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SORVEGLIANZA ITALIANA Z I N
MENSILE DI DICEMBRE 2020 - NUMERO 139 - € 3,00
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Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.
LE INTERVISTE
• Andrea Crisanti • Paolo Agnelli • Oliviero Valoti • Giacinto Giambellini
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1970-2020 Cosa ci lascia il 2020? La forza di reagire di fronte alle avversità. La capacità di individuare l’essenziale, spazzando via tutto il superfluo. La consapevolezza dell’importanza del pulito, della sanificazione e dell’igienizzazione. La fiducia con cui ci avete aperto le vostre case, per renderle luoghi sicuri e liberi da ogni rischio. La speranza in un futuro diverso, ricco di gioia e serenità. L’ottimismo che da sempre ci rappresenta. Noi ripartiamo da qui. Buone feste e felice anno nuovo da tutto il team Fra.Mar.
linea diretta 035 681118 dal 1970
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EDITORIALE SPECIALE dicembre 2020
PRESIDENZIALI CONFIMI INDUSTRIA
S
elezione disco. Traccia. Play. Ecco la voce di Domenico Modugno. La radio invece è sincronizzata sulla solita stazione. Trasmette la Vanoni. Ma anche Endrigo, Tenco, Bruno Lauzi, Equipe 84. La gara a chi riconosce per primo il cantante e il titolo della canzone. Musiche rigorosamente anni 50 e 60. Anacronistiche per entrambi, probabilmente, eppure colonna sonora dei nostri viaggi. La maggior parte rigorosamente in macchina. Perché alla base del nostro rapporto non c’è - mi piace pensarlo e dirlo - il dualismo presidente-direttore, ma l’intesa di due romantici. Di più, due nostalgici dei tempi passati tanto quanto dei tempi che verranno.
In questi anni abbiamo smussato uno gli spigoli dell’altro, fatto convivere strategie industriali e visioni tecniche, sdrammatizzando le tensioni generate anche dagli altri, capovolto la prospettiva e intravisto discese dove tutti gli altri vedevano salite.
Sono passati quattordici anni e mezzo da quella prima telefonata che la vedeva eletto presidente di un’associazione regionale. I primi incontri politici, la base associativa, le riunioni con gli imprenditori, la voglia di fare squadra. Poi è arrivato il 2012. La Lombardia non poteva essere più il solo terreno adatto per le lotte necessarie. E mentre tutti avevano lo sguardo rivolto al proprio ombelico per cercare di fronteggiare la prima grande crisi economica del nuovo millennio, lei, Paolo Agnelli, insieme a un gruppo di industriali ha scelto di andare controcorrente. “Visionario e incosciente” le gridavano alle spalle.
Lo diciamo? Diciamolo! Scherzando ci riferiamo a noi stessi come la coppia di “Attenti a quei due”, Roger Moore e Tony Curtis: coinvolti in scanzonate avventure abbiamo costruito a poco a poco un rapporto di fiducia e sicurezza reciproca, lavorato al conseguimento di successi con il lavoro del quotidiano. Perché il “tutto e subito” non ha consistenza. I risultati raggiunti oggi invece sono tangibili e sotto gli occhi di tutti: accreditamento, riconoscibilità, credibilità.
Ma il progetto “Confimi Industria” era ambizioso: essere determinanti nelle scelte politico-economiche di un paese a vocazione manifatturiera voleva dire imporsi a tutela delle aziende, degli imprenditori, dei dipendenti, del territorio. La parola manifattura era stata accantonata, era quasi sparita dal dibattito politico. Al suo posto, altre correnti di pensiero. Ma come salmoni si è scelto di risalire la corrente, di riportare l’attenzione sulle milioni di pmi del manifatturiero e della produzione a essa collegata.
Pur avendo i piedi ben piantati nel passato, abbiamo gli occhi puntati sul futuro: questo terzo mandato di presidenza è “solo” la traduzione in titolo di alcuni grandi traguardi. Si è partiti con 5.000 aziende, oggi siamo 40 mila. Ci sono associazioni territoriali di matrice Confimi lungo tutto lo stivale. Ma anche oltre confine. Aziende storiche, aziende familiari, grandi marchi del Made in Italy, distretti produttivi. Tutti associati.
Che rimane da dire. Congratulazioni Presidente, per l’ulteriore riconoscimento e attestato di stima che gli imprenditori le hanno riconosciuto. E io mi unisco a loro. Con la speranza (e la certezza) che questo nuovo mandato sia intrapreso inseguendo nuove attrattive sfide a tutela e valorizzazione del tessuto produttivo italiano contraddistinto e caratterizzato da una virtù, tanto calzante quanto spesso fraintesa, qual è il familismo imprenditoriale. Fabio Ramaioli Direttore Generale di Confimi Industria
L’
attentato alle Torri Gemelle, l’apertura dei primi Apple Store, l’avvento di Wikipedia. Anno speciale il 2001. Nello stesso anno io ho conosciuto Paolo Agnelli, in una serata di fine settembre a Milano. Poche parole, tante idee ed entusiasmo. Sono bastati due incontri e pochi mesi per dare il via all’avventura “associazione delle PMI di Bergamo”. Bergamo è città particolare, ti accoglie con cortese e riservata diffidenza. Dopo un periodo di conoscenza e valutazione ti integra con generosità. Diventeranno 19, il prossimo gennaio, gli anni di lavoro insieme, un’avventura intensa e appagante, a volte faticosa, spesso controcorrente, sempre alla ricerca di nuove idee e iniziative per tutelare le PMI. Tra i progetti avviati, tanti da scriverci un libro, sono tre a mio avviso quelli più ambiziosi: la nascita di una banca dedicata alle imprese, Banca PMI; il Comitato Unitario Imprese & Territorio con altre nove Associazioni bergamasche per rappresentare oltre 80.000 piccole e media imprese; la nuova Confederazione Confimi Industria, una casa con le pareti di vetro al servizio delle imprese di tutta Italia. Certo, non solo rose ma anche qualche spina, come quando vinsi nel nostro primo match di tennis. Temevo il licenziamento l’avessi fatta vincere! Sono uomo che ama il mare, a Paolo Agnelli affiderei sempre il compito di tracciare la rotta, grazie alla sensibilità che lui definisce “di naso” che si sfiora con l’indice della mano destra quando con orgoglio rivendica le numerose intuizioni imprenditoriali. Complimenti Comandante Paolo. Gli Imprenditori di Confimi hanno fatto ancora una volta la scelta giusta, barra dritta e avanti tutta. L’equipaggio è pronto. Edoardo Ranzini Direttore Confimi Apindustria Bergamo
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CONTENUTI dicembre 2020
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COVER STORY
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L’ASSEMBLEA
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MEDICINA
ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA
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6. 12. 18. 26. 30. 32. 38. 44. 50.
MEDICINA Crisanti: «Evitare di festeggiare il Natale è un grande gesto di affetto» ASSEMBLEA CONFIMI BERGAMO Paolo Agnelli: «Dobbiamo reagire e darci da fare» EROI IN CORSIA Ospedale in Fiera CONFARTIGIANATO Giambellini: «Vi racconto la realizzazione dell’Ospedale in Fiera» COVID-19 Non abbiate paura di vaccinarvi BGY ENAV, in aeroporto la procedura che azzera i tempi di attesa COVER STORY Sorveglianza Italiana: «presenza sul territorio e rapidità dell’intervento: così ci distinguiamo» L’ANALISI MMT La ripresa non si fa con il gioco delle tre carte TOP BUSINESS Soldini Carrelli, pronti a diventare un grande gruppo
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AUDI Q2 E Q5
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EROI IN CORSIA
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L’IMPRESA
RUBRICHE
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MASERATI GHIBLI
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32 BGY
TOP BUSINESS
60. L’IMPRESA Sportissimo, ricerchiamo la soluzione giusta per qualsiasi necessità 66. IL TAGLIO DEL NASTRO 70. LA RICETTA Cervo con verdure di stagione by Bolle Restaurant 72. MOTORI • Maserati Ghibli Hybrid • Audi Q2 e Q5
BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 25 euro per 10 mesi
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MEDICINA
CRISANTI
Foto Matteo Zanardi
«Evitare di festeggiare con i parenti è un grande gesto di affetto, il Natale è il periodo migliore per dimostrarlo»
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urante la prima ondata della p a n d e m i a Covid-19, il virologo Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina Molecolare dell’Università di Padova, si è contraddistinto evitando alla regione Veneto un incremento esponenziale dei contagi grazie alla sua idea di uno screening a tappeto, per questo motivo ne è stato nominato il consulente tecnico. È famoso per aver condotto uno studio sui cittadini di Vo’ e scoperto che la maggior parte delle persone infette era asintomatica, ma in grado però di diffondere il virus. Detiene inoltre un ruolo essenziale per la nostra provincia, poiché è stato nominato dalla Procura di Bergamo perito speciale sulle indagini delle morti dei nostri concittadini per
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Covid. Il professore ci ha ricevuti nel suo studio all’interno dell’Ospedale Giustinianeo di Padova per rilasciarci un’intervista esclusiva. Già a maggio Lei aveva previsto la seconda ondata di cui ora siamo vittime, per questo motivo, ad agosto, Le è stato chiesto di elaborare una strategia per evitarla, in cosa consisteva? Era una strategia che si basava fondamentalmente sul “modello Veneto”: aumentare la capacità di fare tamponi molecolari e identificare le catene di contagio, quindi, siccome il tracciamento si è rivelato inefficiente, bisognava fare test sulle persone coinvolte in una rete di contatti con positivi, al lavoro, a scuola o tra parenti ed amici. Prevedeva inoltre la creazione di uno strumento informatico che potesse far leva sull’adesione all’app
Immuni, ad esempio, con degli incentivi come i tamponi immediati, per poter perimetrare l’interazione delle persone infette con i sani (soprattutto gli asintomatici che non si accorgono di essere portatori perché privi di patologie), ed il controllo della mobilità, per prevedere i prossimi focolai. Bisognava sostanzialmente creare una logistica per rendere fruibile questo approccio alla popolazione. Cosa ha sbagliato, secondo Lei, il sistema Italia nella prevenzione di questa seconda ondata? C’era un modo per evitare che la percentuale di contagi si alzasse così tanto? Ha sbagliato praticamente tutto se in questo momento ci troviamo nella seconda ondata. Si poteva di certo evitare, rendendola meno aggressiva, se si fossero sfruttati i cinque mesi intermedi,
«Riguardo a ciò che è accaduto a Bergamo posso dire che bisogna avere fiducia nella giustizia»
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«Vaccino: la mia posizione non credo sia controcorrente, anzi, è fortemente sostenuta dai migliori scienziati mondiali»
il problema non era solo l’estate, ma la riapertura delle attività produttive e delle scuole in presenza di trasmissione residua e scarse misure di contenimento. Lei ha più volte affermato che ci si è sempre preoccupati maggiormente per l’economia, il settore della ristorazione, quello alberghiero e tanti altri però non sono d’accordo. Cosa ci può dire a riguardo? Purtroppo ad ora sono sacrifici necessari ed io sinceramente non credo che la gente abbia così gran voglia di andare al ristorante, a teatro o in vacanza con tutti questi morti in giro. In una società affetta da questa enorme problematica non credo ci sia molto spazio per attività ricreative, si dovrebbe far affidamento sulla solidarietà invece che sul cinismo. La problematica che molti medici stanno avanzando è il fatto che sono stati messi in secondo piano, per via della saturazione delle strutture sanitarie, pazienti con patologie non Covid. Ad ora
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«Se il vaccino darà un riscontro positivo, in un anno il Covid-19 dovrebbe sparire, prima di sei mesi non ci saranno miglioramenti» crede che le strutture sanitarie siano state potenziate anche per i pazienti non Covid? C’è inoltre molta paura degli ospedali e ciò potrebbe portare a cure non tempestive e, di conseguenza, ripercussioni gravi sulla salute, cosa possiamo fare per evitare la mancata prevenzione di tutte le altre patologie? Sicuramente è una problematica esistente, ma qualsiasi piano pandemico prevede la sospensione delle attività ordinarie, entro certi limiti. Si è organizzata però una soluzione con il sistema Hub &
Spoke: gli hub sarebbero le strutture ospedaliere che dovrebbero, per quanto possibile, continuare le attività normali e gli spoke sono i centri dedicati al trattamento Covid. Io comprendo la paura che ha la gente a recarsi negli ospedali in piena pandemia, bisogna capire dove si posiziona il danno primario rispetto a quello collaterale, senza però ignorare o sottovalutare le patologie da cui si è affetti. Si sta avvicinando il periodo natalizio, secondo Lei, le misure del governo, sulla base dei dati epidemiologici di oggi, basteranno a prevenire la terza ondata prevista a gennaio? Credo che misure del Governo siano piuttosto blande ed improntate a mantenere l’equilibrio in cui siamo ora, purtroppo però questa non è una soluzione al problema. Non è ancora finita la seconda ondata, quindi ci vuole poco per far alzare di nuovo la percentuale dei contagi, con il conseguente incremento dei morti, per questo motivo parlo di terza ondata.
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maggior infettività. Non ci sono dati che permettano di affermare che questa nuova variante sia più letale e virulenta o che possa sfuggire agli anticorpi indotti dal vaccino.
«I sacrifici sono necessari, in una società affetta da questa enorme problematica non ci dovrebbe essere molto spazio per attività ricreative» La gente è molto provata per il fatto di non poter festeggiare un sereno Natale in famiglia, cosa direbbe a queste persone? Crede che questa situazione ne potrebbe influire sull’aspetto psicologico? Capisco la preoccupazione della gente a dover rinunciare alle festività ma, secondo me, evitare di festeggiare con i parenti, soprattutto quelli anziani, è un grande gesto di affetto ed il Natale è il periodo migliore per dimostrarlo, perché solo così li si può proteggere dal rischio di contagio. L’aspetto psicologico viene intaccato anche quando ci si infetta gravemente e si viene intubati per mancanza di ossigeno nei polmoni. Secondo Lei, per quanto dovremo ancora convivere con questo virus?
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Purtroppo non saprei rispondere, dipende tutto dalla funzionalità del vaccino, se ci sarà un riscontro positivo direi circa un altro anno, anche perché prima di sei mesi non si vedranno miglioramenti tangibili. La nuova variante Covid proveniente dall’Inghilterra sta mandando nel panico più generale l’Italia, cosa ci può dire a riguardo? Ha realmente una trasmissibilità maggiore? Potrebbe influire sull’efficacia del vaccino? Ad ora, la nuova variante Covid sembra associata soltanto alla sua trasmissibilità. Il Sars-Cov-2, come tutti gli altri virus, muta facilmente, questa volta ha subito una mutazione sulla proteina S che consente al virus di entrare nella cellula, per questo si ricollega ad una
Sull’argomento vaccino ha assunto una posizione controcorrente, per cui è stato attaccato da tutto il mondo della medicina italiana. Ci spieghi meglio questa sua presa di posizione. Il vaccino sarà la soluzione per la fine della pandemia? Non direi che la mia posizione sia controcorrente, anzi, è fortemente sostenuta dai migliori scienziati mondiali, tra cui il British Medical Journal o l’Anset. Bisogna in primis contestualizzare la mia presa di posizione, infatti risale ormai a quasi venti giorni fa, quando erano presenti soltanto gli annunci delle ditte interessate che erano privi di basi scientifiche e piuttosto disorientanti. Inoltre io non ho mai affermato di non volermi vaccinare, ho soltanto detto che non lo farò fin quando i dati non saranno resi pubblici (certamente, con la somministrazione delle prime dosi, verranno in breve tempo divulgati dai vari studi individuali), era una mera questione di trasparenza, come ho detto più volte, sono completamente pro ai vaccini e appena ci saranno tutte le garanzie ne usufruirò anche io. Come ben sa, Bergamo ha pagato un prezzo altissimo nella prima ondata, per questo motivo ci piacerebbe scrivere tra le colonne della nostra rivista un suo messaggio di incoraggiamento per i nostri lettori e tutti i bergamaschi. Riguardo a ciò che è accaduto a Bergamo posso dire che bisogna avere fiducia nella giustizia, sono certo che le responsabilità della strage che è avvenuta saranno di certo individuate. Capisco che la gente sia destabilizzata, ma per uscire da questa situazione quasi inverosimile bisogna pensare di dover affrontare un conflitto, l’incoraggiamento maggiore risiede nel fatto che sicuramente questa pandemia finirà, come è capitato per tutte quelle del passato. Ilaria De Luca
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ASSEMBLEA DI CONFIMI BERGAMO
PAOLO «Dobbiamo
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Foto Matteo Zanardi
AGNELLI reagire e darci da fareÂť
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nterno giorno. Via San Benedetto. Sede di Confimi Apindustria Bergamo. Mancano pochi giorni alla chiusura del 2020 e anche quest’anno, forse in questo piÚ che mai, non si sfugge al classico bilancio di dicembre. Riuniti (digitalmente) in assemblea, gli industriali manifatturieri di Bergamo si sono dati 13
appuntamento per tirare le somme di un anno insolito, imprevisto e imprevedibile che oltre a lasciare il segno nella vita di tutti sarà ricordato per la grande crisi economica e sociale.
quest’assemblea, in linea con l’anno che stiamo vivendo, è fuori dalla norma. Siamo abituati a guardarci negli occhi, oggi siamo costretti a esser mediati da uno schermo.
Ma c’è di più. C’è il domani e non è poi così lontano. Un futuro tanto prossimo quando incerto individuato già nel titolo scelto per l’occasione “Il dopo Covid: quale futuro per le PMI?”.
Un anno connotato da preoccupazione, per l’oggi e per il futuro. Un’incertezza che abbiamo voluto esprimere anche nel titolo di questa giornata.
A provare a rispondere all’interrogativo, il fondatore e presidente Nazionale di Confimi Industria, e presidente di Confimi Apindustria Bergamo, Paolo Agnelli.
«Basta aspettare annunciate misure risolutive Basta piangere e rimuginare sulle ferite. Dobbiamo armarci come fatto da altrettanti imprenditori nel dopoguerra»
Camera fissa. Primo piano. Completo di colore blu, non a caso il colore della sincerità e della visione. Il discorso del presidente Agnelli prende il via. “Grazie alle istituzioni intervenute e a tutti i colleghi presenti. Anche
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Preoccupazioni frutto di situazioni economiche e industriali differenti, ma anche le difficoltà sono differenti, come lo sono i relativi effetti di due lockdown che hanno toccato in maniera diversa le nostre aziende, la nostra economia. Il nostro stesso tessuto imprenditoriale locale, come da recente indagine associativa, ha vissuto il 2020 in modo variegato: ci sono aziende che stanno andando bene, altre che registrano perdite contenibili, altre ancora che difficilmente stanno a galla. È quindi auspicabile, per non dire necessario, che le misure per fronteggiare queste difficoltà siano pensate e studiate per rispondere a queste molteplici situazioni. Certamente il comparto dei servizi, nelle sue diverse anime e sfumature, e tutta la filiera dell’Horeca sono tra i settori più colpiti. Ma ce ne sono molti altri.
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Ghibli Hybrid. Consumo di carburante in ciclo misto min – max (l/100km) 7,1 – 7,5; emissioni di CO2 in ciclo misto min – max (g/km) 161 – 172. I valori indicativi relativi al consumo di carburante e all’emissione di CO2 sono da considerarsi preliminari. I valori definitivi saranno presto disponibili presso le Concessionarie Ufficiali o sul sito www.maserati.com.
Guardiamo alle misure utilizzate oltralpe perché non possiamo essere europei solo quando vogliamo o ci ricordiamo. La Germania ha deciso di dare alle aziende il 75% del fatturato perso con un prestito a dieci anni con un tasso vicino allo zero. Un prestito destinato quindi a rientrare nelle casse dello stato e talmente basso da non minare la stabilità aziendale. Noi italiani? Piccole somme a fondo perduto. Ristori irrisori o quasi. E non vi nascondo che non ripongo molta fiducia nel Recovery Fund. Ancora oggi non è chiaro chi siederà nel board italiano. Solo una certezza: la dinamica delle nostre pmi è molto lontana, quasi remota, rispetto alla gestione delle grandi imprese e delle imprese di Stato, eppure, in un sistema produttivo fatto per oltre il 95% di piccole e medie imprese nessuno di noi imprenditori è stato invitato a sedersi in un consiglio di saggi per la gestione, l’investimento e il controllo di questi fondi europei in arrivo. Non solo. In Ue indossiamo noi la maglia nera per l’incapacità di valorizzare i fondi europei a disposizione. Non è di certo incoraggiante. Credo sia importare sottolineare come, viste le aree economiche a cui saranno destinati i fondi del Recovery, sia necessario intervenire prima con delle importanti ma soprattutto coraggiose riforme strutturali. Diamo sempre colpa alla burocrazia quasi dimenticandoci che sia il frutto di processi e procedimenti predeterminati. Il rischio è infatti quello di rimanere immobili. E noi non possiamo e dobbiamo permetterlo. Basta quindi aspettare annunciate misure risolutive. Basta piangere e rimuginare sulle ferite. Dobbiamo armarci come fatto da altrettanti imprenditori nel dopoguerra. Dobbiamo reagire e darci da fare. Riprendiamoci con entusiasmo. L’Europa è oggi il nostro principale mercato e non può essere 16
«Il rischio è infatti quello di rimanere immobili E noi non possiamo e dobbiamo permetterlo» diversamente con i consumi interni mai più contratti di così. Ci vuole coraggio e dobbiamo pretenderlo dai nostri interlocutori. In Camera di Commercio, nei giorni scorsi, è stato approvato il bilancio previsionale 2021. Ci sono in cassa 31 milioni di euro ma non si possono spendere preferendo piuttosto continuare a fare le formiche. Ma se non in un frangente simile,
quando è opportuno spendere questi soldi per il territorio? A cosa servono quindi questi enti se non a supportare il tessuto produttivo? È sì un interrogativo ma al tempo stesso vuol essere una provocazione. Un incitamento per tutti noi e per le forze politiche che hanno accettato il nostro invito a un confronto quest’oggi”. Interno giorno. Sala municipale di Palazzo Frizzoni. E ancora, Palazzo Lombardia. Grazie per il loro intervento al sindaco Giorgio Gori, all’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Alessandro Mattinzoli, al vicepresidente lombardo Fabrizio Sala. Eleonora Niro
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EROI IN CORSIA
OSPEDALE IN FIERA
Oliviero Valoti: «Il contributo dei bergamaschi è stato fondamentale»
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Foto Antonio Milesi
n reportage di Bergamo Economia Magazine documenta la straordinaria attività che i nostri “eroi in corsia”, impersonificati in medici, infermieri, operatori sanitari e operatori tecnico-logistici, stanno nuovamente svolgendo per salvare le vite umane da questo terribile virus nel Presidio medico avanzato alla Fiera di Bergamo. Un emblema dell’operosità e solidarietà bergamasca, gestito dall’ASST Papa Giovanni XXIII e supportato logisticamente dal Gruppo Intervento Medico Chirurgico Sanità Alpina-Associazione Nazionale degli Alpini (GIMCAANA). È stato Oliviero Valoti, direttore sanitario della struttura, affiancato da Luigi Daleffe, coordinatore infermieristico e figura altrettanto essenziale, ad accompagnarci tra i posti letto delle terapie intensive e dei reparti di medio-bassa intensità di cura (ovviamente utilizzando tutte le precauzioni necessarie). Come è nata l’idea di questo Ospedale in Fiera? A fine febbraio mi sono ammalato di Covid e durante il periodo di malattia ho continuato a pensare a quali progetti proporre per contribuire a contrastare l’emergenza pandemica in atto. In quei giorni mi sono confrontato con diversi interlocutori fra cui alcuni funzionari di Regione Lombardia, nel contempo, anche tramite Protezione Civile, è emersa la proposta da parte di GIMCA-ANA di “schierare” il loro Ospedale da Campo nell’Ente Fiera di Bergamo. Con l’aggravarsi dell’emergenza è stato dato il nulla osta all’ASST Papa Giovanni XXIII, da cui dipendiamo, per organizzare una struttura che potesse accogliere ciò che stiamo facendo adesso qui. Il presidio è stato allestito in dieci giorni grazie alla generosità di numerosi donatori e volontari, lavorando ininterrottamente in un contesto operativo di emergenza sanitaria totale. In fase progettuale organizzativa e gestionale, abbiamo potuto contare sul contributo e la competenza di personale messo a disposizione
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oltre che dalla nostra ASST Papa Giovanni XXIII anche da AREU, IRCCS Policlinico di Milano, EMERGENCY Ong Onlus, GIMCA-ANA, CESVI e Confartigianato Bergamo insieme a tanti volontari della Curva Nord dell’Atalanta. La Protezione Civile ci ha messi nella condizione di poter reclutare il personale sanitario, attraverso bandi nazionali di emergenza. Grazie ad una iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata inviata a supporto della Fiera di Bergamo e del territorio bergamasco (per sanificazioni ambientali) un contingente di sanitari esperti militari della Federazione Russa che ha collaborato con le nostre Forze Armate, dando un contributo essenziale.
Oliviero Valoti 19
ÂŤAd oggi, 7 dicembre, le persone ricoverate sono 25 in terapia intensiva e 5 nel settore di medio-bassa intensitĂ Âť
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Che contributi avete avuto dai lavoratori bergamaschi per la realizzazione? Il contributo delle ditte e degli artigiani bergamaschi si può descrivere con una sola parola: fondamentale. Senza di loro, il Presidio medico avanzato in Fiera non avrebbe mai visto la luce in tempi cosÏ rapidi. Hanno lavorato a qualsiasi ora del giorno e della notte
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«Una delle poche certezze che abbiamo è il fatto che le terapie devono essere somministrate con precocità per evitare l’aggravarsi delle sintomatologie»
correndo all’interno del padiglione e costruito strutture ed impiantistiche a regola d’arte, è stato grazie a loro se si è riusciti a completare un progetto così grande ed importante in un tempo veramente contenuto. Come viene divisa la struttura al suo interno? Che tipi di servizi offrite, oltre ai reparti Covid? Allo stato attuale il Presidio medico offre una capienza fino ad un massimo di 48 posti letto di terapia intensiva, suddivisa in 4 moduli con 12 posti letto ognuno, due dei quali gestiti appunto dal Papa Giovanni XXIII (settori A e B) ed i restanti dagli Spedali Civili di Brescia (settore C e D). Riguardo ai posti letto di mediabassa intensità di cura invece sono stati previsti 30 posti letto, da attivare gradualmente in base alle necessità, e potenzialmente ampliabili fino a 50 posti. Medici, infermieri, responsabili e coordinatori di riferimento provengono invece da entrambe le province con il costante supporto logistico GIMCA - ANA. Superata la prima drammatica fase dell’emergenza della scorsa
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primavera, il Presidio medico in Fiera si è rivelato versatile e flessibile per altre necessità sempre legate al Covid. È stata allestita una struttura poliambulatoriale (12 ambulatori polispecialistici), per attività di follow-up dedicata ai pazienti covid guariti. È tuttora presente uno spazio per eseguire i tamponi (per le scuole e per gli utenti del territorio) e per la somministrazione delle vaccinazioni anti-influenzali per i pazienti fragili. Quanti pazienti sono attualmente ricoverati? Quali sono le categorie più a rischio. Ad oggi, 7 dicembre, le persone ricoverate sono 25 in terapia intensiva e 5 nel settore di mediobassa intensità. Al momento l’età media dei degenti qui è di 71 anni, le categorie più a rischio sono sicuramente gli anziani e coloro che hanno patologie correlate, ma non è sempre la regola, ci sono delle eccezioni, purtroppo si sono ammalati gravemente anche giovani di 30/40 anni e per un breve periodo c’è stato al Papa Giovanni anche un ragazzo di 16 anni.
Quali tipi di cura utilizzate attualmente, dopo aver affrontato la prima ondata, per combattere il Covid? Una delle poche certezze che abbiamo è il fatto che le terapie devono essere somministrate con precocità per evitare l’aggravarsi della sintomatologia. La problematica maggiore della prima fase pandemica è stata la grande quantità di popolazione colpita contemporaneamente dalla malattia che non ha consentito al servizio sanitario regionale di poter raggiungere le persone con i soccorsi e le terapie in tempi opportuni, in qualsiasi ambito, dai medici di famiglia fino alle strutture ospedaliere. Molti sono morti in casa in una situazione di forte stress per tutto il sistema dell’emergenzaurgenza regionale. Non esistono terapie antivirali orientate alla distruzione del virus, finora i farmaci che hanno mostrato maggiore efficacia sono quelli che servono a prevenire e curare le conseguenze del Covid, ad esempio i cortisonici e l’eparina a basso peso molecolare.
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recarsi al pronto soccorso, dovrà infatti contattare telefonicamente il proprio medico di famiglia che potrà prescrivere un tampone oppure chiamare il 112 o il numero verde regionale a seconda delle necessità. Messaggio d’incoraggiamento per Bergamo. Il messaggio più bello è quello che abbiamo coniato proprio qui a
A fine estate si è parlato di carica virale minore. Lei concorda con questa affermazione? Rispetto a marzo che differenze avete riscontrato nei pazienti Covid? Io non concordo assolutamente, ovviamente questi aspetti non fanno parte della mia preparazione scientifica, siccome sono specialista in anestesia e rianimazione e non in virologia, ma credo che tutti coloro che hanno affermato che la carica virale fosse diminuita, nonostante siano grandi esperti che professionalmente rispetto, siano stati imprudenti a dire ciò, hanno così indotto le persone ad abbassare la guardia proprio nel momento in cui ce n’era più bisogno. Basandomi sui degenti di entrambe le ondate, posso infatti sostenere che i pazienti di adesso hanno sintomi della stessa gravità di quelli di marzo, quello che è cambiato ed ha evitato tante morti è stata la precocità nelle terapie.
Luigi Daleffe
I pazienti gravi affetti da Covid-19 potrebbero subire danni permanenti, per esempio ai polmoni? Purtroppo la cronicizzazione della malattia è un dato di fatto, lo affermano tutti gli pneumologi che in estate hanno studiato con follow-up parecchi dei pazienti guariti. In futuro, secondo me, avremo a che fare con un numero importante di disabilità respiratorie perché molti tra i dimessi hanno in parte bisogno di ossigeno domiciliare, e temo che non riusciranno mai più a farne a meno, altri invece hanno dovuto fare i conti con una minore prestanza fisica. Invece cosa succede ai pazienti asintomatici? I pazienti asintomatici, lo dice la parola stessa, non presentano appunto sintomi, quindi non avranno alcun tipo di problematica futura legata al sistema respiratorio. L’idea che in tanti, tra cui me, si sono fatti è che probabilmente la carica virale che ha aggredito questi pazienti asintomatici fosse talmente bassa da non poter oltrepassare le barriere del suo sistema immunitario, il problema però è che essi hanno comunque contratto il virus e, di conseguenza, possono trasmetterlo. Quali sono i protocolli che una persona che sospetta di aver contratto il Covid-19 deve seguire? C’è molta confusione generale a seguito dei continui cambiamenti delle normative. Una persona che sospetta di aver contratto il Covid-19 o che dimostra sintomi riconducibili al virus, in primis deve rimanere a casa per evitare contatti e non deve assolutamente
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Bergamo durante la prima ondata: “Mola mia”. Una cosa che mi ha dato un po’ di tranquillità è aver visto che nella bergamasca, in questa seconda fase, il Covid non ci ha colpiti così massivamente come la prima. La mia sensazione personale, anche se per il momento non è avvalorata da pubblicazioni scientifiche, è che il virus stia colpendo meno in quest’altra ondata proprio perché è circolato molto in primavera e questo ha garantito una sorta di immunità nella popolazione bergamasca. I nostri sforzi ora sono infatti rivolti a curare tutti quei pazienti che provengono da altre aree della Regione Lombardia, ad ora più colpite rispetto a noi. Ilaria De Luca
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CONFARTIGIANATO
GIAMBELLINI «Vi racconto i giorni incredibili della realizzazione dell’Ospedale in Fiera»
G
i a c i n t o Giambellini, presidente Confartigianato, è stato in prima linea nella realizzazione dell’ospedale in Fiera, ormai icona di questo anno surreale. Con lui analizziamo le prospettive future, lasciando però anche che i ricordi scivolino a quei pochi, incredibili giorni in cui lo spirito di lottatori dei bergamaschi, uniti per una causa, è venuto fuori. Pres. Giambellini, come si sta svolgendo per le imprese questo secondo lockdown? Potrei dire che si sta svolgendo senza paracadute. Mi spiego: la vera problematica di ogni imprenditore, ora come ora, è dare ad altri risposte e certezze che in questo momento non ha nemmeno lui in prima persona. Ovviamente tutti confidiamo nel buon senso di tutti, in primis di chi ci sta governando, e riconosciamo gli sforzi fatti per contenere la pandemia e tenere unito il Paese. Vediamo però che non è così facile. Il solo fatto che l’altalenanza dei numeri all’interno di una stessa settimana apra degli scenari completamente diversi rende bene l’idea di cosa significhi essere imprenditore in questo momento. Soprattutto se si considera che fino a pochi mesi fa ci era sempre stato suggerito di internazionalizzare,
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mentre ora stiamo ritornando al punto zero. Quali sono state le imprese più colpite nel settore artigiano? Pur sembrando strano, anche l’artigianato ha la sua quota nelle attività commerciali, ad esempio nelle pizzerie d’asporto e take away. Il settore più colpito è stato probabilmente quello del trasporto ricreativo, che si occupa principalmente di gite scolastiche o per centri anziani, ormai completamente fermi da febbraio. Poi tutto l’indotto che gira intorno all’aeroporto: Orio è uno degli hub più importanti a livello europeo e in questi mesi viaggiando per lavoro l’ho visto quasi vuoto. Una situazione non facile da assimilare. Il sistema Ristori ha funzionato, nella sua ottica, o ci sono state criticità? A parte i primi quindici giorni, devo dire che l’operatività c’è stata, fermo restando che è stata una goccia in un oceano, e semmai ha dato un contributo di resilienza alle imprese. Il problema grosso, adesso, è anche che la gente è preoccupata e spende meno. Nella malaugurata eventualità di una terza ondata, cosa si sentirebbe di chiedere al governo in fatto di misure di protezione delle imprese, alla luce di quello che non ha
funzionato in questi mesi? Ce ne sarebbero, ma mi limito a dire: azzeramento delle tasse. Le scadenze fiscali di questo periodo non sono state annullate ma semplicemente posticipate, e adesso molti di noi si trovano in difficoltà proprio per l’accumulo di impegni verso lo Stato, i fornitori e via dicendo. A questo si aggiunge il fatto che temo che il 2021 non sarà un anno di grande respiro a livello economico. Occorre veramente concentrarsi su quello che è necessario per le imprese, oltre che per le persone. Avete avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione dell’ospedale in Fiera. A parte la grandiosità della struttura, quello che è sconvolgente e che non si riesce bene a cogliere se non lo si è vissuto in prima persona, è stato il fatto che la macchina si sia messa in moto in meno di 24 ore, chiaramente anche aiutati dal fatto che tutti i lavoratori fossero a casa e a disposizione… La cosa è nata così: sono stato sollecitato dai miei associati di Confartigianato ad agire. Ho quindi mandato un messaggio al sindaco Gori che mi ha immediatamente messo in contatto con il generale Tonarelli, responsabile della logistica da campo degli Alpini, attualmente in pensione. Dal giovedì al sabato, sono tornato a sollecitarlo offrendo il nostro aiuto. Il lunedì ci hanno richiesto una dozzina di
attori, legati all’ente Fiera, che di per sé non navigano in acque particolarmente tranquille. La Fiera ha bisogno di una progettualità importante, non si può improvvisare. Si dovranno avere anche delle garanzie per quando il polo fieristico tornerà alla sua funzione originaria, ci auguriamo presto. Che futuro si prospetta per le nostre Pmi? Il quadro non sembra incoraggiante. Prévert diceva che abbiamo il dovere di essere felici, se non altro per dare l’esempio. Il nostro compito è quello di avere la barra ben salda e avere una visione in prospettiva più rosea di quella attuale. Certo dobbiamo essere anche realisti e pazienti, e la pazienza è virtù ormai rara. D’altra parte, però, dobbiamo anche avere statisti capaci, non politici. Che ricordo ha del primo lockdown? Come avete reagito alle notizie che arrivavano e come siete giunti alla decisione di concorrere alla realizzazione di quest’opera? Al di là delle storie incredibili che potrei raccontare, dei tanti artigiani e imprenditori che hanno contribuito gratuitamente senza pensarci due volte, mi piace rispondere leggendovi un passo di “Tempo di Iop: Intranet of people” del giornalista Filippo Poletti, che contiene come case study proprio la mia testimonianza di questa realizzazione record. «Come stai Giaci? Insomma, sono un Leone in gabbia e mi sto annoiando» Questo è uno dei messaggi che ricevevo la domenica sera da amici sapendo che ero solo e isolato a casa a Bergamo, mentre Chiara, la mia compagna, era pure sola e isolata ma a Bruxelles, e cercava di darmi conforto. Eravamo da poco confinati e il giorno dopo sarei dovuto andare a chiudere
L’ospedale attualmente è pronto a gestire di nuovo grandi numeri, anche se da noi l’epidemia è al momento contenuta? Potrebbe ad esempio essere sfruttato come punto vaccini? I materiali e i macchinari sono interamente riutilizzabili. Io, fosse per me, adibirei la struttura a punto vaccinale, ma è anche vero che sono coinvolti anche altri
Foto Gian Vittorio Frau
persone per lavorare due notti. Io, che organizzo cantieri anche all’estero, ho valutato con lui il progetto, che inizialmente, nei piani, prevedeva circa una settimana di lavoro. Oltre seicento volontari hanno lavorato ininterrottamente per realizzare la struttura, per un totale di 30.000 ore lavorative, che equivale, per dare un’idea, a un cantiere di 15/18 persone al lavoro per circa un anno.
Giacinto Giambellini 27
con mio nipote Daniele l’ultimo cantiere ancora attivo, perché il virus maledetto non accennava a dare segni di cedimento. Non potevo immaginare che esattamente 24 ore dopo la mia vita e quella di tanti sarebbe stata stravolta da questo cantiere, quello dell’ospedale Covid in fiera a Bergamo. (…) «C’era da correre. Il tempo stringeva. La nostra gente moriva». Detto fatto, in poche ore la macchina organizzativa della Confartigianato Bergamo si è attivata. La mia segretaria Stefania ha raccolto le adesioni entusiaste di centinaia di artigiani che si sono da subito messi in gioco, probabilmente anche perché le loro aziende erano ferme causa Covid. (…) Non immaginavano ancora che di tempo per dormire non ne avremmo avuto molto. Mio nipote Daniele, il mio braccio destro, sin da subito mi ha affiancato per organizzare i nostri. Erano le 19 di lunedì sera quando i primi 12 di noi sono entrati in uno spazio vuoto di 6.000 m2. Un disegno ancora incompleto e tanta forza di volontà. Non più di 3 ore dopo mi dissero che se fossimo rimasti solo in 12 non ce l’avremmo mai fatta. Io sapevo e risposi: «Tranquilli: domani mattina arrivano i rinforzi». Da quando, alle 14:00, avevamo inviato una mail collettiva per chiedere aiuto, il telefono non aveva più smesso di squillare, e la mail di ricevere disponibilità. «Ci sono e chiamo anche un amico»; «ci siamo, siamo in tre»; «ci sono, sono un ragazzo ucraino, ma per Bergamo ci sono»; «sono un artigiano boliviano e vengo con i miei fratelli»; «arrivo con mio figlio». In sequenza e organizzati abbiamo raccolto più di 300 adesioni di aziende artigiane che in 24 ore, tra titolari e dipendenti, hanno fatto arrivare il numero a quasi 1.000 volontari. Alcune aziende hanno portato anche 10 dipendenti. E poi i consorzi di idraulici, elettricisti, imprese di pulizie e così via, addirittura i pasticceri hanno voluto dare il loro contributo. La mattina alle 6:00 avevamo dato appuntamento a 120 persone, con attrezzatura e dispositivi di protezione individuale. I primi 12, che avevano lavorato tutta la notte, li accoglievano e spiegavano alle varie squadre cosa fare. Nessuno dei primi 12 voleva andare a casa:
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erano all’opera già da 20 ore, ma non volevano smettere. Nessuno fiatava, nessuna polemica, solo l’obiettivo di finire entro una settimana. Il secondo gruppo di altri 120 artigiani aveva appuntamento per le 14:00, ma neanche il primo gruppo voleva andarsene. Allucinante: eravamo in una sorta di oblio lavorativo, che non si ripeterà mai più. Io personalmente non riuscivo a dormire, non ho praticamente chiuso occhio per 5 notti. Solo sabato mattina, quando mi sono reso conto che ce l’avevamo fatta, ho iniziato a rilassarmi. Complici anche i video che tutte le sere postavo, ormai molti sapevano
convinto che ai ragazzi la cosa non sia dispiaciuta troppo. Tutte quelle immagini, tutte quelle interviste e richieste di raccontare in diretta le loro storie, in un primo tempo li hanno lasciati un poco spiazzati, ma poi è servito anche a renderli consapevoli del fatto che stavano realizzando qualcosa di unico. Un ultimo pensiero lo voglio dedicare a chi non c’è più , ognuno di noi che era al lavoro o è anche solo passato da lì in quei giorni aveva il suo “perché”. Padri, madri, zii, fratelli, sorelle, amici, vicini di casa, e compaesani. Bergamo, più di altre città, ha sofferto la disgrazia di questa pandemia e ha dimostrato
chi ero e perché chiamavo. Era sufficiente che al telefono facessi il mio nome e la risposta era: «Cosa vi serve?» I messaggi sul mio cellulare erano cambiati, non più «come stai?» ma «forza ragazzi, siete la nostra speranza». Ecco, senza rendercene nemmeno conto siamo stati un messaggio concreto di speranza e forza. Il fatto stesso che il canto “la gente come noi non molla mai”, mutuato dalle curve calcistiche sia diventato anche l’inno degli Artigiani del Covid, ha fatto comprendere che tutti tifavano per noi e tutti tifavano per la vita. (…) Siamo gente concreta e veramente non abituata a stare sotto i riflettori, ma sinceramente sono
che l’unione fa la forza con i suoi medici, infermieri, alpini, volontari, giornalisti, militari, politici, e anche gli artigiani bergamaschi. Un messaggio di incoraggiamento per Bergamo che ancora una volta ha resistito, nonostante tutto. Ai bergamaschi dico: guardatevi dentro e riprendetevi le virtù che vi contraddistinguono, tenacia, passione, forza, amore per la propria terra, senza cadere nella trappola dell’individualismo esasperato, e chiedo ai giovani di essere partecipi della ricostruzione e del futuro. Non possiamo permetterci di realizzare cose non condivise da coloro che le porteranno avanti negli anni. Arianna Mossali
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Silvio Garattini
Non abbiate paura di vaccinarvi
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l massimo esperto di farmacologia Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri, ha chiarito molti interrogativi riguardo al nuovo vaccino anti-Covid. Professore, ci spieghi come funzionano i vaccini anti-Covid ad ora disponibili? Ad ora qui in Italia ci sono tre vaccini: Pfizer, Moderna e AstraZeneca. I primi due sfruttano la rivoluzionaria tecnologia della “somministrazione di mRNA”, in pratica vengono iniettate microparticelle di mRNA, all’interno di uno strato lipidico, che stimoleranno la formazione della proteina Spike del SARS-CoV-2 che a sua volta favorirà la produzione degli anticorpi contro il Covid-19; quindi nel caso una persona vaccinata dovesse incontrare il coronavirus, gli anticorpi riconosceranno la spike in cui si sono già imbattuti nell’attacco simulato dal vaccino ed il sistema immunitario attaccherà il virus prima che provochi l’infezione. Il terzo invece viene
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prodotto diversamente, si utilizza un adenovirus che colpisce gli scimpanzé privo di patogenicità e, con la tecnica del “vettore virale ricombinante”, l’adenovirus viene reso incapace di riprodursi ed innocuo, in seguito gli si aggiunge il codice genetico per la produzione della proteina Spike. Crede che il vaccino sia la soluzione al problema? Sì, ma ci vorrà molto tempo prima che il virus sparisca completamente, perché ovviamente le dosi ad ora sono disponibili in quantità limitate e noi dobbiamo spartircele con l’Europa quindi è essenziale andare avanti a rispettare tutte le regole anti-contagio che saranno necessarie ancora per qualche mese, per l’immunità di gregge bisognerà vaccinare almeno il 70% della popolazione, quindi 42 milioni di persone. Inoltre credo che bisogni evitare ogni tipo di concorrenza tra i vari vaccini perché ciò crea sfiducia, infatti i sondaggi indicano che un terzo degli italiani preferisca aspettare per la somministrazione
e questo non è buon segno. Più persone si vaccineranno e saranno quindi immuni, più riusciremo a tornare ad una vita normale nel minor tempo possibile. Come mai alcuni esperti sono scettici sulla somministrazione di un vaccino sperimentato in così poco tempo? Ad ora ci sono tante cose che non sappiamo, per esempio non siamo a conoscenza di quanto saranno efficaci gli anticorpi prodotti con il vaccino ma, secondo le pubblicazioni del Pfizer, grazie ai dati disponibili abbiamo riscontrato il 90% di efficacia su una doppia dose e gli effetti collaterali, che sembrano i medesimi di tutte le altre vaccinazioni. Lei si vaccinerà? Il vaccino non sarà disponibile fin quando Ema, ente regolatore che approva i farmaci per l’Europa, non lo approverà, il giudizio sarà espresso entro il 21 dicembre. Se ci sarà riscontro positivo, non avrò alcuna difficoltà a farlo. Non bisogna avere paura di vaccinarsi. (idl)
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In aeroporto la procedura che azzera i tempi di attesa
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orniamo dopo 3 anni a trovare ENAV, la società che gestisce il traffico aereo civile in Italia, ci apre le porte il Responsabile Francesco Piludu. Come va la gestione delle operazioni di volo e cosa è cambiato dopo l’emergenza Covid? Dall’ultima visita, nel febbraio 2017, sono cambiate molte
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cose. L’aeroporto ha continuato a crescere in modo continuo fino ad arrivare al 2019, anno dei record, a quasi 14.000.000 di passeggeri e più di 100.000 voli, tra voli di aviazione generale e turismo (aeroclub). Ciò ha determinato per ENAV un costante e progressivo impegno in tutte le componenti operative, dai controllori del traffico aereo, agli osservatori meteo fino ai tecnici, impegnati a mantenere sempre efficiente tutta la strumentazione e le
Francesco Piludu
radioassistenze fondamentali per la navigazione aerea. Sono state implementate nuove procedure di volo nella parte intermedia dell’avvicinamento, allo scopo di accorciare i tempi di volo di qualche minuto e sono state pubblicate nuove procedure satellitari (PMS per pista 28 e RNP per pista 10). Poi è arrivata l’emergenza sanitaria. Quanto ha influito il Covid sul vostro modo di lavorare? Per fronteggiare l’emergenza, ENAV ha implementato un piano di contingency volto ad assicurare la piena operatività di controllo del traffico aereo nella massima tutela della salute del proprio
personale operativo. Abbiamo garantito tutti i servizi fondamentali per il traffico di medicinali e personale sanitario. Lavorare nella paura per tutto quello che abbiamo vissuto a Bergamo non è stato facile, soprattutto nei primi giorni. In quei momenti di estrema difficoltà e sacrificio è emerso il profondo senso del dovere che appartiene alla nostra professione. Il traffico era sceso a zero con soli voli cargo e voli umanitari/sanitari che di fatto hanno rafforzato tutti quei valori 33
«Una piattaforma integrata che trasmette le informazioni sullo stato di tutti i voli in partenza in tempo reale al centro operativo europeo di Eurocontrol»
legati alla nostra mission principale di consapevolezza di svolgere un servizio pubblico essenziale, in una fase di massima emergenza sanitaria nazionale. La ripresa del traffico aereo, avvenuta a giugno, ha poi consentito di completare le attività di implementazione di una piattaforma integrata di scambio dati, denominata A-CDM, fondamentale per il ruolo dell’aeroporto nel network europeo. Queste attività sono state coordinate localmente dal Responsabile Operations Andrea Provera, che ce le illustra. 34
In cosa consiste la nuova procedura di gestione integrata del traffico aereo? ENAV e SACBO hanno completato l’integrazione dei sistemi per l’utilizzo della procedura A-CDM (Airport Collaborative Decision Making). Questa procedura si avvale di piattaforma integrata che trasmette le informazioni sullo stato di tutti i voli in partenza in tempo reale al centro operativo europeo di Eurocontrol (Network Manager) che distribuisce queste informazioni a tutti gli stakeholders interessati dal singolo volo: società
di gestione aeroportuale, aeroporti collegati, centri di controllo d’area e compagnie aeree, permettendo di ottimizzare i flussi di traffico aereo in rotta e la gestione della capacità aeroportuale, con benefici in termini di puntualità, riduzione dei ritardi, ma vorrei sottolineare anche il minor consumo di carburante e riduzione delle emissioni di CO2, quest’ultimi imprescindibili in un contesto dove la sostenibilità è sicuramente uno dei focus principali per ENAV. Grazie all’ACDM tutte le operazioni di volo, dall’avvio delle operazioni di scalo per l’imbarco dei passeggeri, alle operazioni di rullaggio e decollo, alla fase di crociera fino al successivo atterraggio, con relativo turn-round, vengono considerate un “processo unico”. In particolare, grazie al continuo scambio di informazioni aggiornate fra gli stakeholder aeroportuali, i movimenti a terra, sia prima della partenza che dopo l’atterraggio, vengono razionalizzati al meglio, con un conseguente abbattimento dei tempi di rullaggio. Vengono inoltre ottimizzate la gestione del traffico aereo e le operazioni di handling attraverso lo scambio Continua a pagina 36
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costante di informazioni aggiornate tra tutti gli operatori coinvolti”. Quali sono i risultati che si possono già apprezzare dal punto di vista operativo? Tutti i componenti che partecipano al processo sono a conoscenza dei loro compiti e responsabilità. In virtù di ciò, ad ogni volo viene assegnato uno “specifico” orario stimato di messa in moto, che viene condiviso. Anche precedente alla introduzione della procedura A-CDM la gestione del volo era comunque condivisa, prevedendo
l’intervento di tutti gli operatori aeroportuali e dei controllori del traffico aereo, ma in modo molto meno regolato, preciso e puntuale. Oggi il sistema è standardizzato e quindi si aggiorna sistematicamente in base alle varie problematiche e situazioni che si sviluppano nelle fasi di gestione prevolo. L’orario di messa in moto e partenza viene perciò costantemente aggiornato. In sintesi, ciò che più si apprezza al momento è una migliore consapevolezza dello stato in cui si trova ogni singolo volo e, dal punto di vista strettamente legato alla gestione del traffico aereo, una migliore armonizzazione e distribuzione delle partenze all’interno degli scenari operativi esitenti. Bergamo è il sesto aeroporto italiano ad adottare questa procedura, il terzo per movimento passeggeri, trascurando l’attuale momento dovuto all’emergenza sanitaria. Come cambia e si evolve la collaborazione con la società di gestione aeroportuale? La collaborazione con la società di gestione, con cui sono stati
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condivisi gli obiettivi dell’aeroporto, è sempre stata ottima. L’introduzione di questa procedura è stato frutto di un accordo siglato a suo tempo tra le due società, impegnate nello sforzo condiviso per la migliore gestione dei voli. Si tratta quindi di un ulteriore rafforzamento degli ottimi rapporti esistenti. È bene ricordare che la procedura coinvolge ENAV, la società di gestione, le compagnie aeree ed Eurocontrol che gestisce il network europeo del traffico aereo. Il settore turismo ha subito un
crollo drastico a causa della pandemia, come sono cambiate le programmazioni di volo rispetto all’anno precedente? La pianificazione dei voli dipende sempre dal gestore e dalle compagnie aeree. Quest’estate mantenendo il network europeo, abbiamo effettuato il 40% del traffico rispetto al 2019, con punte del 60% ad agosto. Le stime dicono che per tornare al traffico del 2019 bisognerà aspettare il 2023, tuttavia in tutti NOI, componenti aeroportuali, c’è una forte convinzione: #torniamoavolare!
Andrea Provera
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SORVEGLIANZA Foto Antonio Milesi
«Presenza sul territorio e rapidità
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100 anni di Sorveglianza Italiana, eccellenza bergamasca della vigilanza e della sicurezza, sono l’occasione per farci raccontare dagli amministratori Dario, Davide, Edoardo ed Emanuele La Ferla un mestiere complicato, sicuramente rischioso, ma appassionante. La qualità che li contraddistingue dai competitors è sicuramente la celerità dell’intervento su allarme.
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ITALIANA
dell’intervento: così ci distinguiamo»
DA SINISTRA Emanuele, Davide, Dario ed Edoardo La Ferla
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Cosa comporta, a livello organizzativo, la gestione di un intervento su allarme tempestivo come il vostro? Appena in centrale operativa giunge una segnalazione, l’operatore di centrale attiva le procedure concordate con il cliente. Per garantire l’intervento di una guardia giurata sul posto nel giro di pochi minuti, abbiamo bisogno di personale sempre presente sul territorio. In Bergamo e provincia, nei turni diurni e notturni sono impegnate 60 radiomobili in costante collegamento con la centrale. La capillarità è la nostra forza e per questo abbiamo delle tempistiche di intervento su allarme non comuni a Bergamo e in provincia. È il nostro valore aggiunto. Non esistono società che abbiano una simile ramificazione sul territorio. Aziende anche molto più grandi di noi non possono contare su una simile forza distribuita sulla provincia. Siete nati con il DNA del pronto intervento, o c’è stata un’evoluzione in questo senso? No, si tratta di una storia più complessa. Le prime agenzie di vigilanza nascevano da organizzazioni di controllo del territorio, per così dire, sul filo della legalità. Quella che hanno fondato i nostri predecessori è stata una delle prime realtà nate nella legalità e trasparenza. La scelta fortunata, ma anche molto ragionata che i fondatori hanno fatto, è stata quella di non puntare tutto su servizi di scorta e trasporto valori, o di piantonamento, facendo diventare l’intervento su allarme e la vigilanza di zona il nostro core business. Gli altri servizi? Li facciamo, certo, ma telesorveglianza, videosorveglianza e intervento su allarme costituiscono la maggior parte del nostro lavoro. L’azienda si è riorganizzata in seguito ad un decreto ministeriale che ha stabilito i requisiti minimi in termini di aggiornamento ed adeguamento alla normativa per gli
istituti di vigilanza privata, ottenendo anche l’ampliamento della licenza da provinciale a regionale. La nostra sede è in via della Clementina, oltre ad altre due unità locali. Fate parte di un ristretto gruppo di imprese familiari che da sole fanno più del 4% del Pil nazionale. Esatto. Lavoriamo in modo straordinariamente coeso, integrando le competenze di ciascuno, e siamo ormai giunti alla quarta generazione. Diamo lavoro a 120 dipendenti, per un totale di circa 150 famiglie tra diretto e indotto. Numeri importanti per un territorio come quello bergamasco, e per questo ringraziamo la lungimiranza di chi ci ha preceduto. Se doveste fare una panoramica sui vostri clienti, si rivolgono a voi maggiormente privati, aziende o amministrazioni pubbliche? La maggior parte dei nostri clienti sono privati. Si va dalle abitazioni, alle multinazionali, alla piccola azienda, agli artigiani, ai professionisti ed ai negozi. Da anni diverse amministrazioni comunali, 49 per la precisione, si avvalgono del nostro supporto, soprattutto nei servizi di presidio del territorio. Le nostre pattuglie agiscono in coordinamento con le forze dell’ordine locali. Come differenziate la vostra offerta? Il nostro non è un servizio standardizzato, ma prevede un’elevata customizzazione basata sulle esigenze dell’utente. A livello pratico: il cliente ci contatta, viene effettuato un primo sopralluogo da parte dei nostri tecnici e commerciali per proporre la soluzione migliore a cui magari il cliente non aveva mai pensato. Vanno considerati diversi parametri: ad esempio, il fattore di rischio di un’azienda 40
Dario La Ferla
non dipende solo da quello che l’azienda fisicamente contiene, ma anche dalla sua ubicazione. Ovviamente un edificio posto in un’area isolata o circondata da campi è maggiormente a rischio. Cosa comporta, a livello organizzativo, gestire interventi capillari e rapidi? Tecnologia, organizzazione, qualità e formazione del personale. Negli anni ‘60 avevamo solo un telefono collegato a un allarme, da cui partiva una registrazione che dava la posizione della presunta intrusione, quindi parliamo di mezzi molto rudimentali. Oggi, la centrale operativa si è evoluta grazie ad un costante miglioramento. Da cinque sistemi operativi differenti siamo passati ad uno unico, con un solo data center di gestione oltre ad uno di riserva. Abbiamo attiva una differenziazione dei segnali di allarme che ci consente di ricevere la posizione precisa della segnalazione, consentendo all’operatore di centrale di attivare la procedura migliore da seguire. Ad ogni chiamata corrisponde un
«Garantiamo l’intervento di una guardia giurata sul posto in pochi minuti» intervento sul posto: l’importanza non sta nella celerità della centrale di contattare il cliente a cui suona l’allarme, ma nell’intervento diretto di una guardia giurata sul luogo della segnalazione in pochi minuti. Monitoriamo scrupolosamente il nostro operato, aggiornando varie statistiche in base agli interventi e ai test. Che equipaggiamento utilizza il personale, e che formazione riceve? Il nostro personale è assunto con decreto di guardia particolare giurata rilasciato dalla Prefettura, e segue un aggiornamento ed una formazione professionale elevata. A ciascuno viene assegnata
una vettura radio connessa e geolocalizzata, di servizio, ed un equipaggiamento che comprende: giubbotto antiproiettile, Datix (lettori di chip che posizionati in determinati punti certificano il passaggio della guardia nel giro ispettivo) e palmare. Le guardie, tramite l’app aziendale possono dare immediato riscontro anche fotografico di ciò che sta accadendo. Non ci sono più gradi di servizio, o meglio, esistono, ma non hanno valore a livello di catena di comando, si tratta fondamentalmente di un riconoscimento di anzianità e di merito. Le guardie vengono affiancate da un capozona che gli affida il percorso di competenza. L’affiancamento è una fase critica, perché è la prima occasione in cui viene effettivamente messa alla prova la capacità del dipendente. Una formazione anche più specifica è richiesta alle guardie destinate alla centrale operativa. Abbiamo guardie di zona che in caso di necessità possono sostituirsi agli agenti di centrale. Il percorso formativo è abbastanza complesso. Solo per ottenere i necessari documenti dalla Prefettura ed il porto d’armi secondo l’art.134 del TULPS, occorrono almeno tre mesi. Siamo orgogliosi dello spirito di squadra e che si è creato tra i nostri dipendenti, che sono nati e cresciuti professionalmente con noi, senza contare che ovviamente anche quello della guardia giurata è diventato un mestiere ad elevatissima specializzazione. Avete avuto un ruolo anche nella gestione dell’emergenza Covid. Ci siamo preparati alla gestione dell’emergenza, installando una seconda centrale operativa pronta ad entrare in azione in caso di necessità. Abbiamo adottato al nostro interno un protocollo Covid molto rigido: tutte le auto di servizio vengono sanificate quotidianamente e per seguire scrupolosamente questa procedura abbiamo assunto una persona in più in officina. Tutta la strumentazione in dotazione alle nostre guardie viene sanificata, così come i luoghi di lavoro e le chiavi, che vengono poi sigillate all’interno di un apposita busta con sigillo inviolabile fino 41
In case e appartamenti sì, certamente, per ovvi motivi, essendo tutti in casa. Ma i numeri sono tornati a salire, e temo che siano destinati a crescere, perché è un dato di fatto che le condizioni di povertà in cui molti sono precipitati a causa del Covid possano incrementare questo rischio.
all’utilizzo successivo. Alcuni nostri dipendenti, durante il primo lockdown, hanno prestato un prezioso servizio volontario di sicurezza nel campo di sanificazione delle ambulanze allestito dalla Croce Rossa nell’area feste di Dalmine. Avete rilevato anche voi un calo dei tentativi di furto e intrusione durante il primo lockdown? 42
«Siamo rimasti un’azienda familiare in cui lavoriamo in modo straordinariamente coeso, integrando le competenze di ciascuno»
Ritenete che le guardie giurate in Italia siano tutelate dal punto di vista della sicurezza e giuridico? Esiste un problema di base: la guardia giurata è tutelata solo nel momento e nell’opportunità in cui verbalizza quello che accade. Ha un’arma da utilizzare solo ed esclusivamente come mezzo di legittima difesa, con tutto ciò che ne consegue. Almeno a livello di legge le guardie giurate sono state riconosciute come incaricati di pubblico servizio, il che è già qualcosa. Ma la strada per ottenere una reale tutela è ancora lunga. Arianna Mossali
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L’ANALISI MMT
LA RIPRESA NON SI FA CON IL GIOCO DELLE TRE CARTE
Qual è il reale impatto dell’azione di governo per fronteggiare un crollo del PIL senza precedenti 44
I
l decreto n.149 del 9 novembre 2020, noto come Decreto Ristori BIS, introduce ulteriori misure di sostegno ai settori in crisi e si aggiunge ai decreti precedenti tramite i quali il governo si propone di contenere i danni economici
causati dall’emergenza Covid-19. Quali saranno realmente gli effetti di questi provvedimenti sulla ripresa economica? Partiamo dall’analisi macroeconomica dei dati prendendo il PIL 2020 dell’Italia. Se confrontiamo i primi tre trimestri 2020 con gli analoghi del Continua a pagina 46
2019, emerge che il PIL si è ridotto di 25 miliardi nel primo trimestre rispetto a quello 2019, di 80 miliardi nel secondo e di 21 miliardi nel terzo. Complessivamente nel 2020 all’economia italiana sono mancati 126 miliardi di euro nei primi 9 mesi. Per dimensionare l’impatto dell’azione di governo sull’economia evitiamo di sommare i singoli provvedimenti contenuti nei singoli decreti e guardiamo direttamente il disavanzo netto di bilancio programmato per il 2020. Analizzare quest’ultimo dato infatti equivale a sapere quanti soldi il governo intende lasciare nell’economia reale, al netto delle tasse. Il disavanzo netto dichiarato nella nota di aggiornamento al DEF (ottobre 2020) è pari al 7,3% del PIL, ovvero 122 miliardi di euro (ipotizzando ottimisticamente che il PIL del quarto trimestre 2020 sia pari a quello del 2019). La prima conclusione immediata è che i decreti non basteranno. Anche se il quarto trimestre 2020 dovesse risultare uguale a quello 2019 (e non sarà così) avremmo
«Una pianta per vivere necessita di acqua erogata regolarmente e non di “annunci di acqua” che poi si trasformano in un’innaffiatura a piccole dosi e a distanza di mesi» un disavanzo pari a zero, il che equivale all’assenza di un’azione incisiva nell’economia. Inoltre, la lettura attenta dell’ultimo decreto ci porta ad una considerazione sconfortante: solo un terzo delle iniziative è finanziato da nuove risorse, mentre per la parte restante si tratta di soldi non spesi nei precedenti decreti, ma proposti come “nuovi” nel decreto. Mentre l’economia italiana attende di incassare i soldi stanziati precedentemente in altre misure, il governo li fa sparire per poi farli riapparire da un’altra parte. Un
drammatico gioco delle tre carte quando si parla di ripresa, dato che la necessità del settore privato (imprese e famiglie) è quella di essere alimentato in maniera continuativa. Nel DEF c’è però un elemento di novità importante: si rinuncia a rispettare il cappio del 3% come vincolo di bilancio. Perseguirlo ora significherebbe condannare a morte l’intera economia; ancora oggi paghiamo gli anni di austerità e di rigore dei conti figli dell’ideologia del pareggio di bilancio. Ma dire di abbandonare i vincoli di bilancio non basta, è necessario farlo. Il gioco delle tre carte è la dimostrazione che l’austerità è ancora lì, al suo posto. Serve deficit ora. È necessario aumentare la spesa pubblica misurando il beneficio in termini di occupazione e redditi nel Paese, nell’immediato e nel medio termine. Sono i numeri ad adattarsi alle scelte macroeconomiche e sociali e non viceversa. L’emergenza Covid ce lo ricorda. Stefano Sanna - Rete MMT Italia
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TOP BUSINESS
Pronti a diventare
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artita, come tante, da un’attività a livello familiare, la Soldini Carrelli di Levate si candida, alla luce della recente acquisizione della concorrente Pizzoni Carrelli Elevatori, a diventare un gruppo di prima grandezza nell’ambito provinciale. Una scelta molto strategica, dettata dall’esigenza di adattarsi ad un mercato peculiare che, per la complessità tecnica delle soluzioni da adottare, si orienta sempre più verso il noleggio, in cui Pizzoni primeggia ormai da anni. Ne abbiamo parlato con il titolare Alessandro Soldini.
Una breve panoramica sulla storia dell’azienda? L’azienda è la continuazione di quella di mio padre, che l’ha fondata facendo essenzialmente assistenza. Era cresciuto molto negli anni, ma con il mio arrivo la parte commerciale si è inserita in maniera molto più decisa. La mia azienda è nata nel 1996, e da subito ci siamo dedicati ad ampliare la clientela; tant’è che, attorno al 2007, abbiamo attirato l’attenzione di CAT ITALIA, tra le più rinomate del settore. Caterpillar è rimasta colpita dal nostro operato e dalla nostra crescita, al punto che ci ha proposto di diventare concessionari in esclusiva nella provincia, offerta che ovviamente abbiamo accettato. In questo modo, potendo sfruttare un marchio così rinomato, si sono aperte ulteriori porte. Questo è stato un grande aiuto anche negli anni di crisi e oggi abbiamo in carico più di 2.000 macchine. Nonostante gestiamo realtà importanti sparse in tutta la regione, tendenzialmente i nostri clienti sono per la maggior parte di Bergamo e provincia, questo ci permette di essere più performanti a livello di assistenza, ma possiamo lo stesso noleggiare ovunque a livello nazionale. Anche Caterpillar interviene nell’amministrazione 50
un grande gruppo
Foto Antonio Milesi
ÂŤSiamo cresciuti seguendo i settori che in Italia hanno trainato, ad esempio farmaceutico, cosmetico, componenti per il petroliferoÂť
Alessandro Soldini 51
di questi contratti tra cliente e concessionario. Il nostro è un mercato particolare, non è così facile per il cliente capire quale tipo di macchinario si adatta meglio alle sue esigenze, e per questo è assolutamente fondamentale la nostra visita di assistenza personalizzata. Ci parli del vostro recente traguardo: l’acquisizione della Pizzoni carrelli elevatori all’interno del vostro gruppo che si sta notevolmente ampliando. Da dove è nata l’idea di inglobarli? L’idea è nata dalla necessità di avere a disposizione più carrelli per il noleggio, perché la gestione di una flotta importante diventa sempre più complessa. Pizzoni Carrelli ha creduto nel rent con grande lungimiranza, e per questo ci siamo interessati a loro. L’acquisizione ci permette di diventare un gruppo di primaria importanza nella provincia di Bergamo, composto da oltre 30 persone, ovviamente mantenendo e continuando ad ampliare la nostra base di clienti che acquistano e che seguiamo con il nostro personale qualificato, sempre aggiornato da CAT ITALIA. Conosco Pizzoni da anni, acquistava carrelli elevatori Caterpillar da noi e, non avendo eredi che potessero portare avanti l’attività, ha visto in noi l’opportunità di dare una continuità alla sua azienda, a cui abbiamo deciso di lasciare il suo nome. Quali sono al momento i vostri prodotti di punta e i mercati più interessanti? Il carrello elevatore è imprescindibile ovunque ci sia necessità di movimentare la merce, quindi in tutti i settori della logistica e della produzione siamo presenti. Siamo cresciuti seguendo i settori che in Italia hanno trainato, ad esempio farmaceutico, cosmetico, componenti per il petrolifero. Semmai, si è molto ristretto il mercato dei carrelli diesel rispetto a quelli elettrici, anche se ci sono ambienti in cui il gasolio ha ancora il suo perché. D’altro canto, la tecnologia del carrello elettrico si sta evolvendo rapidamente, risolvendo problemi di autonomia e offrendo nuove soluzioni integrate per la sicurezza. Ci sono in circolazione macchine a guida completamente autonoma o semiautonoma (filoguidati), anche se non sono utilizzabili ovunque, ma solo ove il carrello effettui sempre lo stesso percorso, precedentemente mappato dal software. In ogni caso, come dicevo, l’acquisizione della Pizzoni ci consente di raggiungere anche una nuova fetta di clientela più orientata al noleggio. Che tipi di servizi offrite? Vendita e noleggio di carrelli elevatori, assistenza tecnica, e negli ultimi anni gestiamo anche il pacchetto logistico del cliente tramite la progettazione di stoccaggi, scaffalature e magazzini. Abbiamo investito molto per creare una forte partnership con un costruttore di 52
«L’acquisizione di Pizzoni Carrelli ci permette di diventare un gruppo di prima grandezza nell’ambito provinciale» scaffalature e così, studiando le esigenze e i layout delle strutture logistiche forniteci dal cliente per meglio dimensionare scaffalature e mezzi per la movimentazione delle merci, riusciamo a progettare una soluzione personalizzata e che vada a coprire ogni aspetto. È importante, quando ci si interfaccia con il cliente, offrire un servizio a tutto tondo, garantendo una risposta a tutte le sue domande senza dover ricorrere ad altre consulenze esterne. L’acquirente si fidelizza con il servizio, è un dato di fatto ed è fondamentale nel nostro settore. Nel 2017 abbiamo vinto il premio come miglior concessionario Caterpillar in Italia e siamo sempre rimasti sul podio, proprio per questo motivo. Si tratti di noleggio o di vendita, il servizio offerto deve essere il più completo possibile. Come ha influito il Covid sul vostro lavoro? Siamo rimasti aperti, ma ovviamente il grosso del nostro lavoro si svolge presso il cliente e quindi, per un certo periodo, non sentendoci sereni e percependo l’inquietudine, comprensibile, dei lavoratori, abbiamo evitato di far uscire personale. In caso di interventi di assistenza urgenti, ci siamo organizzati ritirando a domicilio e a nostre spese il macchinario e portandolo qui in sede. Dal punto di vista economico, per fortuna, non siamo stati toccati. I vostri progetti e obiettivi futuri? Al momento siamo concentrati sul presente, sull’integrare Pizzoni nella nostra struttura, e far funzionare al meglio questa collaborazione; posso Continua a pagina 54
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però dire che nel mirino c’è un secondo target di acquisizione, e il progetto di una nuova sede, anche se al momento si tratta ancora di idee. Stiamo investendo principalmente sulla parte software, per arrivare ad avere una programmazione il più automatizzata possibile, di modo che i tecnici inizino direttamente la loro giornata con tutte le informazioni relative all’intervento da effettuare, senza necessariamente passare dall’azienda. Al di là di quello, la parte importante dei nostri investimenti è attrezzare i nostri furgoni officina in grado di intervenire ovunque. Arianna Mossali
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TENDENZA POST-LOCKDOWN: Immobili con terrazzi e giardini
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i potrebbe considerare una specie di rivincita delle periferie il nuovo scenario del mercato immobiliare che si è prospettato in questo memorabile momento storico ed economico. Il lockdown che ha fatto emergere nuove richieste ed esigenze: in primis, sicuramente, quello di avere un giardino o un terrazzo. La quarantena è stata vissuta in maniera decisamente diversa da chi vive in una casa con uno spazio esterno con del verde e chi invece non ha nemmeno un terrazzo. Questa è la ragione per cui il mercato si sta muovendo velocemente in questa direzione. Ecco la nuova tendenza: immobili con terrazzi e giardini. Sono parecchi coloro che avrebbero intenzione di cambiar casa nel prossimo biennio ed il 15% di loro ha manifestato l’esigenza di questo cambiamento proprio durante il lockdown, in particolare le coppie con figli. Fino all’8 marzo il mercato immobiliare italiano era in salute, con un trend di compravendita in aumento da almeno cinque anni. Nei mesi del lockdown, marzo e aprile, il mercato si è praticamente bloccato, mentre a partire da aprile ha ripreso con ritmo crescente, anche se lentamente; ed ora tutti si aspettano una ripresa. Il dato a cui tutti guardano però e, che è utilizzato come indicatore dello stato di salute del mercato, è quello dei prezzi. E i prezzi delle abitazioni in vendita in Italia non sono mai calati, anzi in questi ultimi mesi del
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2020 il prezzo/mq degli immobili oggetto di garanzia ipotecaria registra un aumento pari al 1,9%, mentre registra un aumento del
1% il prezzo/mq per l’usato (+3% il nuovo). L’idea, quindi, è che per ora il mercato stia reggendo. Il mattone è sempre visto dagli italiani come un porto sicuro. Il settore immobiliare coinvolge oltre l’80% degli italiani e in cui il ceto benestante ha investito oltre metà della propria ricchezza nel mattone. In questo momento chi ha nell’immobiliare un interesse che va oltre il mero utilizzo personale vive una fase di attendismo. Se infatti il 2021 dovesse portare con sè la fine della pandemia il prossimo anno potrebbe essere un periodo interessante. Gli investitori hanno molta liquidità accumulata per la crescente incertezza, in attesa di essere investita, che determinerà importanti movimenti nel settore. Gli investimenti con cui l’immobiliare si confronta
(obbligazioni, titoli di Stato) sono ai minimi e il mattone rappresenta un’opportunità che resta tra i principali investimenti. In futuro potrà esserci un momento per incrementare il peso dell’immobiliare ma investendo nel comparto corretto, come la logistica, il reatil ed il direzionale; perchè il covid ha certamente accelerato dei trend che stavano lentamente entrando nella quotidianità. La percentuale di compravendite residenziali assistite da mutuo risultano in lieve decrescita, dal 50,5% al 49,4%; mentre il valore medio dell’immobile oggetto di garanzia è attorno ai 165.000 euro. Nei mesi di gennaio e febbraio 2020 così come negli ultimi mesi l’andamento dei mutui ipotecari è stato contrassegnato dal segno più; dinamica che si è però recentemente interrotta con ogni probabilità a causa dei timori delle famiglie per l’inasprimento dell’epidemia. Cala l’importo medio richiesto, intorno ai 130.000 euro. Per mutui con durata massima 30 anni destinati a privati consumatori (persone fisiche massimo 80 anni alla scadenza) con finalità acquisto immobili uso abitazione e importo sino all’80% del valore del bene oggetto di ipoteca, il tasso fisso mediamente oscilla tra lo 0,95% e l’1,10%, con possibilità di affiancare la sottoscrizione di una polizza temporanea caso morte (facoltativa). Crescono le richieste di mutuo sui canali online, soprattutto nel Nord del Paese. Le fasce di richiedenti con età compresa fra i 36 ed i 45 anni conferma il suo peso al 35%; stabile la fascia 26/35 (23%). I dipendenti a tempo indeterminato rappresentano l’85% circa dei richiedenti. Oltre il 50% percepisce un reddito mensile netto di circa 2.000 euro. Quasi il 90% dei richiedenti opta per il mutuo a tasso fisso (spread medio 1,75%). Le richieste sui canali online come surroga arrivano ormai a coprire il 50% del totale. Francesco Megna Commerciale settore banking
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portssimo srl, l’azienda di Albino specializzata nella vendita di attrezzature sportive e nell’arredo urbano, viene fondata nel 1978 dal titolare Dante Acerbis, che ci ha raccontato la nascita e la crescita della sua società. Quali sono state le tappe più importanti che hanno portato allo sviluppo della vostra attività? Sportissimo srl nasce sostanzialmente dalla grande passione per lo sport che mi ha da sempre accompagnato, sin da quando frequentavo l’Isef, Istituto Superiore di Educazione Fisica, ed ero il preparatore atletico della squadra di moto enduro. Da giovane nutrivo una grande passione per l’atletica. Da qui è nata l’idea di aprire un negozio di articoli sportivi e di attrezzature per tutti gli sport di cui mi occupavo, anche della fase relativa alla produzione. Lo spirito imprenditoriale era già presente in famiglia: infatti mio nonno possedeva un’azienda di mobili, così come mio padre, entrambi grandi artigiani. Nell’83 subentrò una socia all’interno di Sportissimo srl, mentre a partire dal ’93 ci dividemmo: lei tenne il negozio, mentre io ho continuato ad occuparmi della parte artigianale relativa alla produzione di attrezzature sportive. Da lì decisi di prendere un capannone in affitto che acquistai grazie all’ampliamento dell’attività. Nel
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Foto Antonio Milesi
DA SINISTRA Jacopo, Dante e Leonardo Acerbis
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2005, mi sono infine spostato nella mia sede attuale, in questo capannone di 3.000 metri quadrati, in cui oltre a me, da circa otto anni, lavorano anche i miei figli, Jacopo e Leonardo, che hanno preso in mano la parte commerciale. Da negozio, siamo passati alla piccola produzione di attrezzature, fino ad occupare spazi sempre più vasti, grazie all’aumento del fatturato e all’espansione dell’azienda. Altra mia grande soddisfazione è stata la nostra specializzazione nell’arredo urbano: dai parchi gioco, agli scivoli, alle altalene e tutto ciò che concerne
Jacopo Acerbis
Leonardo Acerbis
le attrezzature esterne, mentre un altro nostro punto di forza, a partire dagli anni ‘90, è stata l’industrializzazione della stampa degli striscioni pubblicitari su un tessuto di tnt a costi contenuti rispetto a quelli presenti sul mercato. Abbiamo raggiunto i traguardi più prestigiosi con la fornitura di attrezzature di atletica leggera per famose manifestazioni internazionali. Fra le più importanti sicuramente la XXX UNIVERSIADE nel 2019 a NAPOLI, ovvero i Giochi Olimpici universitari, i CAMPIONATI EUROPEI JUNIORES nel 2013 a Rieti, I CAMPIONATI EUROPEI JUNIORES nel 2017 a Grosseto, I GIOCHI DEL MEDITERRANEO nel 2009 a Pescara e i CAMPIONATI DEL MONDO PARALIMPICI nel 2015 a Doha. Eventi importanti che ci hanno fatto da vetrina, grazie ai quali siamo riusciti anche a farci conoscere nell’ambiente e di cui andiamo molto fieri. 62
«La nostra politica aziendale si basa sul ricercare la soluzione giusta per qualsiasi necessità, in funzione delle esigenze del cliente» Quali sono al momento i vostri prodotti di punta? Nel 2001 abbiamo ottenuto la certificazione aziendale ISO 9001, che ha migliorato le nostre strategie organizzative interne. I prodotti di punta sono sicuramente le attrezzature sportive: la nostra politica aziendale infatti si basa sul ricercare la soluzione giusta per qualsiasi necessità, in funzione delle esigenze del cliente e delle palestre, perché non tutte sono uguali. Grazie anche alla forza e alla specializzazione dei nostri artigiani, abbiamo sempre potuto contare su prodotti sempre più qualificati, proponendo progetti all’avanguardia. Nei miei viaggi all’estero mi soffermavo spesso a guardare gli impianti sportivi delle città che visitavo e così scoprivo ogni volta aspetti e modelli nuovi che poi cercavo di riproporre in Italia. Un’internazionalità la nostra, che ci siamo guadagnati soprattutto grazie alla lavorazione della gomma piuma: tagliata, assemblata e selezionata per realizzare l’interno delle fodere dei nostri prodotti. In questi ultimi 15 anni, di strada ne abbiamo fatta, arrivando appunto anche all’acquisizione delle omologazioni internazionali IAAF delle attrezzature dell’atletica leggera, sport che del resto è da sempre la mia passione. Tutti aspetti di cui vado molto fiero, come il fatto di aver da sempre potuto contare sui nostri bravissimi operai, che montano direttamente le attrezzature che produciamo, senza appoggiarci a collaboratori esterni, per fornire così un servizio completo, a 360 gradi. Tra le tante iniziative importanti, avete anche Continua a pagina 64
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fondato l’Associazione Sportiva Dilettantistica Bergamo Stars Atletica, ce ne vuole parlare? A Bergamo storicamente c’è sempre stata l’Atletica Bergamo 59, della quale inizialmente facevo parte come atleta e nella quale in seguito ho rivestito il ruolo di allenatore, dirigente, vicepresidente, presidente e infine sponsor. Tutto questo dagli anni ’70 al 2014. Sei anni fa ho invece deciso di fondare Bergamo Stars Atletica, con sede al Campo Coni e che al momento conta più di 200 tesserati. Facciamo sia corsi per bambini, che per ragazzi più grandi e per adulti. Come avete vissuto il periodo Covid che ha fermato un po’ tutto il mondo sportivo? Fortunatamente, a parte i due mesi e mezzo di chiusura forzata di marzo e aprile, abbiamo preso in carico lavori importanti, tra cui la costruzione di una nuova palestra e di un nuovo centro sportivo, che ci hanno permesso di continuare 64
«Sei anni fa ho deciso di fondare Bergamo Stars Atletica, con sede al Campo Coni e che al momento conta più di 200 tesserati» la nostra attività lavorativa. Abbiamo riaperto il 25 aprile, cominciando con due settimane di programmazione e, dai primi di maggio, abbiamo cominciato i montaggi dei materiali poichè prima della chiusura avevamo vinto due importanti gare d’appalto. Quali sono le vostre prospettive future? I nostri progetti futuri sono quelli di rafforzare i rapporti con le aziende che costruiscono gli
impianti sportivi, in modo tale da farci conoscere il più possibile. Questo ci darebbe la possibilità di incrementare il lavoro, fornendo loro le attrezzature di cui necessitano. Come nostro progetto interno vorremmo essere costantemente aggiornati nel settore dell’atletica leggera, infatti vorremmo riuscire a fornire le attrezzature sportive in vista dei campionati a Roma, di atletica leggera del 2024. Ci piacerebbe espanderci maggiormente nel settore dell’arredo urbano, ad ora, grazie anche all’incremento di richieste di spazi esterni in cui svolgere l’attività sportiva, abbiamo in progetto la riqualificazione degli ambienti all’aria aperta con nuove attrezzature per il benessere fisico comune, idea portata avanti anche grazie ad una partnership estera, con cui stiamo portando avanti dei lavori importanti. Daniela Picciolo
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IL TAGLIO DEL NASTRO
Inaugurato un nuovo macchinario per la gamma Pro by Somain Italia
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opo il successo di Genesi Aere, S o m a i n Italia ha raggiunto un nuovo traguardo: il taglio del nastro da parte del presidente Simone Cornali, per l’inaugurazione di un nuovo macchinario automatizzato, realizzato interamente in Lombardia, per la produzione di mascherine che dal 15 dicembre aprirà la strada all’allargamento della famiglia Aere con una gamma Pro, specifica per l’utilizzo professionale. L’ampliamento dei DPI nasce dalla volontà di offrire ai privati lo stesso grado di protezione di una semimaschera filtrante professionale, ma con un confort adatto all’uso quotidiano, grazie alla capacità di aderire a qualsiasi conformazione di viso e agli speciali elastici che allentano la tensione sul capo.
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Il punto di forza del macchinario è la velocità di produzione, capace di arrivare fino a 130 semimaschere filtranti al minuto: più del doppio rispetto alle altre macchine presenti sul mercato, oltre che la verifica della corretta posizione delle componenti sul prodotto finito, scartando in automatico le unità difettose. La macchina è una vera e propria camera bianca che crea un ambiente chiuso ed incontaminato dagli agenti esterni, all’insegna della sicurezza anche il confezionamento delle semimaschere in busta singola, che avviene all’interno della linea produttiva. Tra i presenti Giovanni Malanchini, Consigliere Segretario Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Lombardia e Simone Moro alpinista, scrittore e aviatore oltre che testimonial Somain.
SE OGGI SEI FERMO IN CANTIERE, E’ PERCHE’ IERI NON SEI VENUTO DA NOI.
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Marco Stagi
Foto Benedetta Bassanelli
LA RICETTA
Cervo con verdure di stagione PREPARAZIONE 55 min COTTURA 25 min DOSI 2 persone COSTO ● ● ● ● ○
DIFFICOLTÀ ● ● ● ● ○
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Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come sous-chef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.
Gli ingredienti ● ● ● ● ● ● ●
Lombata di Cervo 200g Carciofi Puntarelle alla cipollina Burro
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Fondo di cervo Maggiorana Sale qb Pepe qb
Maggiorana Ricotta affumicata Cialda di pane
Preparazione le puntarelle con 01 Cuocere la cipollina ed arrostire i
di pane frullati con un po’ d’acqua e lasciarla essiccare
carciofi
02
Cuocere il lombo di cervo sotto vuoto a 50 gradi per 45 minuti
03
Creare una cialda di pane con gli avanzi della crosta
04
Salare e pepare bene la carne cotta
la lombata in 05 Rosolare padella con un po’ di burro chiarificato fino
a quando i bordi non saranno ben cotti burro ed un 06 Aggiungere rametto di maggiorana per insaporire la carne un fondo con gli 07 Creare scarti della carne di cervo
in due la carne ed impiattarla 08 Tagliare con ricotta affumicata, puntarelle, carciofi, la cialda di pane e qualche foglia di maggiorana, aggiungere infine il fondo
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MOTORI
MASERATI GHIBLI HYBRID
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Foto Light&Magic Productions
E
legante, raffinata, potente, veloce e ora anche ibrida. Abbiamo provato la nuova vettura della casa automobilistica del Tridente, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Scuderia Blu, nella splendida cornice del Volo a Vela di 73
Valbrembo. Esternamente la Ghibli Hybrid si riconosce per il blu in cui sono dipinte le tre classiche prese d’aria laterali, le pinze dei freni e la saetta all’interno dell’ovale che racchiude il Tridente sul montante posteriore. La stessa tinta si ritrova nell’abitacolo vettura, in particolare nelle cuciture che ricamano i sedili. Oltre allo schermo, che è passato da 8,4 a 10,1 pollici ed è diventato HD
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e ultra sensibile, ci sono una serie di nuove funzionalità, a partire dalla connessione costante che si sfrutta al massimo nella navigazione, nella manutenzione e nel dialogo con l’auto da remoto. Per mantenere la purezza di guida ed il classico DNA sportivo di Maserati, la casa modenese ha dunque optato per una soluzione Mild-hybrid a 48V, capace di assicurare un peso più
contenuto a tutta la vettura (circa 1750 kg). In questo modo si è potuto lavorare maggiormente sul 2.0 turbo benzina, da cui l’Innovation Lab di Maserati è riuscita a sviluppare ben 330 CV (il motore ibrido stradale con la potenza specifica più alta), mentre l’insieme della coppia generata dal piccolo motorino elettrico e dal booster le fanno raggiungere quota
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Prestazioni importanti, con uno 0-100 km/h in soli 5,7 secondi e una velocità massima di 255 km/h
450 Nm. L’energia immagazzinata in fase di frenata, oltre che ricaricare la piccola batteria agli ioni di litio, alimenta un piccolo eBooster elettrico, capace di assicurare un supporto importante all’immediata pressione del gas, lavorando in serie con il turbocompressore tradizionale per annullare il classico turbo lag. In modalità Sport poi, riesce a dare una mano all’erogazione durante tutto l’arco dei giri, ottenendo così un motore capace di spingere forte fino a quasi 6.000 giri. Le prestazioni sono infatti importanti, con uno 0-100 km/h coperto in soli 5,7 secondi e una velocità massima di 255 km/h. Alessandro Belotti
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MOTORI
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a gamma Q Audi è il fiore all’occhiello dell’offerta dei quattro anelli: Suv eleganti, tecnologici e raffinati. Abbiamo provato le due nuove vetture della casa automobilistica tedesca, messe gentilmente a disposizione della concessionaria Audi Bonaldi Motori, in questa splendida cornice innevata. Imponente e, al tempo stesso, leggera, efficiente e performante, con un design
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AUDI Q2 e Q5
SUV SPORTIVI ED EMOZIONANTI
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incredibilmente distintivo. Audi Q5 ridefinisce i suoi standard elevando al massimo tecnologia, prestazioni e comfort. Spaziosità e sistemi di assistenza alla guida fanno di Audi Q5 la Q perfetta. L’innovativo design della nuova Audi Q5 è contraddistinto da elementi sportivi e da un carisma senza eguali. Grazie alle sue alte prese d’aria e alla griglia Singleframe ottagonale, piatta e larga, con listelli verticali, il suo frontale scultoreo è caratterizzato da un fascino inconfondibile. I terminali trapezoidali, il diffusore con finiture orizzontali e il listello in alluminio argento opaco
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che unisce i gruppi ottici posteriori, completano l’opera, dando vita a una vettura dalle linee armoniosamente dinamiche. I gruppi ottici posteriori OLED sono raggruppati in piccoli segmenti e, grazie a un layout tridimensionale, regalano un’illuminazione straordinaria, che rende possibile dar luce a incredibili effetti. All’acquisto della vettura è inoltre possibile scegliere tra tre differenti tipologie di firme luminose per i fari posteriori per aggiungere ad Audi Q5 il vostro personale tocco di stile. Il funzionamento dei fanali può variare a seconda della modalità
di guida selezionata. Inoltre i gruppi ottici posteriori OLED portano di serie il sensore di prossimità: quando il veicolo è fermo e un altro si avvicina da dietro a una distanza inferiore ai due metri, tutti i segmenti luminosi degli OLED si attivano automaticamente, segnalando la presenza dell’auto. Per quanto riguarda le motorizzazioni, nuova Audi Q5 è disponibile con quattro motori tutti omologati con WLTP 3.0, di cui un benzina 45 TFSI quattro S tronic con 265 CV e 3 motori diesel: 35 TDI S tronic con 163 CV, 40 TDI quattro S tronic con 204 CV e 50 TDI quattro triptronic
con 286 CV. Infine; è disponibile la versione SQ5 TDI da 341 CV, che garantisce un accelerzione da 0-100 in 5,1”. È già possibile ordinare Q5 e SQ5 Sportback, sul mercato dalla primavera 2021. Oltre alla nuova Q5 abbiamo provato anche una vettura in grado di unire la grinta di un SUV urbano e la compattezza di una citycar, in un design completamente rinnovato: è nuova Audi Q2, un’auto che fa tendenza affermando il tuo stile, grazie a infinite possibilità di personalizzazione. Il suo carattere si impone a prima vista, con linee accattivanti e una silhouette
distintiva, sottolineata dai nuovi proiettori Matrix LED. I sistemi d’assistenza di nuova Audi Q2 sono di un’altra categoria e semplificano letteralmente la guida: l’Audi pre sense front monitora l’area dinanzi alla vettura prevenendo impatti contro ostacoli improvvisi, l’adaptive cruise assist, disponibile in abbinamento alla trasmissione S tronic, supporta il guidatore regolando automaticamente la distanza dal veicolo che la precede e contribuendo, mediante lievi correzioni dello
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«Q5 è contraddistinto da elementi sportivi senza eguali» sterzo, a mantenere la direzione all’interno della corsia sino a una velocità di 210 km/h. Nuova Audi Q2 è disponibile con un motore a iniezione benzina, associato al cambio manuale a sei rapporti oppure alla trasmissione a doppia frizione S tronic a sette rapporti. Si tratta del quattro cilindri 1.5 (35) TFSI da 150 CV e 250 Nm di coppia, con tecnologia cylinder on demand (COD); disponibile anche un motore 30 TFSI da 110 CV e per i più esigenti la versione SQ2: 300 CV che spingono la vettura da 0-100 in soli 4,9”. In alternativa una motorizzazione diesel TDI 2.0 da 150 CV e 360 Nm a partire da 1.600 giri/ minuto. Alessandro Belotti
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