Bergamo Economia luglio

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GRUPPO GRAZIOLI

Il futuro delle forniture industriali è nelle soluzioni integrate

A G A Z I N

MENSILE DI LUGLIO 2020 - NUMERO 135 - € 3,00

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Rivista mensile - In edicola al prezzo di 2.00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

LE INTERVISTE

• Nadia Ghisalberti • Michelle Hunziker • Michele Senni • Carlo Conte

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linea diretta 035 681118 dal 1970

Da 50 anni facciamo della pulizia e dell’igiene i nostri valori più grandi. Con professionalità, passione e responsabilità ci rivolgiamo alle famiglie, alle aziende, alle istituzioni offrendo il nostro contributo al progresso della comunità. Fra.Mar, vivere un mondo di pulito.

framar.it


L’EDITORIALE luglio 2020

“CHIUSO PER FERIE”. L’INDUSTRIA SENZA COMMESSE FERMA GLI STABILIMENTI

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ura Italia. Liquidità. Rilancio. Semplificazione. E ancora “Progettiamo il futuro” e “Patto per l’Export”. Sfiorano quota 60 i decreti varati dall’inizio dell’anno. E siamo in attesa di quello rinominato “Decreto Agosto”. Nel frattempo, però le aziende vanno in ferie. E non perché si respiri aria di attese e meritate vacanza. No, le industrie si fermeranno ad agosto perché non hanno motivo di restare aperte: quasi nessuna nuova commessa dopo il lockdown per quasi il 20% degli industriali. Vi è solo uno sparuto 3% che ha ricevuto dai mercati internazionali un po’ di ossigeno. In attesa della tanto annunciata ripartenza, il 70% delle aziende è pronto a mandare in ferie gli stabilimenti. E mentre non si parla più dei ritardi della cassa integrazione - perché sì è stata erogata per i mesi di marzo e aprile ma nel frattempo siamo giunti ad agosto - e siamo in attesa di conoscere, come cittadini e imprenditori, cosa il governo ha in serbo per l’autunno, il sistema produttivo abbassa le serrande. In alcuni casi definitivamente. Perdendo ricchezza sul territorio, posti di lavoro, conoscenze e competenze. Quelli bravi lo chiamano “know how”. E se negli ultimi anni abbiamo detto addio a circa 90 mila imprese a ogni 31 dicembre, quest’anno il conteggio sarà catastrofico. Perché se la situazione delle piccole e medie imprese era già complessa e precaria prima del virus, oggi non può che essersi aggravata. Assunta a città simbolo della lotta al contrasto della pandemia, Bergamo viene oggi ulteriormente schiaffeggiata da un’emorragia silente di aziende che non ce l’hanno fatta. Trecento. Le attività che, per rimanere nella nostra provincia, non riapriranno. Tra queste alcune hanno fatto la storia della nostra città, come la Taverna del Colleoni in piazza Vecchia. Soffermiamoci solo un attimo proprio sul turismo: in Città Alta, non ha ancora riaperto nemmeno l’Hotel Gombito, mentre l’Agnello d’Oro è chiuso da anni per ristrutturazione. Ha chiuso invece i battenti l’Hotel Relais San Lorenzo l’unico cinque stelle di Bergamo. Impensabile se si pensa che la nostra città ha vissuto negli ultimi anni un vero e proprio Rinascimento tanto da esser ritenuta una meta turistica di rilievo internazionale. Un avventore su due, nel 2019, proveniva infatti da altri paesi europei.

Oggi i numeri fanno paura: il Covid-19 ha provocato un calo secco degli arrivi di turisti accusando un -63,5% nei primi sei mesi del 2020. E le previsioni per l’autunno non sembrano lasciare molte speranze: le imprese, al di là del settore di appartenenza ma ascrivibili al manifatturiero, chiuderanno l’anno con una perdita media del fatturato del 25% (25,3%). Inevitabile, anche a causa del blocco dei licenziamenti, il ricorso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali: a farne uso è il 66% degli imprenditori e riguardano in media il 60% dei dipendenti, con incidenza perfino maggiore in settori come la metalmeccanica, il legno-arredo e il tessile. Eppure, e ci tengo a ricordarlo, ciascun imprenditore vorrebbe camminare con la forza delle sue sole gambe: l’80% degli industriali intervistati da Confimi Industria, associazione datoriale che presiedo, ritiene che gli ammortizzatori sociali siano solo un’azione di tampone e chiede piuttosto che il Governo intervenga con politiche concrete per la riduzione del costo del lavoro. Ed eccoci a tornare in cima a questo scritto. Siamo stati auditi, interpellati, chiamati a consiglio. E in ogni occasione di confronto lo abbiamo ricordato fino allo sfinimento. Le piccole e medie imprese italiane hanno solo bisogno che vengano loro rimossi quegli ostacoli che gli impediscono di competere sul mercato, di avere un prezzo vantaggioso senza rinunciare a quella qualità che viene riconosciuta ai prodotti del “fatto in Italia”. Siamo la terza manifattura d’Europa, superati seppur di poco dalla vicina Francia. E non per nostri demeriti, per scelte industriali sbagliate o per esserci adagiati sugli allori. Piuttosto perché siamo costretti a competere sostenendo costi iniziali impossibili: innumerevoli i balzelli di tasse e accise che pesano sul costo dell’energia rendendola la più cara al mondo, improbabile il costo del lavoro che vien speso per ogni singolo lavoratore, costringendo noi a pagare un costo tra i più alti in Europa senza però raggiungere le tasche dei nostri collaboratori. Il virus, per sua natura invisibile, ci ha costretti a giocare a carte scoperte. La partita del cambiamento possiamo ancora vincerla. Basta volerlo. Paolo Agnelli

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CONTENUTI luglio 2020

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COVER STORY

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ECONOMIA

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L’INTERVISTA/2

ECONOMIA ATTUALITÀ & POLITICA

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6. L’INTERVISTA Nadia Ghisalberti: «Bergamo Capitale della Cultura 2023, grande occasione di rilancio per la città» 12. L’INTERVISTA/2 Hunziker: «Essere me stessa è la mia forza, come imprenditrice e come donna» 18. MEDICINA Michele Senni: «Io, ingegnere del cuore, e la sfida del Coronavirus» 22. ECONOMIA 50 anni di SACBO, in attesa del collegamento ferroviario 26. ENTE FIERA Promoberg con lo sguardo sempre proiettato verso le nuove sfide del futuro 30. FILIPPO CAMMARATA Lo chef di Bolle e la sua cucina che unisce mediterraneità e ispirazioni da tutto il mondo 36. COVER STORY Gruppo Grazioli, il futuro delle forniture industriali è nelle soluzioni integrate 34. L’ANALISI MMT Le due facce della stessa medaglia


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AUDI A3 SPORTBACK

IL PARCO

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L’INTERVISTA

ENTE FIERA

RUBRICHE EVENTI

60 VOLARE

54. CARRELLI ELEVATORI Fratelli Marabini 56. IL PARCO Le Cornelle 60. SCUOLA VOLO «Un bellissimo modo per ripartire è iniziare un’attività che letteralmente apre un mondo» 64. MOTORI • Audi A3 Sportback 70. CHI, DOVE E PERCHÉ

BERGAMO ECONOMIA MAGAZINE Rivista mensile di economia attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 5 del 21/02/2013) Società editrice: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Direttore responsabile: Paolo Agnelli Direttore editoriale: Francesco Legramanti Concessionaria pubblicità locale: Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n - 24122 Bergamo Tel. 035 678811 - Fax 035 678895 info@bergamoeconomia.it www.bergamoeconomia.it Stampatore: CPZ SPA Costa di Mezzate (Bg) Via Landri, 37 - Tel. +39 035 681 322 Abbonamenti: Tel. 035 678811 Costo abbonamento: 25 euro per 10 mesi

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L’INTERVISTA

Nadia

«Bergamo Capitale della Cultura

I Foto Mario Rota

l Comune di Bergamo si appresta ad avviare il percorso di avvicinamento al grande appuntamento del 2023, che la vedrà Capitale Italiana della Cultura insieme a Brescia. Dopo i mesi dell’emergenza sanitaria, durante i quali l’Italia ha assistito al dramma quotidiano causato dal Covid, la Città dei Mille, insieme alla Leonessa, potrà tornare a mostrare il suo autentico volto rappresentato dal proprio patrimonio culturale, diventando quindi il simbolo del rilancio dell’intero Paese.

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Ghisalberti

2023, grande occasione di rilancio per la cittĂ Âť

Ne abbiamo parlato con Nadia Ghisalberti, Assessore alla Cultura nella giunta Gori, riconfermata dopo il primo mandato coperto dal 2014 al 2019. Bergamo. Finita sotto i riflettori per il terribile impatto che il Covid ha avuto sulla città e sul territorio, viene riscoperta per il suo vasto patrimonio culturale, di valore universale, attribuendole quel ruolo di Capitale della Cultura a cui negli anni scorsi pure aveva ambito. Quali sono gli obiettivi in vista dell’appuntamento del 2023?

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Non è tanto il titolo in sé, che peraltro abbiamo già grazie alla grande solidarietà manifestata sia da tutti i sindaci di regione Lombardia, sia dal Governo e dal Parlamento, i quali hanno votato per assegnare il titolo di Capitale Italiana a Bergamo e Brescia insieme. Quindi, aldilà di questo riconoscimento, che, ripeto, è un segnale di grande solidarietà da parte di tutto il Paese verso le due città così colpite, credo che l’aspetto più importante sarà il percorso che ci porterà al 2023, perché sarà un cammino attraverso cui vogliamo ripartire facendo leva sulla cultura nei nostri territori così colpiti dal punto di vista sociale ed economico. Certamente vediamo la cultura come uno strumento di crescita e coesione sociale, in un momento particolarmente importante come quello che stiamo vivendo.

Bergamo e Brescia. Due città che riscoprono le identità culturali che le accomunano. Come pensa si possano sviluppare le sinergie tra le due amministrazioni? Credo che avremo davanti molte possibilità di sviluppo delle istituzioni che già in parte condividono dei progetti. L’obiettivo però richiede che ci sia un progetto comune che faccia crescere entrambe, e quindi faccia riconquistare alle due città la reputazione che storicamente le accompagna e una visibilità nuova. Mi riferisco soprattutto alle grandi istituzioni culturali di entrambe le città; quindi parlo dei teatri, delle pinacoteche. Noi abbiamo l’Accademia Carrara e loro Palazzo Martinengo; e poi c’è il Festival Pianistico Internazionale che unisce le due realtà territoriali. Abbiamo, quindi, già più istituzioni

«Vediamo la cultura come uno strumento di crescita e coesione sociale»

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che stanno lavorando insieme. Molto dipenderà dalla spinta che Bergamo e Brescia sapranno dare per una progettualità condivisa, che dovrà essere molto percepita all’esterno delle due città. Quindi, deve arrivare un messaggio a tutto il Paese che nel corso del 2023 ci guarderà con particolare attenzione per il risultato di questo percorso, tutto sommato così diverso da quello seguito dalle altre città per conquistare il riconoscimento. A quale tipo di strategia comunicativa, di promozione, state pensando per indurre a visitare Bergamo e tornare a fidelizzare chi la conosce e la frequentava prima del Covid? Comunicazione e promozione saranno importantissime, ma per ora è prematuro parlarne. Dobbiamo prima mettere a fuoco le linee guida della candidatura, la governance e i temi che Bergamo e Brescia svilupperanno insieme. Adesso, grazie a Visit Bergamo, è stata sviluppata una grande Continua a pagina 10


Milan Bergamo Airport

SIAMO PRONTI A RIACCOGLIERVI L’Aeroporto di Milano Bergamo si è dotato di accorgimenti e misure igienico-sanitarie al fine di garantire la vostra sicurezza durante l’intera permanenza in aeroporto. Il rispetto di alcune regole, come l’obbligo di mascherina, unito all’installazione di dispositivi volti a garantire la piena igienizzazione e la sicurezza degli ambienti, ci permetterà di farvi tornare a vivere il piacere del viaggio.


l’amministrazione ha molto lavorato e puntato sul recupero del patrimonio e delle opere donizettiani. Da una parte si è pensato al posizionamento del Donizetti Opera, il Festival che caratterizza la città nel mese di novembre, cresciuto in internazionalità grazie al suo direttore Francesco Micheli, grazie anche al fatto che si mettono in scena opere con dei cast di livello internazionale. Lo stesso Micheli ha una grande capacità di lavorare sui territori e quindi di divulgare l’opera anche tra chi meno la conosce e l’ha praticata. Abbiamo visto come è stata costruita la Donizetti Night e i risultati prodotti dal grande lavoro svolto con le scuole. A mio avviso, questo è il modo giusto per promuovere i grandi patrimoni che sono legati alla città. Donizetti sarà poi uno dei temi e degli aspetti importanti nel 2023.

«Si tratta di recuperare fiducia sulla città, che è percepita adesso come sicura e che non deve creare problemi al visitatore» campagna di comunicazione per promuovere la nostra città, che racconta quanto è bello il nostro territorio, quale armonia regni nella città e quale buon vivere ci sia al suo interno. Da Visit Bergamo è partita una iniziativa di promozione dell’immagine molto impattante, che sarà presente sia nelle città lombarde, volendo puntare innanzitutto e inizialmente a un turismo di prossimità, sia nelle più importanti città italiane. Credo che questa campagna darà buoni risultati. Certamente si tratta di un percorso lungo, quello che mira a recuperare 10

un turismo per la città che si è azzerato in questi mesi. Si tratta di recuperare fiducia sulla città, una città che è percepita adesso come sicura e che quindi non deve creare problemi al visitatore. Questo è sicuramente un messaggio molto importante da trasmettere, ovvero che Bergamo oggi è da considerarsi a tutti gli effetti una città sicura. La figura di Gaetano Donizetti ha esercitato un forte e crescente richiamo verso Bergamo. Quali ulteriori iniziative si pensa di mettere in campo sotto l’aspetto della cultura musicale? Sappiamo che in questi anni

Ci sono poi le bellezze e il patrimonio artistico e architettonico; sono gli elementi che spingono verso altri tipi di interesse e di attrazione come il turismo enogastronomico. Avete già in mente dei percorsi di questo genere? Sappiamo quanto è cresciuta in questi ultimi anni la concezione dell’enogastronomia come una delle attività più attrattive, in grado di qualificare il territorio. Certamente i percorsi enogastronomici tra Bergamo e Brescia avranno una particolare importanza. A Bergamo abbiamo il tavolo del Food Policy, anche questa grande eredità che ci ha lasciato EXPO 2015, riguardo alla concezione e alla qualità del cibo, alla filiera dell’alimentazione e a tutti i temi che vi ruotano attorno. Tutto ciò sarà un tema strategico nella Capitale della Cultura. Un messaggio per la città di Bergamo? Lavoreremo perché questa candidatura sia condivisa, inclusiva e partecipata e anche molto trasversale rispetto a tutti i temi della città, dall’urbanistica, allo sviluppo del verde e della mobilità, alla coesione sociale. Federica Sorrentino


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Fotoo Antonio Milesi

L’INTERVISTA/2

«La showgirl svizzera, ora imprenditrice di successo con la sua linea naturale Goovi, racconta come ha avuto l’idea di dedicare un prodotto speciale alle donne e del suo impegno contro la violenza di genere»

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Hunziker:

«Essere me stessa è la mia forza, come imprenditrice e come donna»

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iamo tornati a casa Trussardi per parlare con Michelle Hunziker della sua startup Goovi, e di donne protagoniste nel lavoro e nella propria vita. La splendida presentatrice, sempre dinamica e frizzante, non è certo una che ama stare con le mani in mano. Una per cui Bergamo era nel suo destino… «Sono arrivata qui per amore... di Tomaso, che poi è diventato amore per la città, ma la prima volta che arrivai a Bergamo avevo solo 21 anni. Rimasi molto colpita da Piazza Vecchia, il mio lavoro mi ha poi portato soprattutto a Milano e Roma, fino a che non ho conosciuto questo bergamasco DOC che mi ha trasmesso l’amore per la sua città. Bergamo è una città dove si vive benissimo, e trovo che i bergamaschi siano persone splendide al di là della riservatezza che è una loro caratteristica».

abbiamo condiviso dei momenti sereni, in cui abbiamo approfittato per riavvicinarci, dall’altro abbiamo vissuto dall’inizio alla fine la tragedia che ha attraversato la città. Io ho cercato di portare il mio supporto al mio pubblico girando video divertenti, ma ci sono state notti in cui non riuscivamo a chiudere occhio al pensiero di quello che stava capitando. Un brutto film dell’orrore che ha cambiato il mondo, ma d’altro canto ci ha insegnato anche molte cose. Non dobbiamo dimenticare quanto imparato: l’importanza dell’igiene personale, del mantenere forte il sistema immunitario, del proteggere se stessi e i propri familiari. Abbiamo tutti i mezzi di comunicazione necessari per far sì che la gente non dimentichi. Sul lungo periodo, temo le ripercussioni devastanti del lockdown sull’economia, sul benessere psicologico, e su tante famiglie di lavoratori.

Era qui durante la crisi COVID? Come l’ha vissuta? Eravamo qui, e se da un lato

Lei è oggi un’imprenditrice di successo con la sua startup Goovi. Sono molto felice del riscontro 13


che stiamo ottenendo. Abbiamo coinvolto nel progetto l’agenzia Freeda, che ha una filosofia molto simile alla nostra, e da lì siamo decollati. Oggi, oltre che online, siamo molto presenti nelle farmacie, che per me è importante perché le farmacie, in Italia, sono un punto di riferimento che garantiscono credibilità al prodotto e ottimi ritorni per tutti. Questo non significa che non valga la pena investire in un pubblico, quello commerciale, che alla fine è quello che veramente acquista, ma per una startup è fondamentale lavorare sui contenuti social nella fase iniziale.

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Filosofia Good Vibes: di cosa si tratta? Da molto tempo avevo l’idea di occuparmi del mondo femminile non solo attraverso la mia associazione Doppia Difesa, ma anche offrendo una coccola alle donne. Ho sempre ritenuto fondamentale fare squadra con le altre donne, in un mondo in cui già dobbiamo lottare per la nostra emancipazione e indipendenza, la competizione tra di noi è deleteria. Così ha preso forma questo progetto, partendo dalla cultura dell’integrazione naturale che mi porto dietro fin da bambina, grazie a mia madre, appassionata di apicoltura. Gli italiani sono

Con suo marito avevamo analizzato l’opportunità, dal punto di vista del business, che un volto noto e amato dal pubblico come lei, lanci una propria linea di prodotti. Il fatto di essere un personaggio pubblico le ha giovato nella sua impresa o ha avvertito molta pressione? Non credo che sia scontato che un prodotto funzioni perché veicolato da un volto noto. Nel mio caso, penso sia stata importante la coerenza che ci ho messo. Da oltre vent’anni comunico determinati valori, che sono quelli in cui io credo. Ho applicato esattamente gli stessi valori nei miei prodotti. Non venderei mai qualcosa che non

il popolo europeo più ricettivo agli integratori, se ben veicolati e presentati. Mi sono messa in contatto con Artsana e gli ho presentato la mia idea di creare più che un brand, una filosofia di vita, che unisse l’attenzione per il naturale al mio carattere spumeggiante e autoironico. Ma la vera sfida è stata il fatto che io volessi a tutti i costi dei prodotti gioiosi, colorati e profumati, e sappiamo bene quanto questo sia difficile se si vuole mantenere la naturalità della preparazione. Abbiamo lavorato su profumazioni fresche e mediterranee, e abbiamo ottenuto un prodotto di facile uso, adatto alle donne multitasking, naturale ed efficace.

userei io stessa. Quali iniziative sta portando avanti con Doppia Difesa? L’associazione è nata per volere mio e di Giulia Buongiorno, una professionista che ha vissuto sulla propria pelle anni di discriminazione e che per riuscire a sopravvivere in una professione maschile ha dovuto “diventare un uomo”. Questo non deve mai più accadere. La donna non deve mascolinizzarsi per essere alla pari, ma permettersi di essere donna e di farsi valere al di là del vestito che indossa. Per parte mia, avevo avuto diversi problemi con degli stalker, e allora non esistevano in Italia leggi che tutelassero le donne e dessero alle

forze dell’ordine strumenti concreti per agire. Doppia Difesa ha acceso i riflettori sullo stalking. Offriamo gratuitamente, nella nostra sede di Roma, consigli legali e psicologici, terapie di gruppo, assistenza medica. E siccome nessuno dava la giusta importanza alla richiesta di aiuto di una donna in pericolo di vita, io e Giulia abbiamo allora presentato la legge Codice Rosso, che impone di ascoltare la donna che sporge denuncia entro 72 ore, e abbiamo ottenuto riscontri molto positivi. Il prossimo passo sarà aiutare queste donne a rendersi indipendenti, a trovare lavoro. Cosa deve cambiare perché il mondo del lavoro diventi davvero alla pari? Non tanto per le donne, che hanno grande spirito di adattamento, ma per evolvere veramente. La strada per l’emancipazione è ancora lunga. Lo Stato deve intervenire per sostenere sia le lavoratrici che gli imprenditori che assumono. L’età in cui una donna potrebbe dare il massimo sul lavoro coincide con quella in cui biologicamente si vorrebbero dei bambini, ma ciò rischia di mettere a repentaglio una posizione ottenuta faticosamente, o peggio ancora la propria indipendenza economica. Questo è il vero tema che nessuno solleva. Abbiamo esempi nel modo di Paesi che funzionano e quindi non hanno problemi di denatalità, abbiamo avuto la prova che lavorare da casa o con orari flessibili non è un’utopia. Non è vero che i giovani non si assumono responsabilità: i giovani hanno una grande voglia di famiglia, di romanticismo, di tornare ai vecchi valori. Sono stanchi di superficialità, ma devono essere messi in condizione di esprimersi al meglio. Il suo messaggio per Bergamo? Bergamo e i suoi abitanti sono forti, proattivi, motivati: hanno davanti un grande obiettivo, che è quello della ripartenza. E gli obiettivi sono vita, sono carica. Ce la faremo. Arianna Mossali


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Foto Antonio Milesi

MEDICINA

ÂŤNon bisogna abbassare la guardia In Ospedale tutti i pazienti che ricoveriamo sono sottoposti a tamponeÂť 18


Michele SENNI

«Io, ingegnere del cuore, e la sfida del Coronavirus»

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fficienza, capacità organizzative, flessibilità e spirito di sacrificio. Questi gli asset che hanno permesso al Papa Giovanni XXIII di resistere, ultimo baluardo all’avanzata del coronavirus. Ne è convinto Michele Senni, direttore del Dipartimento cardiovascolare e dell’Unità di Cardiologia dell’Ospedale di Bergamo. Come tutti gli altri colleghi, anche lui e il suo staff sono stati messi alla prova nei giorni in cui Bergamo era l’epicentro dell’emergenza Covid-19. Ora Senni torna alla sfida di sempre. Quella di chi eredita una tradizione per proiettarla nel futuro. Professor Senni, qual è attualmente la situazione al Papa Giovanni rispetto al coronavirus?

Non abbiamo pazienti ricoverati per sintomi da Covid-19 da ormai un mese e le terapie intensive sono ormai covid-free. Stiamo tornando a seguire i pazienti in cura prima della pandemia. L’Ospedale ha già avviato il follow up su migliaia di pazienti guariti dopo il Covid-19. Capiremo molto sull’impatto del virus sul sistema cardiovascolare, polmonare e neurologico. Quindi ora possiamo tornare alla nostra vita normale? Non bisogna abbassare la guardia. In Ospedale tutti i pazienti che ricoveriamo sono sottoposti a tampone. Io credo soprattutto nei comportamenti individuali. Il distanziamento sociale, l’igiene, la mascherina. Penso possano contribuire in modo significativo a scongiurare una ripresa del contagio su larga scala. 19


Quali cure si sono rivelate più efficaci? E a che punto è la ricerca? A Bergamo siamo stati i primi a verificare l’efficacia del cortisone ad alte dosi. Alcuni studi stanno testando anticorpi monoclonali, antivirali, idrossiclorochina. Altri indagano i meccanismi innescati dal virus. Una nostra ricerca mostra una correlazione tra la mortalità di pazienti affetti da Covid-19 e il livello di troponina, un enzima che segnala un danno del miocardio. Il meccanismo non è ancora chiaro. L’ i n f i a m m a z i o n e dell’endotelio, la parte che riveste i vasi cardiaci, è l’ipotesi più probabile. Gran parte della ricerca si sta invece concentrando sul vaccino, che potrà essere la risposta definitiva. Personalmente auspico il massimo rigore scientifico. La priorità va alla sicurezza e all’efficacia. La tempistica viene dopo. Professor Senni, la storia dell’Ospedale di Bergamo viene da lontano. Parenzan e la Cardiochirurgia pediatrica, i primi trapianti di cuore. Quali sono oggi le nuove frontiere? Quella storia è parte del DNA

del nostro Ospedale. Oggi siamo capaci di assistere i neonati con cardiopatie congenite fin da prima della nascita, durante la gravidanza, e fino all’età adulta. Con 100 posti letto e 80 medici dedicati, il nostro è uno dei più grandi centri in Italia, tra i pochissimi in grado di coprire l’intero spettro cardiovascolare inclusi i trapianti di cuore. Siamo tra i più attivi negli studi sullo scompenso cardiaco e sull’imaging intracoronarico. Contribuiamo

agli studi internazionali su terapie farmacologiche e sui device avanzati. Così garantiamo ai nostri pazienti le migliori terapie. Anche grazie alla collaborazione con la FROM - Fondazione per la Ricerca dell’Ospedale di Bergamo.

«Siamo tra i più attivi negli studi sullo scompenso cardiaco e sull’imaging intracoronarico»

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Sembra sentir parlare un ingegnere, non un

medico. [ride] No le assicuro. Sono un medico. Certo quella dell’ingegnere è una professione che mi ha

sempre affascinato. In fondo ha molto in comune con la mia. Noi cardiologi interveniamo quando il cuore o i vasi non funzionano come dovrebbero. Eseguiamo complessi calcoli sulla base di valori emodinamici. Indaghiamo gli aspetti meccanici di un sistema cardiocircolatorio, fatto anche di pompe e di valvole. Anche noi cerchiamo di replicare o di ispirarci alla perfezione della natura con materiali e tecniche artificiali. Al mio quarto anno di studi medici, il CNR aveva lanciato il progetto Icaros. Erano gli albori del cuore artificiale. Non ebbi alcun dubbio. Mi trasferii a Pisa. La mia diventò la prima tesi di laurea sull’argomento.


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Foto Antonio Milesi

ECONOMIA

Il progetto del collegamento con il treno, pronto nel 2025 e rientrante tra le opere finanziate in vista delle olimpiadi invernali di Cortina 22


50 ANNI DI SACBO In attesa del collegamento ferroviario

N

ata il 16 luglio 1970, nella sede della Camera di Commercio di Bergamo, la Società per l’Aeroporto Civile di Bergamo Orio al Serio - SACBO ha celebrato i suoi cinquant’anni nello stesso giorno e ora in cui avvenne l’atto costitutivo. L’evento, preceduto dalla cerimonia del taglio del nastro della nuova area extra-Schengen, si è svolta nel terminal partenze, nell’area gate A3-A4, e ha visto la presenza della ministra delle infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, dell’assessore regionale ai trasporti, Claudia Maria Terzi, del presidente dell’ENAC, Nicola Zaccheo, del sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, del presidente della Provincia, Gianfranco Gafforelli, e di Giovanni Sanga, presidente di SACBO. Una ricorrenza riassunta in un video di tre minuti, in cui scorrono le immagini della storia dell’aeroporto insieme a quelle dei presidenti di SACBO: Attilio Vicentini, Giovanni Cavalli, Luciano Taddei, Ilario Testa (alla guida dal 1993 al 2008 e artefice del definitivo decollo di Orio al Serio), Mario Ratti, Miro Radici, Roberto Bruni fino

all’attuale, Giovanni Sanga. Ma anche un omaggio ai 1.044 dipendenti che nei cinquant’anni di storia hanno fatto parte del gruppo SACBO. Ma l’aeroporto, tornato a operare i voli passeggeri dal 18 maggio scorso dopo avere svolto un’importante funzione logistica nel periodo del lockdown, guarda soprattutto al futuro e lo fa confermando gli investimenti nelle opere infrastrutturali. Conclusi a giugno 2020 i lavori della nuova area extra-Schengen, con due nuovi pontili serviti anche da ascensore, con contestuale aumento da 5 a 10 dei gate di imbarco e spazi per il sistema BHS per il controllo dei bagagli di nuova generazione, è in pieno svolgimento il cantiere che permetterà entro il 2021 di espandere l’aerostazione sul lato ovest, potenziando la capacità al servizio dei voli Schengen e predisponendo il collegamento diretto con la futura stazione capolinea della linea ferroviaria. La capacità intermodale è stato il tema su cui si è soffermata la ministra De Micheli, la quale ha dato conto del progetto del collegamento con il treno, pronto 23


nel 2025 e rientrante tra le opere finanziate in vista delle olimpiadi invernali di Cortina, insieme a Maurizio Gentile, amministratore delegato di RFI. I padri fondatori di SACBO hanno avuto il merito di intuire i vantaggi potenziali che una infrastruttura aeroportuale, nata per esigenze di carattere militare, avrebbe potuto destinare al territorio - ha detto Giovanni Sanga - un aeroporto che potesse rispondere in primo luogo, alle esigenze dei viaggi d’affari e di lavoro, al trasferimento delle merci, ma che alla lunga avrebbe potuto sviluppare anche un filone turistico.

Nei primi anni il numero dei passeggeri era contenuto, ma l’aeroporto cominciava ad attrarre l’interesse delle maggiori compagnie aeree, degli operatori cargo e dei corrieri espresso i quali avrebbero alimentato i movimenti aerei e concorso al buon profitto della gestione aeroportuale. I successivi anni, in particolare tra gli anni ’80 e ’90, sono serviti a preparare le condizioni per accreditare l’aeroporto di Orio al Serio nel panorama del trasporto aereo nazionale, rendendolo gradualmente adeguato in termini di dimensioni, spazi e servizi.

proprie, ma anche al contributo delle risorse umane che, dai livelli dirigenziali alle mansioni operative di base, hanno rappresentato, attraverso le singole competenze professionali, il valore aggiunto per la crescita dell’intero sistema; un vero e proprio lavoro di squadra. La crescita del movimento passeggeri ha inoltre trasformato la città e il territorio dal punto di vista della ricettività e dell’offerta turistica. L’attrazione turistica è cresciuta notevolmente anche e soprattutto grazie all’attenzione e all’interesse per le proposte culturali. Se la puntualità e l’efficienza operativa sono determinanti nel conseguimento dei risultati positivi, lo è anche l’ammodernamento delle infrastrutture aeroportuali e di volo, al fine di creare un ambiente confortevole per i passeggeri. Si sta ora spingendo sul collegamento ferroviario, per dare forza al grande progetto intermodale con Milano. Federica Sorrentino 24

La svolta è stata rappresentata dallo scommettere sul trasporto aereo low cost; ci ha creduto fermamente Ilario Testa, artefice insieme ai suoi collaboratori dell’accordo con Ryanair, il vettore che sarebbe diventato il primo carrier europeo. Nonostante non tutti fossero allineati con questa scelta, i numeri hanno dato ragione a chi ci ha creduto, dando così il via a interventi necessari per rispondere alle crescenti esigenze di spazi e criteri organizzativi di gestione. Il successo dell’aeroporto va ricondotto certamente alla capacità di impiego di risorse economiche

«La crescita del movimento passeggeri ha inoltre trasformato il territorio dal punto di vista della ricettività e dell’offerta turistica»


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ENTE FIERA

CARLO

CONTE

Promoberg con lo sguardo sempre proiettato verso le nuove sfide del futuro, per essere più che mai protagonista nella promozione e nello sviluppo del nostro territorio

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al 1984 Ente Fiera Promoberg si occupa di ideare e organizzare manifestazioni fieristiche e grandi eventi per dare visibilità e sostenere le imprese del territorio orobico. Ma fermarsi a tale definizione è riduttivo. L’ente nato 36 anni fa su iniziativa dell’Associazione Commercianti di Bergamo (Ascom) ha il grande merito di raggruppare dal 1993 tutte le componenti associative del mondo economico di Bergamo e negli anni ha sempre più ampliato sia i settori della sua attività sia il raggio d’azione, diventando una eccellenza del nostro territorio non solo in ambito economico. Parliamo delle tante attività firmate Promoberg e di come l’ente stia sviluppando i suoi impegni futuri con Carlo Conte, 54 anni, origini milanesi, nel settore fieristico da trent’anni, gli ultimi sedici dei quali in Promoberg dove ricopre oggi l’incarico di direttore operativo dell’ente presieduto da Fabio Sannino. «Oggi - spiega Conte - con una ventina di manifestazioni organizzate alla Fiera di Bergamo, Milano e Napoli, Promoberg è una delle realtà più dinamiche nel settore fieristico; un’eccellenza se consideriamo che quasi tutti gli eventi in programma sono frutto dell’ideazione e organizzazione diretta da parte del nostro staff. Promoberg non è solo fiere; in questi anni ha significativamente incrementato il settore cosiddetto MICE (Meetings, incentives, conferences, and exhibitions) con un impegnativo calendario che va a completare il palinsesto della nostra struttura tra una fiera e la successiva. Il terzo gioiello di Promoberg è il Creberg Teatro di Bergamo. Gestito dal settembre 2011, vanta una stagione teatrale con artisti di rilievo elaborata con il supporto qualificato della direzione artistica di Paolo Scotti ed è la dimostrazione che gli spettacoli e gli eventi culturali, oltre a divertire e appassionare il pubblico, possono produrre utili e ricadute positive per il territorio,

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anche in chiave turistica». In questi mesi di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia, come tutte le realtà del sistema fieristico, anche Promoberg ha dovuto posticipare e/o annullare gli appuntamenti in calendario. «Per quanto ci riguarda, in piena emergenza sanitaria Promoberg è stato in prima linea, collaborando alla progettazione e alla realizzazione dell’ospedale alla Fiera di Bergamo, vitale in quel periodo. Un esempio di solidarietà, efficienza e generosità che ha stupito il mondo intero. Anche durante il lockdown - all’interno del perimetro stabilito dalle normative nazionali e regionali - Promoberg ha continuato a lavorare a pieno ritmo per ricalibrare le proprie manifestazioni e studiare, nel contempo, nuovi progetti, con l’obiettivo di farsi trovare pronto quando sarebbe arrivato il via libera, e poter così sostenere con le competenze e la qualità acquisite in 36 anni di storia, le circa 3.000 imprese che ogni anno lo scelgono per promuovere le proprie attività nel nostro Paese e nel mondo». In un contesto complicato per tutto il sistema fieristico mondiale, Promoberg deve anche tenere conto della permanenza della struttura sanitaria allestita al polo fieristico almeno sino alla fine dell’anno in corso, rispetto alla data di fine luglio 2020 stabilita inizialmente. «Davanti al cambio di programma che impedirà l’allestimento alla Fiera di Bergamo delle tradizionali manifestazioni,


Foto Fabio Toschi

Carlo Conte, 54 anni, origini milanesi, nel settore fieristico da trent’anni, gli ultimi sedici dei quali in Promoberg dove ricopre oggi l’incarico di direttore operativo

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Promoberg ha moltiplicato gli sforzi per trovare in tempi rapidi nuove soluzioni in grado di soddisfare le richieste delle imprese espositrici, il nostro vero patrimonio, insieme alle circa 600 mila persone che partecipano alle nostre manifestazioni. Siamo in dirittura d’arrivo per poter allestire a Brescia (presso il polo fieristico Brixia Forum) due tra le manifestazioni più amate del calendario fieristico di Promoberg. Sto parlando di Creattiva, manifestazione diventata il brand di riferimento in Italia per la filiera delle arti manuali, allestita a Bergamo in primavera e in autunno ed esportata da anni anche alla Mostra d’Oltremare di Napoli; e la Campionaria, la nostra “fiera delle fiere”, che per l’occasione ospiterà due eventi speciali dedicati all’arredamento e al matrimonio, quale valida alternativa al nostro Salone del Mobile che non potremo allestire in autunno a Bergamo e quale anticipazione a Bergamo Sposi, in calendario nel febbraio 2021». A causa della pandemia il mondo non è più come prima, e questo vale anche per il sistema fieristico. «Dati e indagini alla mano, le fiere rappresentano per le imprese ancora uno strumento ineguagliabile per avere visibilità e promuovere con concretezza le proprie attività e i propri prodotti. È chiaro che in un contesto come quello attuale anche il ruolo delle fiere si evolve. Per questo abbiamo scelto di integrare alla manifestazione tradizionale, che rimane il momento d’incontro per eccellenza tra domanda e offerta, anche la fiera “digitale”, sviluppando le opportunità espositive e interattive fra espositori e visitatori anche sulla rete, integrando social, tutorial, matching online, video conferenze. Promoberg, che per noi è Fiera Bergamo, è attrezzata in tal senso, fa parte del nostro dna cercare nuove soluzioni e stare al passo che le nuove tecnologie e le esigenze dei mercati. Un primo esempio di fiera virtuale organizzata online da Promoberg sarà Agri travel & Slow travel expo - Fiera dei Territori, il primo salone internazionale dedicato alla promozione del turismo rurale e slow, che dopo aver animato con cinque edizioni i padiglioni

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«Dati e indagini alla mano, le fiere rappresentano per le imprese ancora uno strumento ineguagliabile per avere visibilità» della fiera, il prossimo settembre sarà “allestita” per la prima volta esclusivamente in formato digitale su una piattaforma specifica web multilingue. Una prima esperienza che contiamo di estendere con le opportune personalizzazioni alle altre fiere, per ottimizzare l’offerta a imprese e pubblico, ma anche per dare continuità di visibilità nel corso dell’anno». Promoberg, come diceva, esporta le sue competenze anche a Napoli e Milano. «Nel capoluogo partenopeo allestiamo da nove anni Creattiva, una delle nostre punte di diamante. Abbiamo scelto Napoli per favorire le tante migliaia di donne (nel 95% dei casi il pubblico di creattiva è al femminile) che partono dall’Italia meridionale per venire a Bergamo; inoltre il capoluogo campano è noto in tutto il mondo per la fantasia della propria gente e per l’amore verso l’arte creativa. Creattiva ha avuto sin dalla prima edizione a Bergamo nell’autunno del 2008 un successo per certi versi inaspettato e clamoroso: dalle 16mila presenze registrate al debutto siamo arrivati

ad avere oggi, sommando le tre edizioni, un pubblico di oltre 150mila persone e la partecipazione di 700 imprese provenienti da tutta Italia e in parte anche dall’estero. Arrivi che, nel caso delle manifestazioni allestite in Fiera Bergamo, sono favoriti anche dalla vicinanza dell’aeroporto internazionale “Il Caravaggio” di Orio al Serio. A Milano, invece, presso The Mall in Porta Nuova, allestiamo da tre anni con ottimi risultati GrandArt, mostra mercato d’arte moderna e contemporanea che completa gli altri due nostri appuntamenti dedicati all’arte allestiti alla Fiera di Bergamo: Italian Fine Art (Ifa) dedicata all’alto antiquariato e all’arte antica, e Bergamo Arte Fiera (Baf), con protagonista l’arte moderna e contemporanea. È la nostra risposta alle richieste espresse dai tanti appassionati di arte e cultura». Promoberg conferma quindi la sua originaria mission ma con lo sguardo sempre proiettato verso le nuove sfide del futuro, per essere più che mai protagonista nella promozione e nello sviluppo del nostro territorio.


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CUCINA

Foto Antonio Milesi

«La mia è una cucina personale, dal tocco mediterraneo, con attenzione alle materie prime in particolare vegetali, e in cui porto nel piatto qualcosa dei miei viaggi»

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CHEF FILIPPO

Cammarata

A Lallio “Bolle” in pentola il sapore dei viaggi - Lo chef e la sua cucina che unisce mediterraneità e ispirazioni da tutto il mondo nel ristorante e showroom targato Agnelli

B

olle è un ristorante dove architettura e cucina viaggiano in parallelo: e n t r a m b e fondono armonicamente tradizione e ricerca, e sperimentano con le materie creando contrasti decisi ma estremamente eleganti. Le Pentole Agnelli, com’è giusto che sia, hanno la loro splendida vetrina nello showroom incorporato, a testimonianza che una grande ristorazione non è fatta solo di ingredienti, fantasia e creatività, ma anche di strumenti all’altezza. E se l’ambiente sobrio e pulito creato da Marco Acerbis sembra in qualche modo invitare a concentrarsi sull’esperienza culinaria che si sta per vivere, quest’ultima unisce tradizione

e sapori mediterranei e curiosità per l’esotico, grazie al giovane chef Filippo Cammarata. Sono nato a Bergamo ma i miei genitori vengono dalla provincia di Trapani e in casa si mangiava siciliano. Ho terminato l’istituto alberghiero di San Pellegrino nel 2001 e già durante la scuola ho iniziato la mia carriera in un ristorante bergamasco che rimarrà nella mia storia personale e professionale, il Cece e Simo. E l’avventura da Bolle, come ha avuto inizio? Dopo tanti anni da Cece e Simo, cercavo stimoli nuovi facendo vari stage durante la chiusura del ristorante. Sono stato da Niko Romito in Abruzzo, all’Osteria Francescana nel gennaio-febbraio 2017. Mi sono reso conto di avere dato tutto quello che potevo nel 31


strumentazione giusta consente di valorizzare tutti i sapori e tutte le materie, questo è fondamentale per chi, come me, ama cucinare. Il nostro mondo è stato un po’ monopolizzato dalle cotture sotto vuoto che uniformano tutto, ma io amo lavorare conoscendo ed esaltando ogni materia prima. Proponete abbinamenti di vini particolari? Grazie alla preziosa cultura del nostro sommelier abbiamo studiato tre proposte di degustazione con abbinamenti ad hoc a ogni portata: Bollicine, il nostro menu di mare, Ebollizione, una proposta di terra, entrambi sono composti di cinque portate con la possibilità di aggiungerne una per Bollicine e due per Ebollizione; e infine Wanderlust (dal tedesco: desiderio di viaggiare, ndr), un mio menu molto personale in cui riporto molte delle mie esperienze di viaggio. Domanda d’obbligo: come state affrontando la ripresa post Coronavirus? Abbiamo riaperto appena possibile, all’indomani di un periodo in

mio locale, così mi sono licenziato. In attesa di decidere quale sarebbe stata la prossima mossa, la notizia è arrivata ad Angelo Agnelli che stava per aprire il suo nuovo showroom. Mi ha chiamato, e parlando gli è venuta l’idea di impreziosire il suo progetto con un ristorante. La sua proposta era fantastica, ma prima di essere pienamente operativi ho voluto prendermi del tempo per viaggiare, cogliere nuove ispirazioni e riordinare le idee. Sono stato in Cina, Perù, Danimarca, Texas… E infine, a ottobre 2018 abbiamo aperto il Bolle Museum, una sorta di “anteprima” di quello che sarebbe stato il ristorante, che abbiamo poi inaugurato nel luglio 2019. 32

Qual è il suo concept di cucina da Bolle? Ed essendo a fianco di un numero 1 del settore delle pentole, immagino che anche l’attrezzatura che utilizza abbia un suo ruolo. La mia è una cucina personale, dal tocco mediterraneo, con attenzione alle materie prime in particolare vegetali, e in cui porto nel piatto qualcosa dei miei viaggi. Sapori che mi hanno colpito in giro per il mondo, in Vietnam come in Messico, possono aggiungere ancora di più alla cucina mediterranea, non si tratta semplicemente di abbinare ma di essere creativi. La possibilità di lavorare con strumenti all’avanguardia come quelli di Agnelli è, ovviamente, importantissima. La

«La possibilità di lavorare con strumenti all’avanguardia come quelli di Agnelli è importantissima» cui avevamo già avuto un calo fisiologico, in quanto il ristorante è situato su una strada di scorrimento a Lallio e potrebbe non essere immediato da raggiungere, cosa che peraltro avevamo messo in conto. La ripartenza è lenta, ma c’è una ripresa delle prenotazioni, lo spazio ci ha concesso di non sacrificare tavoli pur mantenendo le distanze di sicurezza. Sono assolutamente ottimista sul fatto che presto ricominceremo a crescere. Arianna Mossali


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LA PSICOLOGA

La nostra fragilità è la vera forza

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Foto Fabio Toschi

uesta volta, carissimi Lettori, vorrei invitarvi a riflettere su un bel pensiero di Blaise Pascal. Eccolo: «L’uomo è solo una canna, la più fragile della natura; ma una canna che pensa. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo; un vapore, una goccia d’acqua bastano a ucciderlo. Ma, quand’anche l’universo lo schiacciasse, l’uomo sarebbe pur sempre più nobile di quel che lo uccide, perché sa di morire, e la superiorità che l’universo ha su di lui; mentre l’universo non ne sa nulla. Tutta la nostra dignità sta, dunque, nel pensiero. In esso dobbiamo cercare la ragione di elevarci, e non nello spazio e nella durata, che non potremmo riempire. Lavoriamo, quindi, a ben pensare: ecco il principio della

morale». «Lavoriamo quindi a ben pensare» ci esorta Pascal ed è quanto, in verità, di più leale e nobile possa contraddistinguerci: il ben pensare, appunto! Ci definiamo fragili, sentiamo di esserlo e alla fragilità attribuiamo tutte le nostre paure, la nostra incapacità a reagire. Questa pandemia globale ci ha disorientati più di quanto lo fossimo già. Ci siamo persi e ora ci sentiamo deboli. E ignoriamo che la fragilità è anche delicatezza, tenerezza, sensibilità, dignità, sono proprio esse che ci guidano e ci portano alla bellezza e al saper apprezzarla. Entriamo attraverso la fragilità in una sorta di sfera prodigiosa. Ma ora siamo troppo intenti ad avere paura e pensiamo che questa emozione primaria possa dominarci, anche perché le notizie non sono confortanti. Paura del futuro così incerto, paura dell’altro, che non conosciamo, paura di noi stessi, così soli e indifesi, paura di cadere e non saper rialzarci, paura di tutto. Ed è così che alla paura si combina l’ansia e sconfina talvolta nell’ipocondria, il circolo si fa vizioso, il nostro nemico è invisibile e

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sappiamo che è forte e noi pensiamo di non saper combatterlo. È forse un ben pensare saperci potenziali malati falliti, il cui umore vacilla e sconfina nella depressione, nell’insonnia, nella mancanza di concentrazione e nel conseguente affaticamento? Stiamo forse lavorando al ben pensare quando ci arrendiamo inermi alle condizioni di vita che sembrano sopravvalerci, diffidando di tutti e sentendoci solo vulnerabili? O forse quando lasciamo andare il nostro pensiero laddove la negatività lo porta? Eppure c’è una condizione magica che ognuno di noi possiede, basta accoglierla: la resilienza. Lo siamo per natura resilienti, lo dice Pascal che siamo “canne” e aggiunge “che pensano”. È quel pensare che salverà l’umanità. Il segreto è tutto lì: nel ben pensare. Facciamolo scattare il meccanismo del pensiero! Lo sappiamo bene che siamo capaci di resistere agli urti della vita, magari piegandoci e non spezzandoci, perché siamo canne, ma sicuramente capaci di trasformare i vincoli in risorse. Guardiamo al nostro tempo per quello che è. Eraclito, il grande filosofo greco, ci ha insegnato che

tutto passa. Guardiamo al futuro, in esso ci sono contenute le nostre possibilità, in esso la realizzazione dei nostri progetti. Siamo noi che decidiamo, homo faber fortunae suae (l’uomo è artefice del proprio destino). Prendiamo sì le distanze, ma dalla nostra autodistruzione psichica, abbandoniamo i nefasti pensieri e dedichiamo le forze a migliorare la vita, senza commiserarci o compiangerci, ma affrontando con decisione e coraggio quel superbo stress che vuole impadronirsi di noi. La fragilità vive nel cuore di ognuno di noi, ma è grazie ad essa che possiamo sentirci forti. Ascoltiamo il nostro cuore, le nostre ferite, le nostre fragilità, ascoltiamo anche l’altro e aiutiamolo se sta male, solo così saremo utili a noi stessi e alla società di cui facciamo parte, non rendiamo possibile alla distrazione di impossessarsi di noi e non spaventiamoci della nostra preziosa solitudine interiore, è attraverso essa che arriveremo a ben pensare. Abbiamo bisogno di gentilezza, di sentirci vivi e utili, abbiamo bisogno di amore. Silvana Bonanni


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GRUPPO GRAZIOLI Il futuro delle forniture industriali è nelle soluzioni integrate

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n’azienda di riferimento per il settore della distribuzione industriale in Italia, giunta ormai alla quinta generazione: l’arma vincente del Gruppo Grazioli è la presenza di Product Manager dedicati e specializzati, focalizzati sul cliente per offrirgli soluzioni più personalizzate possibile. Carlo Grazioli, ingegnere gestionale e

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Da sinistra Carlo con il fratello Davide Grazioli

pronipote della fondatrice Pasqua, ci offre una panoramica della mission aziendale.

Foto Fabio Toschi

«All’interno del Gruppo Grazioli abbiamo diverse aziende che operano in settori industriali complementari, con un’offerta ampia che include i migliori prodotti sul mercato in settori diversificati. Qui a Grassobbio abbiamo aperto una filiale UTSG, specialisti storici delle lavorazioni meccaniche per asportazione di truciolo». Quali sono le tappe principali della vostra storia? In principio fu la Grazioli, fondata nel 1875 a Manerbio come negozio di ferramenta e utensileria. Ha servito importanti lavori per le ferrovie dello Stato e aziende con stabilimenti produttivi locali come la Marzotto e la Albaplast, prima di spostarsi in maniera decisa verso il settore industriale verso la fine del ‘900. Lì è nata la nostra filosofia di centralità del cliente e di grande personalizzazione della nostra proposta in base alle sue esigenze. Nel 2001 la Grazioli si è fusa con la Dega Tools ampliando il proprio parco prodotti e definendo la nascita della Dega & Grazioli, mentre negli anni successivi abbiamo sviluppato altre operazioni in questo senso, acquisendo prima la UTSG, per il potenziamento del comparto utensileria e attrezzature speciali, e

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Filiale UTSG di Grassobbio

poi la FAB, produttore e distributore di DPI e abbigliamento da lavoro, arrivando a coprire un’ampia fetta di mercato anche nel settore antinfortunistico. Negli ultimi anni il Gruppo ha anche investito in diverse partecipazioni strategiche, come per esempio Sitimp, che offre servizi di analisi dei rischi, consulenza e corsi di formazione nell’ambito della sicurezza. La filosofia è sempre la stessa: fornire soluzioni globali con un approccio specialistico in ogni ambito. A quante persone dà lavoro il gruppo? Quali capacità occorre mettere in campo per gestire una realtà di queste dimensioni? Il solo Gruppo Grazioli conta oltre 100 persone, senza contare le società partecipate. Grazie alla visione di mio padre, abbiamo avuto una crescita importante tra gli anni ‘90 e i 2000, e parallelamente ai numeri è cresciuta la complessità. Oggi il mercato

«Questa nuova apertura a Grassobbio è stata dettata dalla volontà di incrementare il livello del servizio in quest’area» si aspetta da noi qualità, servizio, competenza, ma anche rapidità e flessibilità. Per raggiungere i nostri obiettivi possiamo contare su una catena decisionale sufficientemente corta e su collaboratori in grado di coniugare competenze gestionali e specialistiche di prodotto, per ciascuna piattaforma. Serve a poco essere buoni gestori, ma carenti sulle conoscenze tecniche o viceversa. Come avete affrontato la crisi Covid? Lavorando con l’estero e avendo diversi canali di importazione l’abbiamo vista arrivare e abbiamo cercato di prepararci di conseguenza per evitare di far restare i nostri clienti senza forniture. Le nostre aziende hanno sempre lavorato con l’aiuto dello Smart working, ad eccezione del reparto logistico che per ovvi motivi ha lavorato in presenza. FAB ha fatto investimenti importanti in R&D e avviato nuove linee di produzione per garantire DPI e dispositivi di sicurezza sia ad aziende private sia a ospedali e istituzioni pubbliche. Quali sono i vostri prodotti di punta? I

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vostri mercati principali? Per ciascuna delle nostre 17 piattaforme siamo partner dei maggiori produttori a livello mondiale (come SKF, Sandvik Coromant, Mitutoyo, Henkel-Loctite, 3M), oltre ad avere dei nostri brand di qualità, per i quali siamo strutturati con uffici tecnici e dipartimenti produttivi dedicati. Siamo molto forti nelle soluzioni 4.0 e puntiamo a seguire il cliente con una proposta tagliata su misura per le sue esigenze. È difficile per noi scindere il prodotto dal servizio e parlare di uno senza l’altro. La maggior parte del nostro lavoro è con utilizzatori in ambito industriale produttori e manutentori - mentre la parte restante è con società di servizi e rivenditori, tra cui rientra anche la grande distribuzione specializzata. Serviamo i settori più disparati dalla fonderia alla meccanica di precisione, dal settore ferroviario all’orologeria di lusso, dai piccoli artigiani a multinazionali quotate in borsa. Il vostro settore e i vostri mercati cambieranno dopo il Covid? Credo che assisteremo ad


un’accelerazione di alcuni trend che erano già in atto prima della pandemia. La crisi ha mostrato tutti i limiti delle supply chain e la necessità di un loro ripensamento. Molte aziende stanno percorrendo la strada del reshoring e investendo in progetti di collaborazione con i propri fornitori per migliorare le performance di efficienza ed efficacia della relazione, cui i nostri servizi sono finalizzati. Qualche dettaglio sui vostri servizi di post produzione? Ciò che li accomuna è che sfruttiamo le tecnologie come supporto abilitante per ripensare i processi all’interno delle aziende. Questo comporta ottimizzazione di tempi e risorse, ma anche avere a disposizione informazioni e dati documentati e tracciabili su processi, misurazioni, utilizzazione dei prodotti, che consentono di prendere decisioni consapevoli, supportate da evidenze. Abbiamo introdotto queste metodologie nel 2001 e abbiamo incontrato lungo il percorso alcune aziende illuminate, da cui abbiamo ottenuto ottimi riscontri, e altre più

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ostili al cambiamento “perché si è sempre fatto così”. La percezione di queste tecnologie sta cambiando: aumenta la consapevolezza della necessità di progredire, perché il mondo non sta ad aspettare. Inoltre offriamo corsi di formazione in diversi ambiti, dalla sicurezza e al corretto uso degli strumenti e dei macchinari, fino alla progettazione dei cicli di lavoro e programmazione delle macchine utensili, ambito in cui si possono ottenere i veri saving e sono richieste competenze difficili da reperire. Siamo in grado di gestire e ottimizzare l’intero processo di approvvigionamento e produzione grazie alle nostre soluzioni e al nostro personale specializzato. Non parliamo di un rivenditore da cui si cerca un prodotto: da noi si trova una soluzione completa. Quali sono gli obiettivi futuri del gruppo? L’obiettivo è continuare a crescere ed evolvere, anticipando i fabbisogni del cliente per rimanere il punto di riferimento nel nostro settore. Questa nuova apertura di UTSG a Grassobbio è stata dettata

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dalla volontà di incrementare il livello del servizio in quest’area, in controtendenza rispetto al mercato che tende alla concentrazione e alla razionalizzazione dei punti di presenza fisica. Oltre all’incremento del servizio, questa sede deve fungere da riferimento per i nostri collaboratori e i nostri clienti, rispondere alle loro esigenze. Oggi siamo esclusivo punto di riferimento per il catalogo CDU anche per la provincia di Bergamo, oltre che per le provincie di Brescia, Cremona e Mantova, il che è di fondamentale importanza per noi. Il CDU è un consorzio di distribuzione utensili di cui siamo soci da 30 anni, il primo per dimensioni in Italia e la vera risposta nazionale all’industria. Il nostro iconico catalogo di oltre 36.000 articoli è il “mai più senza” di qualsiasi officina. Questa filiale, nata nel 2019, serve tutta l’area bergamasca e anche parte di quella milanese. In realtà eravamo già presenti in questa provincia, con una base all’interno dello stabilimento di un nostro cliente, in cui gestiamo oltre 50 distributori automatici di materiali ed effettuiamo attività di manutenzione, riparazione utensili, pre-setting, misurazione. In questo modo il cliente è riuscito a ridurre i suoi costi e a incrementare il livello di servizio. Con questa apertura passiamo a un altro livello. Siete in grado di fare una previsione

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sulla ripresa del commercio e sui cambiamenti negli equilibri dei mercati nazionali ed internazionali? Questi mesi difficili hanno segnato una grande prova nelle nostre vite, sia come privati cittadini che come aziende. Quello che è successo si inserisce in una prospettiva più ampia, in un contesto di movimenti e di fenomeni a cui già stavamo assistendo prima della crisi, e che ne risultano amplificati: i movimenti sovranisti, la Brexit, le tensioni commerciali tra USA e Cina, e in generale il clima di incertezza che stava già pesando sull’economia. Ci sono timidi segnali di ripresa, in parte dovuti a commesse acquisite pre-covid, ma percepiamo ancora incertezza dal mercato. Sul lungo

termine, non possiamo prescindere dal ruolo che assumerà l’Europa e da una maggiore valorizzazione del made in Italy e dell’industria italiana. Credendoci noi per primi e con una politica disposta ad ascoltare i nostri bisogni. Il made in Italy è importante, ma va valorizzato. Le imprese sono patrimonio del nostro Paese, perderle significherebbe non solo perdere posti di lavoro, ma anche storia, competenze e know-how che non si recuperano facilmente. Credo che questo aspetto sia estremamente sottovalutato al giorno d’oggi. Sono fiducioso del fatto che ci sarà una ripresa, ma non si può prescindere da questi aspetti.



L’ANALISI MMT

Le due facce della stessa medaglia Ciò che all’apparenza sembra non contare, in realtà rivoluziona la nostra visione critica

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el suo ultimo romanzo postumo, Riccardino, Andrea Camilleri ci pone un tema su cui riflettere: spesso siamo abituati a guardare a quello che abbiamo davanti agli occhi e a volgere lo sguardo verso ciò che tutti guardano. Esiste però una parte nascosta (potremmo dire una parte non raccontata, più che non vista), in grado di cambiare radicalmente il nostro modo di vedere e giudicare un concetto o un avvenimento. L’esempio citato dallo scrittore siciliano è l’episodio di quel ragazzo che nel 1989 in Cina, in piazza Tienanmen, fermò con il suo coraggio la fila di carri armati dell’esercito. Tutti abbiamo ammirato quel coraggio, ma

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Continua a pagina 44


PIL NUOVO R ECATALOGO N O2020/21 TA DELLA SICUREZZA

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nessuno ha guardato dentro il primo carro armato della fila, guidato da un altro ragazzo, ancora più coraggioso del primo. In realtà infatti, mai e poi mai il ragazzo in piedi sarebbe stato in grado di bloccare i cingolati, se dall’altra parte non ci fosse stato alla guida quel ragazzo che ha deciso concretamente di fermare il convoglio. E lui, lo sconosciuto conducente del carro armato apri fila, ha pagato quel gesto di incredibile coraggio con la morte. Questa capacità di guardare oltre le apparenze, oltre quello che tutti ci raccontano come evidente, è ciò che serve alle persone per comprendere correttamente il reale significato delle grandezze economiche che si leggono nei giornali o si ascoltano in TV. La narrazione di un’Italia dissennata e sprecona nella gestione della spesa pubblica, con un alto rapporto in percentuale tra debito pubblico rispetto al prodotto interno lordo, non deve farci cadere nella trappola del senso di colpa, ma farci chiedere cosa ci sia dietro un

elevato debito pubblico e cosa ciò rappresenti. Il debito pubblico di uno Stato corrisponde al risparmio netto dei cittadini, fino all’ultimo centesimo. La semplice contabilità ci spiega come. Un alto debito pubblico segnala un’elevata propensione al

risparmio dei cittadini di quel paese e consente loro di indebitarsi il meno possibile con le banche. Il rapporto di giudizio così si rovescia. Nei paesi con un basso debito pubblico, come ad esempio l’Olanda, i cittadini (evidentemente meno formiche di noi italiani) tendono

R E T E M M T. I T | I N F O @ R E T E M M T. I T

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a indebitarsi molto di più con le banche arrivando ad un rapporto, rispetto al debito pubblico, ben quattro volte superiore a quello degli italiani. Alla narrazione positiva costruita ad arte dello Stato “frugale” (come è definita l’Olanda con Austria, Svezia, Danimarca e Finlandia) corrisponde una realtà non positiva per i cittadini. La narrazione dei paesi frugali ha sostituito quella delle cicale e formiche di qualche anno fa, ma una cosa è la narrazione mediatica e un’altra la realtà macroeconomica. I negoziati dell’Eurogruppo vengono condizionati da questa rappresentazione, che è inutilmente dannosa per il nostro paese e per le possibilità di rilanciare l’economia e l’occupazione dopo la fase drammatica della pandemia. In macroeconomia è nostro dovere guardare anche a quella faccia della medaglia che spesso viene nascosta o “dimenticata”, ma che ci aiuta ad avere un giudizio indipendente e consapevole sugli avvenimenti che guidano le sorti del nostro paese. Stefano Sanna - Rete MMT Italia



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DIRITTO E FINANZA

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Il TRUST:

Un efficiente strumento per ripensare la protezione patrimoniale dell’azienda e del suo imprenditore, nonché un’utile occasione per affrontare con maggior distensione momenti di crisi economica

A

d oltre trentacinque anni dall’entrata in vigore della legge con cui l’Italia ha ratificato la Convenzione dell’Aja del 1985 l’istituto del trust può dirsi oramai positivamente affermato all’interno del nostro ordinamento; non sono tuttavia poche le questioni giuridiche e fiscali non ancora risolte. In ogni caso, oggi più che mai, l’istituto del trust si propone come strumento dinamico e di sicura efficacia

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per la protezione del patrimonio familiare ed aziendale. Che significato ha per l’imprenditoria nazionale nutrire interesse per un’istituzione storicamente propria di paesi che hanno un sistema di “common law”? (risponde: Dott. Paolo Cianciotta) Dottrina e giurisprudenza, in un sussulto continuo di espressioni, anche se dall’indirizzo, a volte, incerto e contraddittorio, sicuramente caratterizzato da qualche evidente sbavatura, continuano ad adoperarsi con costanza, allo scopo di dare sempre più concrete Continua a pagina 50


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attuazioni “domestiche” ad un corpus, la cui anima, innegabilmente, permane nella genia propria dell’Union Jack. In ogni caso, sebbene le maggiori convenienze fiscali siano state decisamente ridimensionate da una recente politica tributaria di contenimento, non si può sottovalutare la permanente appetibilità di questo peculiare istituto, che si propone come un pregevole ausilio a soddisfare le esigenze di un mercato moderno, sempre maggiormente proteso verso dialettiche e dinamiche proprie di un’economia globale e, comunque, internazionalizzata. Per di più, proprio oggi, in considerazione delle contingenze attinenti a questo particolare momento storico, il trust si riscopre all’avanguardia sul mercato, per poliedricità d’impiego e per efficacia, rispetto ad altre

liquidatorio si presenta come un dispositivo particolarmente idoneo a scongiurare un possibile stato di insolvenza e un’eventuale proposizione dell’istanza di fallimento. Scenario tipico, è quello del momento di crisi di liquidità transitorio, sempre possibile nella vita di un’azienda, che, a prescindere dal temporanea difficoltà finanziaria, è comunque sana e competitiva. Di condizioni analoghe, sebbene caratterizzato da dinamiche differenti, si può annoverare anche il c.d. il trust di garanzia. Volto a creare una segregazione 50

possibili soluzioni tradizionali. Concretamente, in che termini si intravede, per l’impresa, un’utile alternativa agli strumenti tradizionali del nostro ordinamento nazionale? (risponde: Dott. Paolo Cianciotta) Si pensi al suo utile impiego nelle crisi tipiche del c.d. passaggio generazionale, che si paventa come uno dei momenti più delicati e critici dell’impresa familiare, condizione condivisa da una moltitudine nutrita di PMI nazionali. Il trust, in questo caso, propone soluzioni immediate e funzionali alla continuità di gestione, in piena sicurezza, dell’azienda. In altro diverso contesto, si può senza dubbio apprezzare l’utile impiego del trust liquidatorio. Tipica forma di scopo, rappresentata dalla finalità di soddisfare i creditori del settore, il trust

patrimoniale dei beni inseriti nel portafoglio dell’istituto, costituisce un’affidabile chiave di apertura al credito, altrimenti, difficilmente attingibile sul mercato finanziario, le cui dichiarate disponibilità, anche in virtù di recenti, quanto ipotetici, risvolti possibilistici, normati da una legislazione del postemergenza covid-19 lacunosa ed indecifrabile, permangono come fantasiose chimere. In quali termini oggi il trust si può ritenere affidabile? (risponde: Avv. Renato Vico) In un momento di crisi di tenuta

degli istituti tradizionali offerti dal nostro ordinamento, il trust si propone come un efficace strumento di tutela del patrimonio aziendale, ma soprattutto anche di quello personale e familiare dell’imprenditore. La crisi crescente in vari settori della nostra economia, rende cogente la necessità di “blindare” il proprio patrimonio per sé o per i propri cari. Il trust assicura un ottimo strumento per questo scopo, in giusto equilibrio tra ottimizzazione fiscale e protezione del patrimonio.


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SCIENZA & TECNOLOGIA

Cultura dell’acqua

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arlare di cultura dell’acqua significa affrontare anche la questione della sostenibilità in termini ecologicoambientali, economici ed etici. Necessita pertanto la massima collaborazione tra tutti per lavorare con l’obiettivo di un cambiamento CULTURALE ed EDUCATIVO capace di incidere sulle modalità di consumo e di vita dei cittadini allineandoci alla visione europea e mondiale dell‘ACQUA COME RISORSA. Negli ultimi anni molti paesi nel mondo hanno dovuto fare i conti con periodi di siccità autunnale e invernale senza precedenti, ma quando è tornato a piovere le nostre amministrazioni hanno dovuto affrontare conseguenze di un territorio locale e nazionale del quale non si è stati capaci, dagli anni del boom fino a quelli della crisi, di effettuare una manutenzione intelligente. Negli ultimi anni, inoltre, si sono moltiplicati gli episodi di allagamento anche nelle grandi metropoli impermeabilizzate da decenni di cementificazione. I cambiamenti climatici stanno determinando impatti sempre più evidenti nelle nostre città con rischi per le persone e le infrastrutture resi

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ancor più drammatici dal dissesto idrogeologico, da scelte urbanistiche sbagliate e dall’abusivismo edilizio. Anche i calcoli idraulici stanno cambiando ed infine la nostra salute. Urge pertanto un cambio radicale delle scelte urbanistiche da parte dei Comuni che deve avvenire sia sul piano tecnico che su quello politico. Il nostro territorio è FRAGILE e spesso

negli anni passati è stato concesso di costruire case e capannoni su aree storicamente a rischio idrogeologico. La fragilità del territorio italiano, il livello raggiunto nel consumo di suolo e il rischio idrogeologico costituiscono un insieme di criticità che determina una strutturale debolezza economica e una costante forte di tensione sociale. Le

cartografie idrauliche e geologiche non teniamole nel cassetto, ma utilizziamole concretamente a beneficio delle future generazioni. Lavorando insieme continuamente come una comunità è possibile aiutare a ridurre l’impatto dei disastri. Negli ultimi anni sentiamo parlare spesso di pianificazione territoriale, prevenzione, rischi idrogeologici, dissesti ed altro ancora. Più che di dissesto idrogeologico è corretto parlare di Rischio Idro-Geomorfologico qualora si interagisca con elementi antropici. Corsi d’acqua e versanti interagiscono nei nostri bacini sino ad interferire con opere antropiche. Il rischio idrogeomorfologico non è mai una casualità, ma sempre il risultato di un’errata pianificazione o progettazione delle opere, che non ha tenuto conto degli equilibri naturali del territorio su cui si interveniva. In tutto ciò una figura professionale che ha avanzato la sua importanza negli ultimi 30 anni è proprio il geologo. Molti lo considerano ancora come una figura poco rilevante ma è proprio colui i quale può applicare, insieme ad altre figure professionali, la cosiddetta “PREVENZIONE”. Gli obiettivi primari per la pubblica amministrazione in generale sono quelli fondamentali della tutela e del risanamento del suolo e del sottosuolo, uniti strettamente al risanamento idrogeologico del territorio, tramite l’azione di prevenzione dei fenomeni di dissesto e la messa in sicurezza delle situazioni a rischio. In tal senso bisogna svolgere azioni importanti di carattere conoscitivo, di programmazione e pianificazione degli interventi, di attuazione poi degli stessi. Infine si auspica, per il prossimo futuro, una forte sinergia tra le figure professionali, meglio ancora società di geo-ingegneria certificate, che raggruppino più figure professionali, al fine di abbattere anche costi e tempi di realizzazione di progetti che accompagnino l’attività imprenditoriale passo dopo passo con la società/professionisti aspettandosi una sempre più continua e forte specializzazione nel settore. A cura di Diego Marsetti, Ecogeo srl, Bergamo


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Foto Mario Rota

Fratelli Marabini

La concessionaria di Orio da più di vent’anni è leader nella formazione degli operatori per carrelli elevatori

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on più di 40 addetti, tra dipendenti e collaboratori, ed una sede di 3000 mq in quel di Orio al Serio la Fratelli Marabini è, ad oggi, il punto di riferimento della provincia di Bergamo per tutte le aziende che devono pianificare, scegliere e investire sui sistemi di movimentazione e stoccaggio delle

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merci. Da più di vent’anni Fratelli Marabini è anche sinonimo di formazione per carrellisti contando più di 4000 operatori formati. I corsi seguono da sempre l’imprinting di Maurizio Marabini, titolare e primo docente, che vede nella buona formazione «non un costo, bensì un investimento per aumentare la produttività. Grazie ad un utilizzo corretto del mezzo da parte

dell’operatore, infatti, si riducono i fermi macchina e si ottimizzano i tempi di lavoro. La formazione» prosegue Marabini «è lo strumento fondamentale che permette di evitare quei comportamenti che, troppe volte, hanno creato incidenti pericolosi o addirittura fatali a causa dell’impreparazione o della troppa leggerezza degli operatori». Seguendo l’idea che i percorsi di


è diventata legge: è ormai vietato condurre un carrello elevatore con conducente seduto a bordo a tutti coloro che non sono in possesso di un’abilitazione alla conduzione che si ottiene a seguito di un percorso formativo come i corsi completi per operatori di carrelli elevatori e dei corsi di aggiornamento, da ripetere ogni 5 anni, erogati dalla Fratelli Marabini. Il corso completo è diviso in una parte teorica e una pratica, in cui si insegnano le regole fondamentali per un utilizzo attento e sicuro delle macchine da lavoro. In entrambe le parti, teorica e pratica, c’è un test da superare, e, come per la normale patente di guida delle autovetture, il superamento della parte teorica permettere di accedere alla parte pratica.

classiche attività scolastiche) ma si è prontamente rimessa in moto prima con i corsi di aggiornamento on line e poi, da giugno, con la formazione pratica sul campo. In attesa di tornare al più presto in aula ad oggi i corsi completi vengono erogati con una parte teorica online, mentre la parte pratica viene effettuata presso la sede di Orio al Serio secondo un attento protocollo sanitario per permettere ai corsisti di eseguire le prove pratiche in totale sicurezza e senza alcun rischio per la loro salute. «Viene assicurata una permanenza non a contatto con altro personale dell’azienda, dedicando ai corsisti degli appositi spazi di attesa e permanenza durante tutta la durata del corso», spiegano da Fratelli Marabini.

«La buona formazione in azienda è un investimento in produttività e sicurezza»

I corsi di aggiornamento, invece, hanno solo una parte teorica in cui vengono ripresi le parti fondamentali dell’utilizzo del mezzo di lavoro, concludendo il tutto sempre con un test teorico.

In particolare ai discenti viene insegnato come sanificare l’attrezzatura di lavoro prima di

Da Gennaio 2020 l’azienda accresce il suo pacchetto formativo aggiungendo i corsi per operatori di piattaforme con e senza stabilizzatori e per operatori di gru

formazione strutturati fossero lo strumento fondamentale ed imprescindibile per la diffusione e la valorizzazione di una corretta cultura del lavoro e della sicurezza e a seguito all’Accordo Stato Regioni del 2013, la Fratelli Marabini si è certificata per erogare i corsi secondo i nuovi dettami, diventando, così, sede formativa autorizzata. Dal 13 marzo 2015 questa visione

«Fratelli Marabini è anche sinonimo di formazione per carrellisti» con autocarro, corsi completi e di aggiornamento.

accedervi e lasciare il carrello elevatore sanificato a fine servizio.

L’arrivo dell’emergenza Covid 19 ha sospeso la formazione in aula (così come è avvenuto per le

Il calendario corsi è consultabile su www.marabini.com. Mario Rota 55


Emanuele Benedetti

Foto Light&Magic Productions

IL PARCO

LE CORNELLE

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i sono diverse realtà differenti che hanno sofferto il periodo del Covid-19 e hanno voglia di ripartire, una di queste è il parco faunistico “Le Cornelle”, abbiamo avuto il piacere di intervistare Emanuele Benedetti, presidente del consiglio d’amministrazione e rappresentante legale che lavora qui da diversi anni con la sorella Nadia.

«Diamo un contributo al programma EEP, per creare aree protette e salvaguardare le specie nel proprio paese d’origine»

Quando e come è nata l’idea di aprire un parco faunistico a Bergamo? Il parco è stato aperto nel 1981 dai miei genitori, loro prima avevano un’azienda di importazione ed esportazione animali da negozio, successivamente mio padre ha comprato questo terreno e ha lavorato per poter aprire un parco faunistico. Ovviamente il parco prima non era così, l’abbiamo strutturato e progettato nel tempo, in quasi quarant’anni l’abbiamo rifatto già sei volte, prima l’abbiamo ultimato e poi l’abbiamo rinnovato sia per il cambio delle normative sia per la percezione della gente. I cambiamenti più importanti sono stati quello del 2004 con l’apertura della Selva tropicale, quello del 2011 con

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la realizzazione dell’Isola del Aldabra affidato dal governo delle Seychelles e quello del 2015 per l’EXPO con la creazione della piccola Savana, in concomitanza abbiamo realizzato anche il Pinnawala, inaugurato nel 2017, in collaborazione con l’orfanatrofio degli elefanti in Sri Lanka, due anni fa invece abbiamo ricostruito da nuovo il rettilario. Il parco partecipa attivamente al programma EEP (European Endangered Programme), in cosa consiste? L’EEP è un programma europeo per la salvaguardia della specie in via d’estinzione, ogni specie a rischio ha

un coordinatore nel nostro continente che ci indica cosa dobbiamo fare con quei determinati animali, se farli riprodurre o spostarli in un altro zoo, nello stesso tempo i contributi economici servono per creare riserve naturali negli ambienti da dove provengono per poi reinserirli nel loro habitat naturale. Noi attualmente abbiamo cinque programmi, come per esempio il leopardo delle nevi o il rinoceronte bianco. Siete anche membri ISIS (International Species Information System), di cosa si tratta? Ogni parco inserisce in un sistema informatico tutti gli animali presenti

Come avete vissuto il periodo covid? Come pensate di procedere ora? Il periodo del covid l’abbiamo vissuto fermi, reduci dal fatto che noi in inverno siamo chiusi, abbiamo perso i tre mesi più importanti della stagione, riaprendo il 18 maggio con un protocollo, concordato con l’ATS di Bergamo, non è stato facile perchè siamo da soli, ma fortunatamente in Regione hanno fatto un articolo apposta per la nostra riapertura. Durante il lockdown abbiamo dovuto limitare le spese, l’animale però va comunque curato e nutrito e quindi abbiamo continuato a lavorare mettendo gli operatori in cassa integrazione a turno. Noi non abbiamo voluto fare una campagna apposta siccome eravamo in una zona rossa e c’erano cose più gravi a cui pensare, ma abbiamo fatto un’offerta per l’acquisto online di un biglietto valido tutto l’anno. Da quando abbiamo riaperto abbiamo avuto un riscontro positivo con il pubblico. Ilaria De Luca

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in modo tale da sapere in tempo reale dove sono gli animali e le schede veterinarie che noi gestiamo nella nostra clinica privata. Come contribuite concretamente alla protezione e alla salvaguardia delle specie animali? Quali sono quelle più a rischio? Di specie a rischio ne abbiamo parecchio, per fortuna non tutte in via d’estinzione. Noi diamo un contributo annuo al programma a cui partecipiamo, come fanno tutti gli altri zoo, per poi creare delle aree protette e salvaguardare le specie nel proprio paese d’origine, dove stanno pian piano sparendo.

«Il periodo del covid l’abbiamo vissuto fermi, reduci dal fatto che noi in inverno siamo chiusi, abbiamo perso i tre mesi più importanti della stagione»


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Foto Antonio Milesi

VOLARE

Scuola Volo Caravaggio

«Un bellissimo modo per ripartire è iniziare un’attività che letteralmente apre un mondo» 60


Alessio Pengue

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opo l’evento per l’inaugurazione del nuovo hangar (che troverete a pagina 80 ndr) siamo tornati alla Scuola Volo Caravaggio per l’intervista al presidente, Alessio Pengue. Ci racconti la storia della scuola? Cosa vi aspettavate da questo progetto? La scuola volo nasce nel 2007 da una gestione precedente alla mia, io sono subentrato nel 2016 ad un altro

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presidente e da allora gestisco l’attività insieme ad un gruppo di collaboratori, oltre che grandi amici: Morgan Algeri, Diego Ravelli, Giancarlo Stretti, Davide Albertini e mio padre, Domenico Pengue, che si occupa principalmente della manutenzione degli aerei. In questi anni siamo cresciuti moltissimo, attualmente siamo tra le prime scuole in Italia per numero di allievi e corsi svolti nel corso dell’anno, a breve arriverà un terzo aereo che ci permetterà di ampliarci ulteriormente, il club vanta circa cinquanta soci ed ogni settimana riceviamo continue richieste di aggregazione. Negli ultimi anni si stanno avvicinando molto di più anche le ragazze, specialmente quelle che vorranno diventare piloti di linea, e siamo orgogliosi di avere anche qualche donna tra di noi. Siamo inoltre molto contenti di come sta maturando il nostro progetto, abbiamo appena concluso il corso Drago con i nostri dieci allievi che sono stati tutti promossi. Cosa offrono i vostri corsi? A chi sono aperti? Scuola Volo Caravaggio offre tutti i corsi per il ciclo dell’istruzione al VDS, Volo da Diporto Sportivo di aerei ultraleggeri, che comprende: il corso base che dura 60/70 ore di teoria delle materie di ambito aeronautico (che di solito facciamo nel weekend) e 16 ore di volo a doppio comando con l’istruttore (dal martedì alla domenica), superato l’esame si diventa ufficialmente piloti e ci sarà il corso di fonia che comprende 20/30 ore teoriche e che si può svolgere sia in italiano che in inglese, quest’ultima opzione permetterà di volare anche all’estero a patto che si superi il test in entrambe le lingue. Dopo 30 ore di volo da soli si potrà accedere al corso biposto che consentirà di approfondire delle manovre sul velivolo e superato l’esame si potrà

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portare un passeggero, passato un anno ci si potrà iscrivere al corso avanzato che porterà i piloti a poter volare a qualsiasi quota consentiva, attraversare gli spazi aerei controllati, entrare in contatto con gli enti del traffico aereo ed atterrare negli aeroporti. I corsi sono aperti a qualsiasi persona, basta avere un minimo di 16 anni, ovviamente fino al compimento della maggior età serve il consenso dei genitori, e non c’è un’età massima, prima di iscriversi bisogna però sostenere una visita medica per ottenere l’idoneità al volo. Siete anche una concessionaria BRM Aero Bristell, ci parlate quindi degli aerei che avete qui e che vendete? Noi rappresentiamo la BRM Aero che è un’azienda della Repubblica Ceca che costruisce una tipologia di aereo di ultimissima generazione che abbiamo qui, i Bristell, e siamo i loro unici rivenditori in Italia. Attualmente si collocano nel vertice di categoria di mercato grazie alle loro grandi prestazioni e agli accessori presenti, hanno 6 ore di autonomia con 120 litri di carburante, per intenderci in 3 ore si è in Sardegna e in 5 in Sicilia, con un risparmio rispetto alle macchine poiché consumano solo 30 litri all’ora di benzina verde dei distributori e si evitano le spese autostradali. Siamo molto contenti di utilizzare questi aerei qui in scuola volo perché sono estremamente affidabili e stabili, la scelta fatta è ripagata anche dal fatto che gli allievi che si approcciano per la prima volta vedano che ci sono realtà di velivoli che possono trovare solo da noi. Come avete vissuto la pandemia Covid? Noi siamo stati fermi tre mesi perché siamo una scuola certificata e quindi siamo sotto le regole ferree del nostro ente, Aeroclub d’Italia, questo tempo però ci ha dato il tempo di


rinnovare completamente il nostro hangar. Durante la quarantena abbiamo fatto tanti seminari online che per mancanza di tempo non avevamo mai fatto prima e siamo andati avanti con le lezioni da casa, riuscendo cosi a terminare il corso vigente. In questo periodo così buio abbiamo veramente toccato con mano lo spirito di gruppo della scuola, che è quello di una grande famiglia. Quali sono i progetti futuri della Scuola Volo? Cosa avete in programma per l’anno prossimo? Ci saranno corsi online? Abbiamo inaugurato il nuovo hangar per renderlo più accogliente per tutti i nostri soci e i nostri clienti. Di progetti ce ne sono tantissimi, il prossimo sarà appunto l’arrivo del terzo aereo nella flotta, ne arriverà inoltre un quarto entro il 2021 e sarà una novità assoluta anche per il mercato perché sarà ad ala alta, a differenza di quelli che abbiamo già, e in work in progress ci sono altri piani per l’ampliamento dei nostri spazi. Affiancheremo al corso in presenza

«Rappresentiamo la BRM Aero un’azienda della Repubblica Ceca che costruisce una tipologia di aereo di ultimissima generazione: i Bristell» anche quello online che darà la possibilità a chi non potrà sempre venire a lezione di seguire qualche lezione online. Novità assoluta è che tramite la banca “BCC Cremasca e Mantovana” da pochi giorni abbiamo la possibilità di fare anche finanziamenti agevolati per l’intera durata del corso VDS da basico ad avanzato, comprese le ore di volo. Un messaggio per Bergamo? Un bellissimo modo per ripartire è iniziare un’attività che letteralmente apre un mondo e conoscenze che possono essere utili nella vita di tutti i giorni. Moltissime persone che si iscrivono da noi hanno tenuto la voglia di volare come sogno nel cassetto e quando riusciamo a farli venire da noi e provare un aereo in loro scatta la voglia di aprire questo cassetto e tirare fuori il sogno e con il tempo si innamorano di questa disciplina. Ilaria De Luca

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MOTORI

Foto Antonio Milesi

AUDI A3 SPORTBACK

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er la prima prova su strada della nuova Audi A3 Sportback, abbiamo scelto la versione 35 Tdi con cambio S tronic a 7 rapporti e trazione anteriore, che abbiamo testato nella splendida cornice di Astino. Arrivata alla quarta generazione, la nuova

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I passaruota distintivi, la carreggiata piÚ ampia, la linea di spalla continua sulla fiancata e la nuova griglia Singleframe a nido d’ape rendono il look della A3 piÚ sportivo che mai 66


vettura della casa automobilistica tedesca, messa gentilmente a disposizione per l’occasione dalla concessionaria Bonaldi, si presenta con diverse novità, a partire dallo stile completamente nuovo fino ad un contenuto tecnologico che spazia dall’ambiente connesso alla guida autonoma di livello 2. La nuova A3 presenta uno stile completamente nuovo, interni digitalizzati, collegamento in rete e un’ampia scelta di motorizzazioni tra benzina, diesel e mild-hybrid. Il frontale è caratterizzato dall’ampio single frame esagonale con griglia a nido d’ape. Nella zona posteriore, lo spoiler

al tetto dal marcato sviluppo longitudinale, i gruppi ottici posteriori privi di sbalzi, l’estrattore e le uscite trapezoidali degli scarichi contribuiscono ad enfatizzare l’impronta a terra della vettura. Sulla nuova Audi A3 aumenta lo spazio rispetto al passato grazie a dimensioni maggiori. Con una lunghezza di 4,34 metri e una larghezza di 1,82 metri (senza specchietti), risulta più larga di circa 3 centimetri. I passeggeri godono così di maggiore spazio all’altezza dei gomiti e delle spalle. L’altezza e il passo, pari rispettivamente a 1,43 metri e 2,64 metri, sono identici

rispetto alla terza generazione. Una novità è costituita dalla seduta del conducente, lievemente ribassata. Il bagagliaio, caratterizzato da una capacità compresa tra 380 e 1.200 litri, si avvale di un piano di carico regolabile su diversi livelli di altezza, al di sotto del quale può essere riposta la cappelliera. A richiesta, è disponibile il portellone a comando elettrico azionabile anche con il movimento del piede. In funzione della motorizzazione, la novità tedesca può gestire una massa rimorchiabile (frenata, con pendenza massima del 12%) fino a 1.600 chilogrammi. A bordo la plancia riprende lo 67


La compatta best-seller della casa automobilistica tedesca è stata rivista negli esterni ma soprattutto negli interni, completamente rivoluzionati

stile dei modelli Audi di categoria superiore: lo schermo touch da 10,1” consente di gestire la selezione dei media, la navigazione e l’ampia gamma di servizi Audi connect. Il display centrale è inserito nella cornice in nero lucido al centro della plancia. Accanto al nuovo selettore del cambio spicca una novità, rappresentata dal comando per la regolazione del volume, sensibile ai movimenti circolari delle dita e risultato funzionale e dal rapido utilizzo. Promosso a pieni voti anche il nuovo sistema d’infotainment Mib3, 10 volte più veloce del precedente, dotato di sim interna per garantire la massima connettività e con Apple CarPlay e Android auto disponibili anche in modalità wireless. In abbinamento al sistema di navigazione Mmi plus è previsto l’Audi virtual cockpit, forte di funzioni aggiuntive tra le quali la rappresentazione della mappa di navigazione in formato ampliato. Dal punto di vista della connettività l’App myAudi collega lo smartphone

alla nuova Audi A3. L’applicazione consente di utilizzare servizi come la navigazione myAudi, che passa senza soluzione di continuità dal device portatile all’auto, lo streaming musicale e il trasferimento del calendario del device all’Mmi. È inoltre possibile bloccare o sbloccare da remoto le portiere, individuare la zona di sosta per essere condotti alla vettura e attivare il riscaldamento autonomo a motore spento (a richiesta). Tra le novità spicca anche la chiave Audi connect, disponibile successivamente al lancio, grazie alla quale sbloccare/ bloccare la vettura e avviare il propulsore da remoto mediante un device Android. Sul fronte della guida autonoma rientrano nella dotazione di serie l’Audi pre sense front con riconoscimento dei ciclisti e dei pedoni, collision avoid assist, lane departure warning, chiamata d’emergenza e assistenza Audi connect. A richiesta l’Adaptive cruise assist, che regola automaticamente la

Una vettura dal design avveniristico e con tecnologie innovative, sempre pronta ad affrontare nuove sfide

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distanza dal veicolo che precede e contribuisce a mantenere il centro corsia, anche in presenza di lavori in corso. La motorizzazione 2.0 litri da 150 cavalli è il compromesso perfetto tra prestazioni e consumi, con una velocità massima di 224 km/h, uno scatto da 0 a 100 km/h coperto in 8.4 secondi e un consumo combinato registrato nel nostro primo test (urbano e extraurbano) di oltre 17 km/h al litro. Caratterizzata dall’elevata insonorizzazione, la A3 si adatta allo stile di guida e al percorso grazie all’Audi Drive Select con cinque programmi di guida (di serie per la versione S line edition). Alessandro Belotti

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AGRATI ELETTRODOMESTICI: CONSIGLI PER ACQUISTI DI QUALITÀ Da qualche mese il punto vendita ha avviato una collaborazione stabile con il provider Planetel, specializzato nell’offerta di servizi voce e fibra ottica. Una partnership che sta portando soddisfazioni: “Mi incuriosiva proporre i servizi di un’azienda 100% bergamasca, perché essere radicati sul territorio dà un enorme vantaggio rispetto ai grandi player nazionali in termini di assistenza al cliente. Ottimo servizio, altissime performance nel traffico dati e soprattutto la soluzione di esigenze e problemi in tempi brevi. Questo è il valore aggiunto che apprezziamo maggiormente, quello che ci accomuna con le nostre scelte di business”.

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Agrati Elettrodomestici è ad Osio Sotto, una storia di due generazioni e più di quarant’anni di attività: ora sono due fratelli a mandare avanti il progetto iniziato dal padre. In negozio Matteo, il commerciale, attento alle consegne e front office verso un’eterogenea clientela che arriva da tutta la provincia. Esperto d’impiantistica e tecnico collaudato Dario, entra nelle case a risolvere i problemi rendendo efficiente ciò che il cliente ha acquistato in negozio. Agrati è un negozio specializzato sul “bianco”: lavatrici e frigoriferi soprattutto, ma anche congelatori, lavastoviglie, lavasciuga, aspirapolvere e impianti di condizionamento. “Forniamo assistenza ed eventuali riparazioni per grandi marche - afferma Matteo - e nel caso non si possa intervenire per aggiustare l’elettrodomestico proponiamo una sostituzione. Ormai, grazie ad un network commerciale affidabile al quale abbiamo aderito, abbiamo prezzi

davvero competitivi. Il nostro vero concorrente è Amazon, ma sfidiamo la sua aggressività contrapponendo il valore dei nostri servizi. Installiamo, spieghiamo, cerchiamo di ottimizzare anche l’utilizzo di certe componenti che portano al risparmio energetico e in generale ad allungare la vita del prodotto acquistato”. La clientela è sempre più orientata dalle informazioni reperite online e arriva al negozio con le idee più chiare di una volta, ma il consiglio per l’acquisto è basilare: “Succede che i bisogni familiari non siano congruenti con la scelta fatta davanti al computer. In questi casi noi cerchiamo di offrire argomentazioni valide che soddisfino le reali esigenze dei consumatori, soprattutto delle donne. Sono loro che comandano, sempre. Toglietegli il marito, ma non lasciatele un giorno senza lavatrice: diventano pericolose!”, ironizza Matteo.

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Foto Antonio Milesi

EVENTI

Panathlon Alla “Saps Agnelli Cooking Lab” nel ricordo di Mario Mangiarotti

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enerdì 10 luglio si è svolta, nella sede di SAPS Agnelli Cooking Lab, la prima conviviale post Covid-19 del Panathlon Club Bergamo, per ricordare il “Centenario della nascita di Mario Mangiarotti”, nato il 12 luglio 1920, e per rendere ufficiale l’abbinamento del suo nome a quello del Club, a un anno dalla sua scomparsa. Presenti alla serata le figure del mondo dello sport che hanno condiviso con lui la dirigenza del Coni provinciale e la nascita del Panathlon Club Bergamo, alla cui base vi sono i principi di etica, lealtà e fairplay. Mario Mangiarotti, la cui vita si è alternata tra la sua professione di medico e lo sport, era discendente dalla celebre famiglia di schermidori che ha tinto di azzurro i podi olimpici e mondiali del secolo scorso, si è cimentato nelle tre armi, spada, sciabola e fioretto. Dedito agli studi, è stato un pioniere della medicina dello sport, combinando la professione con la partecipazione agli organismi di promozione e coordinamento


delle discipline olimpiche. Gianluigi Stanga, presidente del Panathlon Club Bergamo, ha annunciato ufficialmente l’intitolazione del Club a Mario Mangiarotti, facendolo diventare Panathlon Club Bergamo Mario Mangiarotti. Nel corso della serata è stato inoltre presentato il docufilm dal titolo “Il Panathlon nel segno di Mario Mangiarotti”, realizzato da TerzoTempoSportMagazine in collaborazione con Sitointerattivo, in cui vi sono le testimonianze di amici e collaboratori che con lui hanno condiviso il cammino nei valori e negli ideali dello sport e del Panathlon. Federica Sorrentino

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Foto Light&Magic Productions

EVENTI

RistoGolf A sostegno del Cesvi

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l 15 luglio si è svolta nella cornice del Monastero di Astino la conferenza stampa di presentazione di Ristogolf, manifestazione eno-gastronomicagolfistica. Dal 21 al 23 luglio, l’Associazione Ristoratori Albergatori & Co. Golfisti, è tornata in campo nella città orobica con l’iniziativa Ristogolf by Allianz per Bergamo, concepita a sostegno della ristorazione bergamasca e dell’attività del Cesvi, attualmente operativo nel contrasto al Coronavirus, sostenendo gli Ospedali di Bergamo tramite la fornitura di dispositivi di sicurezza e attrezzature mediche urgenti, e nell’aiuto di anziani vulnerabili attraverso servizi socio-assistenziali a domicilio. Golf Club Bergamo L’Albenza, tra i campi più belli d’Italia, la location scelta per questa edizione speciale di Ristogolf. A caratterizzare l’evento, l’immancabile percorso di degustazioni eno-gastronomiche posizionate lungo le 18 buche di gioco, nel rispetto delle norme adottate a causa del Covid. La premiazione è avvenuta in modalità digitale con


Il nuovo showroom di Pentole Agnelli vi aspetta a Lallio, in Via Provinciale, 30.

Lunedì dalle 14.00 alle 19.00 / Martedì - mercoledì - giovedì - venerdì dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 19.00 / Sabato dalle 9.30 alle 19.00 / Domenica chiuso

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interventi in diretta sui canali social ufficiali di Ristogolf. Chicco Cerea, 3 stelle Michelin e presidente di Ristogolf, ha spiegato, insieme al vicepresidente Giancarlo Morelli e al direttore Dario Colloi, che Bergamo è la città del loro cuore e in questa edizione speciale vi è la voglia di abbracciare un messaggio positivo, senza dimenticare ciò che è accaduto. Numerosi i personaggi noti legati al territorio che hanno contribuito al progetto con finalità benefica, che quest’anno si concretizza nel supporto alla Fondazione Cesvi, oggi fortemente impegnata a Bergamo per contrastare il Covid. Tra questi vi sono Giorgio Pasotti e Pietro Ghislandi, la sciatrice Sofia Goggia, il calciatore dell’Atalanta Duvan Zapata, l’alpinista e scrittore Simone Moro e la madrina del Cesvi Cristina Parodi. Ristogolf ha coinvolto numerosi ristoranti gourmet del territorio, dove acquistare un menu degustazione per due persone, oltre a premi speciali e gustosi per i giocatori chiamati a sfidarsi durante la tre giorni di gara, attuando così un sostegno concreto al mondo della ristorazione. (fs)


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Foto Light&Magic Productions

EVENTI

Agnelli e Bolle Protagonisti a Ristogolf

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ottava edizione di Ristogolf, evento enogastronomico-sportivo, tenutosi al Golf Club Bergamo L’Albenza dal 21 al 23 luglio, ha ottenuto un enorme risultato. Sport e alta ristorazione si sono unite a sostegno del territorio bergamasco. Iniziativa sold out che ha visto prenderne parte 340 giocatori per un aiuto concreto verso la città orobica. Anche Pentole Agnelli, sensibile al tema della solidarietà, è scesa in campo con Ristogolf, per la sua città natale. Un’occasione per stare insieme, dedicandosi a chi ha bisogno. Pentole Agnelli, partner del circuito sportivo-culinario da due edizioni, ha fornito le pentole come premi e per le attività di showcooking. Bolle Restaurant, il ristorante che fa capo alla famiglia Agnelli, durante tutte e tre le giornate della manifestazione, ha preso parte insieme al suo chef Filippo Cammarata, che grazie all’Ape FoodTruck #NONTOCCATEMILAPADELLA, posizionata sul green de L’Albenza, al termine della buca 7, ha servito a


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coloro che hanno partecipato al Ristogolf uno dei suoi piatti simbolo, il Crispy Fried rice oriental-mediterraneo. Al termine dei tre giorni di gara, Ristogolf ha raccolto l’importante somma di 9.000 € devoluti alla Fondazione Cesvi, attiva per fronteggiare le emergenze sanitarie e sociali, particolarmente coinvolta nella risposta alla pandemia da Covid sul territorio bergamasco. Chicco Cerea, 3 stelle Michelin e presidente di Ristogolf, si è detto orgoglioso dell’eccezionale risultato raggiunto, ringraziando i numerosi partecipanti e i prestigiosi Sponsor. A rendere unica questa speciale edizione di Ristogolf, volti noti tra cui il campione di golf Costantino Rocca, l’ex CT della Nazionale Italiana di calcio Cesare Prandelli, i campioni di calcio Daniele Massaro e Beppe Dossena. Durante la tre giorni, presenti anche la campionessa di sci Sofia Goggia, l’attaccante dell’Atalanta Duvan Zapata, l’alpinista scrittore Simone Moro e poi Osvaldo Ardenghi, Ol Morot, la Giuliana, gli attori Pietro Ghislandi, Giorgio Pasotti, Alessio Boni, e la madrina del Cesvi Cristina Parodi. Federica Sorrentino


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Foto Antonio Milesi

EVENTI

Nuovo Hangar per la Scuola Volo Caravaggio

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abato 4 luglio si è svolta l’inaugurazione del nuovo hangar della Scuola Volo Caravaggio, in prima fila c’erano il presidente, Alessio Pengue, gli istruttori, l’intero staff e tutti i soci del club. Gli aerei Bristell e la nuova Toyota C-HR Hybrid, auto dallo spirito fuori dagli schemi che unisce per la prima volta il profilo da coupè, lo stile deciso e l’abitacolo rialzato, della concessionaria Sarco Toyota e Lexus, hanno fatto da sfondo all’evento.

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La nuova vettura assicura prestazioni superiori e una guida fluida e silenziosa, disponibile con doppia motorizzazione: 2.0 Hybrid Dynamic Force da 184 CV e 1.8 Hybrid da 122 CV. Consente la piena integrazione dello smartphone sia con Apple CarPlay che Android Auto ed è equipaggiata con Hybrid Coach, l’assistente virtuale che rileva il tempo reale percorso in elettrico e fornisce consigli utili su come migliorare lo stile di guida e sfruttare tutte le potenzialità dell’ibrido.


Il palato degli ospiti è stato allietato dal buffet de “Il Paradiso delle Torte” di Azzano San Paolo (Bg), dalle bollicine dell’Azienda agricola “Monzio Compagnoni” e della Casa vinicola “San Giuseppe” e dagli inebrianti vini delle “Cantine Burgò”. In seguito è avvenuto il fatidico taglio del nastro da parte del presidente Alessio, momento che tutti attendevano, dopo di che a far decollare l’atmosfera ci ha pensato Dj Theo Di Blasio. Un ringraziamento a Michela, Giorgia, Beatrice e Alice di “Bergamo Economia Events”. Ilaria De Luca

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Foto Antonio Milesi

EVENTI

Rotary

Passaggio di consegne per il Club Bergamo Ovest

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unedì 29 giugno ai Colli di Bergamo Golf Club presso il ristornate da Mimmo si è svolta la cerimonia del passaggio delle consegne per il Rotary Club Bergamo Ovest. Ad aprire il conviviale è stato il Presidente uscente, Matteo Golferini, aggiungendo che la decisione di organizzare la serata è stata accompagnata da incertezze, infatti molte persone hanno partecipato in remoto tramite conferenza zoom. A Italo Testa è stato consegnato il riconoscimento

di Paul Harris Fellow come ringraziamento per aver svolto al meglio la fondamentale funzione di Prefetto e Barbara Nappi in segno di gratitudine per il ruolo svolto in tutti questi anni. A seguito del suo intervento, Matteo consegna al suo successore, Giorgio Donadoni, il collare e la spilla, concludendo così il suo incarico di Presidente per l’anno rotariano 2019-2020, Giorgio gli ha di seguito dato un attestato di riconoscenza per l’eccellente opera svolta nel corso del suo mandato. Non è mancato inoltre l’intervento del noto attore teatrale Maurizio Donadoni, fratello di Giorgio, che ha intrattenuto parlando di aneddoti sulla sua giovinezza a Bergamo e dell’Aiace, famosa opera di Sofocle. Nell’anno di presidenza di Giorgio Donadoni si prevede la continuazione dell’opera di sostegno per l’emergenza Covid-19, ambito in cui il Club si .è particolarmente distinto per la partecipazione professionale dei propri soci, tra cui in primis il professor Alberto Barzanò, insignito della PHF (Paul Harris Fellow) da parte del Governatore del distretto 2042 Giuseppe Navarini.


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