Bergamo Economia 26

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LA CONGIUNTURA A Bergamo timidi segnali di una lenta ripresa Risalgono gli ordinativi, ma cala ancora l’occupazione

L’INTERVISTA Lo scudo fiscale sotto la lente d’ingrandimento di Paolo Giolito, direttore area Nord Italia di Credit Suisse

L’APPROFONDIMENTO Borsa, oro o mattone: dove investire nel 2010? Consigli utili per impiegare i risparmi senza brutte sorprese

Rivista mensile - Ogni primo venerdì del mese in edicola al prezzo di 4,00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

L.I.A., dieci anni di libera imprenditorialità

Il 10 novembre del 1999 nasceva la Liberi Imprenditori Associati, una nuova realtà che è riuscita a spostare gli equilibri associativi bergamaschi

DICEMBRE 2009 - anno 3 - numero Economia, attualità, costume e stile

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L’editoriale Dicembre 2009

Giovani e precarietà, l'umiltà è la chiave di volta

DI LUCA T. BILOTTA

ono passati più di due anni dalla ahimé storica frase "mandiamo i bamboccioni fuori di casa", commento un po' pepato dell'ex Ministro dell'economia Tommaso Padoa Schioppa in un'audizione fatta dinanzi alla Commissione di Bilancio di Camera e Senato. Si trattava, chiaramente, di una battuta colorita con cui lo stesso voleva ricordare che gli ex-aiuti ai giovani in tema di affitti avevano proprio l'obiettivo di aiutarli a rendersi indipendenti dalla famiglia: "Incentiviamo a uscire di casa i giovani che restano con i genitori, non si sposano e non diventano autonomi", aveva chiosato successivamente. Ora, a distanza di oltre due anni, ci si interroga - forse con sguardo più critico complice la crisi - se veramente i giovani di oggi sono dei "bambocci" o, peggio, dei "fannulloni". Senza scadere nel provocatorio come il ministro Gianfranco Rotondi, capace di lanciare i suoi strali contro la pausa pranzo per risollevare il Paese dal black-out produttivo: "Una ritualità che blocca tutta l'Italia". L'intento di questo editoriale sarà stilare una reale valutazione del binomio giovani-lavoro, focalizzando l'attenzione sui problemi che hanno portato i nuovi lavoratori a perdere la fiducia nel costruirsi una famiglia da soli.

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Buon Natale e Buon anno! Ci rivediamo in edicola

Venerdì 8 gennaio 2010 3


l primo pensiero che balza alla mente è: lavoro vero o precario? Già, perché oramai per il laureato (da qualsiasi facoltà provenga) non esiste più il "praticantato", bensì il "precariato". Ovvero un lasso di tempo variabile - e non fisso, come per gli aspiranti commercialisti pari a tre anni -, che è quantificabile in una forbice che passa dai due mesi ai vent'anni. No, non stiamo esagerando. Stiamo semplicemente analizzando un fenomeno globale che non distingue il laureato dal diplomato. Non fa sconti: non importa che uno sia operaio o imprenditore oppure architetto o muratore -, la crisi morde indistintamente. Per questo non ci si deve stupire se - numeri alla mano - il popolo dei precari è paragonabile ad un esercito. Fra Co.pro, lavoro interinale e somministrato, parasubordinato e sommerso, sono circa 8 milioni di persone. Quanti gli abitanti della Svizzera. In Italia significa un lavoratore su tre. E per chi pensa che - per gli imprenditori - sia tutto un altro mondo, si sbaglia. Anche loro soffrono: che futuro possono avere i giovani rampolli dell'economia industriale se, oramai, la crisi congiunturale ha morso pure i loro padri? Su di loro, inoltre, pende un'altra spada di Damocle: saranno in grado, o no, di guidare l'azienda di famiglia? Riusciranno a colmare il gap del classico passaggio di consegne? Insomma, ognuno ha i suoi grattacapi. Domande che hanno dato vita ad un interessante incontro, voluto e strutturato dal CNA (Confederazione Nazionale dell'Artigianato) di Bergamo, lo scorso mese al Bobadilla di Dalmine. Un vertice che ha dimostrato come i padri imprenditori siamo molto più apprensivi nei confronti dei figli, rispetto a molti altri genitori lavoratori dipendenti. Non tanto per una mancanza di fiducia nelle nuove generazioni, ma perché li preoccupa il contesto economico-sociale in cui dovrà vivere la propria prole. Perché, essendosi costruiti da soli, conoscono quanto sia duro e faticoso il worker world. E a questo si devono aggiungere altri due gap: la crisi economica che non aiuta e, soprattutto, l'università italiana che - basata su standard oramai vetusti anziché preparare alla vita d'ufficio, accultura senza costruire le giuste fondamenta atte a reggere il mondo professionale.

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nsomma, lo start-up degli italiani under 30 è decisamente proibitivo. Qualsiasi corso di studi intrapreso porta solo ad incertezze future, quale che sia il ceto sociale di provenienza. Inoltre, la politica non facilita le cose. Per i ragazzi di oggi i problemi sono pressoché strutturali. Ovvero quelli di un Paese che non gli permette di costruirsi una propria stabilità lavorativa, di accedere a mutui realmente agevolati, che non ha misure sufficienti a sostegno dei giovani che decidono "di uscire da casa". Rispondendo a Padoa Schioppa, in pratica, la famiglia risulta essere il più efficace ammortizzatore sociale, a differenza di quanto fatto finora a Roma, dal 1990 ai giorni nostri. Per fortuna i ragazzi di oggi sono dinanzi alla nuova "Età dell'Oro". Ovvero un contesto storico in cui ognuno sarà artefice delle proprie fortune. "Homo faber fortunae suae" dicevano i nostri antenati. Questo deve diventare il motto delle nuove generazioni. Perché

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essere laureati o diplomati conterà sempre di meno (salvo alcune professioni - come i medici - in cui, complice un alto grado di preparazione, diviene fondamentale il titolo di studio). Bensì saranno necessarie doti come la costanza, l'abnegazione, lo spirito di sacrificio e l'adattabilità. Caratteristiche che, col tempo, sono andate scemando nel campo professionale. Fino a qualche anno fa i lavoratori in genere avevano diritti e doveri. Poi, con la complicità dei sindacati, sono aumentati i diritti e diminuiti i doveri. Questo ha generato un effetto boomerang perché ora, con il sistema azzerato, si dovrà necessariamente ripartire dai soli doveri per ricostruirci un'identità. avorare per vivere, dimenticarci l'orario di lavoro canonico delle otto ore per sopravvivere. E non parliamo solo del classico operaio, alienato dalla catena di montaggio. Ma anche del giovane imprenditore, sempre più lontano dal trend patinato dell'uomo ricco che si sollazza nel week-end a bordo dell'ultima fuoriserie acquistata. D'ora in poi chi vorrà avere fortuna dovrà restare accanto ai suoi operai giorno e notte, vivere l'azienda in modo passionale e non asettico. E qui, ahimé, dovremo farcene una ragione: in qualsiasi contesto lavorativo la pausa pranzo, se necessario, potrà essere anche un fugace panino davanti al monitor d'ufficio. Per la felicità del ministro Gianfranco Rotondi. Ovviamente qualcuno storcerà il naso leggendo quest'editoriale. Penserà che siamo tornati all'"Età della Pietra" anziché a quella dell'Oro. Invece non è così. Ci sono molti giovani che - passo dopo passo - sono riusciti a costruirsi un piccolo spazio nel business world italiano. Con fatica e abnegazione. Senza cronometrare la permanenza in ufficio, con sudore e spirito d'iniziativa. Neolaureati e non che si sono rimboccati le maniche alla ricerca di una posizione stabile nel Far West del mercato lavorativo. Si potrebbero snocciolare mille esempi, dal figlio d'imprenditore che lavora giorno e notte insieme al padre. Dal laureato in Economia e Commercio che vive la precarietà da praticante, cercando d'imparare il più possibile con 250 euro al mese e 10 ore di lavoro al giorno. Passando dall'operaio che, a fronte della cassa integrazione, ha deciso di rilanciarsi in altri settori produttivi.

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ente comune, accomunata da un'unica parola: umiltà. Quella di voler crescere senza aspettative, la condizione generale della generazione Duemila. Gli stessi che, oggi, sono riusciti ad essere un imprenditore di successo (con l'idea giusta e un pizzico di fortuna, anche con la crisi in essere), un commercialista assunto in uno studio associato e un artigiano. Loro ci sono riusciti, magari lasciando il nido un po' più tardi rispetto ai rispettivi genitori, ma adattandosi al mondo moderno. Non cercando di modificare il sistema, bensì adattandosi ad esso. I tempi di gloria sono finiti. Ora come non mai, per essere esclusi dalla lista dei "bamboccioni" bisogna - passateci il termine - rimboccarsi le maniche e "tirare fuori gli attributi".

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IL RED. RESPONSABILE

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Sommario Dicembre 2009

Società Editrice Giornale di Bergamo S.r.l. Presidente: Paolo Agnelli Curatori del progetto: Cristiano Agnelli e Luigi Berlusconi Direttore: Paolo Provenzi

REDAZIONE: Speb S.r.l. (Impaginazione, testi e foto) Redattore Responsabile: Luca T. Bilotta Mail: bilotta@bergamoeconomia.it Collaboratori: Livio Casanova, Giorgio Chiesa, Roberto Amaglio e Massimo Pighizzini

A pagina 76

Consulenti: Marco Amorese, Claudio Rossi, Laura Adele Feltri, Maria Zaccone, Barbara e Cristina Putortì Grafica e impaginazione: Francesco Legramanti Mail: grafici@bergamoeconomia.it

ECONOMIA & BUSINESS

Fotografi: Giorgio Chiesa, Laura Pietra e Franco Pasinetti Website: Stefano Morleo

PUBBLICITA’:

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Tel. 035 678812

L.I.A., dieci anni di libera imprenditorialità

Agenti: Antonio Milanesi, Sergio Saresini Mail: info@bergamoeconomia.it Concessionaria pubblicità nazionale: A. Manzoni & C. S.p.A., via Nervesa, 21 Milano. Tel. 02 57494211 Concessionaria pubblicità locale: Speb S.r.l., Via San Giorgio, 6/n - 24122 Bergamo

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Workshop Alle Pmi manca "lo spolatore" Focus sul controllo di gestione

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Statistiche&Previsioni Fallimenti a colpi di mannaia Per Bergamo un 2009 disastroso

Stampatore: Castelli Bolis Poligrafiche S.p.a. 24069 Cenate Sotto (Bg) - Via Alessandro Volta, 4 Tel. 035 4258528

Abbonamenti: 035 678838 Costo abbonamento: 40 euro per 11 mesi

Il confronto “Un giorno tutto questo sarà tuo” Al Bobadilla il passaggio generazionale

INFO: Società Editrice Giornale di Bergamo S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Capitale sociale 75.000,00 Euro

Copertina

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Fuori solco Trattori: la Same semina Treviglio raccoglie 150 esuberi


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Parola all'associazione “Serve coesione nel mondo agricolo” Pietro Bonalumi, presidente della CIA

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Wine&Spirit Mattia Vezzola, la classe non è acqua L’enologo svela tutti i segreti del vino

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A pagina 130

Eventi&Storia "Oltre ogni Muro" Feltri ospite di Giovane Italia

AZIENDE 82

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Spazi nuovi Nasce "Primomodo", il centro italiano per la famiglia

Top Business Legatorie Ravasio, la carta dell'investimento

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RUBRICHE & EVENTI

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Solidarietà "Il Sole Forever", la Onlus per la lotta contro la mielofibrosi

Nuove realtà Fisar e Chiesa, un'integrazione per il territorio

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Sci&Investimenti Foppolo, Carona e San Simone, al via la stagione dei sogni

A pagina 86

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Slalom&Motori Lario Bergauto e Rent and Go, una stagione "in discesa libera"

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Prova su strada Serie 5 GT, la nuova Belle Époque dello stile

112 Chi, dove e perché Foto e curiosità

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Notizie in breve Aa1

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E' il rating che Moody's ha confermato alla Regione Lombardia, più alto rispetto allo Stato italiano e il più alto tra tutte le regioni italiane (compresi tra Aa2 e A3)

E' il numero di aziende agricole bergamasche che effettuano la vendita diretta. Nella "Mappa del buon vivere in Lombardia", Bergamo ha 35 distributori di latte self service, 70 agriturismo e 4 farmers market

Turismo

Eccellenze

Le mura venete saranno patrimonio dell'umanità

Le mura venete di Bergamo alta saranno patrimonio mondiale dell'UNESCO? Se fino a qualche anno fa poteva sembrare un'azzardo, ora non è più così e tra qualche anno le cinta difensive di Bergamo potrebbero rientrare nella prestigiosa lista di monumenti patrocinati dall'UNESCO La Città dei Mille, infatti, si candida per entrare nel patrimonio mondiale dell'umanità. Lo fa seguendo una via lunga almeno quattro anni, l'unica, però, che sembra dare sufficienti speranze di raggiungere l'obiettivo. 10

Bergamo, infatti, ha messo da parte l'idea di presentare una candidatura individuale ed è rientrata in una seriale, ovvero una rete di più luoghi che dalle Mura venete di Città Alta si collega a Peschiera del Garda, Venezia, alle città croate di Zara e dell'isola di Korcula, fino a Cipro con Nicosia e Famagosta: gli elementi comuni che vengono portati all'attenzione dell'Unesco sono le "Opere di difesa veneziane nel Mediterraneo tra il XV e il XVIII secolo". La sfida di Bergamo non inizierà, probabilmente, prima

del gennaio 2012, quando le città delle "opere di difesa" potranno finalmente presentare la loro candidatura (questi i tempi stimati). Dopodichè si dovrà attendere un altro anno e mezzo per la valutazione dell'Unesco. In attesa di quella scadenza, il prossimo passo dell'amministrazione sarà quello di organizzare un incontro internazionale a Bergamo per valutare la possibilità di coinvolgere altre realtà che presentino testimonianze analoghe. L'idea è già stata illustrata a Palafrizzoni dal sindaco Franco Tentorio, dal

Ernst&Young Sestini premiato Passerella per Roberto Sestini al premio imprenditore dell'anno di Ernst&Young. Il presidente del gruppo Siad e della Camera di Commercio di Bergamo si è affermato come finalista nella categoria "Finance" e ha ricevuto il riconoscimento a Palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese, per aver saputo "sviluppare e migliorare recita la motivazione - i processi ed i prodotti di un settore per definizione di difficile progresso tecnologico quale quello dei prodotti gassosi e dei macchinari per la loro gestione, attraverso un forte impulso all'attività di ricerca, la conservazione dello spirito di impresa familiare pur se calato in un contesto internazionale raggiunta anche attraverso un'importante partenership strategico/finanziaria e l'attenzione verso i propri collaboratori" che sono (aggiungiamo noi) quasi 1.400. Tra il 2006 e il 2008 l'utile netto dell'azienda di famiglia (la fondò il nonno Quirino nel 1927) è salito da 4.6 a 22.2 milioni di euro.


11 mila

1,22

E' il numero di "amici" che la Brembo ha su Facebook, più di Bridgestone e Pirelli. Linkandosi al blog della casa di freni sportivi si trovano notizie di motoGp, Formula Uno e video in 3D

Sono i chili di sporco al giorno prodotti in un anno da un bergamasco, la minor produzione pro-capite di tutta la Lombardia, vicino a 1,25 di Sondrio. La media regionale è 1,40

consigliere delegato all'Unesco Luciana Frosio Roncalli, dalla responsabile dell'Ufficio Unesco del ministero dei Beni Culturali Adele Cesi, e dai responsabili dell'associazione Siti (Istituto superiore sui Sistemi territoriali per l'innovazione), che dà consulenza al Comune per la candidatura Unesco. Il progetto è partito con l'amministrazione Bruni e continua adesso sotto il governo Tentorio, fortunatamente le buone idee per una volta tanto non hanno colori politici ma vanno oltre, al di là di barriere ideologiche e politiche. Un'idea che potrebbe portare Bergamo ancor più in alto tra le destinazioni turistiche europee e nazionali, creando un'effetto positivo sia sull'economia locale sia per quel che concerne il prestigio della nostra città.

Recessione

Su Facebook il volto della crisi bergamasca "Salva la Comital" e "Tenaris Dalmine": sono solo due dei gruppi nati su Facebook. E' il nuovo fronte comune dove disoccupati e cassintegrati si incontrano con il grande popolo della rete per discutere, protestare, sfogarsi, organizzarsi, insomma per confidare tutto il malessere di una crisi che ha messo in ginocchio aziende storiche della provincia e i suoi lavoratori. Anche a Bergamo Facebook & co. sta cambiando il modo di rapportarsi della gente con le comunità in cui vivono e gli esempi ci inducono

a pensare che il cambiamento non riguardi più solo gli americani ma anche molti bergamaschi. Per capire l'umore dei lavoratori basta leggere alcuni messaggi. "Voglio mandare un messaggio alla Tenaris - scrive Pierluigi Barsacchi - voi al nostro posto cosa avreste fatto? E' così che volete la collaborazione di cui tanto parlate da tempo, questi ragazzi compreso io difendiamo con onore i posti di lavoro, se voi dirigenti fate... chiudere la Dalmine di Piombino, noi che facciamo? Come viviamo? Come pagheremo le tasse? Come e dove andremo a lavorare per guadagnarci per vivere? Ditemi voi che cosa avreste fatto voi al nostro posto? Chiudere lo stabilimento di Piombino vi sembra una bella invenzione? Perché non dite la verità? Non sopporto l' ipocrisia, la presunzione e

arroganza, non pensate anche alle famiglie?". Lo stesso vale per l'azienda di Nembro che dal giugno scorso è in balia del caso, il gruppo si chiama "Salva la Comital" "Prima di tutto ringrazio tutti quelli che ci stanno sostenendo per aiutare questa triste realtà della chiusura della Comital di Nembro - scrive Mario Fumagalli creatore del gruppo che conta più di 400 iscritti -, che è uguale a tante tristi realtà sempre più in aumento in tutta Italia, dove migliaia di lavoratori pagano a caro prezzo questa crisi creata dai potenti del mondo. Grazie ancora e continuate ad aderire a questa causa, continuate a sostenerci e divulgare questo problema come noi lo facciamo con altre realtà simili. Infatti grazie a tutti voi siamo meno invisibili. Un felice saluto a tutti"

Eccellenze/2

“Da Vittorio” Tre stelle Michelin Da Vittorio, il ristorante di Brusaporto di Chicco e Bobo Cerea, ha conquistato tre stelle Michelin. Il ristorante è stato fondato da Bruna e Vittorio Cerea nel 1966, da allora ha avuto un'ascesa inarrestabile verso una cucina di altissima qualità tanto da aggiudicarsi, nella prestigiosa e mitica guida Rossa Michelin (edizione 2010), la terza stella. Salgono così a sei i migliori ristoranti italiani: Al Sorriso a SorisoNovara, Dal Pescatore a Canneto sull'Oglio-Mantova, Le Calandre a Rubano-Padova, Enoteca Pinchiorri a Firenze, La Pergola a Roma e proprio la new entry Da Vittorio a Brusaporto. Uno stile culinario inconfondibile, vivo e vitale da oltre 40 anni, grazie all'intuizione del fondatore - papà Vittorio - e all'evoluzione compiuta dai figli, che negli ultimi anni hanno integrato la tradizione con le tecniche più moderne. Un'armonia che si traduce in massima valorizzazione di materie prime di qualità assoluta, in arrivo dalle migliori aree di produzione.

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ECONOMIA&BUSINESS Marco Amorese ha conseguito un LL.M. presso la Harvard Law School ed un Dottor ato di ricerca in diritto commerciale

presso l'Università degli Studi di Brescia. È ammesso all'esercizio della professione forense in Italia e a New York

La responsabilità amministrativa degli enti e i modelli di organizzazione LEGGERE LA LEGGE - RUBRICA A CURA DELL’AVVOCATO MARCO AMORESE l D. Lgs. 231/01, con una disciplina che ha rivelato una inaspettata portata espansiva, ha regolato la responsabilità amministrativa degli enti ed ha "messo in cantina" il principio (di lunga tradizione) secondo cui societas delinquere non potest (la società non può delinquere). La normativa ha introdotto diverse ipotesi di responsabilità da reato per una serie di condotte messe in atto da soggetti che rivestono un ruolo apicale all'interno dell'impresa e che agiscono nell'interesse o a vantaggio dell'ente. L'ente (sia esso una società, una cooperativa od una associazione) può esonerarsi dalla responsabilità se prova (a) che ha adottato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi, (b) che il fatto reato sia avvenuto a causa di una elusione fraudolenta dei modelli organizzativi posti in essere e © che non vi è stata colpa nell'attuazione dei modelli di organizzazione. A lungo, l'adozione dei modelli organizzativi previsti dal D.Lgs. 231/01 è stata effettuata unicamente da grandi imprese molto managerializzate. La grandissima maggioranza delle piccole imprese, a saldo controllo familiare, hanno visto nei modelli di organizzazione unicamente un intralcio alla flessibi-

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lità di gestione. D'altra parte, è sembrato inutile introdurre modelli di organizzazione per evitare una responsabilità conseguente a reati che potevano essere compiuti solo dalla famiglia di controllo. Tuttavia, questa mentalità è destinata a cambiare: infatti, il novero di reati coperti dalla 231/01 si è esteso da una serie di fattispecie tipiche della grande impresa (ad. es. abusi di mercato o reati societari) a reati in materia di lavoro, delitti in materia di violazione del diritto d'autore, delitti informatici, delitti contro l'industria ed il commercio. Insomma, anche le piccole imprese rischiano oggi una responsabilità amministrativa che può anche essere gravosa. Per esempio, in caso di infortunio grave sul lavoro, la pena può arrivare anche a 387.250,00 e sono previste sanzioni accessorie, tra cui l'interdizione dall'esercizio dell'attività, la sospensione delle licenze o autorizzazioni, l'esclusione dalle agevolazioni o il divieto di pubblicizzare beni o servizi. Appare opportuno pertanto predisporre un buon modello di organizzazione che possa esonerare da questa responsabilità. Vediamo le caratteristiche di un buon modello di organizzazione: z esso deve essere accurato, chiaro e completo; z deve essere pensato specifi-

camente pensato per l'impresa; z deve contenere un codice etico di portata generale; z deve indicare con precisione le potenziali aree a rischio ed i destinatari; z deve prevedere l'esistenza di un Organismo di Vigilanza interno indipendente e garantire procedure di controllo, flussi informativi, budget annuali, nonché un adeguato sistema formativo che ne garantisca la corretta implementazione. z Deve essere costantemente modificato, integrato e controllato per garantirne l'adeguatezza. L'errore in cui si può incorrere è quello di dare un adempimento meramente formale agli obblighi di attuare un buon modello. Un modello che non sia specificamente pensato per la realtà imprenditoriale in cui si inserisce e che pertanto non introduce effettivi strumenti di controllo del rischio non esonera da responsabilità, perchè tradisce la funzione della normativa che vuole introdurre comportamenti imprenditoriali virtuosi. Come ha messo in luce la giurisprudenza della Cassazione a sezioni unite, il quadro normativo "evidenzia una fisionomia ben definita, con l'introduzione nel nostro ordinamento di uno specifico ed innovativo sistema punitivo per gli enti, finalizzato ad integrare un efficace strumento di

controllo sociale (…) e rappresenta l'epilogo di un lungo cammino volto a contrastare il fenomeno della criminalità d'impresa, attraverso il superamento del principio, insito nella tradizione giuridica nazionale, societas delinquere non potest e nella prospettiva di omogeneizzare la normativa interna a quella internazionale di matrice prevalentemente anglosassone, ispirata al c.d. pragmatismo giuridico." (Cass. S.U. 26654/08). Pertanto, la scelta di dotarsi di un modello di organizzazione va assunta avendo bene in mente che detta implementazione può servire a introdurre un sistema di controllo funzionale all'attività di impresa ed alla gestione dei rischi di impresa ed un'ottimale attuazione va fatta affidandosi ad adeguate professionalità che possano contemperare sia una visione aziendalistica che legale dell'ente.

STUDIO LEGALE AMORESE ha sede a Bergamo Via Zelasco, 18; Tel. +39 035 212175 Fax +39 035 271110 e a Londra 76 Holland Park, Tel +44 207 229 0889 (www.amorese.eu)


ECONOMIA&BUSINESS Barbara Putortì, Dottore Commercialista Revisore Contabile

Manovra anti crisi: chi l'ha vista? CON... TRIBUTO - RUBRICA A CURA DELLA DOTT.SSA BARBARA PUTORTÌ risi crisi crisi….. ormai quando si parla di economia e di finanza attuale la parola "crisi" risulta quasi sempre all'ordine del giorno. L'imprenditore medio, in questo triste inverno, non può far altro che prendere coscienza di: z un fatturato aziendale 2009 totalmente "compresso"; z commesse ridotte quasi del 50% se non più per l'anno 2010. Il Governo da parte sua fa abbastanza? Diciamo che ci prova ma i risultati sono relativamente scarsi, o per meglio dire: "Il ragazzo ha le capacità ma non si impegna quanto dovrebbe". Un po' come la maggior parte della mia generazione quando frequentava la scuola dell'obbligo. In questo articolo cercherò di spiegare, sintetizzando il più possibile ed evitando "paroloni tecnici", un ulteriore "deludente" novità fiscale per l'incentivazione delle capitalizzazione delle imprese. Il fiore all'occhiello del nostro Governo, dopo il fallimento preannunciato dello Scudo fiscale, è la legge concernente il bonus per la ricapitalizzazione per le imprese. Il comma 3-ter dell'art. 5 prevede una misura di incentivazione alla patri-

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monializzazione delle imprese societarie che concede una (minima) detassazione a fronte di aumenti di capitale di società di persone o di capitali perfezionati da persone fisiche in un preciso ambito temporale. In sintesi il governo vuole premiare l'imprenditore meritevole, ossia colui che immette personalmente liquidità nella propria impresa (e fin qui nulla di male, anzi). L'imprenditore che aumenta il capitale sociale mediante conferimento di un importo massimo di Euro 500.000,00 in un arco temporale che va dal 5 agosto 2009 al 5 febbraio 2010 avrà una detassazione per 5 anni del 3% dell'aumento del capitale ottenuto con il conferimento. Con un piccolo esempio pratico sarà semplice capire il poco appeal dell'agevolazione con riguardo agli effettivi benefici. Supponiamo che l'imprenditore conferisca all'interno della propria società una somma pari ad Euro 500.000,00, (averne, penserete voi) il 3% di tale somma pari a euro 15.000,00 è il reddito non tassato che se moltiplicato per 5 anni darà una variazione in diminuzione del reddito per un totale di Euro 75.000,00, molti-

plicato per 27,5% darà all'impresa un risparmio fiscale di Euro 20.625,00. Dove sta l'inganno? Semplice, nella maggior parte dei casi vi è il rischio che gli oneri amministrativi correlati all'operazione di aumento del Capitale sociale (es. spese notarili, spese di consulenza, spese relative al compenso del collegio sindacale in caso di trasformazione in spa), siano superiori al reale beneficio fiscale. L'agevolazione in esame è cumulabile alla Tremonti ter, ossia allo sconto previsto Iperf/Ires pari al 50% dei costi per l'acquisto di alcuni macchinari e attrezzature ben definiti dal Governo, che escludono categoricamente di largo consumo (es. computer, mobili, autoveicoli ecc). In tal caso, infatti, l'aumento del Capitale sociale finalizzato all'acquisto dei macchinari potrebbe comportare un bonus complessivo pari al 65% del costo sostenuto. Comunque, manovre anti crisi a parte il governo insiste a dire che la crisi in Italia è stata meno incisiva rispetto ai paesi europei cercando di convincere i cittadini che, per uscire dalla crisi, bisogna spendere. Le aziende dovrebbero fare inve-

stimenti, ma come? Chiedendo prestiti alle banche con tassi alti, mentre le banche hanno avuto soldi "nostri" a tassi agevolati e comunque, non si è mai visto un'azienda fare investimenti senza prima aver costatato la possibilità di un mercato pressoché sicuro. Mentre i cittadini dovrebbero continuare a fare mutui pur sapendo che il lavoro può venire a mancare da un giorno all'altro. Insomma noi siamo propensi a spendere ma lo è anche il governo? La maggior parte di noi consulenti, compatti e uniti nel "dolore" ha deciso di adottare una politica di silenziosa attesa della svolta tanto promessa. L'unica cosa che possiamo fare è osservare alla finestra le future manovre governative anti crisi, nella speranza che l'attesa non sia troppo lunga, è inverno, fuori fa freddo...

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ECONOMIA&BUSINESS Claudio Rossi, Laureato in Scienze dell'Economia e della Gestione Aziendale, svolge da molti anni attività di consulenza e di responsabilità

in ambito bancario. ha scritto diversi testi riguardanti la responsabilità sociale d'Impresa e la finanza nell'Internazionalizzazione

PILLOLE DI FINANZA - RUBRICA A CURA DEL DOTT. CLAUDIO ROSSI

Le funzioni della banca: la raccolta, gli impieghi e gli investimenti

z L'emissione di assegni circolari; z Il risconto del proprio portafoglio italiano ed estero e le anticipazioni su titoli di proprietà presso le Banche Centrali.

ome già richiamato in precedenti articoli, la Banca esplica le sue funzioni attraverso una continua opera di raccolta e di impiego del risparmio, nel rispetto, ovviamente, delle disposizioni previste dall'Organo di Vigilanza (Banca d'Italia) per la tutela dei depositanti e l'esercizio del credito.

Dal versante degli "impieghi", ovvero del complesso delle operazioni bancarie dirette all'impiego dei fondi raccolti, effettuate, ovviamente, adottando tutte le cautele insite nella corretta applicazione della normativa relativa all'attività creditizia, possiamo rilevare:

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Beninteso, tutte le Banche sono costantemente impegnate ad assecondare gli indirizzi di politica economica che via via vengono indicati dall'Autorità monetaria ed ad osservare le disposizioni, anche di carattere transitorio, che lo stesso Organo di Vigilanza può emanare in circostanze particolari. Per "raccolta" s'intende il complesso delle operazioni bancarie dirette alla "provvista" di fondi; dal punto di vista gestionale è un'operazione "passiva" in quanto comporta un costo: quello della remunerazione dei capitali raccolti. Tra le principali e più conosciute forme tecniche si ricordano: z I depositi fruttiferi liberi e vincolati; z I conti correnti di corrispondenza, in lire ed in divisa, con clienti e banche; z I certificati di deposito a tempo; 14

z Le aperture di credito in conto corrente e gli anticipi in conto; z Lo sconto di cambiali ed effetti cambiari sull'Italia e sull'estero; z Le anticipazioni ed i riporti su titoli, le anticipazioni su fedi di deposito di magazzini generali e di depositi franchi, su merci e su documenti; z Le aperture di credito semplici e documentate utilizzabili in Italia ed all'estero; z Le sovvenzioni e aperture di credito in conto corrente contro garanzia; z L'acquisto di titoli di Stato o garantiti dallo Stato, di obbligazioni di società industriali, commerciali ed agricole ed altri titoli ivi comprese le azioni di società industriali, commerciali ed agricole di prim'ordine quotate nelle Borse ufficiali. Considerandoli sotto l'aspetto gestionale, gli impieghi rappresentano, per contro, operazioni "attive" in quanto danno luogo a ricavi che sono

costituiti dalle remunerazioni dei capitali impiegati.

I valori mobiliari on il termine "valori mobiliari" si indicano più generalmente i "titoli" emessi dallo Stato, da enti pubblici o privati e da società per i debiti contratti verso terzi, oppure i "titoli" emessi da società per la costituzione o l'aumento del capitale sociale.

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I valori mobiliari, nell'accezione comune definiti semplicemente "titoli", sono rappresentati da documenti o certificati; essi vengono classificati fra i titoli di credito in quanto il possessore degli stessi ha diritto ad ottenere le prestazioni indicate dal certificato rappresentativo: prestazioni che invero possono altresì rivenire da quant'altro previsto dalle disposizioni di legge. La Legge 23 mar 1983 n. 77 al titolo "Istituzione e disciplina dei fondi comuni di investimento mobiliare", all'art. 12 fornisce indirettamente la seguente definizione di valore mobiliare: "…(omissis) … Coloro che intendono procedere all'acquisto o alla vendita mediante offerta al pubblico di azioni o di obbligazioni, anche convertibili, o di qualsiasi altro valore mobiliare italiano o estero, ivi compresi i titoli emessi da fondi di investimento mobiliari o immobiliari, italiani o esteri … (omissis) … per valore mobiliare è da intendere ogni documento o certificato che diretta-

mente o indirettamente rappresenti diritti in società, associazioni, imprese od enti di qualsiasi tipo, ivi compresi i fondi di investimento italiani od esteri, ogni certificato o documento rappresentativo di un credito o di un interesse negoziabile e non; ogni documento o certificato rappresentativo di diritti relativi a beni materiali o proprietà immobiliari, nonché ogni documento o certificato idoneo a conferire diritti di acquisto di uno dei valori mobiliari sopraindicati ". Peraltro quelli più di uso comune sono: z Titoli di Stato: emessi dallo Stato per finanziare le varie attività di interesse pubblico; essi rappresentano debiti contratti direttamente dallo Stato. Attualmente i più noti sono. B.O.T. (Buoni Ordinari del Tesoro), B.T.P. (Buoni Tesoro Poliennali) e C.C.T. (Certificati di Credito del Tesoro). z Obbligazioni: emesse da enti e società per necessità finanziarie proprie: esse rappresentano debiti contratti generalmente a lungo termine. z Azioni: emesse da società a base azionaria; esse rappresentano quote di partecipazione del capitale sociale. z "Parti" di fondi comuni di investimento mobiliare: emesse da società per azioni autorizzate all'istituzione e gestione dei fondi di cui trattasi; esse rappresentano quote di partecipazione non al capitale sociale delle società emittenti, bensì al portafoglio dei titoli costituito con l'investimento dei fondi raccolti.



ECONOMIA&BUSINESS Laura Adele Feltri Vicepresidente FIMAA Bergamo (Federazione Italiana Mediatori Agenti d'Affari), agente immobiliare dal 1988 e media-

tore creditizio. Da sottolineare anche il ruolo di docente per Bergamo Formazione nel campo immobiliare

Fondamenta stabili: a Bergamo, nel 2010, si può tornare ad investire MATTONE DOPO MATTONE - RUBRICA A CURA DI LAURA ADELE FELTRI nno horribilis". Il 2009 sarà ricordato come l'anno della crisi del sistema economico-finanziario, che ha minato le certezze radicate in noi in questo ultimo trentennio. Non sono valse le parole rassicuranti del premier Silvio Berlusconi, che ha cercato di fare diga ad una paura dilagante sulle prospettive future. Pochi hanno interpretato le parole di Giulio Tremonti che ha definito la crisi economica "non la fine del sistema, ma la fine di un sistema". E noi bergamaschi? Ci siamo fatti coraggio, sforzandoci di non pensare al domani, ma contemporaneamente abbiamo limitato gli investimenti. Ovvero quello che viene ritenuto superfluo, dando maggiore attenzione al valore reale delle cose (e delle case). Proprio in questo campo, complice il ko immobiliare americano, molti hanno preferito evitare d'investire. Hanno aspettato a comprare un immobile, a meno che fosse una cosa necessaria per la propria famiglia. Eppure bisogna fare una premessa per meglio comprendere il bilancio del 2009 nel mondo immobiliare e per tracciare le linee guida di chi si avvicinerà nel 2010 al mercato anche in chiave d'investitore. Perché, se è pur vero che è stato un anno difficile, i risultati del mondo immobiliare espri-

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mono comunque segnali interessanti e rassicuranti. Primo tra tutti, chi ha comprato casa per sé o per investimento, non si è trovato con un valore decurtato come accaduto nel mondo finanziario. Tenete presente che al di là delle percentuali che segnalano un calo del valore registrato sul mercato immobiliare nazionale, la nostra provincia (nonostante i valori di vendita fossero medio-alti) non ha visto calare il costo al metro quadro. Se è vero che il prezzo non è calato, è anche vero che l'offerta immobiliare è notevole ed il mercato sta premiando un prodotto che a pari costo offre prestazioni decisamente migliori in termini di qualità del costruito. E proprio il concetto di "qualità", nel prossimo anno, sarà una linea guida per avvicinarsi al mondo immobiliare. Il quadro che, quindi, emerge è confortante: perché il mercato immobiliare bergamasco ha sostanzialmente tenuto i valori a discapito di un periodo nefasto per la salute economica della provincia, come ha sostenuto Roberto Sestini presidente della Camera di Commercio. Insomma, il mattone paga a differenza di tanti altri settori che non godono di ottima salute. Commercio e servizi in primis. "Questi settori - ha commentato Roberto Sestini - risentono del calo

dei consumi, ma il banco di prova sarà il periodo natalizio e l'avvio del nuovo anno. Vedremo se il miglioramento delle aspettative economiche da parte dei consumatori, segnalato dalle indagini a livello nazionale, si tradurrà in una risalita delle vendite". Resta comunque l'ottimismo pre-natalizio, una visione più buona per l'inizio del nuovo anno. "I segnali positivi, comunque, si vedono. Sono sicuro che Bergamo sfrutterà la sua apertura e competitività per ripartire, soprattutto nei mercati esteri, con la qualità che l'ha sempre contraddistinta. Resta comunque la certezza dell'accordo di programma tra Regione Lombardia e sistema camerale lombardo. Le risorse economiche previste nella finanziaria regionale per il 2010 per il fondo anticrisi e gli accordi di programma sono pari a 1,2 miliardi di euro". Esistono dunque elementi positivi che ci proiettano nel futuro con ottimismo; con chiari segnali di un 2010 decisamente meno impegnativo dal punto di vista economico. E se per l'industria si parla di una lenta ripresa, per il settore immobiliare l'"anno horribilis" non ha destabilizzato il mercato provinciale, migliorato - fra l'altro - in qualità del prodotto offerto. Per il 2010 alle porte si prospetta così un trend in crescendo.

Tradotto: è ora d'investire, soprattutto nei mesi iniziali dell'anno, prima che la richiesta generi un aumento inevitabile dei prezzi. L'importante, però, è muoversi con obiettivi ben chiari e sempre affidandosi ad esperti di settore. Non dimentichiamoci quanto di buono ci ha regalato questo periodo di recessione: ovvero aver ridato il giusto valore alle cose e, come detto all'inizio di quest'articolo, anche alle case. Bisogna soppesare attentamente il binomio qualità-prezzo, perché spesso il valore più basso dell'immobile può anche nascondere difetti strutturali che col tempo possono ricadere sui nuovi proprietari. In definitiva, per muoversi sul mercato immobiliare senza fregature, bisogna seguire l'esempio dell'economia bergamasca presentata da Sestini: con appunto la qualità. Sia nella vendita, sia nell'acquisto. Solo così possiamo pensare ad un Natale positivo e propositivo, ovviamente rivolgendo gli auguri a tutti i nostri lettori.

Casafeltri Via Cucchi, 3 Bergamo Tel. 035 4220053 www.casafeltri.it



ECONOMIA&BUSINESS Cristina Putortì Avvocato presso il Foro di Bergamo. Ha conseguito un master in Diritto dell'Ambiente presso l'Università degli Studi di Bergamo

I sistemi di certificazione volontaria ambientale EMAS e ISO 14001 LEGGE AL VERDE - RUBRICA A CURA DELL’AVVOCATO CRISTINA PUTORTÌ a crescente sensibilità dei consumatori verso le problematiche di carattere ambientale e la politica d'incentivazione delle aziende all'assunzione di obblighi e responsabilità a tutela dell'ambiente, sono fattori che, in modo sempre più incisivo, stanno portando le imprese ad adottare strategie aziendali volte a valorizzare il proprio impegno in campo ambientale. Agendo in tal senso le imprese -che si trovano ad operare all'interno di un mercato globale concorrenziale, grazie ad una maggiore differenziazione, miglioramento della qualità e innovazione tecnologica- riescono ad aumentare sensibilmente la propria competitività sia a livello nazionale che internazionale. E' proprio per rispondere all'esigenza di rendere evidente al consumatore l'impegno ambientale assunto dall'impresa che sono nati strumenti di certificazione quali l'EMAS e l'ISO 14001. L'EMAS (Enviromental Management Audit Scheme) è un sistema di gestione ambientale a carattere volontario introdotto dal Regolamento n. 1836 del 1993 poi modificato dal Regolamento n. 761 del 2001 (definito EMAS II) che ne ha esteso l'applicazione anche ai settori non industriali. La registrazione nell'elenco europeo delle imprese certificate EMAS si ottiene attra-

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verso l'esecuzione di alcuni adempimenti. In primo luogo sarà necessario definire la politica ambientale aziendale, per poi procedere ad un esame delle problematiche ambientali che coinvolgono l'impresa nello svolgimento della propria attività. Alla luce di tale analisi va quindi stabilito un adeguato programma ambientale con cui l'azienda definisce i propri obiettivi di protezione dell'ambiente e pianifica le attività necessarie per il loro raggiungimento. Occorre, altresì, un idoneo Sistema di Gestione Ambientale (SGA) che dia attuazione al programma ambientale mediante l'impiego di una struttura organizzativa responsabile della gestione del sistema. E' necessario, infine, elaborare una dichiarazione ambientale che riporti, in forma semplice e concisa, la politica ambientale, il programma, l'SGA e gli impegni assunti dall'impresa. Tale dichiarazione, una volta convalidata da un verificatore ambientale accreditato, dovrà essere resa pubblica ed inviata all'organismo di controllo competente in modo da ottenere l'iscrizione nell'apposito registro comunitario. Un altro strumento di certificazione volontaria ambientale è quello ottenuto secondo la norma 14001, pubblicata nel 1996 dall'ISO (International Standardisation

Organisation), che definisce i requisiti standard per la certificazione di un sistema di gestione ambientale. La norma ISO 14001 è applicabile a tutte le tipologie di imprese (anche quelle non appartenenti al settore industriale) e permette di ottenere un'attestazione di conformità del sistema di gestione aziendale ai requisiti dettati dalla norma stessa. L'ISO 14001 individua quattro fasi mediante le quali l'azienda arriva a realizzare il proprio SGA. Queste sono, in sintesi, la pianificazione del programma di gestione ambientale, l'attuazione, il controllo e correzione ed, infine, il riesame dei risultati e della politica ambientale aziendale. La certificazione ISO 14001 viene rilasciata da un organismo indipendente accreditato che verifica l'effettivo impegno dell'impresa a minimizzare l'impatto sull'ambiente dei propri processi produttivi e quindi la conformità dell'SGA applicato. Da quanto sin qui esposto in merito ai processi di certificazione EMAS e ISO, si può osservare come gli stessi si distinguono, in particolar modo, per la loro diversa natura. Infatti, mentre l'EMAS è un Regolamento stabilito dalla Commissione Europea gestito con il coinvolgimento di organismi istituzionali predisposti dai paesi membri, l'ISO 14001 è una norma pubblicata da un organismo

privato (ISO) non avente, quindi, carattere di legge. Un ulteriore elemento di distinzione è rappresentato dal fatto che, mentre la norma ISO 14001 non prevede l'obbligatorietà della redazione della dichiarazione ambientale -e pertanto il processo si conclude con il rilascio della certificazione- nel Regolamento EMAS, invece, tale dichiarazione, oltre ad essere obbligatoria, deve essere diffusa e pubblicata, impegnando, così, l'impresa ad osservare i doveri prefissati. In conclusione, dopo aver affrontato a grandi linee gli aspetti fondamentali degli strumenti di ecocertificazione EMAS e l'ISO 14001, si può osservare che questi, pur presentando alcuni elementi di diversità, sono entrambi sistemi di gestione a carattere ambientale mediante i quali le aziende, grazie ad un processo di auto-responsabilizzazione, possono valutare e migliorare la propria competitività ambientale e conseguire, quindi, vantaggi sia economici che d'immagine.

STUDIO LEGALE PUTORTì Ha sede a Bergamo Via Silvio Spaventa, 25 Tel. - Fax 035 235226 cristina.putorti@libero.it www.ratiolegis.it



ECONOMIA&BUSINESS Maria Zaccone si è laureata in Sociologia a Roma, specializzandosi sopr attutto in tecniche di gestione della Risorsa

Umana e Formazione. Ha lavor ato per realtà internazionali quali la ex Mobil Oil Italia, or a Q8, e la Meridiana

Formazione, costo o investimento aziendale? IN... FORMAZIONE - RUBRICA A CURA DELLA DOTT.SSA MARIA ZACCONE artiamo da una domanda: la formazione, per un'azienda, deve essere vista come costo o come investimento? Innanzitutto sarà necessario fornire una decodificazione di un termine più volte abusato e cioè cosa s'intende per formazione. Proprio per questo, grazie alla disponibilità della testata Bergamo Economia, possiamo approfondire un tema tanto importante per le aziende quanto fondamentale per i dipendenti. Da questo mese, infatti, potremo entrare nello specifico della questione, focalizzandone i tratti distintivi e le rispettive modalità d'esecuzione. SIGNIFICATI - Ma facciamo un passo indietro. Per comprendere al meglio quanto andremo a trattare, dobbiamo capire cosa nasconde all'interno di sé il verbo "formare". Sono tre i concetti che racchiude la parola: ovvero riflessione, allegria ed energia vitale nella quale incanalare le capacità dell'essere umano. Il senso della formazione comportamentale, di questo parleremo nella rubrica, si può così riferire a tutte quelle attività atte a mettere in risalto le caratteristiche, le potenzialità e le capacità dell'individuo e come queste possono essere validamente spese a favore delle diverse professionalità per

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riorganizzare, ottimizzare e migliorare clima e performance delle aziende in cui i dipendenti lavorano. Se la formazione comportamentale si sintetizza con "processi che tendono a migliorare le performance dello staff", è scontato ritenere la stessa non più un costo, ma bensì un investimento. COSTI - Un altro punto che corre il rischio di venire trascurato è la valutazione attenta che va operata davanti ad una proposta formativa. Spesso gli imprenditori considerano la formazione come "tempo sprecato" oppure un costo "inutile" per la propria realtà produttiva. I tutor formativi vengono spesso considerati come persone non utili - se non addirittura destabilizzanti - all'interno dell'ambiente professionale. Complici vari preventivi gonfiati economicamente, i corsi di formazione vengono scartati a priori. In realtà non è così. Bensì si possono scremare i costi che la stessa formazione richiede, cercando di capire in primis qual è l'obiettivo da raggiungere. Bisogna soprattutto valutare le persone che affronteranno i corsi, capire le rispettive capacità e competenze. Solo successivamente si può dare un valore all'operazione. I passaggi d'analisi dell'investimento sono fondamentali per evitare di soste-

nere spese inutili, valutando l'investimento in un modo attento, ipotizzando correttamente i risultati attesi. E' necessario quindi, anche in questo caso, operare tutti i passaggi che metteranno in condizione il percorso formativo di essere effettuato secondo criteri corretti. TIPOLOGIE - La scelta delle modalità di somministrazione di un percorso formativo è talmente vasta che siamo obbligati a cercare di sintetizzare e, per il momento, suddividere il tema in due macroaree: esigenze di tipo comportamentale riguardanti i gruppi (tutoring) ed esigenze di tipo comportamentale individuale (coaching). z Tutoring: si applica su problematiche specifiche a gruppi di lavoro o a comparti produttivi, nel caso di passaggi di ruolo di più persone o nel caso di processi d'apprendimento collettivi. z Coaching: si applica per acquisire consapevolezza di ruolo per supportare manager e primi livelli aziendali nell'analisi del proprio potenziale; per apprendere e mettere in pratica modalità di comportamento atte a migliorare performance e contenere lo stress; per supportare il manager nelle riorganizzazioni aziendali; per acquisire nuovi metodi di lavoro.

Per effettuare la rilevazione dei bisogni, gli strumenti da utilizzare sono - anche in questo caso - differenti: l'assessment nel caso di gruppi; l'intervista motivazionale nel caso degli individui; i test di personalità per individuare le problematiche dei singoli. CONCLUSIONI - In pochi passaggi abbiamo avuto la possibilità di rendere tangibile che la formazione - se affrontata in modo strutturato, pensato ed organizzato - può avere un valido ritorno dall'investimento iniziale, attivando strumenti che ci consentono di misurare il risultato. Allora torniamo al punto di partenza: la formazione è un costo o un investimento? Come in tutte le cose il consiglio è di non scartare per principio l'argomento, di valutarne attentamente le opportunità, i costi e le modalità di somministrazione, di non effettuare una imposizione ai dipendenti, ma di far vivere l'evento formativo come un momento di massima condivisione in azienda. Insomma, applicando il buon senso si deve usare semplicità, ponderatezza e praticità. Quanto alla domanda, la risposta è scontata: la formazione è un investimento, sia per il dipendente e sia per il proprietario di un'azienda.



ECONOMIA&BUSINESS

Fermo al palo il made in Bergamo LA CONGIUNTURA

Un altro trimestre negativo per l'economia bergamasca Secondo la rilevazione della Camera di Commercio di Bergamo la produzione industriale su base annua tocca un -11% mentre nel trimestre luglio-settembre il calo è dello 0.7% rispetto ai tre mesi precedenti. Male anche l'occupazione, risalgono solo gli ordinativi nazionali +0.2% ed esteri +1.9%

on siamo fuori dal tunnel. Una luce in fondo c'è: gli ordinativi nazionali +0.2% ed esteri +1.9%, ma per il resto il trimestre luglio - settembre bergamasco è una lunga lista di segni negativi. Il calo è generalizzato: produzione trimestrale - 0.7%, annua - 11% e se guardiamo al periodo precedente alla crisi si tocca il - 15%, fatturato annuo - 16.3% meglio (si fa per dire) quello estero 10.6%. Il numero degli addetti delle imprese diminuisce 0.80% nel trimestre con oltre il 40% delle aziende che fa ricorso alla cassa integrazione. Il quadro è il risultato della rilevazione realizzata dalla Camera di Commercio di Bergamo sui dati congiunturali dell'industria e dell'artigianato manifatturieri in provincia di Bergamo nel terzo trimestre 2009. Si dovrà probabilmente attendere ancora un trimestre per vedere rispuntare un segno positivo che interrompa la lunga e profonda caduta del ciclo della produzione industriale bergamasca. La situazione di crisi è ancora largamente diffusa ai diversi settori e alle tipologie d'impresa. Tre imprese industriali su quattro, una quota inalterata da tre trimestri, sono ancora distanti oltre 5 punti dai livelli produttivi dei dodici mesi precedenti e il calo produttivo non risparmia alcun comparto merceologico

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dell'industria provinciale. E tuttavia i segnali di una lenta risalita dal fondo della crisi si intensificano e si allineano con coerenza: è in corso un progressivo aggiustamento del livello delle scorte, gli ordini, soprattutto dal mercato estero, sono in crescita, i prezzi dei prodotti finiti hanno smesso di scendere nell'industria e le aspettative delle imprese per l'ultimo trimestre dell'anno sono in netto miglioramento per quanto riguarda produzione e domanda. Le incognite maggiori riguardano l'occupazione, non solo perché il mercato del lavoro reagisce con ritardo agli impulsi provenienti dalla produzione, ma anche perché l'intensità e la sostenibilità della ripresa sono soggette all'evoluzione ancora incerta di molte variabili: dal tasso di cambio dell'euro sul dollaro al grado di propagazione degli impulsi provenienti dalla domanda internazionale, dal riavviarsi di un ciclo degli investimenti ai tempi di riapertura dei canali del credito alle imprese. Il numero degli addetti delle imprese industriali si contrae ancora, per il sesto trimestre consecutivo, nonostante il ricorso alla Cassa Integrazione si mantenga elevato e, a Bergamo, in aumento. Le aspettative delle imprese per l'occupazione restano negative e non sarà certo l'ultimo trimestre dell'anno, nel quale cessazioni o mancati rinnovi di


Produzione industriale terzo trimestre 2009. Province della Lombardia - Variazione tendenziale corretta per i giorni lavorativi BS

Il ciclo congiunturale è in fase negativa in tutta la regione. La variazione tendenziale media regionale, corretta per i giorni lavorativi, si assesta a -10,5%. Al di sotto della media lombarda troviamo, oltre a Bergamo, le province di Brescia e Como

-11,8

CO

-11,7

BG

-11,0

Lombardia

-10,5

VA

-9,6

PV

-9,5

MI

-9,3

MB

-7,8

LC

-7,5

MN

-7,1

LO

-6,2

SO

-5,1

-14,0%

-12,0%

-10,0%

-8,0%

-6,0%

contratto prevalgono tipicamente sulle assunzioni, ad invertire la tendenza a un ridimensionamento dei livelli occupazionali.

La produzione industriale

-4,0%

-2,0%

0,0%

va miglior tenuta nell'alimentare, comparto tradizionalmente anticiclico, e cali più netti nelle produzioni di beni d'investimento (-14,4) rispetto a beni intermedi (-10,4) e beni finali (9,4). Per il sesto trimestre consecutivo è negativa la dinamica tendenziale grezza della meccanica: il calo si mantiene su valori ancora elevati (-14,4%) nel terzo trimestre dell'anno. Nel tessile la congiuntura torna ad appesantirsi nell'ultimo trimestre (11,9%) e conferma una tendenza negativa in corso da lungo tempo. Limitando l'analisi ai soli settori, si registra un'attenuazione della tendenza negativa nella gomma-plastica e livelli produttivi ancora sottotono rispetto a un anno fa nei minerali non metalliferi e nella chimica. Qualche spunto promettente emerge invece dalla dinamica trimestrale dove la variazione

In provincia di Bergamo è ancora lontana dai livelli di un anno fa. Nel III trimestre 2009 la variazione corretta per i giorni lavorativi è del -11 % (a seguito del -11,9 in ciascuno dei due primi trimestri del 2009). L'indice destagionalizzato della produzione scende a quota 91,7 con una variazione trimestrale del -0,7%, in recupero dopo le marcate contrazioni degli ultimi due trimestri (-4,1% nel I trimestre 2009, -2% nel II trimestre 2009). Le industrie di minor dimensione segnano risultati leggermente peggiori rispetto alle grandi. La variazione grezza della proSegno negativo per tutti i settori produttivi: duzione su base annua è di -11,8 nelle medie imprese (tra 50 e 200 addetti), di -11,1 nelle meccanica -14.5%, mezzi di trasporto piccole, sotto i 50 addetti e di -9,7 nelle grandi. I settori. Tutti registrano variazioni tendenziali grezze negative della produzione, con una relati-

-14.2%, chimica -12.9%, pelli e calzature -12.3% e tessile -11.9% 23


grezza è positiva in tre settori: mezzi di trasporto, carta-editoria e legno mobili, tutti con debole consistenza campionaria. Il tasso di utilizzo degli impianti - Sembra aver raggiunto e oltrepassato il punto di minima. Sia in regione che in provincia siamo tuttavia ancora al di sotto del 65%. Il fatturato - Su base annua è in serie negativa per il sesto trimestre consecutivo nella componente nazionale (-16,3%) e in quella estera (-10,6%) ma la caduta si è interrotta e segnali di risalita compaiono soprattutto per il fatturato estero. La meccanica registra flessioni marcate sia del fatturato interno (20%) che di quello estero (-15,6%). Nel tessile le vendite sono in calo di 19 punti percentuali sul mercato nazionale e di 13 punti sui mercati esteri. La variazione destagionalizzata su base trimestrale, registra una flessione del fatturato interno (-2,2%) in linea con quella del secondo trimestre 2009. Per il fatturato estero, il calo (-0,5%) nel terzo trimestre 2009 segna invece un marcato recupero rispetto ai risultati precedenti. Gli ordinativi - Gli acquisiti nel trimestre, indicatore importante della tendenza della domanda nell'immediato futuro, sono in lieve aumento sul mercato nazionale (+0,2 per cento la variazione destagionalizzata), mentre l'andamento degli ordini dall'estero si conferma più robusto (+1,9 per cento) e in progresso rispetto ai due trimestri precedenti. In termini di variazione trimestrale grezza, nel terzo trimestre gli ordinativi della meccanica diminuiscono del -1,4% sul mercato interno e del -0,8% sul mercato estero. Nel tessile risultano stazionari gli ordini nazionali (+0,3%) e in flessione quelli esteri (-17%). Variazioni positive degli ordini esteri sono riportate nella gomma-plastica, nei mezzi di trasporto e nell'abbigliamento.

L'occupazione - Continua a calare. Il numero degli addetti delle imprese del campione diminuisce (-0,80 per cento nel trimestre) come risultato a saldo di un tasso d'ingresso di 0,69 e di un tasso di uscita di 1,50. Il dato destagionalizzato, che neutralizza gli effetti di calendario, è anch'esso negativo (0,76%) ma in lieve miglioramento rispetto ai trimestri precedenti. L'occupazione nella meccanica è in calo (-0,89% la variazione grezza) nel trimestre (0,74 il tasso d'ingresso e 1,64 il tasso di uscita). Nel tessile ad un tasso di ingresso di 0,17 è corrisposto un tasso di uscita di 2,08 con un saldo negativo del -1,90 per cento nel trimestre. Nella gomma-plastica il calo (-0,74) risulta da un tasso di assunzioni di 0,49 e di uscite pari a 1,23 per cento. Variazioni negative dell'occupazione si segnalano, così come nella scorsa rilevazione, in 10 settori su 13. Pari a zero il saldo di chimica e abbigliamento, solo le pelli-calzature (presenti però solo marginalmente nel campione provinciale) registrano un dato positivo. La Cassa integrazione - Le aziende che hanno utilizzato la Cassa Integrazione Guadagni sono il 40,3% del campione, in lieve calo rispetto al 41,9% del trimestre precedente. Vi hanno fatto ricorso il 43,6% delle aziende meccaniche e il 68,2% di quelle tessili. La quota di Cassa integrazione utilizzata è in aumento e pari al 6,5% del monte ore trimestrale (8,9% nella meccanica, 12% nel tessile, 15,1% nell'abbigliamento), rispetto al 5,6% nel trimestre precedente. In Lombardia si nota invece un regresso nell'ultimo trimestre nel ricorso alla Cassa Integrazione. L'andamento dell'occupazione nell'industria manifatturiera è negativo in tutta la Lombardia, tranne che a Monza e a Sondrio. La variazione degli addetti a Bergamo è più negativa del dato medio regionale, così come maggiore è il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. Anche le ore medie lavorate giornalmente per addetto sono in calo, a Bergamo più che in Lombardia.

Le scorte - Tende a rientrare nella normalità il livello delle scorte di prodotti finiti: il saldo tra valutazioni di esuberanza e quelle opposte di scarsità dei magazzini scende all'8,1% rispetto all'11,8% nel secondo e al 17% nel primo trimestre dell'anno. L'avvicinamento a un punto di maggiore equilibrio nella gestione delle scorte è un segnale di possibile ripresa della produzione.

Le aspettative - Migliorano le aspettative per l'ultimo trimestre dell'anno per quanto riguarda gli andamenti attesi di produzione e domanda (sia estera che interna) ma non per l'occupazione: restano prevalenti le imprese che prevedono una riduzione degli addetti nel prossimo trimestre.

Materie prime - I prezzi delle materie prime (+0,2) così come quelli dei prodotti finiti (+0,1) interrompono la loro discesa e si stabilizzano sui livelli raggiunti nello scorso trimestre.

Nel terzo trimestre dell'anno la produzione dell'artigianato manifatturiero bergamasco diminuisce del -12,5% su base annua, solo in marginale miglioramento rispetto ai risultati

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La produzione artigianale


precedenti: nel primo trimestre la flessione Cala l'occupazione. Per il sesto trimestre era stata del -13,1%, nel secondo del -13,6%. consecutivo scende il numero degli addetti Il risultato di Bergamo è il peggiore rispetto alle altre province della Lombardia. L'indice delle imprese industriali, nonostante grezzo della produzione artigiana scende a quota 78,7 con una variazione nel trimestre il ricorso massiccio alla Cassa Integrazione negativa pari al -6%. Il 72% delle aziende si mantenga elevato. Negative le aspettative (erano il 78,4% nella scorsa rilevazione) registra cali produttivi oltre il -5%, mentre il 2,1% occupazionali per l'ultimo trimestre (rispetto a zero nel I trimestre 2009) dichiara incrementi superiori al +5%. Il saldo complessivo tra segnalazioni di aumento e diminuzione migliora portivo, del -0,39% come risultato di un tasso d'ingresso di tandosi al -72%, contro il -81,3% della precedente rilevazione. 1,64% e un tasso di uscita al 2,03%. La variazione destagionalizzata (-0,44) indica tuttavia un marcato miglioramento sui Tutti i settori, tranne il legno-mobili, riportano variazioni greztrimestri precedenti. Le aspettative restano prevalentemenze della produzione negative. La meccanica è in calo del -16%, te negative ma con attenuazione del pessimismo per l'andail tessile del -9%. Il fatturato complessivo grezzo cala su base mento atteso della produzione ( -2,1 rispetto al -24,5% nella annua del -19,4% (dopo il -23,4% della scorsa rilevazione). Gli scorsa rilevazione) e della domanda interna (-7,6% rispetto ordinativi sono in diminuzione sia dal mercato interno che da al -14,9% precedente). Le previsioni sono in maggioranza quello estero. Risultano ancora in calo i prezzi medi delle positive per la domanda estera (+6% rispetto al precedente materie prime (-0,7%) così come quelli dei prodotti finiti (-20,8%). Per quanto riguarda l'occupazione il quadro resta 0,7%). Gli addetti delle aziende artigiane manifatturiere (con improntato al pessimismo ma con una relativa diminuzione almeno 3 addetti) diminuiscono, per il nono trimestre consecudel saldo negativo (-10,9% contro il -19,2% precedente).

Produzione dell’artigianato terzo trimestre 2009 Variazione annua grezza Sondrio Cremona

-6,2

Pavia

-8,7

Lodi

-9,3

Lecco

-9,4

Mantova

-9,5

Varese

-9,9

Monza

-10,0

Milano

-10,1

Lombardia

-10,3

Como

-11,7

Brescia Bergamo

Il ciclo congiunturale è in fase negativa in tutta la regione. La variazione media regionale si assesta a -10,3 %. Bergamo è la peggiore con un 12.5%, sotto la media regionale troviamo anche Brescia con -12.3% e Como -11.7%

-3,6

-12,3 -12,5

-14,0%

-12,0%

-10,0%

-8,0%

-6,0%

-4,0%

-2,0%

0,0%

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ECONOMIA&BUSINESS

Un giorno tutto questo sarà tuo… Forse IL CONFRONTO

E' il tema scelto dai giovani imprenditori della Cna di Bergamo per presentarsi alle altre province lombarde. Al Bobadilla di Dalmine "interviste doppie" e tavola rotonda in un confronto sul passaggio generazionale

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO: GIORGIO CHIESA

n giorno tutto questo sarà tuo... forse". E' il titolo emblematico delle quattro storie bergamasche presentate con intervista doppia, stile "Iene", e raccontate attraverso le stesse domande poste a chi "lascia" e a chi "subentra" nell'impresa. Al Bobadilla di Dalmine il grup-

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po provinciale della Cna- Confederazione nazionale dell'artigianato e della piccola e media impresa - ha organizzato un convegno sul tema "Il passaggio generazionale" con un giro di domande "live" poste da Franco Cattaneo, moderatore della serata e vicedirettore de l'Eco di Bergamo, a protagonisti di storie locali

I fattori necessari per guidare un'azienda sono: possedere una buona dose di grinta, determinazione e aver fatto tanta gavetta Non è indispensabile, invece, essere laureati

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Paolo Agnelli, Presidente di Apindustria Bergamo e membro di Imprese&Territorio

imprenditoriali. Sono intervenuti nel dibattito Mauro Maffiuletti - Presidente del Gruppo Giovani di Bergamo e Giuseppe Valvassori - Segretario del CNA, ha concluso il confronto Stefania Milo - Presidente regionale del Gruppo Giovani. Ospite della serata è stato Paolo Agnelli - Presidente di Apindustria Bergamo e membro di Imprese&Territorio, che ha portato la sua esperienza e testimonianza sul rapporto con le nuove generazioni che avviene nella sua azienda.

azienda, "Finché ci sarò io" ha affrontato anche gli aspetti problematici del passaggio mentre "La dote" ha acceso i riflettori sui rapporti fra suocero e genero. A prendere parte alle interviste sono stati otto imprenditori appartenenti a quattro diverse aziende, che hanno testimoniato le loro esperienze sul "passaggio di consegne" in azienda. Storie di padri e figli come quelle di Gino e Andrea Cornali, Lorenzo e Emanuela Besana e Gianangelo e Lara Taschini o di un passaggio di testimone come quello avvenuto fra Fausto Salvi e Nicola Colleoni, rispettivamente suocero e genero. Generazioni diverse, quindi, con formazione e cultura differenti. I grandi hanno imparato quasi tutto sul campo e sono iperconsapevoli delle identità territoriali circostanti la

Intervista doppia. Molto affetto ed ironia tra padri e figli, suocero e genero ma nello stesso tempo anche tanta determinazione da parte di chi lascia, con una dichiarata reticenza a mollare il timone di una "barca" fatta con le proprie mani e chi subentra, assai deciso a proporre un nuovo stile, il suo, alla "I giovani che entrano in azienda conduzione dell'impresa. E' stato questo il succo dell'intervista doppia, presentata ognuna devono pensare ad un nuovo modo di fare sotto un aspetto specifico. "Cambio di rotta" è business - ha sottolineato Paolo Agnelli -, stata la storia di padre e figlio che unendo le loro competenze hanno avviato un'esperienza per realizzare prodotti che devono nuova, "Nel segno della continuità" ha presenessere competitivi" tato il caso più classico dell'ingresso dei figli in

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"In media solo il 24% delle imprese sopravvive al fondatore - ha detto Giuseppe Valvassori - e solo il 14% arriva alla terza generazione. Gli studi dicono che un'impresa che sopravvive è meglio perché mantiene cinque posti di lavoro, mentre un'impresa nuova ne crea due"

parti è un "requisito fondamentale" per farsi prendere in considerazione.

Passaggio generazionale. Spesso ci si chiede quali siano i fattori necessari per condurre un'azienda. Dagli interventi è emerso che indispensabile è fare gavetta e possedere una buona dose di grinta e determinazione, mentre non risulterebbe determinante aver conseguito loro impresa, i figli hanno acquisito nozioni sui banchi una laurea, a sottolineare quanto sia distante la formadi scuola e nelle aule universitarie, alcuni sono ingezione scolastica e il lavoro in azienda. Sicuramente gneri, altri dottori in scienze della comunicazione (non anche questo fattore pesa sul passaggio di consegne che tutti), comunque hanno viaggiato usano il computer e non è automatico né automatizzato, basti pensare che il internet e parlano altre lingue in aggiunta al bergama68% degli imprenditori vorrebbe passare la mano, ma 8 sco, che però conoscono benissimo, dato che da queste su 10 lo ritengono difficile. In Lombardia, ogni anno si contano più di 5 mila imprese costrette a chiudere perché non scatta il meccanismo ereditario. Franco Cattaneo, A Bergamo e provincia ogni anno moder atore della ser ata nascono 6.500-7.000 imprese ma ne muoiono altrettante, e metà di queste sono condotte da giovani nei primi due anni di vita. Nonostante questo nessuno è disposto a rassegnarsi a dati e numeri, ma anzi imprenditori e associazioni di categoria continuano ad auspicarsi l'ingresso dei giovani in azienda "che devono pensare ad un nuovo modo di fare business - ha sottolineato Paolo Agnelli, presidente di Apindustria Bergamo -, per realizzare prodotti che devono essere competitivi". Nello stesso tempo, però, i padri "devono portare pazienza e mettere in conto che i propri figli possono sbagliare: la gavetta è fondamentale", a questo si deve aggiungere la necessità e il peso di cambiamenti strutturali. "Le piccole aziende dovranno mettere in conto - ha ricordato il presidente di Apindustria - che la grande capacità manuale sarà gradualmente sostituita da un modo di lavorare più vicino a quello dell'industria". Proprio il passaggio generazionale dovrebbe aprire la strada ad una vigorosa e solida ripresa economica trainata da

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tre questioni di carattere politico. "Quest'anno il Pil calerà del 4%, ma i costi previdenziali dell'Inps aumenteranno del 4% - ha detto Mauro Maffiuletti, Presidente del Gruppo Giovani di Bergamo -, è chiaro che questo pone delle riflessioni rispetto alle nuove generazioni. C'è poi un mercato del lavoro totalmente dimenticato: il 50% delle imprese che muoiono ogni anno sono di giovani. E il terzo punto riguarda la scuola: diminuire gli investimenti su questo fronte non aiuta il passaggio generazionale in una logica d'innovazione". In fondo "ogni azienda di piccole dimensioni ha concluso il Presidente del Gruppo Giovani di Bergamo - è frutto di una storia complessa: la storia di uomini e Giuseppe Valvassori, donne, di intere famiglie, che parteciSegretario del CNA pano alla costruzione della ricchezza e del benessere generale rischiando sulla propria pelle". L'interrogativo rimane aperto : "Chi una classe imprenditoriale in grado di affrontare i proporterà ancora avanti il lavoro artigianale "vero" fra le blemi del presente, senza dimenticare che non devono nuove generazioni?". Una domanda legittima che non mancare anche interventi dall'alto. "Nei prossimi dieci deve però "far temere ai padri di lasciare il timone - ha anni - ha spiegato Giuseppe Vavassori, direttore della concluso Stefania Milo, presidente regionale di Cna Cna di Bergamo - il 40% delle aziende in Italia sarà giovani imprenditori - soprattutto se hanno avuto modo impegnato in un passaggio generazionale", che dimodi essere affiancati dai propri figli nel lavoro". stra come il cambio della guardia in azienda sia un nodo cruciale per l'economia italiana. "Ogni anno - ha continuato Vavassori - i conflitti generazionaMauro Maffiuletti , li mettono a rischio 600 mila posti Presidente del Gruppo Giovani di lavoro. In media solo il 24% di Bergamo delle imprese sopravvive al fondatore e solo il 14% arriva alla terza generazione. Gli studi dicono che un'impresa che sopravvive è meglio perché mantiene cinque posti di lavoro, mentre un'impresa nuova ne crea due". In Lombardia, il mancato passaggio generazionale è la seconda causa di mortalità delle imprese. "L'obiettivo è avviare percorsi di crescita manageriale dell'impresa - ha esortato il direttore della Cna di Bergamo -, rilevando come il passaggio generazionale sia l'espressione più evidente delle carenze manageriali che si riscontrano nelle piccole aziende". Il convegno è stato anche l'occasione per porre 29


ECONOMIA&BUSINESS

Banche e bancari la fiducia non è in crisi a soddisfazione verso la propria banca è buona, maggiore è nei confronti del personale che ci lavora. La scelta dell'istituto di credito è spesso legata alla comodità ed al passaparola mentre la fidelizzazione del cliente sembra riguardare più la qualità della relazione che non i servizi specifici. La solidità della banca

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interessa principalmente gli investitori in strumenti finanziari e i correntisti più facoltosi: è comunque un vincolo che frena il cambio di istituto. In sintesi, sono questi i risultati del sondaggio Ipsos realizzato per la Fabi - Federazione Autonoma Bancari Italiani - di Bergamo, per capire il rapporto e la qualità che esiste tra i bergamaschi e le banche.


PATTI CHIARI

Da un'indagine Ipsos sul territorio risulta che l'83% degli intervistati ha fiducia nella banca mentre l'87% nel personale che ci lavora Conta molto di più il passaparola e "le conoscenze" delle valutazioni pubblicate dalle agenzie internazionali di rating

Fiducia. Alla base del rapporto con la propria banca c'è un elevato livello di fiducia: nei confronti dell'istituto (83%) e ancor di più nel personale che vi lavora (87%). Questo vissuto di fiducia è presente fra i residenti nella città di Bergamo ma ancor di più fra coloro che risiedono nei comuni della provincia, in particolare presso le comunità montane e laghi. E' labile la fiducia nel sistema bancario italiano (55% di fiduciosi) che si lega in parte l'insoddisfazione dichiarata nei confronti delle nuove realtà bancarie "globali".

equilibri del rapporto con la propria banca è il servizio offerto dal personale bancario. L'attenzione riposta verso il cliente, la possibilità di instaurare un rapporto personale con il lavoratore, insieme a competenza e professionalità, sono i principali motivi di soddisfazione per il 65% dei clienti di Bergamo e per il 69% dei clienti della provincia bergamasca. Seguono: le condizioni economiche applicate in funzione di bassi costi di gestione del conto corrente, l'istituto bancario per la solidità e vicinanza a Il campione - Ottocento gli intervistati casa e i servizi offerti, con un preciso riferimento ai servizi on line.

Fedeltà. Gli intervistati intrattengono con la propsos ha realizzato un'inpria banca un rapporto dagine per conto di Fabi più che soddisfacente: - Federazione Autonoma l'83% è contento e non Bancari Italiani - di Bergamo ha alcuna intenzione per conoscere la qualità e la di cambiare banca. Nel relazione tra i clienti le banrestante 17% dei casi, il che e i bancari, e per verifi15% si dichiara non molto care quale sia il valore soddisfatto e sta valutanaggiunto che essi offrono do la possibilità di alteragli istituti di credito. Sono state svolte 800 interviste native, mentre è solo il dal 7 al 18 ottobre su perso2% che, completamente ne in una fascia d'età tra 18 insoddisfatto, è risoluto e i 75 anni. Il campione nell'interrompere a breve intervistato è interamente il proprio rapporto con la banca di riferimento. A conferma della generalizzata soddisfazione, il 77% del campione afferma che consiglierebbe la propria banca.

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Comodità. La scelta iniziale della propria banca è guidata innanzitutto dalla comodità e dalla vicinanza a casa. In seconda battuta vengono adottati altri criteri di selezione, come i consigli di amici e parenti e l'offerta di servizi che rispondano alle proprie esigenze. Competenza. La leva principale sulla quale si giocano poi gli

costituito da soggetti clienti di istituti bancari, possessori di un conto corrente e/o libretto di risparmio e composto in prevalenza da soggetti professionalmente attivi (73%). Come dimostrano i dati, con un'alta capacità di investimento, tutti residenti nella provincia di Bergamo e suddivisi per sesso ed età. In corso di elaborazione i risultati sono stati ponderati al fine di riprodurre esattamente l'universo di riferimento.

Trasparenza. Il venir meno di un rapporto collaborativo da parte del personale è sintomo per i clienti di una minor attenzione della banca alle loro esigenze, che può veicolare anche una percezione di assenza di trasparenza nel rapporto con il cliente: si riducono quindi la soddisfazione e la fiducia. I due punti di forza che i clienti individuano nelle proprie banche sono soprattutto la qualità del personale e la trasparenza e correttezza nel rapporto con il cliente. La fidelizzazione passa attraverso un buon servizio offerto dal personale. Solidità. La solidità della banca è un freno alla "fuga" dalla banca: molti di coloro che sono insoddisfatti lo ritengono comunque il punto di forza della propria banca. Inoltre è un tema verso il quale sono più sensibili coloro che possiedono fondi, certificazioni o azioni. I giovani ed i 31


laureati individuano maggiormente nell'offerta di servizi automatizzati, via internet, un punto di forza della propria banca. Qualità. La qualità dei servizi offerti dalla banca è migliorata nel corso degli anni per il 38% dei clienti, è rimasta stabile per il 45% e peggiorata solo per il 13%, il resto non sa esprimere una valutazione. Rispetto ai servizi automatizzati il campione si divide: il 50% li ritiene adatti alle proprie esigenze mentre il 48% preferisce rivolgersi allo sportello (di questi il 34% ne riconosce comunque l'utilità ma l'inadeguatezza rispetto alle proprie esigenze, mentre il 14% ha difficoltà a riconoscergli la praticità nell'utilizzo). Liquidità. L'analisi dei dati conferma, inoltre, l'elevata propensione all'investimento dei clienti bancari del territorio bergamasco, più alta della media italiana, rilevata nello stesso periodo su di un campione nazionale di possessori di conto corrente e libretto di risparmio, e in linea con le caratteristiche di investimento dei residenti nel nord ovest. A fronte di un 51% che dichiara di mantenere i propri risparmi liquidi, vi è un 45% che li reinveste (il 33% investe una piccola parte dei propri risparmi, mentre il 12% dichiara di investire la maggior parte); a livello nazionale, la percentuale di investitori scende al 36%, mentre nel Nord Ovest è il 43% che dichiara di investire i propri risparmi. Il portafoglio dei clienti presenta un alto livello di differenziazione tra i diversi prodotti finanziari: il 34% possiede assicurazioni sulla vita o fondi pensione, il 19% possiede fondi comuni di investimento, il 15% ha investito in azioni, il 12% in titoli di stato e l'11% in certificati di deposito ed obbligazioni. Il 15% degli intervistati dichiara di possedere anche azioni o quote sociali, principalmente della propria banca, delineando già una primaria caratteristica della realtà bancaria bergamasca, con la sua forte presenza di banche di natura popolare/cooperativa. Customer Care. Il 78% degli intervistati dichiara di recarsi personalmente in banca per lo svolgimento delle proprie operazioni bancarie. Fra questo gruppo di clienti il profilo che emerge del servizio offerto allo sportello è in generale positivo. Quasi la totalità del campione ritiene che il personale sia cortese, disponibile e attento verso il cliente, competente e professionale; un giudizio meno elevato viene attribuito alla capacità di consigliare la soluzione più adatta di finanziamento o prestito, dove registriamo un 14% di insoddisfatti, in particolare tra coloro che sono usi investire in azioni. E sono proprio i due fattori competenza e attenzione verso il cliente a condizionare maggiormente la valutazione complessiva che il cliente ha del servizio offertogli, e i due elementi sui quali si gioca la fidelizzazione della relazione tra 32

banca e cliente. Il tempo di attesa allo sportello, non risulta molto problematico, nonostante un 18% di insoddisfatti: non è comunque un elemento che incide con forza nella valutazione complessiva che il cliente dà del servizio reso allo sportello. Customer Satisfaction. Il livello di soddisfazione nei confronti del servizio aumenta spostandoci dalla città verso i comuni della provincia, soprattutto fra coloro che risiedono nelle comunità montane e laghi. E' interessante notare che anche fra coloro che non sono molto soddisfatti del rapporto con la propria banca (17%) e fra coloro che ritengono i servizi bancari peggiorati (13%) la valutazione complessiva del servizio allo sportello è comunque positiva. Sono solo alcuni gli aspetti del servizio che insidiano il malcontento: da una parte quello già citato del venir meno del rapporto "personale" con il lavoratore, dall'altro quello di una poco soddisfacente capacità di consigliare gli investimenti, oltre ad altri fattori che genericamente fanno più riferimento all'organizzazione della banca. Vantaggi e svantaggi. La valutazione dell'incorporazione delle piccole banche nei grandi gruppi bancari divide il campione: un terzo lo considera un vantaggio, poco più di un terzo (36%) uno svantaggio, e il restante terzo non lo considera né vantaggioso né svantaggioso o non è in grado di esprimersi. Coloro che lo ritengono un vantaggio sono coloro che sono più di altri attenti ai servizi offerti: l'offerta di servizi adeguati era motivo di scelta della propria banca, rimane tuttora motivo di soddisfazione e negli anni confermano la propria percezione di un miglioramento del servizio. Coloro che reputano l'incorporazione uno svantaggio sono coloro che vivono un periodo di scarsa fiducia nel sistema bancario, che li rende più pessimisti nei confronti delle nuove realtà bancarie che lo rappresentano. In seguito all'incorporazione non ritengono ci sia stato un totalizzante peggioramento nei servizi; in larga misura la loro qualità è rimasta costante.


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ECONOMIA&BUSINESS

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO: GIORGIO CHIESA

ascondere i soldi sotto il materasso o "sotto" il solido e sicuro mattone. Investire in Bot e Cct o nell'oro, bene rifugio per eccellenza. Vivere in pieno l'adrenalina del gioco sedendosi ad un tavolo da poker o lasciare che i soldi sonnecchino sul conto corrente sapendo che la media degli interessi attivi offerti dalle banche italiane è compresa tra lo 0.5% e l'1% annuo. Se prima della crisi il problema poteva essere quello di come farli (i soldi), adesso, per tutti gli accorti che hanno salvato i propri risparmi si aggiunge il pensiero di come non perderli. Ma per far questo è necessario capire dove metterli. A meno che non si pensi, come Pinocchio, che basti seppellire delle monete d'oro per trovarsi la mattina un pero stracolmo di fior di conio, quando si legge di istituti bancari crollati, di borse in preda al caos, la domanda sorge spontanea: Cosa conviene fare a chi ha due soldi da parte? "Anche se molti bergamaschi si trovano spaesati di fronte a questa crisi finanziaria - ci spiega Michele Colosio, consulente finanziario indipendente -, non bisogna lasciarsi prendere dal panico. Sicurezza, protezione e rendimento certo devono rappresentare i punti cardinali per orientare le scelte dei risparmiatori".

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Prima di entrare nel vivo delle opportunità che offre il mercato, che differenza c'è tra risparmiare e investire? "Risparmiare significa: rinunciare a spendere una parte del proprio reddito per destinarlo a esigenze future, mentre investire vuol dire impiegare i propri risparmi con l'obiettivo di accumulare il capitale necessario a soddisfare particolari obiettivi di vita. Ad esempio: accantonare risorse per il periodo pensionistico, accumulare la somma necessaria per garantire ai figli gli studi universitari o per intraprendere in proprio un'attività lavorativa. Possono essere anche il soddisfacimento di piaceri personali: viaggi o l'acquisto di una seconda casa". Quali domande l'investitore si deve porre prima di impiegare i propri risparmi? "Prima di tutto, è necessario analizzare la propria situazione finanziaria. Una sorta di bilancio familiare costituito, come per un'azienda, dallo stato patrimoniale e dal conto economico. Conoscerne la suddivisione è fondamentale per decidere l'investimento: se la quota di ricchezza detenuta in immobili è predo-


La Borsa o la vita? L’APPROFONDIMENTO

"Non è così, si possono salvare entrambe". Ci ha confidato Michele Colosio, consulente finanziario indipendente. Lo abbiamo incontrato per capire come muoversi tra le quotazioni di borsa, i titoli di stato e le prospettive offerte dai beni rifugio: terra, mattone e oro

minante la parte finanziaria può essere allocata in maniera più dinamica, se la quota maggiore è rappresentata dal valore dell'azienda (soggetto alla variabilità del mercato), si può pensare di privilegiare strumenti finanziari più conservativi". Quanta parte del proprio patrimonio deve rimanere liquida? "Dipende dalla propria situazione familiare. Dopo aver tutelato il nucleo familiare in caso di inconvenienti gravi (malattia, premorienza, danni, ecc.) attraverso coperture assicurative "rischio puro", per quantificare l'entità del patrimonio da mantenere liquida (ossia facilmente e immediatamente convertibile in contanti) può essere utile calcolare l'ammontare mensile delle spese familiari indispensabili e moltiplicare questa cifra per un numero di mesi congruo (12/ 24 mesi). Questa liquidità serve a far fronte a spese impreviste o situazioni di emergenza dalle conseguenze economiche limitate e sopportabili".

E se scegliessimo il bene rifugio per eccellenza, l'oro? "L'oro, sulla scia della crisi economica e della debolezza del dollaro, ha riscontrato un enorme successo superando i mille dollari l'oncia. E' un buon investimento perché è il classico bene rifugio, in grado di proteggere dall'inflazione e dalle bufere finanziarie. Attenzione perchè anche qui potrebbe verificarsi una bolla speculativa". Un investimento quando può dirsi ben riuscito? "Quando al termine del periodo ci permette di realizzare l'obiettivo per cui si è investito e se nel corso dell'investimento l'oscillazione del valore dell'investimento non ha provocato spiacevoli sensazioni di panico o sconforto tali da rovinare la qualità della vita. Non è importante solo il raggiungi-

Nel caso avessimo una somma X di denaro, come dovremmo investirla? Quali sono le alternative agli investimenti finanziari? "Per i bergamaschi l'alternativa principale agli investimenti finanziari rimane il mattone. L'acquisto di immobili o di terreni è normalmente considerata come la soluzione migliore e più sicura. Attenzione però, la storia e gli eventi della crisi in corso dimostrano che anche il suo valore può oscillare e registrare periodi negativi, soprattutto se nel computo del rendimento consideriamo le spese di compravendita, le tasse, l'inflazione e i costi di manutenzione che gravano sul patrimonio immobiliare".

Michele Colosio, consulente finanziario indipendente di Lovere

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mento della meta, ma anche i rischi corsi durante il percorso".

ultimi mesi. L'utile netto dopo la brusca pausa del 2008 - 2009 (-35.3% e -47.3% rispettivamente, il secondo dato è atteso) è stimato in crescita. Buone, anche rispetto ai competitors, le stime di crescita della società".

Scegliere i titoli o gettarsi sulle obbligazioni? "Meglio mirare al mantenimento del potere d'acquisto dei nostri risparmi, cioè ottenere un rendimento reale (dato dal rendimento nominale meno l'inflazione) almeno pari a quello dell'incremento del costo della vita. Un'ottima soluzione è rappresentata dalle obbligazioni indicizzate all'inflazione. Questi particolari titoli, emessi soprattutto da Italia e Francia, offrono un tasso d'interesse reale in quanto la cedola viene calcolata su un valore nominale investito che si rivaluta in base all'inflazione via via misurata dalle competenti autorità".

Gewiss? "Gewiss quota ancora il 55% sotto i massimi raggiunti nel 2007. Dal lato degli utili la situazione nel breve non è confortante con un -40.5% di utili 2009 attesi, ma la ripresa è comunque imminente già a partire dal prossimo anno". Brembo? "Il titolo ha perso dai massimi fino all'82%, salvo recuperare parzialmente. La struttura patrimoniale appare comunque nel complesso sotto controllo. L'utile netto subirà quest'anno una brusca frenata (-77%) rispetto al 2008. Nel 2010 si ritornerà probabilmente a produrre utili interessanti. Le stime di crescita tendono ad essere buone. Ottimo valore del rapporto prezzo/cash flow che indica una quotazione a sconto".

Qualche consiglio per non incorrere in spiacevoli sorprese? "Prodotti da evitare sono le polizze miste, le index linked, le unit linked, le obbligazioni strutturare, le gestioni in fondi, i fondi di fondi che grazie ad efficaci strategie commerciali vengono venduti ai risparmiatori. Purtroppo i "costi impliciti", spesso ignorati dai risparmiatori, fanno di questi prodotti una buona soluzione per chi li vende, ma non per chi li sottoscrive. Questo è possibile perché il cliente si fida di quello che gli viene spiegato e non si prende la briga di leggere il prospetto informativo del prodotto, che di certo non sarà una lettura piacevole, ma permette di evitare scelte di cui in seguito pentirsi.

Credito Bergamsco? "A differenza delle maggiori banche italiane il Credito Bergamasco ha risentito meno della crisi del credito, grazie anche alla sua radicazione e ad un business molto legato al territorio. Il titolo è arrivato a perdere al massimo poco più del 50%, molto meno di altri competitors italiani".

A che serve la diversificazione? Di quante società deve essere composto un portafoglio? Chiudiamo con UBI. "Il concetto alla base della diversificazione è semplice e di buon "Come la maggior parte delle banche italiane, UBI appare ben senso: "non mettere tutte le uova nello stesso paniere" per evipatrimonializzata, con un Core capital ratio nella media (al tare, in caso di imprevisti, che in finanza sono purtroppo da met7.76%). La redditività appare invece abbastanza scarsa. Solo tere in conto, che il patrimonio subisca perdite irreparabili. La l'anno prossimo si potrà osservare una inversione di tendendiversificazione è tanto più efficace quanto più gli attivi (azioni, za. L'azione quota leggermente a sconto rispetto ai competiobbligazioni, valute, materie prime, ecc.) sono poco correlati tra tors se si considera il valore di libro della stessa". loro e quanto più si diversifica all'interno delle stesse classi. Ad esempio scegliendo azioni di diversi settori e aree geografiche o ricorrendo a strumenti che, Dott. Michele Colosio Consulente come gli etf, permettono con un unico investimento Finanziario Indipendente di prendere posizione su una pluralità di titoli a costi ridotti. In linea molto generale il mio consiglio è di non investire più del 5% in azioni o obbligazioni di l Dott. Michele Colosio è un grità, trasparenza e riservatezprofessionista bergamasco za nell'esercizio della profesun'unica società, mentre per quanto riguarda i titoli di di 37 anni con lo studio a sione. Il Consulente Finanziario stato conviene diversificare tra i paesi dell'area euro, Lovere. Ha conseguito il Master Indipendente è un professioniGermania e Francia in testa, senza assumersi il Professional Level in "Fee-Only sta che non vende prodotti rischio del cambio con valute estere".

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Chiudiamo con alcune considerazioni sul borsino orobico. Come giudica Italcementi? "Italcementi, impegnata nel settore dei materiali per l'edilizia, ha subito in maniera netta la crisi, prima quella del settore immobiliare e poi dell'economia in generale. Le quotazioni del titolo hanno perso dai massimi 2007 più del 70%, salvo recuperare parzialmente negli 36

Financial Planning", che abilita alla professione di Consulente Finanziario Indipendente, ed è associato alla Nafop (l'associazione nazionale dei consulenti indipendenti) che garantisce il rispetto dei requisiti di indipendenza, competenza, inte-

finanziari, ma assiste il risparmiatore nella pianificazione finanziaria, previdenziale e assicurativa, nella gestione degli investimenti e nell'analisi di strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, fondi, polizze, gestioni…).



ECONOMIA&BUSINESS

Alle Pmi manca "lo spolatore" WORKSHOP

Il termine è brutto e non esiste, ma il concetto sì Giuseppe Micheletti, direttore della Brembo SGL definisce il controller come "colui fa la spola" tra i reparti. Tavola rotonda in Università sull’importanza del controllo di gestione

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO: LAURA PIETRA

l controller deve coniugare, da una parte, la novità di un ruolo sempre più legato all'informatizzazione dei sistemi, dall'altra, un impegno per certi versi antico: fare la spola. Non è più sufficiente raccogliere i numeri, bisogna saperli leggere, interpretarli e per certi versi anticiparli. Questo è in estrema sintesi l'identikit professionale che manca alle Pmi del nostro territorio e il risultato di una ricerca empirica condotta da un gruppo di docenti dell'Università di Bergamo nata con la volontà di delineare "lo stato dell'arte" dei sistemi di controllo di gestione nelle aziende della nostra provincia. La presentazione dei risultati è stata l'occasione per aprire una tavola rotonda sul tema: "Il controllo di gestione: utile o futile in tempi di crisi?" a cui hanno preso parte lo stesso Giuseppe Micheletti che prima di direttore della Brembo SGL Carbon Ceramic Brakes è stato controller nello stesso gruppo, Angelo Cantini e Alessandro Bergamelli rispettivamente controller della Serviform e della Persico Spa. Sono intervenuti anche Luciano Marchi, ordinario di economia aziendale all'Università degli studi di Pisa e Franca Saccomano dell'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Bergamo. A quest'ultima il

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compito di moderatore: "abbiamo scelto queste tre imprese bergamasche perché sintetizzano il tessuto economico del nostro territorio - ha detto la stessa Franca Saccomano nell'aprire il confronto -. Brembo rappresenta la grande industria, Persico spa con 200 dipendenti e un fatturato di 60 milioni di euro la media mentre Proform la piccola. La ricerca presentata


Il tavolo dei relatori

si riferisce al 2004 - 2005, rimane da capire se i risultati sono ancora attuali rispetto allo scenario odierno, se in questi anni di crisi le aziende hanno cambiato le modalità nel loro controllo di gestione e infine come si evolverà la figura del controller". "Ritengo che l'analisi del 2004-2005 possa essere valida anche oggi - ha detto Alessandro Bergamelli, nell'aprire il confronto. - Prima che arrivassi io, in Persico non esisteva la figura del controller e il controllo di gestione, inoltre per me era il mio primo impiego. Tra la prima generazione, quella del signor Persico con i figli ho ravvisato alcune differenze di vedute, la cosiddetta cultura aziendale: il titolare aveva e ha nel suo dna una vocazione più tecnico-commerciale, maggiormente votata alla produzione mentre con i figli sul tema del controllo di gestione c'è stato più feeling". Un anedotto, "quando sono stato assunto in Persico credevo ci fosse un controllo di gestione ma l'unica programmazione era delegata a prospetti di contabilità generale. Se vuoi imparare mi ha detto il titolare devi "girare" e conoscere tutti i reparti dell'azienda, dopo parliamo di controllo di gestione. L'esperienza è stata fondamentale e molti dei risultati ottenuti in questi anni dalla Persico sono proprio il frutto della visione imprenditoriale del titolare". Due gli aspetti fondamentali: il rapporto che lega l'imprenditore e il controller e nel contempo la valo-

rizzazione degli strumenti informatici, fondamentali per gestire la complessità informativa e gestionale, parametrati ad ogni singola situazione. "Nella realtà di Form - ha continuato Angelo Cantini - il sistema di controllo ha funzionato perché coerente. All'interno della nostra tipicità aziendale c'è un imprenditore dinamico, per questo si è optato per un sistema contraddistinto più per semplicità che per articolazione e capace di assecondare la velocità delle scelte imprenditoriali. Coerenza economica anche perché il fatto di essere nati nel 2004 ci impediva grossi investimenti senza stravolgere l'equilibrio aziendale. Non costruendo un sistema articolato, complesso e costoso abbiamo, tuttavia, creato un abito su misura. Per quanto riguarda il rapporto con l'imprenditore, più che un elemento ostativo ritengo che sia un fattore discriminante a regolarne le scelte" Un controllo di gestione capace di modificare strumenti e metodi a seconda della realtà in cui opera per conquistare il valore e il peso dell'azienda che lo adotta, "io sono in Brembo dal 2000 - ha ricordato Angelo Micheletti -. Si era partiti da un sistema di verifica e ora è un valido e indispensabile strumento per le strategie di marketing e per capire come posizionarsi sul mercato. Bisogna evitare da parte del controller i tecnicismi che irritano l'utilizzatore perché i costi standard in se stessi ser39


vono a poco. All'imprenditore servono informazioni chiare, precise e puntuali ma per far questo bisogna partire facendo l'operaio in linea. Solo così si "leggono" i numeri. Un aneddoto, "nel 2003 è sorto il problema di come distribuire i costi fissi su prodotti diversi e diversificati che partono da 20 euro e possono arrivare a costarne alcune migliaia. Li abbiamo suddivisi secondo lo spazio che occupano nel cassone e abbiamo recuperato il dato. Quando ho detto il metodo adottato ai miei superiori hanno strabuzzato gli occhi, poi i numeri si sono rivelati esatti e non contava più come li avevo individuati. Questo per dire che i controller devono essere elastici e inventare strumenti nuovi di controllo dove non ci sono". Il futuro, per un certo verso, è già segnato, "spero - ha continuato Bergamelli della Persico - che il controller possa affiancare, attivamente, il titolare prendendo parte con lui alle decisioni strategiche per l'azienda. Adesso come adesso la

figura che si occupa del controllo di gestione non ha armi per decidere, scegliere, una situazione che può far venir meno le sue convinzioni". Sulla stessa linea di pensiero anche il collega della Form, " sogno di diventare analista del business - ha detto Contini -. Conoscere meglio l'azienda per suggerire strategie e scelte". "Il controller è sempre più chiamato a gestire le relazioni - ha sottolineato Micheletti -. Deve essere in grado di elaborare una visione strategica ma per far questo bisogna essere un tramite, scendere nel reparto produttivo, salire in amministrazione, insomma fare la spola". Questo è il futuro che aspetta i controller " ma serve - ha concluso il direttore della Brembo SGL Carbon Ceramic Brakes - una grandissima curiosità per i numeri e la logica. Bisogna appassionarsi a tutto quello che ci sta dietro e ricordare che quando due dati sono uguali al primo colpo, probabilmente c'è qualcosa che non torna".

I sistemi di programmazione e controllo nelle imprese bergamasche elle Pmi bergamasche la cultura del controllo gestionale dinamico, in cui vi è una netta vocazione all'innovazione, presenstenta a decollare e sono ancora ignorate le possibilità di te sotto varie forme: dalla tecnologia ai prodotti. Più specificatasuccesso imprenditoriale offerte dai moderni sistemi di mente l'innovazione viene ritenuta trainante nella misura del 60% programmazione e controllo aziendale. E' il risultato della ricerca tra le grandi e del 50% circa tra le medie e le piccole imprese. Sul condotta nel 2004 da un gruppo di docenti della Facoltà di fronte dei processi produttivi, emerge in modo chiaro che il 51% Economia su un campione di 667 imprese di Bergamo e provincia, delle aziende, ha un'unica tipologia di processo produttivo e prein larga parte piccole e medie imprese tramite un vale nettamente l'attività su questionario di 84 domande a cui hanno risposto commessa, soprattutto a breve, 76 realtà locali, l'11% del totale. "Abbiamo volua cui segue la produzione in to indagare sul ruolo del controllo di gestione e lotti e infine quella su processo se può essere considerato un fattore di successo continuo 15% circa. Sempre sul - hanno dichiarato i responsabili della ricerca fronte produttivo il67% delle Cristiana Cattaneo, Massimo Contrafatto, aziende esternalizza alcune fasi Francesco Merisio e Daniele Toninelli -. Ci del processo produttivo, mentre siamo chiesti se questa funzione deve essere il rimanente 33% svolge l'attiviattivata e utilizzata solo nei momenti critici, tà integralmente all'interno delquando bisogna intervenire sui tagli, oppure se, l'azienda. Nello specifico venadeguatamente usata anche nei momenti di cregono svolte all'esterno alcune scita, può contribuire addirittura a uno sviluppo fasi intermedie o attività molto Cristiana Cattaneo più sostenuto dell'impresa. Il dato certo è che c'è specializzate per le quali sarebspazio di inserimento sia per chi vuole entrare in be antieconomico dotare l'aazienda come controller, sia per chi, sul fronte zienda degli impianti necessari. dei servizi soprattutto informatici, sarà in grado di fornire sistemi In genere sono internalizzate tutte le fasi di controllo, assemad hoc e percepiti come efficaci da quelle imprese che non si blaggio, confezionamento e finitura del prodotto. A determinasono ad oggi dotate di software integrati di controllo di gestione". re il costo del prodotto ci sono vari elementi: il notevole peso Sul fronte specifico della ricerca emerge un quadro del contesto delle materie prime che incidono per il 20% con punte che tocimprenditoriale, per lo più industriale, bergamasco dove la pianicano il 40%, subito dopo c'è il costo della manodopera, che ficazione strategica non è adottata nemmeno dalla metà delle incide anch'essa per una percentuale del 20%. Tutta la ricerca aziende. Nelle voci di budget è presente nel 66% dei casi mentre è stata pubblicata in un volume dal titolo "I sistemi di prol'attività di reporting interessa un più incoraggiante 76%. Inoltre grammazione e controllo nelle aziende bergamasche. Risultati la ricerca ha preso in considerazione diversi aspetti della vita di una ricerca empirica" edito da Bergamo University Press per aziendale e ha fotografato un contesto imprenditoriale piuttosto la Sestante edizioni.

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ECONOMIA&BUSINESS

Scudo Fiscale: Credit Suisse traccia la strada del rientro L’INTERVISTA

I soggetti, gli intermediari e la tempistica: istruzioni per il rimpatrio dei propri beni. Paolo Giolito, direttore area Nord Italia dell'istituto bancario, chiarisce i punti più delicati del provvedimento alla luce delle ultime novità

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA E LUCA T. BILOTTA PHOTO: GIORGIO CHIESA

i chiuderà il 15 dicembre la finestra, temporale. Parliamo dello scudo fiscale, l'iniziativa del governo per mettere in regola le attività patrimoniali e finanziarie detenute all'estero che dopo molti dubbi e chiarimenti da parte dell'agenzia delle entrate, è entrato nella sua fase operativa. La misura contenuta nel decreto legge anti-crisi permette, in sintesi, di rimpatriare o regolarizzare le attività detenute all'estero, versando un'imposta sostitutiva del 5%, fanno fede tutte le attività detenute fuori dal territorio dello Stato alla data del 31 dicembre 2008. Questa è la terza edizione dello scudo, le precedenti

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versioni risalgono al 2001 e al 2003. La norma del 2001 prevedeva che venisse applicata un'aliquota del 2,5% sull'importo dichiarato tra il novembre 2001 e il giugno 2002 ed emersero 54,6 miliardi di euro, pari a 33,2 miliardi per i rimpatri e a 21,4 miliardi per le regolarizzazioni. Lo scudo 2003 prevedeva un'aliquota pari al 2,5% applicata sempre sull'importo dichiarato. Tra il gennaio e l'ottobre 2003 emersero 18,5 miliardi (10 miliardi sono i rientri e 8,5 miliardi le regolarizzazioni. Prima delle stime 2009, è opportuno capire quali sono le modalità e i termini del rimpatrio ancora aperto. "Secondo la disciplina riferita allo Scudo Ter - ci spiega Paolo Giolito, direttore area Nord Italia di Credit Suisse- può scudare chi ha violato le norme in materia di monitoraggio fiscale - Quadro RW- e quindi le persone fisiche, gli enti non commerciali, le società semplici e le associazioni, questi soggetti per potere usufruire dello scudo devono essere fiscalmente residenti in Italia". Quali sono i soggetti interessati, in quale misura e i termini del provvedimento. Ci può chiarire gli aspetti relativi ai trustee, agli immobili e agli strumenti illiquidi? "Come Credit Suisse vediamo molto interesse per lo scudo da parte di tutte le categorie siano liberi professionisti, imprenditori o persone che hanno i risparmi all'estero da decenni e che ora decidono di avere un controllo più diretto in termini di prossimità e quindi di trarre i frutti di questa finestra offerta dallo scudo. Sin da subito ci sono state alcune difficoltà di applicazione, specie in casi specifici quali immobili in Svizzera, titoli illiquidi, trust e fondazioni estere". E per gli aspetti legati agli immobili? "L'impossibilità di regolarizzare gli immobili detenuti in Svizzera, con la conseguente necessità di vendere l'immobile oppure di intestarlo ad un soggetto societario, determina problemi difficilmente risolvibili sia in termini di tempistica, sia, nel caso di intestazione societaria, in termini di possibilità concreta di procedere in tal senso. In alcuni casi, ad esempio 44

per quanto riguarda case di vacanza in località turistiche Svizzere (come Sant Moritz), la legge federale sull'acquisto di fondi da parte di persone all'estero (LAFE) può rappresentare un ostacolo insormontabile proprio per quanto si riferisce alla realizzabilità (approvazione) del conferimento dell'immobile in una società. La recente circolare n. 49/E del 23 novembre sembra tuttavia aprire la porta a forme di rimpatrio giuridico "semplificato" per il tramite di fiduciarie statiche Italiane". Per quanto riguarda i titoli illiquidi, come ci si deve comportare? "Il rimpatrio dei titoli illiquidi potrebbe avvenire sia attraverso l'intestazione fiduciaria nello schema del rimpatrio giuridico, sia attraverso il conferimento dei titoli stessi in una polizza successivamente oggetto di rimpatrio. Nel primo caso, tut-

tavia, si pone il potenziale problema della tassazione (in dichiarazione dei redditi da parte di chi scuda) qualora, al momento della liquidazione, si generi una plusvalenza. Nel secondo caso, invece, occorre da un lato valutare il rapporto costi/benefici della polizza rispetto all'importo dei titoli illiquidi, dall'altro occorre considerare come le polizze vita dovrebbero avere delle caratteristiche di liquidabilità e di gestione effettiva - dei fondi interni assicurativi - che ne garantiscono la reale "sostanza" e inattaccabilità". Parliamo dei trusts e delle fondazioni estere? "La circolare di recente pubblicazione ha sicuramente ampliato il perimetro dei trusts (e degli istituti analoghi) che possono di fatto essere considerati scudabili, di norma da parte del settlor. In sostanza


revocabilità, nella forma o nella sostanza, e non discrezionalità del trustee sono gli elementi decisivi che determinano la possibilità di aderire allo scudo direttamente. Rimangono tuttavia, in molti casi, le difficoltà legate a tempi e modalità di revoca, che possono dipendere fortemente dal singolo trustee. Ancora più complessa è la situazione in cui a scudare dovrebbe essere formalmente il trustee stesso. Com'è tipico di questi istituti, ogni caso fa storia a sè, ed è molto difficile fornire agli interessati risposte generalmente valide". Qual è l'impatto che sta avendo lo scudo fiscale, varato in Italia lo scorso 15 settembre, sul gruppo Credit Suisse? La piattaforma onshore di Credit Suisse in Italia può facilitare le operazioni legata ai flussi di denaro, oggetto dell'amnistia fiscale? "Certo Credit Suisse, come ogni altra banca in Italia, punta molto ai Net New Asset derivanti dallo scudo. Credit Suisse è presente sul territorio italiano da oltre 10 anni con la strategia e la volontà di essere una delle banche di riferimento in Italia nei tre settori di attività in cui opera: Private Banking, Asset Management e Investment Banking. L'Italia è uno dei mercati chiave per Credit Suisse per ovvie ragioni di prossimità, ma anche perché c'è molta ricchezza accumulata negli anni. Abbiamo un team di professionisti capaci e preparati, in grado di supportare il cliente nel perseguimento dei suoi obiettivi, siano essi legati al ruolo di imprenditore o di pater familias. Per questo ci poniamo al servizio della nostra clientela con la prospettiva di assisterla tanto su aspetti di pianificazione e di wealth management quanto in ambito corporate advisory". Credit Suisse Italy Spa ha già "vissuto" i due scudi precedenti. Nelle precedenti il vostro istituto ha mantenuto la maggior parte degli asset dichiarati dagli italiani spostandone gran parte in nuove filiali in Italia. Quali sono le differenze con le iniziative precedenti? "E' ancora presto per fare della valutazioni definitive; in ogni caso come Credit

Suisse Italy puntiamo certo ad accogliere gli asset provenienti dalle nostre filiali in tutto il mondo, ma anche ad acquisire nuova clientela che finora si era affidata ai servizi di altri istituti bancari". Si stima che il 40-50% dei capitali che rientreranno in Italia con lo scudo fiscale attraverso Credit Suisse usufruirà del rimpatrio giuridico ovvero la possibilità di continuare a mantenerli e amministrarli all'estero. Di cosa si tratta? "Lo scudo offre una serie di alternative che in linea di massima possono essere così classificate: rimpatrio fisico, ovvero riportare materialmente gli asset in Italia; rimpatrio giuridico o virtuale; significa avvalersi di un intermediario italiano (Fiduciaria, Sim, Sgr, Banc..) per la detenzione degli asset con un sub deposito degli stessi all'estero e infine la regolarizzazione. Ovvero mantengo gli asset all'estero dopo averli scudati senza l'interposizione di nessun intermediario italiano, ad esempio ho un conto a me intestato a Lussemburgo". Ci troviamo di fronte ad alcuni vincoli particolari? "Ci sono però alcuni vincoli. Nel caso in cui gli asset siano detenuti in Paesi dell'Unione Europea o Paesi che garantiscono un effettivo scambio di informazioni ci si può avvalere di rimpatrio fisico, giuridico o della regolarizzazione. Nel caso in cui gli asset siano detenuti in Paesi extra Unione Europea, allora ci si può avvalere solo del rimpatrio fisico o virtuale". Credit Suisse è una banca business o offre tutti i servizi degli altri istituti di credito? " Il nostro istituto di credito offre servizi di investment banking, asset management e wealth management. Siamo diversi dagli altri istituti di credito perché abbiamo una prospettiva e una competenza molto internazionali e ci avvaliamo della capacità e dell'esperienza di un gruppo attivo nella gestione di patrimonio da oltre 150 anni in un'ottica al contempo globale e locale".

Quali sono le attività che avete intenzione di sviluppare nella zona di Bergamo? "Bergamo, assieme a Brescia, sono le provincie lombarde con la maggior concentrazione di ricchezza della clientela potenziale di private banking. I dati sono tratti dalla recente ricerca, fatta per conto dell'AIPB, l'Associazione Italiana di Private Banking. Quindi è abbastanza naturale che Credit Suisse sia molto interessata al mercato potenziale della zona di Bergamo e provincia". Cosa può offrire Credit Suisse a Bergamo e quali sono le garanzie per un bergamasco che sceglie di aprire un conto nelle vostre filiali? "Ci avvaliamo di una struttura di Advisors personali che gestiscono la relazione con il cliente nel tempo. A differenza di un approccio di banca tradizionale, la prossimità della tipica filiale bancaria è meno importante, in quanto la cura dei propri investimenti e lo sviluppo di un'appropriata consulenza finanziaria non richiedono necessariamente l'utilizzo di strutture di presidio del territorio particolarmente diffuse. La garanzia principale non deriva infatti dalla presenza in loco, ma dalla relazione con una delle banche riconosciuta come una tra le più solide e competenti nel mondo". In provincia ci sono radicati istituti di credito che hanno un legame storico con il territorio. Quali sono i rapporti con le banche e soprattutto quali sono le peculiarità che vi permettono di essere concorrenziali? "Non pensiamo di avere maggiori competenze nella gestione delle specificità territoriali, al contrario lasciamo volentieri che siano le banche locali a servire i clienti che hanno bisogno di prossimità nella gestione delle loro relazioni. Contemporaneamente riteniamo che i vantaggi che possono derivare ai clienti più facoltosi in virtù della competenza e dell'esperienza di una grande Banca globale siano difficilmente ottenibili attraverso banche locali, maggiormente dedicate al servizio della clientela retail ed affluent". 45


Da poco è stata lanciata sul mercato italiano una nuova piattaforma di ETF. Cosa offrono questi fondi e cosa garantiscono a tutti coloro che vogliono sottoscriverli? "Gli Exchange traded funds (ETF) sono fondi di investimento a gestione passiva che replicano un indice, sono quotati in borsa e offrono a una clientela sia istituzionale sia privata soluzioni di investimento con un alto grado di liquidità, diversificazione e trasparenza. Credit Suisse ha lanciato lo scorso 19 ottobre Xmtch sul mercato italiano, una gamma esclusiva di ETF che Credit Suisse gestisce dal 2001. Da allora il business degli ETF è cresciuto in maniera significativa e oggi Credit Suisse è leader in Svizzera con 9 miliardi di dollari in gestione". Può essere considerato il primo passo di un progetto a lungo raggio di espansione in Europa? "Il lancio della gamma di ETF in Italia primo paese in Europa dopo la Svizzera - è il primo passo del progetto di espansione in Europa, che vuole rispondere alla crescente domanda da parte della clientela europea per prodotti di investimenti legati agli indici. Infatti, anche alla luce delle difficili condizioni di

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mercato degli ultimi mesi, gli investitori cercano sempre di più trasparenza e flessibilità. I primi ETF che abbiamo lanciato sono 17 ETF cash based, che comprendono ETF azionari, ETF legati all'inflazione ed ETF che replicano obbligazioni governative, con esposizione su diverse scadenze e focus su Europa, Stati Uniti e Giappone". Nel terzo trimestre 2009 Credit Suisse ha realizzato un utile netto di 2,4 miliardi di franchi, contro gli 1,57 miliardi dei tre mesi precedenti e una perdita di 1,261 miliardi di un anno precedente. Come ha risposto Credit Suisse alla crisi e quali sono le strategie messe in campo per recuperare il terreno perso. "Credit Suisse è una delle banche ad essere uscite prima e meglio dalla crisi. Già nel 2006 abbiamo capito che il mercato stava diventando problematico; il top management del Gruppo aveva individuato che il mercato stava diventando rischioso, anche perché dopo 6-7 anni di forte crescita era possibile che vi fosse una correzione. Per questo motivo la strategia intrapresa da Credit Suisse è stata quella di ridurre l'esposizione al rischio, pur mante-

nendo al contempo un occhio alla redditività. Abbiamo iniziato quindi ad aggiustare il nostro portafoglio già dal 2007. Credit Suisse non ha dovuto avvalersi di alcun intervento di sostegno da parte dello Stato e oggi è una delle banche meglio capitalizzate con un Tier 1 ratio del 16,5%". Nel vostro programma di espansione e presenza territoriale, sono previste altre aperture in provincia di Bergamo? "Copriamo molto bene la zona della Lombardia con le filiali e con gli uffici attuali. Ciò non toglie che, laddove ne vedessimo l'esigenza, saremo pronti ad espandere ulteriormente la nostra base". Quali sono i progetti futuri e quali sono le aspettative per il 2010? "Vogliamo continuare a mettere il cliente al centro dell'attenzione e offrire i servizi personalizzati con i nostri consulenti altamente qualificati e secondo le nostre migliori capacità, continuando a incrementare la nostra quota di mercato in Lombardia e in tutta Italia ed essere riconosciuta come una delle banche più professionali e di alto profilo".



ECONOMIA&BUSINESS

Fallimenti a colpi di mannaia STATISTICHE&PREVISIONI

Il 2009 si profila disastroso: già superate tutte le chiusure registrate nel 2008 e nel 2007. In soli dieci mesi, inoltre, a Bergamo è stato raggiunto anche il totale dei casi del 2001, 2002 e 2003 ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA

n dieci mesi la provincia di Bergamo ha collezionato la bellezza di 185 fallimenti e il mese più nero, almeno per ora (ndr quando scriviamo novembre non si è ancora concluso) è stato proprio quello di ottobre. La cancelleria del tribunale in via Borfuro, ha decretato 29 fallimenti togliendo, di fatto, a maggio, che aveva chiuso con 27 fallimenti, la palma del mese più fallimentare. Detto questo non avremmo nemmeno bisogno di aspettare le comunicazioni di novembre e dicembre perché se ad ottobre si chiudesse l'anno, dovremmo riscontrare che è stato eguagliato e superato il totale di tre diverse annualità. E' bastato aspettare il 2 ottobre 2009 per superare i 163 casi registrati nel 2001, diciassette giorni dopo abbiamo raggiunto i 176 fallimenti del 2002, mentre per i 179

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L’andamento negli ultimi anni Primo semestre

Secondo semestre

Totale

267 275 284 260 250 201 220 220 163 176 179 194 249 199 102 152

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1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009


Il tribunale di Bergamo

del 2003 è bastato attendere il 23 ottobre. Con le 185 promo che con il 22 giugno scorso sono stati registrati i 102 cedure di fine mese abbiamo toccato un incremento del casi del 2007 e con il 25 settembre si sono superati i 152 48% rispetto al saldo fallimenti dello stesso periodo del fallimenti di tutto il 2008. La prima conclusione che si può 2008. Una percentuale raggiunta anche a causa dei cinque trarre guardando ai totali è che, dal 2000 ad oggi, il 2009 fallimenti dichiarati ad agosto dalla cancelleria. Da dieci potrebbe rivelarsi l'anno più difficile per tutte le sentenze anni a questa parte non si riscontrava un andamento pegdi fallimento registrate. Più complessa e articolata è la giore per il mese feriale per eccellenza. Statisticamente lettura dei dati perché accanto alla dinamica che si risconparlando, in genere, lo scorcio dell'anno è un periodo dove tra anche negli anni passati, dove le situazioni più difficisi registra un numero molto rilevante di procedure fallili sono state e sono quelle vissute dalle attività legate al mentari, rimane la prova dei fatti per confutare o confersettore delle costruzioni quali immobiliari ed imprese edili mare le previsioni negative e scongiurare la forza delle o alla somministrazione di bevande e alimentari, adesso si percentuali. Con un incremento del 48% anno su anno e se aggiungono le criticità attraversate da aziende della prodovessero essere rispettate le proporzioni riferite all'andamento degli stessi periodi del 2008, ci Con questo trend, stimato attorno al 48%, troveremmo a scrivere di almeno altri 50 casi. Le statistiche provinciali ci ricordano che nell'ordientro fine anno si dovrebbero registrare ne verrebbero superati i 194 fallimenti del 2004, un'altra cinquantina di fallimenti i 199 del 2006 e i 220 casi del 2000. In pratica dieci procedure in meno rispetto al triste primacon un totale molto vicino ai 249 fallimenti to del 2005 quando Il Tribunale di Bergamo decretati dal Tribunale nel 2005 decretò 249 fallimenti. Per completezza ricordia49


vincia che nonostante siano state ammesse alla procedudevono esistere contemporaneamente tre requisiti quantira di concordato preventivo sono state costrette a dichiatativi: nei tre anni precedenti un attivo patrimoniale non rare il fallimento. Su molte situazioni pesa sicuramente la superiore ai 300 mila euro, ricavi lordi annui non superiocrisi che ha messo in ginocchio il panorama economico ri a 200 mila euro e debiti non superiori ai 500 mila euro. globale, ma molte imprese bergamasche sono state soffoGli effetti della riforma furono visibili nei 152 fallimenti cate da imprevisti eventi congiunturali legati alla specifidel 2008, anno d'entrata in vigore della riforma contro i cità del settore in cui operano. Tutti aspetti che si aggiun102 del 2007, in sostanza la metà delle 199 del 2006. gono agli effetti scaturiti dalle ultime modifiche apportaRimane da valutare se l'aumento dei fallimenti del 2009 te alla legge fallimentare. A base della correzione, firmasia legato più all'onda lunga della questione tecnica legata nel 2008 dal centro-sinistra con il sostegno di una parte ta alla variazione normativa o alla situazione congiunturadel centro destra c'era l'intenzione manifesta del legislale dovuta all'effettivo peggioramento dello stato di salute tore di offrire maggiori garanzie ai creditori. Infatti, l'indelle imprese del territorio. All'orizzonte rimane lo spettro tervento normativo del 2006 voluto dall'esecutivo in caristorico rappresentato dai 284 casi del 1995. ca, aveva fortemente penalizzato i creditori perché, di fatto, permetteva ai piccoli imprenditori Dal 2000 ad oggi, il 2009 potrebbe rivelarsi di sottrarsi alla procedura fallimentare. Con la norma entrata in vigore dal 1 gennaio del 2008 l'anno più difficile per tutte le sentenze la stessa distinzione tra imprenditore e piccolo imprenditore è venuta meno e nello stesso di fallimento registrate. Lo spettro storico tempo sono cambiati anche i requisiti. Per è rappresentato dai 284 casi del 1995 essere tra i soggetti esclusi dal fallimento 50



ECONOMIA&BUSINESS

La Same semina A Treviglio 150 esuberi FUORI SOLCO

Un piano biennale da 760 esuberi sui 2.760 dipendenti di tutto il gruppo. Nel quartier generale di Treviglio annunciati 150 tagli su 1.400 dipendenti attraverso il prepensionamento o incentivi Treviglio 150 operai in esubero. A dare l'annuncio è la Same Deutz-Fahr, quarto produttore mondiale di trattori, settore che in tutta Europa sta pagando in modo pesante il crollo dei volumi. A livello di gruppo, il piano complessivo conta 760 tagli ed è tarato sul biennio 2009-2010. Comprende già le fuoriuscite di quest'anno, nel mese di agosto sono state 362 tra cui 244 operai e 118 impiegati. Treviglio è già stata toccata con i 34 colletti bianchi usciti con accordo sindacale tramite accompagnamenti alla pensione. Al di là dei 34 prepensionamenti tra maggio e dicembre, nella fabbrica di Treviglio è in atto un blocco del turnover per contenere senza traumi le spese del personale, sicché rispetto ai tradizionali 1.500 addetti oggi siamo verso quota 1.400 unità. Adesso, stretti dalla crisi è stata annunciata un'ulteriore riduzione di 398 lavoratori sui 2.760 di tutto il gruppo. Nel dettaglio: 161 impiegati e 237 operai tra cui i 150 dello stabilimento bergamasco che verrebbero tutti gestiti con la procedura di mobilità. Il gruppo, in caso di fuoriuscite volontarie, ha già riconosciuto dei premi e questo potrebbe agevolare e accelerare le trattative, ma ad onor del vero la Same Deut-Far è la fabbrica più sindacalizzata della provincia.

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Germania. Secondo fonte sindacale, per il quarto produttore mondiale di trattori agricoli i problemi arriverebbero dall'ala tedesca del gruppo, in particolare dalla Deutz Ag di cui la famiglia Carozza detiene il 45,1%. Il management ha prospettato un andamento negativo per 30 milioni di euro da Deutz AG, che si rifletterebbe sul bilancio Same. Essendo quotata a Francoforte, la controllata Deutz mette in pubblico conti semestrali che indicano un crollo della capitalizzazione borsistica, erosa per due terzi (278 milioni di euro 52

contro gli 834 di un anno prima) e un calo occupazionale di oltre 1.000 unità, rispetto ai 5.500 addetti del 2008, con ordini e vendite dimezzati. Da qui arriverebbero i maggiori problemi. La Same ha chiuso il 2008 con 1.220 milioni d'euro di fatturato, quasi l'11% in più del 2007, prima che arrivasse la crisi a gelare le vendite del comparto. Inoltre la stretta creditizia ha colpito il mondo agricolo, con la conseguente riduzione degli ordini. In tutta Europa si conta un calo del 24% nei primi sei mesi dell'anno con luglio e agosto che scontano un calo pesantissimo del 44%. Male anche il 2010 dove le stime indicano un ulteriore peggioramento nell'ordine del 14%. Per quanto riguarda il gruppo, si prevede un calo di volumi del 19.4% per quest'anno e dieci punti in più nel 2010 confermando il calo al 30%. Di qui la scelta della Deutz-Fahr di tagliare posti di lavoro nel sito principale tedesco che si trova a Launingen. Lo stabilimento dovrebbe scontare il 75% dei 760 esuberi, con un alleggerimento di oltre 500 unità. Treviglio. Nonostante gli esuberi, il piano lascia trasparire alcune indicazioni incoraggianti perchè prevede il trasferimento della logistica e delle attività legate al marketing nel quartier generale orobico e inoltre in prospettiva c'è lo spostamento delle produzioni da Launingen a Treviglio. Tutto questo non smorza le preoccupazioni per i 150 esuberi che l'azienda ha assicurato di voler gestire con accompagnamenti alla pensione e uscite volontarie. Ma i vertici aziendali stringono anche i tempi perché vogliono chiudere la trattativa in tempi rapidi per affrontare con maggiore dinamismo la ripresa del mercato. Cina. Per almeno due anni di Cina non si parlerà. Lo stesso tempo che è passato da quando è stato deciso, con 45 milioni di euro di investimenti, un insediamento produttivo a Dalian. Oggi siamo a metà dell'opera: stabilimento realizzato ma le linee produttive sono ancora incomplete. Da qui la scelta di concentrarsi sui siti europei mentre dei 40 addetti presenti adesso in Cina più della metà sarà tagliata per ridurre ai minimi la forza lavoro.



ECONOMIA&BUSINESS

Cara Santa Lucia... firmata lavoratori Frattini CARBONE AMARO

Ai 150 lavoratori dell'azienda non rimane che scrivere alla Santa, dopo che gli appelli fatti a Provincia e banche per il sussidio di cassa è caduto nel vuoto Ma almeno è stata firmata la copertura fino a luglio 2010 ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA

i lavoratori della Frattini adesso non rimane altro che scrivere una lettera a Santa Lucia. Una provocazione del tutto legittima visto il silenzio di fronte alla lettera aperta indirizzata all'assessore provinciale alla Formazione e Lavoro Enrico Zucchi e per conoscenza recapitata anche a UBI Banca, Creberg, Intesa SanPaolo, BCC Treviglio e BCC Provincia, Banca di Bergamo, Monte dei Paschi di Siena, Unicredit, Poste Italiane, BNL, Banco di Brescia e Banca Agricola Mantovana. Oggetto della missiva indirizzata a tutti gli istituti di credito dai 150 lavoratori della Frattini di Seriate è il sussidio di cassa integrazione perché dallo scorso luglio tutto è fermo e nessuno di loro riceve lo stipendio. Ricordiamo che lo scorso 4 giugno, la Frattini - storica azienda metalmeccanica di Bergamo che produce macchinari per la lavorazione di contenitori cilindrici - travolta dalla crisi è stata costretta a presentare domanda di concordato preventivo alla cancelleria del Tribunale di Bergamo. Nell'azienda che occupava 192 persone era già aperta la cassa integrazione ordinaria a rotazione per 120 lavoratori. Dopo lo spezzatino svizzero perfezionato dalla Mall Herlan, i 150 lavoratori della Frattini oltre ad essere esclusi dal riassobirmento, sono rimasti esclusi dallo stipendio. A onor del vero qualcosa si è mosso, ma solo sulla carta: dopo cinque mesi di attesa la cassa integrazione è stata approvata con un anno di copertura fino al 26 luglio 2010. Adesso, però, servono i soldi veri. "Ci aspettiamo che l'Inps di Bergamo - ha detto Margherita Dozzi, che segue le vicende dell' azienda per la Fiom Cigl - acceleri i tempi del pagamento perché i soldi arrivino in concreto nelle tasche dei lavoratori e delle loro famiglie, che si trovano in forte difficoltà, soprattutto in questo periodo dell'anno", perchè al di là di aiuti sporadici e collette, dalla scorsa estate ognuno di loro si è arrangiato come ha potuto. Si sono trovati senza alcun tipo di copertura, nell'at-

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tesa del decreto ministeriale che autorizzava il pagamento del sussidio. Da qui nasce la decisione di operai e impiegati di rivolgersi alla Provincia, chiedendo appunto a Via Tasso un incontro per l'anticipo sul trattamento di cigs. Manco a dirlo l'esito è stato negativo e dopo il nulla di fatto con l'assessore al Lavoro Enrico Zucchi, si è passati alla carta. "Con la presente i lavoratori e le lavoratrici della Frattini SpA attualmente in cassa integrazione straordinaria sono a lamentare la situazione di grave disagio nella quale si trovano. Ci risulta che nell'incontro del 10 novembre 2009 organizzato tra Provincia e sindacati non sia emersa ancora una soluzione per anticipare a tutti il salario di cassa. Da diversi mesi siamo in questa situazione, senza stipendio, in quanto siamo ancora in attesa, come tutti sanno, che la cassa venga firmata. All'Istituzione, che dovrebbe garantire pari condizioni a tutti i cittadini, chiedevamo di individuare una banca che come ponte garantisse l'anticipo a tutti i lavoratori: riteniamo che invece la sola applicazione dell'accordo del 24 dicembre 2008, se pur positiva, non rappresenti una soluzione uguale a tutti i lavoratori, in quanto le banche definiscono situazioni eterogenee e non di unica tutela comune. Alle banche, che ci leggono per conoscenza, chiediamo di aiutarci con un'unica soluzione per tutti i lavoratori e le lavoratrici, tramite un unico istituto di credito che si accolli i bolli, applichi tasso zero e anticipi a tutti gli interessati indipendentemente da dove abbiamo il conto". Scontata rimane la decisione di continuare il picchetto ai cancelli della fabbrica, iniziato esattamente un mese fa. Dal 12 ottobre, ininterrottamente, un gruppo di lavoratori controlla l'ingresso della fabbrica e la presenza si è rinforzata nell'ultimo periodo, dopo il tentativo di traslocare i macchinari dal reparto "Conto terzi" a quello Metal Container. Picchetti e fuochi rimasti accessi con il carbone ma questa volta da Santa Lucia si aspettano i soldi, veri.



ECONOMIA&BUSINESS

Maglificio Dalmine tutti appesi ad un filo FILA SENZA FONDI

Dall'annuncio di 73 esuberi su 138 dipendenti di fine settembre, che taglia metà della forza lavoro, nell'azienda tessile sono ancora molti i nodi da sciogliere tra i ritardi dei sussidi per la cassa integrazione e la necessità di chiarimenti del piano industriale mmaginate di avere in mano tanti fili senza capo né coda: è la situazione che stanno vivendo i dipendenti del maglificio Dalmine dello stesso comune. Da fine settembre, quando è stata annunciata la mobilità che di fatto dimezza il personale, ad oggi sono ancora molti i nodi da sciogliere, ma è difficile capire se alla fine, con il filo rimasto si potrà intrecciare una calza e confidare nella befana. Proviamo a vedere dove portano i fili aggrovigliati.

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Passato. Attualmente sono scesi a 66 (dai 77 previsti) gli esuberi annunciati a fine settembre. Il caso è dipeso dall'uscita volontaria di una decina persone nelle ultime settimane di ottobre. I motivi che hanno indotto i vertici aziendali ad una riduzione della forza lavoro, in pratica la metà dei dipendenti visto che l'azienda, alla data in cui ha comunicato i tagli aveva alle sue dipendenze 138 lavoratori, sono stati il drastico e repentino calo di richieste di prodotti come: biancheria, filati e pelletteria. Nel caso specifico a spingere Daniele Grassi, amministratore delegato del Maglificio Dalmine in questa direzione è stata la crisi congiunturale che ha messo in ginocchio la sua azienda e moltissime altre imprese che, come lei, operano nel tessile. Presente. Due i temi caldi: i soldi a lungo termine e le scadenze a breve. Fino ad oggi gli anticipi della cassa integrazione, meglio i suoi ritardi, registrati già dal giugno scorso sono stati un grosso problema per dipendenti costretti a sbarcare il lunario senza sussidi. Più volte nel corso dei mesi è stata chiesta una garanzia perché ai lavoratori fossero erogate quanto prima le paghe mensili, ma ad accumularsi è stato solo il ritardo. E' bene ricordare, inoltre, che nell'azienda tessile di maglieria e accessori di Dalmine è in corso una cassa integra56

zione straordinaria di 7 mesi, prevista fino al 31 dicembre 2009. Una cassa di per sè breve, motivata dal fatto che nel periodo dal 2005 al 2010 - quinquennio fisso previsto dalla normativa nazionale nel quale un'azienda industriale può utilizzare un massimo di 36 mesi tra CIGO e CIGS l'azienda ne ha già utilizzati ben 29. Futuro. Con questo quadro di massima e con i tempi ridotti all'osso, è stato dato mandato al sindacato per un accordo quadro sulla cassa integrazione in deroga che secondo le nuove disposizioni non sarà più di otto mesi ma di dodici. Il periodo di utilizzo degli ammortizzatori sociali sta terminando, e diventa perciò inevitabile sveltire le pratiche per avere la deroga. La proposta avanzata qualche settimana fa era per l'utilizzo, a partire dal 1 gennaio 2010, della cassa integrazione attraverso lo strumento della rotazione, ma l'idea non è piaciuta ai vertici aziendali. "Durante una delle ultime assemblee - hanno detto Damiano Bettinaglio della Filtea-Cgil e Sergio Licini della Femca-Cisl - i lavoratori coi loro interventi hanno rispedito al mittente la rigidità aziendale sulla rotazione durante la cassa e hanno dato mandato ai sindacati di proseguire la trattativa, tenendo fermo il principio che la rotazione non si tocca". Il tema è stato trattato anche in una seduta del Consiglio Comunale durante il quale i dipendenti hanno manifestato la loro ferma intenzione di non arretrare di un passo sulla rotazione mensile, per loro di primaria importanza. Rimangono le attese: dei sindacati per un piano industriale che ha ancora dei punti da chiarire, dei vertici aziendali in un mercato che torni a premiare le loro produzioni di alta qualità e dei dipendenti nella regolarità dell'assegno per la prossima cassa in deroga o nell'anticipo del Tfr da parte dell'azienda. In tutti i casi sono troppe le speranze appese ad un filo.



ECONOMIA&BUSINESS

"Serve coesione nel mondo agricolo o si rischia d'arrivare alla frutta" PAROLA ALL'ASSOCIAZIONE

Pietro Bonalumi, presidente della CIA Bergamo: "Le varie associazioni di categoria devono superare le rispettive divisioni per fronteggiare una situazione che rischia di mettere in difficoltà più della metà delle aziende lombarde e italiane"

ARTICOLO DI ROBERTO AMAGLIO PHOTO: LAURA PIETRA

sta comportando la depressione economica. E dire che solo rima il corteo che ha visto lo scorso 2 marzo migliaia di agricoltori sfilare fino ad Arcore per un presidio sei mesi fa i presupposti sembravano essere diversi. Sembrano passati anni da quando il settore agricolo era condavanti alla residenza del premier Silvio Berlusconi; poi la vibrante manifestazione interregionale della CIA siderato dagli analisti economici europei l'unico campo in del Nord il 13 novembre a Milano (accompagnata da altre inigrado di mantenere il segno "+" dopo il tracollo finanziario internazionale che ha visto nel fallimento della Lehman ziative a livello nazionale). Infine la dimostrazione pubblica organizzata sabato 21 novembre lungo il Sentierone a Brothers il suo inizio. Una capacità di resistenza che, nonostante l'aumento dei prezzi del carburante e delle materie Bergamo, senza considerare la protesta al confine italiano del Brennero o le analoghe iniziative promosse anche dalla Coldiretti in questi "La crisi ha cambiato le abitudini dei consumatori, ultimi mesi. Il mondo agricolo italiano sembra ribollire: gli annosi problemi sempre più attenti al portafoglio. Mettendo così già noti prima della crisi dell'ottobre in difficoltà i caseari, i soliti martoriati produttori 2008 sono stati ulteriormente acuiti dalle ripercussioni negative prima sul di latte, gli ortaggi di quarta gamma e in parte costo della materie prime e ora sulla anche la frutta e il vino" svalutazione dei prodotti agricoli che

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Pietro Bonalumi

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prime (basti ricordare i cereali), era stata testimoniata riuscita a salvarsi in qualche modo, in virtù del calo del anche da Piero Bonalumi nel novembre del 2008 quando, prezzo dei cereali. Tuttavia questo settore è ancora alle proprio sulle pagine di questo mensile, parlava di un setprese con la spada di Damocle della normativa sui nitrati. tore ancora al riparo da un calo che sembrava solamente Quindi non sono certo tutte rose e fiori". sfiorare l'economia reale. "E, invece, a distanza di un anno i nodi sono arrivati al pettine - fa notare il numero uno Costi di produzione alti e prezzi al consumatore invadella CIA Bergamo, Piero Bonalumi -, soprattutto sotto riati. Come uscire da questa empasse? forma di un crollo dei prezzi agricoli che stanno mettendo "Lo scorso anno abbiamo puntato a una produzione di qualiin difficoltà i caseari, i soliti martoriati produttori di latte, tà, investendo sull'innovazione per fidelizzare i consumatori. gli ortaggi di quarta gamma e in parte anche la frutta e il In questo senso l'etichetta dei prodotti agricoli e una serie di vino. Insomma, non prodotti di nicchia a cui è legata una promozioni sull'eccellenza della merce nostrana erano inipiccola percentuale di aziende, ma merci su vasta scala da cui dipendono circa il "A Bergamo, come associazione, cerchiamo 70% degli agricoltori". In pratica se un anno fa si lamentava un costo troppo alto per la produzione, ora lo stop dell'inflazione ha ritoccato al ribasso anche i prezzi delle vendite? "Esattamente. Forse solo la zootecnia è 60

di valorizzare il prodotto biologico e di qualità con vari mercatini e incrementando l'impatto economico della filiera corta. Ma vogliamo certezze anche dal Governo, altrimenti si rischia"


coloro che avevano prodotto più latte di quello consentito dall'Europa, causando all'Italia multe per circa 2,492 miliardi di euro versati all'Ue fino al 2008, n.d.r.) e ora penalizzante per il nostro settore in quanto rischia di aumentare le quote d'invenduto del latte, prodotto che i nostri agricoltori già faticano a piazzare sulla grande distribuzione per la concorrenza straniera. Insomma la direzione imboccata non ci sembra affatto quella giusta".

"In Francia hanno stanziato 1,65 miliardi di euro, noi siamo costretti ad attendere solo quei 280 milioni di euro dell'Unione Europea destinati a tutto il settore continentale" ziative su cui puntavamo. Tuttavia è ormai sotto gli occhi di tutti che la crisi ha cambiato le abitudini dei consumatori, sempre più attenti al portafoglio e di conseguenza sempre più propensi a privilegiare quegli articoli decisamente più a basso costo provenienti dall'estero, una concorrenza con cui è davvero difficile confrontarsi". Il latte dell'Est, ad esempio, in Italia è valutato 18 centesimi al litro, la metà dei 35-40 centesimi richiesti dagli agricoltori nostrani. Anche se è stato firmato di recente, a Brescia, un discusso accordo che fissa a 31 centesimi al litro il prezzo del latte, il divario è ampio. "Visto che a detta di tutti dobbiamo investire in innovazione per mantenere la qualità del prodotto italiano - attacca Bonalumi -, ridurre i nostri costi di produzione è l'unica arma che abbiamo a disposizione, solo che è una battaglia già persa in partenza se non arrivano segnali forti dal Governo. Per esempio l'auspicato taglio delle accise sui carburanti, proposto dal ministro Zaia ma fermo su qualche tavolo a Roma, oppure delle iniziative che, per esempio, Francia e Germania stanno attuando per tutelare l'intero settore agricolo: i nostri cugini francesi hanno stanziato 1,65 miliardi di euro, noi siamo costretti ad attendere quei 280 milioni di euro che l'Unione Europea ha stanziato per il 2010 per tutto il settore continentale".

Questi i problemi, dunque; quali sono però le manovre con cui l'associazione pensa di risollevare il settore? "Da un punto di vista produttivo, la strada è sempre quella di valorizzare il prodotto biologico e di qualità, promuovendo mercatini degli agricoltori e incrementando l'impatto economico della filiera corta (per esempio i distributori di latte crudo). Da un punto di vista amministrativo, invece, vogliamo dare più rappresentatività ai nostri agricoltori. Per questo stiamo pensando a un'auto-riforma interna che dia più spazio ai lavoratori e che permetta a livello sovraregionale di creare una linea d'azione da presentare nelle opportune sedi politiche. Logico che è anche auspicabile che le tre associazioni Confagricoltura, Coldiretti e Cia riescano a superare le rispettive divisioni per fronteggiare compatti una situazione che rischia di mettere in difficoltà più della metà delle aziende agricole italiane". Un'unità che è auspicata già per la manifestazione capitolina di metà dicembre. Si sta per chiudere infatti un 2009 che nell'ultimo semestre si è dimostrato più difficile del previsto. Il rischio è che il 2010 porti via con sé tutte le soluzioni ai problemi".

Il ministro Zaia, però, ha recentemente presentato il suo piano per l'agricoltura al Consiglio dei Ministri dopo che lo stesso Gianni Letta (reduce dagli incontri con gli agricoltori a Palazzo Chigi del 16 novembre scorso) ne aveva suggerito d'accelerare l'iter. "Aspettiamo con ansia di sapere quali misure e risorse siano state realmente messe a disposizione, anche se molto spesso ciò che è stato predisposto sulla carta è rimasto nel limbo delle buone intenzioni. Inoltre, non dimentichiamoci che l'ultimo provvedimento adottato dal Ministero è stato l'innalzamento del 6% delle quote latte per l'Italia: una scelta anacronistica in quanto ci voleva almeno due anni fa, mal pensata perché è stata allargata anche agli splafonatori (ovvero 61


ECONOMIA&BUSINESS

Per Bacco, il 2009 sarà una grande annata VINO&SAPORI

Non sarà ricordato solo per qualità dell'uva raccolta perché il 2009 è stato anche l'anno in cui i produttori locali hanno raccolto importanti riconoscimenti

er il vino orobico, il 2009 passerà agli archivi come un'ottima annata. Non parliamo solo della quantità e qualità dell'uva raccolta, perché a raccogliere importanti riconoscimenti questa volta sono gli stessi produttori bergamaschi di vino. Nell'edizione 2010 di Viniplus, la guida dedicata esclusivamente ai vini lombardi, fra i 47 vini lombardi premiati con le 4 "Rose camune" per la provincia di Bergamo i riconoscimenti sono andati al Moscato Di Scanzo 2006 di Biava, al Moscato Di Scanzo Doge 2006 de La Brugherata e Bergamasca Cabernet Sauvignon Kalos 2002 de Il Calepino. La guida Viniplus 2010 è un punto di riferimento per gli addetti ai lavori e le 4 "Rose camune" sono il massimo riconoscimento assegnato ai vini considerati "eccelsi". Oltre alle 3 aziende della provincia di Bergamo il riconoscimento è andato anche a 12 realtà vitivinicole della provincia di Brescia, 9 della provincia di Pavia e ben 23 della provincia di Sondrio. Ai ristoratori, la Regione Lombardia ha rivolto l'appello a inserire i vini della nostra regione nei loro menù il che consentirà loro di essere dotati di un "marchio" che certificherà il locale come adatto a offrire la carta delle produzioni del territorio regionale. "Tra le 5 Docg, le 14 Doc e le numerose Igt - ha ricordato Luca Daniel Ferrazzi, assessore all'Agricoltura di Regione Lombardia nel corso della presentazione di Viniplus

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2010 - tutto il vino prodotto in Lombardia (circa 80 milioni di bottiglie) ricade in zone a denominazione. Anche in questo caso, un "privilegio" che poche regioni italiane possono rivendicare. La Lombardia è il primo mercato potenziale e reale per le nostre etichette, potendo vantare un'enorme ricettività alberghiera, un sistema di ristorazione di tutti i livelli che ha, insieme agli agriturismi, ancora grandi potenzialità di crescita e "traino" per i prodotti enogastronomici della Regione". Sempre in tema di eccellenze bergamasche, quest'anno tra i vini italiani che hanno ottenuto la "Corona", il massimo riconoscimento qualitativo nella Guida Vini Buoni d'Italia 2010 edita dal Touring Club c'è il "Valcalepio doc Moscato passito di Carobbio degli Angeli 2005". E' stato prodotto dalla Tenuta degli Angeli di Carobbio che fa capo alla famiglia Testa. Anche in questo caso, il 2005 può essere considerata un'annata particolarmente felice perchè lo stesso vino - un passito ottenuto dal vitigno Moscato di Scanzo - in passato si era meritato proprio le "4 rose camune" nella selezione Viniplus. Tornando al 2009, non rimane altro che aspettare e lasciare che il vino riposi nelle cantine, confidando che l'eccezionalità della vendemmia, ottima in qualità e discreta in quantità, sia foriera di ulteriori riconoscimenti. Da un punto di vista più generale il comparto enologico è una delle poche notizie positive nel contesto congiunturale di un'agricoltura lombarda che non gode di ottima salute. Si tratta di una reale boccata di ossigeno per un settore che ormai da più di un anno registra segnali preoccupanti sia per il calo dei prezzi all'origine che per la riduzione dei margini di filiera. La produzione di vino in Lombardia è stimata in flessione dello 5,5%, pari a 69 mila ettolitri in valore assoluto. La produzione di uva è stata complessivamente inferiore all'anno scorso con un -4,4%, con un -2,8% che indica la sofferenza delle rese. Sono tutti fenomeni, questi ultimi, principalmente ascrivibili alle province di Pavia e Brescia.



ECONOMIA&BUSINESS

Mattia Vezzola la classe non è acqua WINE&SPIRIT

Chiudiamo il 2009 con l'enologo tra i più autorevoli d'Italia - riconosciuto dalla Guida Vini d'Italia "Enologo dell'anno" per il 2007 - tra un'Ornellaia del 1987 ed un Malaga del 1736. Era il 1981 quando Vittorio Moretti lo chiama in Franciacorta, da allora firma i vini di Bellavista ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO: GIORGIO CHIESA

rent'anni fa ho assaggiato un Valcalepio, taglio Bordolese (Cabernet Sauvignon più Merlot) in una cantina di San Paolo d'Argon. Era prodotto da Riccardo Guadalupi, l'allora direttore della Cantina sociale bergamasca. Oggi posso ancora dire che è stato uno dei migliori rossi che abbia mai bevuto. E' stata una sorpresa perché non mi aspettavo di trovare un vino così elegante e soffice, leggero ma di straordinaria complessità e carattere e da allora mi sono convinto che Bergamo possa produrre uno dei vini rossi più importanti del nord Italia". A confidarcelo è Mattia Vezzola, l'enologo che dal 1981 firma le bollicine di Bellavista. Lo abbiamo incontrato e ci ha condotto in un viaggio fantastico tra la cantina e le botti per capire e conoscere i tutti i segreti del vino".

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E' appena tornato dagli Stati Uniti. Come è stata la sua trasferta americana? "Emozionante e molto interessante. E' stato un viaggio conoscitivo a trent'anni dalla nostra presenza negli Stati Uniti per capire se in questo momento di conflittualità economica tra la presenza stabile dei vini italiani più blasonati ci possa essere spazio ed interesse per vini estremamente raffinati come quelli prodotti sul Lago di Garda. Quali sono le prospettive per il vino italiano e, in particolare, lombardo? "Il bilancio della trasferta americana è positivo. Gli italiani sono pro64

duttori di eccellenze, perle rare e misteriose che vanno scoperte e mai dichiarate. Quando tu stappi un vino del nuovo mondo, già prima conosci tutto quello che ti può offrire, mentre i vini italiani vanno aspettati nel bicchiere, scoperti. Su un mercato così difficile come quello americano dove non c'è ancora la perfetta competenza e la capacità di analizzare la terra è difficile penetrare nel pensiero, perché si ricordano e apprezzano ancora i vini più "alcolici" e strutturati. Ma adesso qualcosa è cambiato perché dopo il lavoro svolto per trent'anni dai produttori italiani ho riscontrato una crescita del palato verso la conoscenza e la comprensione di vini anche più raffinati". Quali sono i punti di forza e di debolezza della produzione vitivinicola italiana? "Noi realizziamo e proponiamo la biodiversità del sottosuolo e del sovrasuolo, il resto del mondo produce vini legati alle esigenze del mercato, buoni magari, anche molto buoni, ma che secondo lo stile europeo non concedono emozionalità". Noi siamo gente creativa, perché ogni microarea geografica ha il suo vino, il suo tortello, le sue ciliegie, la sua cucina, la sua identità. Essere piccoli e diversi è un punto di forza, la difficoltà casomai sta nel comunicare questa forza. Un esempio: il Valcalepio potrebbe essere da traino per altri prodotti bergamaschi. Solo un'identità e una riconoscibilità definita possono permette il traino delle tipicità locali".


"Il mio carattere potrebbe essere l'Ornellaia del 1987, un vino forte ed elegante

Mattia Vezzola

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La cantina Bellavista

Come si spiega l'eccellenza del terroir del lago di Garda e della Franciacorta? "Il lago di Garda nella zona della riviera dei castelli è una perla rara dell'enologia italiana. Rappresenta il punto più a nord del mondo dove si coltivano gli agrumi. Da una parte c'è il Baldo innevato e dall'altra si raccolgono i limoni, situazione che le consente di godere di una climatologia unica al mondo. E' il carattere unico della biodiversità. Non dobbiamo vendere solo quello che c'è nel bicchiere ma anche la sua storia, la tradizione centenaria di persone che hanno lavorato la terra. Anche le aziende leader in Franciacorta hanno creato il territorio ma oggi non bastano più, per sostenere la crescita del mercato serve lo sforzo di tutti. I piccoli produttori sono fondamentali, il ritorno sul territorio non c'è se esiste solo un'etichetta. Quando in una zona esiste un solo e unico vino si crea il brand. Il rischio, neppure troppo remoto, è che il successo ottenuto con il brand non abbia un seguito perché la fine di una generazione potrebbe coincidere con la scomparsa del vino stesso. E' questo il motivo per cui il territorio ha più valore del brand. Seduti al ristorante non chiediamo solo un Don Perignon, ma prima di tutto chiediamo uno Champagne. Così come oggi è importante non chiedere uno spumante ma un Franciacorta". Possiamo dire che conta di più il nome di un territorio dei suoi prodotti? "Durante un viaggio in Canada, qualche anno fa, ho incontrato un produttore di Barolo che in termini proporzionali aveva una diver66

genza di vedute con il padre. Invece di pronunciare il termine Barolo, io gli ho suggerito di pronunciare la parola Franciacorta e osservare la reazione di chi aveva di fronte. Quando dici Barolo sei già arrivato nelle Langhe, se dici Franciacorta hai ancora difficoltà ha orientarti sulla cartina per capire dove si trova. Un esempio per dire quanto conta il territorio. Per fare questa strada servono centocinquant'anni e non quindici giorni. Oggi dopo trent'anni di lavoro ininterrotto la Franciacorta sta conquistando la sua identità". Quanto dista la Franciacorta da Champagne, in termini di vino? E' tutta una questione di marketing o conta anche quello che c'è nel bicchiere? "La tecnologia ci ha permesso di percorrere velocemente le tappe della qualità e proprio dal punto di vista qualitativo non ci manca niente. Il gap che rimane da colmare è maturare la coscienza di chi siamo, perché fino a quando saremo succubi di qualcuno non saremo mai noi stessi. Il confronto deve servire per evidenziare le peculiarità di entrambi. Giorgio d'Urbano, allenatore di Tomba, in un'intervista ha detto che se non avesse smesso di "guardare" Stenmark sciare, difficilmente avrebbe visto Tomba sugli sci. Tornando al vino, i processi di lavorazione sono gli stessi dei francesi, cambia la climatologia, il fatto che noi siamo in duecento e loro in quattromila e i nostri sono vini più morbidi e rotondi perché la frutta è maturata di più e quindi anche più digeribili. E poi noi siamo ancora i veri artigiani del vino. Lo ritengo una fortuna e un privilegio e abbiamo ancora grandi possibilità di crescere".


Viste le novità del mercato, noi dobbiamo competere con i francesi o con il vino in bustina da diluire con acqua o il kit per il vino fai da te prodotto dai tedeschi. Scusi, ma il vino non si faceva in altro modo? Dove è finita la fermentazione? la svinatura? l'affinamento? "Lasciamo perdere queste bizzarrie, piuttosto preferirei fare come qualche appassionato italiano che compera le uve sul mercato e si fa il suo vino. Per lo meno è naturale". Quanti chilometri dista Bergamo da Brescia, sempre in tema di vino? La Lombardia, in termini di appeal e sviluppo turistico non potrebbe "copiare" la strada del vino dell'Alto Adige (invece di lasciare che ogni zona faccia da sé, in ordine sparso)? "L'Alto Adige è un bella realtà italiana. Il Dalai Lama ha dichiarato che se dovesse portare il Tibet ad essere organizzato per l'accoglienza, come esempio nel mondo prenderebbe l'Alto Adige. Già questo la dice lunga su quello che sono stati capaci di creare gli altoatesini. La Lombardia è la regione che in assoluto in termini enologici ha più variabili rispetto a tutto il resto d'Italia. Andiamo dalla Valtellina con il Nebbiolo e la sua viticoltura eroica perché lì le viti sono tutte terrazzate e bisogna fare tutto a mano fino alla Franciacorta con una vocazione "spumantistica" (ndr meglio Franciacortistica) unica nel panorama mondiale. Ci sono poi le zone dei laghi con i Rosè e il Lugana, e l'Oltrepò, terzo bacino di Pinot Nero al mondo. Legarle insieme è un progetto ambizioso e le Camere di Commercio delle province Lombarde si stanno muovendo in questa direzione". Una peculiarità tutta bergamasca? "Credo che la Valcalepio rappresenti uno dei migliori esempi italiani di taglio bordolese e poi, sicuramente, il Moscato di Scanzo". L'enologo è sicuramente un lavoro affascinante. Ci sveli qualche segreto, come nasce Mattia Vezzola enologo? "Non ho particolari segreti. Coltivo un confronto leale e aperto con gli altri senza nessuna furbizia. La fortuna di ognuno di noi dipende dalla curiosità verso le cose che facciamo perchè ci permette di crescere, creando quel pizzico di sana insoddisfazione. Il fatto che noi siamo rimasti fermi cinquant'anni è dipeso dal fatto che pensavamo di essere arrivati, poi, quando negli anni settanta abbiamo aperto le finestre per guardare fuori ci siamo accorti che non era così. La mia famiglia è sempre stata legata al vino che poi anche io ho imparato ad amare".

creano dei vini decisi mentre le persone delicate producono dei vini morbidi, suadenti, accoglienti e moderati". Tra le sue creazioni c'è il Satèn, bollicina tipica della Franciacorta. Come è nato? Ho voluto dedicare un vino alla femminilità. La donna è rotondità, portamento ed eleganza. Ho cercato di creare un vino con personalità: abbiamo scelto gli chardonnay d'alta collina esposti a sud, dai profumi avvolgenti, abbiamo fatto fermentare il 40% dei mosti in vecchie botti e viene proposto con 5 atmosfere di pressione, anziché con 6, con il risultato di un vino più fine e cremoso. Abbiamo scelto il nome Satèn, che ricorda foneticamente un termine riferito alla seta". C'è un vino che avrebbe voluto creare lei? "Mi piacerebbe creare un vino da dessert che durasse almeno 200 anni. Ho assaggiato un Malaga del 1736 a dir poco strepitoso. E' stata un'emozione unica. Nel nostro mestiere il tempo gioca un ruolo fondamentale, bisogna aver pazienza e saper aspettare. In Bellavista lavoriamo vini che possono vivere comodamente venticinque, trent'anni". Si avvicina il Natale e il capodanno, quali sono le regole da rispettare per un brindisi perfetto? "Prima di tutto scegliere un vino italiano, magari della Franciacorta. Attenzione alla temperatura, le bollicine vanno serviti con una temperatura di 4 gradi. Anche il bicchiere ha il suo valore: l'ideale sarebbe un'ampia flute mentre per gli spumanti dolci è preferibile la coppa. Per quanto riguarda tempi e modi: le bollicine si servono versate lentamente in due tempi per evitare che si crei troppa spuma (che non deve superare 2 cm) e si disperdano parte delle 13 milioni di bollicine che con tanta fatica ho creato… scherzo".

A quale vino si avvicina per indole e carattere? "Il mio carattere potrebbe essere l'Ornellaia del 1987, un vino forte ed elegante. Quando assaggiamo un vino e conosciamo la persona che lo crea troviamo che si assomigliano. Gli uomini combattivi 67


ECONOMIA&BUSINESS

H3hotel, l'albergo a 3 stelle ecosostenibile e "smontabile" HI-TECH GREEN

Nasce a Bergamo il primo hotel in Classe A ma per ora è solo sulla carta. H3hotel è stato pensato per essere un albergo 3 stelle modulare, attento ai consumi e rispettoso dell'ambiente, ideato sulla falsariga dei mattoncini Lego

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA

d Host 2009, l'ultimo Salone Internazionale dell'Ospitalità Professionale di Milano è stato presentato il progetto H3hotel, un prototipo di albergo 3 stelle in Classe A, completamente smontabile e totalmente ecosostenibile. Realizzato con una particolare attenzione ai consumi e all'ambiente è stato testato per la provincia di Bergamo. Il progetto ancora virtuale e messo a punto da Blast Architetti su concept di Alessandra Mauri, Manens Intertecnica e BMS Progetti, prevede un albergo composto da una serie di unità modulari, autoportanti e prefabbricate da 19 mq ciascuna, ognuna delle quali comprende una camera e il relativo bagno. Ogni blocco, inoltre, può essere assemblato sia in orizzontale che in verticale, sposando in toto la filosofia dei mattoncini Lego. Un

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Assemblaggio modulo camera

Un progetto innovativo che consente tempi e costi di realizzazione estremamente brevi: le unità abitative, infatti, vengono trasportate sul cantiere già complete di finiture, impianti elettrici, idraulici e di climatizzazione


La veduta esterna dell’hotel

progetto innovativo che consente tempi e costi di realizzazione estremamente brevi: le unità abitative, infatti, vengono trasportate sul cantiere - su gomma o su rotaia, senza richiedere mezzi di trasporto eccezionali già complete di finiture, impianti elettrici, idraulici e di

climatizzazione, tanto che un hotel di 120 camere come quello ipotizzato per Bergamo, può essere realizzato in soli sette mesi di assemblaggio contro i 18/20 mesi necessari seguendo i metodi costruttivi tradizionali. La spesa ammonta a 60mila euro per camera ed è previsto che ognuna consumi 168 watt, contro i 200 di un 3 stelle tradizionale. Tutte sono dotate di rilevazione di allarme dai bagni e controllo degli accessi alle camere, lampade di sicurezza e rilevatore di fumi. Anche la gestione alberghiera è improntata alla migliore funzionalità: indicazioni al PC del bureau di presenza cliente in camera e di stanza rassettata, segnalazioni di tutti gli allarmi, di finestra aperta in assenza del cliente, impostazione livelli di temperatura tramite software per ogni camera, per aree e parti comuni. La gestione e controllo accessi sono effettuati tramite lettore di transponder e in tema di risparmio ener-

La camera virtuale

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L'estetica degli esterni può essere personalizzata semplicemente ricorrendo a diversi materiali, colori e soluzioni grafiche per i rivestimenti delle facciate

getico, luci e prese delle stanze vengono disalimentatro milioni di litri annui. L'estetica degli esterni può te a camera vuota; in assenza cliente o finestra aperessere personalizzata semplicemente ricorrendo a ta fan-coil a basso regime. Sempre sul fronte del condiversi materiali, colori e soluzioni grafiche dei rivetenimento energetico, il progetto può essere adattato stimenti delle facciate, mentre gli interni delle camea temperature, umidità, ventosità, disponibilità di re sono concepiti per semplificare le operazioni di acqua e falda relative alla zona in cui l'hotel viene manutenzione ordinaria e straordinaria. Direttamente costruito. Nel caso del progetto pilota di Bergamo, sul posto, invece, deve essere realizzato il pian terresono stati previsti pannelli solari termici per la produno - che comprende hall, lounge bar e ristorante -, ma zione di acqua calda, pannelli fotovoltaici per la fornianche questo è pensato per adeguarsi con flessibilità tura di energia elettrica, pompe di calore reversibile allo stile e agli standard di comfort delle camere. Al ad acqua di falda per la produzione di fluidi caldi e progetto aderisce un team di aziende che hanno fornirefrigeranti, travi induttive per la climatizzazione to le proprie competenze e i propri prodotti per la nelle camere e sistemi elettronici di lighting manage"costruzione virtuale" dell'H3hotel. La costruzione è ment per l'illuminazione a basso consumo. Nei bagni, stata simulata e testata grazie a software appositi, rubinetti e doccia garantiscono una riduzione del 30% per una specifica area bergamasca ma per ora è ancodei consumi di acqua e grazie alla gestione degli scara tutto nei files. richi potranno essere risparmiati più di un milione di litri d'acqua all'anno, mentre La spesa ammonta a 60mila euro per camera nelle zone in cui questa è una risorsa scarsa può essere realizzato anche un ed è previsto che ognuna consumi 168 watt, sistema di recupero di acqua piovana e contro i 200 di un 3 stelle tradizionale grigia, portando il risparmio fino a quat70


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"Oltre ogni Muro", Feltri ospite di Giovane Italia EVENTI&STORIA

Per il ventennale della caduta del Muro di Berlino, il gruppo giovanile del Pdl di Bergamo ha invitato il direttore de "Il Giornale" a presiedere un dibattito sul tema della libertà e dell’Europa

PHOTO: GIORGIO CHIESA

a caduta del Muro di Berlino è stato un evento che ha segnato la storia mondiale in modo indelebile. Sembra ieri quando, il 9 novembre di vent'anni fa, ha conosciuto il suo epilogo il simbolo più tangibile della Cortina di ferro che per oltre quattro decenni - ha separato Stati Uniti e Repubblica Sovietica, vero e proprio monumento della Guerra Fredda. La caduta del Muro, infatti, è diventata, nell'ideologia moderna, uno dei più grandi simboli della democrazia e della liberazione contro l'oppressione dei popoli. Per ricordare e commemorare quel giorno, diventato per tutti il "Giorno della Libertà", il gruppo "Giovane Italia Bergamo" ha organizzato una serie d'incontri e approfondimenti sul tema "Oltre ogni muro". Condiviso dal coordinatore di "Giovane Italia Bergamo" Stefano Benigni, dal presidente Stefano Zucchinali, dal consigliere provinciale Matteo Oriani e dal consigliere comunale Carlo Angelo Di Gregorio, il calendario degli eventi ha preso il via a partire dal pomeriggio di sabato 7 novembre scorso. Così, se in tutta Italia le manifestazioni si sono sprecate per festeggiare la ricorrenza, anche Bergamo non è stata da meno. Con uno spirito festoso all'insegna della fratellanza, infatti, il gruppo "Giovane Italia Bergamo" ha organizzato una speciale kermesse in

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Stefano Benigni con Vittorio Feltri

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Piazza Matteotti. In occasione della festa, è stato allestito un palco e un muro di plastica trasparente sul quale chiunque ha potuto lasciare una dedica e un ricordo personale. A seguire, è arrivato il momento più simbolico e toccante dell'intera giornata, quando i giovani bergamaschi presenti hanno potuto abbattere assieme all'ospite illustre Vittorio Feltri - un muro di cartone appositamente posizionato sul palco. In prima serata, la manifestazione "Oltre ogni Muro" si è spostata all'Hotel Excelsior San Marco, per un convegno - moderato dal redattore responsabile


Da destra Stefano Zucchinali, Luca T. Bilotta e Vittorio Feltri

La caduta del muro - ha commentato Feltri è stato un evento epocale, che a distanza di vent'anni ha lasciato notevoli ripercussioni nelle nostre vite Il Muro di Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale in tutto il mondo Italia compresa 73


Alessandra Gallone, Giorgio Jannone, Gregorio Fontana e Carlo Saffiotti

della nostra rivista Luca T. Bilotta - con il direttore de "Il Giornale". Alla presenza di numerosi ospiti illustri, in particolare la senatrice Maria Alessandra Gallone - che si è attivata personalmente per realizzare il convegno - gli onorevoli Giorgio Jannone e Gregorio Fontana, e dopo il saluto del coordinatore provinciale del Pdl Carlo Saffioti - accompagnato dal vice Pietro Macconi -, l'incontro ha toccato temi di stretta attualità e momenti storici ormai passati alla leggenda. I numerosi interventi, infatti, hanno incalzato Feltri proprio sul valore simbolico della caduta del Muro di Berlino e sulle ripercussioni che ha avuto nella società europea post Guerra Fredda. Dal canto suo, il direttore de "Il Giornale" ha risposto col brio che lo contraddistingue, complici affermazioni puntuali e piccanti che non hanno mancato di far riflettere e anche divertire gli oltre cento invitati. "La caduta La sala gremita del muro - afferma Feltri - è all’hotel San Marco stato un evento epocale, che a distanza di vent'anni - ha lasciato notevoli ripercussioni nelle nostre vite. Il Muro di Berlino ebbe un forte impatto emotivo, sociale e culturale, non solo sui cittadini di Berlino o della Germania, ma anche nel resto del mondo. Al momento della sua creazione, infatti, il muro separò, apparentemente per sempre, famiglie e amicizie, lasciando 74

entrambe le metà della città, dopo l'incredulità iniziale, nello sconforto e nella disperazione. Divenne una delle rappresentazioni fisiche della cortina di ferro che separava in due l'Europa durante la Guerra Fredda. Oggi, possiamo dire che molte delle barriere che gli uomini hanno innalzato durante la storia - mi riferisco a muri invisibili culturali e ideologici sono ancora erette e forti del mattone del pregiudizio. C'è ancora molta strada da fare, sia a livello mondiale, sia europeo, sia italiano". La negativa condizione congiunturale, infatti, ancora ben lungi dal suo epilogo, ha messo in ginocchio gran parte dei paesi industrializzati. Non ultima l'Italia, colpevole - secondo Feltri d'essersi fatta attrarre da una moneta (l'Euro) che non ha portato alcun sostanziale benessere. "La moneta unica europea - continua il direttore de "Il Giornale" - è stata ed è tutt'oggi un buco nell'acqua, almeno secondo il mio personale punto di vista. Con la Lira avevamo gli stessi stipendi, ma adesso - grazie all'Euro - i costi della vita sono raddoppiati. È vero, l'inflazione era fuori controllo negli anni '90, ma perlomeno potevamo gestirla con la Banca d'Italia che a sua volta controllava il proprio azionariato. Oggi, tutta la politica economica ci passa sopra la testa non permettendoci di decidere più nulla". Sempre restando in tema Europa, Feltri non si è risparmiato anche in merito all'ingresso delle Turchia nell'UE. "Sono contrario al concetto d'Europa per come si è evoluto, ma mi oppongo con ancor più fermezza all'ingresso della Turchia. Ci sono troppe differenze con gli altri paesi dell'Unione, differenze che devono essere rispettate e non calpestate in nome della globalizzazione. L'ingresso della Turchia, infatti, è fortemente voluto dagli americani per ragioni politiche e strettamente economiche, non certo per le finalità d'equità ed equilibrio che invece noi tutti dovremmo perseguire. Il Muro di Berlino ci ha insegnato che le differenze vanno onorate, ma senza perbenismo. Siamo tutti uguali e al contempo profondamente diversi, e se le ideologie comuniste che nutrivano le fondamenta del muro sono ormai crollate in tutto il mondo (con le conseguenze che abbiamo visto), abbiamo l'obbligo di fare in modo che un'altra separazione non venga mai più eretta".



ECONOMIA&BUSINESS

DA SINISTRA Giorgio Violi, Marco Amigoni, Irene Paccani e Giuseppe Vigani

Il presidente Marco Amigoni: "Abbiamo dato voce alle PMI che non si sentivano rappresentate" 76


L.I.A., dieci anni di libera imprenditorialità IN COPERTINA

Il 10 novembre del 1999 nasceva la Liberi Imprenditori Associati, una nuova realtà che è riuscita a spostare gli equilibri associativi bergamaschi ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA E GIORGIO CHIESA PHOTO: LAURA PIETRA

al novembre del 1999 fino ad oggi. Dieci anni sono un periodo di tempo molto lungo per qualsiasi azienda, media-piccola o grande che sia. Sono una distanza, un percorso durante il quale un imprenditore può iniziare a stilare importanti bilanci, le prime vere considerazioni sul futuro prossimo. Sono forse momenti di solitudine, in cui ci si trova a

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misurarsi non solo con la concorrenza del mercato, ma - da un certo punto di vista - anche con se stessi. Ed è dal novembre 1999 fino ad oggi, che oltre 4.000 imprenditori vivono queste sensazioni accompagnati da una realtà che nasce proprio dalle loro esigenze, dalla loro volontà di sentirsi maggiormente rappresentati all'interno del panorama economico bergamasco. Stiamo parlan77


do della L.I.A., un'associazione senza scopi di lucro, che da un un'espansione fuori dalle aspettative. Siamo andati a colmadecennio opera nel settore dell'economia reale, vale a dire quello re un vuoto rappresentato da 4.016 aziende, imprenditori che, delle piccole e medie imprese e dell'artigianato. Era, per la precinel corso del tempo, si sono fidati di noi". sione, il 10 novembre 1999 quando i primi 22 soci decisero di dar vita alla Liberi Imprenditori Associati. La loro mission era ben preDa cosa è maturata la decisione di non occuparsi della cisa, una filosofia che è poi stata espressa e siglata nello statuto. parte contabile dei vostri associati? Ne abbiamo parlato con Marco Amigoni - presidente della L.I.A. "Se ci fossimo occupati anche delle paghe e dei contributi saremdal settembre del 2001 -, che in poche parole ha tracciato le prinmo diventati un importante centro servizi che avrebbe avuto, da cipali linee guida e il know-how di fondazione. "L'esigenza primasubito, introiti economici sicuri e continuativi. Tuttavia, questo ria era, ed è tutt'ora, il vincolo e l'obbligo di astenersi dal fornire aspetto era già curato da numerosi professionisti a cui l'imprendialle aziende servizi di contabilità e paghe per privilegiare quelli del tore si sarebbe potuto rivolgere con ampia possibilità di scelta. Ciò sindacato d'impresa, dell'assistenza all'imprenditore, della sicurezche invece mancava era un interlocutore che parlasse lo stesso linza e della qualità. Ovvero quelli relativi agli aspetti finanziari e ad guaggio, una realtà che - come la piccola e media impresa - ponesogni problematica che può verificarsi nella gestione di un'azienda. La specificità definita, In soli dieci anni d'attività, l'associazione quindi, è quella di un'associazione a servizio delle imprese, che dal canto loro possono usuha toccato quota 4.012 imprese. "L'obiettivo fruire dei servizi anche se non iscritte, così da - ha detto Amigoni - è astenersi dal fornire servizi evitare che l'associazionismo venga indicato come un ulteriore costo. Sono questi i principi di contabilità e paghe per privilegiare quelli cardine che da dieci anni ci guidano, gli stessi sindacali, della sicurezza e della qualità" che hanno consentito alla L.I.A. di conoscere

DA SINISTRA Marco Amigoni, Irene Paccani, Giuseppe Vigani, Alberto Armati, Guido Pedrini, Angelo Marchesi, Sonia Bonesi, Danilo Barzizza e Giorgio Violi

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se la massima attenzione alle risorse umane e al territorio in cui andava ad operare e produrre. Per questi valori di concretezza la L.I.A. si è trasformata da una semplice idea ad una reale necessità. L'imprenditore bergamasco, infatti, stava vivendo un periodo in cui non era più in grado di gestire le ricchezze presenti sul territorio: la globalizzazione lo stava stritolando". Ha parlato di territorio e di globalizzazione. Possono coesistere queste due parole? "Ne sono convinto. La storia dell'imprenditoria bergamasca ha sempre difeso il suo territorio con tutto ciò che aveva. Noi, in questo senso, siamo un'arma in più per non farsi surclassare sul mercato. Riteniamo che la costituzione in consorzio di più aziende dello stesso settore, dia la possibilità di cambiare e aprire gli occhi. Per certi versi, viene evoluta quella mentalità provinciale legata al "proprio" come "bello e unico". Quindi, vengono trasformate le capacità individuali in un modello condiviso che ha tutte le carte e la forza per fronteggiare la globalizzazione. Questo è il fine ultimo dell'unione d'intenti che proponiamo da un decennio".

sono attenti all'innovazione e al cambiamento, ma che - al contempo - lamentano scarsa collaborazione da parte di alcune associazioni di categoria. Secondo la L.I.A., aggregazione d'impresa è, e sarà sempre più, la parola d'ordine che deve essere condivisa per crescere". Con questa mentalità, in appena un anno dalla vostra costituzione, siete riusciti ad avere oltre 800 aziende associate. "Riteniamo di aver catalizzato l'attenzione perché abbiamo offerto qualcosa che effettivamente non c'era. Inoltre, ci siamo mossi nei modi giusti senza calpestare nessuno, nonostante il clima di diffidenza nei nostri confronti fosse abbastanza sentito. Nel 2000, dopo che la raccolta delle quote di adesione dei soci continuava senza sosta, la C.L.A.A.I. - "Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane", con sede a Milano - ci ha comunicato l'accettazione della nostra adesione. È stato un passo molto importante della nostra storia, in quanto la C.L.A.A.I. è un'organizzazione nazionale firmataria degli accordi contrattuali ed interconfederali per il settore dell'artigianato e delle piccole e medie imprese. Dopo appena un anno dalla nascita, quindi, la L.I.A. ne diventò un'autorevole espressione territoriale".

Essere imprenditore non vuol dire anche cercare tutte le alternative possibili, anche al di fuori dei rispettivi settori di competenza? "Come un artista lavora con passione alla sua opera, Al Radisson Hotel l'atto costitutivo, allo stesso modo un imprenditore dovrebbe - con il 10 novembre 1999 esperienza e sacrificio - lottare nei momenti più difficili, forte delle sue conoscenze e del suo know-how. a L.I.A. è nata nell'autunno inizia a riunirsi a Pedrengo, Quello che proponiamo è un metodo che riesce a del 1999 dall'esigenza di decide di aprire una sede più tutelare questi aspetti di grande professionalità, in un gruppo di imprenditori consona in città, in un'area modo tale che l'imprenditore stesso possa migliorare di vari settori economici e proartigianale contraddistinta da la propria produttività nel campo in cui ha dedicato duttivi -, di sentirsi maggioruna posizione centrale vicina l'esperienza lavorativa di un'intera vita. Ci tengo a mente rappresentati all'interno all'autostrada e alle tangenziasottolineare un aspetto: l'uomo che "fa impresa" in del panorama economico bergali di Bergamo. Viene, quindi, modo attento e costruttivo è quello che riesce ad masco. Il 10 novembre 1999, al individuata la attuale sede di avere uno sguardo lungimirante, senza dimenticarsi Radisson Hotel di Bergamo, via delle Canovine (terzo avviene l'atto costitutivo ufficiapiano), implementata negli le tradizioni nelle quali affonda le sue radici".

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In che modo gli anni '90 sono riusciti a cambiare l'assetto dell'imprenditoria bergamasca? "Con l'avvento della globalizzazione tutto è cambiato. Gli anni '90 - teniamo questo periodo come punto di riferimento, anche se probabilmente potremmo partire da qualche anno prima - hanno richiesto maggior attenzione al modo di "fare impresa". Mi riferisco non solo ad un netto cambio di mentalità e ad un fisiologico passaggio generazionale, ma anche alla reale necessità dettata dalle normative vigenti. Da questo punto di vista, si è reso necessario il raggiungimento d'importanti certificazioni, come quelle sulla qualità la "ISO 9001" - e sulla sicurezza, la cosiddetta "626". Anche in questo rinnovato panorama di specializzazione e concorrenza, quindi, la L.I.A. ha raccolto le numerose richieste di tutti quegli imprenditori che

le con la firma dello statuto e l'elezione del primo Consiglio Generale. La successiva riunione d'insediamento del Consiglio, elegge a presidente Gemma Ranghetti, mentre come vicepresidente viene scelto Marco Amigoni (attuale presidente). Viene indicato anche il primo Comitato Esecutivo composto da 7 membri, che annovera - oltre al presidente e il suo vice anche Alberto Armati, Mario Carrara, Federica Salvatoni, Giuseppe Vigani e l'attuale direttore Giorgio Violi. Lo stesso comitato, che nel 1999

anni con altri uffici dedicati alla LIA EUROFIDI al piano terra. Questo l'elenco del primo Consiglio Generale: Marco Acerbis, Marco Amigoni, Alberto Armati, Oscar Brolis, Mario Carrara, Mario Comotti, Giacomino Dossena, Paola Facchinetti, Adriano Gambarini, Ubaldo Gonella, Yuri Moressa, Irene Paccani, Luca Pavoni, Guido Pedrini, Gemma Ranghetti, Federica Salvatoni, Giovanni Toffetti, Alessandro Valoti, Luigi Valoti, Giuseppe Vigani e Giorgio Violi.

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"L'obiettivo è trasformare le capacità individuali in un modello condiviso che ha la forza di fronteggiare la globalizzazione Questo è il fine ultimo dell'unione d'intenti che proponiamo da un decennio" L'accoglienza da parte delle altre associazioni imprenditoriali bergamasche è stata di totale diffidenza? "Le contrapposizioni sono sempre state abbastanza forti, specialmente considerando i due fronti opposti. Uno gestito da Confindustria (con Ascom, Associazione Artigiani, CNA, Unione Artigiani, Confesercenti e Coldiretti). L'altro composto da Apindustria, FAI, ConfCooperative e noi della L.I.A. Tuttavia, nel 2005, siamo riusciti ad entrare nell'ambito della Camera di Commercio per l'Industria, l'Artigianato e l'Agricoltura di Bergamo, complice la mia nomina a consigliere. Da qui è iniziato un percorso di coinvolgimento con tutte le consorelle associazioni che ha portato ad un clima più distensivo dei rapporti e un nostro maggior peso in chiave provinciale". Come siete riusciti a legittimare la vostra posizione? "Consolidando la nostra struttura. Abbiamo ritenuto d'obbligo dotarci di una società di servizi parallela all'associazione - la "L.I.A. Servizi per l'Impresa Srl", nata nel maggio 2000 -, così da avere la possibilità di aiutare maggiormente tutti i nostri soci. Inoltre, dopo la chiusura del primo anno di attività con 832 aziende iscritte, il direttivo ha deciso di costituire un suo consorzio, che era ed è, la formula più adattabile alle esigenze delle aziende bergamasche. Infatti, riteniamo che sia fondamentale garantire l'accesso agevolato al finanziamento delle imprese. Per queste ragioni è nata LIA EUROFIDI". La stretta del credito da parte delle banche ha complicato l'operato di LIA EUROFIDI? "Ovvio, ma non in modo drammatico. Pur aumentando la propria operatività, il consorzio si è visto limitare le erogazioni da parte degli istituti bancari. Le aziende non solo hanno fatto sempre più fatica ad accedere al credito, ma si sono anche viste ridurre i finanziamenti in corso. Questo ha creato non poca fatica anche per la gestione ordinaria dell'attività del consorzio. Ma nonostante tutto, siamo riusciti a mantenere le erogazioni su un buon livello. Infatti, abbiamo superato i 18 milioni di euro: questa si chiama caparbietà e volontà di stare vicino al territorio". La crisi, seppur penalizzando l'accesso al credito delle aziende, ha fortificato l'associazionismo: molti imprenditori si sono "uniti" per far fronte alle difficoltà. Anche voi avete riscontrato questo trend? "E' vero, la crisi ha avvicinato non poco gli imprenditori. Noi, ad 80

esempio, siamo sempre rimasti vicini ai nostri associati. Ma soprattutto in quest'ultimo periodo abbiamo riscontrato una maggiore richiesta d'informazioni o d'aiuto. Tutti cercano di far fronte comune per superare il periodo d'empasse. Non a caso, con l'acuirsi della crisi, la L.I.A. si è attrezzata per cercare di non perdere il passo. Allo staff canonico di 11 persone abbiamo aggiunto altre due figure professionali per gestire la notevole mole di lavoro e di richieste. Anche per aiutare tutte quelle realtà che avevano bisogno di delucidazioni sulla cassa integrazione, una realtà che ha conosciuto il suo picco alla fine del 2008". In dieci anni siete riusciti a rinnovare gli equilibri associativi bergamaschi puntando al servizio per gli imprenditori. Un successo non indifferente considerando la piazza bergamasca, storicamente chiusa alle novità. "Abbiamo voluto creare un'alternativa che fosse il più adattabile possibile alle diverse esigenze dell'imprenditoria bergamasca. Con la creazione di "Imprese & Territorio" - avvenuta nel 2007 e di cui la L.I.A. fa parte assieme ad Apindustria, Associazione Artigiani, CNA, ASCOM, Confesercenti, FAI, Coldiretti, Confcooperative e, in seguito, CIA - gli equilibri sono definitivamente cambiati. La cosa più importante è che, su nostra impostazione, viene dato a "Imprese & Territorio" un regolamento che prevede - oltre che una presidenza pro tempore - anche una segreteria a rotazione. Una volta presentato, il nuovo soggetto associativo ha creato sconcerto nei sindacati, nella politica e nelle istituzioni. Infatti, è la prima esperienza di questo tipo in Italia. Una scelta vincente". Novità e libertà, due parole che vi contraddistinguono. "Quando ti presenti ad un territorio molto selettivo come quello dell'imprenditoria locale, o hai delle idee valide o vieni espulso. Da questo punto di vista, siamo anche stati la prima associazione ad aver avuto un presidente donna, parlo di Gemma Ranghetti, in carica fino al 2001. Da febbraio del 2007, infatti, la L.I.A. può vantare alcuni incarichi bilaterali di assoluto prestigio. Il nostro vicepresidente Giuseppe Vigani, a questo proposito, è anche presidente del C.P.T.A., il "Comitato Paritetico Territoriale Artigiano", Danilo Barzizza è presidente dell' E.L.B.A. (Ente Lombardo Bilateralità Artigiana). Inoltre, ben quattro membri della L.I.A. sono consiglieri dell'Edilcassa, che con la sua sede autonoma comprende anche l'E.B.A. (Ente Bilaterale Artigiano). Tuttavia, se non hai le persone giuste (con le giuste idee) in alcuni ruoli chiave, è difficile sopravvivere". In dieci anni avete già fatto molto. Quali sono le vostre prospettive per il futuro? "La fine del 2009 ci vedrà festeggiare la ricorrenza non solo per l'aspetto numerico, ma soprattutto per gli obiettivi raggiunti e, in molti casi, superati. Quasi sicuramente, infatti, pensiamo di raggiungere un traguardo più che lodevole, quello dei 5.000


DA SINISTRA Giorgio Violi con Marco Amigoni

associati in poco tempo, visto il costante trend di crescita di questi anni. Ora che siamo diventati grandi, siamo anche più consapevoli della nostra operatività e della nostra completa autonomia economica. Per il futuro, continueremo a investire in risorse umane, coinvolgendo nuovi e giovani imprenditori, pensando così ad un ricambio generazionale indispensabile. L'obbiettivo, inoltre, è quello di ampliare la gamma dei servizi per andare sempre più incontro alle esigenze dell'imprenditoria bergamasca".

"Nel 2009 abbiamo superato quota 4.000 associati. In futuro continueremo a investire in risorse umane, coinvolgendo nuovi e giovani imprenditori per un ricambio generazionale indispensabile Inoltre amplieremo la gamma dei servizi per andare sempre più incontro alle esigenze dell'imprenditoria bergamasca" 81


ECONOMIA&BUSINESS

Da destra Massimo e Fabrizio Ravasio

Legatoria Ravasio, la carta dell'investimento ARTICOLO DI GIORGIO CHIESA

ssicurare il massimo della qualità unitamente ad una grande quantità di commesse curate in ogni dettaglio. Questo è, in sintesi, il sogno di ogni imprenditore. Ebbene, questo sogno sembra essere diventato una solida realtà bergamasca. Una realtà che si fonda su una tradizione aziendale nata nel lontano 1972, ma che nel corso del tempo - e in parti-

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colare nell'ultimo decennio - ha saputo rinnovarsi, rimanendo al passo con le tecnologie e con le mutate esigenze del mercato. Stiamo parlando della Legatoria Ravasio, un'impresa che nasce nel cuore di Ambivere e che ha vissuto, come molte altre del nostro territorio, il passaggio generazionale padre-figli nel modo più naturale possibile, quello teso all'investimento. Ne abbiamo


TOP BUSINESS

Uno stabilimento rinnovato, due macchinari d'ultima generazione e un impianto fotovoltaico da 61,5 kWp. Ecco i numeri dell'impresa di Ambivere, leader nel settore della rilegatura

parlato con Massimo e Fabrizio Ravasio, proprietari dell'omonima azienda, rilevata - nel 1999 - dal padre Giovanni. "Abbiamo affrontato - affermano all'unisono - spese molto importanti nel corso di questo decennio. In totale, solo per la parte produttiva, abbiamo investito circa un milione di euro. In particolare, possiamo dire di aver potenziato i numeri. Adesso riusciamo a gestire una struttura di commesse molto eterogenea, con tirature comprese tra le 5 e le 500 mila copie su svariati formati. Inoltre, ci siamo dotati di un impianto fotovoltaico da 61,5 kWp (kilowatt picco, n.d.r.) e siamo ormai da diversi anni leader nel riutilizzo della carta, con circa tre tonnellate di materiale riciclato".

modo per fidelizzare il cliente e per farlo sentire al sicuro". Immaginiamo che la velocitĂ sia un fattore determinante del vostro settore. "I tempi dell'editoria e - di conseguenza - i nostri, sono molto ristretti. Tuttavia, siamo ormai rodati per qualsiasi tipo di evenienza. Abbiamo uno staff costituito da 14 dipendenti, che io e mio fratello riusciamo a gestire

Di cosa si occupa esattamente la Legatoria Ravasio? "Abbiamo - continua Massimo Ravasio - una struttura molto flessibile. Facciamo legatoria a 360 gradi. Non solo brochure, ma anche punti metallici e rilegature di qualsiasi tipo di rivista. Inoltre, ci occupiamo della spedizione e se il cliente lo vuole - possiamo gestire anche la parte dedicata alla stampa vera e propria. Naturalmente, in questi due casi, ci appoggiamo a realtĂ esterne. In altre parole curiamo tutta la commessa, ci piace essere gli unici interlocutori della nostra committenza. Crediamo sia un bel

Fabrizio Ravasio: "Il nostro impianto fotovoltaico - in funzione dal 15 dicembre sarĂ il piĂš efficiente del comune. Abbiamo rifatto il tetto dell'azienda per poter adagiare su di esso dei pannelli completamente integrati" 83


senza nessun problema. Grazie a loro e a una programmazione lungimirante, siamo riusciti a portare avanti grandi quantità di lavoro anche quando la stretta della crisi economica si è fatta maggiormente sentire". La negativa condizione congiunturale vi ha creato dei problemi? "Fortunatamente no. Come detto, abbiamo la capacità e le competenze per svolgere diversi tipi di lavorazione. Così, quando una è in calo, riusciamo a compensare con l'altra. Facendo una rapida stima delle tipologie di prodotto che trattiamo, i due terzi sono costituiti da cataloghi e un terzo da periodici mensili. In ogni caso - ci tengo a ribadirlo -, riusciamo a confezionare qualsiasi tipologia di commessa, purché sia in grandi quantità". Cos'è cambiato rispetto alla tradizionale legatoria di vostro padre? "In pratica tutto. Nel 1999 abbiamo acquistato il nuovo capannone, diviso su due piani, con tutti gli impianti a norma 626, dotato di montacarichi interno e interamente condiziona84

to. Al primo piano curiamo il punto metallico, che è il mio settore di specializzazione. Al secondo, invece, teniamo la brossura di marca wohlenberg, seguita direttamente da mio fratello Fabrizio. Poi, tra il 2006 e il 2007, siamo stati i primi in Italia a possedere due macchine d'ultima generazione prodotte dalla Muller Martini. Senza di loro avremmo dovuto rinunciare a un'enorme quantità di lavoro. Senza quei due macchinari avremmo perso addirittura il 50% dei clienti degli ultimi due anni e non scherziamo". Inoltre, siete anche diventati una vera e propria azienda ecologica. "Con il nostro impianto solare, che è tra i migliori della Bergamasca, riusciamo a risparmiare 36 barili di petrolio all'anno, pari a 25.920 kWh/anno. Questo è un dato molto importante sia in termini d'inquinamento, sia in termini d'immagine. Effettivamente, se consideriamo anche il fatto che ricicliamo grandi quantità di carta da circa 15 anni, possiamo definirci una vera e propria azienda ecologica. L'obiettivo, in questo senso, è diventare il fiore all'occhiello del comune di Ambivere".


Massimo Ravasio: "Facciamo legatoria a 360 gradi. Non solo brochure, ma anche punti metallici e rilegature di riviste Inoltre, ci occupiamo (grazie a partner del settore) della spedizione e della stampa di qualsiasi prodotto"

Avete già avuto dei riconoscimenti da parte delle istituzioni? "Il nostro comune - continua Fabrizio - è tristemente noto per l'inquinamento. La strada che abbiamo intrapreso ci ha portato il plauso del sindaco, che ha garantito il permesso incondizionato per procedere con i lavori. Il nostro impianto entrerà in funzione il 15 dicembre e sarà il più grande del comune. Gli altri, infatti, arrivano massimo a 30-35 kWp. Inoltre, abbiamo rifatto il tetto per adagiare su di esso dei pannelli completamente integrati. È stato un progetto molto lungo, ma che ci ha dato grandi soddisfazioni e che ha visto protagonista l'Elettrica Service, azienda di Cisano Bergamasco, nell'installazione dei pannelli. Oltre a Stefano Valsecchi, mi sento di ringraziare pure lo studio tecnico del geometra Loris Locatelli, che è riuscito a trovare il modo migliore per far rendere al massimo l'impianto, nonostante gli spazi fossero ristretti".

senso, ci riteniamo un'impresa che ha investito molto anche nella sicurezza". Concludendo, avete in mente altri investimenti importanti? "Per il momento - chiosa Massimo - vogliamo fermarci e lavorare in serenità. Stiamo raccogliendo i frutti di anni di sacrificio e, al contempo, stiamo dando molto lavoro anche a ditte esterne che ci aiutano con alcune commesse. Io e mio fratello - come sapete abbiamo intrapreso il cammino dell'eco-sostenibilità. Quindi, se proprio vorremo porci un obiettivo, sarà di diventare energeticamente autonomi".

Siete autosufficienti da un punto di vista energetico? "Purtroppo no. Per raggiungere quel traguardo avremmo dovuto installare un impianto da 80-90 kWp, ma la superficie era, ed è, troppo limitata. Riusciamo a procurarci circa il 70% dell'energia di cui abbiamo bisogno. È comunque un risultato molto positivo, anche considerando che, per ottenere i famosi incentivi statali, bisogna garantire degli standard di qualità molto alti, che non tutte le aziende riescono a fornire. In questo 85


ECONOMIA&BUSINESS

DA SINISTRA Matteo Manzoni, Donatella e Roberto Paolicchi

Fisar e Chiesa, un'integrazione per il territorio ARTICOLO DI GIORGIO CHIESA

on si può parlare di semplice "fusione a freddo". L'unione d'intenti tra la storica azienda bergamasca Chiesa e la poliedrica impresa milanese Fisar ha il sapore della collaborazione umana, del sostegno vicendevole e della continuità commerciale. "La nostra - afferma il presidente della Fisar Roberto Paolicchi -, è stata un'operazione di acquisizione. Tuttavia, i fini commerciali non sono stati l'unico movente che ci ha mosso. Abbiamo una filosofia imprenditoriale

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che guarda al cuore e non ai numeri, che punta sulla qualità prima della quantità". Un'affermazione che, da sola, basterebbe a spiegare i motivi reali che hanno spinto il management del marchio di Milano in una nuova avventura su un territorio quasi sconosciuto. Un territorio, quello bergamasco, che ha visto una delle sue più storiche aziende - la Chiesa, appunto - cavalcare, in oltre ottant'anni di storia, non solo l'esplosione dell'economia reale locale, ma anche le difficoltà di una negativa condizione


NUOVE REALTA'

L'azienda milanese ha acquisito lo storico gruppo bergamasco L'obiettivo è farlo tornare ai fasti di un tempo, con la serietà e la competenza che l'hanno caratterizzato in oltre ottant'anni di vita imprenditoriale

congiunturale. Oggi, però, la musica è completamente da soli, dobbiamo fare in modo che i nostri dipendenti credano in cambiata. Grazie proprio al presidente Roberto Paolicchi noi esattamente come noi crediamo in loro. Ci deve essere la - assieme alla sorella Donatella e a i rispettivi figli Dino massima collaborazione e rispetto da ambo le parti. Da questo e Alessandro -, coadiuvati da Matteo Manzoni (diretpunto di vista, siamo rimasti molto colpiti dall'accoglienza che ci tore di Chiesa Srl) - l'azienda bergamasca punta a rinverhanno riservato. Sono sicura che, grazie a loro, potremo raggiundire i fasti di un tempo. Ciò che è avvenuto, infatti, non è gere il nostro obiettivo, vale a dire quello di diventare non la più stato un assorbimento da parte della concorrenza, ma un grande azienda della Lombardia, ma la migliore". vero e proprio matrimonio tra aziende partner e appartenenti allo stesso gruppo d'imprese, vale a dire la Idroteam. Donatella e Dino Paolicchi

In che modo la negativa condizione congiunturale ha influito sulle vostre scelte? "Il nostro intervento è stato motivato dalla volontà di salvare un'impresa che si integra perfettamente con il nostro pensiero aziendale. La Chiesa rappresenta la naturale prosecuzione dei settori merceologici Fisar. Noi siamo specializzati nel campo delle centrali termiche e recentemente abbiamo investito anche nell'arredo bagno, nell'arredo casa e nelle energie rinnovabili. L'azienda bergamasca, invece, ha una storia rivolta agli artigiani del legno e alla ferramenta. Ciò che, concretamente, ci ha sempre uniti, è stata la volontà di rivolgersi al settore dell'economia reale, ovvero ai medio e piccoli installatori che costituiscono il vero tessuto economico delle rispettive province". I dipendenti della "Chiesa" come hanno accolto questa operazione? "La premessa - continua Donatella Paolicchi - è che non puntiamo ai grandi numeri. Come diceva mio fratello Roberto, uno dei nostri know how principali è sicuramente la trasparenza. La nostra azienda, con questa acquisizione, è composta da circa 300 persone. Questo vuol dire che sarebbe impensabile guidare la nave 87


Roberto Paolicchi, presidente della Fisar: "La nostra operazione è stata dettata dal cuore, non solo da scopi commerciali"

DA SINISTRA Matteo Manzoni direttore di Chiesa Srl E Roberto Paolicchi presidente del gruppo Fisar

Fisar e Chiesa si conoscevano già. Avete aggiunto qualcosa al servizio già ottimale che entrambe le aziende hanno sempre fornito. "Nella sede di Milano - interviene Dino Paolicchi - abbiamo da poco ampliato la gamma dei prodotti offerti. La nuova direttiva è, infatti, quella di garantire al cliente la possibilità di ristrutturare casa nella sua interezza e complessità. La nostra ambizione è proprio quella di "coccolare" il cliente, attraverso l'assistenza di venditori e arredatori altamente qualificati, che rendano gli spazi abitativi un armonioso insieme - specchio della personalità di ognuno - dove assaporare la magia del tempo". Il marchio Chiesa resterà tale o - con l'acquisizione - avremo una filiale Fisar anche per Bergamo? "Non abbiamo nessuna intenzione continua Roberto Paolicchi - di fare alcuna modifica né al nome, né alla mentalità dei dipendenti. Riteniamo che il marchio Chiesa sia sinonimo d'eccellenza e assistenza professionale tanto quanto quello Fisar. Per questo pensiamo che sia importante confermare una continuità sul territorio. A tale proposito, tutti i dipendenti Chiesa saranno messi sulla stesso piano di quelli Fisar, l'obiettivo è l'inte88

grazione e non la creazione di due ditte in cui una sovrasta l'altra. Lo scambio dovrà essere costruttivo e reciproco, non in un sola direzione". Concludendo, quali sono le prospettive future? "Siamo di fronte a un gruppo integrato che, all'inizio, fatturerà tra i 105 e i 110 milioni di euro. A difenderci le spalle, inoltre, c'è la Idroteam, che ci consente un maggiore potere d'acquisto. L'obiettivo primario non è solo quello di riportare la Chiesa agli antichi splendori, ma anche riuscire a coprire le aree territoriali che restano "vuote". Anche se in parte ci siamo già riusciti con la Fisar, vogliamo costruire un'azienda capace di resistere agli scossoni economici grazie alla serietà del management e alla passione dei suoi dipendenti".



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Tal Gendler e Ron Benvenisti

Nasce "Primomodo", un nuovo mondo per l'infanzia SPAZI NUOVI

A Bergamo arriva il primo centro italiano per la famiglia: assistenza pre e post parto fornita da specialiste ostetriche e psicologhe e corsi d'inglese per bambini dai 3 mesi ai 14 anni 90

ARTICOLO DI GIORGIO CHIESA

ssere genitori, per quanto meraviglioso, rappresenta una delle fasi di transizione principali della giostra della vita. Diventare madre e padre è un'esperienza che porta con sé il passaggio da un equilibrio ad un altro, un delicato cambiamento che deve essere gestito con la massima stabilità. Per questo è bene affidarsi a partner d'eccellenza che riescono ad aiutare la coppia nell'affrontare quella che gli specialisti chiamano "crisi di transazione". Per riuscire a dare tutte le risposte e per proporre le opportunità di cui le famiglie hanno bisogno, a Bergamo (in viale Giulio Cesare 29, telefono 035 077 0106) è nato "Primomodo", il primo centro polifunzionale "su misura" per le giovani coppie. Dall'esperienza di Ron Benvenisti e Tal

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Gendler - i due fondatori della struttura - e grazie al supporto economico di un gruppo d'investitori fortemente motivati dal progetto, la nostra città diventa pioniera di un'idea nuova e decisamente azzeccata: assistere le coppie - e i bambini nelle delicate fasi pre e post parto. "Quando abbiamo saputo che saremmo diventati genitori - afferma Benvenisti - mia moglie Tal ed io abbiamo cercato un luogo che ci potesse essere di supporto in questa fase della vita, magari con incontri di preparazione verso quello che ci apprestavamo ad affrontare e, successivamente alla nascita, luoghi in cui si facessero anche delle attività ludiche e didattiche per nostro figlio. Cercavamo attività che potessero stimolarlo anche al di fuori delle mura domestiche, in un contesto specializzato e a misura di bambino. Ci siamo però resi conto che era difficile trovare qualcosa che rispondesse alle nostre esigenze. Venendo da Israele, un paese che offre molto sotto questo punto di vista, abbiamo pensato di proporre anche qui a Bergamo un centro specializzato a disposizione di genitori e bambini, un centro che rappresentasse anche un punto di riferimento per la famiglia non solo durante il periodo della gravidanza, ma anche nelle delicate fasi dopo la nascita, nelle quali sia il bambino che i genitori vivono esperienze di vita molto particolari". Ha parlato di assistenza alle coppie. Però, di fatto, è la figura materna quella che subisce i più grandi cambiamenti. "Sicuramente è la donna che necessita di maggior assistenza e incoraggiamento, anche perché è il suo corpo a subire tra-

sformazioni. Tuttavia, il supporto che forniamo, grazie al nostro staff di ostetriche specializzate anche in psicologia, non è semplicemente limitato alla figura materna. Il compagno, infatti, gioca un ruolo fondamentale sia nelle fasi pre parto, sia durante il parto e nella quotidianità dopo la nascita. Il compagno, per quanto coinvolto emotivamente, non vive in prima persona l'emozionante esperienza della gravidanza. Per questo motivo il nostro corso ha l'obiettivo di renderlo il più partecipe possibile, conferendogli un ruolo attivo e consapevole e offrendogli la possibilità di condividere in modo diretto e attivo questo momento con la propria compagna". Com'è strutturato il vostro programma di supporto? "Il nostro intento è quello di informare, sostenere e preparare le coppie che si apprestano a vivere questo momento di transizione, ed è con questo scopo che offriamo un vero e proprio percorso di "accompagnamento alla nascita". Intorno al quinto mese di gestazione vengono proposti cinque incontri per le future mamme nei quali sarà possibile condividere in gruppo questa esperienza e capirne le modificazioni che comporta. Seguiranno sette incontri di preparazione al parto per la coppia, per prepararsi insieme a vivere l'avventura del parto attivamente. Successivamente alla nascita, sarà possibile incontrarsi con l'ostetrica ed altre neo mamme per confrontarsi e sentirsi sostenute in questo primo momento di grande cambiamento. Questo percorso termina con cinque incontri dedicati al massaggio del bambino. Vengono inoltre tenuti i corsi di ginnastica pre e post parto, al fine di aiutare la donna a preparare al meglio il proprio corpo ad affrontare il parto, lavo-

Ron Benvenisti, fondatore di "Primomodo": "Dopo la nascita di nostro figlio, mia moglie Tal ed io ci siamo accorti che a Bergamo esistevano poche strutture dedicate ai bambini sotto i tre anni. Ecco perché ci siamo lanciati in quest'avventura" 91


rando con esercizi mirati specificatamente sulle zone che saranno direttamente coinvolte, cercando di rafforzarle e renderle flessibili. Viene così favorito un parto meno doloroso, per poi riportare, con la ginnastica post parto, il corpo e la sua muscolatura alla condizione d'origine. E' importante ricordare che un corpo debitamente preparato torna più velocemente alle sue condizioni di "normalità" rispetto ad un corpo non preparato, quindi è consigliabile prepararsi al meglio prima, piuttosto che accanirsi sul recupero dopo". Il vostro programma finisce con la nascita del bambino? "Dopo il parto tutti pensano che il più sia fatto. Invece, è proprio in quel momento che inizia il bello. Esistono tantissimi problemi che possono nascere nelle dinamiche di coppia. La prima fase post parto, infatti, può rivelarsi un vero e proprio calvario. Per permettere alla coppia di capirsi e incoraggiarsi vicendevolmente, forniamo l'assistenza di professionisti che sanno comprendere questo meraviglioso trauma sia da un punto di vista fisico sia psicologico. Ci affidiamo ai 92

professionisti del centro di consulenza "Shinui", un'associazione di mediazione familiare leader a livello nazionale". Per quanto riguarda i bambini, invece, quali attività didattiche proponete? "Il nostro centro offre numerose attività per i bambini. Partiamo da quelle che si svolgono in un incontro unico, come la lettura animata di fiabe, fino ad arrivare a corsi decisamente più formativi strutturati in più incontri, come le attività motorie e la propedeutica musicale. E' stato proprio seguendo questo principio che abbiamo pensato al corso d'inglese per bambini. A questo proposito, siamo associati alla "Helen Doron", che propone un metodo di apprendimento della lingua innovativo e riconosciuto a livello internazionale. E' una concezione di scuola unica nel suo genere, che poggia le sue basi sulla straordinaria capacità che hanno i bambini di imparare una nuova lingua con naturalezza, facendo propria una lingua straniera nello stesso modo in cui apprendono la lingua madre. "Primomodo" presenta un'ampia sala per giocare e svagarsi. Gli ambienti son studiati in modo da essere limitro-


fi ad un bar per l'accoglienza dei genitori e ad un piccolo negozio per l'acquisto di giocattoli, così che mamma e papà possano tenere sott'occhio quello che il loro figlio sta facendo con gli altri bambini". In cosa consiste il metodo di questa scuola? "Per i piccoli, che imparano la lingua madre dai genitori e dall'ambiente che li circonda, non esistono una lingua facile e difficile. Per questo la "Helen Doron" propone corsi d'inglese per bambini dai tre mesi ai 14 anni. In questo periodo, infatti, la velocità d'apprendimento dei nostri figli è al massimo livello, gli studi dimostrano che già a sei anni il cervello è sviluppato al 90%. Da qui deriva la necessità di un "metodo madrelingua" che, oltre all'incontro settimanale nel nostro centro, preveda un programma di ascolti ripetuti a casa per favorire l'assorbimento dei suoni e delle melodie dell'inglese". Tre mesi non sono troppo pochi per imparare una lingua? "I bambini che nascono in famiglie in cui un genitore parla italiano e l'altro inglese sono favoriti rispetto agli altri. Gli specialisti, infatti, consigliano agli stessi genitori di

parlare quotidianamente entrambe le lingue, così che i loro figli si abituino - fin dalla tenera età - a sentire i suoni e ad associare allo stesso oggetto due nomi diversi. E' questa la stessa concezione d'apprendimento della "Helen Doron", quella di una scuola mai invasiva che calibra i suoi corsi a seconda delle diverse età ed esigenze". Questo nuovo centro è senza dubbio rivoluzionario. Siete sicuri che i bergamaschi siano pronti per una struttura simile? "E' stato sentendo i pareri dei nostri amici che ci siamo convinti a fare il grande passo. A Bergamo, infatti, mancano strutture di questo tipo. Il nostro obiettivo è quello di aprire altri centri simili in Lombardia. Molto semplicemente, vorremmo essere un piccolo aiuto alle giovani coppie che decidono di avere dei figli, perché la cultura della famiglia - come tutti sappiamo - nasce in primis dall'amore reciproco dei genitori, un sentimento che deve essere coltivato e protetto anche grazie al confronto e all'impegno quotidiano".

"Siamo associati alla "Helen Doron", una scuola che propone un metodo d'apprendimento della lingua inglese riconosciuto a livello internazionale e dai metodi totalmente nuovi in Italia" 93


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"Il Sole Forever", nuova luce per la ricerca SOLIDARIETA’

Dalla volontà dell'imprenditrice Cinzia Corti, a Milano è nata una Onlus dedicata alla lotta contro la mielofibrosi, malattia del sangue che colpisce il midollo osseo

ARTICOLO DI GIORGIO CHIESA

romozione e sostegno della ricerca scientifica, sensibilizzazione e diffusione della conoscenza, raccolta di fondi e di donatori. Queste semplici parole sono state spesso utilizzate in modo improprio, in certe circostanze - addirittura - molti ne hanno abusato. Dal mese scorso, però, Bergamo può vantare un nuovo primato per quanto riguarda la trasparenza e le finalità benefiche. Stiamo parlando della Onlus "Il Sole Forever" (www.ilsoleforever.com), nata il mese scorso dalla passione di Cinzia Corti - imprenditrice nel settore ecologico - e diventata, in poco tempo, una delle più "splendenti" realtà solidali lombarde. L'associazione, infatti, è figlia delle numerose richieste e sollecitazioni da parte di malati, famiglie, medici e ricercatori, coinvolti e impegnati nella lotta alla mielofibrosi. Una malattia, quest'ultima, che colpisce il midollo osseo e che si caratterizza con un'aumentata proliferazione delle cellule all'interno del midollo stesso e in organi esterni colonizzati. Di grave, inoltre, c'è

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Da destra, Tiziano Barbui, Cinzia Corti, Marco Predolin e il marito dell’imprenditrice Pierpaolo Piastra

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che la milza e gli altri organi ingranditi possono distruggere molte delle cellule mature prodotte, portando la fibrosi ad una riduzione generalizzata della produzione midollare. Da qui ne derivano emorragie, anemia e conseguente necessità di trasfusioni. Una malattia terribile, quindi, che ha colpito proprio un familiare molto caro all'imprenditrice lombarda, spingendola a rivolgersi al luminare Tiziano Barbui, Direttore Scientifico della Fondazione di Ricerca degli Ospedali Riuniti


Cinzia Corti

di Bergamo. Dalla loro collaborazione, dunque, è nata l'idea di creare questo speciale progetto benefico, un modo per stare vicino non solo ai malati, ma anche ai ricercatori che da anni cercano di trovare una possibile cura. Coinvolto da questo entusiasmo, inoltre, si è reso disponibile a collaborare anche Alessandro Ramboldi, direttore della divisione di ematologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Assieme a loro, il 26 ottobre scorso, l'associazione Onlus "Il Sole Forever" è stata ufficialmente presentata con una conferenza stampa all'interno dell'Hotel Principe di Savoia di Milano, sostenuta per l'occasione, anche da Dea D'Aprile direttore responsabile di "Vivisalute Magazine" -, Julie Oswald - presidente onorario internazionale dell'Università della Cultura Giovanni Paolo II - e dal testimonial d'eccezione Marco Predolin, padrino proprio della neo nata associazione. L'imprenditrice lecchese, infatti, ha potuto contare su molti amici che l'hanno accompagnata in questo viaggio benefico, personalità che già la conoscevano dai tempi in cui - per conto della Caritas di Milano - ha vissuto un periodo in Kenya per fornire aiuti umanitari, oppure quando - sempre mossa dalla solidarietà - ha svolto compiti di coordinamento per l'associazione UNITALSI. 95


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Foppolo, Carona e San Simone, al via la stagione dei sogni SCI&INVESTIMENTI

Il comprensorio sciistico Brembo Ski - che raggruppa i tre comuni della Valle Brembana - si è rifatto il look. Il presidente di Brembo Ski Giuseppe Berera: "Abbiamo già investito 8 milioni. Nei prossimi tre anni ci saranno spese per altri 25" ARTICOLO DI GIORGIO CHIESA

utto quello che abbiamo preparato per la stagione invernale, parte da una svolta importante. Sto parlando della ritrovata sinergia tra il mio comune, Carona e Valleve. Con queste parole, il sindaco di Foppolo Giuseppe Berera prepara il campo alla potenziata offerta del comprensorio orobico Brembo Ski, una struttura che, sempre più, vuole essere all'avanguardia in termini d'intrattenimento turistico e che vanta, proprio nei tre comuni della Valle Brembana, i suoi maggiori azionisti. "Abbiamo deciso - continua Berera - di farci concorrenza sul servizio, non più sulle infrastrutture. Questo ci ha fatto guadagnare molto in credibilità e, al contempo, ci ha consentito di fare alcuni importanti investimenti".

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NUMERI - Il turismo, infatti, è un settore molto complesso che - per quanto riguarda le Alpi Orobie - ha sempre vissuto d'inspiegabili spaccature tra Valle Brembana e Seriana, a loro volta segmentate in comuni concorrenti. Ciò di cui, invece, si avrebbe davvero necessità, sono investimenti seri, come quelli che Brembo Ski ha scelto d'affrontare nell'ultimo anno. "Fino ad oggi - aggiunge il sindaco - sono oltre 8 i milioni di euro che i comuni di Foppolo, Carona e Valleve hanno investito per il rilancio dell'intero comprensorio sciistico. Altri 25 milioni di euro verranno spesi nei prossimi tre anni per il definitivo rilancio della ski area. In totale parliamo di 33 milioni. E' la 96

cifra più alta che una società impianti abbia mai speso nella bergamasca e uno dei più importanti investimenti degli ultimi anni nell'intero arco alpino". SERVIZIO - Grazie, infatti, alla realizzazione dei nuovi impianti e al radicale maquillage delle piste esistenti - con la definizione di nuovi tracciati -, il comprensorio è ora in grado di soddisfare le esigenze di ogni tipo di sciatore. Le piste sono molto varie-

Pista Montebello


Veduta di Foppolo dalle piste

gate, si va da quelle facili e di media difficoltà fino ad arrivare alle piste nere dedicate agli amanti delle forti emozioni. Un carosello, quindi, adatto a tutti: famiglie e bambini, giovani e adulti. INFRASTRUTTURE - Per fare qualche esempio, i lavori di Foppolo non si sono mai fermati per tutta l'estate. La nuova pista Cappelletta, che parte dal Monte Valgussera a quota 2.200 metri, è stato uno degli interventi più significativi. "Gli sciatori potranno godere di un tracciato completamente nuovo, della lunghezza di 1.400 metri con una larghezza media di oltre 70 e un dislivello di 410. Questa struttura segnerà la svolta per l'intera località e, inoltre, sarà capace di adattarsi a gare nazionali e internazionali". PROGETTI CONCLUSI - Questi lavori sono andati a completare quelli iniziati lo scorso anno, che hanno riguardato la realizzazione di una nuova seggiovia quadriposto, quella che porta al Valgussera (località Foppolo) dalla conca di Carisole (località Carona). Sempre a Foppolo, sono anche stati ultimati i lavori di alcuni nuovi tracciati, come il classico Montebello, la pista Due e l'attacco della variante Tre. "Il 19 novembre scorso, per quanto riguarda i vicini di San Simone, i tec-

nici della società impianti Brembo Ski hanno completato la posa dei piloni per la nuova seggiovia biposto Camoscio. Un'infrastruttura importante che, dalla Baita del Camoscio, arriverà ai piedi del Monte Cavallo a quota 1.970 metri". LA RINASCITA - Questo intervento è l'ulteriore segno della lungimiranza del comprensorio sciistico Brembo Ski e, nello specifico, della ritrovata unione fra i tre comuni della Valle Brembana. Oltre al nuovo impianto, costato circa due milioni di euro, lo sciatore troverà altre importanti novità. Ad esempio, è già in cantiere una cabinovia a 8 posti, la prima in provincia di Bergamo, che in soli sei minuti collegherà Foppolo a Montebello e sarà in grado di trasportare fino a 2.800 persone all'ora. Un investimento da circa nove milioni e mezzo di euro, che permetterà a Foppolo di rientrare nel circuito delle grandi stazioni invernali, riportando il comprensorio ai fasti di un tempo.

Il nuovo Ski Pass di Bremboski

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Lario Bergauto e Rent and Go, una stagione "in discesa libera" SLALOM&MOTORI

Alla presenza della campionessa di sci Lara Magoni, la concessionaria ufficiale BMW per Bergamo, Lecco e province ha presentato una nuova e inedita partnership 98

PHOTO: GIORGIO CHIESA

n'insolita unione dai sapori invernali. Se martedÏ 17 novembre scorso, passando davanti alla concessionaria BMW Lario Bergauto di Lecco, qualcuno si fosse chiesto cosa stesse succedendo all'interno dello show-room, la risposta era da trovare tra lo scenario montano e le aree espositive appositamente allestiti per la kermesse. Ancora una volta, i responsabili dell'area marketing del gruppo bergamasco hanno stretto una speciale e inedita partnership. Il tema dell'appuntamento, infatti, è stata la collaborazione tra BMW e Rent and Go, leader nazionale nell'affitto di articoli sportivi invernali, presente in tutta Italia con oltre sessanta negozi. A presentare la serata - in cui uno dei

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fortunati ospiti ha potuto vincere un casco BMW - è stato Kurt Ladstatter, l'ex slalomista azzurro ora imprenditore e amministratore delegato proprio della Rent and Go. "Abbiamo rivoluzionato il concetto di noleggio che, ora, non è più solo per i principianti, ma anche per i veri intenditori delle piste. Adesso, grazie alla nostra offerta, i maestri di sci possono valutare la convenienza di una fornitura stagionale perfettamente revisionata. Siamo davvero contenti di essere tra i partner BMW per la stagione sciistica che è alle porte. Grazie alla casa tedesca e a questo speciale evento, siamo già in grado di mostrarvi alcuni dei nostri prodotti di altissima qualità". I partecipanti, infatti, hanno da subito potuto visionare l'attrezzatura non solo osservando i numerosi stand allestiti nella concessionaria, ma anche grazie ad altre presentazioni illustri. Stiamo parlando degli sci Rossignol - mostrati da Roberto Leone -, degli snowboard Head - raccontati da Fabio Locatelli - e quelli prodotti dalla Lizzard, illustrati da Ivano Corvi. A farla da padrone anche una splendida BMW X1, accompagnata dalle altre bellissime xDrive parcheggiate all'interno dello showroom. Il ruolo di testimonial della serata, invece, è toccato ad una ospite illustre, medaglia d'argento ai mondiali del Sestriere e ora presidente della commissione nazionale atleti del Coni. Stiamo parlando di Lara Magoni, la campionessa da sempre in prima linea nella battaglia contro il doping. "Essere davanti a questo pubblico fantastico - ha spiegato la bergamasca nata a Selvino - è davvero un onore. BMW e Rent & Go sono due grandi aziende che, con le loro sponsorizzazioni e la loro passione, fanno tanto bene alla disciplina che amo e a cui ho dedicato la mia vita. Queste due realtà rappresentano ciò che di buono riesce a fare lo sport, valori importanti che non dobbiamo rovinare noi atleti. A cosa mi riferisco? Naturalmente al doping, una piaga che in Italia deve

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essere combattuta con severitĂ e controlli piĂš rigidi". Alla presenza, poi, di Mariangela Del Vecchio - responsabile marketing di BMW Italia - la campionessa ha mostrato ai fortunati presenti la medaglia d'argento del Sestriere, a dimostrazione di quanto una vittoria pulita riesca a segnarti la vita dopo una carriera costellata da infortuni.

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Passerella in 500, Torre Boldone in festa MOTORI&EVENTI

La gioielleria "Lo Smeraldo" e il "Gruppo Bresciani Auto" hanno organizzato uno spettacolare raduno Fiat "old style" in onore del patrono San Martino 102

PHOTO: GIORGIO CHIESA

iammanti, ruggenti e straordinariamente simpatiche. Il raduno delle mitiche Fiat 500 d'epoca ha animato, domenica 15 novembre scorso, la festa di San Martino, il patrono di Torre Boldone. Lo storico ritrovo è stato organizzato dall'inedita partnership tra la gioielleria "Lo Smeraldo" e il "Gruppo Bresciani Auto". La concessionaria ufficiale Fiat e Abarth per Bergamo e provincia - rappresentata dall'amministratore delegato Gianfranco Testa, tra gli ospiti dell'evento -, non solo ha sponsorizzato le oltre cinquanta storiche vetture presenti, ma ha concesso la prestigiosa passerella anche a due "moderne" ed ugualmente splendide 500, la Cabrio e la "cattiva" Abarth. Dunque, dopo aver rotto il ghiac-

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cio, la kermesse ha tagliato i nastri di partenza nel primo pomeriggio con il carosello di auto (circa 50), per concludersi con le immancabili premiazioni. A ricevere le onorificenze, infatti, non sono stati i guidatori più spericolati o quelli tecnicamente più abili. Al contrario, sul podio simbolico allestito tra le vie del centro, sono saliti tutti i proprietari che, grazie alla loro disponibilità, hanno permesso che lo storico raduno divenisse realtà. Stiamo parlando dei possessori dei bolidi della casa torinese, vale a dire alcuni commercianti di Torre Boldone e, per la precisione (come ci tengono a sottolineare), quelli di via Carducci e via Bugattone capitanati da Pietro Musci. Il concorso - sicuramente non competitivo -, ha visto fronteggiarsi alcune categorie di vetture molto particolari. A questo proposito, il sindaco Claudio Sessa (assistito dall'assessore per il commercio e la cultura Vanessa Bonaiti) ha avuto l'onore di premiare la 500 più simpatica, quella più colorata, la serigrafia più originale e, non ultimo, l'equipaggio che ha percorso più chilometri. Al raduno, incredibilmente, non sono accorsi solo gli imprenditori locali, ma anche molti appassionati provenienti da diverse aree del Nord Italia. Alcune Fiat 500, infatti, hanno percorso circa 200 chilometri per fare compagnia alle loro "amiche di scuderia". Stiamo parlando di vetture giunte dal Veneto e dal Piemonte, solo per fare due esempi. Proprio parlan-

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do di scuderia, l'evento di domenica è stato anche l'occasione per un altro raduno, più modesto in termini numerici ma non certo di prestigio. Una decina di Ferrari d'epoca, infatti, non ha mancato di "rifare gli occhi" alle numerose persone presenti, che da un lato hanno potuto ammirare le storiche di casa Fiat e dall'altro il marchio velocistico italiano per eccellenza. Anche per loro, un simpatico concorso ha messo in palio alcuni premi, rispettivamente per la vettura con lo scarico più rumoroso e l'equipaggio più giovane. Come corollario alla speciale kermesse, il primo cittadino ha ricevuto una targa personalizzata per l'impegno profuso nel permettere alle storiche 500 di dar sfoggio della loro classe nel centro del paese. Infine, quando sono arrivate le prime luci della sera, il carosello (tanto per rimanere in tema anni '50) delle 500 si è spostato nella splendida cornice di città Alta, dove le vetture si sono concesse l'ultima trionfale passerella della giornata.

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Serie 5 GT, la nuova Belle Époque dello stile LA PROVA SPECIALE

In una prestigiosa location come il Casinò di San Pellegrino abbiamo provato la nuova Gran Turismo. Un servizio monotematico che Bergamo Economia ha voluto dedicare alle linee innovative di questo gioiello BMW un po' SUV e coupé, ma con lo spazio da vera station wagon

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA PHOTO: LAURA PIETRA

n una prestigiosa location come il Casinò di San Pellegrino, coccolati dall'incantevole stile liberty della cittadina brembana fulcro della Belle Époque nel secolo scorso, abbiamo avuto modo di provare a fondo la nuova BMW Serie 5 GT, complice la disponibilità della concessionaria Lario Bergauto. Si tratta di una crossover del tutto particolare, destinata, ad inaugurare l'ennesima nicchia di mercato, come già fece la X6 qualche tempo fa. Nel Dna mutante di questa vettura troviamo un mix tra numerosi segmenti di vetture: berlina di lusso, coupè, SUV e station wagon. Un connubio davvero accattivante, che abbiamo voluto presentare in tutto il suo splendore in un servi-

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zio "monotematico" speciale a dispetto dei nostri canoni abituali. A dicembre, quindi, Bergamo Economia non proporrà i canonici due servizi fotografici dedicati al mondo della auto. Bensì un unico grande speciale per la nuova GT della casa Bavarese. E per farlo andremo ad analizzare al meglio tutte le caratteristiche di questo gioiello, considerando che la nostra prova ha avuto sottomano la versione 535i automatica a otto marce (in arrivo anche sulla Serie 7), che sceglie sempre il rapporto ideale per qualsiasi condizione di guida. Anche la più sportiva, perché basta spostare la leva verso sinistra e la D di Drive si trasforma in DS di Drive Sport sul cruscotto multifunzione. E,

Motore: abbiamo provato la 535i, che monta il sei cilindri tremila a iniezione diretta di benzina con turbo a doppio stadio Twin Power Turbo e Valvetronic per 306 cv e 400Nm tra 1200 e 5000 giri 107


in quel caso, la strada si trasforma in pista. MIX DESIGN - Vedendola da vicino, il colpo d'occhio porta alla mente una BMW X6 schiacciata a terra. Quando la si tocca con mano, invece, il tutto diventa decisamente più armonioso. Inoltre, rispetta a pieno la vocazione di "gran turismo" insita nel suo nome: l'ampio abitacolo, il passo lungo, l'indiscutibile capacità motoristica e tecnologica BMW rendono piacevoli ed appaganti i viaggi condotti con questa particolare vettura. La base - detta in gergo tecnico, pianale - deriva dalla nuova BMW Serie 7, capace di ospitare su di sé un insieme di realtà stilistiche differenti. La linea spiovente del padiglione ricorda infatti una coupè, al pari delle quattro portiere prive di cornice. La linea di cintura alta non comporta una vetratura laterale ridotta, anzi: il tetto insolitamente alto, per buona parte in cristallo, garantisce un abitacolo molto spazioso e luminoso come in un SUV. Il bagagliaio è molto ampio in stile station wagon, grazie alla linea massiccia del posteriore, con un terzo volume appena abbozzato. Di contro, la visibilità poste108

riore è leggermente ridotta, mancanza però sopperita dalla telecamera per le manovre. Il portellone è inoltre apribile in due sezioni: parziale, ricalcando il baule della classica berlina, o con tanto di vetro, in stile station wagon. INTERNI - Molto bello l'abitacolo, con un gradito ritorno: la plancia orientata verso il guidatore, segno distintivo BMW per anni e ultimamente accantonato. L'impostazione minimalista dell'abitacolo delle ultime Bmw ha raggiunto ormai il giusto compromesso tra pulizia di stile e numero di pulsanti, ormai pratico e funzionale. E la Serie 5 GT ne è la rappresentazione più adatta. Da notare anche la nuova generazione del comando iDrive, che grazie ai nuovi pulsanti intorno al pomellone e ai nuovi menu decisamente più facili, funziona bene ed è pratico per tutte le funzioni. C'è tanto spazio per le gambe anche di chi siede dietro, che può approfittare senza limiti dell'effetto chaise-longue dei sedili posteriori, pure se chi sta davanti guida lungo. E al posto di guida è difficile stare lunghi, con la posizione di comando

Cambio: davvero impeccabile Otto marce totali con massimo comfort e fluidità al volante E per la guida sportiva, basta spostare la leva verso sinistra e il Drive Sport regala la giusta spinta su strada


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un po' verticale, dominante la strada e la plancia piatta di comando che continua il suo motivo in legno sulle portiere senza nemmeno interrompersi sui montanti. SPAZIOSA - Il suo essere mix in stile "berlina-wagon" è totale, con il bagagliaio separato da una paratia dietro ai sedili posteriori e da una cappelliera rigida. Quando si apre soltanto il portello verticale, l'abitacolo è isolato come quello di una berlina e il bagagliaio offre 440 litri di volume utile. I sedili posteriori sono, inoltre, regolabili nella seduta e nello schienale, sia che ci si fermi alla versione di base con cinque posti e panchetta 2/3 1/3, sia che si opti per la versione con i due sedili posteriori separati. Quando si apre tutto il portellone la Serie 5 Gran Turismo è una vera wagon, con una grande bocca in cui stivare 590 litri fino al lunotto infilando la cappelliera sotto il piano di carico e 1700 litri se si ripiegano elettricamente in avanti i sedili e si abbassa la paratia tirando due leve ai lati del bagagliaio. MOTORI - Oltre all'aspetto sportivo, la Serie 5 Gran Turismo ha sotto il cofano ben tre bei gioielli di famiglia. La 530d è spinta dal pluripremiato sei cilindri a gasolio con turbina a geometria variabile da 245cv e 540Nm di coppia massima tra 1750 e 3000 giri. La 535i monta il sei cilindri tremila a iniezione diretta di benzina con turbo a doppio stadio Twin Power Turbo e Valvetronic per 306 cv e 400Nm tra 1200 e 5000 giri. La 550i stringe nel vano motore un V8 4.4 con iniezione diretta di benzina e Twin Power Turbo da 407 cavalli e 600Nm tra 1750 e 4500 giri. Una discreta scuderia di cavalli che consentono tempi sullo 0-100 km/h da sportive, rispettivamente 6,9, 6,3 e 5,5 secondi, alla faccia delle sue due tonnellate di peso.

Elettronica: efficace l'Integral Active Steering, ovvero le quattro ruote sterzanti che rendono più diritte le curve e facili le manovre anche in spazi sorprendentemente ristretti

Lario Bergauto Via Campagnola, 50 Tel. 035 4212211 - Bergamo www.lariobergauto.bmw.it

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SICUREZZA - La Serie 5 Gran Turismo in prova non si è fatta mancare proprio nulla delle ultime diavolerie elettronico-meccaniche pensate per la sicurezza e la dinamica di guida. L'Active Steering consente sempre di tenere le mani nella posizione regolamentare e di avere sempre una precisione di sterzo esemplare, grazie anche all'Integral Active Steering, le quattro ruote sterzanti che rendono più diritte le curve e facili le manovre anche in spazi sorprendentemente ristretti. L'Adaptive Drive tiene a bada le due tonnellate puntellandosi sugli ammortizzatori e irrigidendo le barre antirollio e tenendo la carrozzeria sempre ben parallela a terra. Con cotanto armamentario, la Serie 5 Gran Turismo passa agevolmente dal ruolo di macchinone comodo da famiglia a sportiva capace di dare filo da torcere ad alcune due posti secchi. CONCLUSIONI - In sostanza, questa nuova sotto-nicchia creata da BMW sembra avere un proprio perchè soprattutto su strada, alla prova dei fatti. La Serie 5 GT, infatti, può rappresentare una valida alternativa alla Serie 7, con un'accoglienza a bordo del tutto paragonabile, finiture di livello non inferiore, stesso catalogo degli optional ma con qualche decina di migliaia di euro in meno. Non male per chi bada al sodo, sempre con stile.



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Vipiemme Solar e NRG AGRIVIS, per 1.400 famiglie ecco Agroenergia 2.5 CHI, DOVE E PERCHÈ

PHOTO: GIORGIO CHIESA

ella mattinata di sabato 31 ottobre scorso è stato inaugurato, alla presenza del Sottosegratario alla Sviluppo Economico Stefano Saglia, il cantiere di Agroenergia 2.5, il parco fotovoltaico che sorgerà a Isso dalla collaborazione di "Vipiemme Solar" e "NRG AGRIVIS". Questo nuovo progetto sarà centrato sulla realizzazione di un impianto fotovoltaico (da 2.5 megawatt di picco ed esteso su 11 ettari di terreno) a inseguimento biassiale. La costruzione di Agroenergia 2.5, che permetterà il normale svolgimento delle attività agricole grazie a pannelli solari rialzati dal suolo, sarà ultimata nel primo semestre 2010 e consentirà di fornire energia a impatto zero a oltre 1.400 famiglie di quattro comuni dell'area di Isso: Barbata, Covo, Fontanella e Antegnate. "Attualmente - ha sottolineato Stefano Saglia , in Italia, abbiamo gli incentivi più generosi d'Europa. Stiamo lavorando per far sì che la loro riduzione, prevista a partire dalla fine del 2010, sia graduale e sostenibile. Infatti, intendiamo mantenere l'obiettivo di 3milamega watt installati". La cerimonia, cui ha partecipato anche il sindaco di Isso Giampietro Boeri, è cominciata con un incontro moderato dal vicedirettore de "Il Giornale" Nicola Porro, che prima del taglio del nastro inaugurale, ha voluto scambiare alcune opinioni con Alberto Volpi e Daniele Togni (rispettivamente amministratori delegati di Vipiemme Solar e NRG AGRIVIS). "Questo è un passo fondamentale verso la realizzazione di una vera e propria sun valley in Lombardia", concordano Volpi e Togni. "L'inaugurazione di Agroenergia 2.5 è un evento importante, specialmente in un periodo in cui emerge la necessità inderogabile di sviluppare energia pulita. Inoltre, grazie alle tecnologie che abbiamo adottato, potremo ottenere rendimenti di gran lunga superiori rispetto ai sistemi fotovoltaici classici. Con questo progetto, la Lombardia si conferma ai vertici del fotovoltaico italiano, con più del 15% d'impianti sul totale di quelli operanti sul territorio nazionale".

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EVENTI

Tavolo presidenziale per il "Rotaract Bergamo"

CHI, DOVE E PERCHÈ

PHOTO: GIORGIO CHIESA

na serata tra amici per parlare d'imprenditoria, sfide e valori del nostro tempo. Venerdì 6 novembre scorso, la cena organizzata dal "Rotaract Bergamo" - che si è tenuta nella splendida cornice del "Roof Garden" all'ottavo piano dell'Hotel San Marco - è stata il teatro di racconti, testimonianze e confidenze di due grandi imprenditori. Da una parte la solidità del metodo aziendale di Gianmarco Gabrieli - amministratore delegato de "I Pinco Pallino" -, dall'altra la creatività di Giudo Gallovich, l'artista che ha realizzato il tavolo presidenziale dell'uomo più potente del mondo, Barack Obama. Sono stati loro i mattatori della serata, due ospiti di sicuro prestigio presentati, per l'occasione, dal presidente del "Rotaract Bergamo" Francesca Regonesi. "Oggi - ha affermato Gabrieli - manca la capacità di guardare al futuro con lungimiranza e caparbietà. La mia azienda ed io siamo partiti da zero, solo col passare di tanti anni di duro lavoro siamo riusciti a costruire un'impresa forte e rispettata sul mercato internazionale". Dal canto suo, anche l'estroso Gallovich ha approfittato dell'occasione non solo per portare uno dei numerati esemplari del tavolo presidenziale (esposto nella hall dell'albergo), ma anche per parlare ai numerosi rotaractiani presenti. "La mia storia personale - ha spiegato l'artista - è incredibile. Infatti, fino a qualche anno fa, ero un calciatore professionista. Poi, al termine della carriera, ho voluto che il motto "carpe diem" diventasse la mia filosofia di vita. Ho iniziato a fare l'artista spendendo tutto quello che avevo per costruire un piccolo studio. Adesso, posso dire che la mia carriera è sulla cresta dell'onda grazie ad un "attimo fortunato" che sono riuscito a sfruttare. In occasione dell'ultimo G8 all'Aquila, infatti, Silvio Berlusconi scelse come regalo per Barack Obama il mio tavolo. Fu un tale successo che lo stesso presidente degli Stati Uniti decise - proprio in quell'occasione - di farlo diventare il tavolo presidenziale".

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EVENTI

YCBG, con BMW un Winter Party anni '70 CHI, DOVE E PERCHÈ

PHOTO: LAURA PIETRA

a più suggestiva e storica discoteca bergamasca, il Bobadilla Feeling Club, ha fatto da cornice a uno degli appuntamenti più attesi dai velisti bergamaschi. La kermesse, fortemente voluta e creata dallo Yatch Club Bergamo del commodoro Giovanni Campi - nonché brillante presentatore della serata -, ha letteralmente travolto i partecipanti in un'onda musicale anni '70 caratterizzata dalla fresca brezza invernale e da alcuni partner di assoluto prestigio, tutti simpaticamente vestiti con jeans a zampa e camice floreali. Anche quest'anno, il "Winter Party" più amato dagli esperti del "vento in poppa" ha visto sfilare sponsor illustri come Ryanair, Gioielleria Fratelli Torelli, Motorama Bike - che ha portato delle splendide Lambrette -, Olivini, Roncalli Viaggi, Cereria Pernici, 1Place e, soprattutto, Lario Bergauto. Proprio la concessionaria ufficiale BMW per Bergamo e provincia ha allietato la vista di tutti i fortunati presenti portando - nel maestoso ingresso della discoteca - la nuovissima X1, una vera e propria gemma incastonata tra le miriadi del Feeling Club bergamasco e - giusto per restare in tema - la simpatica MINI Clubman. Ospite d’onore della serata Lara Magoni, vicecampione del mondo alle olimpiadi del Sestriere, amica dello Yacht Club Bergamo e testimonial del BMW xDrive Tour partito dalla sede di Lecco della Lario Bergauto e che avrà il clou nei prossimi mesi sulle piste delle migliori stazioni sciistiche italiane. Il momento clou della serata è stato caratterizzato dalla tradizionale estrazione di numerosi premi, gentilmente offerti dai numerosi partner dello YCBG. Tra i più ambiti erano in palio sicuramente le giacche da vela per lupi di mare e lo spettacolare corso di guida sicura su pista, vero e proprio must per gli amanti delle quattro ruote. Dulcis in fundo - oltre ai viaggi offerti da Ryanair e Roncalli -, è stata anche offerta una splendida composizione di candele Pernici. Un piccolo aneddoto della serata è stata proprio l'estrazione di quest'ultimo premio, che ha visto Evelina Pernici sorteggiare - incredibilmente - il suo stesso numero. Come segno di amicizia per tutti gli amici dello YCBG, però, la proprietaria della famosa cereria bergamasca ha deciso di rimettere in palio la sua offerta, ricevendo per il bel gesto - una magnum di Lugana dalla vitivinicola Olivini.

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Allo Spazio Viterbi torna la "Giornata Mondiale del Fair Play" CHI, DOVE E PERCHÈ

l Panothlon International, come ampiamente riconosciuto, svolge una parte attiva nel promuovere iniziative che fanno conoscere i profondi significati educativi insiti nel concetto di "fair play". Per rinnovare la tradizione, quindi, ad ogni primo venerdì del mese di novembre, l'associazione internazionale celebra la "Giornata Mondiale del Fair Play". A Bergamo, la speciale ricorrenza, si è svolta anche quest'anno nella splendida cornice del Palazzo della Provincia, all'interno dello Spazio Viterbi. La kermesse ha visto la consegna di tre prestigiosi premi per altrettante personalità che, nel corso del tempo, si sono distinte nel diffondere la filosofia della buona educazione e della lealtà sportiva. Sotto il benestare e la supervisione del prefetto di Bergamo Camillo Andreana - socio onorario del Panathlon - ed ospiti del presidente della provincia Ettore Pirovano, i premi "alla carriera", "al gesto" e "alla promozione" sono stati consegnati tra l'entusiasmo di ospiti e amici accorsi all'evento. Il presidente del distretto bergamasco Maurizio Gamba, quindi, ha avuto l'onore di consegnare il primo riconoscimento a Fedele Bettoni - presidente storico dell'Unione Ciclisti Bergamasca - per "la costante ispirazione al fair play nel comportamenti di tutta una vita". La benemerenza "al gesto", invece, è stata consegnata a Vittorio Lazzarini - tecnico appassionato di atletica leggera - per "la capacità di sacrificare le proprie vittorie sportive in nome della lealtà sportiva". Infine, il premio "alla promozione" è stato assegnato a Carla Perrotti - esploratrice e guida di Fabio Pasinetti nel deserto - per "la capacità di tenere alto l'onore e il rispetto sportivo anche in condizioni di grande difficoltà". Come gran finale, è stata anche consegnata la "Borsa di Studio Baldassare Agnelli" presidente delle "Pentole Agnelli" e socio onorario del Panathlon - all'istituto comprensivo di Osio Sotto, per aver promosso e per continuare a promuovere la sana educazione sportiva nei giovanissimi delle scuole dell'infanzia, delle scuole primarie e delle secondarie di primo grado.

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"Ricami di Luce", da Cornaro Gioielli

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PHOTO: GIORGIO CHIESA

ome ogni anno, Cornaro stupisce la propria affezionata clientela con collezioni da sogno. L'evento che si è svolto domenica 22 novembre scorsa, è una piacevole ricorrenza prenatalizia entrata nella tradizione della gioielleria di via Camozzi 44, a Bergamo. Ancora una volta, quindi, ad andare in scena, è stato tutto ciò che fa tendenza in tema di alta gioielleria e orologeria, senza però dimenticare l'intramontabile classicità. La kermesse ha fatto da sfondo ad una mostra intitolata "Ricami di Luce", che ha avuto come protagonista il diamante, nelle sue infinite varianti di forma e colore. Bracciali, anelli, girocolli ed orecchini rivisitati in chiave moderna, sono stati loro a dar vita a sorprendenti creazioni d'alta gioielleria, con alcuni esemplari di pregio declinati in trame preziose che ricordano l'antica arte del ricamo. Inoltre, si è registrato un grande successo anche per l'universo maschile, con incredibili complicazioni di storiche marche di orologi come Chopard, Breguet, Vacheron Constantin, Baume&Mercier e altre ancora. Insomma, una mostra che si è rivelata un sofisticato laboratorio di affascinanti novità.

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TONI&GUY con MINI, il nuovo look di Lario Bergauto

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n'atmosfera rilassata e - alla stesso tempo - decisamente glamour, ha animato la serata di giovedì 29 ottobre scorso (la "Essential Style Cocktail Party"), nel salone TONI&GUY di via Torquato Tasso a Bergamo. Direttamente da Londra, infatti, è sbarcata a Bergamo la collezione 2009/2010 "Interactive". Per l'occasione, la partnership consolidata tra TONI&GUY e BMW MINI si ripropone anche nella nostra città - dopo Modica, Milano e Torino -, con la concessionaria Lario Bergauto, che ha presentato alcuni modelli tra cui la Mini Clubman Cooper S e la nuova MINI Ray G. Sorseggiando un cocktail e stuzzicando col ricco e sfizioso buffet - a cura di "Da Flo, Catering & Banqueting" -, è stato anche possibile fissare alcuni test drive con le inglesine della Casa bavarese. Per festeggiare il secondo anniversario dello showroom, quindi, gli organizzatori hanno ideato una vera e propria festa in grande stile. Il dj set, infatti, ha visto in consolle Cristian J (con la collaborazione di Alessandro Martello per la parte video), la cui base musicale è stata curata dal dj bergamasco di fama internazionale Roberto Intrallazzi. Tutta la serata, inoltre, è stata illuminata dal raffinato allestimento della Cereria Pernici. Da segnalare anche la presenza del bergamasco doc Matteo Mulas - direttore del salone TONI&GUY di Bergamo -, che dopo 12 anni trascorsi tra Milano e Londra, ha voluto trasferire nella sua città natale l'esperienza accumulata nelle metropoli europee di maggiore richiamo per la moda e l'hairdressing.

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"Xmas Ball Party", alla Boutique Cafè un brindisi all'eleganza

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PHOTO: GIORGIO CHIESA

na cigar room, un'elegante enoteca e uno spazio espositivo per abiti di alta moda. Il locale più poliedrico della città - la "Boutique Cafè Giordano", vicolo Macellerie ha presentato la nuova collezione natalizia. L'evento, che si è svolto durante il "Xmas Ball Party" lunedì 9 novembre scorso, è stato accompagnato da un aperitivo a base di ostriche e champagne. Nel secondo piano del locale, inoltre, sono stati mostrati ai fortunati ospiti gli addobbi e le decorazioni dei paesi in cui, proprio la tradizione natalizia, ha radici molto sentite e profonde, come la Finlandia e gli Stati Uniti. Al loro fianco, i panettoni prodotti artigianalmente dalla Boutique, sono stati confezionati con pregiati tessuti d'arredamento, che ne hanno fatto doni indimenticabili tanto eleganti quanto gustosi. Ancor più pregevoli, poi, se pensiamo che gli eleganti presenti sono stati affiancati dall'accurata selezione di vini e prodotti della migliore gastronomia italiana.

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