Bergamo Economia novembre

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LE INTERVISTE Roberto Speranza

Sanità sempre più vicina ai cittadini

Remo Morzenti Pellegrini

Da studente a rettore. Una vita per l’Università di Bergamo

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MENSILE DI NOVEMBRE 2021 - NUMERO 148 - € 3,00

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L’EDITORIALE

N O V E M B R E

“Oro Grigio”

DEDICATO AI SIGNORI CHE HANNO FATTO LA STORIA DELL’ALLUMINIO IN ITALIA

ricordare nomi tanto vi­cini e cari senza farmi travolgere dalla commozione e ca­dere nel rischio della celebrazione sempre in agguato in questi casi. In quell’edificio di Via Fantoni, che fu da sempre il cuore della famiglia e della fabbrica Agnelli, tutto infatti parla di Baldassare, di Angelo, di Maria, del silenzio

Quando mi chiesero di raccontare in un libro la storia di oltre un secolo di attività imprenditoriale della nostra fa­miglia e del nostro metallo, risposi subito di sì. Mi domandavo, però, come avrei potuto descrivere in maniera imparziale, senza farmi troppo coinvolgere dal sentimento, le vicende di tante persone che, per vincoli di parentela, ho personalmente conosciuto e, confesso, ama­to come un figlio, un fratello, un nipote. Come avrei potuto, pensavo,

sereno che per­ meava quelle stanze, interrotto solo dalle corse e dalle urla di due ragazzini. A volte scendevamo in officina e l’odore delle macchine, il rumore delle cinghie che sbattevano sulle pulegge, delle taglierine, delle presse, le voci in dialetto degli operai mi confondevano un po’ ma mi affascinavano. La storia di un’impresa industriale è un succedersi di idee, di atti, di prove dietro cui c’è sempre un uomo, a vol­te solo con sé stesso e le sue scelte. Ma questo è solo il “perché”, se vi state chiedendo “cosa” ho raccontato ecco qui le parole dell’editore, Solferino. Tutto comincia da un ragazzo, Baldassare Agnelli, che nella

Milano del 1894 perde tutto, all’improvviso: i genitori, l’osteria che gestivano a porta Ticinese, la possibilità di mantenere se stesso e i suoi cari. Ha appena dodici anni e si adatta a fare i mestieri più disparati. Diplomatosi orafo cesellatore, si rivolge a uno dei più prestigiosi orafi della città che non solo lo prende a bottega ma lo manda in viaggio di lavoro: un’avventura nei Balcani durante la quale Baldassare avrà occasione di fare un favore al capo di una famiglia Rom. Verrà ricompensato con il dono del loro segreto: una tecnica ancora sconosciuta in Italia per la saldatura dell’alluminio su cui costruirà un’impresa di famiglia destinata a durare attraverso decenni ricchi di eventi. L’azienda degli Agnelli dovrà attraversare due guerre mondiali e una dittatura, le agitazioni sindacali degli anni caldi, l’Italia del boom tra espansione dei consumi domestici e dura battaglia contro l’acciaio, le crisi e le opportunità della Guerra fredda, l’espansione sui mercati internazionali, la sfida della Cina. Attraverso quattro generazioni, con i loro amori e le loro ambizioni, sapersi rinnovare restando uniti e mantenendo saldi i propri valori si rivelerà la chiave del successo. Il libro di Paolo Agnelli disegna, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri e inoltrandosi nel futuro, un grande racconto della bellezza e della difficoltà di fare impresa, che si intreccia alla saga di una famiglia e a quella di una nazione: delle sue epoche, delle sue sfide, del suo coraggio. “Oro Grigio. I signori dell’alluminio”, Solferino editore. 272 pagine. Dal 25 novembre in libreria.

Paolo Agnelli 3


CONTENUTI

N O V E M B R E

CONTENUTI

NOVEMBRE

08 L’INTERVISTA Rober to Speranza: «Sanità sempre più vicina ai cittadini» 14 UNI BG Remo Morzenti Pellegrini: da studente a rettore . Una vita per l’Università di Bergamo 20 IL CONVEGNO «Non facciamoci del male» 24 L’ANALISI MMT Ci sono deficit e deficit 28 CLEANING MANAGEMENT Inaugurata al Kilometro Rosso la seconda edizione del corso di alta formazione 32 COVER STORY Phoenix International. «Dinamismo e strategia por tano l’azienda di Verdello dall’America agli Emirati» 38 L’ANALISI Cruscotto di controllo. La mappa strategica 4O PACKAGING Innova Group. «Qualità ricerca investimenti e sinergia sono le strategie aziendali per raggiungere il successo» 44 TOP BUSINESS Parola d’ordine attenzione al cliente La chiave del successo di F.lli Gaiani 50 GIOIELLERIA CORNALI Breitling, Cornali e L’Orologio: un evento esclusivo per celebrare tre prestigiose realtà 56 BERGAMO SVELATA La quinta porta 60 LA RIPRESA Le PMI oltre i livelli pre-Covid 62 EVENTI Premio Quarenghi festa dello sport a San Pellegrino 76 LA RICETTA Plin alle cozze 80 MOTORI • Audi Q4 Spor tback e-tron • BMW iX 4

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BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE® Rivista mensile di economia attualità costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Direttore responsabile PAOLO AGNELLI Direttore editoriale FRANCESCO LEGRAMANTI Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo® S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it

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L’INTERVISTA

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Roberto Speranza MINISTRO DELLA SALUTE


SANITÀ SEMPRE PIÙ VICINA AI CITTADINI

Dal piccolo schermo alle colonne della nostra rivista. In esclusiva l’intervista a Roberto Speranza, Ministro della Salute e condottiero di uno dei periodi più bui per la nostra Nazione: dalle difficoltà riscontrate nel gestire un’emergenza di così grosso calibro, all’andamento della curva

dei contagi calata grazie ad una campagna vaccinale ben strutturata, fino ad arrivare alle decisioni celate dietro al tanto discusso Green Pass e agli obiettivi che il Ministero ha in serbo nei prossimi anni per la Sanità pubblica. Si

è

ritrovato

Ministro

della Salute in un periodo storico a dir poco tragico, quasi inverosimile a causa di una pandemia che ha sconvolto completamente la vita di qualsiasi cittadino, quali sono le difficoltà che ha riscontrato nel gestire l’emergenza sanitaria? Il Servizio Sanitario Nazionale è la pietra più

preziosa che abbiamo, su cui dobbiamo investire con decisione. Purtroppo, quando sono diventato Ministro a fine 2019, venivamo da una lunga stagione di tagli che, ad oggi, possiamo definire finalmente chiusa. Siamo di fronte a una sfida nuova, con risorse che fino a due anni fa 9


del vaccino come bene comune di tutti i Paesi ne è la dimostrazione. L’Italia si è trovata ad essere il primo grande Paese occidentale a dover fronteggiare questa emergenza e molti Stati l’hanno seguita nelle strategie di contrasto alla diffusione del virus. Anche per quanto riguarda la campagna vaccinale ogni Stato ha deciso per sé. Si ritiene soddisfatto di come sta procedendo quella italiana? Ad ora, è prevista una terza dose solamente per i pazienti più fragili e per il personale sanitario oppure anche per i restanti cittadini? L’Italia è stata, insieme a Germania, Francia e Olanda, tra i paesi promotori dell’Alleanza per il vaccino. Un’iniziativa che fu presa come esempio dall’Europa che poi diede vita al sistema del Joint Procurment con cui oggi si acquistano i vaccini come intera UE. L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di popolazione vaccinata e fra i più bassi in termini di contagi, questo ci fa capire che la strada che abbiamo percorso è quella giusta e che dobbiamo insistere in questa direzione.

Il Ministro della Salute Roberto Speranza, durante una conferenza a Roma.

«L’Italia è tra i Paesi con il più alto tasso di vaccinati e il più basso di contagiati» 10

erano inimmaginabili e con una nuova consapevolezza riguardo l’importanza della sanità pubblica. Ogni Paese ha adottato metodologie proprie per la battaglia contro il virus, non sarebbe stato più efficace ragionare su delle linee guida comuni, almeno per quanto riguarda l’Unione Europea? Crede che, a

parte la situazione iniziale purtroppo sconosciuta, la pandemia sia stata gestita bene in Italia? Il multilateralismo e la cooperazione internazionale sono fondamentali in questa battaglia. La pandemia ha dimostrato che nessuno si salva da solo ed è stato fatto un grande lavoro in questo senso: l’accordo concluso al G20 sul riconoscimento

Molti cittadini hanno espresso opinione negativa nei confronti del “Green Pass”, soprattutto per quanto riguarda la decisione di espanderlo anche sul luogo di lavoro. Cosa ci può dire a riguardo? Il Green Pass è lo strumento che ci fornisce le migliori garanzie di sicurezza, per consentirci libertà di movimento e favorire la ripresa economica. Sapere che chi entra in un luogo è vaccinato, ha già avuto il Covid oppure è negativo ad un tampone, tutela la salute dei cittadini e permette alle attività economiche di ripartire e di riprendersi CONTINUA A PAGINA 12


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«Vogliamo potenziare i servizi territoriali l’assistenza domiciliare e potenziare le strutture ospedaliere pubbliche» dati sui contagi provenienti dal resto del mondo e dalla recrudescenza in atto anche in Italia.

dalla crisi. Gli oltre 117 milioni di Green Pass scaricati dimostrano che la stragrande maggioranza degli italiani concorda sulla sua utilità. Il vaccino è considerato uno spiraglio di luce per poter tornare alla vita di prima. Prevede un 12

graduale ma totale ritorno alla normalità o, secondo Lei, il nostro nuovo modo di vivere (mascherine in luoghi chiusi o affollati, ingressi contingentati, distanziamento sociale…) diventerà la normalità? Nel nostro Paese, già da tempo, è iniziato il graduale ritorno alla normalità: i

ragazzi sono tornati a scuola e i luoghi della cultura hanno riaperto con una capienza del cento per cento. Sono però convinto che dovremo conservare ancora per un po’ le semplici misure di cautela che abbiamo imparato, perché il virus è ancora lontano dall’essere sconfitto, come ci dicono i

Quest’emergenza ha messo alla luce tutte le problematiche riconducibili alla nostra Sanità pubblica, per molto tempo sorvolate. Quale obiettivo si è posto il Governo per il potenziamento del settore sanitario? La parola chiave che guiderà questa nuova stagione di riforme e di potenziamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale è “prossimità”. L’obiettivo è portare la sanità sempre più vicina ai cittadini, puntando sui servizi territoriali e l’assistenza domiciliare, con servizi integrati di alta qualità. Al contempo stiamo investendo ingenti risorse per superare le liste d’attesa, per potenziare in modo stabile gli organici e per l’ammodernamento delle attrezzature e delle strutture ospedaliere. Ilaria De Luca


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UNI BG

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DA STUDENTE A RETTORE UNA VITA PER L’UNIVERSITÀ DI BERGAMO

Remo Morzenti Pellegrini

“Un’esperienza straordinaria”, così ha definito Remo Morzenti Pellegrini, rettore uscente della nostra Università, l’esperienza di dodici anni che si è conclusa negli scorsi giorni: sei anni passati affiancando il rettore Paleari e poi come rettore in prima persona. Una soddisfazione legata anche al suo rapporto di lunga data con l’Università di Bergamo: entrato anni fa come studente, Morzenti Pellegrini ha percorso tutte le sue tappe professionali proprio nel nostro ateneo, fino a diventarne il rettore nel 2015, con la volontà, forse per questo ancora più radicata e profonda, di trasformarlo in un’eccellenza. Ed è proprio per il suo entusiasmo che abbiamo voluto incontrarlo al termine del suo mandato, che in questi anni ha fatto sì che l’Università cambiasse volto, divenendo un punto di riferimento per gli studenti, per la città stessa, per il territorio. Innanzitutto grazie per la sua disponibilità. Abbiamo pensato fosse importante fare oggi un punto della situazione per comprendere quali sono stati gli aspetti principali che hanno guidato il suo mandato a capo dell’Università di Bergamo. Vuole raccontarci cosa è stato fatto in questi anni? Grazie a voi, in questi giorni si è davvero chiusa un’esperienza per me straordinaria iniziata nel 2009, quando abbiamo ereditato un’università che era già arrivata a un buon livello e che, orientata su tre linee di sviluppo strategiche, è giunta oggi a essere quella che tutti conosciamo. 15


«Uno tra i nostri primi obiettivi era quello di aprire l’Università al territorio e renderla parte integrante dello stesso»

Uno tra i nostri primi obiettivi, in quel momento, è stato quello di far uscire l’Università dalle mura in cui era in quel momento, mura metaforiche ovviamente, con l’obiettivo di aprirla al territorio e renderla parte integrante dello stesso. Importante sin da subito per noi è stato infatti internazionalizzare sia l’offerta formativa sia la 16

nostra identità scientifica e progettuale. In questo caso, un nostro forte alleato diretto e indiretto è stato sicuramente l’aeroporto di Orio al Serio che, con le sue rotte low cost, ha fatto in modo che molti studenti ci potessero raggiungere da ogni parte d’Italia e dall’estero, così come è stato allo stesso modo fondamentale il sistema

delle imprese bergamasche. Il secondo punto dal quale sono personalmente ripartito dopo che nei precedenti sei anni avevamo posto le fondamenta necessarie, è stato quello di risolvere l’atavico problema del sotto dimensionamento e del sotto finanziamento dell’ateneo. Abbiamo innanzitutto riequilibrato il rapporto docenti-studenti e personale: il problema non è ancora risolto del tutto, ma sono felice di poter dire che siamo oramai in dirittura d’arrivo. Ottimi risultati sono stati raggiunti anche per quanto riguarda il sotto finanziamento, riuscendo in questi anni a ottenere molti più fondi dallo Stato. Il terzo e ultimo punto fondamentale è stato il tema degli spazi, problematica che ha accompagnato l’università sin dalla sua nascita, sia per un verso

sia per l’altro. Negli anni è infatti successo spesso che avessimo sì gli spazi ma non la “massa critica” di studenti per impiegarli e viceversa. Attualmente, possiamo dire di avere spazi per la didattica che non dobbiamo invidiare a nessuno; mancano però ancora spazi di aggregazione per gli studenti e quasi un migliaio di posti letto da poter offrire ai fuori sede: per questo abbiamo già posto le basi e a breve spero che raggiungeremo gli obiettivi previsti. E per quanto riguarda la didattica? Cosa è stato fatto in questi anni? Nel tempo abbiamo agito per differenziare ulteriormente l’offerta didattica, rendendola più attrattiva rispetto al panorama lombardo e non solo. I risultati sono stati molto CONTINUA A PAGINA 18


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positivi, tanto che col tempo abbiamo creato nuove alleanze con altri atenei e ampliato ulteriormente gli spazi avendo incrementato notevolmente il numero degli studenti iscritti. Un progetto reso possibile grazie agli investimenti destinati, durante il mio mandato, a garantire l’insediamento dell’università presso l’ex Caserma MontelungoColleoni e l’ex Accademia della Guardia di Finanza. Tra gli altri progetti in corso c’è quello di raddoppiare il campus di ingegneria, di realizzare nuove segreterie presso la sede di via Fratelli Calvi, raddoppiare la biblioteca del campus di Sant’Agostino, creare un Centro universitario sportivo diffuso nella città. E per il futuro? La sfida che aspetta la nuova governance 18

appena insediata è del tutto diversa dalla nostra, anche se prende le mosse e ha ragion d’essere da quanto realizzato fino ad oggi. Saranno gli anni del PNRR, del consolidamento, anni della realizzazione e attuazione del disegno logistico, che è stato deciso in questo mandato. Importante è stato dunque il rapporto dell’Università con la città e il territorio? Sì, il ciclo che si chiude si contraddistingue sicuramente per la grande apertura al territorio e per una visione territoriale dell’Università che prima era solo abbozzata. In questi ultimi sei anni, ho avuto spesso il ruolo di interlocutore con le Istituzioni e con la città. Va sottolineato ovviamente che il mandato che si conclude si deve pensare suddiviso in due fasi: prima

e dopo quel febbraio 2020 che ha cambiato la vita di tutti. Nei primi 4 anni l’apertura alla città è stata totale: nel 2018, anno del nostro 50esimo, la presenza sul territorio dell’Ateneo si è consolidata e affermata e ci siamo ulteriormente aperti anche al panorama internazionale, grazie a oltre 300 accordi con università straniere. Un grande onore e prestigio personale è stato inoltre quello di aver guidato le delegazioni della nostra Università e della Conferenza dei rettori delle università italiane nel mondo. E poi da fine febbraio 2020 è cambiato tutto e abbiamo riscoperto un ruolo nuovo, una nuova missione: quella sociale. Sono stati molti gli studenti che nei mesi della pandemia mi hanno confidato le loro paure e fragilità, facendomi rivalutare una

responsabilità che prima non era mai emersa in maniera così dirompente. Personalmente, il bilancio finale di questi anni ritengo possa considerarsi positivo: per me rimane un’esperienza professionale straordinaria, un onore e un privilegio che ho vissuto come un servizio, mai scontato, dal primo all’ultimo giorno. Guardandomi indietro, sento di aver operato per il bene dell’università, sono sereno e ho da poco ricominciato le mie lezioni presso i nuovi spazi dell’Accademia della Guardia di Finanza. Mi è stato infatti riservato, pochi giorni fa, il grande onore di inaugurare la prima lezione nelle nuove aule. Proseguo e riparto quindi da lì, da quello che ho lasciato anni fa: ammetto che avevo voglia di normalità, perché mi mancava un po’ il mio “mestiere”.



ph. Silvia Colombo

IL CONVEGNO

NON FACCIAMOCI DEL MALE Nel pomeriggio di mercoledì 27 ottobre 2021 si è svolto nella Sala Alabastro del Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo un incontro dal titolo “Non facciamoci del male. Sicurezza, imprese e responsabilità”. Ad organizzarlo l’organismo paritetico provinciale costituito da Confimi Apindustria Bergamo, CGIL, CISL e UIL. Il convegno, 20

rivolto esclusivamente ai datori di lavori, principali interessati dal punto di vista giuridico e morale in caso di infortuni sul lavoro, è stato patrocinato dal Comune di Bergamo, presente all’evento con il vicesindaco Sergio Gandi. Ad aprire la tavola rotonda introdotta e moderata da Silvana Galizzi de l’Eco di Bergamo, e a fare gli onori di casa è

stato proprio Paolo Agnelli, presidente di Confimi Industria che ha evidenziato come Il tema della sicurezza sul lavoro sia argomento delicato che investe sia la sfera lavorativa ma anche quella personale dei soggetti coinvolti siano essi imprenditori o lavoratori. Confimi Industria è impegnata a tutti i livelli, da quello nazionale

partecipando ai tavoli governativi fino a quello locale collaborando con ATS e INAIL, per diffondere la cultura della prevenzione agli infortuni anche con un’intensa attività formativa sulla sicurezza a favore delle imprese associate. Protagonisti invece sono stati Paolo Gamba, imprenditore e capitano della Nazionale


Oney Tapia

Antonio Angelo Chiappani

Tapia ha trasformato il suo infortunio in qualcosa di positivo avvicinandosi da quel momento all’atletica leggera paralimpica Paolo Agnell

Azzurra di Sitting Volley, Oney Tapia, atleta paralimpico, Antonio Angelo Chiappani, Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Bergamo, Fabrizio Gaverini, Magistrato e Virginio Villanova, Direttore INAIL di Bergamo. L’incontro, durato circa due ore, ha affrontato il grave problema dell’infortunio sul lavoro

Confimi Industria è impegnata a tutti i livelli per diffondere la cultura della prevenzione agli infortuni

analizzandolo su più piani. Ampio spazio è stato riservato a dati e statistiche, presentati e soprattutto interpretati alla luce di quanto accaduto nel mondo del lavoro nell’ultimo anno e mezzo a causa del Covid. Non è però mancato il lato più umano, rappresentato dalle testimonianze dirette di chi suo malgrado si è trovato ad avere a che fare

in prima persona con un infortunio sul lavoro e che nonostante tutto ha saputo trarne qualcosa di positivo. Ed è proprio da queste esperienze personali che l’incontro ha preso il via, con la testimonianza di Paolo Gamba, che da imprenditore, ha parlato ai presenti del proprio incidente. Un infortunio, come dichiarato da lui

stesso, dovuto alla fretta, elemento che non dovrebbe mai condizionare alcun tipo di lavoro. Un calvario durato un anno che lo ha portato all’amputazione della gamba. Paolo da quel giorno ha scelto di dedicarsi al sitting volley, la versione paralimpica della pallavolo, e soprattutto ha prestato ancora più attenzione alla sicurezza sul posto di lavoro. 21


Paolo Gamba

A seguire un’altra testimonianza, quella del medagliato a Tokyo 2020 Oney Tapia, campione paralimpico di lancio del disco e getto del peso. Di origini cubane e in Italia per giocare a baseball, Tapia ha perso l’uso della vista da entrambi gli occhi mentre lavorava come giardiniere, a causa di un grosso ramo che lo ha colpito in viso. Un incidente che si è verificato comunque, nonostante fossero state prese tutte le misure di sicurezza necessarie per il livello di pericolosità del lavoro. Come Gamba, anche Tapia ha trasformato il suo infortunio in qualcosa di positivo, avvicinandosi da quel momento all’atletica leggera paralimpica e ottenendo negli anni importanti risultati sportivi. E se Paolo Gamba ha voluto lanciare ai presenti il messaggio di quanto pericolosa possa essere la fretta, il messaggio finale di Tapia è stato invece quello, compreso dallo stesso solo ora che si è messo in gioco anche come coach, del porre attenzione alla salute mentale dei propri lavoratori. Rispettare ogni misura di sicurezza può non essere abbastanza se ci si presenta al lavoro insoddisfatti o concentrati su altro. L’incontro è poi proseguito con un’attenta analisi da parte del direttore di INAIL Bergamo, Virginio Villanova, dei dati e dell’andamento degli infortuni sul lavoro. Statistiche purtroppo fortemente condizionate dall’ingresso della terminologia “infortunio da Covid”, che nell’ultimo anno e mezzo ha preso il sopravvento soprattutto in alcune aree. La parola è successivamente passata al procuratore Antonio Angelo Chiappani e al magistrato Fabrizio Gaverini, che hanno dato un breve ma esaustivo quadro di quali siano le implicazioni giuridiche e di responsabilità che entrano in gioco in caso

Virginio Villanova

Fabrizio Gaverini

Un incontro che ha toccato tutti i punti cardine dell’infortunio sul lavoro 22

Angelo Nozza

di infortunio sul lavoro, presentando in breve i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni. Ha concluso i lavoro Angelo Nozza, Segretario Generale UIL Bergamo in rappresentanza della componente dei sindacati dei lavoratori di CGIL-CISL e UIL dell’Organismo Paritetico Provinciale, ribadendo l’attenzione e l’importanza che quotidianamente occorre porre sul tema degli infortuni sul lavoro. Il trend degli incidenti è in preoccupante ascesa nella Provincia di Bergamo, occorre prevenire e diffondere la cultura della sicurezza con ogni mezzo e strumento a disposizione. Un incontro esaustivo che ha quindi toccato tutti i punti cardine del sempre grave problema dell’infortunio sul lavoro, con un titolo “slogan” che si spera possa essere in futuro una costante all’interno dell’ambiente lavorativo. Silvia Colombo


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L’ANALISI MMT

CI SONO DEFICIT E DEFICIT Nel 2020, in piena emergenza pandemica, uscì negli USA il libro “The Deficit Myth: Modern Monetary Theory and How to Build a Better Economy” dell’economista Stephanie Kelton (il libro è edito in Italia da Fazi Editore con il titolo Il Mito del Deficit). Gli effetti disastrosi della pandemia, a livello sanitario ed economico, furono la prova provata dei principi teorici illustrati nel libro e le proposte dell’autrice assunsero una dimensione di urgenza e di concreta possibilità. Di colpo, la narrazione dello Stato che deve operare come il buon padre di famiglia - che prima accantona i risparmi per poi spenderli - si rivelò per quello che era: un ostacolo al benessere della collettività. Dopo gli importanti deficit che tutti i paesi hanno intrapreso per evitare il peggio, senza preoccuparsi 24

poi molto (giustamente) di dove reperire le coperture finanziarie, oggi risulta sempre più difficile difendere il concetto per cui uno Stato necessita di raccogliere le tasse prima di spendere. Noi di Rete MMT lo sosteniamo da tempo, ora si aggiunge il libro della Kelton che con una semplicità disarmante spiega questo e molto altro. Una lettura del libro libera da pregiudizi e preconcetti non potrà che donare al lettore una visione del tutto nuova riguardo a temi chiave come, per esempio, la tassazione e il concetto di deficit. Si giunge così a comprendere appunto che la spesa pubblica precede la tassazione e le tasse possono essere pagate solo dopo che lo Stato ha speso. La spesa in deficit è lo strumento con cui uno Stato crea e orienta la crescita del paese e non esiste CONTINUA A PAGINA 26



un limite finanziario a tale deficit. Il limite effettivo è dato piuttosto dalle risorse reali che uno Stato può comprare. I deficit di cui uno Stato deve preoccuparsi non sono quelli di natura finanziaria, ma quelli reali, che non permettono il pieno e diffuso sviluppo del paese: deficit di lavoro, di servizi essenziali, deficit del sistema sanitario nazionale e dell’istruzione. Come sappiamo bene, in Italia i deficit infrastrutturali depotenziano la capacità economica dei territori. Abbiamo deficit climatici ed è responsabilità delle istituzioni

«La MMT ci insegna che se abbiamo le risorse reali di cui abbiamo bisogno, cioè se abbiamo le persone che vogliono diventare medici, infermieri e insegnanti, se riusciamo a coltivare il cibo che ci serve, allora il denaro può sempre essere messo a disposizione per realizzare i nostri obiettivi» Stephanie Kelton, Il Mito del Deficit

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pubbliche guidare lo sviluppo verso nuove forme di produzione dell’energia. E quando si resta imbrigliati in ostacoli immaginari, come i limiti finanziari, si perde di vista la vera sfida: come superare i limiti della tecnologia di oggi e sviluppare la ricerca? Trent’anni di politiche economiche basate su narrazioni errate hanno distrutto la nostra società, generando deficit reali. Per eliminarli è necessario guardare l’economia da una nuova prospettiva, quella a vantaggio della collettività, delle imprese e del benessere. Se non l’avete già fatto, leggetevi il libro della Kelton. Stefano Sanna, Rete MMT Italia



L’EVENTO

Da sinistra Francesco Maffeis, Paolo Piantoni, Sergio Cavalieri, Remo Morzenti Pellegrini, Daniela Andreini, Stefania Verrienti ed Emanuele Dovere

CLEANING MANAGEMENT Il Presidente Maffeis ha voluto ringraziare Remo Morzenti Pellegrini, rettore uscente, per il sostegno al percorso formativo. Nella foto con Sergio Cavalieri, nuovo rettore UniBg e direttore del corso.

«INAUGURATA AL KILOMETRO ROSSO LA SECONDA EDIZIONE DEL CORSO DI ALTA FORMAZIONE» 28

Professionisti del pulito potrebbe essere lo slogan scelto da Fra.Mar Spa, azienda bergamasca che ha contribuito alla realizzazione di un vero e proprio percorso formativo in Cleaning Management, la cui seconda edizione è stata recentemente inaugurata presso la sede di Confindustria al Kilometro Rosso. Il Corso è realizzato in collaborazione con Afidamp (Associazione Nazionale dei Fabbricanti e Distributori Italiani di Attrezzature, Macchine e Prodotti per la Pulizia Professionale), con il contributo di Fra.Mar e con il supporto di Fondazione Scuola Nazionale Servizi e AIISA (Associazione Italiana Igienisti Sistemi Aeraulici). Il Presidente Fra.Mar Francesco Maffeis punta a creare un vero e proprio percorso di qualificazione professionale per la valorizzazione dei professionisti del pulito e dell’igiene. Quest’ultima è certamente una categoria un po’ bistrattata dal punto di vista formativo: nessuno o quasi si ferma mai a riflettere sul fatto che pulire e igienizzare significa di fatto, anche (ma non solo) alla luce degli eventi degli ultimi due anni, rendere sicuri i luoghi in cui le persone trascorrono del tempo. Queste persone ogni giorno contribuiscono, con il loro lavoro, allo sviluppo del sistema produttivo, anche nella sanificazione civile, industriale e ospedaliera. Fra.Mar si impegna a far crescere questi operatori, e contestualmente a raggiungere i responsabili della gestione dei servizi di pulizia e di manutenzione nelle aziende, per trasmettergli competenze su materiali, tecniche e strumenti per l’igiene e la sanificazione dei locali, un’esigenza che di questi tempi è sempre più presente anche negli ambienti lavorativi condivisi. Le figure formate tramite il master dovranno dirigere e gestire il lavoro CONTINUA A PAGINA 30



del personale addetto. Un compito che certamente merita la stessa attenzione che ricevono altri aspetti della sicurezza, e che richiede di conseguenza un training professionale adeguato. Abbiamo sottolineato come la pandemia abbia dato una grossa spinta all’attività di aziende come Fra.Mar: la responsabilità degli addetti all’igiene e alla sicurezza di dipendenti e visitatori è esponenzialmente cresciuta, e la necessità di formare figure professionali e dirigenti in grado di monitorarne l’attività è

Simone Maffeis

evidente, come hanno sottolineato sia il rettore uscente Remo Morzenti Pellegrini che il neoeletto Sergio Cavalieri. Quest’ultimo è anche direttore del corso stesso. Il settore dei professionisti del pulito, quindi, non è più quello che entra in funzione quando gli altri vanno a casa, che non si vede, che non richiede competenze esasperate: è un servizio fondamentale, che deve essere sempre attivo. Questo è il motivo che ha spinto i promotori a credere fortemente nel master di Fra.Mar. Dal settore sanitario, ai negozi, ai servizi al pubblico, agli uffici, al turismo, non esiste un settore che possa fare a meno di un efficace protocollo di pulizia e igienizzazione. Quelle che fino a due anni fa erano semplicemente buone regole che ciascuno poteva decidere se adottare o meno, oggi, dopo il Covid-19, sono diventate norme indispensabili per la sicurezza di tutti. Tra i sostenitori illustri di questo evento formativo: Loredana Poli, assessore all’istruzione e formazione del Comune di Bergamo; Ariela Benigni, segretario scientifico e coordinatore delle Ricerche di Bergamo e Ranica Istituto Mario Negri; Daniela Andreini, vicedirettore SdM Scuola di Alta Formazione UNiBG; Emanuele Dovere, vicedirettore del corso; Stefania Verrienti, direttore Afidamp; Massimo Giupponi, direttore generale Ats; Giampaolo Maccarini, presidente Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi) Bergamo. Quest’ultimo in particolare ha preso una posizione molto netta proprio sul tema della sicurezza sul lavoro, e sul perché igiene 30

Ariela Benigni, Giampaolo Maccarini ed Emanuele Dovere

e sanificazione debbano esserne considerate parte integrante, contribuendo in maniera determinante, ad esempio, alla prevenzione degli infortuni nei processi di manutenzione aziendale. Nella tavola rotonda inaugurale sui temi della gestione del cleaning in ambienti di lavoro, tutti loro hanno rimarcato l’importanza dell’essere innovativi portata da Fra.Mar. L’azienda, infatti, aveva già intuito il potenziale di questo corso in tempi non sospetti, e gli avvenimenti degli ultimi due anni hanno dato loro ragione. Simone Maffeis amministratore delegato Fra.Mar ci parla della collaborazione in modo continuativo con l’Ats per la prevenzione e per la costante implementazione delle attività di igienizzazione e sanificazione, oltre che per rendere accattivante a livello lavorativo, anche per i giovani, il settore; Fra.Mar è anche attiva sul fronte umano, cooperando con la Caritas locale per fornire una possibilità di lavoro concreto a persone in difficoltà: un posto interessante e sicuro, dato che il comparto è indubbiamente in crescita e lo sarà sempre di più. Sempre sul versante sociale, Fra.Mar ha anche contribuito al progetto Accademia per l’Integrazione, in collaborazione con il Comune di Bergamo, Confindustria di Bergamo e la Diocesi di Bergamo, che durante la cerimonia inaugurale del corso è stato citato dal direttore di Confindustria Paolo Piantoni.

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COVER STORY

PHOENIX INTERNATIONAL «DINAMISMO E STRATEGIA PORTANO L’AZIENDA DI VERDELLO DALL’AMERICA AGLI EMIRATI»

Phoenix International progetta e produce stampi in acciaio per l’estrusione di profili in alluminio, viene fondata nel 1972 da un gruppo di giovani e dinamici imprenditori della Franciacorta. Cresciuta in modo impressionante tra il 2000 e 2008, ha acquisito aziende concorrenti e officine fino a giungere al coinvolgimento di investitori finanziari, un assetto che consente di guardare al futuro con ottimismo e strategia. Ce ne parla Roberto Rusticelli amministratore delegato e presidente. Nel vostro sito si parla di diverse modalità di gestione che si sono succedute dalla nascita dell’azienda, qual è stato il filo conduttore, l’idea che ha unito queste diverse strategie? L’azienda è nata nel lontano 1972. In passato la produzione di matrici era per lo più un’attività interna alle aziende di estrusione di alluminio, tramite un reparto dedicato, un’attrezzeria. Con il passare degli anni, le aziende di estrusione si sono sempre più dedicate al loro core business, abbandonando queste piccole produzioni che, nel frattempo, abbisognavano di un apporto tecnologico importante 32

in termini di competenze e di investimenti. Ciò ha permesso la nascita di realtà indipendenti come Phoenix. Negli anni, vuoi per la volontà dei soci fondatori di ritirarsi, vuoi per la necessità di accedere al mercato per finanziare la crescita e le acquisizioni, Phoenix ha definito una strategia che prevedeva l’entrata nel capitale di fondi di private equity. Oggi il gruppo Phoenix ha una struttura estesa, con 10 stabilimenti di produzione in 8 Paesi esteri, un capitale in maggioranza detenuto da un fondo di private equity italiano, una parte di minoranza in mano ad un altro fondo francese e circa il 10% appartenente all’attuale management. Ci parli delle vostre certificazioni: quanto sono importanti come biglietto da visita e nella sostanza? Da sempre siamo certificati ISO 9001; negli ultimi anni si sono aggiunte le certificazioni ISO 14001 e OHSAS 18001, recentemente

trasformata nella ISO 45001; stiamo lavorando anche per la ISO 50001 energetica. Essere certificati è assolutamente necessario per lavorare con i clienti che operano nei mercati nazionali e internazionali. È oramai un prerequisito. Mi lasci anche dire che, per Phoenix, essere certificati è prima di tutto un modo di pensare ed agire. Ad esempio, dal punto di vista ambientale, abbiamo abolito completamente l’uso della


Roberto Rusticelli AD E PRESIDENTE DI PHOENIX INTERNATIONAL

plastica all’interno dell’azienda e stiamo lavorando molto per la riduzione della carta, dei consumi energetici e delle emissioni legate ai trasporti. Abbiamo in atto progetti per la riduzione degli sprechi in produzione. Sono processi in divenire: il miglioramento continuo, per definizione, non ha termine. Durante e dopo la crisi COVID, ci sono stati settori di applicazione dei vostri prodotti che sono cresciuti e altri che si sono invece contratti? Come avete affrontato la crisi? La crisi ci ha colpito duramente. Fortunatamente, avendo un’azienda in Cina, avevamo introdotto prima di altri l’utilizzo dei “protocolli” in azienda e questo ci ha consentito di avere davvero pochi casi di COVID nonostante l’azienda più grande sia ubicata in provincia di Bergamo. Comunque, come tutti, siamo stati costretti a chiudere la produzione nei nostri impianti in Italia e Spagna, m e n t re

ph. Antonio Milesi

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Nelle foto alcune fasi del ciclo produttivo di stampi per estrusione in alluminio.

Germania e Olanda hanno continuato l’attività, dandoci modo, almeno in parte, di ridurre il disservizio per i nostri clienti, servendoli dalle altre unità produttive. Successivamente, avendo un buon numero di clienti impegnati in settori ritenuti strategici, abbiamo riaperto rapidamente le produzioni. Dalla seconda metà del 2020, il mercato è costantemente cresciuto. Oggi la domanda è in netta ripresa e gli impianti lavorano a pieno regime. I settori maggiormente effervescenti sono il building, e l’industriale, mentre l’automotive, a causa della perdurante mancanza di microchip, è ancora poco brillante (l’alluminio è utilizzato principalmene nelle auto di alta gamma e in quelle elettriche). L’approvvigionamento e la dinamica dei prezzi dell’energia e delle materie prime, tra cui l’alluminio per i nostri clienti e l’acciaio per noi costruttori di matrici, creano molte preoccupazioni. Entrambe le dinamiche hanno mostrato crescite a doppia cifra e, per l’alluminio, in parte anche vittima della speculazione e di eventi politici impensabili, addirittura un raddoppio del prezzo. Questa situazione è fonte di una certa preoccupazione fra gli operatori in quanto, se non stabilizzata velocemente, potrebbe comportare una riduzione dei consumi di alluminio, a favore dei prodotti sostitutivi. Soprattutto, stiamo parlando di aumenti assolutamente ingiustificati, se non in un’ottica speculativa e inflazionistica. Ma il mercato, in questo momento, ha un andamento che risente di due anni totalmente anomali, in cui è stato difficile produrre, ma altrettanto spendere in beni e servizi, per via delle chiusure imposte dal lockdown. Ci auguriamo che presto tornino a crescere anche i consumi finali. Di quali tecnologie di ultima generazione vi servite per garantire, ad esempio, la sostenibilità ambientale, la sicurezza in azienda, o il controllo qualità pre e post vendita? Come già menzionavo sopra, stiamo perseguendo l’obiettivo “green” in tutti i processi aziendali. Nel nostro ciclo produttivo non abbiamo situazioni a rischio, o meglio, queste sono davvero limitate. Ciononostante, abbiamo un’attenzione maniacale per la sicurezza dei nostri collaboratori attraverso l’attuazione di tutti i protocolli necessari: l’incidenza degli infortuni è molto bassa. Per ciò che riguarda i controlli qualità e le tecnologie, siamo da sempre all’avanguardia. Dalla sua nascita Phoenix ha sempre adottato sistemi di CAD-CAM innovativi ed oggi, grazie alle nuove tecnologie, la simulazione preventiva dell’estrusione ci aiuta nella creazione della matrice più performante per il cliente. La fase di manufacturing è stata implementata con macchine ad alta velocità ed a 5 assi, con la conseguenza che la qualità di prodotto è derivazione della qualità di processo. Infine, da qualche anno, il percorso di Lean Transformation ha portato all’introduzione del Miglioramento Continuo per perseguire l’obiettivo di eccellenza nelle operations. Ai tempi del nostro ultimo incontro era nell’aria l’apertura di una sede a Dubai, che ora è ormai radicata ed è diventa un punto di riferimento per le forniture nel Golfo. In Joint Venture con operatori locali, abbiamo effettivamente aperto a Dubai la società Phoenix Middle East. L’azienda utilizza appieno la tecnologia di progettazione e produzione della casa madre e serve tutta 34


l’area del Golfo oltre alla regione indiana. Nell’area del Golfo Persico vi sono molte aziende di estrusione, in parte indipendenti in parte legate ai colossi di produzione di alluminio locali, sviluppatesi anche per il fermento di domanda di profili legata a EXPO. Vi siete mossi anche sul mercato nordamericano (Stati Uniti, Canada e Messico), con l’acquisto di una piccola realtà produttiva locale. Certamente. Nel 2017 abbiamo rilevato una piccola società locale in Ohio e l’abbiamo completamente trasformata. Anche qui abbiamo introdotto tutta la tecnologia frutto delle esperienze di Phoenix, abbiamo investito spostandoci in un nuovo building, più grande e congeniale al rinnovato parco macchine. Anche a causa delle pressioni degli estrusori locali, il nostro obbiettivo è quello di fare di Youngstown Tool and Dies la prima azienda del gruppo in Nord America, ed offrire

«Abbiamo un’attenzione maniacale per la sicurezza dei nostri collaboratori attraverso l’attuazione di tutti i protocolli necessari: l’incidenza degli infortuni è molto bassa» alla clientela americana un prodotto di eccellenza, con caratteristiche “europee” sia in termini di qualità che di prestazioni. In Europa, invece, avete acquisito ADEX, un concorrente Olandese. Da tempo si pensava alla crescita in un settore di nicchia come quello delle matrici di grandi dimensioni. Questo settore, specifico per l’estrusione di profili per treni ad alta velocità, metropolitane, ed in parte automotive, ha avuto ed in previsione avrà un trend di crescita importante per le nuove regole sulla mobilità sostenibile. Riduzione dei consumi e quindi dei pesi delle auto, treni superveloci, auto elettriche, sono settori dove la crescita nel medio-lungo periodo è pronosticata da tutte le analisi economiche. ADEX è l’azienda leader del settore, in grado 35


di servire gli estrusori di questi specifici settori al meglio sia in termini dimensionali (grandi matrici), che in termini di prodotti ad altissimo valore aggiunto per il cliente. Dove puntate per il futuro? La crescita di un’azienda come la vostra passa anche per la formazione di nuovo personale specializzato? La scommessa per il futuro è quella di saper cogliere le richieste del mercato prima della concorrenza. Oggi il mercato richiede prodotti in grado di garantire prestazioni eccellenti in tempi sempre più rapidi. Questo è in parte soddisfatto dalla capacità produttiva ma soprattutto da un sistema organizzativo molto evoluto e flessibile. Ritorniamo quindi alla necessità di avere operatori formati per il business e dedicati all’azienda. Da sempre una parte dei nostri dipendenti, soprattutto quelli di ufficio tecnico ma non solo, hanno scolarità elevate come diplomi e/o lauree tecniche. Negli ultimi anni, però, abbiamo difficoltà

Nella foto in alto, alcune matrici in attesa di controllo finale. Nell’altra foto, una matirce finita pronta per la spedizione.

nel reperire queste competenze sul mercato, quindi siamo determinati a creare una “Phoenix Accademy” dove formare direttamente in azienda i futuri dipendenti e quadri direttivi, con le competenze necessarie a garantirci un futuro di sviluppo. Fatta salva la difficoltà di reperire personale specializzato, c’è di buono che i giovani sembrano essersi resi finalmente conto che il segreto non sta nel cercare il posto fisso, ma esperienze che aiutino a crescere. Quali misure vorrebbe vedere attuate per sostenere le aziende? Sicuramente sarebbe di aiuto una politica economica più attenta alle realtà industriali che tanto investono, quindi bene le defiscalizzazioni e gli incentivi agli investimenti. Ma è necessario anche un costo dell’energia più vicino a quello dei Paesi dove competiamo, un costo del lavoro che, incrementando il netto in busta paga, riduca gli oneri a carico dell’azienda. In verità sarebbe interessante promuovere una iniziativa a livello associati CONFIMI, ma magari anche più ampia, dove si apra un confronto fra imprenditori e politici per verificare quali siano i temi di maggior interesse della categoria datoriale, soprattutto in vista dei cambiamenti epocali che si aprono all’orizzonte con il PNRR e le conseguenti azioni necessarie alla sua implementazione. Noi viviamo in un territorio relativamente fortunato, ma tasse, accise e tutto il contorno rendono relativamente difficile la vita dell’imprenditore in Italia. 36


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L’ANALISI

Cruscotto di controllo La mappa strategica. Nell’articolo del mese precedente vi ho spiegato quali sono i primi passi da fare per la creazione di un cruscotto di controllo per la propria azienda. Vi ho parlato di analisi di scenario, pianificazione strategica ed analisi swot che in termini semplici significa capire in quali condizioni si sta muovendo l’ambiente che circonda la nostra azienda (lo scenario) e come la nostra azienda può muoversi od inserirsi in detto scenario (il mercato). Ora facciamo un passo avanti. Dividiamo la nostra azienda in quattro aree (in termini tecnici le KPA - Key performance Areas): • Economica-finanziaria • Cliente • Processi gestionali • Apprendimento ed innovazione Per ciascuna di queste aree (sono aree vitali) definiamo alcuni indicatori che ci interessa monitorare nella nostra azienda. 38

Proviamo a fare degli esempi: nell’area economicafinanziaria vogliamo misurare il margine di contribuzione prodotto ogni settimana o mese; nell’area clienti vogliamo misurare il numero di preventivi prodotti e/o quelli chiusi; nell’area dei processi gestionali vogliamo dare peso al clima aziendale e quindi misurare i litigi che avvengo all’interno dell’azienda oppure il numero di consigli che i collaboratori apportano; nell’area dell’apprendimento il numero di ore mensili di formazione del personale; e così via. Una importante raccomandazione è che non vi servono troppi indicatori, altrimenti il lavoro risulterà essere poco efficiente e rischia di perdersi in una marea di dati inconcludenti. Pochi indicatori, ma buoni, nel senso che devono rispondere alle azioni che le analisi di scenario fatte nella prima parte ci chiedono di porre in essere

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Traguardi importanti, quelli raggiunti da Innova Group, azienda leader nel settore del packaging in cartone per l’industria alimentare e per l’industria pesante, che comprende i settori dell’automotive e metalmeccanico, e che nel 2020 è arrivata a fatturare ben 81.432.907 euro, in linea con l’anno trascorso. Punti focali della sua mission sono qualità, ricerca e sinergia. Durante la conferenza stampa di presentazione dei dati aziendali, che si è tenuta nella sede di Caino (BS), martedì 19 ottobre, alla presenza degli amministratori Diego, Luca, Stefano Pedrotti, e della madre Giulia Nodari, vedova del fondatore Giovanni Pedrotti, sono stati illustrati i risultati economici del 2020. Un anno, il 2020, in cui si è registrato inizialmente un calo di fatturato nei primi sei mesi dovuto alla pandemia e al fatto che molti clienti del gruppo avevano chiuso la propria attività, ma che è stato recuperato interamente nel secondo semestre, grazie ad una forte ripartenza del settore dell’industria pesante. Un fatturato quindi rimasto invariato, ma con un netto miglioramento sul piano della redditività, passata da 19,6% a 20,8%. Analizzando più nel dettaglio le diverse voci del bilancio aziendale, si può notare come l’utile sia migliorato, grazie ad una diminuzione complessiva dei costi. Una crescita esponenziale, quindi, come si può notare dai dati alla mano di questo 2021, che porterà l’azienda ad avere un fatturato dei primi 9 mesi dell’anno, pari a quello di tutto il 2020 e che arriverà a toccare per la prima volta i 100 milioni di euro annui. Tutto questo è stato possibile solo grazie alle strategie aziendali attuate, come l’approvvigionamento tempestivo della materia prima, la carta, il cui costo è aumentato del 160%. Come ha spiegato Diego: «Abbiamo dovuto 40

A destra Diego, sotto Stefano Pedrotti e nella terza foto la sala dove si è svolta la conferenza stampa.

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«Una crescita esponenziale che arriverà a toccare per la prima volta i 100 milioni di euro di fatturato annui»

comprare la carta dall’estero a qualunque prezzo, e in questo modo siamo diventati più competitivi sul mercato, proprio grazie al fatto che abbiamo acquisito nuovi settori di mercato e quindi nuovi clienti che comprano da noi, dal momento che i nostri concorrenti sono rimasti sforniti della materia prima a causa dei costi elevati. Proprio grazie all’ingente quantità di carta di cui disponiamo e che acquistiamo da paesi esteri come Germania, Austria,

Francia, Spagna, siamo riusciti ad espanderci». La mancanza di materia prima costringe infatti in alcuni casi a dover rallentare la produzione e per questo l’azienda ha deciso di aumentarne le proprie scorte. Anche la situazione del costo dell’energia è un ulteriore fattore che rende questo periodo estremamente critico, ma che Innova Group è riuscita a superare grazie alle strategie adottate. A ciò si aggiungano gli investimenti fatti in termini di innovazione, come

quelli illustrati da Stefano: «Di questi fanno parte 1,5 milioni di euro per l’acquisto di un nuovo terreno in località Borgo San Giacomo (BS) di 58 mila metri quadri, dove verrà trasferito lo stabilimento attualmente presente a Torbole. Questa sede, infatti, specializzata nella produzione di scatole di grosse dimensioni e imballi speciali, che insieme alle sedi di Caino, Erbé (VR) e Fontanella, rappresenta uno dei punti di forza del gruppo, dovrà essere sostituita a causa delle sue ridotte dimensioni. Questo sia perché il nostro prodotto industriale e le nostre linee di produzione sono di dimensioni troppo voluminose e necessitano di spazi più ampi, sia per offrire un miglior servizio al cliente. Il trasferimento delle linee produttive e dei dipendenti è previsto per agosto 2022, mese più tranquillo rispetto agli altri, grazie alla pausa estiva». A Fontanella è stato invece ampliato di 3.000 mq il capannone per lo stoccaggio della materia prima; inoltre è stato installato un nuovo macchinario 4.0 che raggiunge la velocità di 15.000 imballi l’ora, è stata infatti acquistata una nuova linea Bobst 4 colori, in grado di ottimizzare al massimo i tempi della produzione ed è stata migliorata la movimentazione per una spesa totale di oltre 3,4 milioni. Degli investimenti che complessivamente ammontano a 7 milioni di euro. Un’innovazione che procede anche sul piano dell’introduzione del gestionale SAP 4Hana, un software di ultima generazione, il quale permette di velocizzare e semplificare i diversi passaggi all’interno dell’azienda, integrando acquisti, produzione, logistica, commerciale e amministrazione e capace di snellire in questo modo il lavoro di tutti gli impiegati. Un passo avanti importante quindi, anche se non sono mancati dei rallentamenti nell’utilizzo del software, proprio a causa della pandemia, che ha costretto i dipendenti a dover gestite la maggior parte del lavoro da remoto. Per quanto riguarda invece il tema green pass, non si sono riscontrate grosse problematiche, in quanto ben il 90% dei dipendenti ne sono in possesso e i pochi che non sono vaccinati eseguono il tampone di 41


A sinistra Giulia Nodari, vedova del fondatore Giovanni Pedrotti. Sotto Luca Pedrotti durante la conferenza stampa.

controllo ogni due giorni. Anche per quanto riguarda lo scarico merci da camion provenienti dall’estero, paesi in cui non vi è l’obbligo di green pass per i trasportatori, non vi sono problemi, in quanto il materiale viene scaricato all’esterno degli stabili e non vi è quindi il rischio di contagio. Altro punto importante da evidenziare, l’aumento dei dipendenti a cui se ne sono aggiunti 11 rispetto al 2020, arrivando a 229 risorse in totale. Anche questo da segnalare come elemento virtuoso per il futuro aziendale. Come hanno spiegato Diego, Luca e Stefano, le figure giovani inserite in azienda stanno seguendo un processo di formazione dal punto di vista commerciale. «Un percorso cominciato l’anno scorso e che sta procedendo anche quest’anno con risultati davvero notevoli. Del resto il grande valore di un’azienda sta proprio nel suo personale, unito a tecnologia, organizzazione e cultura aziendale. Per quanto riguarda invece l’aspetto relativo all’innovazione dei nostri prodotti», hanno concluso i tre amministratori del gruppo: «c’è da dire che su ogni progetto stiamo lavorando quotidianamente, soprattutto per quanto riguarda la sostituzione della plastica con la carta, materiale il cui utilizzo è aumentato molto negli ultimi anni. In questo ambito stiamo studiando soluzioni ad hoc per ogni cliente, al 42

«Il grande valore di un’azienda sta nel suo personale, unito a tecnologia, organizzazione e cultura aziendale»

fine di sostituire imballi e contenitori in polistirolo o in plastica con packaging in carta, più sostenibili». Per il 2022 sono infine già previsti oltre 6 milioni di euro di investimenti con la realizzazione di 10 mila metri quadrati di capannone sui 58 mila del terreno di Borgo San Giacomo. Questo intervento costerà 4,5 milioni di euro, mentre l’altro milione e mezzo di investimenti verrà utilizzato per le attrezzature che saranno necessarie nella nuova sede. Daniela Picciolo



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«LA CHIAVE DEL SUCCESSO DI F.LLI GAIANI»

Nelle scorse settimane abbiamo incontrato, dopo due anni dalla prima volta, Emanuele Gaiani dell’azienda di Desio Fratelli Gaiani, specializzata nella fornitura di macchinari per l’asportazione di trucioli e per la deformazione della lamiera. Un’incontro volto ad aggiornarsi reciprocamente sull’andamento dell’azienda e del mercato, anche in seguito ai grandi sconvolgimenti dovuti alla pandemia, ma anche per raccontarsi qualcosa di nuovo. L’occasione dell’incontro è stata però principalmente quella dell’Open Day che viene organizzato in azienda ogni due anni dal 2005 e che si svolgeva proprio nella settimana in cui Bergamo Economia ha fatto visita ai Fratelli Gaiani. Oltre alla visita allo stabilimento, dove abbiamo potuto toccare con mano l’alta qualità dei macchinari forniti dall’azienda e vedere con i nostri occhi l’interesse della clientela e la professionalità del personale disponibile e attento a risolvere ogni dubbio, abbiamo avuto un’interessante conversazione proprio con Emanuele, che ci ha raccontato con soddisfazione come nonostante i problemi degli ultimi mesi ora le cose sembrino andare meglio. Buongiorno Emanuele, grazie per questo incontro. Ci eravamo lasciati due anni fa con una prima panoramica generale sulla vostra azienda e sui valori che la contraddistinguono e proprio da li volevamo partire, dai cambiamenti avvenuti in questi due anni. Ci vuole raccontare qualcosa? Grazie a voi per l’interesse mostrato per la nostra azienda. Cambiamenti? In questi due anni è cambiato praticamente tutto. A cambiare in prim’ordine è stata la clientela e il suo modo di approcciarsi all’acquisto. Un aspetto che tra 44

Nella foto al centro Amedeo Gaiani con i figli Emanuele (a sinistra) e Andrea (a destra)

l’altro è cambiato anche da parte dell’intermediario, ovvero noi, nel confronto del fornitore principale. Si è trattato di un cambio epocale sicuramente non previsto, che nonostante le difficoltà ha visto un primo timido inizio di ripresa a partire da marzo di quest’anno, per poi continuare spedito nei mesi successivi. Una trasformazione forte che in qualche modo è stata dovuta anche dalla situazione creatasi a causa dell’epidemia da Covid dunque. Sicuramente, altrimenti le cose sarebbero probabilmente proseguite nel tempo e le trasformazioni che sono state invece accelerate dalla pandemia avrebbero richiesto anche decenni. Va detto che se da una parte ci sono state purtroppo


moltissime aziende che non sono riuscite a superare il periodo e hanno dovuto chiudere o ridimensionarsi drasticamente, dall’altra fortunatamente altre sono sopravvissute. E proprio queste sono quelle che hanno radicalmente trasformato la propria situazione aziendale, evolvendosi e cambiando tra le altre cose il proprio approccio all’acquisto. Per

intenderci: se prima ogni spesa, ogni acquisto, era ponderato e attentamente valutato, immaginatevi come è ora che tutti abbiamo sperimentato come in poco tutto potrebbe cambiare e fermarsi di nuovo. Va inoltre sottolineato come ad oggi, molti acquisti sono finalizzati all’utilizzo dei vari incentivi che vengono proposti di volta in volta e che spingono verso

determinate tipologie di investimento rispetto ad altre. Una cosa positiva, almeno per noi, è stata che nonostante la chiusura generalizzata durante soprattutto il primo Lockdown, le richieste di informazione e le domande di ogni tipo continuavano ad arrivare in azienda e noi, collegandoci da casa e trovando sempre la soluzione adatta, abbiamo

fatto in modo di continuare a evaderle. Abbiamo ritenuto sin da subito che fosse un’operazione importante e necessaria per mantenere il rapporto caldo e per tornare carichi una volta che avremmo potuto riprendere il nostro lavoro. Per noi è infatti sempre importante non far “raffreddare” l’interesse della clientela, bisogna continuare a seguirla e 45


a farci sentire presenti. Nel nostro settore, e non solo, è fondamentale. Un interesse a mantenere il contatto “caldo” che si può evincere anche dal vostro interesse e dall’importanza che avete da sempre per le fiere di settore. Come avete affrontato questo aspetto nel 2020? Si sono svolte le fiere a cui eravate soliti partecipare? Lo scorso anno abbiamo visto da spettatori la EMO di Milano, una fiera tarata principalmente sui costruttori, (come quelli presenti al nostro Open Day) che probabilmente hanno avuto comunque dei benefici nonostante il periodo complesso. Per quanto riguarda noi come azienda, abbiamo invece purtroppo avuto un’esperienza poco produttiva e soddisfacente partecipando alla nostra fiera di

«Molti acquisti sono finalizzati all’utilizzo dei vari incentivi che vengono proposti di volta in volta»

settore, che era stata programmata proprio nel periodo in cui la curva dei contagi ha ripreso a salire. Nonostante le pressioni di alcuni espositori a rimandare la fiera in un periodo più adatto, e l’assenza di alcuni dei più importanti nomi di richiamo l’evento è stato comunque realizzato. Va da se che visto le premesse e la paura generalizzata il risultato finale è stato poco soddisfacente. Abbiamo partecipato da sempre a questa fiera, ma devo dire che per la prima volta non siamo rimasti soddisfatti, anzi, il clima generale è stato purtroppo deludente. Memore di questa esperienza, fortunatamente l’associazione di settore che organizza la Fiera Lamiera, (un altro evento molto importante per noi), ha deciso di posticipare la prossima edizione di un anno intero. Tornando invece ora a parlare della vostra azienda, navigando sul web abbiamo notato con piacere che avete un sito molto strutturato e ben organizzato. Cosa vi ha spinto a farlo? Avete avuto dei benefici legati proprio alla vostra presenza sulla rete? Innanzitutto grazie, anche questo aspetto è qualcosa a cui teniamo molto. All’inizio, circa 20 anni fa, aprire un sito web fu principalmente per spirito di emulazione, si sa, ci si rifà sempre ai grandi per prendere esempio e continuare ad evolvere. Negli ultimi 4 o 5 anni poi, tramite alcuni motori di ricerca a livello mondiale, abbiamo fatto in modo che la nostra azienda potesse comparire sempre più spesso, con l’obiettivo di farci conoscere anche all’estero, ritenuto da noi un mercato

Alcuni dettagli dei macchinari esposti dell’azienda di Desio Fratelli Gaiani. In basso a destra Emanuele Gaiani.

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alcune scuole e di ospitare i ragazzi per degli stage. Due di questi ragazzi ad esempio, sono poi entrati a far parte dell’azienda definitivamente. Non so se è stata fortuna o se è grazie alla nostra capacità di stimolarli, di motivarli, ma nei vari incontri e nelle nostre esperienze con le scuole abbiamo trovato per la maggior parte giovani volenterosi di apprendere e mettersi in gioco. Questi incontri azienda/ scuola sono esperienze da sempre importanti in settori come il nostro. Quali buoni propositivi avete per il futuro? Principalmente uno: quello di cercare di alzare sempre di

«Recentemente abbiamo acquisito dei clienti all’estero in stati come la Danimarca e l’Ucraina» molto importante per i nostri macchinari usati. Si tratta quindi sicuramente di un’esperienza positiva: grazie ad uno di questi portali siamo riusciti ad acquisire dei clienti all’estero in stati come la Danimarca e recentemente anche in Ucraina. Ci sono certamente dei mercati in cui è più difficile entrare, ma con un minimo investimento in pubblicità abbiamo visto che il ritorno è buono quindi abbiamo continuato anche su questa strada. Per arrivare al mercato estero abbiamo anche partecipato, in modo piuttosto avventuroso, ad una fiera in Germania, omologa della Fiera Lamiera di Milano. Anche in questo caso l’obiettivo era quello di farci conoscere come fornitori di macchine usate, e posso dire con soddisfazione che anche in questo caso abbiamo ottenuto qualche importante contatto. Passando ad un altro aspetto importante per un’azienda, quello dei vostri dipendenti, cosa cercate nei vostri candidati? Come li reclutate? Fate fatica ad oggi a trovare personale? La cosa più importante è sicuramente la buona volontà, e poi ovviamente abbiamo bisogno di personale che sia il più qualificato possibile. Chiaramente però il personale di questo tipo è una risorsa importantissima in ogni azienda e chi ha li tiene stretti. La nostra fortuna è stata quella di aver scelto da anni di convenzionarci con 48

«Da anni diamo la possibilità ai ragazzi delle scuole di vivere dei periodi di stage in azienda» Esempi di programmazione del macchinario eseguiti direttamente in macchina.

più l’asticella della qualità offerta alla clientela, sia come prodotto che come servizio. Secondo lo spirito che anima la Fratelli Gaiani, le due cose devono sempre viaggiare alla pari. Al di la del vendere la macchina, è infatti molto importante anche offrire un servizio all’altezza. Come ci insegnano a scuola, la parola “servizi” è una parola ampia che andandola ad analizzare comprende l’assistenza, l’installazione, la messa in funzione dei macchinari. Ecco, vorremmo radicarci ulteriormente in questo, prima nella nostra regione di competenza e poi perché no, a livello nazionale. Silvia Colombo


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OROLOGERIA

GIOIELLERIA CORNALI «BREITLING, CORNALI E L’OROLOGIO: UN EVENTO ESCLUSIVO PER CELEBRARE TRE PRESTIGIOSE REALTÀ»

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Venerdì 19 novembre si è svolto presso la Gioielleria Cornali di Bergamo un evento esclusivo, frutto della sinergia di tre realtà che hanno unito le loro forze. La finalità era quella di inaugurare il primo watch bar Breitling italiano, creato per gli spazi di Cornali, e festeggiare il numero 300 della rivista L’Orologio, che ospita in copertina proprio un orologio Breitling. La serata è stata l’occasione per presentare dal vivo, in esclusiva italiana la nuova collezione Super AVI di Breitling, che rende omaggio alle sue radici e alle tappe fondamentali della sua eredità. Una collezione che, come ci ha raccontato il suo amministratore delegato “celebra storia, design e manifattura”. La collezione Super AVI, disponibile da Cornali in anteprima nazionale, è

composta da 4 modelli che rendono omaggio alla storia dell’aviazione, con design ispirati all’originario modello da aviatore del 1953. Per provare a capire meglio l’importanza che ha avuto per Bergamo e per il mondo dell’orologeria questo evento, Bergamo Economia ha incontrato i protagonisti della serata. Abbiamo prima di tutto voluto conoscere direttamente attraverso le parole di Patrizia Aste, amministratore delegato di Breitling, le motivazioni che hanno spinto alla realizzazione di questo evento esclusivo. Buongiorno Patrizia, ci può raccontare come è nata l’idea di questo evento e perché la scelta di Breitling è ricaduta 51


Federico Brambilla mostra la nuova collezione a Gian Maria Sainato brand ambassador di Breitling.

proprio su Cornali Bergamo? L’idea è partita dalla volontà di dare visibilità e supporto al nuovo shop-in-shop Breitling realizzato insieme alla Gioielleria Cornali, partner storico del nostro Brand in Italia. Il format dello spazio Breitling all’interno della gioielleria è il primo in Italia che vede l’inserimento del “watch bar”, un elemento di arredo caratteristico dei nostri flagship store in giro per il mondo e che ricrea davvero l’ambiente delle nostre boutique monomarca presenti nei diversi paesi. Ci piaceva l’idea di dare visibilità a questo spazio attraverso il coinvolgimento di una platea da sempre ricettiva verso il nostro Brand e nel frattempo raccontare l’evoluzione della Marca anche ad un pubblico di appassionati del settore; Bergamo da sempre ci dimostra grande interesse e coinvolgimento e abbiamo colto l’occasione di presentare le ultime novità all’interno di uno spazio che ci rappresenta al meglio in questo momento, il nostro shop-in-shop presso la Gioielleria Cornali. Per l’occasione oltre a Cornali e Breitling è inoltre entrata in gioco una terza figura, quella di Dody Giussani, direttore editoriale della rivista l’Orologio. Patrizia, Dody, ci potete raccontare come è nata la collaborazione della rivista con questo esclusivo evento di Breitling? Patrizia: Al centro di tutto c’è sicuramente la volontà di Breitling di legarsi, per ogni attività o progetto, a partner affidabili e di eccellenza. Dody Giussani, editor in chief de “L’Orologio” è una voce da sempre autorevole nel settore dell’orologeria e dell’editoria, lo dimostra anche il grande traguardo raggiunto, con la pubblicazione della copia numero 300, e abbiamo voluto sostenerla nel raggiungimento di questo importante successo. Dody: L’occasione è stata quella di festeggiare il numero 300 della nostra quasi trentennale rivista, sulla cui copertina abbiamo ospitato un prodotto targato Breitling, il Premier Heritage Datora, modello molto apprezzato dal pubblico italiano. L’idea di realizzare un evento riservato ai clienti di Cornali e ai soci del nostro L’Orologio Club, che riunisce appassionati e 52

collezionisti da tutta Italia, è nata anche grazie all’amicizia che mi lega a Patrizia. Sono personalmente molto felice di questa collaborazione che si aggiunge a tanti altri eventi realizzati da noi per i soci del Club. Ci può parlare brevemente della rivista e del suo club? La rivista è stata fondata nel 1992 da mio padre Renato Giussani, e io, pur avendo collaborato dal primo numero, quando ancora ero una studentessa universitaria, ne sono divenuta direttore editoriale a partire dal 2014. Si tratta di una delle prime riviste consumer dedicate all’orologeria, in anni in cui si trattava di un mercato molto fiorente, e CONTINUA A PAGINA 54



proprio grazie a questo ha suscitato sin da subito grande interesse nel settore. Ad oggi si rivolge ad un pubblico di appassionati, il nostro primo interlocutore. A partire dal 2009 è poi nato un club per i lettori più affezionati, coloro che vogliono entrare in contatto diretto con le case produttrici e altri collezionisti. Per questo da 12 anni promuoviamo eventi, tra i quali i più apprezzati, sicuramente, sono le visite in manifattura, ma anche conferenze ed eventi di presentazione come quello del 19 avvenuto da Cornali a Bergamo. Si tratta dunque di un evento speciale e importante soprattutto in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo. Patrizia, quanto è importante per Breitling un evento di presentazione di una nuova collezione in presenza per il vostro settore? Per un prodotto come il nostro è fondamentale poter coinvolgere dal vivo una platea di appassionati che possano vedere in presenza gli orologi, coinvolgerli in un’esperienza “touch & feel”. Vedere l’orologio dal vivo consente di coglierne le peculiarità, provarne la vestibilità al polso e sentirne il peso: esperienze che rimangono sicuramente driver importantissimi nella scelta di acquisto di un prodotto come il nostro. La pandemia ci ha costretto a 54

reinventare gli spazi all’interno delle gioiellerie e a sviluppare anche nuove tecniche di vendita e di comunicazione, come ad esempio le call con whatsapp, il live shopping o le presentazioni video ma in Breitling siamo convinti che l’aggregazione con gli altri e gli eventi che organizziamo siano ancora il vero valore aggiunto per creare inclusività, valore fondamentale della nostra mission. Sento molta soddisfazione nelle vostre parole per la riuscita di questo evento.

Patrizia: La Gioielleria Cornali, attiva nella città di Bergamo da ormai tre generazioni, è sicuramente uno dei Clienti più importanti e rappresentativi per Breitling, ne è la riprova la fiducia reciproca che ci lega e che ci ha portato oggi a poter festeggiare questo esclusivo spazio all’interno di uno dei loro punti vendita. Celebrare queste due partnership di successo, in un contesto unico e importante per Breitling come è la città di Bergamo, è anche per noi motivo di grande orgoglio e soddisfazione.


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BERGAMO SVELATA

LE MURA

QUINTA PORTA

ph. Antonio Milesi

«REALIZZATA CON LA CINTA BASTIONATA VENEZIANA E CHIAMATA ANCHE DEL SOCCORSO»

Tutti conosciamo le quattro porte delle Mura veneziane di Città Alta (1561-1588): Porta Sant’Agostino, la via per Venezia, Porta San Giacomo, la via per Milano, Porta Sant’Alessandro, la via per le rive dell’Adda e Porta San Lorenzo, la via per il Cantone dei Grigiorni. Ma se vi dicessimo che nella cinta muraria si nasconde anche una quinta porta? Si tratta della Porta del Soccorso, un portone strategico che conduceva ad un passaggio segreto che collega i sotterranei dell’antica fortezza di Bergamo con l’esterno delle Mura. Il nome deriva dal ruolo che svolgeva negli scorsi secoli in situazioni di emergenza: attraverso questo varco nascosto, i bergamaschi potevano entrare e uscire dalla cinta muraria senza essere visti per poter cogliere i nemici di sorpresa, attaccandoli da un punto inaspettato, o fuggire in caso di assedio, o ancora correre a difendere 56

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e dalla fossa antistante, anche dai cannoni posti nei locali cannoniere, pronti a sparare dai fianchi dei due baluardi in cui era incassata. Con l’arrivo di Napoleone, la Porta del Soccorso venne dismessa e venduta assieme al Forte a un privato e, ancora oggi, la Porta del Soccorso è di proprietà privata ed è impossibile visitarla se non dall’esterno, ma dietro di essa si nasconde un fascino secolare che va oltre ogni tempo. Un ringraziamento speciale va all’Associazione Orobicambiente, nata nel 2007, frutto del lavoro dei 35 volontari che provvedono periodicamente alla

il Castello di San Vigilio. Per trovarla, bisogna arrivare in Via Felice Cavagnis (via dei curvoni che portano a San Vigilio) ed imboccare via Sotto le Mura di Sant’Alessandro. È anonima, senza stemmi o altri segni distintivi, a parte due fessure verticali nella pietra che testimoniano l’antica presenza di un ponte levatoio, e ancora oggi conduce, attraverso corridoi sotterranei, alla piazza del Forte di San Marco, chiave della difesa dell’intera fortezza in cui stavano gli alloggiamenti dei soldati. Al medesimo tempo esisteva un corridoio a cielo aperto, oggi scomparso, che collegava il forte al castello, attraverso cui transitavano viveri e munizioni, senza che il nemico potesse accorgersene. Qui la fortezza appare ancora racchiusa dentro una serie di poderosi baluardi e da opere militari che comprendevano anche quartieri per la truppa e la polveriera all’inizio della scaletta che conduce all’Orto Botanico. Dalla porta Sant’Alessandro alla Porta del Soccorso negli scoscesi pendii del colle sono affiancati tre Baluardi: San Gottardo, San Vigilio e Pallavicino che si sarebbero vicendevolmente sostenuti tra loro nel contrastare eventuali attacchi sferrati dall’alto. A quei tempi, la porta, proprio per la sua importanza strategica, era protetta, oltre che dalla sua posizione occultata nella radura dei colli 58

«Un portone strategico che conduceva ad un passaggio segreto e al Forte San Marco» Nelle foto in alto i volontari dell’Associazione Orobicambiente all’opera. A sinistra una cannoniera della fortezza.

manutenzione di quel bene prezioso, quanto trascurato, dei 6 km di Mura veneziane (patrimonio UNESCO dal 9 luglio 2017) e, più in generale, da Città Alta, oltre che dal Consorzio del Parco dei Colli, che al nostro arrivo stavano dando lustro al Baluardo di Castagneta. Ci teniamo inoltre a ringraziare Giacomo Nicolini, fondatore e rappresentante legale dell’associazione, che, con la sua enorme passione per Bergamo, ci ha portati a scoprire questo posto mozzafiato e che nei prossimi mesi ci farà assaporare altri posti segreti della nostra bellissima città. (idl)



L’ESPERTO

LA RIPRESA

Le PMI oltre i livelli pre-Covid Gli effetti della crisi sono stati duri e asimettrici, ma complessivamente le nostre PMI si sono dimostrate resilienti rispetto all’onda d’urto della pandemia. Lo dimostrano i dati relativi a bilanci, demografia di impresa, abitudini di pagamento e score creditizi. Entro la fine del prossimo anno le aziende torneranno oltre i livelli pre-Covid, ma sarà indispensabile velocizzare il ritmo di crescita, sfruttando le potenzialità del PNRR e accentrando le risorse sulle imprese a maggiore potenzialità di sviluppo, mirando a finanziare i processi di trasformazione digitale e sostenibile. Sono stati decisivi i provvedimenti emergenziali, come i prestiti garantiti e le moratorie e la fase di rafforzamento patrimoniale. Le garanzie hanno reso meno severo il processo di selezione del credito facilitando l’erogazione di prestiti anche a imprese fragili. Ne consegue che il volume dei 60

debiti finanziari a rischio è più che raddoppiato per poi ridursi lievemente a settembre 2021, con una composizione per scadenza dei debiti delle PMI modificata in modo sostanziale con la quota di debiti a breve che si è ridotta dal 51% al 42% a fronte di un significativo incremento dei prestiti a medio-lungo termine. Le PMI hanno così superato agevolmente i problemi di liquidità accumulando ampie riserve. Una situazione che si è riflessa sulle abitudini di pagamento, con la quota di fatture non pagate che a settembre 2021 è risultata più bassa rispetto al periodo preCovid. Per far fronte poi al maggior indebitamento delle imprese sono stati varati diversi interventi tra cui la possibilità di rivalutare gli attivi che è stata ampiamente utilizzata, con l’equity cresciuto di quasi il 3%. I fallimenti rimangono su livelli storicamente bassi, con un rischio di default

in parziale miglioramento rispetto allo scorso anno. Le situazioni di criticità si concentrano ora tra le PMI colpite in modo più intenso dalla crisi: più di 1/3 di quelle che operano nell’organizzazione di fiere e convegni o come agenzie di viaggio sono rischiose; la quota è del 30% nell’industria cinematografica, del 25% tra i ristoranti, del 20% tra gli alberghi. Nei primi sei mesi del 2021 le chiusure hanno fatto registrare un rimbalzo molto modesto rispetto all’anno precedente, rimanendo a livelli decisamente inferiori rispetto a quelli pandemici.

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EVENTI

ph. Antonio Milesi

PREMIO QUARENGHI, F E STA D E L LO S P O RT A SA N PELLEGRINO

Nella foto grande l’ingresso del Ca’ Bigio che ha ospitato la cerimonia di consegna del «Premio Angiolino Quarenghi» 2021.

Il Ca’ Bigio ha ospitato la cerimonia di consegna del «Premio Angiolino Quarenghi» 2021, assegnato dal Comitato Coppa Quarenghi presieduto dal dott. Gianpietro Salvi in collaborazione con il Panathlon Club Mario Mangiarotti Bergamo, Coni provinciale e la famiglia Quarenghi. Il prestigioso riconoscimento, istituito a ricordo del grande medico sportivo, è stato attribuito al professore Marko Vidnjevic, un vero luminare della medicina sportiva slovena. Presenti alla consegna il Comitato Coppa Quarenghi al completo, con il dott. Gianpietro Salvi e le tre figlie di Angiolino Quarenghi, Annamaria, Michèle e Paola, 62

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Holger Vitus Nodskov RUNE (DEN)

ph. Antonio Mielsi

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TROFEO FAIP-PERREL

L A C A SA D E L GRANDE TENNIS Quando l’ultimo colpo di Cem Ilkel è finito lungo, Holger Vitus Nodkskov Rune ha chiuso gli occhi e per un attimo ha sognato. Ha pensato a Matteo Berrettini e Jannik Sinner, ultimi nomi nell’albo d’oro del Trofeo FAIP-Perrel e già tra i primi dieci al mondo. Ha pensato a loro e adesso sogna di imitarli. Il giovane danese ha ritirato a Bergamo il suo biglietto per la lotteria della fortuna, mentre il torneo si gode il successo di un baby prodigio che sta per abbandonare i tornei 68

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Atena collabora con ASST Papa Giovanni XXIII-Dipartimento delle dipendenze, con ATS Bergamo, con la Polizia di Stato, con il Tribunale di Bergamo, con gli Assessorati all’istruzione-politiche giovanili e alle politiche sociali del Comune di Bergamo e con le scuole di Bergamo e provincia.

Da 10 anni la mission di Associazione Atena è svolgere attività di prevenzione del disagio giovanile nelle sue molteplici manifestazioni: alcol, droga, bullismo, disturbi alimentari e abuso del web.

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Per seguire Atena e i suoi numerosi progetti a favore dei giovani, contattaci: https://www.associazioneatena.it/ www.associazioneatena.com mailto:atenassociazione@gmail.com atenassociazione@gmail.com tel. 338 3325784 Seguici sui social: w s:// w htt p

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Alex MOLCAN (SVK)

Fabian MAROZSAN (HUN)

Challenger per approdare nel circuito maggiore. Rune è un predestinato e i bergamaschi potranno raccontare - ancora una volta! - di aver battezzato un futuro protagonista del tennis mondiale. Nonostante fosse accreditato della terza testa di serie, era l’osservato speciale sin dal primo turno. Ha sofferto, ha sbuffato, ha lasciato per strada tre set ma alla fine l’ha spuntata sempre lui. E il torneo non poteva chiedere di meglio: un nome fresco e vincente per aggiornare un albo d’oro che aveva bisogno di cancellare l’asterisco del 2020, triste ricordo di una finale mancata perché a Codogno era stato appena individuato il Paziente Zero. Grazie al grande lavoro di Olme Sport, dal direttore del torneo Marco Fermi fino all’ultimo dei raccattapalle, Bergamo ha mantenuto la sua preziosa continuità in calendario. Nato nel 2006, non ha mai saltato un’edizione e nemmeno la pandemia ha bloccato la passione degli organizzatori.

Cem ILKEL (TUR)

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l’entusiasmo, significa che il meccanismo funziona. Come ogni settimana di grande tennis, sui campi del Pala Agnelli si sono alternate grandi partite e splendide storie. Come quella di Fabian Marozsan, 22enne ungherese che non aveva mai giocato un torneo del genere in vita sua e non aveva nemmeno il diritto a giocare le qualificazioni: è finita che ha sfiorato la finale dopo cinque vittorie e una sconfitta al fotofinish contro Zdenek KOLAR (CZE)

Ne è venuto fuori uno splendido evento, in un contesto tutto nuovo: 60% degli spettatori (con emozionante sold out nel giorno della finale) e collocazione a inizio novembre, così diversa rispetto a quella storica di febbraio. È la nuova casa per la seconda vita di un torneo che si tiene stretti i suoi title sponsor, le note aziende FAIP e Perrel, guidate dall’infinita passione di Giuseppe e Gabriele Magoni. Per loro è stata la decima edizione in questo ruolo, ma hanno già fatto sapere che andranno avanti. E se chi mette mano al portafoglio non perde

Holger Vitus Nodskov RUNE (DEN)

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«Nonostante i limiti alla capienza non c’è stato il minimo problema e il torneo è stato una festa. Come ogni anno»

Evgeny DONSKOY (RUS)

Cem Ilkel. C’è la storia dello stesso Ilkel, un ragazzo con fisime tutte particolari (si fa la doccia sempre in hotel) che sta portando la Turchia nella geografia del tennis. Avesse azzeccato il passante a campo aperto, sul setpoint nel secondo set della finale, forse avrebbe vinto lui. C’è la storia di Alex Molcan, ex carneade che si è presentato a Bergamo da testa 74

di serie numero 1 dopo tanti sacrifici firmati da una mamma single. E la storia di Jiri Lehecka e Zdenek Kolar, vincitori del doppio che da Bergamo hanno lanciato la loro candidatura per un posto in Coppa Davis, con la pesante maglia della Repubblica Ceca. Ma c’è soprattutto la storia di una città, di un piccolo-grande popolo che ha affrontato con coraggio e dignità il

momento più difficile del dopoguerra, e ha riconquistato la sua libertà con rispetto ed educazione. Nonostante i limiti alla capienza, non c’è stato il minimo problema e il torneo è stato una festa. Come ogni anno. E come continuerà ad essere dal 2022, quando pandemia e limitazioni saranno soltanto un ricordo. Riccardo Bisti


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ph. Matteo Zanardi

LA RICETTA

PREPARAZIONE 25 min

COTTURA 5 min

DOSI 4 PERSONE

DIFFICOLTÀ

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BOLLE RESTAURANT

PLIN ALLE COZZE Il raffinato Bolle Restaurant di Lallio, simbolo di qualità delle materie prime e di maestria nell’abbinamento degli ingredienti, ci apre le porte per una rubrica dedicata alla cucina. Lo chef Marco Stagi è originario di Bergamo e ha 30 anni ma, nonostante la giovane età, vanta di grande esperienza ai fornelli, sia in Italia che all’estero, e di un curriculum di prim’ordine nel settore 76

gastronomico. Si è diplomato alla scuola alberghiera di San Pellegrino, iniziò a lavorare all’Osteria della Brughiera dove rimase per 3 anni imparando le basi della cucina, si trasferì poi al ristornate Piazza Duomo di Alba per 5 anni dove crebbe tantissimo diventando il cuoco che è ora. Gli anni decisivi per la sua carriera furono quelli trascorsi in Belgio, all’Hof Van Cleve, uno dei ristoranti a tre stelle Michelin più prestigiosi

al mondo. Tornò successivamente in Italia e lavorò per qualche tempo come souschef a Casa Perbellini a Verona, l’ultima tappa del suo attuale percorso l’ha riportato a Bergamo per esibire il suo talento nel ristorante firmato Agnelli. Il capo della brigata di cucina Bolle ha deciso di condividere con noi le sue esclusive ed equilibrate ricette, portando sulle nostre tavole la sua arte culinaria, ricca di colori, profumi e sapori.


PREPARAZIONE

01. 02. 03.

Per creare il ripieno: frullare 3 patate e 200 g di cozze sgusciate Farcire i plin e con il succo delle cozze creare la salsa di condimento Impiattamento: alla base del piatto mettere la crema di carota, sovrapporci i plin, aggiungere acqua di cozze, polvere di cozze, olio di erba cipollina e le erbe fresche

GLI INGREDIENTI ● Pasta fresca di semola ● Cozze ● Bottarga ● Crema di carote ● Acqua di cozze ● Polvere di cozze ● Olio di erba cipollina e le erbe fresche

Marco Stagi CHEF

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MOTORI

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A U D I Q 4 E -T RO N S P O RT B AC K

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Il marchio dei Quattro anelli sa sempre stupire. Non solo notando quante Audi circolino in autostrada nei giorni lavorativi, dimostrazione del gradimento tra gli utilizzatori professionali, ma per tanti altri motivi. Ai lettori diversamente giovani si possono ricordare i successi nelle

competizioni delle imbattibili Auto Union, già con quel marchio sulla calandra, o all’esordio della trazione integrale nei rally con Audi Quattro, sempre in crescendo all’avanguardia della tecnica. Decenni guardando avanti e scrutando oltre: è il momento delle elettriche e Audi, che correrà la

prossima Dakar con tale soluzione, offre un’intera gamma di “e-tron”, dai molti primati. L’ultimo dei quali non è appariscente ma pratico: la più recente creazione Q4 e-tron è la prima “suv premium compatta nativa elettrica”. Da analizzare parola per parola, ma la chiave di lettura è il progetto nato per

Audi Q4 e-tron Sportback è la versione coupé della prima sport utility compatta premium nativa elettrica.

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la mobilità a elettroni, il fondamento per un’auto non adattata o sviluppata da altre, come altri marchi premium (persino tedeschi), con modelli nati obsoleti. Fotografata presso lo storico Aero Club Bergamo, attivo dal 1930, che ringraziamo per la disponibilità, Audi Q4 e-tron è sport utility per la forma e la funzione: ruote alte, altezza libera dal suolo di 18 centimetri e trazione integrale “quattro” con un motore elettrico per asse sulle versioni top. È indubbiamente premium e aggiunge il vantaggio di essere compatta, quindi con prestazioni brillanti e positivi riflessi sull’economia d’esercizio e sull’autonomia, diventando anche accessibile come prezzi, caso raro nella categoria. Ma non è tutto: si presenta con l’ulteriore flessibilità della duplice variante, integrando la gamma con la carrozzeria coupé della versione Sportback. Centrando l’obiettivo di un segmento di sicuro interesse e dimostrandosi un passo avanti alla concorrenza. Lunga poco meno di 4,6 metri si può considerare come prima auto anche 82

Linee scolpite con frontale personale, fiancata con ruote alte, padiglione curvo con coda spiovente e spoiler in coda: lo stile prosegue all’interno, con volante “tagliato” e plancia futuribile.

per famiglie, oppure seconda: ma in entrambi i casi non limitata all’uso urbano o poco oltre. La più nuova tra le Audi elettriche mostra subito la linea giovane e sportiva, diversa da qualsiasi altra: frontale caratterizzato dalla calandra single frame ottagonale estesa con imponenza verticale ed elementi neri, fiancata muscolosa, coda spiovente da coupé per la Sportback nelle immagini, con luci unite ed estrattore alla base che ne rafforza l’immagine da suv. Q4 e-tron Sportback esprime dinamismo e potenza, abbinate all’eleganza comune a tutte le Audi coupé. La rivoluzione è più evidente all’interno, dal volante con corona tagliata alla base e alla sommità e con superfici tattili sulle razze. La strumentazione è digitale 10,25 pollici per l’audi virtual cockpit e fino a 11,6 per lo schermo dell’MMI, l’head-up ha realtà aumentata e include informazioni multimediali. Inedita la piccola plancia sospesa sotto la principale. Spazio per tutti i passeggeri grazie


al passo lungo, con buona capacità di carico. Versioni con motore solo posteriore o doppio con l’anteriore che realizza la trazione integrale Quattro. Capacità delle batterie e

potenze dei motori in crescendo: Q4 35 e-tron da 125 kW (170 cavalli, chiamandoli all’antica) e batteria da 55 kWh, 40 e-tron da 150 kW (204 CV) e 82 kWh, 45 e-tron quattro da 195 kW (265 CV) e 50 e-tron quattro da ben

220 kW (299 cavalli) e identica batteria maggiorata. Tutte con cinque scelte di allestimento. L’autonomia spazia, secondo le versioni e l’uso, tra oltre 300 e più di 500 km, con ricariche a corrente alternata fino a 11 kW

«Diversa da qualsiasi altra: calandra single frame estesa con elementi neri»

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e 125 in continua: con questa in 10’ si aumenta l’autonomia di 130 km; non mancano l’assistenza predittiva del viaggio e l’app per la gestione da remoto. Al volante Q4 e tron mostra elevato comfort, è ben insonorizzata, ha sterzo leggero e freni pronti, si muove con agilità nel traffico e guizza anche tra le curve in montagna, per la coppia istantanea, il baricentro basso e il buon bilanciamento. Sui percorsi misti è divertente, ha comportamento neutro e si avvicina ai limiti in modo progressivo, dove le correzioni sono favorite dalla pronta reattività. In estrema sintesi, la definiremmo “bella e possibile”. Nicola D. Bonetti

DOVE?

Via Gemelli 30 Bergamo Tel. 035 453 2711 www.bonaldi.it

Pronta al decollo: un sibilo accompagna l’accelerazione verso il futuro

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MOTORI

BMW iX

Il frontale attrae l’attenzione: massiccio con fari led sottili, è curatissimo aerodinamicamente, al centro primeggia l’ultima interpretazione della calandra a doppio rene, introdotta con Serie 4. Nel caso di iX è virtuale: non avendo funzione di raffreddamento è chiusa. I motivi grafici a triangoli di varie dimensioni e sfumature che ricordano i disegni di Escher, dissimulano i reali contenuti: oltre a identificare il marchio, è una piastra tecnologica che ingloba sensori, telecamera e radar (riscaldati per l’uso invernale) dei sistemi di sicurezza e assistenza alla guida. L’aria passa nell’apertura inferiore, mentre le due prese laterali a freccia la canalizzano verso i freni, anche con funzioni aerodinamiche (il coefficiente di 0,25 è da primato): nere, creano un effetto a X del frontale, caratterizzando le versioni con Pacchetto Sport. La fiancata slanciata dal passo di tre metri con passaruota “tagliati”, è pulita, con maniglie nella carrozzeria e cristalli privi di cornici, da sportiva. Diventa più sinuosa ammorbidendosi verso il posteriore tondeggiante, dai “fianchi larghi”, con andamento che non fa supporre i cinque metri di lunghezza, concludendo con il portellone bombato e le sottili luci led orizzontali. Nell’insieme l’aspetto di iX è da sport utility, con ruote da 20 a 22” e altezza da terra di 203 mm: tutte hanno trazione integrale xDrive. Le porte si aprono su un mondo nuovo: le batterie nel pianale lasciano un pavimento uniforme, le gambe di chi siede in prima fila spaziano per l’assenza 88


Discendente dal concept iNext del 2018, focalizza la visione elettrica BMW

del tunnel. Ma è la sensazione complessiva a mostrare quanto BMW abbia lavorato guardando verso il futuro. Lusso e funzionalità con materiali pregiati e soluzioni avanzate come i display curvi affiancati: informativo da 12”3 e di controllo da 14”9, con nuovo sistema operativo e di interfaccia, che richiede un po’ di apprendimento. Aggiornamenti da remoto, navigazione con realtà aumentata anche sull’head-up e connettività 5G. Attorno al salotto, scocca in alluminio e gabbia in plastica rinforzata con fibra di carbonio per contenere il peso. Le batterie da 71 kWh effettivi per iX 40 e 105,2 per iX 50, favoriscono la maneggevolezza e abbassano il baricentro. Sospensioni anteriori a doppio braccio oscillante e posteriori a cinque, pneumatiche a controllo elettronico su iX 50, questa con sterzo integrale attivo. Tutto per la dinamica da BMW, sostenuta anche dai più avanzati sistemi di sicurezza e assistenza: iX comprende già il potenziale per le evoluzioni di guida e parcheggio automatizzati, con nuova generazione di sensori, tra i quali cinque radar e 12 a ultrasuoni, più cinque telecamere. La parte elettrica con due motori consente prestazioni importanti: iX40 xDrive con potenza da 240 kW, coppia di 630 Nm e velocità massima di 200 km/h, scatta da 0 a 100 in 6,1 secondi dichiarando autonomia fino a 425 km (urbana, 372 mista); iX 50 xDrive invece ha 385 kW e 765 Nm, identica velocità ma 0-100 in 4,6 e autonomia fino a 630 km (urbana, 549 mista). A tarda primavera si aggiungerà iX M60 da 455

A bordo lo spazio abbonda, tra materiali pregiati, lusso e finiture curate. Particolari gli enormi display curvi e la forma del volante.

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DOVE?

LARIO BERGAUTO Via Campagnola 50 Tel. 035 4212211 BERGAMO Corso Carlo Alberto 114 Tel. 0341 27881 - LECCO Via Brescia 78 Tel. 035 830914 GRUMELLO DEL MONTE www.lariobergauto.bmw.it www.mobility.it

kW e 1100 Nm, 250 km/h, 0-100 in 3,9 secondi e autonomia di 575 km (dati temporanei). E le ricariche? Limitiamoci a iX 50: fino a 200 kW con corrente continua (10-80% in 35 minuti, teoricamente, quindi aggiunta di 150 km in 10), con corrente alternata a 11 kW da 0 a 100% in 10 ore e tre quarti. Oltre l’oggetto futuribile hi-tech, il piacere è la guida: silenziosa, potente, scorrevole fino a raggiungere velocità delle quali non ci si rende conto. Dinamica pur con il peso elevato, è equilibrata nella frenata (spesso rigenerativa), pronta a scatti fulminei e allunghi sempiterni. Anche in montagna: incurante delle pendenze e sempre ai massimi livelli di sicurezza, persino con forte pioggia. Il futuro è arrivato. Nicola D. Bonetti 90


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Ogni giorno le Trafilerie Alluminio Alexia, nel più moderno stabilimento d’Europa, estrudono più di 100 tonnellate di billette di alluminio trasformandole in profilati e semilavorati perfetti in leghe di alluminio leggere, normali o speciali. I nostri profilati di alluminio sono destinati a diversi campi di utilizzo, dall’uso meccanico, a quello automobilistico e trasporto pesante. Nel campo serramentistico e nel campo dell’arredamento con profilato a disegno e al componente tecnologico di mille applicazioni industriali. È il nostro alluminio. È la nostra passione. Fatela vostra, adesso.

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