa Paolo Vedovati diede infatti vita a una ditta individuale che 35 anni dopo, nel 1989, arrivò a contare ben 43 dipendenti, ampliando il sito produttivo di Albino fino a sette capannoni: dall’originale fonderia in terra venne creato il reparto di fonderia in sabbia, poi quello in conchiglia e infine quello di officina meccanica. Nel 1970 iniziò a produrre eliche per il settore della nautica e parallelamente cerchi in lega, fino a quando si trovò di fronte a un bivio: scegliere l’uno o l’altro,

proseguire in entrambi i settori era diventato insostenibile. E la scelta fu azzeccata, perché di lì a poco molte altre aziende concorrenti si buttarono nella produzione dei cerchi in lega, riducendo i margini di guadagno: tutt’altra cosa, invece, lavorare per il settore della nautica, sia per la geometria del prodotto che per le lavorazioni più complesse che richiede. “Nostro padre ha sempre lavorato in azienda e passava molte più ore in reparto, a stretto contatto con i suoi operai, che in ufficio - ha sottolineato Bruno Vedovati - le uniche ferie che ha fatto nella sua


vita erano concentrate nel mese di agosto, quando la ditta chiudeva. Del resto, se fosse stato per lui non avrebbe lasciato l’azienda nemmeno per un giorno: pensi che pur avendo più di 40 dipendenti passava in rassegna tutti i giorni il suo reparto. Nel 1989 purtroppo è venuto a mancare da un giorno all’altro e da allora siamo subentrati noi”. E da maggio è entrata a far parte dell’organico dell’azienda anche la figlia Barbara, 25 anni, dopo aver conseguito, nel marzo scorso, la laurea in Economia Aziendale e Management all’Università Bocconi di Milano. Nel 2010 la Custall si trasferì dunque nella sede attuale, ossia nel nuovissimo insediamento produttivo di Zanica: dai 2.800 metri quadrati di Albino si è dunque passati ai 5.600 attuali, con una superficie totale di ben 12.000 metri quadrati: il nuovo sito è dunque composto da quattro reparti produttivi: fonderia in sabbia, fonderia in conchiglia, officina meccanica e area di sbavatura. Una realizzazione che comportò un investimento notevole, ma che consentì a Bruno Vedovati di realizzare la fonderia dei suoi sogni, così come l’aveva sempre immaginata: moderna, funzionale e all’avanguardia, con una particolare cura dei minimi dettagli. Senza dimenticare

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altri aspetti fondamentali a cui lo stesso Vedovati tiene molto, come la sicurezza sul posto di lavoro, l’ordine, la pulizia e il rispetto dell’ambiente. L’azienda, infatti, non solo può contare sull’Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale), ma ha ricevuto persino i complimenti da parte degli enti preposti al controllo come Asl e Arpa, che effettuano periodicamente controlli in tutte le aziende di questo tipo. Un’attenzione all’ambiente che si riscontra anche nella realizzazione dello stesso stabilimento: in tutto il perimetro sono state infatti piantumate ben 250 alberi di Tuia. “Le abbiamo piantate noi insieme ai dipendenti - ha aggiunto lo stesso Bruno Vedovati - nei periodi in cui c’era meno lavoro”. Un segno ulteriore di amore per la propria azienda, che trova riscontro in un bellissimo albero di ulivo, ai piedi del quale è stata depositata un’elica: entrambi erano nel giardino di casa di Paolo, il fondatore dell’azienda. E il solco tracciato dal padre dei fratelli Vedovati si nota in ogni aspetto della Custall: nella tenacia e nella

La Custall realizza fusioni con materiali metallici non ferrosi, leghe a base di rame (bronzi e ottoni) e leghe di alluminio Paolo Vedovati Il fondatore

caparbietà di Bruno, nell’aiuto nella vita quotidiana dell’azienda dato dagli altri due fratelli, nell’energia e nel desiderio di imparare e di fare della giovane Barbara. Una continuità forte e un orgoglio di far parte di quel Made in Italy che ha reso grande l’Italia nel mondo sono dunque due tratti caratteristici dell’azienda di Zanica, che oggi può contare su 30 dipendenti (“che ci teniamo a ringraziare uno ad uno, insieme a tutti i collaboratori, per la

loro operosità” ha aggiunto lo stesso Bruno) ma che si trova alle prese con le storture croniche del nostro paese: dal costo elevato dell’energia elettrica ai mille impedimenti dettati dalla burocrazia, dalla restrizione del credito delle banche fino alle difficoltà quotidiane derivanti dalla crisi. “Fare l’imprenditore oggi e portare avanti un’azienda come la nostra è una vera e propria missione” ribadiscono in coro i fratelli Vedovati. Bruno ricorda inoltre la crisi del 1974, vissuta in prima persona dal padre: “Durò due anni, due anni e mezzo, nel 1993 invece un anno: ogni 7 anni se ne ripresenta una, a ondate cicliche: quella attuale

noi invece iniziammo a sentirla a fine 2008, quando i clienti non venivano più a ritirare la merce. Da allora sono passati quasi sei anni”. La tenacia che contraddistingue Bruno, però, lo porta a tener duro e a ricercare nuovi orizzonti, basandosi sui propri punti di forza (qualità, esperienza e knowhow) seguendo quella lungimiranza che ormai è entrata a far parte del dna dell’azienda. Sempre nel solco tracciato da papà Paolo. E il prossimo obiettivo è piuttosto ambizioso: “Vogliamo aprirci ai mercati internazionali, non solo come fornitori, ma anche come clienti”.

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Congiuntura economica

Produzione industriale in rilento

Nel terzo trimestre, secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Bergamo l’indice della produzione industriale nella nostra provincia segna una leggera flessione (-0,5%). Artigianato stabile, in calo commercio e servizi

L

a crisi continua a mordere e le imprese della nostra provincia continuano a risentirne. Secondo i dati elaborati dalla Camera di Commercio di Bergamo il ciclo della produzione industriale a Bergamo nel terzo trimestre dell’anno risulta in leggera flessione (-0,5%) e il recupero sui livelli di un anno prima si ridimensiona al +1,2%, dopo gli incrementi più sostenuti nelle ultime tre rilevazioni. Il confronto con il dato medio regionale (+0,3 nel trimestre, +1,6 su base annua) indica che la risalita dai punti di minima della “seconda recessione” è in corso in Lombardia da sei trimestri consecutivi, ma sta procedendo con molta lentezza e appare inevitabilmente condizionata da un contesto nazionale ed europeo molto problematici. Se si considera l’intero periodo tra gennaio e settembre, l’indice della produzione industriale risulta comunque in aumento del +1,9% in Lombardia e del +2,4% in provincia di Bergamo. Tornando ai dati provinciali, alla perdita di slancio della ripresa per l’industria di Bergamo si aggiunge una sua minore diffusione: il saldo tra imprese che aumentano e imprese che diminuiscono la produzione,

PRODUZIONE INDUSTRIALE 3° TRIMESTRE 2014 VARIAZIONE SU BASE ANNUA

Cremona

6,6

Sondrio

3,5

Lecco

3,3

Varese

3,3

Como

2,5

Mantova

2,4

Brescia

1,9

Lodi

1,9

LOMBARDIA

1,6

BERGAMO

1,2

Pavia

0,0

Milano Monza

52

-0,1 -0,9


rispetto a un anno fa, è sempre positivo, ma si riduce in confronto alla precedente rilevazione. Inoltre a livello settoriale, si attenua nell’ultimo trimestre la crescita della meccanica, comparto trainante dell’industria bergamasca. Ristagnano anche le vendite come risultato di variazioni ancora negative del fatturato interno mentre si conferma, nonostante le turbolenze geopolitiche, la sostanziale tenuta delle vendite all’estero. Segnali critici giungono dagli ordinativi: calano sia quelli interni sia quelli dai mercati esteri, che invece risultano ancora in leggera crescita nella nostra regione. Diminuisce il ricorso alla cassa integrazione, ma l’occupazione continua a contrarsi: -0,4 nel trimestre. Le previsioni sono in peggioramento, tranne che per la domanda internazionale. INDUSTRIA Nella rilevazione del terzo trimestre 2014 sono state intervistate, nelle prime settimane di ottobre, 1.592 aziende industriali lombarde (con almeno 10 addetti)

pari al 106 per cento del campione. Per la provincia di Bergamo sono valorizzate le informazioni pervenute da 231 imprese, con una copertura al 112 per cento del campione. Come già detto nel terzo trimestre l’indice della produzione destagionalizzata segna una flessione (-0,5%), che descrive, nella “rilettura” degli ultimi dati della serie, una situazione di sostanziale stagnazione del ciclo. Fatto 100 il livello del 2005, l’indice della produzione è a quota 96,3. Rispetto allo stesso trimestre del 2013, il recupero è del +1,2 per cento. Il dato medio regionale evidenzia una dinamica leggermente più positiva del ciclo industriale: +0,3% su base trimestrale e +1,6% su base annua. Considerando il dato medio dei primi tre trimestri dell’anno, quindi l’intero periodo tra gennaio e settembre, l’indice della produzione industriale, corretto per i giorni lavorativi, è aumentato del +1,9% in Lombardia e del + 2,4% in provincia di Bergamo. A Bergamo, nel terzo trimestre 2014, la variazione tendenziale grezza è del -1,7% nelle imprese da 10 a 50 addetti, del +3,1% nelle imprese 53


medie e del +2,6% nelle imprese maggiori, con oltre 200 addetti. Nell’aggregazione dei comparti per destinazione economica delle produzioni, la variazione su base annua è di +1,5% nei beni intermedi, +1 % nei beni finali e +3,9% nei beni d’investimento. Per quanto riguarda i settori, così come nella precedente rilevazione 8 sono in crescita tendenziale, mentre 5 sono in contrazione. Tra i settori più rilevanti e con sufficiente copertura campionaria, si registra un consistente progresso per la chimica (+5%), una debole variazione positiva della meccanica (+0,8%), flessioni per la gomma-plastica (-0,5%) e per il tessile (-5,4%). Le vendite all’estero (che rappresentano il 35,8% del fatturato totale) aumentano del +1% nel trimestre e del +5,4% su base annua. Scende in territorio negativo la dinamica del fatturato interno: -0,3% nel trimestre, -0,9% su base annua. Segnali di indebolimento della ripresa provengono dagli ordinativi acquisiti nel trimestre che risultano in ripiegamento dall’inizio dell’anno. Sia gli ordini interni che gli ordini esteri calano del -1,1% nel trimestre. Il confronto su base annua è positivo (+4,1%) per gli ordini interni, positivo ma in decelerazione (+2,4%) per le commesse dall’estero. Resta contenuta la dinamica dei prezzi delle materie prime (+0,7% nel trimestre) e dei prodotti finiti (+0,6%). Per questi ultimi si osservano variazioni negative nei settori dei minerali non metalliferi, legno-mobili, mezzi di trasporto e alimentare. Nel confronto su base annua la variazione dei prezzi è al +3,3% per le materie prime e al +1,1% per i prodotti finiti. Gli addetti delle imprese del campione diminuiscono nel trimestre (-0,35 per cento la variazione grezza) per effetto di un tasso d’ingresso di 1,26, e di un tasso di uscita di 1,61. La variazione occupazionale al netto dei fattori stagionali è negativa (-0,36). L’indice, fatto 100 il livello del 2005, scende a quota 89,5 con un calo tendenziale del -1%. In termini di variazione grezza, il saldo è di poco negativo (-0,15%) nella meccanica e negativo (-1%) nel tessile. Il risultato di Bergamo non si discosta dal dato medio regionale che conferma una tendenza negativa diffusa in 8 delle 12 province lombarde. La Cassa integrazione effettivamente utilizzata dalle industrie

di Bergamo scende al 3,5% del monte ore trimestrale, rispetto al 4,5% del trimestre precedente. L’incidenza è superiore rispetto alla media regionale. Nella meccanica cala all’ 1,5% rispetto al 2,7 % del trimestre precedente; nel tessile all’ 1,7% contro il 2,8% precedente; pressoché invariata e su livelli elevati nel settore dei minerali non metalliferi (al 19,8% contro il 20,7% precedente). Scende di poco (dal 20,5% della scorsa indagine al 19,1%) anche l’incidenza nel campione delle aziende che hanno fatto ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. ARTIGIANATO Nell’artigianato di produzione, l’indagine realizzata nel mese di ottobre 2014 ha raccolto le risposte di 1.223 aziende (con almeno 3 addetti) in Lombardia pari al 111% del campione, di cui 156 in provincia di Bergamo (con una copertura campionaria del 119%). La dinamica della produzione nell’artigianato manifatturiero segna una variazione congiunturale nulla e un debole progresso (+0,8%) su base annua. L’indice (al 71,8 fatto 100 il dato medio del 2005) è sempre molto lontano dai livelli precrisi. La distribuzione per classe di frequenza delle risposte evidenzia un rallentamento nel grado di diffusione della ripresa: prevalgono le imprese in crescita tendenziale, ma il saldo tra risposte positive e negative scende dagli 11,9 punti percentuali della precedente rilevazione a 5,7. Si riduce la quota delle imprese in crescita; si riduce anche, di poco, l’incidenza di quelle con flessioni importanti, cioè oltre i 5 punti percentuali; si allarga l’area di quante sono più o meno stazionarie sugli stessi livelli di un anno fa. Nei settori più rappresentativi si osservano variazioni debolmente positive nella meccanica e negative nel tessile. Il risultato di Bergamo è allineato alla media regionale che vede dinamiche divaricate con risultati negativi in cinque (tra cui Milano) delle dodici province lombarde. Piatta la dinamica delle vendite: invariate nel trimestre, recuperano il +0,5% su base annua. Gli addetti nel trimestre sono ancora in diminuzione. La flessione è del -0,2% a saldo di un tasso d’ingresso di 1,4% e di un tasso di uscita di 1,6%.

PRODUZIONE ARTIGIANATO 3° TRIMESTRE 2014 VARIAZIONE SU BASE ANNUA

Sondrio

3,9

Lecco

2,4

Brescia

2,3

Varese

2,3

Mantova

2,2

BERGAMO

0,8

LOMBARDIA

0,8

Como

0,1

Monza

-0,2

Lodi

-1,0

Cremona

-1,1

Milano Pavia

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-2,5 -4,5


COMMERCIO L’indagine congiunturale nel commercio al dettaglio ha coinvolto nel mese di ottobre 1.138 imprese lombarde con un numero di addetti compreso tra 3 e 199 (103% del campione teorico). In provincia di Bergamo hanno risposto 115 imprese con una copertura sul campione teorico pari al 101%. La dinamica del giro d’affari nel terzo trimestre del 2014 è negativa rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In provincia di Bergamo le vendite sono complessivamente in calo del -3,7%, con una tendenza in peggioramento che si riscontra anche nella dinamica regionale (-3,7%). Le vendite nel settore alimentare tradizionale (che ha una debole copertura campionaria) sono negative: -6,3% a Bergamo, -3% in Lombardia. Anche nel non alimentare le variazioni tendenziali sono negative a Bergamo (-2,3%) così come in Lombardia (-4,1%). Risulta in calo il giro d’affari nel commercio al dettaglio non specializzato, solo in parte corrispondente alla grande o media distribuzione. A Bergamo (-4,6%) come in Lombardia (-3,4%) la variazione tendenziale è negativa e in peggioramento. Il consuntivo delle vendite di una parte rilevante di questo comparto commerciale secondo dati IRI-Information Resources, che quindi non hanno nulla a che fare con l’indagine campionaria regionale, indica tuttavia almeno per Bergamo, una tenuta delle vendite dei prodotti di Largo Consumo Confezionato negli Ipermercati e Supermercati. Nella

provincia di Bergamo, queste sono aumentate del +0,8% su base annua (contro il -1,1% in Lombardia e il -1,9% in Italia). Il fatturato complessivo del trimestre è stato pari a 230 milioni. In recupero sono le vendite della drogheria alimentare e del fresco mentre sono in calo le vendite per bevande, freddo, prodotti per la cura della persona e della casa. Tornando all’indagine congiunturale sulle imprese del commercio, il saldo percentuale tra variazioni di aumento e diminuzione su base annua delle vendite totali a Bergamo è negativo (-33) e in peggioramento rispetto alla precedente rilevazione. I prezzi sono segnalati in flessione a Bergamo (-0,2%) e ancor più in Lombardia (-0,6%). L’occupazione nel terzo trimestre del 2014, cala a Bergamo (-0,3%) così come in Lombardia (-0,6%). SERVIZI L’indagine congiunturale nei servizi ha riguardato 1.495 imprese in Lombardia (nei settori del commercio all’ingrosso, alberghi e ristoranti, trasporti e attività

postali, informatica e telecomunicazioni, servizi avanzati alle imprese, altri servizi alle imprese, servizi alle persone) con 3 addetti e più, pari al 125% del campione previsto, 170 (142 % del campione previsto) di queste in provincia di Bergamo. Il volume d’affari nell’insieme dei servizi indagati è in calo su base annua a Bergamo nella stessa misura della scorsa rilevazione (-2,4%). In Lombardia si registra una modesta flessione (-0,3%). Il saldo percentuale tra segnalazioni di aumento e diminuzione è in territorio negativo, ma in relativo miglioramento, a Bergamo (-8,2 contro il precedente -17,9) ed è ancora negativo, in peggioramento, in Lombardia (-3,5). Per quanto riguarda i comparti dei servizi (nella nuova classificazione introdotta a partire dal I trimestre 2013), la variazione tendenziale del volume d’affari è pari a -0,1% nel commercio all’ingrosso (in Lombardia: -0,1%), a -3,7% per alberghi e ristoranti (in Lombardia: -1,1%), a +5,5% nei servizi alle persone (in Lombardia: -2%) e a -3,6% nei servizi alle imprese (variazione nulla in Lombardia). 55


B

ergamo. È al Gleno (oggi CaRiSMA ndr) da quattro anni per i postumi di un’emorragia cerebrale che lo colse all’improvviso. Dopo un periodo in rianimazione, è arrivato qui, in via Monte Gleno 49: si chiama Stefano Caglioni ed è uno dei volti più noti di Bergamo. Sono in molti, infatti, a ricordarselo quando, per le vie del centro e di Città Alta, passeggiava, dipingeva, fumava ed incalzava un po’ tutti con le sue provocazioni. Ora: sveglia alle 7, pranzo a mezzogiorno e cena alle 18; niente fumo e niente stranezze. Ha accettato di rilasciarci questa breve intervista e fin dalle prime battute si vede che non ha perso la voglia di vivere e di scherzare. Stefano, come va al Gleno? Non si può fumare. Dipingi ancora? No, non riesco più. Purtroppo. Gli ultimi lavori li ho fatti nel vecchio Gleno. Ora gioco a poker con gli amici che vengono a trovarmi e con mia mamma e mia sorella che vengono sempre (pare sia molto bravo ndr).

usato anche i muri. Di casa mia e degli edifici. Io dipingevo sia dentro, sia all’aperto. Mi ricordo che uscivamo con amici e con le tele: giravamo, ci coglieva l’ispirazione e mettevamo subito tutto su tela. In giro ho dipinto molto. In giro? Sì, una volta passavo in via San Bernardino e ho dipinto un murales. Soggetto? Madonna. È piaciuto talmente tanto che l’hanno incorniciato. È ancora lì. Come mai una Madonna? Passavo di lì, vidi un convento (la Casa di Cura Palazzolo delle Suore Poverelle ndr), continuai a camminare, ad un tratto vidi un bar: si chiamava l’Elefante - mi sembra - e mi venne l’ispirazione. Dipinsi una Madonna. Una Madonna? Ho dipinto tante Madonne nella mia vita. Molti dei miei quadri hanno soggetti religiosi.

dipinge Quanti quadri hai fatto? Settantamila (ridendo ndr) e li ho sempre venduti tutti. A buon prezzo. Ti è dispiaciuto venderne qualcuno? No, mai. Dipingevo su tutto, bastava fosse superficie. Ho

E questa corona di spine che hai tatuata in fronte? Porta bene. È come quella di Gesù Cristo.

Ma sei credente? Sì, sono credente. Ho donato molto ad enti ecclesiastici, conventi, istituti di beneficienza. Radio Maria anche.

Vivevo per

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re Foto Fabio Toschi

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Come nasceva la tua ispirazione? Semplicemente. Andavo in giro, vedevo e mi ispiravo. Tutto mi ispirava. Dipingevo sempre e dovunque: io pitturavo sempre, non facevo altro. Quando hai iniziato? A cinque anni (ridendo... in realtà a venti anni circa, durante gli anni universitari ndr). Mi insegnò mia nonna. Soggetti preferiti? Tutti. Ho dipinto paesaggi, ritratti, fiori, nudi, quadri astratti. Mi piaceva dipingere quadri grandi. I pittori del passato? Quale è il tuo pittore preferito? Caravaggio. La sua pittura è drammatica come la mia. 58


Avresti anche potuto insegnarci tu alla Carrara.... Io ho insegnato: facevo le supplenze nelle scuole medie e superiori. Insegnavo storia, geografia, italiano. Mi sarei dovuto laureare in lettere moderne: la tesi era pronta ma non l’ho più discussa. L’argomento era Charles Fourier, il filosofo socialista. Andai in Sicilia per trovare del materiale su di lui: i libri che cercavo erano là; alla fine non l’ho più discussa. Richieste strane ricevute? Mi chiesero di dipingere l’Everest. Non lo feci perchè non stavo bene. L’avrei fatto, altrimenti. Lo farei se potessi. CDG Ti sei ispirato anche a lui? Io mi ispiravo a tutti. Tu hai studiato lettere e sei stato anche alpino, ma hai mai pensato di frequentare la Carrara? L’ho fatto. Per due anni. Non l’ho terminata. Longaretti e l’architetto Bertasa erano alcuni dei miei docenti di allora. Cosa pensi di loro? Bertasa era simpatico. Con Longaretti ci ho litigato perchè mi rompeva i coglioni. 59


Breguet

la precisione svizzera dal 1775

S

vizzera. Fin dal 1775, nella Vallée de Joux - Svizzera Francese, Breguet ritma instancabilmente il tempo con le sue creazioni straordinarie e fatte a mano. È qua, a L’Orient - frazione del Comune di Chenit, che da secoli i maestri orologiai svizzeri si superano nella creazione di superbi orologi eleganti e precisi ma, soprattutto, rari ed inimitabili, costruendoli nel pieno rispetto di quelle tradizioni secolari tramandate di generazione in generazione dagli artigiani del tempo. Così, gli artigiani di Breguet rispettano rigorosamente l’eredità classica e le sue regole, reinventandole attraverso una sapiente fusione tra ardite “complicazioni” e finiture eccezionali, realizzate rigorosamente a mano. Niente orologi digitali, per intendersi, ma classiche lancette che inesorabili scandiscono il tempo su quadranti polifunzionali, immersi in una forma estetica ricercata.

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Chronometrie


Classique Tourbillon

extra-plat

automatique

Proprio per perpetuare questa sapienza secolare, Breguet ha recentemente ingrandito la sua Manifattura, decidendo di rimanere là dove tutto è nato e da secoli continua: nella Vallée de Joux. Questo è stato un investimento importante, dicono i vertici dell’azienda, che dimostra non solo l’attaccamento di Breguet alle proprie radici ma anche la sua volontà di affrontare l’avvenire con serenità, salvaguardando una filosofia di lavoro tradizionale, propria delle antiche marche indipendenti dell’orologeria. Fin Classique Tourbillon & Quantième Perpétuel

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dai suoi inizi, infatti, la Maison Breguet si è dedicata alla missione di trasferire il meglio dell’orologeria in creazioni eccezionali ed uniche, possedute da tutte le case reali europee. Così, oggi come in passato, il nome di Breguet è diventato sinonimo in tutto il mondo di innovazione, eleganza, classe e ricerca ostinata della perfezione sia estetica che tecnica. In particolare, Breguet ha impresso il suo nome nella storia dell’orologeria grazie a invenzioni impareggiabili, come il cosiddetto paracadute, spirale con curva terminale rialzata, chiamata a giusto titolo spirale Breguet e, soprattutto, il tourbillon, considerato tuttora una delle più belle “complicazioni” esistenti, che tutto il mondo dell’orologeria ammira ed adotta su scala sempre più larga. Di generazione in generazione,

Type XXII - Chrono 10Hz

dichiarano con orgoglio dall’azienda, gli artigiani di Breguet hanno rifiutato e rifiutano di cedere alle lusinghe della facilità, mantenendo l’incrollabile determinazione di spostare sempre più in là i confini della scienza che misura lo scorrere del tempo e proponendo invenzioni straordinarie, come la spirale o lo scappamento in silicio o il perno magnetico. Oggi, sotto la direzione del Presidente e CEO Marc A. Hayek, la Manifattura Breguet continua a distinguersi per la sua raffinatezza tecnica e la sua propensione all’eleganza mentre la storia Breguet è scandita da eleganti orologi dallo stile essenziale sull’esempio del modello storico da tasca 4691 o del modello Classique 5377, il tourbillon automatico extrapiatto più sottile al mondo, tutti pezzi unici dell’orologeria mondiale. La Gioielleria Cornali in Via XX Settembre a Bergamo è l’unico luogo dove sono disponibili i preziosi segnatempo della Maison Breguet. 62

Reine de Naples Jour Nuit



LE PIÙ BELLE dell’anno che sta per finire

Il nostro mensile ha selezionato per i propri lettori quattro modelli di autovetture che hanno segnato il 2014

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bbiamo stilato una speciale classifica, in cui risuona il rombo dei motori: abbiamo scelto per voi, infatti, le quattro automobili più belle del 2014. Vetture che il nostro mensile non solo ha testato nel corso di test drive effettuati nelle location più prestigiose ed esclusive della Bergamasca, ma che sono state oggetto di analisi dettagliate, in particolar modo per quanto riguarda le loro peculiarità e caratteristiche: possiamo dunque dirvi, senza ombra di dubbio, che le vetture più belle dell’anno che sta per finire sono BMW i8, MINI Countryman, Jaguar F-Type Coupé S e Jeep Grand Cherokee. Quattro auto molto diverse tra loro, ma accomunate da alcuni fattori imprescindibili, come eleganza, funzionalità, innovazione, pur rimanendo nel filone di una tradizione. Tutte le vetture prese in considerazione e tributate come le migliori hanno infatti un altro aspetto in comune, ossia quello di appartenere a case automobilistiche storiche, sia statunitensi che europee. Ma ecco in dettaglio tutte le caratteristiche delle auto più belle di quest’anno.


BMW I8 LA SPORTIVA IBRIDA Stile futurista e alte prestazioni per la nuova coupé della casa automobilistica bavarese

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l nostro mensile ha testato anche la nuova BMW i8, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Lario Bergauto, nella prestigiosa cornice del centro cittadino di Bergamo, passando da piazza Vittorio Veneto fino al Teatro Donizetti. Prendendo in mano il volante si nota subito come la tecnologia ibrida di BMW i8 consenta prestazioni da supersportiva con consumi a cui molte utilitarie non si avvicinano nemmeno. Lo stile è di rottura, anticonvenzionale e disegnato dal vento, quello meno poetico ma molto efficace della galleria del vento. Nello stile la BMW i8 è dunque futurista, nella compenetrazione tra corpo e spazio circostante, nella stratificazione dei piani, plasmata dal movimento come forme uniche della continuità nello spazio. La BMW i8 è lunga 467 cm, larga 194 e alta: a sottolineare l’anima sportiva ci sono anche i cerchi fucinati da 20 pollici, gommati 195/50 all’anteriore e 215/45 al posteriore, mentre per sottolineare la sua provenienza dal futuro, la nuova vettura della casa automobilistica tedesca ha porte che si sollevano come ali di gabbiano e un interno dove i temi classici del BMW style, dal display da 8,8” innestato nella plancia. BMW i8 è dunque un’ibrida plug-in e può contare sull’apporto di due motori: tra le ruote anteriori trova posto un motore elettrico sincrono capace di 96kW (131cv) e 250Nm, mentre tra quelle posteriori monta

un tre cilindri 1.500 TwinPower Turbo a iniezione diretta di benzina con 231 cavalli e 320Nm a 3.700 giri. Tra i due, infilato nel tunnel centrale come una spina dorsale sta un pacco batterie Li-Ion da 7,1 kWh, che consente una guida solo elettrica fino a 37 chilometri di autonomia con una velocità massima di 120 km/h. E così il peso mantiene il classico rapporto BMW 50/50 sui due assi. L’unione (dei motori) fa la forza e, insieme al peso contenuto, consente prestazioni da BMW M4: 4,4 secondi per lo 0-100 km/h e 250 km/h di velocità massima, con consumi da motorino di 2,1 l/100 km con la batteria carica.

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COUNTRYMAN, UNA PICCOLA-GRANDE MINI Una vettura che continua a innovarsi pur mantenendo il classico stile inglese

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arente stretta del bolide che ha appena centrato il tris alla Dakar, la MINI Countryman continua ad andare oltre il concetto di Suv o di Crossover, presentandosi sempre più come un modo di essere, come icona a quattro ruote. Del resto, il padre di questo modello-icona e direttore del marchio Mini, Jochen Goller, ha spiegato chiaro e tondo che l’obiettivo chiave è ‘’mantenere gli stili di vita dei clienti’’, ascoltarli, soddisfarne le aspettative e le esigenze. E in effetti, provando il modello della serie Cooper D grazie alla disponibilità della concessionaria Lario Bergauto, le sensazioni sono quelle tipiche del marchio, decisamente grintose, senza rinunciare alle comodità di una vettura di queste dimensioni. Assieme alla Paceman, la MINI Countryman è la più grande che si sia mai vista in circolazione, è lunga 410 cm (28 in più del modello base e 14 in più della Clubman), e per quanto risulti completamente diversa, conserva il fascino e l’immagine della sorellina. Nonostante le dimensioni generose, le vistose protezioni laterali sui passaruota e la distanza da terra di 15 cm (le altre MINI non arrivano a 12), non può certo essere definita una “suv” (infatti è una crossover), ma risulta comunque decisamente versatile, senza contare che nelle versioni

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più potenti è disponibile pure con la trazione integrale a controllo elettronico ALL4. Per quanto riguarda il propulsore, indubbiamente i 184 CV della Cooper S e i 218 della John Cooper Works a benzina allettano, ma a conti fatti i 111 CV, e soprattutto la coppia di 270 Nm a soli 1750 giri, fanno della Cooper D la versione giusta per la Countryman. Il 1.6 D offre un tiro generoso sin dai bassi regimi anche in salita a pieno carico, con consumi di gasolio decisamente contenuti anche nella versione con trazione integrale a controllo elettronico ALL4. Infine, per quanto riguarda l’estetica, le linee sono ovviamente MINI ma si nota subito quanto sia alta e grande (è lunga 4,1 metri, la più grande della famiglia), senza dimenticare che è a cinque porte.

MINI LARIO BERGAUTO Via Campagnola, 50 Tel. 035 4212211 - BERGAMO www.lariobergauto.mini.it www.mobility.it


F-TYPE COUPÉ S POTENZA AL VOLANTE La nuova vettura della casa di Coventry erede della E-Type degli anni ‘60, brilla per sportività ed eleganza

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bbiamo testato la nuova vettura della casa automobilistica del Giaguaro, messa cortesemente a disposizione per l’occasione da Iperauto Bergamo, nell’incantevole cornice di Crespi d’Adda, frazione del comune di Capriate San Gervasio, in provincia di Bergamo e sede di un villaggio operaio annoverato tra i patrimoni dell’umanità dall’UNESCO. Jaguar F-Type Coupé S, erede spirituale della Jaguar E-Type degli anni ‘60, è una Coupé 3 porte 2 posti lunga 447 cm, larga 192 cm, alta 131 cm e con un bagagliaio da 315 a 407 litri. Il frontale della nuova vettura ricorda un po’ quello della Ferrari California, ma l’insieme parla un linguaggio tutto suo, che ricorda per l’appunto la E-Type, ma senza scimmiottarla. L’eleganza è data anche dal pannello laterale in un unico pezzo di alluminio stampato a freddo che comprende parafango, arco e montanti. Quello centrale non c’è, ma questo basta a fare della F-Type la Jaguar più rigida della storia con un valore torsionale di 33.000 N/grado, grazie alla scocca tutta in alluminio rivettato e incollato che pesa 269 kg. Il peso totale della vettura varia da 1.577 a 1.650 kg, ovvero 15-20 kg in meno rispetto alla Roadster e ripartiti 51/49 per le V6 e 52/48 per la V8. L’impostazione è dunque sportiva, con il volante verticale, il tunnel alto con una grossa maniglia sul lato del passeggero, la

particolarità di avere la leva del cambio che sembra la cloche di un aereo da caccia e le levette toggle bordate di gomma. La parte più succosa è quella dei motori e delle prestazioni pure, campi nei quali la F-Type sfida gli dei dell’Olimpo. Due le unità motrici, come sulla Roadster, entrambe in alluminio, con distribuzione bialbero con variatore di fase e alimentate ad iniezione diretta del tipo ad iniettore centrale “spray guided” con compressore volumetrico Eaton e intercooler doppio aria-acqua. Il V6 3 litri eroga 380 cv e 460 Nm tra 3.500 e 5.000 giri/min, arrivando a 275 km/h e fa lo 0-100 km/h in 4,9 secondi. Un bel motore, con tanta coppia e un bel suono, esaltato dalla valvola allo scarico affiancato da una trasmissione davvero superba: velocità, dolcezza, adattabilità allo stile di guida e reattività sono ai vertici assoluti.

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GRAND CHEROKEE ELEGANZA E HI-TECH La vettura della casa automobilistica statunitense è in grado di offrire comfort e ottime doti in fuoristrada

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eep Grand Cherokee 2014 si rinnova nell’immagine e nei contenuti restando allo stesso tempo fedele al marchio che porta sul cofano. Aggiornata nell’estetica e negli interni per renderla una perfetta alternativa ai suv premium tedeschi, la nuova Jeep Gran Cherokee è il mezzo ideale per chi cerca grande comfort e ottime doti in fuoristrada. Protagonista della nostra prova, in collaborazione con la concessionaria Autotorino, la Jeep Grand Cherokee in allestimento Overland, con motore turbodiesel V6 Multijet II da 250 cavalli, trasmissione automatica ZF ad otto rapporti e trazione 4x4 permanente Quadra Drive II. Esteticamente la Jeep Grand Cherokee 2014 presenta dunque un nuovo frontale caratterizzato dagli inediti gruppi ottici bixeno con luci diurne a LED integrate, mascherina rinnovata e paraurti dalle linee più morbide per sottolineare il dinamismo della vettura. Al posteriore arrivano fari a led, spoiler dalle dimensioni maggiori, doppio terminale di scarico, portellone e paraurti rivisti. La versione Overland monta di serie cerchi in lega da 20 pollici. Nonostante l’imponenza mostrata, le dimensioni della Jeep Gran Cherokee non la posizionano tra i

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suv più grandi sul mercato: lunga 4.83 metri, larga 1.94 m e alta 1.80 metri, la 4x4 americana ha un passo di 291 centimetri. Per quanto riguarda il propulsore, si tratta sei cilindri a V prodotto da VM, azienda italiana leader nella produzione di unità diesel. L’unità 3.0 V6 Multijet II scarica sulle quattro ruote motrici una potenza di 250 cavalli (contro i 241 della versione precendente) a 4000 giri al minuto una coppia massima pari a 570 Nm a 2000 g/min. Nonostante il peso superiore ai 23 quintali, il motore italiano assicura dunque una scatto da 0 a 100 km/h coperto in 8.2 secondi e una velocità massima di 202 km/h.

AUTOTORINO Concessionaria ufficiale JEEP Filiale di CURNO (BG) Via Bergamo, 66 Tel. 035 6228711 - CURNO info.curno@autotorino.it www.autotorino.it



MOTORI La novità

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Foto Matteo Mottari

JEEP RENEGADE fuoristrada senza limiti B

ergamo. Abbiamo provato in esclusiva per i nostri lettori la nuova Jeep Renegade, portandola da Bergamo a Vilminore in un pomeriggio di normale traffico infrasettimanale, grazie alla concessionaria Autotorino che gentilmente ci ha lasciato sperimentare questa vettura tra le curve ed i tornanti della Val di Scalve. Il 71


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giorno scelto per la prova è stato mercoledì 3 dicembre. Ebbene, appena entrati abbiamo immediatamente notato la comodità dei sedili anteriori e del divano posteriore. La vettura è omologata per cinque passeggeri e si può affermare che c’è spazio per tutti. L’abitacolo, infatti, è spazioso ed accogliente, molto ben strutturato. Dispone, inoltre, di vani portaoggetti di varia tipologia e ben disposti per ogni esigenza. Al voltante, il nostro Francesco ha potuto subito notare l’alta comodità della posizione di guida, l’elevata maneggevolezza dello sterzo e l’intuitiva disposizione dei comandi delle principali funzionalità della vettura. Da segnalare, poi, la finezza di una plancia realizzata con plastiche morbide. Avviato il motore, su strada, l’auto si è mostrata sicura e la tenuta di strada

dal meglio di gamma rappresentato dal turbodiesel 2.0 litri Multijet da centoquaranta e centosettanta cavalli. Due sono le tipologie di cambio disponibili: manuale ed automatico. Due le trazioni, entrambe rigorosamente integrali come il carattere Jeep impone: l’Active Drive che può mandare fino al 100% della coppia a qualsiasi asse quando necessario; l’Active Drive Low, di serie sulla Trailhawk, che include una prima marcia più corta e la gestione elettronica della trazione tramite il Selec-Terrain o selettore di

in curva è risultata molto soddisfacente. È, però, sulle strade più dissestate della Val di Scalve e tra i tornanti del Passo della Presolana che l’auto ha dato il meglio di sé. Le sospensioni, infatti, hanno reso il viaggio piacevole come se stessimo percorrendo un’autostrada di pianura. Non a caso, l’escursione delle sospensioni è intorno ai 20 centimetri mentre l’altezza da terra varia, a seconda del modello, dai 17,5 cm delle versioni a trazione anteriore ai 21 cm della più aggressiva Trailhawk. Passando ai motori, questa Jeep è disponibile, per i mercati europei, nella versione benzina con motore 1.4 MultiAir turbo da centoquaranta cavalli di potenza massima e nelle versioni diesel. In particolare, il parco di unità diesel è composto dall’1.6 litri Multijet da centoventi cavalli e

strada, sistema sviluppato proprio da Jeep per regolare automaticamente la trazione in modo da strutturarla per qualsiasi tipo di terreno. Questo tipo di selettore di guida consente di impostare fino a quattro tipi di terreno oltre la modalità Automatico: Sand/Mud (Sabbia/Fango); Sport; Snow (Neve); Rock (Rocce). Sempre in tema di dotazioni, sono di serie: il climatizzatore bi-zona; i sensori di parcheggio posteriori; le finiture arancio per alcuni particolari degli interni; le barre sul tetto; i sedili in pelle nera con cuciture arancio; il

sistema multimediale con schermo da sei-virgola-cinque pollici; il video da sette pollici per la strumentazione; il cruise control; i sensori per la pressione dei pneumatici; il sistema Keyless e gli specchietti elettrici riscaldabili. Arrivati a Vilminore, abbiamo osato, portando la vettura fino a Pianezza, ultimo limite accessibile in auto prima delle strette mulattiere di montagna, e l’auto ha risposto bene alle sollecitazioni, interpretando le salite come solo un carattere Jeep può fare ovvero in assoluta tranquillità e fluidità di 73


guida. Sulla via del ritorno, abbiamo potuto apprezzare appieno la sicurezza di questa Jeep. Nel pomeriggio, infatti, la nebbia è salita fitta, avvolgendo le cime dei monti della Val di Scalve e riducendo conseguentemente la visibilità a pochi metri. In aggiunta, essendo inverno, siamo scesi col buio. Da notare, inoltre, che le strade del Passo della Presolana fino alla Val Seriana non sono illuminate. Insomma, questa combinazione di nebbia, buio e strade non illuminate avrebbe potuto far desistere qualsiasi auto. Noi, invece, abbiamo potuto guidare in tutta tranquillità anche in queste condizioni avverse

grazie alle dotazioni di sicurezza ed ai potenti fari di cui questo fuoristrada è dotato. In conclusione, nel complesso, questo fuoristrada compatto c’è parso maneggevole ed agile alla guida, accogliente all’interno ma, soprattutto, il suo carattere aggressivo risulta immutato. Può affermarsi, dunque, che la Renegade è un degno erede, in versione compatta, di quelle mitiche Jeep dell’esercito americano che attraversarono l’Italia durante la seconda guerra mondiale, guadando fiumi e torrenti, valicando passi montani e superando ostacoli d’ogni tipo ed in ogni condizione climatica.

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MOTORI La prova

BMW X6 CROSSOVER INARRESTABILE

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bbiamo provato la nuova BMW X6, il primo Suv-coupé del mercato, al Centro Galassia di Bergamo. La nuova vettura della Casa di Monaco, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Lario Bergauto, presenta dunque uno stile un po’ meno aggressivo, ma sempre molto vistoso. Ma partiamo dal look,

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che svela una linea nuova e leggermente più bassa, più marcata sulla ruota posteriore, per regalare una superiore sensazione di potenza. La carrozzeria (allungata di 3 centimetri rispetto alla prima serie) presenta di serie i proiettori bixeno, i cerchi in lega da 19 pollici, il portellone ad apertura automatica che apre su un grande vano bagagli da 580 litri. Ma la novità estetica più rilevante riguarda i deflettori laterali integrati nei passaruota anteriori (Air Curtain) e gli Air Breather ricavati nelle fiancate, entrambi con funzione aerodinamica. Il profilo è dunque decisamente atletico: sbalzi ridotti, cofano imponente e padiglione da coupé, a cui si aggiungono due prese d’aria dietro il parafango anteriore che non hanno una mera funzione estetica, in

con l’elemento hi-tech a qualificare l’ambiente. Il flat screen che sovrasta il quadro strumenti sovraintende alla sezione infotainment, navigazione compresa. E se davanti lo spazio non manca, nella zona posteriore bisogna fare i conti con la linea del terzo montante: il Suv bavarese che si è migliorato anche dietro all’abitacolo, proponendo un vano bagagli davvero enorme: ben 580 litri in configurazione a cinque posti, 75 in più rispetto al passato, che all’occorrenza abbattendo gli schienali posteriori possono arrivare 78

quanto garantiscono una riduzione dei vortici d’aria nei passaruota. Nuovi gruppi ottici a Led arricchiscono la parte posteriore, come anche due inedite tinte di carrozzeria ad effetto brillante: sparkling storm e flamencorot, che si aggiungono alle due tinte pastello e 9 metallizzate. Il lavoro dei tecnici e designer della casa automobilistica bavarese è stato dunque profondo e laborioso: massima attenzione all’efficienza aerodinamica, senza dimenticare il valore del family feeling, che sulla nuova BMW X6 si certifica, come di consueto, nella sezione frontale. Di fatto il corpo vettura è più armonioso e osservando attentamente il lato B, si scopre che le differenze ci sono e sono più rilevanti del previsto. Lo stesso vale per la vita di bordo, inconfondibilmente Bmw, divisa tra “sacro” e “profano”;

fino a 1.525 litri. Proprio il bagagliaio risulta particolarmente ben realizzato e facilmente sfruttabile grazie alla presenza di diversi ganci per il fissaggio delle valige. Il vano posteriore dispone anche di un doppio fondo con pianale rigido che si solleva grazie ad un pistone che lo mantiene in posizione rialzata nelle fasi di carico permettendo di sfruttare per bene anche il vano inferiore: un accessorio davvero comodo ed intelligente. Gli interni della BMW X6 seconda generazione sono stati cambiati

in modo ancora più sostanzioso. Adesso i rivestimenti in pelle sono di serie, come lo sono del resto il climatizzatore automatico bizona e il nuovo Control Display a centro plancia, davvero stupendo e di una funzionalità straripante. Disegnati in esclusiva per la X6 sono il volante sportivo in pelle con paddles per il cambio e i poggia-ginocchia nella zona della consolle. Il pacchetto di sicurezza Driving Assistant accoglie tutte le più evolute dotazioni di protezione dei passeggeri e optional è pure il visore notturno a


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infrarossi(Night Vision) per migliorare la visibilità col buio e riconoscere di notte pedoni, bici e oggetti. Nel corso della nostra prova su strada abbiamo avuto modo di riscontrare come la vettura abbia un buono spunto e una progressione favolosa. La “nostra” versione 3.000 a gasolio sarà anche piccola per la gamma X6, ma in realtà il poderoso 6 cilindri da 258 Cv (con una coppia massima di 560 Nm, 20 in più, disponibili tra i 1.500 ed i 3.000 giri al minuto) sfrutta tutto il meglio del gruppo moto-propulsore: il doppio turbocompressore per sviluppare dinamicità a qualsiasi regime, la trazione

integrale per esprimere la stessa in salita, il cambio automatico per il miglior adattamento della marcia alla strada. Proprio questo motore è stato oggetto della nostra prova dimostrandosi decisamente elastico, con prestazioni di ottimo livello abbinate a grande silenziosità, fluidità e piacevolezza di guida. Con il sei cilindri biturbo la BMW X6 si dimostra dunque in grado di scattare da 0 a 100 chilometri orari in 6.7 secondi, guadagnando ben 8 decimi rispetto al passato, proponendo un consumo migliorato del 19% ed ora pari, nei dati dichiarati, a 6.0 litri ogni 100 chilometri.

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un film documentario realizzato da ReteMMT e PolarTv

U S CI TA F E B B R A I O 2 015 pr imaveraeconomica.it PrimaveraEconomica

retemmt


MOTORI In pista

FORD MONDEO LA NUOVA GENERAZIONE NON TEME LIMITI

Foto Federica Abbondanza

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I

l nostro mensile ha provato la nuova Ford Mondeo, vettura messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Bluberg, nella scenografica cornice dell’Aeroclub “G. Taramelli” di Bergamo. Salendo a bordo della nuova Mondeo, modello giunto alla quarta generazione dal ‘93, si percepisce subito la spaziosità dell’abitacolo, da sempre 83


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un punto di forza della vettura: il posto guida ed il piantone dello sterzo sono ampiamente regolabili. Un plauso particolare va ai sedili anteriori, fra i più comodi e ben fatti presenti sul mercato, in grado di assicurare un ottimo sostegno e un buon contenimento, ideali per i lunghi viaggi ma anche per la guida più sportiva. Leggermente più lunga, più stretta e più bassa, rispetto la precedente l’auto ha dunque acquistato slancio: il frontale, inoltre, di straordinario effetto scenico, la colloca nella fascia più prestigiosa del segmento. All’interno, colpisce la generosità dello spazio: un abitacolo «americano» nella taglia, rifinito all’europea nella scelta dei materiali (le plastiche morbide della plancia e dei pannelli porta, la pelle dei sedili, il rivestimento del

è stato investito sulla tecnologia che bada alla sicurezza (circa 90 kg in totale), riuscendo comunque a mantenere il bilancio dei chili in attivo. E poi c’è il Sync2, la nuova versione del sistema di connettività a comandi vocali, che fa capo al display, grande (8 pollici) ed ad alta risoluzione, al centro della plancia. La dinamica di guida della nuova Mondeo è ottima, agilità e comfort di marcia si bilanciano perfettamente. Il merito è delle nuove sospensioni posteriori Integral Link, che

soffitto e perfino di dettagli come le alette parasole) e nel loro trattamento. Allo spessore di cui sopra, contribuisce anche la dotazione. Qui la nuova Mondeo sorprende: per prima propone le cinture posteriori con l’airbag. Dai laboratori delle università alla strada, conferma e attualizzazione di ciò che sosteneva Henry Ford («È vero progresso quando i vantaggi di una tecnologia diventano per tutti»). Al funzionale vano bagagli, con capacità massima che va da 525 a 1.630 litri, si accede tramite un ampio e pratico portellone a comando elettrico con effetto acustico che ne segnala la chiusura. La nuova Mondeo è stata dunque alleggerita di 115 kg; quanto capitalizzato grazie all’evoluzione dei materiali

incrementano la resistenza alla torsione laterale e garantiscono una marcia impeccabile, con grande precisione nel controllo dell’auto. La wagon è inoltre dotata di sospensioni posteriori autolivellanti, che mantengono invariata l’altezza da terra indipendentemente dal carico. Ammortizzatori a controllo elettronico e servosterzo elettrico completano la sontuosa dinamica di marcia dell’ammiraglia Ford, ben coadiuvata da una gamma di motori tutti molto fluidi, perfetti per un’andatura brillante ma

parsimoniosa. Sono tante le note di merito della nuova Mondeo. Per la sicurezza la vettura propone non solo le cinture posteriori con airbag integrato, come già ricordato, ma anche i fari adattativi a Led, che orientano il fascio di luce adattandolo alla velocità, alle condizioni della strada, alla presenza di altri veicoli. In dote anche l’Active Park Assist che esegue in modo semi-automatico le manovre di parcheggio sia in perpendicolare che in parallelo, e dotato anche della funzione per uscire da 85


un parcheggio in parallelo. La nuova Mondeo è anche la prima Ford a essere dotata del sistema di frenata automatica con riconoscimento dei pedoni, che fino alla velocità di 40 km/h arresta in automatico l’auto se rileva un ostacolo o una persona e il guidatore non reagisce in tempo. Efficientissimo è l’impianto di climatizzazione che riesce ad abbassare la temperatura interna da 55 a 18 gradi in soli 15 minuti; i passeggeri dei sedili posteriori hanno a disposizione delle bocchette d’aria dedicate. L’auto è inoltre dotata di avanzati sensori che misurano la qualità dell’aria

e attivano automaticamente il ricircolo dell’aria interna se rilevano che quella esterna è inquinata (ad esempio in galleria, nel traffico). Un sensore di umidità attiva poi automaticamente la funzione antiappannamento preventiva, che impedisce la produzione di condensa sui vetri. Infine, per quanto riguarda il propulsore, abbiamo provato il Tdci 2.0 da 150 Cv, ma l’ampia gamma dei motori diesel prevede anche il nuovo Tdci 2.0 da 210 Cv con doppio turbocompressore sequenziale, il Tdci da 180 Cv e il piccolo 1.5 Tdci da 120 Cv.

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Faltoni (Ford Italia) «C’è ancora chi decide di investire nonostante le difficoltà»

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spiti d’eccezione a Bergamo, Fabrizio Faltoni e Andrea Ciucci, rispettivamente Direttore Vendite e Direttore Veicoli Commerciali di Ford Italia, hanno partecipato all’inaugurazione del nuovo FordStore Bluberg di via Correnti. A loro abbiamo chiesto gli sviluppi del mercato automobilistico italiano e qualche indiscrezione sui prossimi modelli che la casa automobilistica statunitense deciderà di lanciare sul mercato. “Il mercato dell’automobile vive un momento difficile e questo rappresenta una costante da circa quattro anni: nonostante questo, c’è chi crede e continua a investire, con l’obiettivo di crescere. Un esempio significativo è la famiglia Parolini, sinonimo di garanzia e qualità - ha spiegato lo stesso Faltoni abbiamo quindi deciso insieme di investire in un’unico edificio, concentrando

quanto riguarda i veicoli commerciali: Ford nel 2014 ha completamente rinnovato la gamma con il programma definito “Transit Family”, che consente di offrire al mercato un Transit per ogni esigenza e necessità”. Da qui l’importanza dei FordStore, come quello appena inaugurato di via Correnti: “Il Transit

Il direttore vendite della casa automobilistica americana a Bergamo in occasione dell’inaugurazione del nuovo FordStore Bluberg di via Correnti Andrea Ciucci

Fabrizio Faltoni

le attività prima dislocate in tre sedi diverse, con l’obiettivo di migliorare le vendite e offrire un servizio sempre più puntuale ai clienti. Bluberg, del resto, è azienda leader a Bergamo per la Ford in Italia: è il quarto FordStore nato dopo Roma, Vicenza e Pisa. Nel 2015 arriveranno delle novità di prodotto importanti, che verranno distribuite in esclusiva dai FordStore, tra cui Bergamo: queste novità si chiamano Mustang, Vignale e Edge”. Bluberg, è un punto di riferimento per Ford non solo per le automobili, ma anche per i veicoli commerciali, come evidenziato da Andrea Ciucci: “Siamo il primo marchio straniero sulla piazza di Bergamo per 88

Center è dunque parte integrante del nuovo FordStore, dove i clienti potranno usufruire di molti servizi: non solo delle belle vetrine, ma un vero e proprio centro servizi - ha aggiunto lo stesso Ciucci - dove è concentrato tutto il mondo Ford e i clienti potranno contare sulla cortesia e professionalità del nostro staff”.


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Terzi «La passione per le Jaguar

nasce dal fascino senza tempo della loro linea»

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l Jaguar Club Italia, fondato il 27 Settembre 1982, riunisce gli appassionati proprietari di vetture Jaguar e Daimler di qualsiasi epoca ed è l’unico Club italiano riconosciuto ufficialmente dalla casa madre, la Jaguar Cars Limited. Il Club raccoglie dunque soci di tutta Italia (attualmente sono un centinaio, di cui dieci bergamaschi) ed è affiliato all’Automotoclub Storico Italiano (A.S.I): tra le sue attività, la conservazione delle ammirate vetture inglesi, del loro restauro e del loro appagante utilizzo. Il Club si prefigge inoltre l’obiettivo di diffondere

«Attualmente gli iscritti al Club a livello nazionale sono circa 100, di cui una decina bergamaschi» e la passione per le Jaguar con persone che condividano il piacere di possedere, guidare, o anche solo ammirare le meravigliose vetture della casa di Coventry (Inghilterra): oltre alla partecipazione ad eventi motoristici (e non), il Club offre consigli ed assistenza nel restauro, oltre all’assistenza nelle pratiche di omologazione e immatricolazione. Una passione coltivata a 360° gradi, dunque, che si basa sul comune amore per le vetture della casa automobilistica del Giaguaro, quintessenza dello 90

spirito inglese. “Amiamo le nostre Jaguar, che siano l’auto quotidiana o da collezione, l’auto per occasioni speciali, per rilassanti “fughe” con i nostri cari - ha spiegato l’avvocato Sereno Umberto Terzi, bergamasco, presidente del Jaguar Club Italia - sono spesso auto che hanno visto i matrimoni dei

Il presidente del Jaguar Club Italia: «Organizziamo iniziative culturali partecipiamo ad eventi e visitiamo città in tutta Europa: il tutto rigorosamente a bordo delle nostre Jaguar» nostri figli, le nozze d’argento dei nostri padri, i festeggiamenti per un successo, o le auto che ci hanno accompagnato verso le nostre sfide più impegnative. Sono ormai parte della nostra vita e, almeno in parte, espressione del nostro modo di vedere le cose; ci piace usarle, curarle, passare la mano sulle cromature e perderci nei profumi delle loro pelli”. La sede legale del Club è a Milano, ma quella operativa è nella nostra città: “Organizziamo iniziative culturali, visitiamo mostre e città, partecipiamo ad eventi: sempre rigorosamente a bordo delle nostre Jaguar - ha aggiunto lo stesso Terziquest’anno, ad esempio, nel maggio scorso abbiamo partecipato al Trofeo Accademia Navale di Livorno”. Una passione per la vettura della storica casa automobilistica di Coventry che nel presidente del Jaguar Club Italia è nata in età giovanile: “Per me questa passione è nata da ragazzo e penso che sia dovuta al fascino senza tempo della linea, che si può riscontrare sia nelle vetture più antiche che in quelle moderne - ha spiegato Terzi - non è tanto un discorso di prestazioni, dunque, bensì nasce dal piacere di possedere un oggetto di una certa classe e che ha un fascino innegabile”.



EVENTI

CORNALI XX Settembre all’Aeroclub con i nuovi BREGUET

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rio al Serio. Sabato 15 novembre, presso l’Aeroclub Taramelli di Bergamo, la gioielleria Cornali di via XX Settembre ha presentato le ultime creazioni a marchio Breguet della linea ispirata agli aviatori. Quest’icona indiscussa nell’orologeria mondiale è dall’anno della sua fondazione, il 1775, il produttore ufficiale degli orologi di fiducia dei reali d’Europa, a partire da Luigi XVI fino agli attuali monarchi inglesi. Breguet è, infatti, un’azienda svizzera produttrice di orologi di lusso dalla notevole precisione e dall’estetica raffinata, è tra le più antiche e prestigiose aziende orologiaie del mondo ed è arrivata ininterrottamente fino

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ai giorni nostri grazie all’indiscussa qualità delle sue creazioni. A far da cornice all’evento un vecchio piper originale ancora funzionante, parcheggiato in uno degli hangar dell’Aeroclub che, per l’occasione, è stato trasformato in uno spazio espositivo curato nei minimi dettagli per esaltare il carattere delle linee type XX ed XXI firmate Breguet. Per la circostanza, la ristorazione è stata curata da Cece&Simo.

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EVENTI

MAURO PAROLINI, alla Lario Bergauto eccellenza lombarda

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ecco. Mercoledì 12 novembre, in occasione della visita ad alcune eccellenze dell’imprenditoria lecchese, Mauro Parolini - Assessore di Regione Lombardia al Commercio Turismo e Terziario - ha voluto recarsi alla Lario Bergauto, Concessionaria esclusiva BMW e MINI per la città di Lecco e provincia e per le città di Erba e Merate. Qua, nell’avveniristica struttura in vetro e acciaio, è stato accolto dal fondatore del Gruppo, Renato Mariani, e dai figli Saul e Valeria. La sede di Corso Carlo Alberto, 114, infatti è stata tra le prime in Italia ad adottare quest’anno i nuovi arredi della Casa bavarese che rivoluzionano lo stile di vendita ed i rapporti col cliente.

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Così, ora, nei saloni BMW e MINI l’approccio al cliente è più amichevole: non ci sono scrivanie - barriere ma un grande salotto dove venditore e cliente, fianco a fianco, modellano la vettura su un maxi-schermo. Questa nuova configurazione della concessionaria è stata molto apprezzata sia dall’assessore Mauro Parolini, sia dal consigliere regionale Mauro Piazza che lo accompagnava, nonché dal Sottosegretario regionale

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Daniele Nava. Così, ora, Lario Bergauto si presenta al pubblico con un’immagine importante che la distingue dalle altre concessionarie, affiancandola ai più prestigiosi operatori mondiali dei marchi BMW e MINI. Si conferma, così, la forza del gruppo Lario Bergauto che vanta altre tre sedi BMW e MINI: Bergamo, Berbenno in Valtellina (So) e Grumello del Monte (Bg). Questa rete permette al gruppo di proprietà della famiglia Mariani, attivo nel mondo dell’automobile fin dal 1955, di estendersi in quasi tutta la Lombardia ed in particolare nelle province di Milano, Lecco, Bergamo, Monza Brianza e Sondrio. In realtà, Lario Bergauto non è solo BMW, MINI e Bmw Motorrad. Il gruppo tratta anche i marchi Toyota, Honda, Subaru, Kia, Jaguar e Land Rover, oltre all’ultima nata VOLVO - Lario Bergauto a Seregno, e tutti i suoi impianti dispongono delle cosiddette tre “S”, requisito indispensabile per una concessionaria con ambizioni di realtà di punta nel proprio territorio di competenza: sales, service e spareparts ovvero area vendita, area postvendita ed area ricambi. Si spiega, pertanto, la visita dell’Assessore regionale: sono circa duecento i collaboratori di questa importante realtà produttiva. 98


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EVENTI

CORNARO GIOIELLI: le collezioni per il 50° anniversario seducono Bergamo

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er Cornaro gioielli non poteva esserci anniversario più luminoso. Cinquant’anni fa, nel 1964, Renzo e Alessandra Cornaro aprivano il negozio di Via Camozzi, 44 a Bergamo per pura passione, sotto il segno della bellezza e dello stile. Una vita dedicata al lavoro, all’innovazione e al desiderio di esaltare la femminilità di ogni donna con gioielli unici. Per

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onorare questa importante data, Cornaro ha organizzato un evento molto speciale. E come per magia… il negozio si è trasformato in uno scrigno prezioso, che ha svelato collezioni che incarnano pienamente i valori in cui da sempre Cornaro crede: artigianalità, passione e creatività. Senza dubbio anche l’evento ha rispecchiato i

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valori di perfezione, fascino... eleganza. Tantissimi gli ospiti che hanno partecipato con grande entusiasmo. Un’atmosfera gioiosa che ha regalato momenti di grande commozione. Un evento che riconferma il grande impegno della famiglia Cornaro volto a proseguire questa magnifica tradizione!

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EVENTI

Da IPERAUTO BERGAMO I° tappa dello Chalet Ronchi Winter Tour

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ergamo. La stagione sciistica è ormai alle porte e per prepararsi a dovere la concessionaria Iperauto Bergamo, concessionaria per i marchi Land Rover, Jaguar e Volvo, ha messo a disposizione i suoi spazi per la prima tappa dello Chalet Ronchi Winter Tour, in collaborazione con Gioielleria Cornali di via XX Settembre. Così, l’11 novembre, è stato possibile provare, tramite un simulatore di guida, il piacere di guidare un’auto elegante e dalle elevate prestazioni, come la nuova Range Rover Sport, su tracciati montani. Quest’auto è un fuoristrada puro dalle prestazioni eccezionali: è comodo e spazioso all’interno ma grazie alla sua motorizzazione potente riesce a dominare

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qualsiasi tracciato, anche il più impervio, senza che i passeggeri possano accorgersi delle differenze. Così mentre gli uomini si destreggiavano al simulatore, le donne hanno potuto ammirare le ultime novità delle collezioni di Cornali. Inutile dire che l’evento ha riscosso un grande successo, merito forse anche dell’atmosfera da cocktail party che la faceva da padrone in concessionaria. In totale, lo Chalet Ronchi

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Winter Tour propone cinque eventi, tutti pensati per vivere le emozioni della montagna, in contesti unici ed esclusivi, proprio come la concessionaria Iperauto. Dopo la simulazione di guida su tracciati montani, il prossimo appuntamento sarà l’allenamento fisico con master class di presciistica e MTB. A seguire: il relax di un percorso SPA e benessere;

l’esposizione dell’arredamento d’autore, con collezioni esclusive moderne o in perfetto stile alpino, e per finire il porte aperte dello Chalet Ronchi nella suggestiva atmosfera natalizia di Foppolo. Chalet Ronchi, infatti, è il nome di un nuovo progetto immobiliare costituito da due edifici residenziali in stile montano, siti nel Comune di Foppolo. Sorge a 30 metri dalla partenze degli impianti di risalita ed è adiacente al piazzale degli alberghi, nel cuore di Foppolo.

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Mercoledì 4 febbraio Le Paste Secche

Mercoledì 11 febbraio Il pesce dalla Pescheria alla padella LA giornAtA iniziA ALLe 7 deL MAttino Con ritroVo in sAps per trAsFeriMento in pesCheriA doVe si iMpArA A riConosCere e sCegLiere iL pesCe. ritorno in sAps per LA LAVorAzione deL pesCe e LA prepArAzione deLLe riCette docente: FrAnCesCo gotti durata: 1 lezione di 12 ore Costo: 150 euro

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EVENTI

GRUPPO BRESCIANI svela la nuova 500X

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ergamo. La Fiat 500X si è mostrata in esclusiva, martedì 9 dicembre, presso lo show room rinnovato di Gruppo Bresciani, di Via Grumello a Bergamo. I numerosi presenti hanno così potuto ammirare il nuovo gioiello di casa Fiat; disegnato, progettato e prodotto interamente in Italia. Il nuovo Suv sara’ commercializzato da gennaio. Come suggerisce il nome, la Fiat 500X ha linee ispirate a quelle della famiglia Cinquecento ma sarà più lunga, più spaziosa e più alta. Sul nostro mercato, al lancio, saranno disponibili: cinque allestimenti - Pop, Popstar, Lounge, Cross e Cross Plus; quattro motori 1.4 Turbo MultiAir II da 140 CV, 1.6 E-torQ da

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110 CV, 1.6 MultiJet II da 120 CV e 2.0 MultiJet II da 140 CV; tre tipi di trazione anteriore, anteriore con sistema “Traction Plus� ed integrale. Prezzi a partire da 17.500 euro.

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EVENTI

JAGUAR CLUB, cena di Natale all’insegna dei motori e della solitarietà

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abato 29 novembre, nella splendida cornice del ristorante “Antica Osteria dei Camelì” di Ambivere, si è tenuta la cena annuale del Jaguar Club Italia, che, come da tradizione, si tiene prima di Natale, per scambiarsi gli auguri e passare qualche ora in amichevole compagnia. Racchiusa all’interno di una corte del ‘500, in un piccolo paese sulla strada che va da Bergamo a Lecco, questa antica osteria fu aperta nel1’1856 dalla famiglia dell’attuale proprietario: nel cortile del ristorante sono stati dunque messi in mostra alcuni modelli della storica casa automobilistica del Giaguaro, sia d’epoca che moderni. All’evento, organizzato in collaborazione con

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Iperauto Bergamo (concessionaria anche del marchio Jaguar), erano presenti amici, appassionati e soci, che hanno goduto di una vera e propria serata di gala che ha visto l’aperitivo all’ingresso, la cena placèe e una breve lotteria. La serata è stata inoltre inframezzata da ricordi e aneddoti sull’attività del Club, ma anche sui modelli della storica casa di Coventry. E per rimarcare

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ulteriormente questo legame, tutti i tavoli erano contrassegnati da un modello storico Jaguar. Momento clou il taglio della torta, fatta realizzare appositamente con il logo del “Jaguar Club Italia”. Non solo motori, ma anche spazio alla beneficenza, come da tradizione del Club: una quota della cena è stata infatti devoluta alla Fondazione Abio Onlus, associazione che si occupa dell’assistenza dei bambini e dei ragazzi in Ospedale.

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EVENTI

La Bocciofila Bergamasca festeggia con “LA” GIULIANA

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rusaporto. Sabato 15 novembre, la società sportiva Bocciofila Bergamasca si è ritrovata per la consueta festa sociale alla Cantalupa, il ristorante pluristellato della famiglia Cerea. L’appuntamento conviviale è stato organizzato, come di consueto, “dalla” Giuliana, la rinomata ristoratrice dell’omonima trattoria di via Broseta. Ai tavoli, molti volti noti ma una menzione speciale va al dottor Paolo Ferrazzi, ex primario degli Ospedali Riuniti ed oggi alla guida del Centro Cardiomiopatie del Policlinico di Monza, il quale oltre ad essere uno dei chirurghi più esperti in Europa nel campo della cardiomiopatia ipertrofica è anche molto attivo nel campo della solidarietà.

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Nell’ambito di programmi di solidarietà internazionale, egli ha, infatti, effettuato numerosi interventi a cuore aperto in Paesi in via di sviluppo come Romania, Bielorussia, Kenya, Iraq ed Uzbekistan. In qualità di direttore dell’International Heart School (IHS, http://www.ihs-bergamo.it/ ndr), egli ha inoltre formato oltre trecentocinquanta studenti provenienti da tutto il mondo in modo che possano curare le cardiomiopatie

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direttamente in loco con ottimi risultati e senza bisogno di trasferire attrezzature e personale dall’Europa. Tornando all’evento, come sempre, la cena è stata allietata da una serie di spettacoli: tra voluttuose danze del ventre e stupefacenti numeri del Mago Hermy, la serata è letteralmente volata nella spensieratezza più serena, culminando in un magnifico spettacolo pirotecnico nel

cielo stellato bergamasco. Durante la cena, sono anche stati estratti ben quattrocento premi della lotteria d’autofinanziamento, tra i quali un collier d’oro, riservato al primo numero estratto. Un premio speciale, infine, è stato riservato da Giuliana anche allo stilista Lorenzo Riva al quale lei stessa, in persona, ha consegnato uno splendido mazzo di fiori riccamente costruito. Quanto alla torta, essa era dedicata allo sponsor della bocciofila: la Siad, storico sostenitore della società. Ora, appuntamento all’anno prossimo anche perché - ci dice Giuliana - stanno già arrivando le prime prenotazioni per quest’appuntamento conviviale che sta diventando un vero e proprio must delle agende.

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EVENTI

BMW X6 alla prova da LARIO BERGAUTO

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ergamo. Venerdì 5 dicembre, Lario Bergauto ha aperto le porte della sua concessionaria BMW per un test drive d’eccezione dedicato alla X6. Per l’occasione esponeva la sua collezione d’abbigliamento maschile la nota boutique sartoriale d’abiti su misura Visconti&Visconti di viale Vittorio Emanuele. Belle auto e vestiti raffinati sono, infatti, un binomio sempre attuale. D’altronde, la BMW X6 non è un’auto per tutti. Questo SUV della casa bavarese è, infatti, un’auto di moda, costruita per non passare certo inosservata. Potente e possente, la sua guidabilità è invidiabile ed il motore dalle alte prestazioni ne esalta al massimo il piacere

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di guida su ogni tracciato tanto da potersi affermare, senza paura d’esser smentiti, che accelerazione e velocità massima della X6 raggiungono il livello di quelle di una vettura sportiva. Da questo punto di vista, quest’auto può dare davvero grandi soddisfazioni. Passando agli interni, invece, essi risultano comodi ed accoglienti: ci si trova coccolati in un ambiente lussuoso e confortevole, rifinito con grande cura. Davanti, in particolare, si sta molto comodi grazie al sedile ed al volante ampiamente regolabili che consentono di trovare rapidamente la posizione migliore. Una volta a bordo, inoltre, si respira subito aria di tecnologia. L’iDrive, una manopola multifunzione posta tra i sedili anteriori, permette di gestire tutte le funzionalità dell’auto con un semplice gesto della mano: dal climatizzatore al computer di bordo, passando per il navigatore, la radio ed il telefono vivavoce. 119


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Culaccia di Parma

Pan brioche alla mousse di foie-gras

Marinata di salmone dei fiordi agli agrumi Insalata di baccalĂ e cannellini Polipetto alla mediterranea

Tortellini della nonna al ristretto di cappone nostrano Trofiette alla passata di scoglio

Filettino di San Pietro con patate e carciofi Farcitello al forno di vitello con tortino di patate e porri Spinaci alla parmigiana

Semifreddo dolce Natale e panettone artigianale con crema calda allo zabaione caffè

Selezione di vini bianco e rosso dalla nostra cantina Spumante dolce e secco per il brindisi â‚Ź 40


EVENTI

ACCADEMIA DELLO SPORT sfiorato il milione di euro

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ergamo. Giovedì 4 dicembre, al Teatro Creberg di Bergamo, l’Accademia dello Sport per la Solidarietà ha celebrato con un gran galà, l’ottimo risultato di quest’anno. Giovanni Licini, instancabile patron dell’Accademia, potrà dirsi soddisfatto. Le sue innumerevoli manifestazioni, hanno permesso di raccogliere negli anni, dal 2002, quasi un milione di euro, andranno tutti in beneficienza.

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