Bergamo Economia febbraio2015

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Michael O’Leary Ryan ed Orio sempre più forti

G A Z I

GORI

AGNELLI «Jobs Act di per sé non crea lavoro»

N

LAURIA PANTANO

3° REGGIMENTO AVES “AQUILA“

«BERGAMO ORA PUÒ RIPARTIRE»

MENSILE DI FEBBRAIO 2015 - NUMERO 81 - € 2,00

A

Rivista mensile - Ogni primo venerdì del mese in edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

M E



CONTENUTI febbraio 2015

16

IL CONVEGNO

42

L’ACCORDO

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

10

L’INTERVISTA

9. LA CLASSIFICA Le aziende manifatturiere della bergamasca 10. L’INTERVISTA Giorgio Gori: «Bergamo ora può ripartire» 16. IL CONVEGNO DEL PD DI LOVERE Agnelli: «Jobs Act di per sè non crea lavoro, devono arrivare gli ordini e le commesse» 20. PROVINCIA Tutti i guai di Via Tasso 22. REGIONE LOMBARDIA Alessandro Sorte, tutto il peso delle infrastrutture 26. RETE MMT Occupazione vs ambiente 30. COPASIR Giacomo Stucchi: «Tutto l’occidente è nel mirino, inutile e grave è ignorarlo» 36. SUCCEDE A BERGAMO Reggimento Aquila a sostegno dell’Aviazione dell’Esercito 42. L’ACCORDO Michael O’Leary, Ryan ed Orio sempre più forti sempre più uniti 46. IL CARAVAGGIO Francesco Piludu: «Da qui governiamo il traffico aereo su Orio» 3


22

LOMBARDIA

70

86

CIAK SI GIRA

FUORISTRADA

80

ELETTRIZZANTE

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

RUBRICHE

EVENTI 4

52. 58. 66. 70.

L’ANNIVERSARIO Disastro delle Azzorre: precipita l’aereo; 144 morti; venti i bergamaschi ALTA QUOTA Simone Moro: «l’impossibile non esiste» TROFEO FAIP-PERREL Arriva a Bergamo il grande tennis CIAK SI GIRA Yoon dalla Corea con furore

74.

L’ACCOGLIENZA Winter Garden Hotel un’esperienza unica

80.

MOTORI • BMW i3 • Range Rover Vogue • Volkswagen Passat Variant • Hyundai i20

104.

CHI, DOVE E PERCHÈ

104 EVENTI

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Speb S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Presidente: Baldassare Agnelli Direttore responsabile: Paolo Agnelli Art director: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: S.P.E.B. S.r.l. Via San Giorgio, 6 - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 18 euro per 10 mesi



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Ex DC al potere

Mattarella un moderato al Quirinale

ELETTO CON 665 VOTI, IL NUOVO CAPO DELLO STATO È STATO GIUDICE DELLA CORTE COSTITUZIONALE

P

arole fuori dal politichese e tutte dirette agli italiani (“il mio pensiero va soprattutto e anzitutto alle difficoltà e alle speranze dei nostri concittadini”) e una mossa inattesa con una visita privatissima alle Fosse Ardeatine (“L’alleanza tra Nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso. La stessa unità in Europa e nel mondo saprà battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore”). Così il nuovo inquilino del Colle,

Sergio Mattarella, ha trascorso le prime ore da Presidente della Repubblica Italiana. Nato a Palermo il 23 luglio 1941, Mattarella prima di essere eletto al quarto scrutinio con 665 voti al Quirinale, è stato giudice della Corte Costituzionale e politico democristiano di lungo corso. Il nuovo capo dello Stato è fratello minore del più tristemente noto Piersanti Mattarella, barbaramente ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980 mentre ricopriva la carica di Presidente della regione Sicilia. Parlamentare dal 1983 al 2008, Sergio Mattarella è stato ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo De Mita e in quello Goria, della Difesa, e vicepremier, nel governo D’Alema (sotto la sua gestione fu abolita la “naja”, il servizio militare obbligatorio). Nel 1990, si dimise da ministro dell’Istruzione, in polemica con la legge Mammì. E’ conosciuto fuori dalla politica soprattutto per la spinta che diede alla nascita del primo sistema elettorale maggioritario (ribattezzato, appunto, “Mattarellum”).

Expo

Bergamo, in campo 250 giovani volontari

ONLINE IL SITO WWW.VOLONTARIXBG2015.ORG, LA PIATTAFORMA DELLA CAMPAGNA «EXPO 2015 - VOLONTARI PER BERGAMO»

U

na rete di volontari che si occupi di accogliere, orientare e fornire informazioni ai visitatori che arriveranno in città durante Expo: questo il progetto del Comune di Bergamo e del Csv per migliorare la fruibilità della città e renderla più attrattiva in vista dell’esposizione universale milanese che prenderà il via il 1 maggio prossimo. Per questo motivo verranno istituiti degli speciali “Punti Expo”, dislocati in snodi chiave della città: l’aeroporto di Orio al Serio, la Stazione FS, l’Urban Center, Porta Nuova, Città Alta, dove, a rotazione, saranno presenti almeno due volontari per ogni giornata dell’intera durata di Expo 2015. “Quello stipulato tra l’assessorato al Turismo del Comune di Bergamo e Csv - ha spiegato l’assessore Nadia Ghisalberti - è un accordo importante per la gestione dell’accoglienza dei turisti che arriveranno in città durante i sei mesi di Expo2015. Oltre a costruire un palinsesto di attività, riteniamo strategico avere nei luoghi di maggiore flusso personale formato, capace di dare informazioni precise e competenti non solo sugli eventi che si terranno a Bergamo, ma anche sulla localizzazione dei musei e dei luoghi di interesse, su come muoversi in città e su come reperire informazioni, per offrire a turisti e cittadini un servizio di alta qualità.”

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Nel prossimo numero

A C I F I S S LA CLA delle aziende manifatturiere bergamasche

IMPRESE/GRUPPI*

COMUNE 2012

1

FATTURATO 2013

%

2012

UTILE/PERDITA 2013

DALMINE S.P.A.

CONTROLLATA

FAST S.R.L. DALMINE 1.255.570.266 SAME DEUTZ-FFA 1.111.808.950 DALMINE HR ITALIA S.P.A. -11,45 10.340.201 114.283.920 BREMBO S.P.A. TREVIGLIO 13.471.381 -30 63.678.883 -4 ,28 791.112.505 CONTROLLATA LA. 325.992 863.088.642 CURNO CAM (LAvoRAzioni CAM 3.097.798 85 9,1 0 une) S.R.L. 640.455.000 4 SCHNEIDER ELE 16. 337 .96 3 STE 638 ZZANO .022.000 CTRIC S.P.A. 33.788.320 106 -0,38 5 GEWISS - S.P 31.821.000 35.269.000 STEZZANO 31.465.000 .A. 41. 391.000 -1,12 17 569.597.767 6 N&W GLOBAL -22.000 CENATE SOTTO 544.918.518 VENDING SOCIETÀ PER 170.000 872 -4,33 AZIONI 274.014.000 7 EXIDE TECHN 12. 685 .28 VAL 2 256.611.000 OLOGIES S.R.L. BREMBO -3.243.320 -125 -6,3 5 248 8 SALZGITTER MANNESM .720.000 25.144.000 ROMANO DI LOM 247.732.000 ANN STAINLESS TUBE 23.083.000 BARDIA -0,40 S ITALIA -8 228.649.927 9 FASSI GRU S.P -66.437.000 COSTA VOLPINO 230.476.808 .A. -16.521.000 0,80 75 128.101.943 10 COTONIFICIO 6.8 30. 569 138.998.809 ALBINO ALBINI S.P.A. 291 .11 9 8,5 -95 1 , 115.934.527 11 SERBOPLAST -502.968 133.574.511 ALBINO S.P.A. 2.717.339 640, 15,22 136.015.896 12 TENACTA GRO 10.337.407 131.277.662 DALMINE UP S.P.A. 9.639.634 -3,48 -6, 112 13 CARVICO S.P .93 7.1 7.9 17. 55 AZZ 522 ANO SAN PAOLO 123.688.079 .A. 2.455.434 -65,5 9,52 110.902.371 14 ITALIAN CAB 140,071 103.548.157 CARVICO LE COMPANY S.P 1.011.059 621,8 -6,63 .A. 15 MEGA METAL 95.426.107 706.343 BOLGARE 99.040.086 S.R.L. 1.9 24.340 172,4 3,79 16 DBAPPAREL 99.022.823 7.071.506 BERGAMO ITALIA S.R.L. 94.842.310 7.800.833 -4,22 10,3 104.796.511 17 LVF S.P.A. 412 .65 GRASSOBBIO 4 94.506.617 307.792 -25,4 -9,82 18 SMIGROUP S.P 95.495.213 -42.660 SAN PAOLO D’ARGO 89.005.501 .A 49.812 216,7 N -6,8 0 19 LEDIBERG S.P 73. 721 -4.4 .436 99.452 BERGAMO 86.377.523 .A. -5.871.187 -30 17,17 ,49 20 C.M.S. COSTRUZIONI MAC 69.666.785 3.764.103 SAN PAOLO D’ARGO 85.532.521 CHINE SPECIALI S.P.A 11.793.706 213 N 22,7 . ,32 21 ADAMA ITALIA 89.252.551 7.094.104 ZOGNO 85.203.758 S.R.L. 14. 933.758 110,51 -4,5 4 22 PERSICO S.P 84. -16 768 .375.850 .978 GRASSOBBIO .A. 84.881.610 -1.838.876 0,13 88,77 23 RADIATORI 200 77.637.167 4.784.714 NEMBRO 81.844.748 0 S.P.A. 2.735.634 -42,83 5,42 24 OMB VALVES 87.307.879 813.288 CISERANO 81.229.250 S.P.A. 260.026 -68,03 -6,9 6 25 SCAME S.R.L. 74. 608.232 2.252.797 CENATE SOTTO 79.671.835 2.163.995 6,79 -3,94 26 PARÀ S.P.A. 77.226.340 489.242 75.305.306 SUISIO 310.975 -36,44 -2,49 27 OLMO GIUSEP 61.216.416 3.5 87. PON 677 TIR 72. PE S.P.A. OLO NUOVO 314.571 5.526.918 18, 13 54. 05 28 SITIP S.P.A 71. 394.156 5.331.104 COMUN NUOVO 70.987.359 5.758.818 -0,57 8,02 29 REGGIANI MA 69.406.804 3.613.122 69.404.739 CCHINE S.P.A. CENE 5.3 58. 385 0,00 48,30 30 SIAC S.P.A. 63.091.548 4,052,747 GRASSOBBIO 68.926.601 3.841.707 9,25 -5,21 31 POLIPLAST S.P 41.629.236 2.541.308 PONTIROLO NUOVO 68.334.079 .A. 545.188 64, 15 78, 55 32 GUARNIFLON 86. 972 .060 161.92 CASNIGO 67.723.973 -22 S.P.A. 1.1 34. 021 600,27 ,13 33 OLDRATI GUA 65.790.369 5.346.706 CASTELLI CALEPI 66.798.486 RNIZIONI INDUST -6.671.731 -224,7 O 1,5 RIA 3 LI 34 ALFA LAVAL 8 76.320.812 512.307 VILLONGO OLMI S.P.A. 66.425.329 -12 456.920 -10,81 ,97 35 O.ME.FA. – S.P 62.767.504 975.657 65.685.348 SUSIO .A. OFF. MECCANIC 1.481.986 4,65 51, A FASSI 90 36 SEMATIC S.P 61. 212 1.0 .51 48. 1 458 .A. ALBINO 65.073.562 21.969 -97,90 6,31 37 COLDPACK S.R 53.984.981 550.282 OSIO SOTTO 64.611.421 .L. 441.685 -19,73 19,68 38 AMPACET ITA 55.465.456 2.695.275 MORNICO AL SER 62. LIA S.R.L. 265 3.5 .85 14.809 7 IO 12,26 30,41 57.730.250 39 ZAMBAITI PAR 1.355.780 TELGATE 60.247.307 TI S.P.A. 1.895.414 4,36 39,80 74.591.627 40 GLOBAL DI FAR 258.310 59.903.186 -19 ALBINO DELLI OTTORINO 450.540 ,69 74, 42 E C. S.R.L. 67.755.273 41 IRE-OMBRA 3.690.747 58.973.903 -12 S.PA. ROGNO 2.690.882 -27,09 ,96 42 IDRO TRADE 61.853.295 9.916.323 BERGAMO S.P.A. 58.927.126 9.0 15. 954 -4,73 -9,08 55.312.324 43 LOVATO ELE 2.371.750 57.080.746 LALLIO CTRIC S.P.A. 2.062.432 -13,04 3,20 55.242.635 44 M.E.G.A. - S.P 3.353.054 56.554.887 GORLE 3.774.201 .A. 2,3 12, 8 56 55.763.887 103.715 SCANZOROSCIATE 55.025.325 52.701 -49,19 -1,32 49.608.204 4.012.085 54.536.360 4.2 21. 103 9,93 5,21 812.332 3.607.848 344,13 2 3

VILLONGO

I

prossimi numeri del nostro mensile saranno caratterizzati da un rubrica speciale. Non sarà curata da un personaggio famoso, da un’opinionista di grido o da un politico in carriera, bensì vedrà come protagonista il vero motore della nostra economia, ossia le aziende manifatturiere del nostro territorio. In un periodo di crisi e di estrema difficoltà come quello attuale ci è sembrato doveroso dare il giusto risalto a una componente tanto vitale della nostra società, dando al contempo ai nostri lettori tutte le informazioni per conoscere da vicino realtà imprenditoriali che hanno portato in alto il nome di Bergamo in Europa e nel mondo intero. Partiremo dunque dalle prime 300 aziende manifatturiere della Bergamasca, descrivendole una per una: ognuna di esse, infatti, rappresenta una piccola-media-grande realtà dietro la quale si nascondono la dedizione e i sacrifici quotidiani di un imprenditore, la cura e l’amore per il prodotto (il vero Made in Italy, tanto decantato ma mai tutelato seriamente), l’impegno e la fatica dei lavoratori, un bagaglio di competenze e capacità unico al mondo. Storie che meritano di essere raccontate, andando al di là dei cancelli di uno stabilimento, pur con il rispetto necessario che si deve quando si entra nelle vite degli altri. E quella di un’impresa è una vita piena a tutti gli effetti, fatta di un passato, di un presente e di un futuro. Il nostro obiettivo è proprio quello di andare a riscoprire le origini di un’impresa, per poi focalizzarci sull’attualità e infine cercare di scoprirne gli scenari futuri. “Chi non ha 52 memoria non ha futuro”, si sente spesso dire. Ed ecco che riscoprendo la nostra storia riscopriamo anche le storie di quegli imprenditori che sono venuti prima di noi: coraggiosi, intraprendenti, laboriosi, instancabili. Ma Som non solo: hanno sempre messo prima d’ogni altra cosa l’attenzione mario.indd 52 al prodotto e alla relativa cura dei dettagli. Quel“saper fare” che ognuno di loro aveva nel sangue e che sapeva riconoscere in ciascuno dei dipendenti con cui lavorava. Storie che, per l’appunto, meritano di essere raccontate, anche solo attraverso quei prodotti che oggi sono arrivati fino ai giorni nostri, pur passando attraverso tutte le modifiche e le evoluzioni tecnologiche del tempo. Ma prodotti che vengono da lontano ed è bene farne tesoro in un epoca in cui sembra predominare l’immateriale, l’effimero, la finanza creativa, il mondo dei bit e delle autostrade informatiche. Per questo motivo descriveremo le aziende partendo da alcuni semplici dati: nome e comune di origine dell’azienda, per poi addentrarci in alcune componenti fondamentali come il fatturato (2012 e 2013) e gli utili (sempre relativi al biennio 2012-2013). Numeri che ci aiutano a capire la forza e la solidità delle nostre imprese, che hanno resistito (e continuano a farlo) nella tempesta “perfetta” in cui tutti siamo costretti a navigare.

03/02/15

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rg E am S o CLU Ec on S I o m VE ia

FO di T Be O

GIORGIO GORI:

«Bergamo ora

Il nostro mensile ha accompagnato il sindaco nelle vie della città Con lui abbiamo toccato, fisicamente e non, tutti i luoghi al centro del dibattito politico: dalla questione Moschea a Via Quarenghi dalla Stazione alla Caserma Montelungo, dalla movida di Borgo Santa Caterina al “sogno” del collegamento ferroviario con l’aeroporto di Orio al Serio 10


può ripartire

S

indaco, che bilancio trae dei suoi primi sei mesi alla guida del Comune di Bergamo? PalaFrizzoni era una macchina che si era un po’ abituata a girare a basso numero di giri. Noi abbiamo cercato di 11


dargli una spinta per riguadagnare un certo ritmo, che era mancato in questi anni. In Comune ci sono molti funzionari capaci, ma mancava un indirizzo politico chiaro: ci sono dunque le condizioni per fare buone cose, nonostante i forti limiti di natura economica. Oltre a questo pesa anche la ragnatela di norme e procedure che limita la produttività e ci tengo a sottolineare questo termine. Il Comune dà il ritmo alla comunità e una leadership forte può dare indirizzi di priorità: in questo senso sono molto positivo e se il clima generale andrà a migliorare, ne beneficeremo tutti. Bergamo, infatti, non è un’isola felice ed è preoccupante la questione lavoro: ogni giorno incontro o ricevo cittadini che mi segnalano problemi lavorativi.

luogo attrattivo perché frequentato dai giovani e dai cittadini, con negozi e botteghe, oppure resta consegnato a una situazione di marginalità rispetto alla vita della città. Passando ai vuoti urbani della città, molti nodi restano ancora da sciogliere. E la Caserma Montelungo è un po’ il simbolo di questo problema: lei ha dichiarato che la struttura rappresenta una priorità per la sua amministrazione, cosa farà in questo senso? E’ una delle questioni su cui siamo impegnati a trovare una soluzione in tempi

Partiamo da uno degli argomenti caldi all’ordine del giorno: la questione Moschea. Da un lato c’è la Costituzione, che ci dice che ognuno ha il diritto di professare liberamente il proprio credo religioso. Dall’altro se ci sono alcune migliaia di musulmani che ogni giorno sono impegnati a svolgere le loro preghiere le soluzioni sono di due tipi: o si riuniscono per strada o in luoghi più o meno clandestini, oppure si offre loro una dimensione controllata per l’esercizio del culto: questo può essere positivo per loro, ma anche per la comunità intera. Il lavoro che la commissione sta facendo è quindi proprio questo, ossia identificare aree adatte dove collocare strutture religiose e dove non emergano controindicazioni. Di certo non sarà né via Quarenghi né la Malpensata. In via Quarenghi i problemi, oltre a quello relativo alla moschea abusiva, sono molti. Cosa pensate di fare per allontanare lo spauracchio del ghetto? Per cinque anni chi ha governato la città prima di noi si è disinteressato della riqualificazione della via, che era partita con l’amministrazione Bruni e poi è stata messa nel frigorifero. E’ stato visto solo come un problema di controllo e repressione: questa componente è sicuramente importante, ma non è l’unica. Via Quarenghi o diventa un 12

rapidi. Pensi che ci lavoriamo ancor prima di essere eletti, ma individueremo velocemente una soluzione: non significa soltanto cosa farne della Montelungo, ma anche come dare il via all’operazione, in termini di finanziamenti e di tempistiche, occorre intraprendere una strada di fattibilità certa. Abbiate pazienza ancora qualche settimana: quello che posso dirvi è che la soluzione è consentita da una circostanza, ossia che l’interlocutore è uno solo, ossia la Cassa Depositi e Prestiti, che è il proprietario sia della Montelungo che dell’ex Ospedale. La soluzione la stiamo dunque cercando nell’equilibrio tra queste due grosse operazioni, che implicano investimenti per decine di milioni di euro, ma che sono importantissime per la città. Tocco ferro (dice scherzando).


Sulla questione-movida il Tar ha bocciato la vostra ordinanza che andava a favore dei residenti di Borgo Santa Caterina. Il muro contro muro è stato controproducente? Esistono esigenze di compatibilità tra il legittimo desiderio dei giovani di divertirsi e l’altrettanto legittimo desiderio dei residenti di riposare. Occorre che ognuno rinunci a un pezzettino: i ragazzi possono dunque divertirsi all’aperto, ma non senza limiti. Finora, inoltre, il fronte dei commercianti ha agito in modo disomogeneo e basta che tre bar restino aperti più a lungo perché ogni compromesso svanisca: o si crea un rapporto affidabile o l’autoregolamentazione diventa complicata. Questo problema non è di carattere emergenziale, perché c’è da molti anni e chi c’era prima di noi non ha fatto nulla per risolverlo. Dovremo approvare entro 100 giorni un nuovo regolamento, dopo la bocciatura dell’ordinanza da parte del Tar: è lì che noi possiamo intervenire, con l’idea di scriverlo attraverso il dialogo con tutte le parti interessate. (1)

(2)

(3)

Nella foto grande il Sindaco davanti alla Caserma Montelungo. (1) PASSO DOPO PASSO l’intervista con i giornalisti - (2) QUARTIERE MULTIETNICO in via Quarenghi - (3) DA WILLY il dialogo con i commercianti - (4) STAZIONE, CANTIERE INFINITO con Elena Villa, responsabile di Centostazioni

(4)

Non sarà pertanto né troppo restrittivo, né troppo lasco. Inoltre il bando sugli spazi estivi sarà contraddistinto proprio da una volontà di decongestione dei borghi storici, per delocalizzare la movida, e favoriremo il fatto che gli esercenti si consorzino, come avvenuto con l’esempio virtuoso di Sant’Agostino, con condizioni di vantaggio per tutti. A questo proposito lei ha promesso una revisione dei regolamenti comunali su dehors e occupazione di suolo

pubblico. Ci può anticipare qualcosa in questo senso? Ci metteremo mano per agevolare il più possibile l’attività degli esercenti, anche perché la ristorazione è uno dei pochi settori in espansione negli ultimi anni. Se noi scommettiamo sulla vocazione turistica della città non possiamo non tenerne conto: abbiamo quindi deciso di rendere più facile la vita a una serie di attività che hanno più possibilità di svilupparsi. Tavolini all’esterno e dehors, nel rispetto dei luoghi, rendono infatti le piazze e le vie della città più animate, più vissute e attraenti: non vedo 13


quindi ragione per ostacolarli. Riguardo alle imprese, lei ha promesso sconti sull’Imu e lotta alla burocrazia. Parole d’ordine che suonano come musica alle orecchie degli imprenditori. Andrà avanti in questo senso? Nel giro di 15 giorni ci sarà il passaggio in giunta e torneremo a incontrare le rappresentanze economiche: è un lavoro completo e ci teniamo a dire loro a che punto siamo arrivati. In Consiglio comunale arriverà entro metà febbraio il progetto che ha come obiettivo il fatto di rendere il territorio attrattivo per nuove imprese e la semplificazione può essere un beneficio per tutti. Vorremmo che in città si insediassero attività economiche innovative, legate ai mondi della ricerca, della tecnologia, della creatività: settori in cui Bergamo deve caratterizzarsi, anche in un’ottica futura. Passiamo alle infrastrutture: il restyling della stazione di Bergamo ha subito rallentamenti e continui rinvii della consegna lavori. E’ uno smacco per la città? Il Comune non è coinvolto direttamente e Centostazioni si è affidata a un’impresa molto lenta. Abbiamo mandato lettere, diffide, l’assessore Valesini è venuto a fare sopralluoghi sul cantiere tre volte la settimana: più di così non potevamo fare nulla. Nel frattempo stiamo procedendo spediti sulla riqualificazione della piazza, affidata a un architetto importante come Ines Lobo e in questo progetto è stata decisiva la collaborazione di Italcementi. Per l’inizio di Expo restituiremo dunque alla città un biglietto da visita adeguato e questo dimostra il nostro impegno verso una delle zone più sofferenti della città. Oltre a questo, abbiamo deciso di far ripartire il processo di riqualificazione del centro cittadino: il progetto Bergamo Open Space, che si avvale della partecipazione di chi quei luoghi li vive e li

frequenta. Il centro pensato da Piacentini era adatto ad una città diversa, ma ora Bergamo ha altre necessità. Capitolo Orio: il collegamento ferroviario rimarrà un sogno? Non so, sono sincero. Di certo l’attenzione intorno a quell’opera da parte delle forze politiche, dei sindacati e del mondo delle imprese è molto alta. Ci siamo mossi compatti nei confronti della Regione per farlo riconoscere come una delle priorità: si tratta davvero di una grande opera, che implica un investimento di 180 milioni di euro. La fattibilità è legata al fatto che sia il Pirellone che Rfi decidano e riconoscano che l’opera è importante per 14

mettere in rete Orio con tutto il resto del paese. Bisogna dare degli ordini di priorità e per noi il collegamento ferroviario dell’aeroporto con la città è al primo posto. Infine Ubi Banca: come giudica la trasformazione in Spa? In astratto non sono contrario a questo cambiamento, che presenta elementi di modernizzazione del credito italiano. Sono però preoccupato del mantenimento del legame con il territorio: le banche popolari in questi anni hanno riservato grande attenzione al welfare, alla cultura, alla vita stessa della città. Il mio timore è dunque che il territorio si possa ritrovare con meno risorse e questo può diventare un problema. Alessandro Belotti



Al convegno del Pd di Lovere

AGNELLI: «Jobs Act di per

arrivare gli ordini e le commesse» Il presidente di Confimi Impresa al dibattito sul Jobs Act «La politica ha spesso orizzonti limitati alla scadenza elettorale in una situazione d’emergenza occorrono risposte concrete su costo del lavoro e dell’energia»

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sé non crea lavoro, devono

S

indacati, politica e imprese: tre mondi molto diversi tra di loro per una sera riuniti intorno a un tavolo per discutere sul Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro voluta dal premier Renzi. Lunedì 15 dicembre, alla sala della Comunità Montana, a Lovere, è dunque andato in scena un dibattito vivace (ma costruttivo) tra i rappresentanti di questi tre componenti fondamentali della società italiana: all’incontro, organizzato dal coordinamento Pd Alto Sebino e dal circolo di Lovere, hanno partecipato Paolo Agnelli, presidente di Confimi Impresa, Antonio Misiani (deputato del Partito Democratico), Daniele Gazzoli (Cgil) e Vincenzo Dacunzo (Cisl). Nel corso dell’incontro sono dunque emerse posizioni molto diverse, ma unite dal desiderio di far ripartire e di rimettere in moto il nostro paese, sfiancato da una crisi economica, politica e sociale senza precedenti. A rompere il ghiaccio è stato Daniele Gazzoli della Cgil, che ha incentrato il suo intervento sulle problematiche tuttora esistenti nel mondo del lavoro: “Credo che di per sé il Job Act non invertirà il trend economico. Nella Finanziaria e nel Job Act mancano quelle forme in grado di creare occupazione, l’aspetto fondamentale su cui dobbiamo concentrarci. Invertire la questione

Antonio Misiani deputato del Partito Democratico

Daniele Gazzoli Cgil

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di come posso assumere o licenziare non farà infatti ripartire l’economia: sull’Art.18, ad esempio, si è deciso di dar ragione a quel 2% di imprenditori che dicono di non investire in Italia perché non c’è l’Art.18. Renzi ha rivendicato con orgoglio alcuni passaggi come: “Non dobbiamo discutere con le organizzazione sindacali, non mi faccio dettare la linea”. Il sindacato, però, cerca di misurarsi con l’interesse generale del paese e quello del premier è un attacco al ruolo confederale: attenzione, perché i sindacati rappresentano il miglior argine ad alcuni fenomeni degenerativi del nostro paese”. Per Dacunzo della Cisl “il dibattito sull’art.18 ha oscurato tutte le parti positive di questa legge: come organizzazione sindacale ci batteremo sempre per mantenere il reintegro per tutto ciò che è immotivato. Detto questo, la linea scelta dal governo non è andata nella direzione del dialogo con chi rappresenta il mondo del lavoro, ma c’è bisogno di un patto sociale per lo sviluppo, che non può essere fatto in solitaria. Il paese ne ha bisogno per ripartire, per uscire dalla profonda crisi sistemica che sta attraversando”. Dopo il punto di vista dei rappresentanti del mondo sindacale, l’incontro ha visto l’intervento del presidente di Confimi Impresa, Paolo Agnelli, che ha ribadito le priorità per le Pmi: creare le condizioni perché le imprese possano essere competitive a livello globale: “Si parla tanto di “Art.18 sì, Art.18 no”, ma la vera domanda è: arrivano gli ordini? No, non arrivano e su alcune cose mi sento d’accordo con la Cgil e la Cisl. Gli ordini non vengono emessi perché qualcuno ci sta portando via le commesse (parliamo di export, perché i consumi interni sono al minimo storico). Nell’epoca della globalizzazione nei nostri supermercati arrivano pentole cinesi e prodotti tessili dalla Cambogia: questo significa azzerare il lavoro in Italia, basti pensare che soltanto la Cina esporta nel nostro paese 30 miliardi di prodotti. Abbiamo aperto le frontiere, senza nessun tipo di protezione e i nodi sono arrivati al pettine. Per contro, come fanno le nostre imprese ad andare ad aggredire i mercati esteri con un costo fiscale del lavoro più alto d’Europa e le paghe più basse del Vecchio Continente? Come se non bastasse, abbiamo il costo dell’energia elettrica più alto del mondo: 18

Agnelli: «litigare sull’Art.18 è sbagliato quando la nave sta affondando bisogna concentrarsi sui problemi veri: costo del lavoro e dell’energia» 1 kW di energia sul mercato costa 54 dollari, ma viene venduto alle aziende a 190 euro. Tra accise e formula varie avviene dunque una quadruplicazione del costo iniziale. Come può dunque essere competitiva un’impresa sui mercati esteri se massacri il lavoro e l’energia?”. Nel suo intervento, Agnelli ha sottolineato come l’Italia parte svantaggiata a livello competitivo non solo a livello globale, ma anche rispetto ai paesi dell’Europa dell’Est: “Guardiamo alla concorrenza in Europa, alla Polonia, per esempio. Ebbene,un operaio nostro costa come quattro loro, mentre se noi abbiamo un costo dell’energia più caro dell’83% rispetto alla media europea, loro hanno un costo inferiore del 17% rispetto alla

media europea - ha sottolineato il presidente di Confimi Impresa - è quindi evidente che il divario, in questi due settori cruciali per le Pmi, è troppo ampio. Per tutti questi motivi la politica non può avere come orizzonte soltanto le prossime elezioni, specialmente in una situazione di emergenza come quella attuale: mentre i partiti litigano tra di loro, ogni ora chiudono 4,2 imprese. Dobbiamo quindi metterci in testa che non stiamo parlando soltanto di una crisi, che è di per sé ciclica, ma di un vero e proprio status e dobbiamo porci alcune domande: vogliamo tenere la siderurgia o la vendiamo a indiani e tedeschi? Lo Stato deve farsene cura e su questo punto sono perfettamente d’accordo con la Fiom: dobbiamo


costruire un po’ di scheletro a questa nazione. Dal 2008, ossia dall’inizio della crisi, hanno chiuso 600mila imprese, dato impressionante di per sé, ma c’è dell’altro: quando chiude un’azienda da 5,10,15 dipendenti non chiude solo il titolare, ma si va a perdere un know-how unico, non nascerà più una squadra composta da questi bravi operai. Per questo motivo litigare sull’Art.18 è sbagliato quando la nave sta affondando, bisogna concentrarsi sui problemi veri: costo del lavoro e dell’energia in primis, ma anche tempi della giustizia e lotta alla corruzione. Sono questi i motivi che ostacolano chi vuole investire in Italia, non altri”. Per il parlamentare del Pd Antonio Misiani “invertire il ciclo economico è compito delle politiche economiche a livello europeo, anche perché la linea la dà Bruxelles. Non è certo compito di una riforma del mercato del lavoro rilanciare l’economia: detto questo la politica è chiamata a creare soluzioni per chi fa

impresa. L’obiettivo della Legge Delega è quindi quello di far funzionare meglio il mercato del lavoro: su 100 persone assunte soltanto 16 hanno un contratto a tempo indeterminato, gli altri hanno contratti flessibili o precari. Anche in una fase di crisi è quindi giusto cambiare le forme contrattuali e rafforzare le reti e e le soluzioni di reintegro nel mercato del lavoro, attraverso forme di sostegno condizionate all’attivazione per cercare una nuova occupazione. In questo senso la Legge Delega ci avvicina agli altri paesi europei e va nella direzione giusta, incentivando il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Per quanto riguarda l’Art. 18, la revisione dell’istituto della reintegra ha la filosofia di dare certezza alle imprese nel momento in cui assumono un lavoro a tempo indeterminato a fronte delle incertezze. Per contro, il dibattito sull’Art.18 è stato caricato di ideologia, mentre avrei preferito che ci si concentrasse su altri aspetti. Non ho quindi condiviso alcuni accenti utilizzati dal premier nella sua dialettica con i sindacati, ma ci sono stati anche toni eccessivi nelle risposte da parte sindacale: è stato un po’ discutibile, infatti, proclamare uno sciopero generale contro un governo che nelle legge di Stabilità ha previsto 10 miliardi per il lavoro dipendente, un’operazione di certo non paragonabile a quella di altri governi”.

Agnelli ha infine voluto ribadire la propria contrarietà ai dettami troppo rigidi imposti dall’Unione Europea, eccessivamente dannosi per le imprese italiane e per la ripresa economica del nostro paese: ”Nel confronto con l’Europa dobbiamo mettere alcuni paletti: Fiscal Kompact e rapporto deficit/Pil al 3% sono vincoli che non siamo in grado di mantenere: se ci facciamo comandare dalla Bundesbank o dalla Merkel andiamo alla rovina. L’Unione Europea è nata in tempi non sospetti e con intenti nobili, ma oggi vediamo che i singoli paesi, come la Germania e i paesi del Nord, guardano alle loro finanze e ci chiamano “Europa del Sud”: è un concetto mutuato dalla banche, ci danno già per spacciati. D’altro canto la politica indotta dall’Europa è quella delle grande finanza, che è diventata troppo forte, e non quella dell’industria: la politica delle banche, che è importantissima per l’economia, si è azzerata e hanno chiuso i rubinetti. Basilea 3, infatti, non tutela le nostre imprese: come si fa a pretendere che i conti delle aziende siano floridi e con il segno + davanti a tutti gli indicatori? Dopo un periodo così, o sei già morto o sei dissanguato e in crisi. Per Basilea 3 sei fuori, sei escluso. Occorre pensare a queste cose prima di altre”. Alessandro Belotti

Vincenzo Dacunzo Cisl

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Matteo Rossi non ha vinto le elezioni provinciali non dispone della maggioranza dei consiglieri e deve scendere a patti con tutti

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ergamo. A gennaio Vanessa Bonaiti è stata nominata, dalla Provincia di Bergamo, Presidente della Fondazione Istituto Sordomuti di Torre Boldone. Subito alcuni esponenti del Partito Democratico, lo stesso partito del Presidente della Provincia, hanno criticato la nomina. Uno su tutti, il giovane consigliere regionale Jacopo Scandella: “È vero che in una grande coalizione bisogna saper mandare giù bocconi amari ma è evidente come la nomina non sia stata gradita”. D’altronde, è comprensibile quanto sia difficile per un partito che ritiene d’aver vinto le elezioni in provincia, digerire nomine di esponenti del centrodestra nelle partecipate della provincia. Prima fu la volta del Senatore di Forza Italia, Enrico Piccinelli, nominato nel cda di Sacbo in quota Provincia. Poi, la Bonaiti, attualmente assessore ai Servizi Sociali di Torre Boldone. Una nomina molto furba quest’ultima. La Bonaiti, infatti, è ritenuta vicina a Fratelli d’Italia che, in provincia, ha un consigliere: il Sindaco di Sant’Omobono, Demis Todeschini. Lei, inoltre, fa parte di una Giunta civica il cui Sindaco, in occasione delle elezioni provinciali, ha sostenuto la lista “Provincia bene comune” che è riuscita ad eleggere due consiglieri. La stessa, inoltre, è vicina anche ad ambienti leghisti. Non può sfuggire, infatti, come sia proprio Vanessa Bonaiti l’avvocato difensore di Roberto Anelli, attuale consigliere regionale della Lega Nord, nella vicenda della ex cava Fornaci (vicenda dalla quale lui è uscito pulito ndr). Ben si capisce, dunque, come questa nomina

Tutti i guai di via Tasso

serva per tener buoni rapporti con diverse realtà, tutte indispensabili per la tenuta della maggioranza che sostiene Rossi. L’attuale Presidente della Provincia, infatti, ha certamente battuto lo sfidante Beppe Pezzoni alle ultime elezioni ma il suo partito, il PD, non è riuscito ad ottenere la maggioranza in Consiglio. Tutto nasce da un sistema elettorale che prevede due voti distinti: uno per il Presidente ed uno per il Consiglio. Risultato: in via Tasso, ad oggi, il PD conta sette consiglieri su sedici; ogni voto, dunque, diventa importante per tenere in piedi la sua gestione. Si spiega, allora, come lo stesso debba cercare di accontentare un po’ tutti. Il rischio, però, è scontentare il suo stesso partito, come peraltro sta accadendo. Nel PD, infatti, il malumore verso Rossi aumenta di giorno in giorno. Come non citare, a tal proposito, il pensiero dell’ex Sindaco di Casnigo, Giuseppe Imberti: “Con il suo atteggiamento anti-immigrati Sessa è il sindaco peggiore di tutti, e Bonaiti è una sua espressione. Una scelta del genere equivale a segare le gambe a tutto il PD della valle. Rossi sta dimostrando di non essere nemmeno in grado di amministrare una bocciofila”. Oltre a ciò Rossi appare ulteriormente indebolito dalla vicenda delle firme false per le elezioni regionali del 2010, una vicenda che lui ha chiuso patteggiando sei mesi e salvandosi dalla mannaia della Legge Severino (la quale prevede incompatibilità con ruoli amministrativi negli enti locali per i condannati a più di sei mesi ndr) ma che, inevitabilmente lo indebolisce agli occhi di un elettorato, quello democratico, il quale ha sempre fatto della questione morale una bandiera. Conseguenza di tutto ciò è che Rossi non solo deve sudarsi ogni singolo voto in consiglio per arrivare alla fatidica maggioranza ma deve pure ingraziarsi tutti affinché nessuno abbia da osservare sulla sua fedina penale. 20


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«Il problema della puntualità è uno dei miei crucci quotidiani ho incontrato i pendolari e ho toccato con mano che in generale, quando si parla di trasporto pubblico regionale la questione più sentita è proprio la puntualità»

Foto Fabio Toschi

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Regione Lombardia

Alessandro Sorte tutto il peso delle infrastrutture Pendolari, variante di Zogno, BreBeMi ed autostrada Bergamo-Treviglio Le questioni che Alessandro Sorte, giovanissimo neoassessore regionale bergamasco, si trova ad affrontare sono tante e complesse Ne ha parlato con noi

B

ergamo. Abbiamo incontrato il neo Assessore alle Infrastrutture di Regione Lombardia, il trentenne di Brignano Alessandro Sorte, per un confronto sulle questioni più rilevanti del momento: dalla BreBeMi alla Variante di Zogno, passando per il discusso progetto dell’autostrada Bergamo-Treviglio, senza tralasciare la situazione del trasporto ferroviario regionale.

tra impatto ambientale, in termini di consumo di suolo, e reale necessità dell’opera sia proporzionato. In poche parole, in molti pensano che non ce ne sia bisogno. Cosa ne pensa? Sono favorevole ma bisogna capire quale sia l’impatto ambientale. Ho in agenda un incontro con Ettore Pirovano (l’ex Presidente della Provincia di Bergamo ndr) che è l’attuale Presidente della società per la costruzione dell’autostrada. Se l’impatto è forte, quell’opera è da

Assessore, l’ex Presidente Formigoni sostiene che l’indice di puntualità di Trenord è peggiorato. È vero? In realtà Formigoni lo dice perchè io l’ho dichiarato. Dopo Biesuz (l’ex ad di Trenord ndr), l’azienda ha vissuto un momento di transizione. Ora si sta lavorando per recuperare e tornare ai livelli di prima. Il problema della puntualità è uno dei miei crucci quotidiani: io ho incontrato i pendolari, sia viaggiando con loro sia ricevendo i comitati, ed ho toccato con mano che, in generale, quando si parla di trasporto pubblico regionale, la questione più sentita è proprio la puntualità. Quando un treno ritarda, infatti, si perdono ore di lavoro, saltano appuntamenti e gli studenti perdono ore di lezione. Noi non ci possiamo permettere questo e stiamo lavorando alacremente per migliorare. Parlando di strade ed autostrade, invece, cosa ne pensa della BreBeMi? È un’opera positiva anche se ha delle criticità come le alte tariffe. Col senno di poi, forse, tre corsie sono sproporzionate ma bisogna anche considerare che, a tutt’oggi, manca lo svincolo di Brescia ed il raccordo con la Teem (Tangenziale Est Esterna Milanese, attualmente in costruzione ndr). Nel complesso, la BreBeMi ha margini di crescita; può avere un mercato. E dell’autostrada Bergamo-Treviglio? Si dubita che il rapporto

ripensare. In ogni caso, sono convinto che ancora non esista un progetto definitivo dell’opera. La Variante di Zogno, invece, è in costruzione ed è un’opera fondamentale ed attesissima per la viabilità della Val Brembana. Come procedono i lavori? La variante di Zogno è un’opera di grande importanza. In base al nuovo cronoprogramma, predisposto dalla Provincia di Bergamo, prevediamo il completamento dei lavori entro dicembre 2017. 23


Il fatto è che, durante l’esecuzione dei lavori si è trovata una situazione diversa rispetto a quella stimata, con la conseguenza che si sono rese necessarie delle varianti. A seguito di una perizia di variante, la Provincia ha stimato in 23,8 milioni di Euro gli extracosti necessari per completare l’opera e metterla in esercizio e ha chiesto alla Regione Lombardia di stanziare ulteriori sedici milioni di Euro, come quota di compartecipazione. Con grande tempismo, lo scorso 5 dicembre, la Giunta regionale ha assegnato alla Provincia di Bergamo i sedici milioni richiesti. L’erogazione delle risorse avverrà quando anche la Provincia metterà a bilancio la propria quota di cofinanziamento pari a sette milioni e ottocentomila Euro e sarà acquisito il parere favorevole dell’Unità tecnica sulla perizia di variante. C’è comunque la massima attenzione e disponibilità affinché l’iter prosegua con trasparenza e l’opera sia ultimata nel più breve tempo possibile. C’è, infine, un’altra opera alla quale Regione Lombardia ed il mio Assessorato, in particolare, sono molto interessate per la bergamasca: la variante di Cisano. La variante di Cisano? Sì, si tratta di un’opera da quaranta milioni di Euro il cui finanziamento è così ripartito: venticinque milioni e ottocentomila Euro con risorse di Legge Obiettivo, da confermare in sede di approvazione del progetto definitivo; cinque milioni di Euro con risorse regionali ex d.lgs 112/98, già stanziate; poco più di nove milioni di Euro, con risorse ministeriali di cui circa otto dallo “Sblocca Italia” e la restante parte da reperire in sede di approvazione da parte del CIPE. L’intervento fa parte del potenziamento dell’attuale

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itinerario di connessione tra Lecco e Bergamo, con la realizzazione di nuove tratte in variante alla ex SS 639. Le opere da realizzare sono state definite congiuntamente dalle due Province di Lecco e di Bergamo ed inserite nella delibera CIPE del 21 dicembre 2001, attuativa della Legge Obiettivo, quali opere complementari del Sistema Viabilistico Pedemontano. Gli interventi in carico alla Provincia di Bergamo sono nello specifico: la variante di Cisano Bergamasco ed il collegamento Calusco d’Adda - Terno d’Isola. L’iter di realizzazione della variante di Cisano è ben avviato: il progetto preliminare è stato approvato dal CIPE con Deliberazione n. 89 del 29 marzo 2006 mentre il 12 gennaio 2015, si è svolta la Conferenza di Servizi Ministeriale per acquisire i pareri degli Enti. Lei è anche Coordinatore di Forza Italia. Si ricandiderà? Il congresso è confermato per il 15 febbraio; non mi ricandiderò. Si sta studiando l’ipotesi di lanciare un giovane con una squadra giovane. CDG


28/02/2015.


Rete MMT

OCCUPAZIONE vs AMBIENTE LA DISOCCUPAZIONE NON È MAI UN FENOMENO “NATURALE”

E

norme attenzione politica, mediatica e sindacale è spesso rivolta a realtà produttive che, nonostante danneggino in modo pesante il benessere delle comunità in cui operano e nonostante creino più effetti negativi generali che ricchezza privata, nonostante rappresentino un elemento di disturbo alla sinergia del tessuto produttivo territoriale non riescono ad essere chiuse perché “danno lavoro”. Sembra esistere quindi un dilemma apparentemente senza soluzione: o la rovina di un territorio o la tragedia sociale della disoccupazione. Il miglior modo per giustificare l’immobilismo di fronte ad un problema è presentarlo come irrisolvibile. Ma facciamo un passo indietro. Poniamoci alcune domande: il problema della mancanza di lavoro dipende dalla mancanza di cose utili da fare nel mondo? Tutti, se ci pensiamo un po’, potremmo fare una lista lunghissima di cose “utili”, per noi o per gli altri, che potremmo realizzare in una giornata e sicuramente ci accorgeremmo che non potremmo mai fisicamente eseguirle tutte anche se rinunciassimo al sonno. Lo stesso discorso vale ragionando in aggregato: esisteranno sempre molte più cose da fare nel mondo che persone in grado di farle. Facciamo un esempio:

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a tutti farebbe molto comodo avere un assistente, un segretario personale, se non due o tre, ma ci sono sufficienti persone al mondo perché tutti abbiano un assistente personale? No e non ci saranno mai! Se usiamo metà della popolazione per dare assistenti all’altra metà avremmo già esaurito tutte le persone esistenti. Questo ci porta a concludere che la mancanza di lavoro non dipende dalla mancanza naturale di cose “utili” da fare. Ma il lavoro è solo un attività utile? Ovviamente no: è anche e soprattutto un’attività remunerata e qui cominciano i problemi. Perché ci sia lavoro nelle economie moderne, è necessario che vi sia una spesa monetaria, un investimento che compri, pagandola, la forza lavoro. Ma come ben sappiamo i soldi sembrano mancare sempre, specialmente ultimamente. LIMITE ALL’INVESTIMENTO = LIMITE ALL’OCCUPAZIONE Quindi, se ci pensiamo bene la disoccupazione dipende solo dalla mancanza di un investimento monetario e poiché la moneta moderna, oggi, non è altro che un numero contabile nei registri della banca centrale e delle banche commerciali capiamo che il collo di bottiglia viene da lì. Non dalle cose da fare bensì dalla gestione della moneta, dalla limitazione artificiale e artificiosa degli


investimenti in un’economia. Forse questo discorso potrebbe sembrare semplicistico. Per i privati può essere un problema indebitarsi con le banche per investire ed è vero! Gli investimenti che i privati possono eseguire, anche indebitandosi, sono proporzionali ai loro ricavi. Al contrario lo Stato, normalmente, non ha questo tipo di vincoli nonostante i media ci facciano pensare diversamente: lo Stato solitamente è la fonte, l’emettitore, l’unico creatore della valuta e per questo non potrà mai rimanere sprovvisto. Lo stato non potrà mai nei suoi investimenti a causa di una “naturale scarsità di moneta”. Lo Stato svizzero, per esempio, potrà rimanere a corto di svizzeri da impiegare, ma mai di franchi svizzeri da spendere! L’occupazione è quindi limitata dal’investimento monetario nel suo complesso e non può trovare soluzione direttamente nell’investimento privato. LA CHIAVE DELL’OCCUPAZIONE:

L’INVESTIMENTO IN DEFICIT l’investimento pubblico non solo crea direttamente occupazione ma fa aumentare anche i ricavi del privato influenzando indirettamente l’occupazione nel privato. Quando lo stato investe e spende il privato incassa, dal dipendente pubblico all’indotto della azienda appaltatrice. Inevitabilmente se lo stato spende ed investe di più (senza aumentare le tasse), consumi, investimenti ed occupazione nel privato non potranno che aumentare. L’azione statale di investire, ed in generale spendere, più del gettito fiscale si definisce spesa in deficit. Operazione che i trattati europei oggi ci impediscono di fare. Possiamo ora mettere bene a fuoco come l’ambiente non sia mai un limite all’occupazione: semplicemente se un attività si rivela essere nel suo complesso produttrice di maggiori costi sociali che di ricchezza privata semplicemente si deve chiudere e

investire in altro, ma per fare questo c’è bisogno di una politica economica ed industriale con la P maiuscola. Per fare questo è necessario avere una visione e la capacità di costruire un progetto riuscendo ad andare contro alcuni interessi privati. Per fare questo lo stato non deve usare una valuta costruita per vincolarne la capacità di spesa. Questo è il problema! Se l’ILVA è produttrice di cancro prima che di acciaio, e non vi è modo di renderla un azienda sostenibile, allora semplicemente deve chiudere e lo stato deve creare un investimento pubblico in deficit che induca l’espansione del resto dell’economia privata. L’ambiente é un ulteriore occasione per trovare cose utili da fare non un limite all’occupazione! La cura dell’ambiente é una fonte di nuova occupazione se lo stato può spendere la sua moneta! Ivan Invernizzi

IL 70% DEL PIL MONDIALE È COMPOSTO DA SERVIZI.

CRESCITA ED OCCUPAZIONE NON SONO SINONIMO DI MAGGIORE SFRUTTAMENTO DELLE RISORSE NATURALI. Warren Mosler capo-economista MMT

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Rete M MT Lombardia


Il libro

La nuova azienda potrebbe non essere un’utopia

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ella suggestiva cornice di Bergamo Alta si è tenuta la presentazione da parte della psicologa Silvana Bonanni, del professore Emilio Gattico e della stessa autrice, dottoressa Mariella Sassone, del libro “Memorie di una Cernia”. Durante la presentazione, organizzata dal Circolo Culturale Fonovideoteca Gavazzoni di Bergamo, molte sono state le domande di interessati spettatori relativamente al singolare contenuto del libro. In effetti la scrittrice nello sviluppare il testo ha voluto esplorare con una luce differente e soprattutto non convenzionale il sempre più complesso mondo del lavoro, presso la nostra civiltà occidentale. Ebbene, più che riassumere quanto esposto, può senz’altro valere la pena sentire quanto la stessa ci ha risposto in merito a molti punti della trattazione.

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I processi si aggregano a vari livelli e secondo differenti criteri: aggregando i processi per affinità di specie delle operazioni che li compongono si configurano le coordinazioni parziali che sono insiemi ordinati di processi legati da rilevanti relazioni di interdipendenza

Mariella, cosa ti ha spinto a scrivere un libro del genere? Volevo indagare i meccanismi dell’organizzazione, anche attraverso il paradosso. I tempi di Fantozzi sono ormai lontani, e da allora il “mondo del lavoro” non è stato più teatro o oggetto di fiction. Il gioco è stato quello di dilatare e deformare una realtà esistente, di aumentarne i pixel e vedere che succede. Nello scrivere pian piano mi rendevo conto che il surreale che andavo descrivendo non era poi così tanto lontano dalla realtà. Che tipo di organizzazione descrivi? Il romanzo si svolge in U.F.O., Unuseful Finality Organization che, come s’intuisce dall’acronimo, è un’organizzazione che non serve a nulla e proprio per questo utilissima! Non produce e non inquina. Che fa? Ricicla risorse umane, ossia compra sottocosto rami d’azienda, ottiene sussidi statali per prepensionamenti, agevolazioni fiscali per aziende in crisi, eccetera, e dopo aver “rottamato” un pò di gente a spese dello stato, si rivende quel che rimane ad altre società che intendono “abbattere” gli utili.


Nel romanzo i rami d’azienda sono costituiti da persone, ovviamente, persone gestite dall’organizzazione al pari di merce. L’U.F.O. è il teatro della vicenda ma è protagonista anche’essa: la sua storia e quella della Cernia si intrecciano, le vicende dell’uomo e dell’organizzazione si affiancano, entrambi esseri che vivono in simbiosi, ognuno si nutre dell’altro e sembrerebbe che sia proprio l’organizzazione ad essere vincente sull’uomo, lui la Cernia, vive nel terrore di essere “rottamato” nonostante il suo ruolo, quello di Hunter, un manager con licenza di uccidere in una guerra senza regole e confini alla conquista di una posizione. Come si evolve l’organizzazione? La Nuova U.F.O., ritrova una nuova estetica e ricostruisce per se e per le sue componenti (componente è l’evoluzione dell’uomo merce!) una nuova etica di funzionalità che motiva il profitto e crea nuove regole nel mercato del lavoro. Hai un ufficio o una funzione aziendale che non ti soddisfa? Facile, scambi la vecchia con una nuova già funzionante e collaudata. Grazie ad A.B.C., Advance Business Customer, la quale progetta complessi aziendali alle stregua di apparati tecnologici, risultanti dall’assemblaggio di circuiti, e ti permette di fare lo switch. Così, se vuoi costituire una fabbrica che produce 100 bicicette al giorno, l’A.B.C. te la progetta nei dettagli e se vuoi te ne fornisce tutti i singoli “moduli” comprensivi delle persone. In pratica la vecchia U.F.O è diventa una sorta di IKEA d’impresa, ma qualcosa è sostanzialmente cambiato, le persone sono diventate componenti e non merci. I rami d’azienda non sono più informi aggolerati di merce ma un insieme di componenti con una funzione ed una loro specifica mission. Se la vecchia organizzazione aveva finito per generare un processo di reificazione dell’umano, la nuova avrà la facoltà di restituire alla merceuomo funzionalità e quindi finalità (scopo di esistere). Il tuo però è un libro sarcastico e divertente! Nessuna proposta e nessuna denuncia, nessun dito puntato, ma solo una descrizione satirica e grottesca, l’unica forma in cui può essere rappresentato il dramma della perdita di un posto di lavoro al lettore, che solo in questa chiave può fruire in maniera critica della narrazione. In questo scenario, oltre all’azienda, chi sono i protagonisti? Il protagonista è la Cernia: è lui che racconta le sua vita in azienda. Altri Hunter sono presenti e coprotagonisti della vicenda ma questo lo lascio scoprire al lettore. Questo avveniva in Città Alta venerdi 16 gennaio nel tardo pomeriggio di fronte, come dicevo, ad un’attenta e soprattutto attonita platea. Cosa vorrà dire sentirsi parte di un gruppo che viene acquistato nel suo insieme in quanto nel suo “unicum” ritenuto il migliore ed il più efficiente per quella o quell’altra funzione?

Certo, verrebbe da riflettere che se “mal comune è mezzo gaudio” la soluzione potrebbe apparire geniale in quanto il gruppo mantiene una sua unitarietà e tutti assieme rappresentano un entità competitiva per effetto del contributo di ciascun componente, nessuno escluso. Forse a nostro dire, per essere necessariamente critici, potrebbe essere più articolato e difficoltoso gestire i “pezzi” d’impresa rispetto alle singole individualità come oggi correntemente avviene con le società di lavoro interinale, ma lasciamo ai lettori trarre le loro conclusioni e magari seminare qualche idea per innovare anche in questo campo, restituendo maggiore autostima ai singoli lavoratori. Last but not least, vale la pena riportare anche ciò che commenta Lara Crunò (Espresso online), ovvero: ”Se l’alienazione dell’esistenza umana nelle grandi organizzazioni è il tema della modernità e della postmodernità, Mariella Sassone vi costruisce una variazione romanzesca intelligente e arguta[…] Farsa ma non troppo, Memorie di una cernia lascia in bocca il sapore amaro delle verità che non vogliamo mai dirci: che la vita di ciascuno, nell’antro più o meno buio, nel piano più o meno alto di una qualsiasi piramide aziendale, non è nella sostanza diversa da quella dei dipendenti dell’UFO: volatile, intercambiabile, e in qualche modo già aliena”. Claudio Rossi 29


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oma. È un’intervista a tutto campo quella che il Senatore b e r g a m a s c o Giacomo Stucchi ha deciso di concederci come Presidente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, in un momento delicato per la sicurezza nazionale: i fatti di Parigi, la strage al supermercato ebraico e l’assalto alla redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo hanno scosso molto tutti, soprattutto noi che operiamo appieno nel settore dell’informazione. Con il Senatore Stucchi, giornalista come noi, è stata una lunga chiacchierata che, partendo dal

Giacomo Stucchi

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Copasir

«Tutto l’occidente

è NEL MIRINO inutile e grave è ignorarlo» I nostri servizi segreti prestano massima attenzione per evitare attentati; niente è lasciato al caso. Nessuno può dire con certezza che tra gli sbarcati di Mare Nostrum vi siano pure dei jihadisti ma allo stesso modo nessuno può escluderlo suo ruolo a Roma, ha voluto affrontare anche il caldissimo tema della realizzazione di una nuova moschea a Bergamo. Quali sono i compiti del Copasir e qual è il Suo ruolo come Presidente? Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica è un organo del Parlamento, incaricato del controllo dei Servizi segreti. Tra i suoi compiti più importanti, in estrema sintesi, vi sono: la verifica che l’attività del Sis (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica) avvenga nel rispetto della Costituzione e delle leggi; l’acquisizione di documenti e informazioni dal Sis e dagli organi della Pubblica amministrazione in genere. Il Comitato riceve inoltre dalla Presidenza del Consiglio la relazione semestrale sull’attività di AISE e AISI, contenente un’analisi della situazione e dei pericoli per la sicurezza. La responsabilità dell’organo parlamentare è in capo, in primis, al Presidente. Parlando di sicurezza nazionale e servizi segreti, cosa dice la relazione semestrale sull’attività di AISE e AISI? Esiste il pericolo di attentati terroristici di matrice islamica anche in Italia, come accaduto in Francia? Le relazioni semestrali delle due Agenzie consistono in un’ampia e dettagliata analisi degli scenari interni ed internazionali, con informazioni specifiche su singole questioni o teatri nei quali si può concentrare l’attività delle Agenzie e il loro contenuto è segreto. La nostra intelligence presta molta attenzione a quel fenomeno che Raffaello Pantucci (Director of International Security Studies del Royal United Service Institute di Londra ndr) definisce “lupi in muta”, anche perchè parlando in gergo tecnico, siamo passati dalle “punture di vespa” al “Lumpenterrorismo”. Per quanto riguarda, invece, il pericolo di attentati di matrice islamica in Italia, posso dire che i servizi prestano massima attenzione per evitare che questi possano verificarsi. Niente viene lasciato al

caso. Come riferito al Copasir dall’Autorità delegata per la Sicurezza della Repubblica, Marco Minniti, l’analisi di quanto accaduto in Francia ha fornito indicazioni utili su come difendersi da eventuali attacchi terroristi in Italia. Al centro dell’attenzione è la nuova forma di terrorismo, fatto da piccoli gruppi e per questo più difficili da individuare. Anche se al momento non esistono specifiche evidenze di possibili attentati, atti e gesti drammatici possono essere

messi a segno in qualsiasi Paese, perché nel mirino dei terroristi c’è tutto l’Occidente: tutto è possibile ma questo non vuol dire che sia anche probabile. Il rischio emulazione esiste e perciò l’attenzione deve restare alta. Quali sono i luoghi sensibili e le città più esposte? Anche se facessi un lunghissimo elenco di certo non conterrebbe un luogo come quello del market parigino che è stato tragico teatro di uno dei due atti terroristici. Con questo voglio dire che non esiste un elenco esaustivo perché certi cani sciolti possono colpire ovunque. Certo, ci sono delle linee guida che suggeriscono luoghi e contesti da tenere sotto controllo. Per esempio le manifestazioni e i luoghi con la presenza contestuale di tantissime persone, 31


o di rappresentanti di istituzioni italiane o straniere, sono occasioni appetibili per coloro che vogliono compiere dei gesti eclatanti, molto forti. Quali precauzioni sta adottando il Governo con riguardo, in particolare, al terrorismo di matrice religiosa? Secondo lei Alfano, come Ministro degli Interni, sta facendo tutto il possibile per evitare il pericolo di tali eventi in Italia? Io posso rispondere come Comitato che lavora in via preventiva e che ha sempre svolto il suo ruolo di controllo acquisendo tutte le informazioni che riteneva utili; un lavoro che va avanti da mesi e che oggi ci porta a poter parlare del terrorismo jihadista conoscendone i contesti e gli scenari, peraltro in rapida e continua evoluzione. Come Comitato, chiediamo al Governo di stanziare più fondi per assumere nuovi 007 e acquisire nuove attrezzature. Gli agenti sono “Global warriors”. L’Italia non può restare a guardare. Ma naturalmente tutto ciò che riguarda il controllo del terrorismo appartiene al Ministero dell’Interno e da questo mi aspetto un impegno massimo e deciso. Il suo movimento politico, la Lega Nord, contesta la politica delle porte aperte, inaugurata con questa legislatura dal Governo Letta, prima, e dal Governo Renzi, ora, con Mare Nostrum ed altre operazioni simili. Per quale ragione? Se il passaggio da Mare Nostrum a Triton doveva rappresentare una svolta nel controllo degli immigrati verso le coste del nostro Paese, ebbene questa svolta proprio non c’è stata. Nel senso che non è cambiato nulla e gli immigrati continuano ad arrivare come è più di prima. La Lega vive giustamente questa “invasione” con preoccupazione, così come dovrebbero fare tutte le altre forze politiche, perché nell’anno appena trascorso sono sbarcati 200 mila immigrati e una parte di questi non si sa neppure dove sia. Nessuno può dire con certezza che tra essi ci siano pure jihadisti ma allo stesso modo nessuno può escluderlo. Inoltre io non metterei la mano sul fuoco sulla vulgata governativa che per questa gente il nostro sia solo un paese di transito. Ma comunque sia il punto 32

è che il governo Renzi e l’Ue non hanno mosso un dito soprattutto per cercare di spostare il baricentro di questo fenomeno: il Mediterraneo non può continuare a essere il centro di tutto ma bisogna intervenire sulle coste del Nord Africa per distinguere già lì il clandestino dall’immigrato irregolare. I due status sono molto diversi tra loro ed è proprio il farne un unico fascio che penalizza i veri rifugiati e avvantaggia i fuorilegge.

iniziative politiche in programma sul tema? A Bergamo, così come a Milano, la tendenza delle amministrazioni locali di sinistra è quella di concedere sempre e comunque nuovi spazi a questi luoghi di culto, perdendo di vista però quelle che sono le priorità vere per i cittadini. È un atteggiamento che considero sbagliato, soprattutto se assunto senza sentire i cittadini tramite specifico referendum.

Con voi al Governo, si fece l’accordo con Gheddafi per i respingimenti. Ora sarebbe ancora possibile? Se si aprisse una nuova stagione di governo per voi,

Tra l’altro, a Bergamo in via Cenisio, ha predicato anche l’imam bosniaco Bilal Bosnic, ritenuto affiliato all’ISIS. Bergamo è in pericolo? Esistono o sono transitate altre figure controverse in bergamasca? Da quali città provengono i foreign fighters italiani e quanti sarebbero? Ne sono transitati altri, purtroppo. Come ho già detto, tutto l’Occidente è nel mirino; è inutile e grave ignorarlo. Sono possibili gesti emulativi e dunque l’attenzione deve essere altissima. Sui foreign fighters passati per l’Italia, c’è un monitoraggio attento mentre il “lone wolf” (lupo solitario ndr) è imprevedibile: nessuno sa chi sia e si può attivare all’improvviso. È questa la nuova sfida che dobbiamo affrontare. Anche a Bergamo.

cosa fareste in tema di immigrazione? La situazione in Libia oggi è drammatica. Gheddafi fu bombardato dalla NATO, con “un eccesso di zelo” da parte di alcuni stati, come la Francia guidata da Sarkozy, senza avere un piano per il dopo. Il risultato oggi è sotto gli occhi di tutti: una Libia dilaniata dalle lotte interne fra le milizie tribali per la conquista del potere oltre che terra di conquista dei terroristi islamici. In questa situazione è molto difficile, anche se questo non significa che in passato sia stato facile, avere degli interlocutori affidabili coi quali collaborare. A Bergamo, Sua città, l’attuale amministrazione ha più volte annunciato che avrebbe rivisto il Piano di Governo del Territorio del capoluogo per individuare un luogo dove collocare la moschea poiché - dice l’amministrazione comunale - la comunità islamica bergamasca necessiterebbe di un luogo di culto, essendo l’attuale in via Cenisio inadeguato. Cosa ne pensa? Avete

Dal punto di vista politico, come coniugherebbe la libertà religiosa, costituzionalmente prevista, con le necessità di sicurezza nazionale? Applicando il principio della reciprocità. C’è forse qualcuno nei paesi islamici a preoccuparsi di trovare dei luoghi ove far costruire delle chiese cattoliche? Se nei Paesi islamici lasciassero costruire Chiese, Sinagoghe, Templi buddhisti o altro, allora noi non potremmo negare la costruzione di una Moschea in Occidente. Se non è così... è un problema loro, di arretratezza culturale. Mi lasci, infine, chiudere con un’ulteriore considerazione: alla luce dei legami “loose” (deboli ndr) dei gruppi e della strategia di destabilizzazione a pioggia rilevata dall’intelligence, occorre che tutto l’Occidente combatta il terrorismo e potenzi controlli sul web che, in questa stagione, è il nervo di una guerra più ampia. CDG


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Arte

Accademia Carrara

B

sarà una fondazione a gestirla

ergamo. Il comune di Bergamo ha scelto: sarà una fondazione a gestire l’Accademia Carrara. Si tratta di una scelta, in verità, travagliata. La volontà dell’amministrazione comunale di dare in gestione l’Accademia ad una fondazione di diritto privato maturava nel quinquennio della gestione Tentorio. Allora, il progetto prevedeva che a prendere in mano l’Accademia fosse una fondazione di partecipazione composta esclusivamente da soggetti privati - imprenditori e fondazioni bancarie cittadine. La Commissaria (il comitato garante del rispetto delle volontà del Conte Giacomo Carrara, autore del lascito che compone l’Accademia ndr) si esprimeva, però, con toni pacati ma in maniera nettamente contraria a questa ipotesi, evidenziando come la volontà dell’allora Conte Carrara fosse quella di una gestione a guida pubblica dell’Accademia. Con il cambio d’amministrazione, queste perplessità sono state fugate, confermando da un lato un modello di gestione di diritto privato dell’Accademia - la fondazione di partecipazione - ma, dall’altro, rafforzando la presenza dell’amministrazione comunale quale guida dell’ente di gestione. I primi soci, annunciati da Gori durante il Consiglio Comunale del 26 Gennaio, saranno dunque: Fondazione Creberg, Sacbo, Tito Lombardini, Fondazione Mia, Fondazione Italcementi, Rulmeca, Innowatio, Framar, Fondazione della comunità bergamasca. Seppur apprezzabile e conforme alle volontà del Conte Carrara il fatto che il Comune sia nella Fondazione, rimangono comunque voci critiche alla scelta di tale modello di gestione mista pubblico-privato. A tal fine si riporta quanto scritto dal grillino Zenoni, Consigliere Comunale, sulla bacheca della sua pagina FB: “[..] Si discute della nuova Fondazione che guiderà la Carrara. Riporto uno spunto di un nostro attivista: «È una cosa vergognosa, stanno regalando uno dei patrimoni più importanti della comunità bergamasca a dei privati, per di più questa volta tutta la sinistra che prima era alla opposizione, sull’argomento adesso è favorevole, probabilmente perché pensano di mettere un loro rappresentante nella fondazione. Persino Ongaro [SEL - NdR] ha sentito il dovere di astenersi pur essendo nella maggioranza». Effettivamente la proliferazione delle società e fondazioni nella pubblica amministrazione è una delle cause di una spesa pubblica fuori controllo tanto che, nel 2012, l’allora presidente del Consiglio Mario Monti varò una norma (il d.l. 95/12) che vietava agli enti locali di costituire nuovi enti, fondazioni, società o organismi esterni alla sua struttura. Ovviamente questa norma ebbe vita breve.

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G

iovedì 15 gennaio, la redazione del nostro mensile ha avuto l’occasione di poter visitare il 3° Reggimento Sostegno Aviazione dell’Esercito (AVES) “Aquila”. La nostra richiesta, favorevolmente accolta dal comandante, colonnello Gianfranco Lauria Pantano, ci ha proiettati all’interno di una realtà inusuale ed esclusiva; dopo l’iniziale accoglienza, che si è dimostrata essere al di sopra delle aspettative, il tenente Massimiliano Ricci ci ha accompagnato

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«Non esiste improvvisazione ciascuno è preparato conoscente e capace per assumere con responsabilità consapevole il proprio ruolo»


reggimento aquila"

a sostegno dell’Aviazione dell’Esercito

per un tour all’interno della base, mostrandoci orgoglioso l’A-129 “Mangusta”. Vista l’ospitalità con cui ci hanno accolto, e dopo l’esibizione degli elicotteri, è cresciuto in noi il desiderio di saperne di più e vista la disponibilità dei militari abbiamo sottoposto alcuni nostri interrogativi. Comandante, può spiegare ai nostri lettori in cosa consiste la vostra attività allo scalo di Orio al Serio? Il 3° Reggimento Sostegno Aviazione dell’Esercito (AVES) “Aquila” opera sul sedime dell’aeroporto militare Locatelli che è attiguo allo scalo internazionale di Orio al Serio. L’organizzazione della manutenzione dell’Aviazione

dell’esercito è strutturata su 3 livelli tecnici: 1° livello - Reggimento AVES; 2° livello Reggimento Sostegno AVES, Polo Tecnico Logistico; 3° livello - Industria. La manutenzione di 1° livello, affidata al Reparto Operativo, prevede il mantenimento in efficienza dell’aeromobile mediante frequenti Ispezioni programmate di entità contenuta e sostituzione dei principali complessivi e sottocomplessivi con operazioni dai tempi di fermo macchina limitati. Il Reggimento Sostegno sviluppa invece attività tecniche, nel ruolo di Polo Tecnico Logistico nazionale per una o più linee di aeromobili e relativi supporti al suolo, il cui compito è quello di effettuare 37


Ispezioni programmate approfondite ed articolate che prevedono tempi di fermo macchina più estesi ed interventi di riparazione dei complessivi/sottocomplessivi sbarcati dal 1° Livello tecnico. Inoltre il Reggimento agisce, in senso tecnico ed amministrativo, quale trade-union tra l’Aviazione dell’Esercito, che impiega gli aeromobili, e l’industria nazionale. In sintesi un ruolo importante, di alto rango tecnologico poiché impatta sulle delicate attività del mantenimento delle parti meccaniche, elettroniche,

L’Aviazione dell’Esercito è una specialità, una componente significativa e pienamente integrata della Forza Armata e, come tale, supporta l’Esercito nella terza dimensione. Nei contesti internazionali ove l’Esercito è stato chiamato ad operare anche gli equipaggi e gli aeromobili dell’AVES sono stati impiegati esprimendo le 38

dei sistemi d’arma e di missione di cui sono dotati gli elicotteri dell’Aviazione. In particolare, il 3° Reggimento “Aquila” è Polo Tecnico Logistico per gli aeromobili A-129 “Mangusta”, tutti i sistemi d’arma imbarcati sugli aeromobili dell’AVES, gli occhiali per la visione notturna (Night Vision Goggles-NVG) ed i mezzi antincendio aeroportuali. Quali sono le missioni più importanti a cui avete partecipato?

proprie preziose capacità. In sostanza l’AVES ha partecipato a tutte le maggiori missioni internazionali con particolare riferimento alla Somalia, Ex-Jugoslavia, Namibia, Mozambico, Albania, Libano, Iraq, Afghanistan. Al momento l’Esercito impiega fuori dal territorio nazionale circa 4000 uomini e donne in 30 paesi (3 teatri maggiori: Libano, Afghanistan

e Kosovo). Evidenzio al riguardo anche l’impegno considerevole della Forza Armata in ambito nazionale che vede 5000 uomini e donne dell’Esercito impegnati nella attività di mantenimento dell’ordine pubblico, inquadrati nell’Operazione Strade Sicure a fianco delle Forze di Polizia, di cui ben 500 impiegati sul territorio della Regione Lombardia.


A ciò aggiungo l’importante e fondamentale contributo della Forza Armata negli interventi di emergenza nei casi di pubbliche calamità. Quale è il vostro rapporto con lo scalo civile e con la città in generale? Un sedime aeroportuale complesso ed articolato è una sorta di piccola città che vive all’unisono; ciascuna componente possiede le proprie peculiarità, assolve i rispettivi compiti con le relative responsabilità. In ogni caso, i rapporti con lo scalo civile sono ottimi, oserei dire di “buon vicinato” e quindi non solo viviamo in simbiosi ma ci supportiamo, per quanto possibile, di modo che le attività, soprattutto di volo, avvengano in sicurezza e con il rispetto delle regole stabilite, questione fondamentale alla luce dell’intenso traffico dell’Aeroporto Internazionale “Il Caravaggio”. Nell’ambito

TECNOLOGIA: la densità della moderna strumentazione presente sul cruscotto del copilota a-129 denota la presenza e l’integrazione di un cospicuo numero di sistemi di missione imbarcati

della città il Reggimento è assolutamente integrato. Esso è oramai parte della realtà bergamasca e cosi viene percepito, in quanto l’assoluta caratura tecnologica del Reparto, forse oggi più di ieri, costituisce motivo di vanto e di orgoglio presso la comunità locale. Riceviamo spesso scolaresche in visita e, illustrando le attività del Reggimento agli studenti, riteniamo di fornire non solo un occasione di crescita culturale e professionale, ma anche un importante opportunità da valutare per il futuro inserimento nel mondo del lavoro.

Ci può spiegare le caratteristiche degli elicotteri AW-129 Mangusta? L’elicottero A-129 “Mangusta” è stato consegnato all’Esercito Italiano nel 1990, nella versione controcarro, realizzata in riferimento allo scenario del confronto bipolare. L’Italia, prima fra le altre più importanti nazioni del vecchio continente, sviluppò coraggiosamente in proprio il primo elicottero da combattimento europeo. Tuttavia gli eventi hanno fatto si che nel momento in cui fu consegnato (ottobre 1990), l’elicottero apparisse già 39


obsoleto in quanto nel novembre dell’anno precedente si verificò la caduta del muro di Berlino. Con l’inizio delle operazioni di supporto della pace l’Italia proiettando, al pari dei paesi amici ed alleati, contingenti militari in Teatri Operativi all’estero, ha dovuto procedere ad un corposo restyling dell’elicottero, integrando alla capacità controcarro un cannone prodiero da 20mm, arma molto precisa, che consente l’ingaggio selettivo dei bersagli ed evita, allo stesso tempo, danni collaterali. Per superare alcune obsolescenze tecniche e migliorare le prestazioni, la Forza Armata ha recentemente avviato un programma di aggiornamento della configurazione dell’elicottero per dotarlo di un sistema di acquisizione dei bersagli, di controllo del tiro e di armamento più moderno, che sostituisce al vecchio missile TOW il nuovo missile SPIKE. I lavori di modifica delle macchine prevedono interventi tecnici invasivi, complessi ed articolati, che vengono effettuati presso l’Aeroporto Locatelli dagli specialisti del 3° “Aquila” e dalle maestranze della Ditta Agusta/Westland. Possiamo senza dubbio affermare che

PERSONALE: L’Aviazione dell’Esercito impiega personale altamente specializzato Gli equipaggi ed il personale a terra interagiscono in un sistema professionale coeso

l’aeromobile in condizioni di efficienza acquisendo le conoscenze necessarie ed una adeguata preparazione professionale che, peraltro, si affina solo on the job training, ovvero dopo molti anni di intenso lavoro sull’aeromobile. Si tratta di una macchina altamente complessa, rispetto alle precedenti, che fornisce sicuramente prestazioni all’avanguardia ma sottintende un organizzazione e una struttura manutentiva attentamente organizzata e strutturata, che non lasci spazio all’improvvisazione che, invece, deve essere sempre bandita.

l’A-129 “Mangusta” è il primo elicottero di seconda generazione in dotazione all’Aviazione dell’Esercito, nel senso che ha visto tutti sistemi elettronici, d’arma e di missione profondamente integrati fra di loro e gestiti, in maniera unitaria, da computer di bordo. Sostanzialmente è stata compiuta, con l’acquisizione di questa macchina, una svolta tecnologica epocale ma che costituisce per gli equipaggi ed i manutentori una soglia di ingresso molto elevata. E’ necessario investire nella formazione del personale affinché lo stesso impieghi e mantenga 40

La presenza femminile e il ruolo della donna nell’Aviazione dell’Esercito? Le donne sono presenti nelle Forze Armate sin dall’anno 2000 e ricoprono ruoli in tutte le categorie: Ufficiali, Sottufficiali ruolo sergenti e ruolo marescialli, graduati e volontari. Addirittura sin dal 2001, l’anno successivo alla loro ingresso nelle forze armate, hanno partecipato alle operazioni di sostegno alla pace condotte fuori dal territorio nazionale. L’Aviazione dell’Esercito, al pari del resto della Forza Armata, sta procedendo verso una piena integrazione del personale femminile, assegnando gli incarichi sulla base delle capacità e professionalità acquisite e non sicuramente in base al genere. Al momento, la specialità vede la presenza di ufficiali piloti e specialisti e sottufficiali Tecnici Meccanici. Anche il nostro Reggimento ha ricevuto in forza il suo primo sergente donna Tecnico Meccanico di Aeromobili.


NON VOLARE SOLO CON LA FANTASIA www.aeroclub.bg.it CHI SIAMO Fondato nel lontano 1929, l’Aero Club di Bergamo “Guido TARAMELLI” ha avuto come primo Presidente Antonio LOCATELLI, protagonista con Gabriele D’Annunzio del famoso volo su Vienna e della storica impresa della duplice attraversata delle Ande nel 1919, da allora la Scuola di volo sempre al passo con i tempi, forma ininterrottamente piloti con altissimi standard. Il Nostro Aero Club, è al servizio di Bergamo e dei Bergamaschi, pensiamo per esempio al protocollo d’intesa con Provincia di Bergamo e Protezione Civile, grazie al quale i Suoi soci effettuano, attività di sorveglianza area del territorio senza costi per i contribuenti, non dimentichiamo poi i molti Piloti di linea che hanno spiccato il primo volo proprio qui e come altri continuino a farlo grazie alla Nostra Scuola. LA SCUOLA La base operativa presso l’aeroporto di Orio al Serio, rappresenta un importante valore aggiunto nella formazione dei piloti. Questi, fin dalle prime fasi del corso, si abituano a convivere con il traffico aereo Commerciale di un importante aeroporto internazionale ed in uno spazio aereo controllato, con una vera Torre di Controllo con la quale è possibile comunicare sia in Italiano che in Inglese. Non effettuiamo l’addestramento su ultraleggeri ma su aerei di Aviazione Generale, come il Cessna 152 l’addestratore per eccellenza, o il Cessna 172. Tutto ciò unito anche all’ottimo livello di preparazione che i nostri istruttori teorici e di volo offrono agli allievi, sono garanzia del raggiungimento del traguardo finale con un elevato standard operativo; tutto questo in aviazione si traduce in una sola parola: sicurezza. Chiunque abbia passione può frequentare il Corso per la Licenza di Pilota Privato! Abbiamo avuto allievi dai sedici ai sessant’anni. Per i più giovani spesso questa è solo la prima fase, molti, infatti, proseguono poi negli studi e conseguono le Licenze Commerciali e di linea, per altri invece è un sogno che si realizza, una passione o un’opportunità di mobilità, che condividono con la famiglia e con gli amici. L’anno scorso, nonostante la situazione economica non sia delle più floride, abbiamo avuto una grande partecipazione con la soddisfazione di far partire ben due corsi, uno ad Aprile ed uno ad Ottobre. Per avere informazioni dettagliate oltre che visitare il sito web www.aeroclub.bg.it si può scrivere all’indirizzo email scuola@aeroclub.bg.it o telefonare al 335 7403503.

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L E A H C I M O C EC A A IN ESCLUSIV

rio al Serio. Martedì 27 gennaio è stato un giorno speciale. Uno di quei pochi giorni in cui si verificano avvenimenti che influiranno nella vita di una città per un po’ di anni a venire. Martedì, infatti, Ryanair ha siglato un nuovo accordo di crescita pluriennale con Sacbo, la società di gestione dell’aeroporto Il Caravaggio, presso la sua sede di Grassobbio. Per l’occasione, era presente anche il patron della Ryan, Michael O’Leary che ha personalmente siglato l’accordo e che la nostra rivista ha potuto fotografare in esclusiva mentre s’imbarcava sul suo jet privato. Così, trent’anni dopo la sua nascita ufficiale, Ryanair si conferma la compagnia aerea numero uno in Italia e pianifica di sfondare quota otto milioni di passeggeri entro marzo 2016. Nel

Foto Matteo Mottari

CHE POS PER NOI

Michael O’Leary Ryan ed Orio sempre più forti sempre più uniti 2014, ne sono stati registrati circa sette milioni. In termini percentuali, grazie a quest’accordo, il numero dei clienti Ryan in transito per Orio aumenterà del 112%. Come dichiarato dall’attuale responsabile della torre di controllo di Orio, Francesco Piludu, (intervistato proprio su questo numero ndr), l’aeroporto bergamasco ha ancora margini d’espansione da un punto di vista degli slot disponibili. Inutile sottolineare come l’incremento 43


John F. Alborante

programmato consentirà di usare appieno la capacità strutturale del nostro aeroporto. Ciò porterà indubbiamente più turisti, più posti di lavoro e, da ultimo, più ricchezza, dato da non sottovalutare in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. Tra l’altro, l’intenzione di Ryan è quella di continuare a puntare proprio su Il Caravaggio, accrescendo il suo traffico in transito per quest’aeroporto fino a

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superare i nove milioni di clienti all’anno entro il 2020. Tutto ciò si traduce, fin da subito, nel lancio di nuove rotte e nell’implementazione delle esistenti. Scelta che proietta Bergamo nel panorama delle città aeroportuali più interconnesse d’Italia e forse anche d’Europa. Attualmente, infatti, la nostra città vanta collegamenti giornalieri con Londra (4 frequenze al giorno), Dublino (2 al giorno), Madrid (2 al giorno) e Lisbona (1 al giorno). Quanto alle nuove tratte, una di queste è proprio quella per Copenaghen di cui abbiamo già parlato nel numero di DicembreGennaio di questa rivista, dando atto dell’ottima risposta che la clientela Ryan ha riservato al suo lancio. Nuove rotte saranno anche quelle per Crotone e Lisbona che partiranno nell’estate 2015 ma che stanno registrando anch’esse un grande successo di prenotazioni anticipate. Riassumendo, la programmazione Ryan da Orio al Serio, per l’estate 2015, prevederà tre nuove rotte: Copenaghen, Crotone e Lisbona. In totale, dunque, le tratte saliranno a sessantotto, per oltre 1.000 voli settimanali tra andata e ritorno, assicurati da quindici aeromobili basati a Bergamo che trasporteranno oltre 8 milioni di clienti all’anno. Tra essi, si prevede molta clientela affari, grazie ai nuovi pacchetti business che la Ryan ha creato in questi ultimi mesi. Al momento della firma, Michael O’Leary di Ryanair, ha dichiarato: “Ryanair è lieta di siglare questo nuovo accordo pluriennale con Bergamo, la nostra più grande base in Italia. Quest’accordo ci vedrà superare quota nove milioni di clienti l’anno entro il 2020. Ciò si tradurrà in circa novemila posti di lavoro sostenuti da noi. È stimato, infatti, che ogni milione di passeggeri, si creano in loco circa mille posti di lavoro. Orio al Serio si conferma, così, la nostra più grande base in Italia ed, anche se stiamo dialogando con gli altri aeroporti milanesi per nuove rotte, questo nuovo accordo quinquennale significa che Bergamo continuerà ad essere la nostra principale base milanese e la nostra maggiore base sul mercato italiano”. CDG


G.A.S.BE. 2000 GENERAL AVIATION SERVICE BERGAMO 2000

G.A.S.BE. 2000, L’ASSISTENZA AL VOLO PRIVATO Orio al Serio. L’aeroporto Il Caravaggio è un mondo in continua evoluzione. D’altronde è il quarto scalo d’Italia con quasi nove milioni di passeggeri all’anno. Tra le realtà che vi operano c’è anche la G.a.s.be. 2000 acronimo di General Aviation Service Bergamo, una s.n.c. che dal 2000 gestisce l’assistenza ai voli privati. In buona sostanza, tutte le operazioni curate da SACBO per i voli di linea vengono realizzate, per i voli con meno di diciannove passeggeri, dalla G.a.s.be. 2000; sono i servizi di terra che vanno dal trasporto passeggeri aeromobile-scalo all’assistenza al rifornimento carburante, passando per il disbrigo della documentazione amministrativa, la redazione e presentazione dei piani di volo, l’informazione meteo e la prenotazione della refezione a bordo. Essendo voli privati, la Gasbe può curare, a richiesta, anche il pernottamento di piloti e passeggeri, provvedendo a prenotare loro l’albergo e noleggiare le auto per spostarsi a terra. Questa PMI, nata e cresciuta grazie all’opera di Alessandro ed Elena Gruppi, è attiva sullo scalo di Bergamo dal 2000 ed in questi quindici anni di attività ha gestito una media di cinque voli al giorno, assicurando reperibilità 365 giorni l’anno e ventiquattro ore su ventiquattro. “Il nostro passeggero”, dicono orgogliosi, “può arrivare in aeroporto un quarto d’ora prima di partire ed essere in volo dopo dieci minuti”.

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Il Caravaggio

IL TRAFFICO

«DA QUI


GOVERNIAMO

AEREO SU ORIO» Dalla torre di controllo, tre persone possono gestire il traffico aereo cittadino: una è addetta al controllo meteo, un’altra al controllo di terra ed una terza al controllo atterraggidecolli. Il direttore della torre di controllo, Francesco Piludu ci ha aperto le porte del suo mondo»

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rio al Serio. In esclusiva, per i nostri lettori, siamo saliti in cima alla torre di controllo dell’aeroporto Il Caravaggio: a trentatré metri d’altezza, con il cielo terso, la vista delle Orobie è chiara ed il profilo di Bergamo appare nitido in tutta la sua bellezza. Sarà per questo motivo, forse, che Francesco Piludu, cinquantatré anni ed attuale responsabile della torre di controllo di Orio, ha costantemente scelto di rimanere qua durante la sua carriera professionale fin da quando, quasi trent’anni fa, ci arrivò per la prima volta.

Foto Matteo Mottari

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Francesco Piludu

Francesco, come è diventato Responsabile della torre di controllo di Orio? A ventidue anni, nel 1983, entravo in Aeronautica come ufficiale di complemento: dopo la formazione presso la scuola di Pratica di Mare, venivo destinato al controllo del traffico aereo militare presso la 46° A/B di Pisa, nel 1988 prendevo servizio a Bergamo sempre come controllore di volo civile per l’Azienda Autonoma Assistenza al Volo Traffico Aereo Generale - AAAVTAG. Da allora, con il tempo, diventavo prima responsabile operativo, nel 2004, e, dopo, responsabile dell’impianto, nel 2010. È arrivato nel 1988, si ricorda del disastro delle Azzorre di cui proprio quest’otto febbraio ricorre il ventiseiesimo anniversario? Sì, certo. Allora ero in addestramento essendo appena giunto qua. Mi ricordo di alcuni passeggeri prima che s’imbarcassero e poi mi ricordo le bare scaricate dal C130 dell’Aeronautica Militare. Dietro ogni incidente c’è quasi sempre un errore umano. Oggi c’è molta più tecnologia ma bisogna conoscerla nel profondo perché, nel momento in cui si verificano situazioni straordinarie, bisogna esser pronti a mantenere il controllo. Dall’88 è cambiato molto... Vero ed io le ho viste tutte: ho vissuto il passaggio dall’AAAVTAG all’attuale Enav s.p.a. che, da ente pubblico, è oggi una società partecipata al 100% dallo Stato; ho visto l’evoluzione di quest’aeroporto che, da pochi voli merci e charter, è diventato il quarto scalo passeggeri d’Italia; c’ero 48


quando, nel 2004 è cambiato l’orientamento magnetico della pista, nel 2005 quando è stato implementato il sistema radar di Bergamo, nel 2010 quando è stata inaugurata la nuova torre di controllo e recentemente, nel 2014 quando è stato realizzato il rifacimento totale della pista ed apportate notevoli modifiche al lay out della pista stessa. Cambiato l’orientamento magnetico? Sì, capita ogni centoventi anni. Per effetto del cambiamento dell’inclinazione della terra, ogni centoventi anni, cambia l’orientamento magnetico della pista. Prima era ventinove gradi, oggi è di ventotto. Tra altri centoventi anni, sarà di ventisette gradi. Quest’aeroporto, comunque, ha iniziato a cambiare con l’arrivo di Ryanair nel 2002: da allora, è stata un’evoluzione continua. Pensi che era il 2012, un lunedì d’agosto, quando abbiamo raggiunto il picco di traffico: ben duecento-settantadue movimenti tra atterraggi e decolli in un solo giorno. Mai raggiunto un picco di traffico simile. Di solito? Dipende. La stagione invernale è meno trafficata della stagione estiva. Va, inoltre, considerato che negli ultimi anni, a seguito delle Primavere arabe, si è ridotto il numero di turisti in partenza per le coste del Nord Africa e, conseguentemente, si è ridotto il numero di voli charter in partenza da Orio. Attualmente, nella stagione invernale, i movimenti variano da centosessanta a duecento al giorno mentre, nella stagione estiva, essi ammontano tra i duecento ai duecentosessanta al giorno. In ogni caso, è Sacbo che fa gli accordi commerciali per l’assegnazione degli slot; anche l’agibilità della pista è di sua competenza. A tal proposito, devo dire che con Sacbo c’è, da sempre, un ottimo rapporto. Le rotte, invece, sono stabilite dalle stesse compagnie aeree. E voi che fate?

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Enav gestisce il traffico aereo sul territorio nazionale ed i servizi di torre di controllo negli scali aeroportuali, come Orio al Serio: noi lavoriamo trecentosessantacinque giorni l’anno e ventiquattro ore su ventiquattro per erogare tutti i servizi necessari al traffico aereo. Per i nostri servizi, siamo remunerati dalle compagnie aeree, secondo un tariffario. Tra l’altro, i piani di volo predisposti dalle compagnie aeree vengono approvati proprio dall’Enav. Ad Orio, governiamo il traffico di movimentazione a terra, nonché le fasi di atterraggio e decollo: la nostra competenza è un raggio di tre miglia attorno all’aeroporto; passano da noi sia i voli di linea, sia quelli da diporto dell’Aeroclub Taramelli ma anche quelli militari dello stormo di stanza ad Orio al Serio. A proposito di voli militari, ci sono interferenze con l’aeroporto

militare di Ghedi? No. Gli aerei di Ghedi sono lontani dallo spazio di nostra competenza. Per completezza, però, va detto che, fino a qualche anno fa, lo spazio aereo del Garda era militare. Oggi, però, Enav è subentrato anche in quella gestione. Ciò ha comportato la possibilità di programmare, da Milano, avvicinamenti più fluidi e lineari a Bergamo con risparmio di carburante per le compagnie aeree e meno inquinamento per l’ambiente. Da Milano? Sì come già detto, ad Orio, Enav gestisce soltanto il traffico aereo entro tre miglia dall’aeroporto: movimentazione sulla pista; atterraggi e decolli. Il traffico aereo d’avvicinamento, invece, è gestito da Milano perché questa è una zona dalla

notevole concentrazione di scali aeroportuali e, dunque, la gestione del traffico aereo è stata centralizzata a Milano per gli aeroporti di Bergamo, Malpensa, Linate e Lugano. Ma c’è ancora spazio ad Orio? La capacità è di ventisei movimenti ad ora: sedici atterraggi e dieci partenze. Potenzialmente ci sono ancora margini di crescita; nel caso, noi siamo pronti. E come va nella nuova torre di controllo inaugurata nel febbraio del 2010? Meglio, la visuale è ottima. La vista pure... Prima, la vecchia torre era troppo bassa: siamo passati da dodici a trentasei metri d’altezza totale ed, attualmente, operiamo a trentatré metri d’altezza. Tra l’altro, anche lo spazio del locale di controllo è aumentato: oggi siamo a centoquattordici metriquadri di spazio disponibile. Con la nuova torre, sono stati risolti tutti i problemi di prospettiva: la vista dello scalo è completa. La strumentazione, inoltre, è interamente digitale. Prima, la visuale non era completa e dovevamo continuamente chiamare l’aereo per accertarci che stesse eseguendo le istruzioni impartite. Io comunque sono cresciuto e mi sono formato 50


nella vecchia torre e ricordo benissimo che, quando cambiammo, furono cinque mesi tosti. E del suo lavoro cosa pensa? Pur essendo un lavoro che si effettua in team, è un lavoro egocentrico: è necessario mantenere sempre alti livelli d’attenzione ma c’è molta autonomia nell’impartire istruzioni ed autorizzazioni ai piloti per l’atterraggio ed il decollo o per la movimentazione in pista. Lo stesso discorso vale anche per la gestione degli avvicinamenti o delle rotte ed ogni controllore di volo pensa di fare le scelte migliori in assoluto. A me, in particolare, manca molto stare in torre di controllo: da quando sono diventato dirigente, responsabile dell’impianto, non mi ci fanno più stare! Prima, da responsabile operativo, riuscivo a stare in torre qualche ora... Ora non più. Purtroppo. La verità è che questo lavoro si fa solo se si ha grande passione.

Come si diventa controllore di volo oggi? Un tempo, l’Enav attingeva dall’Aeronautica. Oggi bisogna passare per una scuola di formazione gestita dalla stessa Enav alla quale si accede con diploma o laurea scientifica. Al termine di questa scuola, viene rilasciata una licenza di controllore studente. Successivamente, segue un periodo di tirocinio sul campo che può essere svolto anche qui ad Orio. Al termine di tale periodo, l’Enac rilascia una licenza di controllore di volo. Tale licenza non è perpetua ma ha scadenza periodica e, per rinnovarla, sono necessari corsi di formazione continui ed esami teorici e pratici biennali. Ma lei? Perché è entrato in Aeronautica? Mio padre era maresciallo in Aeronautica. Di conseguenza, volli entrare anch’io in Aeronautica. Sinceramente, tutto mi appassiona di questo lavoro. 51


Foto Fabio Toschi

O

rio al Serio. L’otto febbraio, alle ore 13:10 locali, il volo Independent Air 1851, in partenza da Orio al Serio direzione Repubblica Domenicana, si schiantava in località Pico Alto nell’isola di Santa Maria, la più orientale dell’arcipelago delle Azzorre. Era il 1989 e la notizia giungeva in Italia qualche ora dopo. In occasione dell’anniversario, questa rivista ha voluto intervistare Patrizia Bernardelli, la responsabile dell’Associazione Vittime del Disastro delle Azzorre, e Sabrina Tosini, figlia di una vittima. Come si seppe del disastro? Bisogna premettere che, a quel tempo, non c’era né internet, né la posta elettronica e che per comunicare si usava la telescrivente. Le notizie, dunque, si diffondevano con notevole ritardo rispetto ad

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Disastro delle precipita l’aereo; 144 morti;


Azzorre: venti i bergamaschi

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La scheda

oggi. Il luogo del disastro, inoltre, è un’isoletta in mezzo all’Atlantico, molto difficile da raggiungere; tutt’oggi, ad esempio, non esiste un volo diretto per l’isola di Santa Maria: bisogna fare scalo per ben tre volte! Quel giorno, la notizia ci arrivò col telegiornale della sera. Sabrina, in particolare, aveva sedici anni ed era a casa; lo seppe da un vicino che proprio in quel momento stava guardando la televisione. In generale, fummo tutti sconvolti anche se le reazioni furono diverse: ci fu chi perse i figli; chi perse i genitori o altri parenti e chi, invece, perse il coniuge. La conferma ufficiale, invece, si ebbe soltanto il giorno dopo. Successivamente atterrarono a Bergamo le salme ricomposte delle vittime. Ricomposte? Sì, l’aereo si schiantò sul Pico Alto che, in realtà, è una collinetta alta quasi come la nostra Città Alta. La collisione, in fase di atterraggio, provocò la divisione della fusoliera in due parti ed i corpi si disintegrarono per l’impatto. Pensi che l’allora ventenne capo della spedizione italiana per il recupero dei corpi, il dott. Gregorio Agresta, ha definito proprio quell’operazione come la più difficile in assoluto mai capitatagli. Oggi, lui è un dirigente del Ministero dell’Interno - Corpo dei Vigili del Fuoco e si può dire che ne ha viste tante ma mai ha incontrato, durante la sua lunga carriera, così tante difficoltà come allora. Cosa rese difficile le operazioni? Beh, intanto stiamo parlando del 1989: tutta un’altra epoca. Le comunicazioni 54

con quell’isola non sono facili oggi, figurati allora che non esistevano i mezzi attuali. Poi, le modalità dello schianto resero i corpi irriconoscibili o, comunque, difficilmente identificabili. Il luogo, inoltre, è una collina dalla fitta vegetazione tropicale e dalla pendenza accentuata. L’isola, infine, è un posto poco attrezzato per gestire simili eventi; tanto poco attrezzato che non disponevano nemmeno delle bare per i defunti. Queste, infatti, vennero spedite dall’Italia su un Hercules con il gruppo di soccorso partito da Roma e comandato dall’Agresta. Vennero recuperati tutti i corpi? Sì ma con molte difficoltà. I parenti avevano un forte desiderio di poter avere i corpi dei loro cari ma, purtroppo, ci furono dei disguidi e degli scambi di bare. L’ing. Personeni, ad esempio, perse la moglie nell’incidente ed, una volta a Bergamo, si accorse che il corpo della


moglie era stato scambiato con un altro. Alla fine riuscì a risolvere il disguido ma, nel complesso, la fase dei riconoscimenti fu molto complicata: sulle bare c’erano descrizioni sommarie dei corpi, soltanto pochi indizi; quei pochi che potevano dedursi da corpi disintegrati. Peraltro, ben sei di questi non furono mai riconosciuti ed oggi riposano al cimitero di Bergamo sotto al monumento in ricordo delle vittime del disastro. Tre ragazze di Treviglio, in particolare, persero i genitori nel disastro ed il corpo della loro mamma fu proprio uno di quelli che non si riusciva a riconoscere. Che cosa comportò l’impossibilità di un riconoscimento? Senza certezza della morte, non può esser rilasciato alcun certificato. Dunque, i beni di quella mamma rimasero congelati per il tempo necessario ad avviare le pratiche per la dichiarazione di morte presunta. Fu un’altra traversia, questa volta tutta burocratica, che quelle tre ragazze dovettero affrontare poco più che ventenni. Come reagì Bergamo al disastro? Nel caos di quei giorni, fu dato il maggior conforto possibile a tutti i parenti che vennero nella nostra città da tutta Italia. Noi eravamo disperati e tutti, dall’Ospedale al Corpo della Croce Rossa, si prodigarono per darci il massimo conforto possibile. Anche il circolo ufficiali della base militare di Orio aprì i suoi locali per noi, per accoglierci e farci sentire a casa. Da quella tragedia, nacquero amicizie che durano tuttora, come quella tra me e Sabrina. Oggi noi siamo come sorelle: inseparabili. E, come noi, i nostri figli. Dopo ventisei anni, come è il ricordo? Io persi mio padre mentre Sabrina sua madre. Oggi abbiamo le nostre vite e le nostre famiglie: lei ha un negozio in Città Alta (la Bottega di nonna Betta ndr) e tre figli; io due figli e sono geometra. Sicuramente un conto è perdere i genitori, un conto i figli: ogni anno ci troviamo per una messa in loro ricordo presso la chiesa del cimitero di Bergamo e chi non manca mai sono proprio i genitori che in quell’incidente persero i figli. Per noi, è diverso: si mette in conto di perdere i genitori prima o poi. Noi li abbiamo persi in quell’incidente. Siete mai tornate sul luogo del disastro? Sì, Sabrina una volta mentre io, Patrizia, tre volte. Una di queste, organizzai personalmente un volo charter per l’inaugurazione del monumento commemorativo sull’isola di Santa Maria (ne esistono due, uno a Bergamo ed uno sul luogo del disastro, entrambi realizzati dallo scultore bergamasco Guidotti ndr): la compagnia aerea voleva centocinquanta milioni di Lire per il noleggio ma io avevo ventisei anni e non disponevo certo di quella cifra. Alla fine, non mi persi d’animo, bloccai l’aereo con due assegni e raccolsi le quote. Partimmo con il Sindaco di Bergamo, Vicentini, ed il suo Vice-Sindaco; scalo a Lisbona e sbarcammo a Santa Maria con il console onorario italiano in Portogallo. Tutta la popolazione dell’isola, mille abitanti circa, partecipò alla cerimonia con noi. Quel disastro sconvolse anche loro.

Quali furono le cause? L’indagine fu chiusa tre anni dopo: ci furono quattro concause. In primis, la nebbia. Quel giorno, alle ore 13:10 locali, c’era una fitta nebbia sull’isola e la visibilità era ridotta. Trattasi di evento molto raro da quelle parti. La rotta scelta, inoltre, prevedeva il sorvolo del Pico Alto per lo scalo tecnico: avrebbero benissimo potuto programmare un’altra modalità di atterraggio. L’altimetro dell’aereo, poi, era sfasato: i piloti, dalle cartine, ben sapevano che c’era una collina in quell’isola ma pensavano di sorvolarla con tranquillità mentre, in realtà, ci si stavano per schiantare. Infine, le comunicazioni tra piloti e torre di controllo furono farraginose: dalla torre di controllo non si accertarono che i piloti avessero capito di trovarsi ad una quota troppo bassa per sorvolare la collina. Fu proprio a seguito di quell’incidente che le modalità di comunicazione torre di controllo-piloti sono cambiate: oggi ci si deve accertare che l’altro abbia ricevuto la comunicazione via radio. Ricorda i nomi dei bergamaschi coinvolti? Sì, tutti. Sono ventisei anni che tengo i rapporti con i familiari delle vittime: Giuseppe Amboni e Maria Teresa Pezzotta di Trescore; Antonio Colella e Rosa Seminati di Carobbio degli Angeli; la famiglia Ferri di Mozzanica, composta da Leonardo Ferri, Rosa Lucia Russo, il figlio Andrea di sette anni e Patrizia Russo; Elisabetta Vedovi di Bergamo; Norberto Bernardelli di Osio Sotto; Giacomo Sassi e Elena Rossi di Calcinate; Graziella Bolis Personeni, suo fratello Dante Bolis e la moglie Irene Klar; Luigi Ferrario e Silvana Riva di Treviglio; Stefano Giuliani; Renato Nava di Seriate; Nadia Mangili di Longuelo. 55


Il vicepresidente Ance

Mazzoleni «per l’edilizia fondamentale allentare il patto di stabilità»

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l nostro mensile ha incontrato Marco Mazzoleni, vicepresidente dell’Ance con delega ai Lavori Pubblici e all’Estero. A lui abbiamo chiesto le prospettive per il settore dell’edilizia, un comparto determinante per l’economia bergamasca e italiana, ma alle prese con l’impatto della crisi, la riduzione degli investimenti delle amministrazioni pubbliche e la stretta del credito.

Mazzoleni, le imprese edili bergamasche sono di fronte a un bivio: molte hanno chiuso, mentre altre riescono a lavorare e a crescere. Quali sono quindi le prospettive per il settore dell’edilizia? Ci sono due aspetti di cui bisogna tener conto: il primo riguarda l’iperconcentrazione di lavori legati al cantiere Expo che è in dirittura d’arrivo e alle opere connesse (Brebemi, Tangenziale Est, Pedemontana). L’altro riguarda il mercato locale, il bacino tradizionale delle imprese bergamasche, che è totalmente fermo. Le amministrazioni locali, infatti, stanno raschiando il barile, dal punto di vista delle risorse da investire. Nel giro di un paio di mesi, anche quello che tradizionalmente è stato ed è un polmone per le nostre imprese, ovvero il capoluogo lombardo, rischia di venire meno se si dovesse confermare l’ipotesi che anche in città verrà limitata l’apertura di nuovi cantieri nel semestre Expo. Come si può sbloccare questa fase di stallo? Il problema principale è il Patto di Stabilità: il governo centrale dovrebbe impegnarsi a ridurne l’incidenza. Nel nostro caso è stato applicato in maniera penalizzante, perché invece che ridurre la spesa improduttiva è stato applicato anche agli investimenti. Quando ci sono situazioni d’emergenza, però le risorse si trovano, pertanto viene da chiedersi se i fondi ci sono e come vengono amministrati. L’edilizia è un settore in cui la manodopera ha un impiego diretto e vi sono migliaia di posti di lavoro in gioco: nella sola provincia di Bergamo, dall’inizio della crisi si sono perse 1.300 imprese e 12.000 addetti. Che giudizio dobbiamo pertanto dare della politica dei lavori pubblici? Negativa, le grandi opere non hanno realmente portato l’impiego che sarebbe legittimo attendersi: oltre alle grandi opere, bisognerebbe puntare a realizzare anche infrastrutture più piccole ma necessarie e ben inserite nel territorio, nel rispetto dell’ambiente. Un capitolo a parte merita il discorso delle manutenzioni, poichè in questi anni si è investito pochissimo: ci sono scuole da sistemare e da mettere a norma, così come il patrimonio stradale e la prevenzione del dissesto idrogeologico, aspetti che hanno a che fare con la sicurezza delle persone stesse. E’ necessaria un’azione di impulso verso le piccole e medie opere che parta dal governo centrale. Come vicepresidente dell’associazione che riunisce i costruttori qual è il polso della situazione attuale? Ho visto chiudere parecchie imprese familiari e persone che hanno costruito tutta una vita o figli di imprenditori edili restare senza lavoro. Sono stati loro a darmi il polso della situazione reale e permettermi di capire cosa c’è dietro, anche dal punto di vista sociale. L’edilizia, infatti, ha storicamente un indotto impressionante: dalla produzione di materie prime all’idraulica, dal settore elettrico all’impiantistica. I moltiplicatori elevati del settore edile funzionano dunque in modo positivo e l’edilizia fa da traino a tutta l’economia: ora si tratta di farla ripartire.

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SIMONE MORO

«l’impossibile non

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onteranica. Il nostro mensile ha incontrato Simone Moro, 47 anni. Originario di Bergamo, è un alpinista e aviatore italiano famoso soprattutto per aver salito in prima invernale tre ottomila: lo Shisha Pangma nel 2005, il Makalu nel 2009 e il Gasherbrum II nel 2011. È salito sulla vetta di sette dei quattordici ottomila, ed è arrivato quattro volte in cima all’Everest. Ha praticato ogni forma di alpinismo: arrampicata su ghiaccio, misto, alta quota, dry tooling, arrampicata sportiva. (È laureato con 110 e lode in scienze motorie.) L’abbiamo intervistato in alta quota, a bordo del sul splendido elicottero ES101 a Turbina. Dalle montagne bergamasche a quelle dell’Himalaya, il sogno e forse “il punto di arrivo” di ogni alpinista. Cosa ha spinto il ragazzo Simone ad intraprendere questa attività sportiva a soli 13 anni, e che nel giro di poco più di un decennio l’ha portato a raggiungere la vetta dell’Everest? La spinta è stata un sogno, fatto ad occhi aperti, toccando la roccia, arrampicandomi su di essa e rimanendone affascinato. Da li ho poi cercato ispirazione da coloro che in quel momento rappresentavano i migliori rocciatori e alpinisti del mondo e da alcuni di essi ho avuto la conferma che anche i sogni “impossibili“ si realizzano se c’è

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esisteÂť

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veramente dedizione, energia e massima determinazione. Impossibile è la parola che noi usiamo per giustificare i nostri fallimenti […]. L’impossibile non esiste. Già, l’Everest, la montagna più alta del mondo. Da lassù, visto che c’è stato più volte, dove porta lo sguardo e il cuore di un uomo? L’Everest è una metafora più che un freddo e alto punto geografico del pianeta. L’Everest simboleggia una meta dalla quale si vede oltre, dalla quale si capisce chi si è, dove si vuole andare e dove si può ancora andare. La vita è tutta una sequenza di Everest da raggiungere e più le condizioni sono difficili più la selezione si fa dura e viene a nudo la nostra persona. C’è chi si arrende, chi cerca alibi e chi invece tiene duro, resiste, cade e si rialza, ma alla fine 60

sul proprio Everest ci arriva. Ha scalato le cime più alte del mondo in compagnia di altri scalatori. Quanto conta l’affiatamento tra compagni di cordata? Cosa fa capire che ci si può fidare al 100% del proprio compagno di scalata? In un mondo dove è molto più facile perdere che trovare un amico, dove è più ovvio trovare una parola negativa che una di incoraggiamento, dove il mondo ti gira le spalle quando invece potrebbe tenderti la mano, trovare il compagno giusto diventa davvero il primo difficilissimo Everest. Io non ho mai amato le spedizioni o le cordate troppo numerose. Ho sempre amato uno o al massimo due compagni con cui condividere tutti i miei progetti. Ho spesso fatto fatica a trovare compagni di cordata tra i miei


intrapreso una nuova attività che in parte è collegata con l’alpinismo. In particolare ci riferiamo alla sua propensione a pilotare elicotteri ad alte quote. Qual è l’input che l’ha spinta a coltivare questa passione? Anche qua è stato un sogno e l’amore per l’aria, la montagna, la libertà. Ho fatto parecchi lanci col paracadute, voli in parapendio, respirato a pieni polmoni da tantissime e remote vette del pianeta ed ho capito che volare tra quelle montagne avrebbe potuto essere una mia futura e parallela evoluzione oltre che un modo per aiutare chi tra quelle vette e nelle loro valli, ci vive, cresce e troppo spesso prematuramente muore. Ho deciso così di diventare pilota di elicottero connazionali, anche se ovviamente qualche eccezione c’è stata pure nella mia città. Io scelgo a fiuto, a puro istinto, ad intuizione. Nessuna strategia o convenienza guidano la scelta del mio compagno. Mi trovo bene con gli alpinisti dell’Est, gente vera, abituata a soffrire, tanto, e ad oltranza. L’alpinismo che amo è proprio quello basato sulla resistenza fisica e psicologica più che sulla pura e sola difficoltà tecnica. La cronaca ci descrive un Simone che va oltre lo scalatore. Sappiamo che ha 61


solo) del pianeta, ma al tempo stesso con la più alta propensione e abilità all’autolesionismo e autodistruzione.

specializzato nel volo di montagna e questo è il cammino che ho intrapreso e nel quale voglio e devo evolvere e migliorare, imparando dai giusti maestri. Anche in questo mio progetto all’inizio tutti mi davano del pazzo e del folle, soprattutto quelli del mondo aeronautico. Alcuni mi hanno detto che era troppo tardi e che non avrei mai acquisito le abilità necessarie per effettuare i voli difficili e a volte pericolosi che questo sogno richiede. Bene, costoro inesorabilmente, forse neppure troppo in la nel tempo, temo dovranno […] riaggiustare la loro infausta predizione. Odio i pessimisti o peggio i distruttori di sogni e le sfide solitamente amo affrontarle e se posso, pure vincerle. “In ginocchio sulle ali” è il titolo del libro che ha scritto ai piedi della parete Rupal sul Nanga Parbat (casa editrice Rizzoli, 2014). In un intervista ha spiegato il titolo del libro: la sua preoccupazione nel continuare a svolgere la sua attività di soccorritore ad alpinisti in difficoltà e alle popolazioni che vivono nelle sperdute valli himalayane dopo la distruzione in un incidente del suo l’elicottero. Sappiamo che non intende smettere di lottare perché ciò non fa parte del suo carattere; come ha vissuto questa esperienza e come sta evolvendo la situazione? E’ stata una scuola di vita dove ho trovato persone fantastiche, ed altre che sono state semplicemente assenti o peggio che mi hanno tradito. E’ stato un percorso dove sono sicuramente cresciuto, dove ho toccato con mano l’amore di chi mi ha regalato parte del sogno (Gianni Carminati di Sarnico e la sua fantastica famiglia a partire da sua moglie Ines) e di quanto è bello lavorare duramente per un sogno. Ovviamente ancor oggi c’è invece chi al mio progetto non crede o non vuole farlo e rimane dunque solo a guardare, senza provare a fare qualcosa. Oggi la situazione è abbastanza in stallo per ciò che riguarda il progetto in Nepal, ossia del soccorso in Himalaya. Ho provato a coinvolgere aziende e persone del settore elicotteristico ma le dinamiche aziendali oggi si muovono su logiche molto “diverse” e diversificate che non sulla volontà di fare o non fare una cosa. La situazione è però in decisa ed entusiasmante evoluzione su un altro progetto di formazione e lavoro con gli elicotteri che ho intrapreso negli Stati Uniti. Evoca un pizzico di tristezza dirlo, ma alla fine solo nel Paese a stelle e strisce ho trovato i mezzi, la gente e l’entusiasmo che avrei tanto voluto trovare vicino a casa. Purtroppo qui siamo impantanati in una strana materia composta da pessimismo, burocrazia, tasse, lentezza e apatia, che non ho trovato neppure nei paesi più poveri e desolati che ho attraversato. Siamo senza dubbio alcuno il paese col più grande potenziale economico (e non 62

Che consiglio si sente di dare ai giovani che vogliono scoprire il mondo dell’alpinismo? Spesso e volentieri si sottovalutano certi rischi, episodi di cui ultimamente si sente parlare sempre più spesso. Non esiste attività umana senza rischi, amare, guidare, lavorare, sognare e agire comporta di per sé l’accettazione di alcuni rischi. La vita non è la ricerca della sicurezza, ma la più grande ed entusiasmante delle esplorazioni. Ogni giorno c’è qualcosa di nuovo e diverso che sperimentiamo. Cose buone e meno buone, sicure o rischiose, ma comunque tutto questo si chiama vita. Vivere non è uno status biologico, è una straordinaria opportunità che può regalarci una grandissima gioia o una prolungata e ciclica tristezza. Il segreto sta nel volere e cercare un sogno e un obbiettivo su cui lavorare e mettersi in cammino. Per sogni grandi bisogna fare grandi sforzi, fatiche, bisogna insomma dedicarsi molto. Per sogni piccoli bisogna fare tutto questo in misura forse più contenuta, ma bisogna comunque impegnarsi. Ai giovani direi di mettersi in cammino, anche fuori dal proprio cortile, città, paese, e di non aspettare che qualcuno o qualcosa cambi il mondo per noi. Il protagonista del cambiamento e della felicità devi essere te stesso. Augurandole buona fortuna per tutto ciò che più l’appassiona vorremmo salutarci chiedendole di descrivere ai nostri curiosi lettori i suoi progetti per l’immediato futuro. Ha già in programma nuove spedizioni o in mente nuove avventure? Ho in programma una nuova spedizione alpinistica molto impegnativa nella seconda parte dell’inverno. Sarà un altra entusiasmante esplorazione che voglio godermi e da cui ovviamente accetterò qualsiasi risultato. Poi voglio rilanciare il progetto elicotteristico e di soccorso in altissima quota. Non riesco ancora ad accettare che l’apatia e la mancanza di volontà di coloro a cui ho bussato possano vincere sulla voglia e determinazione che ho per raggiungere il mio obbiettivo. La luce ha sempre vinto sul buio e mi piacerebbe fosse così anche per me... Francesco Legramanti



Sulle nevi del Monte Pora

un grande evento sportivo: la coppa europea di sci alpino

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racciare passione è nel DNA dello Sci Club Radici Group, da sempre. Una passione che nel corso degli anni ha visto questa eccellenza sportiva bergamasca raggiungere importanti traguardi agonistici con i suoi atleti, ma non solo. Dal 2009 lo Sci Club Radici Group è punto di riferimento per l’organizzazione sul territorio di un appuntamento di rilievo internazionale: la Coppa Europa di sci alpino.

territorio, Play Sport Academy, associazione volta a promuovere lo sport verso il mondo dei bambini e delle loro famiglie. E ancora, grazie agli sci club bergamaschi che ci supportano, ai volontari e non da ultimo, ai nostri sponsor. Senza di loro non si potrebbe realizzare questo grande evento.»

UN EVENTO - dedicato all’imprenditore e sportivo Fausto Radici - che anche quest’anno tornerà protagonista, il 26 e 27 febbraio, sulle nevi del comprensorio sciistico Presolana Monte Pora. Come per la scorsa edizione sarà una due giorni tutta al femminile, con un importante elemento distintivo: saranno gare finali, quelle che chiuderanno le classifiche di Slalom Gigante (26 febbraio) e Slalom Speciale (27 febbraio) dell’edizione 2014-2015 dell’European Cup femminile.

PRESOLANA MONTE PORA: LA MONTAGNA SENZA PENSIERI! Parlare di Presolana Monte Pora significa parlare di 8 impianti di risalita, 19 piste dai diversi gradi di difficoltà, servizi di noleggio sci e snowboard, snowpark, possibilità di fare escursioni in motoslitta, passeggiate con le ciaspole e alpinismo. Il fiore all’occhiello del comprensorio? Il rifugio Pian del Termen aperto oltre che di giorno, anche tutti i venerdì sera e, nelle altre serate, aperto su prenotazione come location per cene aziendali ed eventi privati. Quest’anno sono davvero tante le novità legate al comprensorio sciistico bergamasco Presolana Monte Pora.

I TROFEI: Trofeo Assoluto CLARIANT e Trofeo Juniores LA CISA (giovedì 26 febbraio), Trofeo Assoluto IVS ITALIA e Trofeo Juniores LA CISA (venerdì 27 febbraio). Anche per questa stagione di Coppa Europa al Pora la pista su cui si gareggerà - riomologata nel dicembre 2010 dalla federazione internazionale e intitolata ufficialmente a Fausto Radici - si svilupperà su un dislivello di 365 metri per il Gigante e di 195 metri per lo Slalom Speciale. «Sono ormai più di vent’anni che seguo da vicino il nostro Sci Club,» afferma Olga Zambaiti Radici, Presidente dello Sci Club Radici Group «e anche se spesso è faticoso, non voglio fermarmi. Voglio continuare a diffondere con forza il messaggio dello sport come fulcro di valori, perché credo davvero, come credeva Nelson Mandela, nel suo potere di unire i popoli e parlare ai giovani. Voglio dire grazie a tutti coloro che ci hanno aiutati, e continuano ad aiutarci, a rendere possibile Coppa Europa. Dal nostro staff tecnico alla società impianti Monte Pora, le istituzioni del 64

NOVITÀ - visibili sul nuovo sito web www. presolanamontepora.it e attraverso la nuovissima APP - con un minimo comune denominatore: l’ottimizzazione dei servizi per vivere la montagna senza pensieri.


FINALE 26-27 febbraio 2015 Monte Pora

1-GS 1-SL femminile

dedicata a Fausto Radici

Con il patrocinio di:

Comune di Castione della Presolana Comune gemellato con Bons en Chablais e Adenau

Programma GIOVEDÌ 26 FEBBRAIO

Trofeo

Slalom Gigante

VENERDÌ 27 FEBBRAIO

Trofeo

Slalom Speciale

ENTRAMBE LE GIORNATE

Trofeo miglior atleta junior

organizzato da:

www.sciradici.com

Trofeo


Andrea Arnaboldi

Trofeo Faip-Perrel Arriva a Bergamo il grande tennis

B

ergamo. Si gioca al PalaNorda, dal 7 al 15 febbraio, la decima edizione del Trofeo FAIP-Perrel, tradizionale torneo d’apertura della stagione tennistica italiana. Tra l’altro, quest’anno il torneo bergamasco è il primo challenger europeo del 2015: “Un privilegio che ci riempie d’orgoglio” dicono dalla Olme Sport, l’organizzatrice dell’evento, il presidente Gabriele Merelli ed il direttore del torneo Marco Fermi. Quanto alla logistica, le qualificazioni sono in programma alla palestra Italcementi di Bergamo ed al Palasport di Alzano Lombardo mentre le fasi finali sono previste, da lunedì 9 febbraio, al PalaNorda come campo principale e ad Alzano Lombardo come campo secondario. Anche quest’anno il torneo conferma la sua fama di trofeo di livello internazionale; ottima premessa per partite combattute ed avvincenti. Presenti, infatti, ben venti giocatori compresi tra la centesima e la duecentesima posizione del ranking ATP ed addirittura nove con un

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passato tra i migliori cento. L’iscritto di più alta classifica è il tedesco Andreas Beck, esperto e potente, con un passato addirittura nei migliori cinquanta. Oltre a lui, ai nastri di partenza, si segnalano: il canadese Frank Dancevic, ex numero 65 ATP ed atleta che vanta il record di qualificazioni in un torneo del Grande Slam e che ha all’attivo ben due finali ATP (Indianapolis 2007 ed Eastbourne 2009); Steve Darcis, giustiziere di Rafael Nadal a Wimbledon nel 2013; il polacco Michal Przysiezny, ex n. 50 e vincitore del torneo Faip-Ferrel nel 2013; l’estone Jurgen Zopp, ex n. 71 e semifinalista Faip-Ferrel nel 2011.



A chiudere la lista degli ex top-100, ci sono infine: l’eterno Jan Hernych che ha quasi raggiunto le trentasei candeline ma continua ad aver fame di successi; l’ucraino Illya Marchenko; il kazako Alexandr Nedovyesov ed il tedesco Philipp Petzschner, ottimo doppista. Il giocatore più atteso, tuttavia, è il francese Lucas Pouille che compie ventun anni il 23 febbraio ed è tra i giovani più interessanti del circuito: autore negli ultimi anni di un’impetuosa crescita, rapida ed impressionante per i notevoli margini di miglioramento ancora a sua disposizione, Lucas potrebbe essere un protagonista assoluto del torneo di quest’anno. Dustin Brown

D’altronde, se si guarda all’albo d’oro del torneo, si nota subito che sui campi di questa competizione sono passati giocatori diventati grandi professionisti. Non sfugge, infatti, che nel 2008 e nel 2011 fu Andrea Seppi a vincere; proprio colui che a gennaio 2015 è riuscito a battere l’invincibile fuoriclasse svizzero Roger Feder agli Australian Open. Possibile, dunque, che sui campi di Bergamo, a Febbraio, mostri il suo talento qualche fuoriclasse del prossimo futuro. Il Trofeo Faip-Perrel si conferma un grande appuntamento di stagione non solo per appassionati ma anche per gli sportivi in generale.

Simone Bolelli

È per questa ragione che gli organizzatori hanno confermato anche quest’anno la formula dell’ingresso gratuito a tutte le partite.

Passione & Tradizione

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I

l nostro mensile ha incontrato l’attore Yoon Cometti Joyce, 39 anni, italiano di origine coreana: all’età di 3 mesi è stato infatti adottato da una famiglia di Sorisole. Nel corso della sua carriera è stato diretto, solo per citarne alcuni, da Martin Scorsese in «Gangs of New York» e «Kundun», da Leonardo Pieraccioni in «Ti amo in tutte le lingue del mondo» da Joseph Lefevre in «Said», da Marco Martani in «Cemento armato». Lei ha lavorato con Scorsese e Di Caprio: ci può svelare qualche aneddoto del suo rapporto con loro? “Gangs of New York” è stata una delle esperienze più belle della mia carriera. Dopo il provino a Los Angeles all’inizio sembrava dovessimo girare proprio a New York ma il progetto si bloccò: dopo qualche tempo mi richiamarono e mi dissero che l’avremmo girato in Italia, a Cinecittà. L’obiettivo era ricostruire la New York dell’800 e solo la pre-produzione è durata un anno: per questo venne chiamato Dante Ferretti, lo scenografo più bravo su questo pianeta. In quel film interpretavo un prigioniero di guerra cinese, che doveva aiutare Di Caprio a cercare “the butcher”, il macellaio. Scorsese sul set ha un approccio molto diretto e informale, uno stile molto americano, condito da entusiasmo e passione: pensi che una volta mancava una scena e mi ha chiesto di improvvisarla utilizzando un secchio d’acqua. I registi italiani non ti danno tutta questa libertà.

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YOON

Ciak, si gira

DALLA COREA CON FURORE

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Quali sono i suoi progetti nell’immediato futuro? Recentemente ho lavorato con Michael Madsen nel film “Romance in black”, dove interpreto un ragazzo con un leggero ritardo mentale: per il personaggio mi sono ispirato al fratello del protagonista di “Buon compleanno Mr.Grape”, ma è stato comunque uno dei ruoli più complessi che ho dovuto affrontare, in quanto mi esprimevo soltanto a gesti e smorfie: ho dovuto fare un grosso lavoro su me stesso, imparando ad utilizzare esclusivamente la mimica gestuale e quella facciale. Ho inoltre terminato da poco di girare una serie tv Rai in sei puntate in cui interpreto il ruolo di un medico, primario del 72


reparto oncologia di un ospedale: ho dovuto fare una settimana di training per imparare con esattezza tutte le terminologie mediche. Ho anche fatto parte del cast di “The Vatican”, la nuova fatica di Ridley Scott, in cui interpreto il ruolo del prete Phong Nguyen. Non si ferma mai, insomma. E’ vero che sta pensando al debutto da regista? Sì, ho appena finito di scrivere la sceneggiatura. E’ un progetto molto ambizioso, girato a low-budget e ambientato a Bergamo, prevalentemente in Città Alta: si tratta di una storia d’amore dai tratti singolari, un po’ in stile francese. Per ora non posso dire di più, ma nel cast mi piacerebbe avere Alessio Boni e Giorgio Pasotti. In “Sons of Tibet” lei è stato l’interprete principale: ci può raccontare il suo ruolo? In quel film interpreto un tibetano che per protestare contro l’invasione dei cinesi decide di darsi fuoco. Si tratta di una storia basata su un fatto realmente accaduto: il protagonista vive sull’altopiano del Tibet con la sua famiglia, quando assiste all’uccisione di un monaco da parte di due guardie cinesi. A quel punto non vede altra soluzione al di fuori di un ultimo gesto estremo. E’ stata un’esperienza molto interessante, abbiamo girato il film metà in Piemonte, metà in Abruzzo, a quasi 3.000 metri di altezza, su un monte vicino al Gran Sasso, che non a caso viene definito “il piccolo Tibet italiano”. Hai incontrato anche il Dalai Lama: cosa le è rimasto di quell’incontro? Io e il regista di Sons of Tibet abbiamo avuto un colloquio privato con lui, durato circa mezz’ora: abbiamo parlato di politica e di altre questioni, ma quello che mi ha colpito davvero è stato vedere la profonda serenità di quest’uomo. Il Dalai Lama ha sofferto molto nella sua vita e ne ha passate di tutti i colori, eppure sul suo viso regnava un’aria serena, quasi soave. E questo ti lascia senza fiato. 73


WINTER GARDEN HOTEL

un’esperienza

Onyx Café

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G

rassobbio. È qua, alle porte di Bergamo e vicino all’aeroporto di Orio al Serio, che si trova un luogo d’ospitalità moderno e coinvolgente. Si chiama Winter Garden Hotel ed è stato concepito per offrire servizi di qualità a chiunque sia in cerca di un luogo accogliente ed ospitale per soggiorni brevi o lunghi ma anche e semplicemente per rilassarsi lontano dagli affanni della vita d’ogni giorno. Winter Garden, infatti, non è solo albergo ma si compone di un prestigioso ristorante (L’Officina), un


unica moderno bar (Onix Café) ed una meravigliosa Spa (The Spa). Quest’ultima, in particolare, è un luogo di puro benessere. Al suo interno, infatti, tutto è pensato per donare ai clienti un intenso momento di piacere, lontano dalle tensioni della vita moderna. L’ingresso a numero ristretto preserva l’intimità e la riservatezza di un luogo, concepito come un tranquillo rifugio dall’atmosfera rilassata. Grazie al calore della sauna finlandese e del bagno turco o alle docce emozionali, con i loro colori e i profumi, The Spa si dimostra un luogo ideale per allontanare le tensioni e la stanchezza del viaggio o per ricaricare il proprio corpo di nuove energie per la prossima escursione o il prossimo meeting. Winter Garden, come detto, è stato creato non solo per fornire servizi Trattamenti

Meeting

ricettivi di qualità ma anche per dare alle aziende quei luoghi di cui necessitano per i loro meetings: quattro comode sale congressuali sono pronte ad accogliere fino a duecentocinquanta persone grazie ad un sistema di pannellature modulabili per ogni esigenza. Dal piccolo incontro ai grandi congressi, la filosofia guida del Winter Garden è sempre la qualità: anche gli incontri di lavoro devono avere la giusta cornice per garantirsi la migliore riuscita. Proprio per questo, le sale sono state dotate di un impianto di diffusione sonora di qualità superiore, un sistema di regia audio/video automatico con pc tattili ed un sistema di videoconferenza. Per assicurare il massimo ai propri clienti, è a disposizione anche uno staff meeting per un servizio su misura. Dagli eventi aziendali ai convegni professionali, senza dimenticare seminari, riunioni, team building o corsi di formazione, il Winter Garden è progettato per garantire il meglio. Tra un corso e l’altro, l’elegante ristorante L’Officina è a disposizione per tutti, a seconda dei gusti. Filo conduttore è deliziare il palato con piatti unici che diano un’esperienza di sapori raffinati, capace di rinnovarsi ad ogni stagione, assecondando le mode ma senza dimenticare la tradizione locale e mediterranea in generale. 75


Jacuzzi

L’Officina, infatti, è concepita come una bottega del gusto dove la sapienza artigianale dei cuochi e dello chef dà il meglio per coccolare i clienti in un ambiente curato dove niente è lasciato al caso. A cominciare dalla materia prima: selezionata con cura e trattata con rispetto per valorizzarne le caratteristiche in ricette ricercate ma mai artefatte. Gli ingredienti, i loro sapori genuini, le loro consistenze e profumi sono i soli protagonisti dei piatti che arrivano in sala. Per chi non avesse tempo per lasciarsi deliziare nei locali de L’Officina, il moderno Onyx cafè è sempre aperto, fino a mezzanotte, per gustosi aperitivi, accompagnati da cocktail unici e ricercati. Entrambi, pur essendo all’interno della struttura, sono aperti anche alla clientela esterna: ideali per veloci pause caffè ma anche colazioni di lavoro oppure pranzi, aperitivi, light lunch o cene aziendali o di gala oppure romantiche cene intime. In particolare, durante il periodo primaverile - estivo, essi diventano teatro d’eventi gastronomici e musicali a tema ma anche degustazioni e molti altri avvenimenti aperti a tutti ed ideali per socializzare e per provare l’esperienza dell’alta ristorazione. Tutto in questa struttura è pensato per dimenticare la confusione: “Feel the world, forget confusion” è la filosofia guida del Winter Garden. Chef

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i corsi di febbraio agnelli cooking lab

Mercoledì 4 febbraio Le Paste Secche la pasta tradizionale italiana corta e lunga a base di seMola di grano duro in 5 ricette regionali docente: chicco coria durata: 1 lezione di 3 ore costo: 70 euro

Mercoledì 11 febbraio Il pesce dalla Pescheria alla padella

Mercoledì 18 febbraio Le Paste fresche e ripiene

la giornata inizia alle 7 del Mattino con ritroVo in saps per trasferiMento in pescheria doVe si iMpara a riconoscere e scegliere il pesce. ritorno in saps per la laVorazione del pesce e la preparazione delle ricette

corso per iMparare a conoscere le paste fresche e ripiene. seconda edizione docente: chicco coria durata: 1 lezione di 3 ore costo: 70 euro

Lunedì 23 febbraio Dolci al Cucchiaio

Venerdì 27 febbraio I Bolliti

preparazione, guarnizione, presentazione di Mousse, baVaresi, seMifreddi e creMe cotte.

coMe scegliere le parti giuste, cucinarle e accoMpagnarle con le salse, fra tradizione ed innoVazione.

durata: 1 lezione di 3 ore costo: 70 euro

docente: chicco coria durata: 1 lezione di 3 ore costo: 70 euro

docente: francesco gotti durata: 1 lezione di 8 ore costo: 150 euro

agnelli cooking lab è un’ampia location multifunzionale dotata delle più moderne tecnologie. È luogo di confronto e sperimentazione, dotato di dodici postazioni di cucina singole per operare in autonomia sotto la guida di chef protagonisti come docenti.

www.agnellicookinglab.it saps agnelli cooking lab - Via Madonna 20 - lallio (bg). la segreteria è aperta dal lunedì al Venerdì dalle 9:00 alle 12:00 e dalle 14:00 alle 18:00. per qualunque informazione, per iscriversi a corsi e degustazioni telefonare al numero 035 204 730, sig. Pier Pedruzzi.



MOTORI Elettrizzante

BMW i3

IBRIDA DA

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URLO

I

l nostro mensile ha testato la nuova Bmw i3, messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Lario Bergauto, nel centro cittadino di Bergamo. E anche il sindaco Giorgio Gori ha guidato personalmente la vettura in un tour tra i luoghi simbolo della città : da Palazzo Frizzoni alla Stazione Fs, da via 81


Quarenghi alla Caserma Montelungo. Ma torniamo alla vettura: la casa automobilistica bavarese l’ha definita “un’automobile rivoluzionaria” e una vettura elettrica “elettrizzante”, per usare un gioco di parole. Ed è proprio così: la nuova compatta di Monaco rappresenta infatti una vera e propria rivoluzione per il brand tedesco, dato il ruolo di capostipite del nuovo marchio, “Bmw i”, orientato all’ecosostenibilità ed alle propulsioni alternative. Compatta ma molto spaziosa al suo interno, la Bmw i3 mostra un’impostazione che reincarna in pieno lo spirito dell’Elica, donando buone prestazioni complessive alla vettura. Il telaio è tutto nuovo, costruito in alluminio e carbonio, mentre per le altre parti della vettura Bmw prevede l’utilizzo di materiali ecocompatibili, naturali o riciclati. Dimensioni da segmento B, dunque, ma solo quelle. Tecnologia all’avanguardia, con un motore elettrico da 170 cavalli e 250 Nm di coppia massima, sufficienti per spingere la i3 a 150 km/h di velocità e farla accelerare da 0 a 100 in soli 7,2 secondi, meglio di una sportiva di pari potenza alimentata a benzina. Passando alle batterie agli ioni di litio quelle montate sulla Bmw i3 sono prodotte da Samsung: posizionate sotto al pianale, sono considerate fra le più potenti sul mercato, con 22 kWh di capacità energetica. Tutto si può, dunque, dire tranne che sia una banale utilitaria elettrica. La conferma arriva guardando la raffinatezza delle sospensioni posteriori, un multilink a cinque bracci abbinato al tradizionale MacPherson anteriore. Il peso, limitato a 1195 kg, ricalca quello di 82

un’auto tradizionale, nonostante debba portarsi dietro il pacco batterie - posizionato al centro del pianale, per contenere il centro di rollio - e il motore elettrico montato al posteriore, quest’ultimo da appena 83 kg. La ripartizione complessiva mantiene il 50:50 tra anteriore e posteriore. Salendo in macchina ci si accorge immediatamente di questa connotazione ecologista, con alcune parti delle portiere e del cruscotto che mostrano le fibre riciclate di cui sono composte, mentre su alcune versioni, è possibile vedere delle intarsiature in legno sulla plancia.


L’autonomia complessiva è di 160 chilometri, ma facendo attenzione ed utilizzando le modalità Eco Pro ed Eco Pro + si riesce a sfiorare i 200 chilometri di percorrenza. Per l’utilizzo urbano, o per le tratte casa lavoro, il range d’utilizzo risulta più che sufficiente, ma aggiungendo 4.600 euro si può montare un motore termico, due cilindri benzina, derivato da quelli impiegati sulle moto di Monaco di Baviera, consente di estendere l’autonomia di marcia fino a 350 chilometri. La scelta di installare il motore termico optional potrebbe incidere inizialmente per oltre il 50% delle vendite, mentre le previsioni future dicono che l’impatto si ridurrà al 20%.

Non manca anche un accurato sistema di previsione dell’autonomia residua e della carica al termine del tragitto, mentre con l’app iRemote si potranno condividere i dati dell’auto, controllare lo stato di ricarica via smartphone, attivare climatizzatore e riscaldamento da remoto, inviare un percorso direttamente al navigatore. Per quanto riguarda, invece, l’assistenza, il collegamento con Bmw iCenters sarà diretto, permettendo una diagnosi rapida del guasto ancor prima che l’auto arrivi al service.

I contenuti tecnologici della Bmw i3 proseguono al reparto infotainment, dove la parola d’ordine è Networking. Collegata sempre e comunque, alla rete internet, ai service del marchio: è un laboratorio viaggiante. Il cuore del sistema, il ConnectedDrive già apprezzato su altri modelli Bmw, è stato completato da servizi e app specifiche per un’elettrica. Grazie alla presenza di una sim-card sarà possibile scaricare servizi extra sul navigatore, specifici per le esigenze di chi si sposta con la i3. Ad esempio, l’integrazione con i mezzi pubblici nei percorsi di viaggio programmati, per parcheggiare l’auto e proseguire gli spostamenti in autobus, treno, metro, tram…

Il baule, da parte sua, risulta più che sufficiente per l’impiego urbano della vettura, con 260 litri che diventano 1100 reclinando gli schienali. Una volta seduti al volante, soddisfa la posizione di guida: ci si trova alti da terra, perché il pianale è sopraelevato per far spazio alle batterie, ma il sedile è vicino al pavimento ed è così possibile assumere una postura molto corretta e piacevole, con le gambe semi distese e le braccia raccolte, grazie all’ampia escursione in profondità del piantone sterzo. Mettendosi al volante della nuova

BMW i3 si percepiscono infatti sensazioni da vera bavarese, un’auto solida, precisa e coinvolgente. Il volante ha una corona con dimensioni abbastanza ridotte, ma risulta piacevole da impugnare e nasconde uno sterzo preciso ma non troppo comunicativo. Leggero e progressivo, il comando dello sterzo risulta particolarmente adatto alla vettura, rendendola estremamente agile nel traffico, nelle manovre ed in città. L’assenza di un propulsore all’anteriore 83


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ha infatti permesso ai tecnici del marchio tedesco di poter aumentare l’angolazione massima delle ruote anteriori, ottenendo così un diametro di sterzata particolarmente ridotto che migliora sensibilmente la fruibilità quotidiana dell’auto. In curva si rivela piacevole e nasconde un buon handling: l’assetto della nuova Bmw i3 è molto rigido, con i tecnici dell’Elica che hanno optato per una taratura particolarmente votata alla sportività, così da ottenere un feeling di guida estremamente piacevole. Infine, uno sguardo all’allestimento di serie, che comprende gli airbag per la testa, quello per il passeggero disattivabile, attacchi isofix, climatizzatore, computer di bordo, controllo della stabilità, radio con CD, MP3 e presa Aux, sedili anteriori regolabili in altezza e quello posteriore frazionato, sensori di parcheggio posteriori, vivavoce Bluetooth e volante regolabile in altezza ed in profondità.

Marco Barbante responsabile vendite BMW i LARIO BERGAUTO

In conclusione, handling e guidabilità sono dunque di ottimo livello, con una perfetta integrazione del sistema di recupero dell’energia cinetica. Nel corso delle nostra prova sin dai primi chilometri, infatti, si riesce a gestire questo sistema sostituendolo parzialmente ai freni. La fase di rilascio viene infatti utilizzata come progressivo rallentamento, con l’impianto frenante che solo in pochissimi casi risulta indispensabile. Dosando il rilascio ci si può infatti fermare ai semafori ed agli stop senza dover toccare il pedale del freno, con l’auto che rallenta in maniera progressiva ricaricando le batterie: una comodità non da poco. E che rispetta l’ambiente.

LARIO BERGAUTO Via Campagnola, 50 Tel. 035 4212211 - BERGAMO Corso Carlo Alberto, 114 Tel. 0341 27881 - LECCO Via Brescia, 78 - Tel. 035 830914 GRUMELLO DEL MONTE www.lariobergauto.bmw.it www.mobility.it

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MOTORI Fuoristrada

T

ra i modelli che hanno fatto la storia dell’automobile diventando vere e proprie icone di stile, un posto di riguardo spetta senza dubbio alla Range Rover che, fin dalla nascita nel lontano 1970, ha inaugurato il segmento (oggi in

Foto Matteo Mottari

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RANGE eleganza


ROVER VOGUE

e aggressivitĂ senza limiti

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grande espansione) dei Suv. Continuando poi ad innovarsi riscuotendo sempre ampi consensi, tanto da essere tuttora considerata un punto di riferimento in questa categoria. Per mantenersi un passo più avanti rispetto a tutti i concorrenti, la blasonata 4x4 britannica ha così da poco debuttato nella quarta generazione che, ancora una volta, stabilisce nuovi primati in fatto di tecnologia, sicurezza e versatilità. E ne abbiamo avuto prova diretta testando la nuova vettura della casa automobilistica britannica (messa gentilmente a disposizione per l’occasione da Iperauto Bergamo), in via del tutto eccezionale, nell’esclusiva cornice della base militare di Orio al Serio Terzo Reggimento Aves Aquila.

del passeggero. Lussuosa come mai in passato, la Range di ultima generazione non solo è migliorata nel comportamento su strada, paragonabile a quello di una berlina di classe superiore, ma anche nella già elevatissima efficienza off road. Grazie infatti al nuovo sistema di gestione “Terrain Response2” e alle innovative sospensioni pneumatiche a controllo elettronico che all’occorrenza portano l’altezza minima dal suolo, da 22 a 30 centimetri, sua maestà Range Rover consente ai sui sudditi più audaci di

Mai così grande (sfiora i 5 metri di lunghezza) e così lussuosa, la regina delle 4x4 non sfigura affatto accanto agli elicotteri militari dell’Esercito Italiano ma, anzi, abbina ad un look di sicuro effetto un body (leggi carrozzeria) decisamente più in forma, che dopo una robusta dieta a base di alluminio ne ha drasticamente abbattuto il peso (fino a 420 Kg in meno a seconda delle versioni), con conseguenze decisamente positive sulle prestazioni, sui consumi e sulle emissioni di CO2. Ma non è tutto: la versione Vogue, utilizzata per la nostra prova, annovera tra le sue caratteristiche principali raffinatezza e buon gusto, qualità confermate anche dagli interni in pelle Oxford, dai sedili anteriori climatizzati e sedili posteriori riscaldati, nonché dalla funzione memoria per il sedile

immergersi in guadi profondi fino a 90 centimetri e di muoversi nel massimo comfort anche su terreni molto impervi, solitamente offlimits per la maggior parte degli sport utility. Che la nuova Range Rover costituisca un mondo a parte lo si vede ad occhio nudo ed ancor di più lo si capisce guidandola. Dotata come in passato di trazione integrale permanente, marce ridotte e bloccaggi automatici dei differenziali, la nuova Range Rover porta al debutto il sistema digitale di controllo “Terrain Response” di

seconda generazione, che analizza le condizioni di guida e del terreno per ottimizzare di conseguenza tutte le regolazioni del veicolo. Finora questo sofisticato dispositivo lasciava al guidatore il compito di selezionare, tramite l’apposito rotore posto sul tunnel centrale, la funzione specifica per il fondo stradale che si sta affrontando tra cinque differenti programmi (asfalto, fondi a bassa aderenza, sabbia, fango e roccia), oggi invece grazie alla modalità Auto il “Terrain Resonse2” è anche in grado di selezionare autonomamente 89


quello più idoneo al percorso che si sta affrontando. Il propulsore dell’auto provata è un 4.4 con 339 Cv diesel (esiste anche una versione 3.0 da 249 Cv) si trova dunque perfettamente a suo agio sotto il cofano del Range Rover Vogue e grazie anche al doppioturbocompressore spinge forte fin dai regimi più bassi, garantendo una progressione davvero entusiasmante. La formidabile elasticità di questo propulsore e l’abbinamento con il valido cambio automatico a otto rapporti utilizzabile anche il funzione sequenziale con gli appositi paddle al volante, favorisce una marcia estremamente fluida

che, a seconda dei casi, può assumere una connotazione più turistica o sportiveggiante, ma comunque sempre molto performante. A facilitare non poco l’azione del conducente, collaborano non solo gli efficaci controlli elettronici della stabilità e della trazione, ma anche l’immancabile trazione integrale permanente, che grazie al sofisticato sistema “Terrain Response” adegua con la nuova modalità Auto, le varie funzioni del veicolo al fondo stradale, così da permettere al guidatore di concentrarsi unicamente sul percorso che si sta affrontando.

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EMOZIONE

“Immerso nel verde del parco naturale “Dei Colli” di Bergamo, l’Aeroporto di Valbrembo offre esperienze interessanti in elicottero grazie alla Scuola di volo HELISPIN. Potrete sperimentare da protagonisti la bellezza del volo verticale nell’affascinante cornice delle prealpi Orobiche. Da qualche mese a Valbrembo grazie ad Helispin e all’AeroClub AVA è possibile fare corsi di teoria anche sui Droni (SAPR: Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) e a breve, grazie ad AerialClick, che ci fornirà il suo drone, progettato e costruito in Italia ed approvato ENAC, si svolgeranno anche corsi pratici di pilotaggio. Vi aspettiamo per fare insieme a noi un giro in aeroporto e ad approfondire le vostre curiosità ed interessi. Intanto fate un giro sul nostro sito: www.helispin.it

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MOTORI La prova

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Nuova Passat ottava


Variant meraviglia

V

olkswagen Passat Variant è alla sua ottava edizione con il nuovo modello in uscita nei concessionari italiani giĂ dallo scorso novembre. Noi l’abbiamo testata grazie alla concessionaria Volkswagen Bonaldi Motori che ci ha messo a disposizione la nuova vettura, portandola da Bergamo a Castione

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della Presolana. Ci siamo subito accorti della comodità di seduta e delle tecnologie multimediali all’avanguardia presenti nell’abitacolo. La nuova Passat è caratterizzata da un’illuminazione ottimale all’interno e all’esterno grazie ai fari a LED con luci di svolta dinamiche. Mantenendo le forme e le dimensioni caratteristiche del modello, la nuova Passat Variant presenta linee più decise e dinamiche che la rendono più aggressiva ed allo stesso tempo elegante. Gli allestimenti a disposizione sono quattro (Trendline, Comfortline, Highline e Businessline). Il modello da noi testato, nella versione Highline, comprende di serie, oltre al climatizzatore con regolazione di temperatura a 3 zone, anche i principali sistemi di assistenza alla guida come l’ACC (Adaptive Cruise Control)

e sul rivestimento delle portiere. Giunti nella frazione di Dorga, abbiamo avuto l’occasione di scattare qualche foto alla vettura nell’esclusivo residence di Acqua dei Pini, nuovo complesso residenziale di Immobiliare Percassi. Nella salita verso il Passo della Presolana l’auto si è comportata molto bene mostrando notevole tenuta in curva e un buon passo grazie al motore capace di accelerazioni molto brillanti ed al tempo stesso di viaggiare a 80 km/h sul filo dei 1200 giri in sesta marcia, mentre, con pochi giri in più, 94

per il controllo della distanza di sicurezza e il sistema di monitoraggio anteriore e di controllo di frenata “Front Assist”. Di ultima generazione sono anche i sistemi di infotainment e navigazione, grazie alla radio “Composition Media” dotata di display a colori da 6,5” touchscreen con sensori di avvicinamento e lettore CD integrato e il sistema di navigazione satellitare “Discover Media”. Tutte le funzioni degli strumenti di bordo sono comodamente gestibili dal conducente grazie al volante multifunzione. L’abitacolo, spazioso ed accogliente, è molto ben strutturato con sedili in pelle dotati di numerose possibilità di regolazione per garantire una posizione comoda e rilassante. Si nota anche la finezza degli interni, con inserti in alluminio spazzolato sulla plancia strumenti

ci si stabilizza sui limiti dei 120 km/h registrando un consumo medio di 4,5 litri per 100 km. Con un solo litro in più, però, si passa a una guida più grintosa e con ampio uso del cambio scoprendo il meglio della Passat nel disegnare curve, controcurve e tornanti in pieno assetto e compostezza. Silenziosissima in ripresa con le marce basse il comfort di marcia è assicurato poi dalla particolare ergonomia delle poltrone anteriori molto avvolgenti, e dalla precisione ed immediatezza del cambio. Nel

traffico cittadino tornando verso Bergamo abbiamo potuto apprezzare il sistema Start&Stop con sistema di recupero energia in frenata. Passando ai dati tecnici della vettura, con una lunghezza di 477 cm, una larghezza di 183 cm e un’altezza di 148 cm le dimensioni non variano di molto dalle versioni precedenti, il passo è di 279 cm e il peso in ordine di marcia raggiunge i 1430 kg. Il motore della Passat Variant da noi provata è un 2.0 TDI BlueMotion Technology quattro cilindri da centocinquanta cavalli che permette


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di avere un’accelerazione 0-100 km/h in 8,7 sec e di raggiungere una velocità massima di 216 km/h. Il cambio è automatico a 6 rapporti e la trazione è anteriore. Il bagagliaio è molto spazioso, di più di quello del modello precedente con un volume di 650/1780 litri. Per quanto riguarda i consumi e le emissioni si possono percorrere 22,7 kilometri con un litro, con emissione di 119 g/ km (CO2). Nel complesso abbiamo apprezzato il nuovo modello della casa

automobilistica di Wolfsburg. Con un comfort notevole per silenziosità, assorbimento delle sospensioni e spazio nell’abitacolo. Le finiture e i montaggi sono accurati e i materiali di notevole qualità. Grazie ai notevoli optional l’auto è sicura, maneggevole e precisa. È perfetta per chi viaggia ma anche per chi lavora, Nuova Passat Variant è la soluzione ideale per chi è sempre in auto, sia che si tratti di viaggi di lavoro, sia per portare i bambini a scuola o per un weekend di vacanza. Andrea Mussita

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MOTORI La novità

HYUNDAI i20 LA NUOVA GENERAZIONE FA RIMA CON AMBIZIONE

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A

bbiamo provato la nuova Hyundai i20, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Autotorino di Curno, nella splendida cornice di Città Alta, per l’esattezza a San Vigilio: qui abbiamo fatto tappa, grazie anche alla disponibilità dei fratelli Zani del Ristorante Pizzeria San Vigilio, che ci hanno aperto le 99


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porte del loro incantevole giardino. Progettata e sviluppata in Europa, la nuova generazione della vettura della casa automobilistica coreana cattura immediatamente lo sguardo: dietro le linee eleganti e il profilo scolpito si scopre infatti un abitacolo sorprendentemente spazioso, e una cura dei particolari che segnano un vero cambio di passo tra le auto del segmento. Per quanto riguarda le diamensioni, rispetto alle versioni precedenti la vettura è infatti cresciuta in lunghezza di 4 cm (4.035 mm) e in larghezza di 2,4 cm (1.734 mm), mentre l’altezza è diminuita di 1,5 cm. La Hyundai i20 ha dunque un aspetto “importante” e raffinato, a livello di qualità costruttiva si ispira alle berline di classe media, con sostanziali miglioramenti rispetto al vecchio modello. L’interasse, ad esempio, è stato incrementato di 4,5 centimetri (2570 mm), per regalare ancor più spazio per gli occupanti. All’interno di una scocca realizzata in acciaio ad alta resistenza, spicca l’abitabilità interna da “prima della classe”: ben 1892 mm a disposizione per le gambe (fra spazio anteriore e posteriore). Tanto spazio a disposizione dei passeggeri quindi, che beneficeranno anche di una capacità di carico nel bagagliaio (326 litri, che diventano 1.042 abbattendo i sedili posteriori) ), che la colloca in vetta alle segmento B attualmente in commercio sul mercato. Ma non è tutto. I dettagli e le rifiniture a bordo della nuova i20 la rendono accogliente e calda come il salotto di casa, con allestimenti a scelta tra un carattere più elegante, più sobrio o più sportivo che si adatta tanto alle esigenze di una famiglia quanto a quelle di un giovane studente. La nuova Hyundai i20 è dunque disponibile in Italia in quattro diverse motorizzazioni, un 1.2 MPI benzina da 75 o 84 cavalli, un inedito 1.4 MPI benzina da 100 cavalli e due motori a gasolio, il tre cilindri 1.1 litri turbodiesel da 75 cavalli ed un 1.4 da 90 cavalli. Tutte le motorizzazioni della nuova Hyundai i20 sono omologate Euro6 e si propongono con un’efficienza migliorata rispetto alla precedente generazione. L’allestimento Classic è disponibile unicamente per i due motori 1.1 CRDi da 75 cavalli. Tutti i motori, esclusa la versione meno potente del 1.2 MPI, sono poi ordinabili negli allestimenti Comfort e Style e risultano ulteriormente personalizzabili con diversi pacchetti. Le Hyundai i20 Comfort possono infatti 101


essere equipaggiate con il Login Pack che comprende cerchi in lega da 16 pollici, fari anteriori a Led e docking station per smartphone. Per chi sceglie invece l’allestimento Style Huyndai propone anche il tetto panoramico in cristallo. La vettura dimostra soluzioni intelligenti abbinate a dimensioni ridotte che però nascondono buona abitabilità. Basti pensare che in soli 4.035 millimetri, solo 40 in più della precedente generazione, si racchiudono cinque posti ed un bagagliaio con una volumetria che raggiunge, reclinando il divano posteriore, a 1.042 litri. Il design innovativo della nuova generazione

di Hyundai i20 si sviluppa attraverso un cofano motore allungato e un tetto che sembra sospeso, grazie al montante posteriore nero lucido, che dona all’abitacolo una luminosità unica. I nuovi gruppi ottici anteriori e posteriori conferiscono un carattere high tech all’auto. I fari LED forniscono la massima luminosità e contribuiscono alla maggiore sicurezza possibile. Su strada, la vettura ha dunque il pregio di mettere subito a proprio agio i suoi occupanti. Il comfort e la silenziosità di marcia sono i suoi di forza. La i 20 divora la strada con parsimonia e si mostra preparata sia in materia urbana sia extra-urbana.

AUTOTORINO Concessionaria ufficiale Hyundai Filiale di CURNO (BG) Via Bergamo, 66 Tel. 035 6228711 - CURNO info.curno@autotorino.it www.autotorino.hyundai.it 102


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EVENTI

Bergamo Economia, al Bobadilla brinda al nuovo anno

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ella splendida cornice offerta dalla discoteca Bobadilla, Bergamo Economia ha festeggiato l’uscita del numero di dicembre. L’evento ha visto la partecipazione di un buon numero di lettori, tanti amici, e a sorpresa ha deciso di brindare con noi anche il noto stilista Lorenzo Riva, prossimamente uno dei personaggi del “Chiambretti Night”. A metà serata, infine, il taglio della torta con gli auguri di un felice anno 2015!

Lorenzo Riva

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Foto Luca Viganò

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EVENTI

OLIMPIA CALONI AGNELLI Natale all’insegna della solidarietà

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o scorso 13 dicembre l’Olimpia Caloni Agnelli, che quest’anno festeggerà anche il 70° anno dalla sua fondazione nel 1945, ha organizzato, come tutti gli anni la cena di Natale societaria che ha avuto luogo nell’esclusivo e incantevole Castello di Clanezzo curata da Cece&Simo. Oltre a tutto lo staff Olimpia, i giocatori e gli sponsor, eravamo presenti anche noi di Bergamo Economia. La cena non è stata solo l’occasione per scambiarsi i tradizionali auguri di Natale ma ha anche avuto un piacevole risvolto in chiave benefica. La Caloni Agnelli ha infatti avuto l’occasione di aiutare la Onlus LND Famiglie

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Italiane che sostiene i bambini ricoverati nell’ospedale di Bergamo affetti dalla Sindrome di Lesch-Nyhan. Questa rara malattia, che colpisce bambini in età molto precoce, porta all’incapacità di controllare i muscoli e, dopo i due anni, conduce ad un dannoso comportamento compulsivo. I giocatori dell’Olimpia si sono messi a disposizione, in prima linea, per raccogliere i fondi, passando tra i tavoli dei partecipanti alla cena, che

hanno mostrato affetto e solidarietà facendo numerose donazioni volontarie a favore dell’associazione benefica. Da sempre sensibile a queste problematiche, la società bergamasca è riuscita a dare ancora una volta il proprio contributo grazie a questa sentita iniziativa solidale. 107


EVENTI

Mini, Lario Bergauto la porta al Capogiro

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urno. Questa volta Lario Bergauto ha scelto la rinomata discoteca il Capogiro per esporre alcuni dei nuovi modelli della nuova Mini 5 porte. Così sabato 24 gennaio, il popolo del Capogiro ha potuto ammirare in assoluta esclusiva la nuova Mini 5 porte S da 192 cavalli e ben due esemplari della nuova Mini diesel da 112 cavalli e mille-cinquecento cc di cilindrata. Inutile dire che molti non hanno saputo resistere al fascino dell’auto più stilosa di sempre e che, attratti dalla sua forma unica ed inconfondibile, hanno deciso di salire a bordo. Qua hanno potuto subito notare come la nuova cinque porte sia più spaziosa rispetto alla precedente versione a tre porte. Gli ingegneri bmw, infatti,

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Foto Federica Abbondanza

hanno saputo rinnovare nella tradizione questa grande classica del panorama automobilistico, allungandola di ben sedici centimetri, aumentando la capienza del vano bagagli fino a duecento-settantotto litri e migliorando la comoditĂ del divano posteriore, capace oggi di ospitare comodamente fino a tre persone. Chi si è posizionato alla guida ha, inoltre, potuto toccare con mano sia l’intuitivitĂ dei comandi, sia la leggerezza dello sterzo che, come nella

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versione precedente a tre porte, permette di gestire la vettura in marcia con fluidità . Tutti coloro che si sono succeduti sul sedile del guidatore hanno anche potuto vedere come sia facile ed estremamente semplice regolarne la posizione in una molteplicità di varianti tali da permettere di trovare la migliore e piÚ comoda posizione di guida. Grande successo ha, infine, riscosso lo sfizioso schermo circolare al centro della plancia che è schermo del sistema multimediale ma anche navigatore; attorno, un

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anello a led cambia colore in relazione alle impostazioni ma anche in base al numero di giri del motore. Constatato tutto ciò, in tanti hanno compilato nelle mani di Kevin Tironi, delegato Lario Bergauto, i moduli per prenotare i test drive in concessionaria, aggiungendosi ai molti che, profittando della due giorni di porte aperte, stavano già provando questa grande classica, negli spazi della Lario Bergauto nel finesettimana del 24 e 25 gennaio.

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EVENTI

ADbg Onlus celebra l’anno sociale in SAPS

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allio. Nella prestigiosa cornice della Saps Italia del Gruppo Agnelli, l’Adbg - Associazione Diabetici Bergamaschi Onlus, presieduta dal noto professionista bergamasco, Professor Giambattista Negretti, ha chiuso l’anno sociale 2014, organizzando per i suoi associati una cena d’auguri preceduta da un incontro di grande interesse scientifico. Relatori: il dottor Alessandro Roberto Dodesini, diabetologo e dirigente medico della U.S.C. Malattie Endocrine e del Diabete presso l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo; il dottor Massimo Conio, primario - direttore della Struttura Complessa di Gastroenterologia dell’ospedale Giannoni di Sanremo. Oggetto delle prolusioni: il

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diabete. A seguire, come detto, si è svolta la cena d’auguri che ha visto la partecipazione delle autorità civili, nonché di numerosi medici ed infermieri dell’ASL e degli ospedali di Bergamo e provincia. Presente anche l’Assessore alla coesione sociale - politiche sociali, giovanili, integrazione e pari opportunità -, Maria Carolina Marchesi che ha portato il saluto del Sindaco di Bergamo e dell’amministrazione comunale del capoluogo. L’atmosfera conviviale della serata ha reso la cena una proficua occasione per un confronto professionale, sanitario e sociale sul diabete e sulle questioni socio-sanitarie-assistenziali che questa patologia genera. Numerosi, infatti, si sono susseguiti gli interventi dei molti operatori sanitari presenti. Al termine della serata, il Presidente dell’Associazione Diabetici Bergamaschi, fondata ormai oltre trent’anni fa (20 marzo 1980 ndr), ha voluto ringraziare pubblicamente il noto imprenditore orobico Baldassarre Agnelli, da sempre molto vicino all’Associazione, per il suo importante impegno a favore della stessa. 113


EVENTI

RIAPRE IL BALZER grande festa sul Sentierone

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ergamo. Lo storico locale Balzer ha rialzato le sue saracinesche sabato 31 gennaio, a mezzogiorno, tra gli applausi dei molti venuti a celebrare questo nuovo inizio. In tanti, infatti, hanno atteso con curiosità l’alzarsi del sipario sulla nuova gestione di questo rinomato locale del centro di Bergamo che, nei mesi scorsi, ha seriamente rischiato di lasciare i bergamaschi orfani del loro riferimento per un lungo periodo. Ad aprire le porte del locale, è stato proprio Giovanni Barghi, il titolare della Codesa che ha rilevato il locale dalla Air Chef dopo una lunga trattativa. “È un giorno di festa - ha dichiarato Barghi - per tutta la città e per i bergamaschi”.

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TRATTORIA GIULIANA OSTERIA CASA VACANZE Via Broseta, 58/a - 24128 BERGAMO Tel. e Fax: 035.402926 osteriadambrosio@gmail.com Chiuso la domenica e sabato a pranzo



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