Bergamo Economia Maggio 2012

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«SEI MENO MENO»

Il voto degli imprenditori bergamaschi sulla riforma del mercato del lavoro PASSAGGIO GENERAZIONALE

Bergamo è tra le 22 università mondiali che partecipa allo STEP Un progetto sul fenomeno imprenditoriale nelle PMI familiari ASTA EX-R RIUNITI: E' LA VOLTA BUONA?

Rivista mensile - Ogni primo venerdì del mese in edicola al prezzo di 4,00 euro. Poste Italiane S.p.A. Sped. in abb. post. 70% DCB Bergamo. In caso di mancato recapito restituire al mittente.

Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita Il punto di vista di Giuliano Olivati, Paolo Belloni e Francesco Macario

«I finanziamenti statali? Penalizzano la nostra dinamicità» Stefano Paleari, Rettore dell'Università di Bergamo: «Prendiamo gli stessi sussidi di quando avevamo metà degli studenti, perché vengono calcolati su base storica Ma non abbiamo rinunciato alle strategie d'internazionalizzazione»

MAGGIO 2012 - anno 6 - numero Economia, attualità, costume e stile

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SOMMARIO Maggio 2012

ECONOMIA 18

«The family» L'ascesa del guerriero Umberto e la parabola del figlio «Trota»

PAGINA 20

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Lumbard

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Leggere la legge Riflessioni sulla riforma del lavoro

«Welfare» «Sei meno meno»: il voto degli imprenditori alla riforma del lavoro

Bonassoli, il militante tra la rabbia e l'orgoglio

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Mercato del lavoro

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Largo Belotti

Ichino: «Alle imprese servono ingegneri. Non poeti»

«Lombardiapoint»: lo sportello di chi vuol far affari con l'estero

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Imprese&Società STEP, un passaggio generazionale «a cavallo» della crisi

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SOMMARIO Maggio 2012

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Il decennale

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Legge al verde L’omessa comunicazione? Non è un reato penale

Fausto il capitano d'industria che precorse i tempi

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In copertina «I finanziamenti statali? Penalizzano la nostra dinamicità»

Botta&Risposta Bergamo+, la replica: «Il vero problema è l'ospedale»

BUSINESS 44

The hearth of innovation i.lab una bussola per l'innovazione

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Con...Tributo

Parola all’associazione

Il cittadino sempre più tassato: arriva l’IMU

Carrara (Aab): «Senza sostenibilità non c'è nessun futuro»

Immobiliare

«Wild»

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Il gusto della storia

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Nuova era

Hosteria del Vapore, la tradizione risplende in cucina

Laura Feltri: «IMU? Un errore toccare la prima casa»

I diritti della natura sono anche i nostri

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Natura&Economia «La natura siamo noi, per Costituzione»

Auto Ranghetti Uno cambiare per sfidare la crisi

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Arte&Cultura Maurizio Donadoni «Vi racconto il mio teatro»

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Nel cuore della città Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita

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SOMMARIO Aprile 2012

RUBRICHE & EVENTI 90

Maratona BMW Perfect Drive, Olimpia-Londra passa da Bergamo

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Chi, dove e perchè Foto e curiosità

BERGAMO ECONOMIA Rivista mensile di economia, attualità, costume e stile (Registrazione al Tribunale di Bergamo nr. 22 del 02/08/2007) Società editrice: Speb S.r.l. Via San Giorgio 6/n 24122 Bergamo Presidente: Marino Lazzarini

REDAZIONE:

Beneficenza

Direttore responsabile: Paolo Agnelli

«54 Buche per la Solidarietà», terza edizione in trionfo

Curatori del progetto: Cristiano Agnelli e Luigi Berlusconi

Assistenza Iperauto Bergamo, la filosofia del «Service»

Caporedattore: Luca T. Bilotta Mail: bilotta@bergamoeconomia.it Redattore: Livio Casanova Mail: casanova@bergamoeconomia.it Fotoreporter: Giorgio Chiesa Mail: chiesa@bergamoeconomia.it Consulenti: Marco Amorese, Federica Ferrari, Claudio Rossi, Barbara e Cristina Putortì Art: Francesco Legramanti Mail: grafici@bergamoeconomia.it

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Tel. 035 678812 Agenti: Antonio Milanesi, Sergio Saresini, Jarno Sambinelli e Antonio Mandato Mail: info@bergamoeconomia.it Concessionaria pubblicità nazionale: A. Manzoni & C. S.p.A., via Nervesa, 21 Milano. Tel. 02 57494211 Concessionaria pubblicità locale: Speb S.r.l., Via San Giorgio, 6/n 24122 Bergamo

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L’editoriale Maggio 2012

Il criticato risanamento dell'Italia made in Monti? Può essere una manna per l'industria, ma nel 2014 DI LUCA T. BILOTTA

talia sì, Europa no. Non siamo impazziti, diamo solo dei giudizi. Stiamo solo rappresentando gli scenari di questo periodo economico. Da una parte il lavoro di Monti per salvare l'Italia da una fase economica di recessione, dall'altra l'Europa che non gira come dovrebbe fare e che, ovviamente, penalizza le aziende. Quest'anno, infatti, il Pil dell'Europa decrescerà dello 0,5%, quello di Stati Uniti (+1,8%) e Cina (+8,2%) crescerà. È uno scenario che potrebbe compromettere la stabilità europea e dei Paesi che ne fanno parte. Serve un programma per la ripresa degli investimenti e dello sviluppo in modo da contrastare la crisi finanziaria; servono misure orientate a rafforzare l'economia reale, modernizzare le infrastrutture, migliorare la competitività e incrementare il valore aggiunto del sistema produttivo. Ma non a carattere locale o nazionale, bensì europeo. Non è un caso, infatti, che il settore manifatturiero, negli ultimi dieci anni, abbia perso peso in quasi tutti i Paesi europei. La quota d'industria nel Pil è caduta mediamente di 7 punti (dal 23% al 16%) in Europa. Tutti in ribasso tranne la Polonia, che investe, e la Germania, in cui le riforme del mercato del lavoro avviate negli ultimi dieci anni hanno aumentato la competitività nel lungo termine. Esempi virtuosi, una giovane nazione in crescita che incentiva l'investimento industriale e la corazzata Kaiser che continua la sua corsa. Ma non basta: oggi è assolutamente necessario sviluppare programmi di crescita coordinati a livello europeo. Ma la Germania, a quanto pare, nicchia

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felice dei suoi record: bacchetta tutti sperando nella ripresa, ma fondamentalmente le conviene restare leader fra i poveri. Per fortuna, a dispetto delle polemiche sulle vicende "Articolo 18" e sull'"IMU", il governo Monti sta viaggiando a gon-

fie vele. E grazie a lui, forse, riusciremo a dare slancio all'industria europea. Come? Semplice, ve lo spieghiamo in pochi secondi. Ma prima dobbiamo partire dai dati positivi sul lavoro di "SuperMario". A quanto pare gli enormi sacrifici che stiamo facendo soprattutto sul piano delle tasse (anche se qualche taglio della spesa pubblica non guasterebbe) almeno stanno producendo e produrranno dei risultati concreti sui conti pubblici italiani. L'Italia produrrà, infatti, nel triennio 2011-2013 il più grande bilancio primario statale cumulato dalle economie avanzate censite statisticamente dall'Fmi. Nessun'altra economia

"normale" al mondo, nel 2011-2013, riuscirà a generare neanche lontanamente un avanzo primario cumulato pari al 7,8% del Pil come farà l'Italia. Nemmeno la Germania (al primo posto, però, sul piano industriale), che si fermerà al 3 per cento. Tutto questo lo affermano le statistiche dell'Fmi (Fondo Monetario Internazionale). Ma perché gli italiani dovrebbero fare tutti i sacrifici che stanno facendo? Va bene aiutare le tasche dello Stato, ma le nostre stanno lentamente esaurendosi. Semplice, perché i mercati ci tengono nel mirino e gli italiani fino a cinquesei mesi fa stavano per precipitare in un autentico baratro, con il conseguente rischio di una drammatica crisi di liquidità. E dato l'elevato livello storico del nostro debito pubblico, sarebbe stato fatale. Proprio qui, si può apprezzare il lavoro di Monti soprattutto - come detto - perché rilancerà l'industria europea. Perché, quando apparirà sempre più chiaro dai numeri che l'Italia sarà l'unica ad aver rispettato gli impegni europei e non era il cancro dell'Europa, avremo finalmente recuperato non solo la credibilità ma anche l'autorità necessaria per chiedere alla Germania, finalmente, di fare di più per la crescita e di avviare un progetto continentale per la stessa, magari attraverso proprio il potenziamento dell'industria con un piano di sviluppo globale e non nazionale. Detto questo, quindi, è facile intuire l'anno della ripresa economica per noi italiani: non prima del 2014. Questo e il prossimo anno, saranno solo lacrime e sangue.

IL CAPOREDATTORE

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Notizie in breve 0.38 dollari E' la cedola Tenaris. Nel 2011 le vendite del gruppo a cui fa capo la Dalmine sono salite del 29% verso i 10 miliardi di dollari e l'utile netto è balzato del 25% passando da 1,14 a 1,42 miliardi

0.030 euro E' il dividendo proposto da Tesmec. L'azienda guidata da Caccia Dominioni ha incrementato il fatturato, dai 40,2 milioni di euro del 2010 ai 46,5 del 2011. Quello dello scorso anno è stato 0.028 euro

Cedola

Italcementi: utile di 91,2 milioni Dividendo stabile a quota 0.12 Italcementi dimezza l'utile netto e il risultato operativo, ma mantiene invariata la cedola per i propri azionisti: un dividendo stabile per le ordinarie a 0,12 euro, e in crescita a 0,1864 euro per le risparmio (era a 0,12). Come riporta "Il Sole 24 ore" per la società guidata da Carlo Pesenti il 2011 è stato un anno caratterizzato da una situazione congiunturale difficile per il settore delle costruzioni e, di conseguenza, la crisi economica ha influito anche sui risultati. Nell'esercizio appena trascorso l'utile netto è sceso a 91,2 milioni di euro da 197,1 di un anno fa, mentre il risultato operativo é stato di 129 milioni contro i 370,2 dell'anno precedente: calo influenzato da 134 milioni di rettifiche di valore sulle attività in Spagna, Grecia e a Calcestruzzi in Italia. In leggera crescita, invece, il fatturato consolidato: in aumento dell'1,3% a 4,7 miliardi rispetto ai 4,66 miliardi del 2010: valori, questi ultimi, riclassificati in base ai principi contabili Ifrs per tenere conto delle attività cedute in Turchia nel 2011. Per il prossimo anno sono attesi risultati operativi in miglioramento: merito delle azioni di razionalizzazione degli ultimi anni. Le azioni di efficienza per 45 milioni realizzate nel 2011 hanno portato ad un contenimento dei costi, negli ultimi 5 anni, di oltre un miliardo. Inoltre le cessioni di asset ritenuti non piu strategici hanno generato nel 2011 positivi impatti sulla posizione finanziaria. L'indebitamento finanziario netto è sceso a 2,093 miliardi nel 2011 da 2,23 miliardi a fine 2010. Inoltre, da inizio 2007 alla fine dello scorso esercizio, l'indebitamento netto del gruppo si è abbassato di circa 120 milioni dopo investimenti totali superiori a 3,2 miliardi.

Cedola/1

Brembo: utili 2011 +33%, dividendo da 0.30 euro Alberto Bombassei ha fallito nella corsa alla presidenza di Confindustria, ma si consola con i numeri della sua azienda. Il gruppo Brembo ha chiuso il bilancio relativo all'esercizio 2011 con utili in crescita e un giro d'affari a livelli record, distribuendo un dividendo pari a 0.30 euro per azione, ossia invariato rispetto alla cedola distribuita lo scorso anno. Brembo è riuscito a fare bene, nonostante le difficoltà del mercato di riferimento a causa del rallentamento della domanda dovuta alla frenata della crescita economica su scala globale. Il gruppo bergamasco ha puntato sui mercati più dinamici e ha beneficiato dell'acquisizione di nuove commesse. I ricavi consolidati sono aumentati del 16,7% a 1.245,5 milioni di euro, grazie soprattutto allo sviluppo di tutti i settori di attività e in particolare delle applicazioni per veicoli commerciali (+24,4%). Bene anche il segmento auto (+14,6%) e moto (+18,8%). Il primo mercato del gruppo si conferma la Germania (+15,6%), dove Brembo ha generato il 21,8% del giro d'affari. Poi seguono il Nord America (+15,5%) e l'Italia (+12,7%). Secondo il vicepresidente Matteo Tiraboschi il 2012 deve essere considerato come un anno che andrà scoperto giorno dopo giorno, con una partenza che può già essere valutata come positiva, tanto che le attese principali parlano di una chiusura in crescita significativa per quel che concerne il primo trimestre. Gli investimenti del 2011 sono stati ingenti e pari a ben 165 milioni di euro, mentre l'anno attualmente in corso dovrà essere improntato a cifre superiori ai cento milioni. 10


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ECONOMIA&BUSINESS

«I finanziamenti? Penalizzano la nostra dinamicità» IN COPERTINA

Stefano Paleari, Rettore dell'Università di Bergamo. «Prendiamo gli stessi sussidi statali di quando avevamo metà degli studenti, perché vengono calcolati su base storica Ma non abbiamo rinunciato alle strategie d'internazionalizzazione»

A CURA DI GIORGIO CHIESA

e il Ministro Francesco Profumo potesse esaudire un mio desiderio, chiederei che tutte le università italiane venissero messe nelle condizioni di competere partendo da regole comuni. Perché "competere" vuol dire

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tendere ad un obiettivo comune, cioè che l'Istituzione universitaria venga vista dal paese come un elemento di stimolo e non come un freno allo sviluppo". E' questa una delle richieste di Stefano Paleari, Rettore dell'Università degli Studi di Bergamo, che ha deciso di con-

cederci un'intervista esclusiva su diverse tematiche: istruzione, economia, società e rapporto col territorio. Perché proprio l'università bergamasca, sotto la sua guida lungimirante, ha saputo proporre strategie a dir poco innovative, d'internazionalizzazione e d'investimento, facendo


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di necessità virtù. "Essendo quello bergamasco un Ateneo che ha raddoppiato rapidamente il numero di studenti (da 8 mila a 16 mila), la logica avrebbe suggerito che raddoppiassero anche i finanziamenti statali. Invece non è stato così, ad oggi possiamo dire di essere una delle

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università meno finanziate d'Italia: riceviamo 2400 euro per studente dallo Stato, mentre la media nazionale è 4000. In termini pratici, sono 20 milioni di euro all'anno non incassati. La spiegazione è semplice, l'Ateneo è cresciuto rapidamente, mentre i finanziamenti sono con-

cessi su base storica. E' un meccanismo che penalizza la dinamicità. Nonostante questo, abbiamo deciso di costruire un modello low-cost, senza rinunciare alla messa in atto delle strategie d'internazionalizzazione che riteniamo oggi fondamentali per i nostri studenti". 13


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Cosa significa internazionalizzare? "Significa apertura. Non solo di relazioni con ragazzi che parlano una lingua diversa, ma apertura dell'Ateneo al resto del mondo. Quindi anche scambio, comprensione dell'altro e delle altre culture. I corsi di laurea in inglese - per fare un esempio - sono solo uno degli elementi positivi. Non dobbiamo confondere lo strumento con il fine, oggi l'internazionalizzazione è un fattore fondamentale nell'educazione alla vita. Anche nelle università medioevali si parlava di questo, ma se prima si trattava di una élite, oggi ci si confronta con una grande quantità di giovani".

«Ci vorrebbe un distretto della ricerca e non solo uno della formazione, un'industria di maggiore qualità deve avere vicino una ricerca di maggiore qualità» Come riesce un ateneo a investire sull'internazionalizzazione, considerando la crisi economica in atto? "Abbiamo chiesto al sistema territoriale privato di sostenerci attraverso un'iniziativa denominata "adotta il talento". Un vero e proprio "fund raising" che ci ha permesso in due anni di raccogliere 2 milioni di euro. Inoltre, abbiamo fatto un accordo con gli studenti: ci siamo posti l'obiettivo comune di migliorare l'offerta formativa e le infrastrutture. Così, a fronte di un aumento delle tasse scolastiche, in accordo con loro siamo riusciti a inaugurare il nuovo campus d'ingegneria a Dalmine. Inoltre, sempre grazie a questo patto, stiamo lavorando per completare il campus umanistico attraverso una ristrutturazione tra via Pignolo e via Masone, per un valore di 14 milioni di euro". Internazionalizzando, non c'è un ulteriore rischio di "allontanamento" o "scollamento" dell'istituzione universitaria dal suo territorio d'appartenenza? "Internazionalizzare non vuol dire essere 14

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in antitesi con il territorio, tutt'altro. I tassi di occupazione della nostra università sono al primo o al secondo posto in Italia. Una statistica molto interessante perché abbiamo un'offerta formativa che comprende anche le discipline umanistiche (che notoriamente hanno tassi d'occupazione più bassi rispetto alle facoltà scientifiche). Stiamo cercando d'innovare perché il ruolo dell'università nella nuova era è profondamente diverso rispetto ad un secolo fa: oggi siamo un punto di riferimento, anche in senso istituzionale. I percorsi non si concludono con la laurea ed anche i professori sono chiamati ad un'attività di relazione sia con l'estero, sia con il territorio". Qual è la situazione dell'economia reale del territorio e in che modo s'interseca con l'Ateneo? "Se soffre il territorio soffre anche l'Università. E' un connubio indispensabile perché i sistemi sono connessi, non esistono isole felici. Nei momenti di difficoltà qualcuno deve esercitare un ruolo diverso dal passato: noi, oltre a formare i giovani, dobbiamo anche mandare segnali positivi, dare fiducia per intraprendere percorsi di sviluppo. Ecco il motivo per il quale ci vorrebbe un distretto della ricerca e non solo uno della formazione, un'industria di maggiore qualità deve avere vicino una ricerca di maggiore qualità".

«Bisogna valorizzare il sudore individuando percorsi che non premino - ma anzi denigrino -, la spregiudicatezza, l'azzardo morale e la via breve» In che modo la decadenza economica odierna sta influenzando la società e soprattutto la nuova generazione di laureati? "Oggi i giovani sembrano quasi aver metabolizzato il fatto che vivranno in un mondo

più indefinito e incerto. La nuova generazione sta cambiato rapidamente la propria interazione con la società. Se dovessi fare una valutazione complessiva, ciò che mi preoccupa, più della tremenda crisi economica, è la crisi morale. Bisogna valorizzare il sudore individuando percorsi che non premino - ma anzi denigrino -, la spregiudicatezza, l'azzardo morale e la via breve". Come s'inserisce in questo contesto l'innovazione? "Marcel Proust diceva: "Il vero atto della scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel vedere con occhi nuovi". Io, per esem-


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pio, non condivido l'idea che la nuova generazione starà peggio della vecchia, è un luogo comune. Avranno il portafoglio più sgonfio? Questo si. Staranno peggio? Dipende. Secondo me staranno meglio, se solo riusciranno a vedere qualcosa che nessuno ha mai visto prima". Quali strategie suggerisce di adottare alle PMI bergamasche in questo momento? "Innovare, ma non nel senso tradizionale. Devono rimettere in discussione un approccio, non investire solamente in una tecnologia per cui potrebbero diventare più compe-

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titive; ma investire anche sulle persone, sui progetti, sulle idee dei giovani. Innovare vuol dire anche cambiare il modo con cui ci si relaziona con l'università, e viceversa". Qual è l'attuale stato di salute del sistema universitario italiano? "L'università italiana è l'unico comparto pubblico che ha accettato una riforma in un contesto di tagli, che nominalmente si aggira attorno al 15%. I dati sono precisi: 7,5 miliardi era il finanziamento nel 2009, meno di 7 miliardi è nel 2012. Nel 2009 c'erano 64 mila docenti ricercatori in tutta Italia, oggi sono 10 mila in meno. Se tutta la pubblica amministrazione avesse fatto

questa cura, oggi non avremmo bisogno di giustificare alcunché al mercato". Le classifiche mondiali mortificano il sistema universitario italiano. Da cosa deriva una graduatoria tanto ingenerosa? "Le classifiche non le fa l'Europa, ma società private oltreoceano. Rischiamo di finire come le agenzie di rating, facendoci del male gratuitamente. Il ranking internazionale è basato su alcuni parametri: il 50% del punteggio è dato dalla presenza o meno di un Premio Nobel, il restante è il rapporto studenti/docenti. Volendo, potrei assumere 15


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un Nobel con uno stipendio da 500 mila euro l'anno e altri 1000 docenti, e così facendo posizionarmi tra le prime dieci del mondo. Il giorno dopo, però, dovrei chiudere per fallimento. Noi ci riconosciamo solo nelle classi-

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"Quando crei un prodotto a Bergamo e lo vendi all'estero sei un grande imprenditore. Quando un nostro laureato si fa apprezzare all'estero è colpa del sistema. Ma è proprio "quel" sistema univer-

li nessuno cercherebbe i nostri giovani". Dopo la laurea in ingegneria nucleare è passato all'analisi finanziaria. Cosa l'ha portata a questo cambiamento nel suo percorso e, concludendo, cosa vorrebbe consigliare ai suoi studenti? "Le circostanze e l'attitudine a vivere giorno per giorno. Perché c'è sempre l'imponderabile, l'opportunità, il treno che passa. Mi sono iscritto a ingegneria

«Le aziende devono rimettere in discussione un approccio, non investire solamente in una tecnologia per cui potrebbero diventare più competitive»

fiche dove possiamo dare un contributo". Il fenomeno della "fuga dei cervelli" è però innegabile. 16

sitario che ha saputo ben prepararlo. La fuga dei cervelli è anche sinonimo di una bontà degli atenei. Se davvero fossimo all'ultimo posto delle università mondia-

nucleare per curiosità scientifica e mi sono ritrovato alla fine della mia esperienza universitaria con l'incidente di Chernobyl e il referendum italiano, che sancì l'abbandono dell'industria nucleare per il nostro Paese. Con una laurea molto tecnica e settoriale come ingegneria nucleare in mano mi sono trovato impreparato nei confronti di altre tematiche che mi sono reso conto necessarie per la vita di tutti i giorni. Per esempio, non ero in grado di leggere un giornale o di capire una pagina economica. Così, durante un breve periodo di leva (era il periodo della Guerra nel Golfo), ho studiato economia e nel frattempo mi sono avvicinato al corso d'ingegneria gestionale del Politecnico di Milano, università nella quale mi ero laureato. Dopo qualche tempo ecco arrivare la chiamata nella quale mi si prospettava un lavoro come docente, il caso ha voluto che la stessa facoltà fosse stata aperta a Bergamo, e mi sono ritrovato professore ordinario a 35 anni. Ai miei studenti, quindi, suggerisco di non pianificare tutto, di andare dove li porta la curiosità e l'intuito".


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L'ascesa del guerriero Umberto e la parabola del figlio «Trota» «THE FAMILY»

Dall'esordio come cantante alla svolta con Berlusconi, passando attraverso la gavetta con Maroni, le riunioni carbonare, la nascita della Lega Nord al primo raduno di Pontida, la solitaria vittoria elettorale del '96 e la malattia. Le mille vite del “Senatur” caduto nella logica del «tengo famiglia» lla fine per il"guerriero" Umberto Bossi è venuto il giorno della resa. Il fondatore della Lega Nord, il celodurista della prima ora che non ha ceduto di fronte alla malattia che lo ha colpito l'11 marzo 2004 ha gettato la spugna a causa della bufera giudiziaria che sta mettendo in luce, attraverso le intercettazioni telefoniche che vedono coinvolti i familiari, una sorta di lega "parallela". Come in una nemesi molti hanno ricordato quel cappio che Luca Leoni Orsenigo, in una foto passata alla storia, sventolava in aula contro tangentopoli e i partiti della prima repubblica. La frase

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"Padroni a casa nostra", che da tempo campeggia su un muro di Pontida è stata trasformata beffardamente in "Ladroni a casa nostra". Una "L" al posto della "P", tanto basta per cambiare il senso della frase. E i detrattori hanno ironizzato anche su quel "celodurismo", summa del Senatur-style: "la Lega non ce l'ha duro, ce l'ha d'oro". Poi, nella memoria collettiva, rimane quel dito medio sfoggiato dal leader leghista in tutte le occasioni ufficiali all'indirizzo dei giornalisti e il corollario di qualche "vaffanculo", o anche "stronzo" rivolto pure alle più alte cariche dello Stato con cui il rapporto è sempre stato pessimo. Quattro figli maschi,

due mogli, una nipote e tanti guai: la cartella "The family" custodita nella cassaforte e quella logica meridionale del "tengo famiglia" salita su fino al Nord. E' di un quarto di secolo fa (era l'87) il primo vagito in Parlamento della Lega: dal cuore del Nord arriva Umberto Bossi spinto dall'onda di un movimento, fino ad allora sconosciuto, indipendentista che dell'Italia mal sopportava la sbandierata retorica unitaria. Nato a Cassano Magnano, il 19 settembre del 1941, il Senatur con un diploma di perito tecnico elettronico alla scuola per corrispondenza Radio Elettra si è adoperato in mille lavori prima di approdare, alla soglia


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dei 40 anni, alla politica mostrando la sua vena federalista. Cambia molti mestieri: "Ho fatto l'operaio, il perito tecnico, ho lavorato nell'informatica, ho studiato medicina a Pavia, ho insegnato matematica e fisica". Con lo pseudonimo di Donato negli anni 60 tenta di sfondare nel mondo della canzone e incide un 45 giri (brani "Ebbro" e "Sconforto"). Nel '61 partecipa al festival di Castrocaro. Una foto che lo ritrae con una chitarra ricorda Don Backy. Nel 1979, all'età di 38 anni, viene folgorato dalle idee autonomiste e federaliste. Anno che coincide con l'aut-aut (o un lavoro stabile o ti lascio) della prima moglie Gigliola Guidali e con l'incontro di Bruno Salvatori, leader dell'Union Valdotaine. Ne imbraccia la

causa e inizia il lungo sodalizio politico con Roberto Maroni. La morte prematura di Salvatori nel 1980, in un incidente automobilistico, non manda in frantumi il sogno autonomista di Bossi che, anzi, ne prende in mano le redini. Dà vita, con Maroni e Giuseppe Leoni, alla Lega Autonomista Lombarda che nell'84 diventa Lega Lombarda e conta tra le sue file la nuova compagna Manuela Marrone che mette a disposizione la sua casa per le riunioni "carbonare". La moglie Gigliola, nel frattempo, chiede la separazione raccontando di aver scoperto che Umberto "usciva tutte le mattine con la valigetta del dottore dicendo che

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andava in ospedale e invece non si era mai laureato". Il primo raduno di Pontida lo incorona segretario federale e il 4 dicembre dell'89 nasce ufficialmente la Lega Nord. Corre l'anno 1992: scoppia Tangentopoli e il fenomeno Lega, il partito contro tutto e contro tutti che urla all'Italia (del nord) la propria indignazione verso le truffe e gli inganni dei politicanti di quegli anni, prende oltre l'8%. Ma vi rimane impigliata due anni dopo, nel '94, con la tangente Enimont. Forza Italia, intanto, prende il posto della Dc e della Psi e Bossi inizia il lungo sodalizio con Silvio Berlusconi. Nel dicembre del 1994 si apre una crisi di governo per il profondo dissidio fra Forza Italia e la Lega che accusa, in Parlamento, un incredulo Berlusconi di non aver tenuto fede alla promessa di realizzare il Federalismo. Bossi stacca la spina, lo aveva già fatto con il "luciferino" ideologo Gianfranco Miglio: non solo il suo progetto di riforma federale a base di macroregioni era stato riadattato dal Senatur ma per l'ambito incarico di ministro delle Riforme al professore era stata preferito lo "stewart"

forte del successo elettorale e forse pentito per la sbandata con il Cavaliere, Bossi lo massacra verbalmente. Una campagna di denigrazione a suon di "mafioso di Arcore" e "Berluskaiser". Di nuovo insieme nel 2001, vincono le elezioni e Bossi diventa ministro delle riforme e della devoluzione. Poi la malattia, un ictus che lo colpisce a 63 anni e lo costringe a una lunga assenza dalla politica. Ma lui resta il capo, nessuna delega a nessuno e quando rientra dalla convalescenza in Svizzera, nell'autunno del 2004, è Renzo il primo dei tre figli di Umberto Bossi e Manuela Marrone, ad aprire la porta di casa agli ospiti. La stampa, dopo averlo visto affacciato sulla scena dalla finestra della casa di Carlo Cattaneo a Castagnola, in Svizzera, lo indica come il delfino di papà Umberto, il quale tre anni dopo sul Monviso, prima di riempire l'ampolla, lo declassa a "trota" nel tentativo di proteggerlo dalle pressioni. Oggi, la commistione tra la famiglia e il partito, e addirittura il sospetto di averne ampiamente approfittato, dai militanti

Francesco Speroni. La lista di rotture è lunga: con l'ex sindaco di Milano Marco Formentini e così pure con Giancarlo Pagliarini e Domenico Comino. La corsa solitaria nel '96 paga perché la Lega a livello nazionale incassa il 10.8 %. Fino al 2000,

leghisti non è stata perdonata a Renzo e la sua ascesa nella Lega è arrivata al capolinea. Un'ascesa controversa che nell'immaginario di chi ha sempre osteggiato "l'ingresso in politica dei figli" è diventata il simbolo di una Lega poco leghista. 19


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ECONOMIA&BUSINESS

Bonassoli, il militante tra la rabbia e l'orgoglio

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«LUMBARD»

L'assessore provinciale al Turismo Giorgio Bonassoli per un giorno si toglie giacca e cravatta e indossa la maglietta dell'orgoglio padano con lo slogan «l'è ura de netà fó ol polér», letteralmente «è ora di pulire il pollaio»

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO DI GIORGIO CHIESA

ulla bufera che ha investito il Carroccio abbiamo intervistato Giorgio Bonassoli che per un giorno ha svestito i panni di assessore alle Attività Produttive e Turismo della Provincia di Bergamo per indossare quelli del militante.

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Come hanno vissuto gli esponenti bergamaschi questo mese? Quali sono gli umori e i pensieri dei militanti? "Delusione ma anche tanta, tanta rabbia nei confronti di chi ha infangato il lavoro, il sacrificio e l'impegno dei tantissimi militanti che si spendono gratuitamente per il movimento e rabbia nei confronti di chi ha costretto Umberto Bossi a doversi scusare davanti al suo popolo".

PULIZIA. «Espulsione o dimissioni di chi ha messo il movimento in queste condizioni»

Qual è il suo personale stato d'animo? "Voglia di giustizia. Chi ha sbagliato deve pagare e deve essere cacciato. Da questo punto di vista credo che la Lega stia dimostrando un sistema di auto-pulizia sconosciuto ad altre forze politiche. Parlo delle espulsioni, delle dimissioni e al fatto di aver consegnato i propri bilanci ad una società esterna per le opportune verifiche". Troppo tardi. Non pensa? "Noi, però, l'abbiamo fatto. Provo un grande orgoglio nel vedere che la Lega, quella vera, è fatta da militanti che all'improvviso, in giornate lavorative, vengono a Bergamo da tutta la Padania - scritta con la P maiuscola - per mani-

MERITOCRAZIA. «Vanno premiati impegno e idee vincenti»

festare l'orgoglio di essere leghista. Abbiamo voltato pagina e guardiamo avanti". Da una parte lo sperpero dei soldi pubblici e dall'altra l'incubo di infiltrazioni mafiose. Cosa fa più male? "I soldi dei rimborsi elettorali dovevano essere utilizzati per sostenere il movimento, non certo sperperati per scopi personali e se qualcuno l'ha fatto deve essere allontanato. In un momento di crisi generale come quello attuale sono convinto che questi rimborsi ai partiti siano davvero eccessivi. Andrebbero cancellati. L'incubo di infiltrazioni mafiose per il momento resta un incubo. Pauroso ma irreale e speriamo rimanga tale".

SPAZIO AI GIOVANI. «I giovani della Lega sono una risorsa importantissima»

ALLONTANARE CHI REMA CONTRO LA LEGA. «Senza guardare in faccia a nessuno»

LEGA:UN VOCABOLARIO PER RICOMINCIARE


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Aspettando che la magistratura faccia il suo corso, ma alla luce delle intercettazioni viene da chiedersi se Bossi davvero non si rendesse conto di quanto stava accadendo intorno a lui. Ad esempio: possibile che non sapesse dei conti pagati ai figli? "Credo di no. Se si chiama cerchio magico ci sarà un motivo. Non sarebbe il primo padre a non sapere tutto sui suoi figli. Sono sicuro che a Umberto Bossi il denaro non ha mai interessato. Lui vive per la Lega, per il suo popolo e per il progetto autonomista per il quale ha sacrificato tutto".

Giorgio Bonassoli con Enzo Galizzi

Cosa può dire ai "delusi", a coloro che pensavano che la Lega fosse immune da certe vicende e che fosse una sorta di "ultimo baluardo"? "Non si può ridurre un movimento fatto da migliaia di militanti, ispirato ad ideali concreti, con politici e bravi amministratori agli interessi personali di quattro faccendieri. La Lega ha saputo sempre ripulirsi, sia a livello nazionale che locale". Il fatto che sia esploso tutto con la Lega all'opposizione è un caso? "Non credo in un complotto ma non si può negare che in questo momento la Lega è l'unica forza politica veramente all'opposizione, dalla parte dei lavoratori e della gente del nord. Così come sono impostate le nuove tasse introdotte dal governo Monti incideranno, come al solito, sul nord. Le nostre imprese hanno bisogno di altro: di tornare ad essere competitive attraverso politiche di defiscalizzazione e di messa in rete, di formazione e internazionalizzazione". Suona tanto come un ritornello. "L'unica strada è tagliare i costi fissi dell'apparato centralista. Uno Stato affogato dalla burocrazia, dagli sprechi e da centinaia di migliaia di esuberi, al sud, nel pubblico impiego. Per quale motivo la Regione Lombardia, con 10 milioni di abitanti, ha 2.900 dipendenti e la Regione Sicilia 23.000? Ci sono comuni del sud con le stesse dimensioni di Torre Boldone ma con 80-90 dipendenti anziché 30 come da noi. 22

Io, a Torre Boldone, non saprei cosa far fare a 90 dipendenti. E' inutile buttare secchi d'acqua in una vasca che perde senza prima tappare i buchi, sopratutto se quell'acqua arriva da cittadini che rischiano di morire di sete". Che fine ha fatto il federalismo? "Il progetto di federalismo fiscale avviato con il governo Berlusconi aveva nei suoi primi decreti proprio l'obiettivo di tagliare gli sprechi, attraverso l'inserimento dei costi standard, in modo che una fornitura o un servizio sanitario costassero allo Stato la stessa cifra a Bergamo come a Napoli. Perché al sud la sanità costa più del doppio che al nord? Perché questo governo ha cancellato una riforma così necessaria e condivisa da tutti? Perché questo governo risponde al Presidente Napolitano nella volontà di azzerare ogni iniziativa federalista, vedasi l'indispensabile - si fa per dire - ministero della coesione nazionale. Ma soprattutto perchè questo governo risponde a chi la crisi l'ha creata, al mondo bancario e finanziario". Una bufera sulla Lega a ridosso delle elezioni amministrative. Pensa che potrà influire sul voto degli elettori? "Le elezioni nei comuni sono soggette a logiche diverse che derivano dalla conoscenza personale e diretta dei candidati con gli elettori. Fisiologicamente sono diverse rispetto al voto nazionale. Non credo che incida perché, nonostante quello che è successo, la Lega Nord è l'unica forza politica con programmi e idee chiare".

Nel mezzo della lotta "Cerchio magico""Barbari sognanti", il Senatur aveva dichiarato: "mi fido solo di Renzo". Ingenuo Umberto o furbo Renzo? "Ingenuo Umberto Bossi ? Credo che abbia dimostrato in 30 anni di Lega di essere l'esatto opposto". Visto quello è successo adesso non si corre il rischio che al "cerchio magico" si sostituisca una "confraternita maronita"? "Ricordo che la Lega ha in programma i congressi e i militanti eleggeranno chi riterranno adeguato". Quale futuro per la Lega e chi potrà prendere il posto del "vecchio leone"? "C'è bisogno di Lega. E' l'unica forza che concretamente difende ed affronta le problematiche che i cittadini vivono giornalmente. Penso al grande lavoro dei nostri Sindaci, presenti sul territorio anche la sera e la domenica e all'impegno dei nostri parlamentari. Ne abbiamo molti capaci ed onesti. Maroni ha dimostrato di essere un grande Ministro dell'interno ed ha costruito la Lega insieme a Umberto Bossi. Per me il futuro è lui". Se Maroni succederà a Bossi, cosa cambierà nello stile di leadership e come cambierà la Lega? "Roberto Maroni, proprio da Bergamo durante la serata dell'orgoglio leghista, ha già tracciato i quattro punti sui quali fondare il rinnovamento: pulizia, meritocrazia, spazio ai giovani e allontanamento di chi rema contro il bene della Lega. Tematiche pienamente condivise dai militanti presenti quella sera".


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ECONOMIA&BUSINESS

Riflessioni sulla riforma del lavoro Alla ricerca di un mercato del lavoro efficiente e di un difficile punto di equilibrio

LEGGERE LA LEGGE - Rubrica a cura dell’avvocato Marco Amorese opo intense discussioni con le parti sociali, il governo Monti ha approvato il disegno di legge per la riforma del mercato del lavoro e ha dichiarato che la questione dovesse, per il governo, ritenersi chiusa. Pochi giorni dopo, il governo ha cambiato rotta, rimaneggiando il testo della riforma. Con un entusiasmo, in realtà, ingiustificato, la stampa nazionale ha parlato di una riforma decisiva, radicale e fondamentale per la crescita del paese. Tuttavia, il disegno di legge mostra come il governo si sia mosso con circospezione senza stravolgere l'attuale assetto e cercando di ottenere una normalizzazione delle forme contrattuali che negli ultimi anni si sono moltiplicate. Il governo, infatti, ha introdotto norme che dovrebbero tendere a scoraggiare forme di elusione della disciplina del lavoro dipendente. Mi riferisco, in particolare, alla presunzione relativa alle partite Iva che verranno considerate lavoro dipendente laddove percepiscano la maggior parte del proprio reddito da un'unica fonte per più di sei mesi, ovvero alla possibilità di utilizzare solo per un periodo limitato (36 mesi) i contratti a tempo determinato. Dette forme di tutela sono presenti anche nell'assetto vigente e il tentativo è quello di rendere più forti i rimedi contro eventuali abusi (con il rischio tuttavia di scoraggiare forme virtuose di utilizzo di detti strumenti). Il dibattito politico, com'era ovvio, si è incentrato sulla riforma dell'articolo 18; infatti l'attuale norma che tutela i lavoratori nelle aziende di più grande dimensioni verrebbe modificata per consentire una maggiore libertà di licenziamento per motivi economici. Vediamo, pertanto, quale è il modello proposto dal governo.

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Rimane invariata la disciplina relativa ai licenziamenti discriminatori, cioè quei licenziamenti che si verificano ogni qualvolta un lavoratore viene allontanato dall'azienda a causa delle sue idee, della sua attività svolta all'interno o al di fuori del luogo di lavoro, dell'appartenenza a un determinato sesso, razza, religione, posizione politica o minoranza linguistica. Con riferimento a queste ipotesi di licenziamento,

l'attuale disciplina rimarrà immutata e il lavoratore si potrà valere delle facilitazioni probatorie esistenti per ottenere il reintegro nel posto di lavoro. Più articolato è l'impianto normativo dedicato ai licenziamenti disciplinari, cioè quei licenziamenti che sono dovuti alla violazione di obblighi contrattuali o di regole di comportamento che devono essere seguite nell'azienda. Con riferimento a queste tipologie di licenziamento, la norma proposta dal governo prevede che ove il giudice accerti la mancanza di una giusta causa e che il motivo di licenziamento è inesistente perché viene contestato un fatto non commesso o non riconducibile alle ipotesi punibili con il licenziamento ai sensi dei contratti collettivi di lavoro, è disposto il reintegro. Negli altri casi, il magi-

strato può disporre che il lavoratore licenziato sia indennizzato con un numero di di mensilità compreso tra 12 e 24. Infine, si prevede il caso del licenziamento per giustificato motivo oggettivo (o licenziamento per motivi economici). In questo caso, nei testi ufficiosi che circolavano prima della presentazione del disegno di legge, ove il giudice avesse accertato che un licenziamento di un dipendente fosse stato stabilito senza giusta causa oggettiva e che i motivi economici addotti fossero inesistenti era previsto unicamente un indennizzo economico compreso tra 15 e 27 mensilità. Nel disegno di legge all'esame delle camere, si torna alla possibilità di reintegrare il lavoratore in caso di manifesta insussistenza delle ragioni poste a base del licenziamento per motivi economici con una formulazione che dovrebbe comunque lasciare spazio ad una ampia flessibilità in uscita. L'articolato normativo appare scritto in modo confuso; tuttavia, può prevedersi "una corsa" da parte dei datori di lavoro nell'inquadrare i licenziamenti nell'ambito dei motivi economici e, da parte dei lavoratori, di configurare gli stessi come discriminatori. Appare, tuttavia, segno di un mutamento di paradigma la scelta di rendere meno costosi i licenziamenti (non c'è bisogno di ricordare che i casi in cui il lavoratore sceglie il reintegro effettivo sono trascurabili) che, per ragioni di equità, dovrebbe essere accompagnata da un sistema convincente di ammortizzatori sociali. Il punto è: sarà l'ultima versione? E soprattutto, una riforma si farà? Mentre andiamo in stampa già si parla di ulteriori cambiamenti...


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ECONOMIA&BUSINESS

«Sei meno meno»: il voto degli imprenditori alla riforma del lavoro «WELFARE»

Il punto di vista di tre aziende bergamasche sul disegno di legge di riforma del mercato del lavoro. «Un passo in avanti» secondo Davide Carrara della Lamiflex e Lucio Mistri di Scorpion Bay. «Insufficente» per Agostino Piccinali della Scame Parre perchè «non c'è nessuna riduzione del costo del lavoro» ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA

«SUFFICENTE» Secondo Davide Carrara, responsabile marketing della Lamiflex Group di Ponte Nossa "è un primo importante passo in avanti per avvicinarsi a quello che è il sistema in altri paesi. Ancora una volta, però, abbiamo visto quanto sia difficile dialogare con le rappresentanze sindacali e quanto in Italia sia complicato scardinare certe ideologie. Come un'azienda per stare sul mercato deve innovare continuamente, così un lavoratore per affrontare il mercato del lavoro e coglierne le opportunità deve costantemente aggiornarsi. Sono due facce della stessa realtà". Sono un centinaio i collaboratori tra ingegneri, manager, impiegati e lavoratori dipendenti impiegati in Lamiflex e Lamiflex Composites. L'azienda tessile, fondata nel 1976 e guidata da Luigina Bernini, è attiva nella produzione di nastri per macchinari meccanotessili e si è qualificata nella produzione di materiali compositi, in particolare in carbonio, come rulli, tubi e componenti per macchine industriali. Oltre al meccanotessile, si è specializzata in diversi contesti industriali e applicativi tra i quali spiccano i settori arredo ed illuminotecnica, aeronautico, medicale, tessile e sportivo. "I lavoratori dipendenti animano un'azienda spiega Carrara - e danno forma alle idee dell'imprenditore. In questi momenti di contrazione economica e finanziaria le imprese dispongono di un portafoglio ordini che non consente una pianificazione a medio e lungo termine e, dovendo gestire picchi di lavoro che si alternano a momenti di flessione, devono obbligatoriamente essere più flessibili. La modifica delDavide l'art.18 deve essere in quest'ottica. La flessibilità sarà una costante nel Carrara nostro futuro e le istituzioni devono mettere mano a certe leggi che rendono il sistema paese lento e poco incline alla flessibilità". La Lamiflex ha chiuso il 2011 con un fatturato attorno ai 20 milioni di euro e una quota di export che supera il 50%. L'andamento altalenante del comparto meccanotessile è stato compensato puntando sulla produzione di materiali innovativi. Grazie all'inserimento, al lancio di nuovi prodotti e alla conferma delle vendite di "Ciclotte", un prodotto lanciato nel 2011, si prevede per il 2012 un fatturato in linea con gli anni precedenti.

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«SUFFICENTE» "Rispetto al passato - sostiene Lucio Mistri, patron della "Scorpion Bay" di Albino - è stato fatto un passo in avanti ma la battaglia sull'art. 18, la norma dello Statuto dei Lavoratori del 1970 che regola il licenziamento per giusta causa e giustificato motivo nelle aziende con più di 15 dipendenti che sembra essere divenuta lo spartiacque tra il vecchio e il nuovo mondo, ha tutto il sapore di una guerra di religione. Dimostra la distanza della politica dalla realtà e dal mondo produttivo a cui servono misure per la crescita e lo sviluppo. Una politica che sia al servizio dei cittadini e delle imprese e non il contrario. La riforma del mercato del lavoro ha senso solo se serve a migliorare le prospettive di occupazione delle persone, la competitività delle imprese e la crescita dell'economia". Gipsy S.p.A., proprietaria del marchio Scorpion Bay, nasce negli anni '50 come laboratorio sartoriale. Dopo anni di lavoro come produttori di t-shirt e felpe per grandi marchi nel mondo sportswear, i due Fratelli Lucio ed Emanuela Mistri decidono agli inizi degli anni 90 di trasformare la propria realtà da produttiva a commerciale. Nel 1992 inizia la distribuzione sul mercato europeo di Scorpion Bay, marchio americano dedicato al mondo del surf, che si concretizza nel 2007 nell'acquisto del brand con i relativi diritti a livello mondiale: un passo importante che apre le porte all'azienda orobica al mercato internazionale. "In questo momento economico - continua Mistri - trovare la formula giusta per competere non è cosa semplice. Gipsy ha adottato da qualche anno la strategia del franchising e oggi, grazie all'accreditamento a Lucio Invitalia, la perfeziona offrendo una grande opportunità ai suoi potenziali Mistri partner". Invitalia, agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, ha la funzione di "facilitatore d'impresa" offrendo ai nuovi imprenditori agevolazioni finanziarie (un contributo a fondo perduto e un mutuo a tasso agevolato) che possono arrivare a coprire il 100% dell'investimento richiesto dall'apertura del punto vendita. Curiosità: diversamente dagli altri franchising che propongono un format uguale per ciascun potenziale franchisee, quelli di Scorpion Bay mettono a disposizione del franchisee un artista e una squadra di persone che creano il punto vendita su misura secondo la creatività del candidato.

«INSUFFICENTE» "Dal mondo industriale questa riforma non è ritenuta sufficiente per stimolare crescita e sviluppo. Non c'è nessuna concreta riduzione del costo del lavoro. In alcuni casi si assiste, addirittura, ad un incremento del costo della manodopera con la previsione di maggiori oneri a carico delle imprese". A sostenerlo è Agostino Piccinali, responsabile amministrativo della Scame Parre. Fondata nel 1963, oggi il gruppo presieduto da Giovanni Scainelli è leader nella produzione di componenti e sistemi per impianti elettrici, conta nel mondo circa 800 collaboratori con 18 società partecipate e collegate alla capogruppo. Tre i siti produttivi: Slovacchia, Cina e Sud America. Con un fatturato 2011 che ha toccato i 47 milioni di euro il gruppo Scame esporta i suoi prodotti in oltre 80 paesi distribuiti nei 5 continenti. Sempre sulla riforma del mercato del lavoro, "per citare solo i casi più rilevanti - continua Piccinali -, nei contratti a termine viene incrementato notevolmente il periodo di interruzione tra due contratti a tempo determinato e si assiste ad un aggravio contributivo a carico dell'azienda in caso di utilizzo di tali contratti. Viene incrementata la contribuzione a carico azienda per il finanziamento dell'attuale indennità di disoccupazione per tutti i contratti di lavoro subordinato e viene maggiorato il "contributo di licenziamento" di 0,5 mensilità per le risoluzioni dei rapporti dei lavoratori a tempo indeterminato. Secondo il responsabile amministrativo della Scame Parre vi sono addirittura alcuni interventi che peggiorano le discipline attualmente in vigore. E li elenca: "l'eliminazione della causale "cessazione di attività" tra i casi di applicazione della Cig straordinaria; lo slittamento del recesso "ad nutum" per i pensionati di vecchiaia fino a 70 anni di età, incrementabili ulteriormente in base alla Agostino variazione delle prospettive di vita; l'introduzione del reintegro del lavoratore licenziato in Piccinali caso di "manifesta insussistenza del fatto posto a base del licenziamento" che, in assenza di criteri identificativi, lascia ampia discrezionalità al giudice nell'individuazione di tali casi; il rischio di utilizzo strumentale della malattia da parte del lavoratore al fine di prolungare gli effetti del licenziamento, con aggravio per le imprese". In sintesi: "hanno pesato più le resistenze sindacali e meno i segnali che dovevano essere forniti a chi dovrebbe investire nel nostro Paese. Si chiede ripetutamente alle imprese di investire ma si danno pochi motivi per farlo. La pressione fiscale sul lavoro rimane altissima e negativa sia per la competitività delle imprese italiane che per l'appetibilità del sistema Italia".

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ECONOMIA&BUSINESS

Ichino:

«Alle imprese servono ingegneri Non poeti» 28


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MERCATO DEL LAVORO

A Bergamo, ospite del corso di formazione promosso dal Pd, il giuslavorista sottolinea il paradosso tra le necessità delle aziende e l'offerta universitaria: «Ci sono laureati in materie umanistiche che non trovano lavoro e aziende che non trovano contabili, giuristi d'impresa e altre figure professionali»

n popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di pensatori, di scienziati, di navigatori, di trasmigatori". Così recita l'epigrafe incisa a Roma sui quattro lati del Palazzo della Civiltà Italiana, fatto erigere da Mussolini per ricordare al popolo le sue virtù. Ma sarebbe meglio se l'Italia di oggi fosse un paese di contabili, giuristi d'impresa, ingegneri ed esperti di social media. Queste, infatti, sono le figure più richieste dalle imprese mentre le università italiane continuano a sfornare laureati in materie umanistiche in cerca di occupazione con un ritmo, si passi il termine, quasi industriale. "Abbiamo frotte di giovani laureati che non trovano lavoro- sostiene il giuslavorista e senatore del Pd Pietro Ichino, ospite alla Casa del Giovane del corso di formazione promosso dal Pd di Bergamo - ma allo stesso tempo aziende che cercano laureati pressoché introvabili. E' questo uno dei tanti paradossi italiani. C'è uno squilibrio tra domanda e offerta di laureati, con un esubero nel settore politico sociale, psicologico, letterario e linguistico. Resta insoddisfatta la domanda nei settori economico-statistico e ingegneristico che, nonostante la crisi, promettono ancora sbocchi". E che il disallineamento tra la domanda delle imprese e offerta universitaria sia un problema lo testimoniano i numeri. Secondo Confindustria Education sui dati Eurostat le imprese italiane, nel 2010, hanno cercato senza trovare 20 mila ingegneri, 15 mila contabili e 9 mila medici mentre non hanno trovato occupazione rispetto alla propria carriera formativa 15 mila ragazzi impegnati in percorsi universitari politico-sociali, 10 mila in quello let-

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terario, 7 mila in quello linguistico. Per un'effettiva svolta nel mercato del lavoro il senatore del Pd, oltre all'orientamento scolastico e professionale mirato, individua altre due direttrici: una protezione meno rigida del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e un aumento della domanda di lavoro. Sulla riforma del mercato del lavoro "la logica originaria del progetto doveva essere questa: si rende il rapporto di lavoro subordinato regolare a tempo indeterminato molto più flessibile, quindi più appetibile per le imprese, per poter chiedere loro di rinunciare alla simulazione diffusa della collaborazione autonoma". Rispetto alle ambizioni e alle intenzioni originarie "penso che esso abbia subito una riduzione bilanciata di incisività perché la ridotta flessibilità in uscita porta ad una minore incisività della norma sulle collaborazioni autonome". Il rischio concreto è non riuscire a superare il dualismo fra protetti e non protetti che caratterizza il tessuto produttivo italiano perchè "se la rigidità del rapporto regolare si riduce in misura ridotta, il giro di vite drastico contro la simulazione delle collaborazioni autonome simulate rischia di produrre la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro". In materia di licenziamenti "il disegno di legge - sostiene il giuslavorista - segna comunque un passo avanti importante nella direzione giusta, riducendo notevolmente l'anomalia del nostro ordinamento del lavoro rispetto al resto. È la prima volta in quarant'anni che viene apportata una correzione in questo senso all'articolo 18". Il Governo Monti si è anche proposto di orientare la giurisprudenza italiana sul modello tedesco. In Germania spetta al giudice decidere se e quando disporre la reintegrazione del lavoratore 29


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e "solo nel 5% dei casi si chiude con una sentenza favorevole al lavoratore. In pratica solo nei casi di discriminazione". A proposito di modelli, Ichino ha pubblicato sul proprio blog un grafico (riportato nella pagina), per dimostrare quanto fosse urgente la necessità di riformare il mercato del lavoro in Italia. In base a come sono distribuiti i vari Paesi, sembrerebbe che si sia una proporzionalità diretta: più è facile perdere il lavoro, più è facile trovarne uno nuovo, come negli Stati Uniti. Mentre in Italia ci troviamo all'estremo

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opposto: il posto di lavoro è più sicuro, ma è molto difficile trovare un nuovo lavoro. Perciò chi esce, o non è mai entrato ("outsiders"), tende a rimanere fuori. Secondo Ichino, la riforma del governo, quella voluta da Fornero, va nella direzione di togliere gli "outsiders" del mercato del lavoro italiano dalla loro condizione disperata, spostando l'Italia verso la parte mediana della diagonale. In Italia "il rischio di restare per molto tempo senza lavoro si accompagna all'idea che il lavoro non ci sia. Ma i lavoratori ignorano total-

ITALIA: la cittadella inaccessibile del lavoro

Nel grafico, sull'asse verticale è rappresentata la percentuale media mensile di passaggi dallo stato di occupazione a quello di disoccupazione sul totale degli occupati, cioè la facilità con la quale si perde il proprio lavoro; sull'asse orizzontale c'è invece la percentuale media mensile di passaggi dallo stato di disoccupazione a quello di occupazione, sul totale dei disoccupati, cioè la facilità con la quale si trova un nuovo lavoro. In alto a destra ci sono gli Usa, dove più di tre occupati e mezzo su cento ogni mese sperimentano la disoccupazione ma dove dalla disoccupazione si esce con grande facilità: ogni mese sei disoccupati su dieci trovano una occupazione. Questo spiega perché la durata media dei periodi di disoccupazione negli Usa sia relativamente breve, a confronto con il resto del mondo. In fondo troviamo l'Italia. Qui ogni mese meno di 0,5 lavoratori attivi su cento sperimentano il passaggio alla disoccupazione, ma per converso nello stesso mese meno di 5 disoccupati su cento trovano lavoro. Ne risulta l'immagine di un Paese nel quale il tessuto produttivo è come una cittadella fortificata, da cui chi è dentro difficilmente esce, ma in cui chi è fuori difficilmente riesce a entrare.

Quanti lavorano

In Italia il tasso di occupazione femminile è pari al 46.6%. Ci rende ultimi in Europa, prima di Malta. La generazione degli Under 30 del Bel paese che lavorano è pari al 20.5% mentre i dati europei parlano del 34%. Il dato complessivo degli occupati si attesta al 56.9% e significa che ogni 100 persone comprese nella fascia d’età 15 -64 anni ne sono al lavoro praticamente 57.

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mente la grande quantità di domanda di lavoro che esiste, pur in un periodo di grave crisi come questo". E porta due esempi: "Nella Regione Veneto, con 5 milioni di residenti, i nuovi contratti stipulati in un anno sono stati 850 mila, nel solo Comune di Milano con 1.336.000 residenti, nel 2011 i contratti sono stati 108 mila". Eppure, si interroga il senatore del Pd: "Perché chi perde il posto ha la sensazione di un'enorme difficoltà a trovarlo?".La risposta: "Perché ci sono due giacimenti di domanda di lavoro totalmente ignorati e sono gli skill shortages e gli investimenti esteri". Gli skill shortages sono quei posti di lavoro che restano permanente scoperti per mancanza di manodopera dotata della qualificazione necessaria per occuparla. Nel 2011 risultano 117 mila posizioni di lavoro disponibili, sparse in tutte le regioni italiane, distribuite in tutti i settori e tra tanti livelli professionali. "Allo stesso modo ci sono gli imprenditori scoraggiati: cioè quelli che avrebbero bisogno di personale qualificato, ma considerano talmente improbabile trovarlo che non fanno neppure l'inserzione sul giornale o la richiesta all'agenzia di collocamento. Il senatore del Pd parla di una complessa ed ipertrofica legislazione sul lavoro, tanto da essere estremamente difficile da tradurre in inglese, scoraggiando così chi dall'estero avrebbe intenzione di investire in Italia. Si, perché la difficoltà di fare impresa in Italia si riflette anche in una scarsissima capacità di attrarre capitali stranieri. "Un altro giacimento da cui potremmo trarre flussi di centinaia di migliaia di nuove assunzioni ogni anno è costituito dagli investimenti stranieri, che l'Italia è stata fin qui drammaticamente incapace di attirare: per questo aspetto, in Europa solo la Grecia ha fatto peggio di noi nell'ultimo ventennio. Se soltanto fossimo stati capaci di allinearci ad un Paese mediano nella graduatoria europea, come l'Olanda, nell'ultimo quinquennio prima dello scoppio della crisi (2004-2008) questo avrebbe significato un maggiore afflusso di investimenti nel nostro Paese pari a 57.6 miliardi all'anno". Rimane sullo sfondo l'interrogativo sollevato dagli economisti bocconiani Alberto Alesina e Francesco Giavazzi sulle pagine del Corriere della Sera "Immaginatevi cosa sceglierà di fare un imprenditore estero che stesse valutando l'apertura di un'azienda in Italia sapendo che potrebbe essere non lui, ma un giudice a decidere in che modo gestire i suoi dipendenti".


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«Lombardiapoint»: lo sportello di chi vuol far affari con l'estero LARGO BELOTTI

Con il supporto dell'ufficio Internazionalizzazione dell'Ente Camerale, lo sportello bergamasco si occupa dei servizi di cui l'impresa ha bisogno per essere vincente sui mercati esteri: informazione, assistenza e promozione, attività di assicurazione e certificazione nonché l'accesso ai finanziamenti 33


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dati congiunturali mostrano un'Italia che sta lottando contro una crisi economica che sta colpendo soprattutto l'area europea ma, nonostante la perdita di piccole quote di mercato, è altrettanto evidente che la capacità competitiva del nostro tessuto imprenditoriale rimane la chiave di volta per uscire da questa situazione. Nel 2011, nonostante tutto, il sofferente "Made in Italy" ha eguagliato i positivi livelli del 2008, quando la crisi non era neppure all'orizzonte. Per superare il difficile momento congiunturale, gli imprenditori, consapevoli che ormai il mercato domestico è saturo, puntano a strutturarsi e ad orientarsi verso i promettenti mercati internazionali. Il sistema imprenditoriale lombardo chiede ad alta voce al mondo delle istituzioni di approntare gli strumenti necessari: formazione - per divenire più innovativi, innovazione - per fronteggiare la competizione con i vari concorrenti dei diversi mercati esteri e interna-

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zionalizzazione - in un contesto performante globale. Formazione, innovazione e internazionalizzazione: il programma strategico della Camera di Commercio. Ecco qui esplicitati i bisogni del mondo imprenditoriale; bisogni che da tempo la Camera di Commercio aveva intuito inserendo nel proprio programma strategico pluriennale azioni concrete per rispondere a queste tre esigenze. La funzione di sostegno alle imprese nel raggiungimento dei tre obiettivi appena citati si attua con la condivisione col mondo associativo attraverso l'adozione di azioni ed iniziative concrete per formare ed accompagnare le imprese verso i mercati esteri in espansione. Strumenti diversi per le grandi e le piccole imprese, che tengano conto anche della loro diversa forza/struttura aziendale nonché della diversa esperienza commerciale per operare in sicurezza nel contesto internazio-

nale. L'approccio ai mercati esteri non può pertanto essere lasciato al caso, all'improvvisazione se non si vuole correre il rischio di farsi veramente molto ma molto male. Azioni formative e informative, accoglimento e accompagnamento: le offerte dello sportello Lombardiapoint. Le prime domande che un'azienda, anche piccola, deve porsi sono: qual è il piano commerciale? E'stata individuata una strategia di marketing? I servizi di internazionalizzazione resi dallo Sportello Lombardiapoint (Punto Operativo per l'internazionalizzazione) si concretizzano in azioni formative (organizzazione di corsi, workshop, seminari tecnici, ecc.) o informative nelle varie tematiche di internazionalizzazione (contrattualistica e fiscalità internazionale, normativa doganale, tutela dei marchi, dei brevetti, marcatura CE, analisi di mercato, finanziamenti, ecc.) o ancora nell'accoglimento di delegazioni istituzionali


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e/o imprenditoriali straniere, eventi ed incontri di partenariato o meeting con buyer di settore nonché nell'accompagnare le pmi, in particolare nei mercati esteri emergenti (dove con il termine "emergente" non si fa riferimento ai soli Paesi BRIC). Nella scelta dei mercati obiettivo delle azioni camerali, oltre ai bisogni delle aziende, si tiene conto principalmente di due fattori: buona crescita dell'economia supportata da un quadro positivo della domanda e il contenimento del rischio Paese, valutato in relazione a fattori politici, economici, finanziari. Seminari di approfondimento, Giornate Paese, ricerche di mercato, fiere internazionali e missioni imprenditoriali per affrontare i mercati esteri. Nel programma delle iniziative camerali rientrano quindi i Paesi dell'area africana come il Marocco ed il Sudafrica, e quella mediorientale quali gli Emirati Arabi Uniti (che funge da hub dei mercati limitrofi) ed il Qatar, caratterizzato da un'economia in forte crescita, diversificata e trainata dal settore energetico nonché valorizzata in quanto piazza di importanti eventi internazionali (si pensi all'aggiudicazione dei campionati mondiali di calcio del 2022) oltre a godere di un quadro politico solido e stabile. Nell'altro emisfero planetario l'America latina, in particolare Brasile, Cile, Perù, Colombia e Messico, sono Paesi dal forte e positivo trend congiunturale; economie vivaci estremamente interessanti per le nostre aziende. Basti citare il Cile che nel 2010, dopo un ventennio di riforme, è diventato membro ufficiale dell'Ocse ed ha un'economia estremamente interessante soprattutto nei settori dell'alta tecnologia e biotecnologia, della tutela ambientale, del settore energetico e delle infrastrutture, delle tecnologie informatiche e del turismo. Dall'America Latina all'Australia, "il Paese lontano", il miraggio ed il sogno di tanti imprenditori e dell'uomo comune. Qui la paura della distanza è stata vinta dal forte trend positivo che ha lasciato praticamente indenne l'Australia dalla crisi congiunturale mondiale. Se si aggiunge poi il forte legame con la numerosa e dinamica comunità italiana abbiamo già due forti motivi che possono spingere le aziende a muoversi in quella direzione. Dall'Australia ai Paesi asiatici il passo

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è breve. Qui si affrontano i mercati della Malesia, di Singapore (vero hub per tutto il sud est asiatico) e dell'Indonesia, quest'ultima vera e nuova tigre asiatica; dotata di buone infrastrutture e di vantaggi fiscali, infatti, l'Indonesia si è rivelata essere, in quell'area geografica, il Paese dalla performance economica migliore, e questo grazie anche alla sua vicinanza geografica ai tre diversi mondi quali il Giappone, l'Australia e la Cina. Last but not least: le dinamiche economie del Sud Est asiatico quali la Tailandia, il Vietnam e la Cina. La Cina che sta muovendosi con successo su tutti i mercati del mondo, il Paese temuto ma anche molto richiesto dagli operatori sul quale l'ente camerale ha già organizzato nel febbraio scorso un Workshop avente lo scopo di fornire alle imprese le informazione e gli strumenti per operare in sicurezza in questo ampio, agguerrito mercato che offre molte opportunità se si è in grado di coglierle.Come non menzionare la Turchia, mercato approcciato

nella recente missione economica tenutasi ad Istanbul dal 2 al 4 aprile: Paese dalle grandi potenzialità che corre ai ritmi cinesi, politicamente stabile, geograficamente vicino, che si configura naturalmente come un ponte europeo per l'accesso all'Asia centrale ed al Medio Oriente. Con queste iniziative: Seminari di approfondimento in tematiche specifiche (es. normativa doganale, Made in, Fiscalità internazionale, Incoterms, ecc.), Giornate Paese, ricerche di mercato, fiere internazionali, missioni imprenditoriali si getteranno le basi per instaurare o consolidare relazioni commerciali o di partenariato.

"Bando voucher per l'internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese lombarde". In linea con quanto appena evidenziato, la Camera di Commercio ha destinato per il 2012 altrettante significative risorse del proprio bilancio per affiancare e sostenere le imprese nel loro approccio ai mercati esteri. Lo sforzo è stato particolarmente diretto al supporto delle micro, piccole e medie imprese, in considerazione del maggior peso per tali aziende delle problematiche di natura commerciale, finanziaria, burocratica, legale - e talvolta anche culturale - correlate ai processi di globalizzazione. E' in questo contesto economico ed istituzionale che si inquadra l'edizione 2012 del "Bando voucher per l'internazionalizzazione delle micro, piccole e medie imprese lombarde" emanato con decreto regionale n. 705 del 2 febbraio 2012 e pubblicato sul B.U.R.L. n. 6/2012. Con tale strumento si intendono sostenere le azioni aziendali di approccio e consolidamento ai mercati esteri, attraverso l'acquisto di servizi di consulenza e assistenza per l'estero, la partecipazione a missioni economiche e la partecipazioni a fiere internazionali all'estero, sia in forma collettiva che individuale. In particolare, si tratta di contributi a fondo perduto erogati sotto forma di voucher. una sorta di "buoni spesa" per acquistare servizi da alcuni soggetti in possesso di determinati requisiti, a parziale rimborso delle spese sostenute. A tal fine, la Camera di Commercio di Bergamo ha stanziato 500 mila euro per la partecipazione a missioni commerciali e fiere all'estero da destinare alle imprese bergamasche, cui si aggiunge uno stanziamento regionale di 700 mila euro - da ripartirsi tra tutte le province lombarde - per l'acquisto di servizi di supporto all'internazionalizzazione. Le domande si possono presentare dal 1° marzo 2012 sino al 31 gennaio 2013, secondo le scadenze indicate (Il testo integrale del bando e la documentazione di supporto sono scaricabili dal sito della Camera di Commercio www.bg.camcom.it/esteronews). Il bando vuol essere un meccanismo funzionale alle strategie operative di internazionalizzazione delle imprese, una risposta concreta ad un bisogno concreto così da favorirne l'apertura al commercio con l'estero e supportarle nel quotidiano confronto con la concorrenza globalizzata. 35


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ECONOMIA&BUSINESS Alfredo De Massis

STEP, un passaggio generazionale «a cavallo» della crisi IMPRESE&SOCIETÀ

Bergamo è tra le 22 università mondiali (unica italiana in partnership con la Bocconi) a partecipare al progetto di ricerca - che analizza i fenomeni imprenditoriali nelle imprese familiari -, supportando il piano d'internazionalizzazione dell'Ateneo varato dal rettore Stefano Paleari 36


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Tommaso Minola

TESTO&PHOTO DI GIORGIO CHIESA

imprenditoria bergamasca è dinanzi ad una svolta epocale. O meglio, generazionale. Perché delle tantissime piccole e medie imprese che compongono il tessuto aziendale di città e provincia, un numero sempre crescente sta effettuando il cosiddetto "passaggio di consegne": alla vecchia generazione di famiglia - generalmente la seconda - si sta affiancando la successiva, quella che dovrà guidare la realtà in un difficile momento di crisi congiunturale che dal 2008 attanaglia l'Italia e l'Europa nel suo complesso. Una svolta epocale dicevamo, perché proprio di epoche si sta trattando: la nuova classe dirigente possiede infatti profonde differenze rispetto a quella dei padri, tanto nel modo di concepire il lavoro, quanto nel modo di avvicinare l'imprenditorialità nel suo complesso. Per non parlare poi del mutato "asset economico" mondiale, che dalla globalizzazione ha visto trasformare il mercato ad un ritmo a dir poco vertiginoso. In questo quadro s'inserisce il progetto STEP - acronimo di "Successful Transgenerational Entrepreneurship Practices" , che studia i processi imprenditoriali all'interno delle imprese familiari, generando soluzioni che hanno applicazioni immediate per i loro leader. Ne abbiamo parlato con i due giovani professori dell'Università degli Studi di Bergamo che stanno operando attivamente sul territorio, Alfredo De Massis - direttore vicario e co-fondatore del Center for Young & Family Enterprise (CYFE) dell'ateneo bergamasco

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e docente di Management delle Imprese Multinazionali e Sistemi di Controllo di Gestione presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e Tommaso Minola, docente di Economia del Cambiamento Tecnologico e Entrepreneurship

Pierino Persico

PERSICO S.P.A. Un estratto della relazione: "Le interviste ai membri della famiglia hanno mostrato come il processo di successione stia realmente "professionalizzando" l'azienda. In particolare, quando è stato chiesto di descrivere il contributo principale dato dalla seconda generazione, i figli hanno immediatamente menzionato il termine "managerializzazione". È stato possibile, dalle approfondite analisi condotte, identificare all'interno dell'azienda il passaggio sorprendente da "dominio imprenditoriale" a "dominio manageriale" (...). Tutti gli intervistati riconoscono i tratti e le capacità individuali davvero differenti nelle due generazioni, con il padre più creativo e in un qualche modo "rivoluzionario" (spesso definito "imprenditoriale") e i figli più "metodici e razionali" (spesso definiti "manageriali"). I fratelli sostengono questa transizione dell'azienda come il principale potenziale della seconda generazione. Il fondatore stesso incoraggia questa prospettiva, quando afferma: "Io capisco veramente che abbiamo bisogno di ingegneri e di manager per aggiungere valore: noi dobbiamo necessariamente fare leva su di essi per competere", e ancora, "abbiamo bisogno di crescere con un management forte, non c'è altra soluzione"; anche se sottolinea che queste figure possiedono tratti personali completamente divergenti (e talvolta opposti) ai propri, che sono tipicamente imprenditoriali. Di conseguenza, la professionalizzazione rappresenta realmente la principale sfida per il potenziale intergenerazionale della famiglia e per il mutamento in atto nell'impresa".

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and new venture creation presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e co-fondatore del CYFE. "Da un punto di vista scientifico -affermano - è un progetto estremamente prestigioso, che coinvolge università di 22 paesi nel mondo. In ognuno di questi, è stata garantita la possibilità di partecipare solo ad un polo accademico, quello che in materia di "family business" van-

Alfredo De Massis: «Lo STEP consiste in un lavoro congiunto tra imprenditori ed esperti accademici, che portano avanti il know-how sul trasferimento delle pratiche generazionali» tasse la miglior reputazione. L'Italia è stato l'unico caso eccezionale, nel quale l'Università di Bergamo, attraverso il CYFE, partecipa assieme alla Luigi Bocconi". Quali sono i vostri ruoli all'interno del progetto? "Il 15 novembre scorso - ha continuato De Massis - sono stato eletto membro del Global Board e presidente dello European Leadership Council del progetto di ricerca globale STEP, di cui sono oggi l'unico membro italiano. Il progetto è stato fondato dal Babson College degli Stati Uniti, università numero uno al mondo per i programmi sull'imprenditorialità. Tommaso Minola ed io ci occupiamo dello sviluppo e analisi di casi pratici. Il CYFE, grazie anche al prezioso contributo del direttore Lucio Cassia e dei giovani dottorandi di ricerca Giovanna Campopiano e Josip Kotlar, è impegnato in prima linea nel progetto STEP e ha realizzato il primo caso concreto di studio sulle pratiche di "imprenditorialità transgenerazionale" in una famiglia bergamasca alla guida di una grande azienda, la Persico S.p.a.". Lo STEP, quindi, ha ricadute sul territorio e non si limita alle aule accademiche. "La partecipazione esclusiva a questo progetto di ricerca globale ed il mio impegno con un ruolo

direttivo in questo prestigioso network internazionale di esperti di "family business" rappresenta un supporto tangibile e concreto al processo d'internazionalizzazione dell'Università degli Studi di Bergamo, la cui reputazione scientifica internazionale è notevolmente cresciuta negli ultimi anni grazie all'importante percorso di internazionalizzazione avviato dall'ateneo sotto la guida del Rettore Stefano Paleari. Lo STEP consiste in un lavoro congiunto tra imprenditori ed esperti accademici di diversi paesi, che assieme portano avanti il know-how vero e proprio sul trasferimento delle pratiche imprenditoriali attraverso le generazioni. Ed i risultati prodotti sono stati già notevoli: tornando sul caso Persico, quest'ultimo è stato presentato in un summit ad Anversa riscuotendo notevole interesse. Anche grazie a questo tipo di conferenze stiamo facendo conoscere Bergamo nel mondo, nell'ottica di stimolare il contatto tra imprenditori locali e internazionali, valore fondamentale in uno scenario sempre più globale". Da un punto di vista accademico, quali sono le materie più coinvolte? "Certamente - continua Tommaso Minola - il Corso d'Imprenditorialità. Bergamo, infatti, è stata pioniera su queste tematiche, inserendo unica in Italia - un corso riconosciuto a livello curricolare. Inoltre, sempre l'università, ha avviato una laurea in Ingegneria Gestionale totalmente in inglese, per incentivare quel processo d'internazionalizzazione a cui facevamo prima riferimento. Altri corsi coinvolti sono senz'altro Management delle Imprese Internazionali e Strategic Management". Come hanno recepito gli imprenditori bergamaschi questa spinta all'innovazione rappresentata dallo STEP? "Diciamo che il problema del passaggio generazionale si sta manifestando solo adesso che è concreto e ineludibile. Probabilmente non è stata data l'adeguata priorità sin dall'inizio a tale problema e il quadro si è aggravato con la crisi economica. Più dell'80% degli imprenditori italiani, infatti, ha più di sessant'anni, specialmente a Bergamo, una delle patrie delle piccole e medie aziende. Fino ad ora, comunque, stiamo ricevendo numerose richieste, tanto da dover selezionare quali realtà seguire". L'attaccamento dell'imprenditore all'a-


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zienda, specialmente a Bergamo, è quasi viscerale. Vi siete imbattuti in questo problema? "Sicuramente c'è una certa riluttanza da parte dell'imprenditore a "staccarsi" dall'azienda per lasciarla in mano ai figli. Spesso il padre, nonostante le deleghe concesse, continua ad essere il vero decisore. Tuttavia, ci si inizia ad accorgere del potenziale delle nuove generazioni, e in un momento in cui occorre lanciare l'internazionalizzazione o dove occorre innovare, i figli possono rappresentare il motore del cambiamento. C'è una sfida che si sta tramutando in opportunità: la globalizzazione ha abbattuto i margini di profitto, bisogna dunque attrezzarsi per competere in un campo dove saranno i giovani a farla da padrone, seppur sotto la supervisione dei padri più esperti". Può però capitare che il "nuovo" non sia ancora pronto. "Talvolta può anche essere suggerita l'assunzione di un manager pro tempore, che durante il tempo necessario alla formazione del giovane imprenditore traghetti l'impresa. Può capitare di fare coaching al ragazzo che non ha ancora maturato le adeguate skills per la gestione dell'azienda. Importante, in questo senso, è citare il progetto "Figli d'Impresa" svolto lo scorso anno da Confindustria Bergamo in collaborazione con il CYFE, il cui obiettivo era erogare attività di supporto, coaching, mentoring e formazione a figli d'imprenditori non ancora avvicinatisi al mondo del lavoro". Avete in programma altre attività collaterali e contigue allo STEP? "Parte il 4 maggio - continua Alfredo De Massis - un corso di alta formazione per giovani imprenditori "già in sella", che riprende la

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logica di "Figli d'Impresa". Sarà interamente finanziato da Bergamo Sviluppo, ma coinvolge le associazioni d'impresa, e farà da supporto ai programmi strategici d'internazionalizzazione dell'Università di Bergamo". Tornando allo STEP, qual è il modus operandi? "Ogni caso ha diverse dimensioni e gradi di profondità. Generalmente in azienda si effettuano interviste approfondite con tutti i referenti dell'impresa, mentre lo studio vero e proprio dura

Tommaso Minola: «Ci si inizia ad accorgere del potenziale delle nuove generazioni, in un momento in cui occorre lanciare l'internazionalizzazione i figli possono rappresentare il cambiamento» diversi mesi. Noi non proponiamo pillole magiche, ma portiamo alla luce quelle che sono le problematiche o le zone di forza che, talvolta, possono rimanere nascoste". Bergamo inizia dunque ad aprirsi e ad avere una dimensione più internazionale? "Senz'altro stiamo andando in questa direzione. A conferma di ciò - conclude Alfredo De Massis - dal 20 di agosto all'inizio di ottobre mi recherò in Svezia presso il CeFEO della Jonkoping International Business School - un centro di

CENTER FOR YOUNG AND FAMILY ENTERPRISE (CYFE) Il CYFE è il centro di ricerca dell'Università degli Studi di Bergamo che promuove lo studio dell'imprenditorialità giovanile e familiare. Fondato grazie al supporto di alcuni imprenditori bergamaschi illuminati, il centro raccoglie i più importanti studiosi d'imprenditorialità e family business a livello internazionale, per offrire supporto a imprese familiari e giovani imprenditori del territorio. Il Centro, guidato da Lucio Cassia (direttore), è supportato da una giunta direttiva costituita da Alfredo De Massis (direttore vicario), Tommaso Minola, Silvana Signori e Stefano Tomelleri, e si basa sull'importante contributo di due giovani dottorandi di ricerca dell'Università di Bergamo, Giovanna Campopiano e Josip Kotlar, che attualmente stanno svolgendo un periodo di ricerca di sei mesi, rispettivamente, presso la Jönköping University (Svezia) e la Mississippi State University (USA).

ricerca sulle imprese familiari e giovanili tra i più importanti d'Europa -, mi è stato offerto un periodo di visiting professor durante il quale insegnerò e farò ricerca in tema di gestione delle imprese familiari".

Marco Manzoni

NUOVA TERMOSTAMPI S.P.A. Le tappe storiche analizzate: • 1958, fondazione dell'azienda, attività di costruzione stampi per materie plastiche; • 1974, inizio stampaggio termoindurente a compressione, Gianrenzo acquisisce il 25% dell'azienda; • 1976, morte di Alessandro Manzoni e successione del figlio Gianrenzo; • 1980, ampliamento dell'officina e trasferimento a Dalmine; • 1982, integrazione con attività di stampaggio termoplastico; • 1990, avvio stampaggio ad iniezione di materiali termoindurenti; • 1993, unità produttiva a Treviolo; • 1996, morte di Gianrenzo e successione di Marinella Manzoni; • 1997, ampliamento della sede di Dalmine; • 2005, trasferimento degli stabilimenti nella nuova sede a Lallio e apertura dell'unità produttiva in Romania; • 2009, ingresso in azienda di Marco Manzoni, figlio di Gianrenzo e nipote di Marinella, attualmente commerciale e business development dell'azienda: "Abbiamo diverse sfaccettature. Avvenimenti improvvisi e drammatici della nostra storia famigliare insegnano non poco. La nostra, più che una successione, è un vero e proprio sinergismo generazionale: mia zia Marinella con enorme bagaglio di esperienza e competenza, io con occhi e orecchie spalancati per cercare di apprendere il meglio e cogliere nuove opportunità di business. Con il CYFE e con il professore Lucio Cassia c'è un rapporto particolare di collaborazione che va oltre il lato professionale. Il goal è quello di affiancare Marinella nel corso degli anni, supportarla a sgravarla di alcune funzioni e ruoli che attualmente la impegnano".

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ECONOMIA&BUSINESS

Fausto

il capitano d'industria che precorse i tempi 40


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IL DECENNALE

Il ricordo dell'imprenditore Fausto Radici, a distanza di dieci anni dalla sua scomparsa, attraverso i pensieri dei colleghi e amici Una figura imprenditoriale che ha segnato il nostro presente industriale comprendendo fra i primi l'importanza del sistema «glocal»

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA

l presente industriale di Bergamo lo dobbiamo anche a lui. Sembrerà retorico, forse troppo estremista come riflessione, ma provate a smentire che Fausto Radici sia stato un vero precursore per molti suoi colleghi imprenditori bergamaschi. Una guida illuminata su concetti base come la necessità della formazione sia in azienda sia come lavoro su se stessi, la globalizzazione, la ricerca e l'innovazione tecnologica per garantire il futuro all'industria. Vogliamo ricordarlo proprio in questo modo, come vero e puro imprenditore capace d'indirizzare gli scenari dell'industria oltre l'orizzonte esistente negli anni che l'hanno visto protagonista. "Fin dall'inizio della sua esperienza professionale Fausto si è dedicato alle idee nuove: come diversificare l'attività del gruppo di famiglia, come integrare a monte e a valle i processi nelle varie filiere produttive, come riutilizzare gli scarti di produzione. Una frenetica capacità di proporre soluzioni, d'interpretare le cose in modo assolutamente unico che stupiva i suoi interlocutori". Così lo ricorda Andrea Moltrasio, amico imprenditore e insieme a lui vice-presidente dell'Unione industriali di Bergamo all'epoca in cui Mario Ratti ne era presidente. "La sfida che ha caratterizzato la sua vita imprenditoriale era creare nelle nostre imprese un clima favorevole all'innovazione sul piano intellettuale e morale", continua la lettera che venne pubblicata da L'Eco di Bergamo ad un anno di distanza dalla tragica scomparsa. Era davvero "avanti" Fausto. A tal punto che già nei primi anni Novanta era sbarcato in Cina per affari, quando ancora tutti non avevano compreso l'importanza e la futura centralità del mercato orientale per l'industria europea. Oppure in Argentina, dove tutt'ora la moglie Elena Matous Radici continua a tessere gli affari di famiglia in campo agricolo con un piglio decisamente innovativo e tecnologicamente avanzato. Ma non solo, proprio a lui si deve la crescita universitaria di Bergamo. Quando si parla di formazione, infatti, non possiamo dimenticarci che fu proprio Fausto Radici a capire le potenzialità della sede in via Dei Caniana. All'epoca era il centro servizi della banca Imi San Paolo e Fausto s'innamorò all'idea di portarci gli studenti. E così fu. Perché le nuove generazioni dovevano avere i loro spazi, le loro opportunità nel crescere con la convinzione di poter ottenere grandi successi. La nostra città non poteva avere un piccolo Ateneo, considerando la capacità industriale del territorio: tutto doveva essere consequenziale. Pure il passaggio generazionale in azienda, problema spinoso anche per le realtà industriali bergamasche, era un tema a cui dedicava parecchie risorse di pensiero. Porre le necessarie basi - sia interne all'azienda di famiglia, sia esterne, intese anche come corsi di studio universitari e post universitari - per forgiare nuove generazioni d'imprenditori competenti e caratterizzati da un propositivo slancio verso il futuro industriale. "L'attenzione ai processi formativi - continua Moltrasio nella sua lettera - e alla progettazione dei percorsi scolastici era un interesse continuo nei pensieri di Fausto... Education come strumento di sviluppo non come rifugio. Capitale

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«Il passaggio generazionale in azienda, connotazione tipica anche delle realtà industriali bergamasche, doveva essere formato: fu lui, il primo ad intuirlo»

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sociale basato sull'emancipazione dall'ignoranza: formazione continua come opportunità per una migliore qualità della vita". Sfogliando il libro pubblicato dalla moglie per il decennale dalla scomparsa (titolo: "Fausto 2002-2012"), si possono trovare spunti interessanti per ricordare e soprattutto comprendere l'imprenditore Radici. "Ho voluto ricordarlo così - afferma la moglie Elena Matous Radici - con un libro in cui sono raccolti i pensieri e i ricordi delle persone che gli sono state vicine, tutte menzionate solo per nome 42

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(il cognome non è stato aggiunto per rendere ancora più affettuoso e personale il singolo ricordo, n.d.r.). E' stato un crescendo di emozioni, ho inviato una mail alle persone che gli volevano bene e con mia grande gioia hanno aderito tutti: oltre 120 commenti". Dagli industriali ai politici, dai collaboratori agli amici d'infanzia, passando per i figli e i nipoti o i compagni di squadra della Valanga Azzurra. Ben 130 pagine in cui si racconta come lui vedeva il mondo, anche attraverso le fotografie che ha scattato nei suoi viaggi

di lavoro e piacere. "L'idea nasce da una battuta che gli facevo spesso: per i tuoi cinquant'anni ti regalerò un libro con una raccolta di tue fotografie". E proprio aprendo questa raccolta dalla copertina blu, si può capire quanto Fausto era illuminato. Si trovano spunti celebrativi ovviamente, ma soprattutto pillole di saggezza e di visione industriale notevole per l'epoca. Le stesse che ripercorriamo senza citare la fonte per questioni di riservatezza: "Era un Aristotele del terzo millennio, una persona


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illuminata che emanava una sensibilità raramente riscontrabile in altri". Oppure: "Le sue imprese erano già globali in epoca di un'Italia ancora chiusa tra province e comuni, tra Nord e Sud". E ancora: "Illuminato e preveggente... Il suo commento che mi ha colpito di più è stato quando, al mio matrimonio, disse: "Ma scusa, con tutto questo volume e questa umidità perché non ti fai mettere un impianto fotovoltaico?". Non capivo e conoscevo solo il termine foto all'epoca. Mi ci sono voluti un paio di anni per capire". Già, l'ambiente: altro tema focale nella sua vita. Sempre Moltrasio ricorda: "La sfida non è solo tecnologica: non c'è innovazione senza sviluppo sostenibile e rispetto per l'ambiente. Ecco allora crescere negli anni Novanta la sua sensibilità al tema energetico, alla cogenerazione all'interno delle sue fabbriche fino all'ammodernamento di centrali idroelettriche. Ottimizzare le risorse: produrre di più con meno, come diceva spesso". Proprio così: circa vent'anni fa, Fausto Radici parlava già di cogenerazione, di idrogeno oltre che di energie rinnovabili, concetti e termini attuali, ma decisamente avveniristici per l'epoca. "Ricordo -afferma sempre la moglie Elena Matous Radici - non solo che Fausto era molto attento e sensibile nei confronti dell'ambiente. Ma anche che già negli anni '80 aveva personalmente curato nelle aziende del Gruppo Radici la comunicazione esterna su queste tematiche". Non solo, in un'epoca in cui nessuno parlava di salute ambientale ed energie rinnovabili, Radici era già avanti sia nelle parole sia nei fatti concreti: su questo argomento, lo studio e la ricerca di ogni miglioramento di processo e d'innovazione - ma soprattutto di tecnologie atte a migliorare l'impatto ambientale delle nostre azioni - erano una sua prerogativa. Non a caso a metà degli anni '80 nacque la Radici Novacips, all'epoca prima ed unica azienda in Europa che, recuperando gli scarti di poliammide provenienti sia dalla polemierizzazione sia dalla filatura (attività tipica del Gruppo) ne produceva chips per tecnopolimeri, materia prima per stampaggi utilizzata in innumerevoli campi (dall'arredo all'automotive, ad esempio). "Migliorare l'impatto dei processi produttivi è stato sempre stato per lui un filo conduttore - continua la moglie -. Già il Gruppo, nella persona del suo fondatore Gianni, aveva preso la direzione della produzione energetica

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per autoconsumo da fonti rinnovabili (essenzialmente idroelettrica, n.d.r.) e Fausto proseguì con convinzione nello sviluppo di quel settore, studiando ed applicando tecniche di recupero calore, cogenerazione e, in generale, produzione da fonti rinnovabili". Dulcis in

cogliamo due concetti base: amore per la propria terra (e alla sua preservazione ambientale) e soprattutto aziende globali. "Un imprenditore glocal" si potrebbe definire, ma con un'idea tutta sua d'internazionalizzazione. "Il modello d'impresa che aveva in

Da sinistra Fausto con il padre Gianni Radici

fundo, come dicevano i nostri antenati, la grande idea: "Fausto - prosegue Moltrasio nel suo testo - immaginò il termovalorizzatore di Dalmine (oggi la Rea, n.d.r.). Un impianto progettato e costruito all'interno di quel sistema territoriale che ne avrebbe beneficiato per risolvere il problema dei rifiuti e per un importante recupero energetico". Fu il primo ad intuire che i rifiuti erano un valore, una materia prima e non uno scarto. Potevano essere riutilizzati ai fini del recupero dell'energia in essi contenuta, con tanti ringraziamenti anche da parte dell'ambiente. Anche perché, bisogna considerare che in quel periodo la città di Bergamo mandava i rifiuti in Svizzera, via treno. "La costruzione del termovalorizzatore - prosegue la moglie - fu un'impresa titanica, considerando che, quello dei rifiuti, è ancora oggi un campo tabù e molto politicizzato. Non a caso molti gli remarono contro, ma lui fu tenace e terminò l'impianto, ritenendolo una grande impresa industriale. Pensava che fosse soprattutto un'opportunità scientifica e tecnologica per la città e se oggi Bergamo non vive il problema dei rifiuti, forse si può dire grazie anche al coraggio e alla perseveranza di Fausto". Concentrandoci su queste ultime riflessioni,

mente - cita Moltrasio - era quello dell'impresa glocal: straordinario attaccamento alla sua valle e alle qualità delle persone che lavoravano con lui, ma forte spinta a far rimbalzare dal locale al globale le attività produttive". Ed ancora: "Fausto amava distinguere le diverse forme d'internazionalizzazione: un conto è esportare un altro delocalizzare, un altro ancora diventare globali". Anche qui aveva precorso i tempi: concetti e affermazioni che, sfogliando le pagine dei quotidiani - in primis Sole24Ore - si trovano ai nostri giorni. Come detto, questo articolo non voleva essere un semplice e mero ricordo nei riguardi di Fausto Radici. Di lui, soprattutto nello scorso mese di aprile, se ne è parlato molto. Fiumi di parole su periodici e web, tv e quotidiani. Tante le possibili sfaccettature da mettere in risalto per ricordarlo: l'uomo, lo sportivo, il padre o l'amante dell'arte in senso globale. Noi abbiamo scelto l'imprenditore: raccontarlo con le parole di chi l'ha conosciuto bene. Narrarne non tanto le gesta, fra successi e sconfitte, bensì tessere la lode della sua visuale acuta e sensibile capace di sviluppare con anni di anticipo tematiche focali della nostra attuale economia ed industria. 43


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ECONOMIA&BUSINESS

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i.lab una bussola per l'innovazione THE HEARTH OF INNOVATION

All'interno del parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso il nuovo centro di ricerca e innovazione del gruppo Italcementi, sintesi della più avanzata tecnologia in termini di qualità dei materiali e di tecnologie per la green construction. Costo: 40 milioni di euro disposizione di ingegneri e ricercatori, impegnati per l'innovazione dei materiali e delle tecnologie per la green construction ci sono 23 mila metri quadrati, di cui 7.500 adibiti esclusivamente a laboratori di ricerca. Sono i numeri di i.lab, il nuovo centro ricerca e innovazione inaugurato dal presidente del gruppo Italcementi, Giampiero Pesenti e dal consiglie-

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re delegato Carlo Pesenti alla presenza del Ministro dell'ambiente Corrado Clini. Con oltre 60 brevetti negli ultimi 10 anni, che spaziano dal cemento fotovoltaico a quello trasparente, per approdare a tecniche costruttive in grado di ridurre l'impatto di Co2, il quinto gruppo cementiero mondiale dimostra il suo impegno nell'innovazione al servizio dell'ambiente e della sostenibilità. "Le imprese, non solamen-

te in Italia ma anche nel mondo, stanno cambiando rotta verso la sostenibilità: è il fenomeno della green economy, che ormai è di fatto "economy" poiché le produzioni che non hanno dentro di sé la componente ambientale e di innovazione sono destinate ad uscire dal mercato. Per questo motivo - ha osservato il Ministro dell'Ambientenel corso dell'inaugurazione - il Governo è attento a incentivare

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le iniziative, come il progetto del gruppo Italcementi, che confermano la vivacità del mondo imprenditoriale nella ricerca e nell'innovazione". La società controllata dalla famiglia Pesenti (proprietaria del 60% circa di Italcementi attraverso Italmobiliare) ha investito 40 milioni per la realizzazione del centro di ricerca che rappresenta un modello per l'architettura sostenibile di tutta Europa ed esprime la volontà di Italcementi di puntare ad una ricerca industriale che garantisca una qualità migliore di vita ed un maggiore rispetto per l'ambiente. "E' la realizzazione di un sogno - ha affermato il consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti - e come diceva Oscar Wilde, è importante avere sogni abbastanza grandi da non perderli di vista. Il futuro sarà delle imprese che avranno saputo coniugare con efficacia interesse economico con il rispetto per l'ambiente, per i diritti umani e per le condizioni dei lavoratori". Disegnato come una grande freccia bianca di vetro e cemento, il centro di ricerca ospita ingegneri, tecnici e ricercatori della Direzione Ricerca e Sviluppo, della Direzione Laboratori del Centro Tecnico di Gruppo (CTG) e della Direzione Innovazione impegnati nello studio e nello sviluppo di innovazioni tecnologiche, funzionali ed estetiche dei nuovi materiali per le costruzioni. Come una "freccia" bianca, un vero landmark riconoscibile sul territorio, l'edificio si inserisce ad una estremità del parco scientifico tecnologico Kilometro Rosso, ben visbile dall'autostrada. Realizzato su progetto dell'architetto americano Richard Meier si contraddistingue per un lavoro minuzioso sul dettaglio di ogni componente, con una grande attenzione alla qualità degli ampi spazi, che mettono in comunicazione persone e funzioni. Per la realizzazione di i.lab, Meier ha immaginato una struttura articolata su due piani fuori terra e tre piani interrati. Il centro di ricerca ripropone e sottolinea la configurazione a "V" dell'area quasi ad accentuare - nella sua disposizione in due ali affacciate su un cortile centrale - la 46

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sua apertura verso il campo agricolo ornamentale i.land, realizzato appositamente nello spazio esterno. La grande punta sospesa che copre e protegge l'ingresso crea un'ampia piazza esterna coperta, a doppia altezza, che prosegue naturalmente nell'atrio di accesso vetrato il quale, a sua volta, distribuisce le due ali dell'edificio. La prima ala della "V", parallela all'autostrada, ospita laboratori e uffici. La seconda ala accoglie al piano terra una grande sala conferenze che può contenere fino a 240 posti a sedere, mentre al livello superiore sono collocate aree di rappresentanza. Oltre a voler essere un punto di riferimento per innovazione e tecnologia, i.lab lo è anche nel campo architettonico. Infatti, l'edificio ha ricevuto la certificazione Leed Platinum, il più alto standard di valutazione in materia energetica e ambientale per le costruzioni. Il centro di ricerca risponde infatti a severi requisiti di efficienza energetica, che consentono di ottenere un risparmio di energia fino al 60% in più rispetto a un edificio tradizionale di pari dimensioni e destinazione d'uso, grazie alle modalità di costruzione adottate, ai materiali utilizzati nell'involucro e all'impiego di energie rinnovabili con l'installazione di pannelli fotovoltaici, solari e di un impianto geotermico. Nel 2010, inoltre, la Commissione Europea ha assegnato a i.lab il premio European Green

Da sinistra Giampiero Pesenti, Corrado Clini e Carlo Pesenti

Building Award come miglior edificio in Italia per l'efficienza energetica nella categoria "Best New Building" e nel 2009 ha ricevuto il Green Good Design Award dal Chicago Athenaeum e dall'European Centre for Architecture Art Design and Urban Studies. Molte le innovazioni tecniche e industriali come il sistema di vetrate che caratterizza la struttura e che crea un effetto di contrasto tra la solidità del cemento e la leggerezza trasparente del vetro. Cinque i temi strategici studiati e approfonditi nel centro di ricerca: nuovi clinker, cementi o leganti alternativi ai più tradizionali cementi Portland, prodotti speciali come il cemento fotocatalitico TX Active, il cemento trasparente i.light e altri, calcestruzzi e malte per ripristini e rinforzi strutturali, soluzioni tecniche finalizzate alla riduzione dell'impatto di CO2 nel settore industriale dei materiali da costruzione e networking con architetti e progettisti a livello mondiale per definire e diffondere una cultura del costruire attenta all'ambiente e all'uomo. Italcementi spende ogni anno 13 milioni nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti (nel 2011 il gruppo ha fatturato 4,72 miliardi e raggiunto un utile netto di 91,2 milioni) e l'attività di 170 chimici, geologi e ingegneri sta dando i suoi frutti, visto che la quota di ricavi generati da prodotti innovativi è salita negli ultimi esercizi al 4% del totale.


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ECONOMIA&BUSINESS

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«Senza sostenibilità non c'è alcun futuro» PAROLA ALL'ASSOCIAZIONE

«Lo sviluppo sostenibile non è una moda, ma una necessità» E' l'indicazione di Angelo Carrara, presidente dell'Associazione artigiani di Bergamo, in occasione della 67ª assemblea generale. Nel parco vicino alla sede tornerà la festa «Artigianinsieme» e verrà celebrato il 25esimo di fondazione del gruppo Giovani

er l'Associazione artigiani di Bergamo il 2011 si è chiuso con una crescita delle aziende associate che sfiora l'1% rispetto all'anno precedente. Guardando singolarmente ai titolari e soci d'impresa che hanno rinnovato la loro fiducia all'associazione di categoria guidata dal presidente Angelo Carrara, con un incremento del 9%, il totale complessivo di tessere registrate in Via Torretta è vicino a quota 15 mila. Un numero di tutto rispetto, a rappresentare il riconoscimento più che positivo delle imprese all'impegno dell'Associazione, nonostante il periodo difficile. Ogni volta che si deve tirare un bilancio si parte proprio dai numeri e in vista della 67esima assemblea annuale della Associazione artigiani che quest'anno ha come slogan: "Guardiamo oltre: nuove prospettive per una crescita sostenibile" ne abbiamo parlato con il presidente Angelo Carrara.

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I dati ufficiali dicono che siamo a quota 15 mila tesserati. E' sorpreso? "Sono gratificato e lo spiego con un altro

numero: 67, ovvero gli anni dell'Associazione Artigiani passati a fianco delle imprese. Significa che, come organizzazione e come persone, siamo credibili e coerenti rispetto alle aspettative delle aziende che rappresentiamo e che anche in questo momento di estrema incertezza siamo in grado di dare risposte concrete. Non è frutto del caso o il risultato di qualche sporadico intervento ma di una scelta maturata 67 anni fa, il 17 maggio del 1945, quando un gruppo di artigiani si riunì per dare vita ad una libera associazione per difendere e tutelare i diritti delle imprese artigiane bergamasche. Oggi i singoli imprenditori si iscrivono a un'associazione perché capiscono di ottenere un adeguato tornaconto, cioè una difesa dei loro interessi specifici, accompagnata da servizi e relazioni che possono risultare utili alla loro competitività". In tema di competizione e mercati, quali sono le iniziative promosse dall'Associazione artigiani? "Formazione continua, per maturare nuove

competenze e conoscenze, e internazionalizzazione. In tema di formazione, sono molti e apprezzati i corsi che organizziamo per le imprese e i loro dipendenti, sia specifici per i differenti mestieri artigiani, sia trasversali in materia di sicurezza e gestione aziendale e molto altro. Da segnalare anche il ciclo di seminari gratuiti "La tua impresa punta in alto", distribuiti su tutti gli otto poli territoriali per essere più vicini ai luoghi dove le imprese operano. L'iniziativa, riproposta per il secondo anno, ha richiamato centinaia di partecipanti in tutta la provincia. ". E in materia di internazionalizzazione, come riuscite ad avvicinare le piccole imprese ai nuovi mercati? "Il nostro ufficio Internazionalizzazione realizza numerose attività, progetti e iniziative per favorire l'internazionalizzazione delle imprese, anche attraverso l'utilizzo di contributi messi a disposizione da Enti e Istituzioni. Parlo ad esempio del bando T.E.M. (Temporary Export Manager), col quale la Camera di Commercio di Bergamo, insieme 49


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a Bergamo Sviluppo, ha potuto dare un'importante supporto economico alle piccole imprese per realizzare la loro avventura all'estero. Con l'ultimo bando l'Associazione Artigiani ha supportato 11 aziende alle quali, dopo un check up realizzato dai propri esperti, ha fornito un totale complessivo di 350 ore di consulenza attraverso la figura del

Temporary Export Manager, un manager "in affitto" che opera "a tempo" per supportare anche le aziende più piccole. Visto l'interesse raccolto, il Bando camerale è stato riproposto anche per il 2012. A breve, infine, con l'Università di Bergamo, partirà un progetto pilota di alta internazionalizzazione ". Assistiamo a un persistente calo dell'occupazione, anche se nella nostra provincia la disoccupazione è inferiore alla media nazionale. Ritiene che oggi l'imprenditorialità possa essere una risposta alla crisi? "La scelta imprenditoriale, nel momento che stiamo attraversando, può rappresentare un'alternativa al lavoro precario o ad un posto fisso che non c'è più e non ci potrà più essere. Il mondo è molto cambiato da quando negli anni 80, appena ventenne ho aperto la mia impresa. Quello era il tempo delle certezze: noi eravamo sicuri che avremmo vissuto meglio dei nostri padri e la generazione successiva meglio di noi. Mettersi in proprio 50

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significava incamminarsi su un percorso pianificato a tappe regolari. Oggi non è più così. Non basta più possedere un mestiere, il saper fare si deve aprire ai nuovi saperi tecnologici e alla globalizzazione che va cavalcata e non subita. Ma, anche se sembra paradossale, invidio i ragazzi del XXI secolo perché oggi la sfida è molto più stimolante,

occorre mettersi in gioco e ci sono molte opportunità da cogliere, rappresentate ad esempio dai servizi e dai progetti che aiutano l'aspirante imprenditore ad approcciarsi ai mercati e all'innovazione ". Come giudica la riforma del lavoro in discussione e il fenomeno delle "finte partite iva"? "Per risollevare in modo strutturale le sorti dell'economia italiana è necessario mettere in atto politiche per la crescita. Si è utilizzato l'art.18 come paravento ma quello che serve veramente sono provvedimenti per la crescita e lo sviluppo che non sono ancora arrivati. Sul tanto chiacchierato argomento delle collaborazioni, contenuto nella riforma del lavoro, credo che, almeno per la provincia di Bergamo, si debba parlare di maturazione professionale più che di finte partite IVA. Cresciuto accanto ad un artigiano e forte di un dna imprenditoriale, tipicamente bergamasco, un ragazzo decide ad un certo momento di scommettere su se stesso, di

staccarsi dal suo datore di lavoro, continuando però a collaborare, per diventare a sua volta, col tempo, un imprenditore. Una sorta di evoluzione naturale da dipendente ad artigiano". Quali sono i problemi maggiori delle imprese artigiane bergamasche? "Sono necessarie riforme strutturali articolate: accesso al credito, semplificazione e riduzione della pressione fiscale. Bisogna snellire i passaggi che le piccole aziende sono costrette a sostenere, rendendo più efficiente l'apparato pubblico, anche sotto il profilo dei mancati pagamenti di lavori e forniture da parte dello Stato alle imprese. C'è il problema dell'accesso al credito, sempre più pressante. Le garanzie che vengono richieste alle piccole imprese sono molto alte. Serve una riforma del welfare per garantire tutti e non solo chi è già nel mondo del lavoro, una riforma del fisco per aiutare le imprese che producono ricchezza e favorire l'ingresso dei giovani nelle imprese attraverso l'apprendistato". Il prossimo 26 maggio ci sarà l'assemblea annuale. La parte pubblica sarà incentrata sul tema "Guardiamo oltre: nuove prospettive per una crescita sostenibile". Cosa significa? "Non può esserci sviluppo se non è sostenibile. Meglio, solo dalla sostenibilità possiamo aspettarci la crescita economica e sociale. E' venuto il momento di guardare oltre. Oltre gli stereotipi ed i pregiudizi, oltre la paura del presente e oltre la nostalgia del passato perchè quello che abbiamo visto e vissuto negli ultimi 50 anni non tornerà più". Per le famiglie ci sarà ancora "Artigianinsieme"? "Ripeteremo "Artigianinsieme" che lo scorso anno ha raccolto apprezzamenti e consensi dagli associati. Aspettiamo i nostri imprenditori a questa festa nel parco vicino alla nostra sede. Vuole essere un forte segnale d'aggregazione e di concordia tra le persone, le imprese, le istituzioni e il territorio. Una festa doppia perché quest'anno celebreremo anche il 25 di fondazione del gruppo Giovani dell'Associazione artigiani".


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ECONOMIA&BUSINESS

I diritti della natura sono anche i nostri «WILD»

L'avvocato e ambientalista statunitense Mari Margil, ospite al FaSE di Alzano Lombardo, spiega come ha aiutato l'Ecuador a introdurre nella Costituzione i «diritti della Madre Terra» Raccolta di firme di Inntea, l'azienda bergamasca specializzata nelle energie rinnovabili, per fare lo stesso anche in Italia

el 1948 fu dichiarata la carta dei Diritti Umani: tanti non volevano capire e non capirono. Ma nonostante l'assenza di TV, Internet e social network, la "parola d'ordine" fu rivoluzionaria: un'assemblea di nazioni unite del mondo, aveva deciso di difendere i diritti dell'Uomo a

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Amedeo Scandella

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ogni costo e ogni dove, superando le barriere giuridiche nazionali. L'Olocausto aveva imposto queste misure drastiche per evitare un altro nazismo. Non tutto è stato risolto: ma oggi se si può intervenire con gli aiuti umanitari, dobbiamo ringraziare il 1948. Oggi il discorso vale per i diritti della Natura, la nuova giurisprudenza della Terra proposta dall'avvocatessa Mari Margil e dall'avvocato sudafricano Cormac Cullinan, autore del libro "I diritti della Natura. Wild Law" (Piano B Edizioni, 2012) presentato in anteprima nazionale alla Fiera dei Librai di Bergamo, che Inntea, organizzando la storica conferenza "I diritti della Natura" (ideata e coordinata dallo scrittore che in Italia lavora su questo tema, Davide Sapienza) prende come pietra angolare dei valori ecologici. Le trecento persone (e i duecento studenti delle scuole) intervenute alla conferenza presso FaSE Italia il 30 marzo hanno dimostrato che i tempi sono

pronti per recepire già adesso questo messaggio: la crisi fa capire, a livello inconscio, che non è più pensabile fondare l'economia sullo sfruttamento intensivo e i trucchi legislativi che uccidono il pianeta. Con Mari Margil, la procuratrice legale Francesca Mancini e, a sorpresa, la presenza del fondatore del CELDF (Community Environmental Legal Defense Fund) Thomas Linzey, la "conversazione" condotta dallo scrittore lombardo ha chiarito che non possono esistere i diritti dell'Uomo se non esistono i diritti della Terra. Come non possono esistere i diritti


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Davide Sapienza e Mari Magril

di un figlio, se non esistono quelli della madre che lo ha messo al mondo e lo ha cresciuto. É esattamente ciò che accade tra noi e la Terra. L'uomo fa parte della Comunità Terra, insieme a tutte le altre creature. E non si può proseguire sulla strada della distruzione del capitale di base della Terra. Dobbiamo imparare a essere come i contadini di un tempo, sapere restituire tanto quanto si prende, ricreare un equilibrio. Non è difficile capirlo ma, come spiega Margil, gli psicologi evidenziano che le società delle civiltà indu-

strializzate soffrono di malattie collettive quali autismo e schizofrenia nel rapportarsi alla Natura. Mali profondamente radicati negli usi quotidiani. Come cambiare direzione? Cullinan nel suo volume ripercorre le tappe del pensiero ecologico dal grande successo del 2008. Quattro anni Mari Margil è stata protagonista di un evento che per la prima volta nella storia dell'uomo ha visto uno stato sovrano, l'Ecuador, votare per referendum popolare l'inserimento dei diritti della Madre Terra nella Costituzione. Questo 53


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Elisabetta Lanfranchi

movimento internazionale, in cui spicca la scienziata indiana Vandana Shiva nel 2010 ha presentato la Dichiarazione Universale

dei Diritti della Terra all'Assemblea Generale dell'ONU. Ovunque, nel mondo, il movimento per i diritti della Natura sta lavorando per

VILCABAMBA: IL PRIMO FIUME CHE HA VINTO UNA CAUSA IN UN'AULA DI TRIBUNALE Siamo in Ecuador, nel 2008. Alberto Acosta, già presidente dell'assemblea costituente e ministro dell'energia, è preoccupato per il continuo sfruttamento del suolo del suo Paese. "Paradossale - dice - che le potenti multinazionali che danneggiano l'ambiente non siano perseguibili penalmente e che la Natura che subisce questi danni - e noi con essa - non possa vedere tutelati i propri diritti in sede legale". Nello stesso anno un referendum popolare impone l'inserimento dei Diritti della Terra nella costituzione dell'Ecuador. Della stesura della modifica della costituzione ecuadoriana vengono incaricati gli avvocati Mari Margil e Thomas Linzey. Acosta li accoglie nel suo ufficio pronunciando queste parole: "La Natura è una schiava". Nel 2011 il fiume Vilcabamba vince una causa contro il governo, che aveva appunto calpestato la stessa costituzione sulla quale aveva giurato, violando i diritti della Natura. Una vera rivoluzione.

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tutti noi. Proprio come ha fatto in Ecuador, primo Paese al mondo a dotarsi di articoli costituzionali specifici che prevedono diritti della Pachamama, la Madre Terra, Inntea ha lanciato una raccolta firme da presentare in Parlamento per chiedere l'adozione di nuovi articoli costituzionali che poi diano origine a leggi adatte alla tutela dei diritti della natura, come già fatto in Ecuador, Bolivia e USA.


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ECONOMIA&BUSINESS

«La natura siamo noi, per Costituzione» NATURA&ECONOMIA

Intervista a Davide Sapienza, scrittore, giornalista e divulgatore del gruppo di lavoro «I Diritti della Natura Italia». «Trattare la terra come proprietà - secondo il diritto vigente - è l'opposto di ciò che dovremmo fare»

er molte persone la frase "Diritti della Natura" può fare apparire questo concetto come una forma di "feticismo" ecologico, ma non è così: al contrario, chi è consapevole di appartenere a una specie, quella umana, che è inserita in un contesto più grande e importante, sa che il feticismo vero è di chi considera l'uomo come specie dominante dunque autorizzata a fare di tutto, incluso ciò in cui riesce meglio dai tempi della rivoluzione industriale: distruggere le risorse naturali senza comprendere, a livello di scelte globali (politiche) che questa è una strada che ci sta conducendo verso l'estinzione di massa". E' solo una pillola del pensiero di Davide Sapienza - scrittore, traduttore, giornalista e viaggiatore italiano -, vero e proprio divulgatore della filosofia dell'associazione "I Diritti della Natura Italia".

"P

Cosa si intende con i Diritti della Madre Terra? "Significa riconoscere e mantenere fede all'idea che la Natura ha i suoi diritti. Norme che devono creare strutture di governance in 56

grado di equilibrare ciò che è bene per gli esseri umani con quello che è bene per le altre specie, dunque garantire ciò che è bene per il pianeta. É il riconoscimento olistico che la vita e gli ecosistemi del nostro pianeta sono profondamente connessi tra loro e in termini pratici. Significa che trattare la natura come proprietà, come dice il diritto vigente, è l'opposto dei diritti della natura che riconoscono come la stessa, in tutte le sue forme di vita, ha il diritto di esistere, durare, mantenersi e rigenerare i propri cicli vitali. E che noi - il popolo - abbiamo l'autorità legale e la responsabilità di fare rispettare questi diritti nel nome degli ecosistemi, rappresentandoli nei tribunali. E' l'ecosistema stesso che può essere nominato come colui che è chiamato in giudizio, ma sono io, come cittadino, che mi presento a nome di un fiume o di una pianura o di una foresta davanti al giudice perché parlo la sua stessa lingua". A Lallio il Morletta è stato trovato inquinato da nafta e oli. Recentemente c'è stata una moria di pesci nel Morla a Bergamo. Se i Diritti della Natura fosse-

ro stati nella nostra Costituzione, cosa sarebbe potuto succedere? "Questi inquinanti sono "fuori legge", fuori da una cornice giuridica vigente: la percezione della popolazione - ma non di tutta - è che sia comunque sbagliato che essi siano presenti nei corsi d'acqua: ma il problema è che se qualcuno non denuncia alle autorità la cosa e se le autorità non decidono di agire, oltre a qualche sanzione amministrativa non si otterrà nulla. Peggio ancora, se a inquinare è un'azienda, magari una multinazionale, nessun essere umano pagherà per il danno, perché l'azienda (e questa è un'aberrazione giuridica) è una "persona giuridica" come noi: dunque la sanzione la "paga l'impresa" ma nessun essere umano sarà ritenuto responsabile, a meno di casi clamorosi come quello di Eternit in Piemonte". Può illustrarci invece il caso del fiume Vilcambamba? "Nel 2011 c'è stato il primo caso ad arrivare in un tribunale: il fiume Vilcabamba ha fatto causa ad una regione e si è difeso contro lo Stato che aveva un progetto di inter-


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Davide Sapienza

vento ma che in base a quanto stabilito dalla Costituzione, dunque dalle leggi da essa derivate, avrebbe infranto i diritti stabiliti affinchÊ questo fiume, che ora è una persona giuridica, potesse continuare a vivere secondo un diritto di esistenza, un diritto di sviluppo, un diritto di evoluzione, un diritto di

vivere nel suo ciclo. Il fiume era l'attore del caso legale e ha vinto la causa. Il Morla di Bergamo non entra neanche in tribunale, purtroppo. Come ha fatto il Vilcabamba? Molti cittadini ecuadoregni si sono presentati nei panni del fiume davanti al tribunale e la corte ha dato ragione al fiume e ha stabilito

che il governo, che la corte rappresentava, stava infrangendo quei diritti che il governo stesso aveva stabilito con la propria costituzione nel 2008". Come siete riusciti ad introdurre i Diritti della Madre Terra in Ecuador e Bolivia? 57


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"Il riconoscimento dei diritti della natura nella Costituzione dell'Ecuador, come in un numero crescente di comunità negli USA, capovolge completamente l'idea dominante di diritto. Infatti, in questi casi si è stabilito che i sistemi di protezione ambientale si fondano sulla premessa che la natura gode di diritti inalienabili, proprio come gli esseri umani". Cosa dovrebbe fare l'Italia per seguire esempi tanto virtuosi? "L'Italia e molti altri paesi dovrebbero cambiare la propria Costituzione. Senza diritti della

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Il gruppo Diritti della Natura Italia a cosa si ispira e su cosa è attualmente attivo? "Io mi occupo della questione dal 2007 come giornalista e come scrittore. Le conferenze di Bergamo Scienza dell'ottobre 2011 (per la quale ringrazierò sempre il Sistema Bibliotecario Valle Seriana) e quella di Alzano Lombardo - pubblicata su questo numero, n.d.r. - del 30 marzo 2012 (grazie al finanziamento di un'azienda bergamasca come Inntea, veramente interessata alla rivoluzione culturale ecologica, visto che si occupa di energie rinnovabili e lo vuole fare in maniera sostenibile) sono il primo segnale. Con Paolo Locatelli si parlava di fare questo da tempo, mentre Francesca Mancini è stata un "segno": era in Australia a seguire corsi sui diritti della natura quando, cercando chi se ne occupava in Italia a titolo generale, mi ha "scoperto" e siamo entrati in contatto e ora lavoriamo insie-

ra potrebbe essere la Val di Susa. Se ci fossero "diritti della natura" negli ordinamenti dei comuni coinvolti, della Comunità Montana e della Regione, sarebbe più semplice capire come sviluppare qualcosa che salvaguardi questi diritti che includono quelli degli esseri umani. Ma i primi diritti umani che vanno salvaguardati, sono quelli di chi vive in un certo territorio, solo di conseguenza tutti noi altri potremo davvero beneficiarne". Non può esistere sviluppo illimitato con un limitato numero di risorse, ma il modello consumistico dell'Occidente non se ne ricorda mai. Può esistere un modello alternativo? "Non sono un economista né un filosofo. Ma ho appreso tutto quello che ho detto da tante persone di altissimo livello, anche scienziati

Il fiume Morla

natura, possono esistere i diritti umani? La risposta è no. Questo è ciò che hanno scritto "i popoli del mondo" all'ONU da Cochambamba, nel 2010, quando hanno preparato la Carta Universale dei Diritti della Madre Terra. Dunque, in Italia, c'è tantissimo da fare, a partire da un'azione culturale: la discussione sulla crisi, la crescita e tutto il resto, è impostata in maniera obsoleta ed errata". La crisi esplosa nel 2008 è forse la fine di un'era - quella industriale - e l'inizio di un'epoca di recupero del rapporto con il territorio? "Faccio notare che la "crisi" esplosa nel 2008 mi è sembrata pilotata: quando hai 200 multinazionali che detengono il 25% della ricchezza mondiale ma danno lavoro solo a meno dell'1%, si capisce come in questi 24 punti percentuali di differenza stanno tante risposte". 58

me. La nostra prossima mossa è promuovere "Il libro di testo" di tutto questo discorso l'1 maggio 2012 alla Fiera dei Librai di Bergamo con l'anteprima nazionale del libro di Cormac Cullinan (I Diritti della Natura. Wild Law)". Il Nord Italia, in particolare la Lombardia, è uno dei luoghi più inquinati, ma anche vera e propria locomotiva del Paese. E' possibile recuperare un rapporto più profondo con la natura senza però perdere la spinta al progresso e all'innovazione? "Ironia della sorte, proprio dalla Lombardia potrebbe partire qualcosa di significativo, sebbene attualmente il "luogo" più adatto dove provare a lavorare sui diritti della natu-

(Lovelock, Vanada, Shiva) e persino avvocati (Cullinan, Margil, Linzey), ma soprattutto ho appreso tutto ciò semplicemente vivendo davvero la natura. Mi sono trasferito a vivere in montagna. La montagna per me è il vero indicatore del mio benessere e di quello della mia famiglia e per questo cerco di darle qualcosa: nel mio caso, essere una delle sue voci. Umilmente, nel mio piccolo, ma con fermezza: dalla natura, dalla montagna, ho avuto tantissimo. Ad esempio uno stile con cui esprimere la mia narrativa, dunque, un modo per sostentarmi economicamente. Ricordiamoci che economia viene dal greco "casa dell'uomo", ma possiamo dirlo della nostra epoca?".


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ECONOMIA&BUSINESS

L’omessa comunicazione? Non è un reato penale Il proprietario incolpevole che non comunica l’inquinamento ambientale non è per forza soggetto alla applicazione delle sanzioni previste dall’art. 257 del codice penale LEGGE AL VERDE - a cura dell’avvocato Cristina Putortì articolo 257, comma 1, del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 (Codice dell’Ambiente), in materia di bonifica dei siti contaminati, prevede che “chiunque cagiona l'inquinamento del suolo, del sottosuolo, delle acque superficiali o delle acque sotterranee con il superamento delle concentrazioni soglia di rischio è punito con la pena dell'arresto da sei mesi a un anno o con l'ammenda da duemilaseicento euro a ventiseimila euro, se non provvede alla bonifica in conformità al progetto approvato dall'autorità competente nell'ambito del procedimento di cui agli articoli 242 e seguenti. In caso di mancata effettuazione della comunicazione di cui all'articolo 242, il trasgressore è punito con la pena dell'arresto da tre mesi a un anno o con l'ammenda da mille euro a ventiseimila euro”. Uno dei numerosi ostacoli che si incontrano nell’interpretazione di questa norma riguarda l’applicabilità o meno della sanzione per omessa comunicazione di cui all’art. 242 anche ai proprietari del sito contaminato incolpevoli dell’inquinamento. L’orientamento dominante, confermato dalla Cassazione penale con sentenza n. 18503 dell’11 maggio 2011, afferma che unico destinatario della sanzione penale è il soggetto che cagiona l’inquinamento non applicandosi, quindi, alcuna estensione al proprietario incolpevole. La sentenza in commento, attraverso una semplice interpretazione letterale, osserva, infatti, che la norma non menziona altri soggetti se non il colpevole dell’inquinamento benché l’art. 242 preveda che la comunicazione debba essere eseguita anche in caso di individuazione di contamina-

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zioni storiche che possano ancora comportare rischi di aggravamento dell’ inquinamento. Se con l’articolo 257 il legislatore avesse voluto far riferimento anche ai proprietari incolpevoli, avrebbe dovuto indicare specificatamente tali soggetti come destinatari del precetto e richiamare come norma di riferimento l’art. 245 del Codice dell’Ambiente, invece dell’art. 242.

L’obbligo di comunicazione per gli interessati non responsabili è, infatti, contemplato nell’art. 245 che al secondo comma stabilisce che “fatti salvi gli obblighi del responsabile della potenziale contaminazione di cui all'articolo 242, il proprietario o il gestore dell'area che rilevi il superamento o il pericolo concreto e attuale del superamento delle concentrazione soglia di contaminazione (CSC) deve darne comunicazione alla regione,

alla provincia ed al comune territorialmente competenti e attuare le misure di prevenzione secondo la procedura di cui all'articolo 242.” Il fatto che la normativa abbia previsto anche per il proprietario incolpevole l’obbligo di dare comunicazione dell’avvenuto inquinamento alle autorità competenti, non comporta quindi automaticamente l’applicazione delle sanzioni penali previste dall’art. 257. Sanzionare in egual modo il soggetto colpevole dell’inquinamento, sul quale ricade in prima persona l’obbligo di intervenire per rimuovere le conseguenze del proprio operato, ed il proprietario incolpevole, che si trova invece a “subire” l’inquinamento, andrebbe totalmente in contrasto con il principio “qui inquina paga”, cardine del diritto ambientale. Ciò non toglie che il proprietario del terreno non responsabile dell’inquinamento, che abbia omesso le dovute comunicazioni, sia comunque soggetto ad un’eventuale azione risarcitoria ex art. 311, comma 2, in virtù del quale: “chiunque realizzando un fatto illecito, o omettendo attività o comportamenti doverosi, con violazione di legge, di regolamento, o di provvedimento amministrativo, con negligenza, imperizia, imprudenza o violazione di norme tecniche, arrechi danno all'ambiente, alterandolo, deteriorandolo o distruggendolo in tutto o in parte, è obbligato al ripristino della precedente situazione e, in mancanza, al risarcimento per equivalente patrimoniale nei confronti dello Stato.” Sono, quindi, applicabili altre forme di tutela ambientale previste in sede civile ed amministrativa indipendenti dall’applicazione delle disposizioni penali.


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ECONOMIA&BUSINESS

Bergamo+, la replica: «Il vero problema è l'ospedale» BOTTA E RISPOSTA

Pierangelo Lumina - amministratore di «Immobiliare di Parco Locatelli S.r.l.» -, spiega le perplessità sorte dal Comitato Santa Lucia, illustrando le numerose virtù del nuovo progetto che sorgerà nell'area Ex Enel

A CURA DI GIORGIO CHIESA

o abbiamo presentato solo qualche mese fa, attraverso le parole dell'avvocato Claudia Lenzini, come una delle costruzioni tra le più a "rischio congestione" della Bergamasca. Le accuse

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furono precise: eccesso di cubatura e ricaduta devastante sul traffico le più importanti. Ma abbiamo voluto ascoltare anche l'altra campana, come si suole dire, quella di Pierangelo Lumina, amministratore di

Immobiliare di Parco Locatelli S.r.l. - il Gruppo che si sta occupando dei lavori - e responsabile del progetto Bergamo+, da molti riconosciuto come il "cantiere Ex Enel". "Il Comitato Santa Lucia si sta dimostrando molto attento


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agli sviluppi futuri del quartiere, ma ritengo che l'impatto di un progetto di riqualificazione così importante non possa essere ristretto al semplice parametro della cubatura. Il grande valore aggiunto apportato dallo studio di architettura "Antonio Citterio Patricia Viel and partners" è stato di progettare una serie di edifici che potessero portare a nuova luce un contesto urbano per troppo tempo trascurato, inserendosi nello stesso tempo in modo decisamente armonioso. Già oggi ci si può rendere conto dell'ottimo lavoro svolto, le proporzioni e il posizionamento degli edifici sono oltremodo equilibrati, così come il valore architettonico inizia a dare mostra di sé. Il vero problema del quartiere è, o meglio sarà, l'ospedale. Nel momento in cui i Riuniti si trasferiranno, la situazione diventerà di difficilissima gestione, a rischio ci sono i problemi che lo stesso Comitato conosce benissimo, vale a dire quelli legati all'ordine pubblico di un'area immensa e di difficile sorveglianza". Dati alla mano, quindi, l'imprenditore ci ha spiegato passo dopo passo le virtù dei nuovi cinque complessi che sorgeranno tra via Nullo, via Mazzini e via Diaz, aggiungendo anche come alcune comprensibili preoccupazioni siano sostanzialmente infondate. Partiamo dalle perplessità evidenziate dal Comitato. In primis i parcheggi, gli abitanti del quartiere dovrebbero essere preoccupati per l'arrivo di queste cinque palazzine? "Per questo punto in particolare mi sembra ci sia stata qualche imprecisione. I parcheggi, tra posti auto coperti e box interrati, saranno circa 320, mentre gli appartamenti 118. In questo momento sono dedicati in esclusiva ai proprietari delle case, che hanno diritto di prelazione. Inoltre, abbiamo previsto un certo numero di posti auto che daremo in affitto o in acquisto alle cliniche, per uso dei dipendenti. Infine, realizzeremo un parcheggio pubblico di circa 30 posti"

Secondo punto: l'impatto sul traffico. "Anche qui, entriamo in un discorso molto tecnico, che dipende dai vari orari in cui sono state fatte le misurazioni. Ma l'edificio, prima della trasformazione, era di circa

12 mila metri quadrati con destinazione uffici. Questo vuol dire che se facessimo un rapporto di 14 o 15 metri quadrati a persona, avremmo circa 800 dipendenti. Una massa di automobili nemmeno lontana-

mente paragonabile a quella generata da 118 appartamenti. Certo, se prendiamo come esempio le misurazioni effettuate quando l'area era dismessa, tutto cambia. Ma è una pratica scorretta, perché lo svi63


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luppo di quest'area sanerà una ferita importante del centro della città" Come mai avete deciso di fornire anche un passaggio pedonale pubblico? "E' una scelta che non ha precedenti nella Bergamasca, perché questo non è un complesso comunemente inteso. Non è isolato, bensì strutturato come un piccolo borgo d'eccellenza".

Perché non avete fatto qualche proposta per migliorare la viabilità? "In realtà la disponibilità da parte nostra c'è stata, ma non esiste nulla di reale e concreto che si possa mettere in atto per migliorare il traffico. Ne abbiamo parlato anche con l'amministrazione comunale, ma la rotatoria (una delle ipotesi più accreditate) è stata valutata irrealizzabile per via della conformazione stradale in discesa. Il problema è uno solo: in alcune ore della giornata il flusso è notevole, ma calerà di certo quando verrà trasferito l'ospedale". Ci potete illustrare la vostra esperienza in campo immobiliare? "Prima di tutto credo sia interessante puntua64

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lizzare che la nostra attività nel mondo immobiliare si poggia su basi solide, comprovate da oltre quarant'anni d'esperienza. Questo dovrebbe rassicurare tutti, anche i nostri clienti. Abbiamo lavorato per multinazionali e per fondi d'investimento, facendo partnership con le banche per quanto riguarda lo sviluppo". Di cosa vi state occupando oltre alla costruzione del complesso Bergamo+?

"Negli ultimi 5 anni abbiamo gestito la costruzione di circa 250 mila metri quadrati fra resi-

Per la questione parcheggi c'è stata qualche imprecisione Tra posti auto coperti e box interrati, saranno circa 320, mentre gli appartamenti 120 denze e uffici e stiamo sviluppando oltre 500 appartamenti di altissima qualità tra Bergamo

e Milano. Stiamo infatti fornendo servizi per lo sviluppo e la costruzione di un altro grande progetto: Milano Porta Nuova. La nostra attività ci permette di essere costantemente all'interno di un sistema internazionale che è in grado di metterci a conoscenza di tutte le innovazioni, le tendenze e le qualità del settore edile nel mondo". Quali ricadute avrà il progetto Bergamo+

sul lavoro nella Bergamasca? "All'interno del cantiere lavorano circa 60 persone, ma avremo picchi di 150 operai e specialisti. L'investimento complessivo è di oltre 80 milioni di euro, e di questi possiamo stimare che circa il 50% avrà una ricaduta diretta o indiretta sul territorio. Proprio perché nel progetto ci siamo affidati a professionisti della città, dato da non trascurare in un momento di crisi internazionale, specialmente del settore". Come sta rispondendo la clientela? "Molto bene. Chiaramente, il momento generale non aiuta, ma le risposte sono positive, generalmente chi viene a visitare il progetto e tocca con mano la struttura se ne innamora e torna per acquistare".


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Come mai avete deciso di non affidarvi ad agenzie immobiliari per la commercializzazione? "E' stata una scelta controcorrente, abbiamo preferito creare una zona all'interno della struttura (dove si è svolta l'intervista, n.d.r.) che permettesse alla clientela di sen-

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da una società d'ingegneria che sta già verificando ogni fase della costruzione". Possiamo parlare di assoluta avanguardia dell'edilizia? "Sicuramente è un progetto immobiliare inusuale, che racchiude in sé tutta la quali-

tà e la tecnologia che ad oggi rappresenta il top di gamma. Nella Bergamasca, che io conosca, non c'è nulla di simile". A Bergamo+ si accompagna spesso la parola innovazione. Potrebbe darci qualche informazione che giustifica questo accostamento? "L'innovazione è nella luce, o più in generale nella luminosità mantenuta in tutto l'edificio. Non abbiamo finestre, ma solo portefinestre fino a terra, che garantiscono un'illuminazione incredibile. Poi spenderei qualche parola sul comfort e sullo spazio. Abbiamo appartamenti per tutti i gusti e per tutte le esigenze, i soffitti vanno da un minimo di 2,8 metri fino ai 5 metri per i loft e gli attici. Riteniamo, infatti, che il cosiddetto metro quadro sia solamente una parte, attorno ci sono una serie di valori che fanno la differenza. Ad esempio le terrazze sono generose, profonde 2,7 metri e con lunghezze da 10 a 15 metri per ogni appartamento. La zona giorno e la cucina si affacciano su esse, il tutto è studiato per garantire una qualità della vita elevata".

tirsi a casa. La vendita, infatti, è seguita sempre dalla stessa persona, quindi si ha lo stesso riferimento dal principio". Cosa vuol dire per voi Classe A? "Per noi non esiste semplicemente la Classe A come risparmio energetico, ma anche il grado A: utilizzato per delimitare alcune tipologie di materiali e la validità dello studio nel suo complesso. La Classe A comunemente intesa mi dice quanto andrò a spendere all'anno per il riscaldamento, ma non aggiunge nulla, ad esempio, sull'acustica o sulla domotica. Qui ogni particolare, ogni materiale, è scelto per raggiungere l'eccellenza del vivere e della sostenibilità utilizzando, il più possibile, materiali locali". Quando certificherete la struttura? "E' già pre-certificata in classe A, ad eccezione dell'edificio storico, che per le sue caratteristiche storiche rientrerà in Classe B o C. Saremo poi ufficialmente certificati 65


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ECONOMIA&BUSINESS

Il cittadino sempre più tassato: arriva l’IMU

CON... TRIBUTO - a cura della Dott.ssa Barbara Putortì on il decreto "salva Italia" abbiamo subito ufficialmente: l'aumento del bollo bancario, l'imposta sul lusso, l'aumento delle rendite catastali, oltre all'aumento della benzina e del gasolio, delle tariffe elettriche, del gas, dei trasporti degli alimentari, insomma il "salva Italia" uccide gli Italiani! Soprattutto in un momento come que-

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Ecco ora la nuova arrivata nella famiglia Monti: la così tanta temuta IMU, imposta patrimoniale, figlia dell'ICI che a sua volta fu figlia dell'ISI, imposta straordinaria introdotta nel 1992, dal Governo Amato, in una fase storica-economica per molti versi simile a quella attuale. In particolare l'IMU è un'imposta patrimoniale che sostituisce l'ici, con la quale vengono applicate

sto in cui un lavoratore su cinque è alle prese con la crisi delle proprie aziende e/o con la disoccupazione. D'altro canto Monti aveva avvisato tutti " i sacrifici sono arrivati…" ma da quanto si continua ad apprendere negli ultimi tempi purtroppo non sono ancora finiti, quello che Monti ancora non ha detto è quanto bisognerà attendere ancora per vedere la ripresa del nostro paese.

aliquote differenti, e soprattutto, col la quale vengono tassate le prime case dei cittadini italiani, precedentemente esentate dall'ICI. Quello che ancora i nostri politici non hanno ben chiaro è che l'IMU rischia di generare una forte depressione, la casa, infatti, è un nervo scoperto, chi ha un'abitazione non dovrebbe essere costretto, da pur nobili politiche di risanamento, a sopportare il peso della crisi in maniera così

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pressante, fino a qualche anno fa il governo incentivava con tassi molto favorevoli mutui fino al 70/80% del valore degli immobili, ora con la variazione dell'IMU ne incentiva la vendita, così da costringere il cittadino a deprezzare il proprio immobile e venderlo, pur di non essere gravato da ulteriore pressione fiscale. La cura rischia di diventare peggiore della malattia, l'IMU sulla prima casa e le revisione degli estremi catastali effettuano una pressione sul mattone che potrebbe fermare l'edilizia e far perdere i colpi ad un settore trainante l'economia del paese. L'IMU rappresenta ormai una spada sospesa sulla testa degli Italiani che già si sbracciano per chiedere a destra e a manca quanto dovranno pagare, in quante rate, con quale conguaglio a dicembre e via discorrendo, i nostri politici dovrebbero capire che la capacità contributiva degli Italiani è esaurita e che, così facendo, la casa, che rappresenta il nucleo primario del nostro risparmio, si sta trasformando in una fonte di disagio e di povertà. E' ora che il Governo, e coloro che ne fanno parte, mettano mano ai tagli della spesa pubblica, farla finita con le promesse che non vengono mai mantenute, con i finanziamenti ai partiti, con le macchine blu acquistate per i politici, e agire per il bene del paese sempre senza dover sempre e solo chiedere sacrifici economici ai cittadini Italiani. Bisognerebbe dire al governo Monti di prende più spunti dai modelli europei, dove ormai siamo diventati una barzelletta, che, purtroppo, fa piangere.


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Esedra è il rivoluzionario e completo sistema per serramenti in alluminio facile da applicare e capace di risolvere con stile qualsiasi esigenza architettonica e d’arredo. Prodotti in svariate forme, dimensioni e finiture, i serramenti Esedra sono adatti a tutte le esigenze costruttive residenziali, commerciali e industriali. L’alluminio rende gli infissi Esedra durevoli nel tempo, indeformabili e completamente riciclabili senza alcun danno per l’ambiente. Inoltre le nuove tecnologie applicate al taglio termico e al vetro permettono ad Esedra il raggiungimento di bassissimi valori di trasmittanza permettendo all’utilizzatore un notevole risparmio energetico. La nuova serie HT 54-62 è stata infatti studiata per spingersi al di sotto del valore di trasmittanza 1,2 W/m2 K, parametro di riferimento nazionale per poter usufruire degli sgravi fiscali (contributo del 55%) per le spese sostenute nell’adeguamento della casa in materia di risparmio energetico. La nuova serie HT 54-62 e tutti gli altri sistemi Esedra sono certificati (PERMEABILITÀ DELL’ARIA, TENUTA ALL’ACQUA E RESISTENZA AL CARICO DEL VENTO) e mercati CE (UNI EN 14351-1). L’innovativo sistema HT 51-62 e le altre serie Esedra sono vendute in Italia da Agnelli Metalli di Lallio (BG), e dalle filiali di Rosignano (LI) e Oristano. In Europa dall’Agnelli Metalli Poland di Katowice.


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Laura Feltri: «IMU? Un errore toccare la prima casa» IMMOBILIARE

Laura Feltri - titolare di Casafeltri e vicepresidente F.I.M.A.A. -, a 360 gradi sulle novità degli ultimi mesi: la politica di Monti, il mercato in flessione e le speranze d'investitori e privati PHOTO DI GIORGIO CHIESA

andamento del mercato immobiliare può essere considerato un indicatore per l'economia e in che misura? "L'economia italiana si regge su 2 grandi pilastri: l'edilizia e la

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moda. Il mercato immobiliare è il volano dell'economia, perché per indotto fornisce lavoro ad un'ingente numero di persone. Quindi, il suo rallentamento inevitabilmente frena i numerosi settori che gravitano attorno ad esso (penso

agli architetti, arredatori, aziende produttrici di mobili ed i loro rappresentanti)". Com'è l'attuale situazione a livello nazionale?


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"Critica, purtroppo. La classe politica, che ci rappresenta, ha mal gestito il denaro che gli abbiamo affidato per avere strade, ospedali, scuole efficienti e una pensione decorosa per la vecchiaia. Benedetto Croce sosteneva che "un politico non deve essere onesto ma saper governare", in Italia non c'è nulla di tutto ciò. Lei parla con i costruttori, cosa le dicono? "Ultimamente abbiamo smesso di parlare del momento di mercato per non deprimerci reciprocamente. Guardiamo insieme i progetti e ci confrontiamo su quello che i clienti ci chiedono agli appuntamenti vendita, per realizzare progetti più corrispondenti alle reali esigenze degli acquirenti". E i clienti cosa desiderano? "Comprare casa, le motivazioni sono diverse ma con fondamento di buon criterio: paura di perdere i risparmi in borsa, far girare l'economia della propria azienda, esigenze personali, investimento concreto".

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investimento si faccia (deposito bancario, assicurazione, azioni) è tassato, bisogna trovare in questo momento ciò che quanto meno salvaguardi i nostri risparmi. Ma la prima casa credo che non si debba toccare". Il mercato delle seconde case (mare, montagna, campagna, rustici) come si muove? "Parto dicendole che fortunatamente l'Italia piace agli stranieri: tanta Toscana, Sicilia, laghi, Venezia. Credo che, più che la tipologia dell'immobile, vinca chi offre l'investimento immobiliare abbinato a golf, Spa, cibo e vini tipici. Vince la preferenza per le case belle senza difetti, con un sapore italiano, finite e pronte all'uso, meglio se arredate e magari gestite da terzi. Ad attrarre oggi è l'immaginario di "bella vita" che offre il paese e credo che nemmeno l'instabilità politica abbia scalfito questo pensiero legato al'Italia".

C'è qualcosa che li frena dall'acquisto, visto che il mercato è fermo? "Se desiderate facciamo una telefonata a Monti e ci facciamo spiegare da lui cosa ha prodotto il mitico "Salva Italia", che ha rinforzato solo le tasche di qualcuno. Gioca la paura di imposte aggiuntive sulla casa, la paura di non arrivare alla fine del mese, la paura di non avere più liquidi per pagare gli stipendi ai dipendenti, la paura dello spesometro. Non dimentichiamo le banche, che negli anni addietro, ben consapevoli di ciò che facevano, hanno concesso il mutuo a chiunque si presentasse da loro e quando si sono accorte che qualcuno non pagava le rate hanno sospeso l'erogazione dei mutui ed anche dei prestiti a tutti, indiscriminatamente. Ma le banche non sono mai in deficit, si sono fatte i loro conti". L'introduzione dell'IMU avrà delle ripercussioni sul mercato? "Spero che ogni comune applichi in maniera diversa l'aliquota a seconda dei bisogni interni. Può anche darsi che il mercato immobiliare si sposti da un comune ad un altro dove la tassazione è minore, con uno stile di vita buono. Gli scenari possono cambiare da un giorno all'altro. Ricordiamoci che in Italia qualsiasi

troppo sofisticata sia nella manutenzione sia nell'utilizzo. Per vendere non bisogna proporre modelli banali, ma seguire un'armonia tra bella architettura e ottima funzionalità, un buon equilibrio tra spazi interni che abbisognano di forti innovazioni e spazi comuni più curati". Quali saranno le tendenze dei prossimi anni nel mercato immobiliare? "Bisogna realizzare opere moderne senza replicare modelli retro, i modelli abitativi devono essere unici e rispettare il luogo dove sono inseriti. Non si può pensare che lo stesso progetto vada bene per il centro di Milano come per il centro di Bergamo, sono città vissute in modo diverso. Si continuerà con una cultura del rispetto verso l'ambiente, optando per costruzioni in bioedilizia e scegliendo materiali a secco anche per le ristrutturazioni". Si preferisce la periferia o il centro città? "I centri urbani tornano ad avere attrattiva poiché, a differenza di qualche anno fa, quando in un momento di grande espansione economica la casa status symbol era rappresentata della villa in periferia immersa nel verde, ora l'appartamento in palazzina può in taluni casi aiutare a contenere le spese di manutenzione dell'immobile". Ci illustrerebbe alcuni possibili scenari futuri? "Fortunatamente siamo sopravvissuti a momenti ben peggiori, che forse noi non ci ricordiamo perché troppo giovani. Gli scenari apocalittici che si temono non si avvereranno, non perché i politici siano dei geni, ma perché l'economia non può fermarsi, e gli italiani vanno avanti nonostante la politica, di qualsiasi colore".

Quali caratteristiche hanno gli immobili acquistati in questo momento? "Le tendenze sono residenze di qualità a prezzi accessibili. Sono apprezzate le architetture iper-trasparenti e robuste; logge e terrazzi per portare il verde dentro casa; l'abbattimento ed il controllo dei consumi, quindi parliamo di fotovoltaico, geotermia, e di domotica. Ma non

A proposto di colori, quale è il suo parere sul "piano del colore" presentato dall'assessore Tommaso D'Aloia? "Iniziative come questa fanno onore alla nostra città, per essere mantenuta con decoro, non solo avendo un'attenzione per le cromie consone al contesto in cui sono inserite, ma anche ai materiali utilizzati, e agli affreschi che troviamo in numerose borghi storici. Gli immobili saranno valutati sicuramente con parametri migliorativi, la città apparirà più omogenea e ordinata". 69


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ECONOMIA&BUSINESS

Il futuro di Largo Barozzi tra valorizzazione e rischio svendita NEL CUORE DELLA CITTÀ

Bergamo si interroga: Come finirà la prossima asta per la vendita dell'attuale area degli Ospedali Riuniti? Lo abbiamo chiesto a Giuliano Olivati - presidente FIAIP, a Paolo Belloni - presidente dell'Ordine degli Architetti e a Francesco Macario, assessore all'edilizia nella giunta Bruni

ARTICOLO DI LIVIO CASANOVA PHOTO DI GIORGIO CHIESA

on c'è uno senza due. Più che un proverbio rivisitato è un pronostico sull'esito della prossima asta per la vendita dell'area degli attuali Ospedali Riuniti. Deserta la prima che risale al 2009, con una base di 95 milioni di euro, a giugno ci sarà la seconda con una base di partenza vicina ai 70 milioni di euro e nonostante il ribasso rispetto alla cifra iniziale l'impressione è che si concluderà anche questa volta con un nulla di fatto. Se provassimo a spingerci oltre,

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nel caso fosse indetta una terza asta e sempre in tema di pronostici, il prezzo di vendita potrebbe scendere a 50 milioni di euro. Ecco, allora, il non c'è due senza tre. Le sorti dei "vecchi" ospedali Riuniti si intrecciano inevitabilmente con il nuovo ospedale "Beato Giovanni XXIII" per una serie di motivi: i 70 milioni della prossima asta sono i soldi che Regione Lombardia ha già anticipato all'azienda ospedaliera come alienazione delle vecchie strutture di Largo Barozzi; l'incasso dell'asta che andrà a Infrastrutture

Lombarde e quindi alla Regione Lombardia rientra tra i fondi già spesi per realizzare il nuovo ospedale di Bergamo. Quest'anno ci dovrebbe essere sia la vendita del "vecchio" ospedale che il trasloco nel nuovo. Ad ottobre alla Trucca. Salvo scongiuri e imprevisti del caso. Nella fattispecie che l'asta vada deserta e che l'inaugurazione della nuova struttura, dopo che la prima pietra era stata posta il 26 luglio del 2005 e che l'impresa appaltatrice aveva previsto di ultimare l'opera entro il 31 dicembre 2008, venga ulte-


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riormente posticipata per le indagini giudiziarie in corso, per i lavori ancora da ultimare o per i contenziosi economici- legali ancora da dipanare. In comune ci sarebbe dovuto essere anche una visione lungimirante. Tradotto: che la Trucca fosse un'area paludosa lo sapevano tutti molto tempo prima che si ipotizzasse di trasferire in quella zona l'ospedale di Bergamo e probabilmente costruire l'ospedale alla Martinella, la zona individuata inizialmente per il collocamento della grande opera, avrebbe fatto rispar-

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miare tempo e denaro. Tradotto: si è deciso di cancellare l'ipotesi del Campus Universitario sulla stessa area perchè il trasloco dell'Università Bergamasca era considerata una soluzione non idonea. Significava rinunciare alla vendita del terreno a favore di società private, i cui apporti avrebbero garantito fresche risorse finanziarie per far fronte agli ingenti oneri per la costruzione del nuovo ospedale. Oggi il corrispettivo ipotizzato si è molto ridotto rispetto al presunto importo iniziale e l'area non

è ancora stata venduta. Dopo l'ultimo accordo di programma, la nuova ipotesi di assetto per l'area di largo Barozzi stabilisce che l'Università avrà impianti sportivi e alloggi per studenti e docenti, che il Comune avrà un centro di aggregazione giovanile, oltre ad altri servizi per il quartiere e la Casa Rossa resterà ai "Riuniti". Il vincitore dell'asta avrà un'area utilizzabile in modo più elastico, rispetto alle ipotesi precedenti, per una realizzazione urbanistica complessiva di 130 mila metri quadrati di strutture 71


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e 100 mila di giardini e piazze a uso pubblico. L'incognita sul destino di quest'area e il rischio che il suo utilizzo segua solo logiche di cassa si legano all'incertezza sull'esito della stessa asta. "Nessuno ha la sfera di cristallo per poter dire come andrà a finire l'asta - sottolinea Giuliano Olivati, presidente FIAIP Bergamo (Federazione Italiana Agenti

Giuliano Olivati

seguono questa falsa riga. Uno scettico e pessimista del passato scrisse che non esiste asta senza turbativa d'asta e accordo di cartello. Ma si sa che i moralisti di un tempo oggi non sono molto in auge. D'altro canto va detto che gli operatori immobiliari, oggi più che mai, devono saper far di conto e volare basso con le previsioni dei ricavi, altrimenti rischiano il fallimento". Rimanendo a Bergamo, quella degli Ospedali Riuniti è sicuramente una delle zone residenziali più ambite e uno dei quartieri meglio urbanizzati, con molti negozi di vicinato e, a portata di mano, supermercati e centri commerciali. E' vicina sia al centro che a Città Alta,

partire dal trilocale. Non sono frequenti tagli piccoli".Di per sé la zona non è mai stata molto "popolare", spiega Olivati. E' un insediamento anni Sessanta, che si innesta sulla lottizzazione dei "Villini" liberty della milanese Società Ingegnoli (1905 - 1915). Il quartiere è stato da sempre popolato dalla media e alta borghesia cittadina e "se il futuro di Largo Barozzi fosse quello di alloggi di lusso a cinque o sei mila euro al metro quadrato non mi scandalizzerei. E' il mercato che stabilisce il prezzo e all'operatore la responsabilità della scommessa". Prima di parlare del destino dell'area ospedaliera di Bergamo Paolo Belloni, presidente

Paolo Belloni

Il valore: «Se alla fine, per l'area dei Riuniti, fossero disponibili alloggi di lusso a 5 mila euro al mq non mi scandalizzerei. E' il mercato che stabilisce il prezzo» Immobiliari Professionali) -,ma ho qualche dubbio dovuto all'incerta situazione di mercato. Secondo un rumor riportato dalla stampa, la Regione starebbe addirittura valutando, attraverso la sua holding finanziaria Finlombardia, la creazione di un fondo immobiliare per vendere i vecchi ospedali di Monza, Legnano, Vimercate, Riuniti di Bergamo e Sant'Anna di Como". Come per i Riuniti di Bergamo, deserta è andata anche l'asta per il Sant'Anna di Como e per il vecchio ospedale di Vimercate e adesso i successivi bandi, al ribasso, rischiano di favorire operazioni speculative, finanziarie. "Spesso - continua Olivati - le vendite all'asta 72

La proposta: «Un area di 140 mila mq per 70 milioni di euro significa 500 euro al mq, ma vale molto di più. Apriamo questa opportunità alle imprese della città» facilmente raggiungibili a piedi. "La fascia Piscine - Conca d'Oro (da Via Statuto in su) da sempre costituisce l'alternativa alla zona Vittorio Emanuele, ai vertici della residenzialità. Per quanto riguarda i valori, con molto realismo l'Osservatorio immobiliare Fiaip rileva un massimo di 3.500 euro al mq nella parte bassa (Ospedale) e di 4.200 euro al mq nella parte alta (Piscine). La tipologia gli appartamenti è varia a

dell'Ordine degli Architetti di Bergamo premette che "l'Ordine degli Architetti non è mai stato ne coinvolto e neppure informato in merito alle decisioni e alle scelte che riguardano questa importante scelta per la città. Le informazioni che riceviamo sono quelle che emergono dalla stampa locale o che in modo un po' furtivo si riescono a recuperare nella rete. Tale coinvolgimento non è dovuto e non possiamo


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certo pretenderlo. E' giusto che la politica e l'Amministrazione operino le scelte che ritengono opportune ma mi piace pensare che un maggiore coinvolgimento possa essere visto come una risorsa ed un'opportunità più che un dovere istituzionale. Evidentemente non è così". Per quanto riguarda la prossima asta di giugno, invece, "il fallimento della prima asta ci induce a pensare che dovremmo tutti augurarci che sia la volta buona. In realtà l'impressione è che comunque vada non sarà un grande affare per il Comune e per la città. E' del tutto evidente che questo è il momento peggiore per vendere il patrimonio immobiliare. Credo che anche in queste grandi operazioni immobiliari possano applicarsi alcuni dei principi di buon senso che ognuno di noi applica nella gestione del proprio patrimonio. In questo momento ogni proprietario si terrebbe ben saldi i propri immobili in attesa che il mercato riporti quegli immobili al loro valore reale". In euro significa che "rispetto all'aspettativa di 70 milioni di euro per 140 mila mq di slp disponibile (parcheggi e posti auto a parte) vuol dire un valore di vendita di 500 euro al mq. Qualsiasi immobile in quell'a-

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rea a questo valore verrebbe venduto senza grosse difficoltà. Chi non acquisterebbe 100 mq a quel prezzo? Quindi "se proprio deve essere svenduto offriamo almeno questa possibilità ai cittadini e alle imprese bergamasche" e lancia una provocazione: "Con una sottoscrizione cittadina credo che a quel prezzo verrebbe venduto tutto con una certa velocità. E' sulla base di meccanismi di questo tipo che si può forse attivare una reale valorizzazione e partecipazione cittadina ad un progetto così importante. Se invece ci affidiamo alla speranza che qualche importante realtà immobiliare si lasci convincere a prendersi carico di tutto il rischio imprenditoriale di quell'operazione in un momento così difficile allora non possiamo che trovarci nella necessità di accettare condizioni di vendita che potranno essere ancor più penalizzanti. I 70 milioni di euro non sono pochi ma pensiamo che sono meno della metà del valore delle varianti non previste necessarie per il completamento del nuovo ospedale". Proprio la realizzazione del "Beato Giovanni XXIII" ha reso indispensabili i soldi provenienti dalla cosiddetta "valorizzazione" dei vecchi Riuniti. L'ultima inte-

grazione, varata da tutti (ministero della Salute, Regione Lombardia, Azienda ospedaliera dei Riuniti, Comune e Provincia), riguarda la proposta urbanistica e richiama per vendita la "valorizzazione" della sede di largo Barozzi. Ma cosa significa valorizzare 130 mila mq? Secondo il presidente dell'Ordine degli Architetti "vuol dire capire quali sono le proposte e le idee che possono essere messe in campo per ottenere il migliore vantaggio per chi deve vendere. In prospettiva valorizzare vuol dire, però, anche incrementare il valore urbano di quella porzione di città".Rimane il problema sollevato dal comitato Santa Lucia, un gruppo di cittadini che abitano in quel quartiere, di come possano coniugarsi le aspettative in un ritorno economico e finanziario di un privato con gli interessi della città e dei cittadini. "Probabilmente una qualsiasi agenzia immobiliare - ipotizza Paolo Belloni - per collocare sul mercato tutto quel patrimonio immobiliare inizierebbe a suddividerlo in lotti di intervento allargando il bacino di interlocutori ai quali può essere accessibile l'operazione, aumentando la concorrenza per ambire ad un miglior prezzo di vendita. In ogni 73


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caso difficilmente sarebbe costretta ad abbassare il prezzo di vendita fino a 500 euro al metro quadrato. Avrebbe poi bisogno di un progetto attrattivo e di qualità in grado di convincere e di fare capire i pregi della proposta e dell'area, e

Francesco Macario

La provocazione: «Invece di svendere l'area per cifre irrisorie e realizzare strutture che «sfuggono» ad una pianificazione collettiva non si potrebbe, con un sacrificio, tenerla pubblica?» non solo la quantità, degli spazi ai quali deve essere ricondotto tutto il progetto".Un'altra ipotesi potrebbero essere la divisione in pezzi del patrimonio immobiliare perché "sarebbe sicuramente più semplice mettere sul mercato i circa 25 corpi di fabbrica che costituiscono quel comparto che non cercare un acquirente unico. Ciò permetterebbe di vendere ad un valore più elevato, con l'enorme vantaggio di un maggiore coinvolgimento del tessuto imprenditoriale, professionale e del mondo delle costruzioni della città. Il limite di questa ricetta è la fram74

mentazione dell'intervento, però facilmente superabile con la realizzazione di un masterplan generale al quale possano essere ricondotti interventi di minore scala ed una gestione di tipo "consortile" affidata ad una public company che operi nell'interesse della città. Non si tratta di delegittimare l'importante lavoro svolto sino ad ora ma di prendere atto che non è sufficiente per evitare una prospettiva che si configura più come una svendita che come una vendita". Rimane poi, alzando lo sguardo, il profilo di Città Alta balzato all'attenzione dell'opinione pubblica per l'edificio costruito in via Autostrada (ribattezzato ecomostro) che toglie, a quanti escono dal casello dell'autostrada per raggiungere il centro città, proprio la visuale di Città Alta. "La relazione visiva verso e da Città Alta costituisce un elemento di grande valore ed un tema fondamentale. Da qui l'importanza di una pluralità di proposte per permettere di valutare gli effetti di diverse strategie progettuali. In questo senso non posso che sottoscrivere senza riserve la proposta lanciata dall'avvocato Cesare Zonca sulle pagine della stampa locale in merito alla necessità di organizzare un concorso internazionale". Un concorso internazionale anche alla luce di quello che è successo sessant'anni fa, quando abbiamo assistito alla demolizione del rinascimentale ospedale di San Marco sostituito da un isolato anonimo compreso tra le vie Locatelli e Zelasco. "Con l'area dei Riuniti si corre lo stesso rischio - ammette il presidente dell'Ordine degli Architetti -. Per questo il progetto deve tornare ad essere al centro delle attenzioni nelle dinamiche che guidano le scelte di trasformazione della città. Lasciamo da parte i numeri, le convenzioni e l'appiattimento sulle argomentazioni relative alle quantità che fanno comodo solo laddove non vi sia la capacità di parlare d'altro e ricominciamo a confrontarci sui progetti". Anche per Francesco Macario, assessore all'edilizia privata, alle politiche della casa e patrimonio del Comune di Bergamo della giunta Bruni è forte il rischio che nessuno partecipi all'asta per due ordine di motivi: "Primo: perché la fase economica negativa ha avuto gravi conseguenze sul settore edilizio in Lombardia. Secondo: perché mi sembra evidente che i pochi imprenditori locali in grado di competere non siano in concorrenza tra

di loro, e se non interverranno operatori esterni, ci sono tutte le premesse perché si continui con questo atteggiamento interessatamente attendista". Contrario allo spezzatino e all'ipotesi di "andare alla vendita con trattativa privata su limitati lotti a diversi operatori. Magari legati al mondo della sanità privata, oggi così tanto discussa", il rischio è "perdere il senso unitario dell'intervento e svendere l'area per cifre ben al di sotto di quelle oggi previste per realizzare strutture che "sfuggono" alla volontà pianificatoria pubblica". Anche Macario lancia una proposta, diversa rispetto a quella del presidente dell'Ordine degli Architetti, per cui "non si potrebbe considerare, che al posto di alienare l'area per cifre irrisorie, si


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potrebbe, con un sacrificio, strategicamente tenerla pubblica?". Pubblico, in effetti, poteva essere l'insediamento in Largo Barozzi del campus universitario tramontato per "una mancanza di una chiara visione delle problematiche strategiche della città che ha caratterizzato il periodo della giunta Veneziani. Un periodo dove il decisionismo sulla singola opera trascendeva ogni considerazione di carattere programmatorio, dove alla pianificazione urbanistica d'inquadramento si era sostituita acriticamente la centralità, tutta ideologica, del singolo "buon" progetto edilizio. Ne è conseguito lo schiacciamento del pubblico sui desiderata della stessa Università e in generale dei singoli interessi di natura privatistica". Il futuro di Largo Barozzi è

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anche un' occasione per interrogarsi sul ruolo che deve giocare un amministrazione pubblica: partecipare attivamente alla costruzione della città o pura e semplice sponsorizzazione dell'area? Due le proposte che l'assessore della giunta Bruni avanza: "L'avvio di un tavolo di pianificazione partecipata in cui i cittadini, gli operatori e i tecnici si confrontino. L'esperienza della progettazione partecipata fatta relativamente all'area ex Reggiani dalla giunta Bruni potrebbe essere un utile esempio, anche se l'amministrazione Tentorio si è affrettata a cancellarne ogni traccia. La seconda proposta potrebbe essere quella di aprire un bando internazionale, che sulla base dei risultati della pianificazione partecipata, porti a definire soluzioni tecniche e formali

(che certo non sono delegabili ne spettano ai tavoli di partecipazione). Un bando internazionale che tolga la città da un certo atteggiamento provinciale che ancora sembra caratterizzarla (e che purtroppo in qualche caso diventa anche motivo, aimè, di vanto)". Infine, oltre ai dubbi sull'esito dell'asta "non nutro molte speranze sugli esiti che si avranno anche per il riutilizzo delle aree degli ex ospedali riuniti in largo Barozzi. Per capirlo basta osservare il livello di trasparenza e di informazione nei confronti dei cittadini che ha caratterizzato l'intera vicenda della dismissione del vecchio ospedale e della edificazione del nuovo, compresa la devastante e onerosa scelta dell'area stessa della Trucca". 75


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RUBRICHE

Hosteria del Vapore, la tradizione risplende in cucina IL GUSTO DELLA STORIA

A Cicola (Carobbio degli Angeli), i fornelli della quinta generazione della famiglia Berzi continuano a sprigionare i sapori di un tempo, intrecciando passione, qualità e servizio

TESTO&PHOTO DI GIORGIO CHIESA

asce nel lontano 1860 a Carobbio degli Angeli. Oltre 150 anni di storia che vale la pena rivivere, con la mente, con i sapori e con gli odori della cucina dell'Hosteria del Vapore. E se qualcuno stesse pensando che proprio il vapore sia il prodotto - per cinque generazioni - delle pentole e dei "pentoloni" della famiglia Berzi, dob-

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biamo spiegare che non si tratta esclusivamente di quello. Perché con una storia simile è bello ricordare che proprio da via Manzoni passava una delle stazioni intermedie della linea del tram che collegava Bergamo a Sarnico, costruita all'inizio del XIX secolo e dismessa circa vent'anni dopo. In quegli anni, dicevamo, proprio i fumi della cucina si mescolavano con quelli della locomotiva che percorreva il verde spettacolare della Valcalepio. GENERAZIONI - Ad oggi sono cinque le generazioni che si sono succedute ai fornelli della mitica osteria. Ce lo ha raccontato Giampaolo Berzi - che oggi guida il locale con il figlio 78


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Stefano e la moglie Monica -, fiero della tradizione di famiglia che l'ha preceduto. Dal bisnonno al nonno, che ha gestito la struttura fino al 1960. Poi lo zio, la madre e oggi la sua famiglia, la quinta generazione. Un'osteria che non è sempre stata il gioiello che tutti possono ammirare oggi, ma che è passata anche da alcune divisioni che il bisnonno, per amore dei figli, aveva imposto. E' stata la lungimiranza della famiglia a voler continuare la tradizione della cucina e, uno alla volta, a rimettere insieme le parti del tutto. Per creare quell'armonia che oggi è rappresentata dalla

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bontà di una cucina "fatta in casa" e dai profumi che solo un'antica e autentica osteria sa regalare. FILOSOFIA - Manie di grandezza? Nessuna per la famiglia Berzi, che si guarda bene dal diventare un ristorante con un numero eccessivo di coperti, perché la qualità sta nei piccoli numeri e la cura per il piatto risiede nella dedizione e nella passione verso il proprio lavoro. Ecco perché i prodotti presentati attingono a piene mani dal territorio che la circonda, ma non solo. Dove c'è qualità, c'è benessere e allegria. E dove

questi valori s'intrecciano, arriva anche la buona tavola. Antipasti misti, pasta fatta in casa, una selezione di carni che vede nella punta di vitello ripiena il pezzo forte, per arrivare poi ai piatti di un tempo, dimenticati solo da chi non ha saputo scoprirli: brasati, bolliti e minestre, alla ricerca del puro piacere della tavola. PASSIONE - Tra le tante passioni che la famiglia Berzi infonde in ogni angolo dell'osteria, non poteva mancare il vino. Un capitolo a parte a cui padre e figlio dedicano una spazio rilevante tra 79


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i muri del locale e nel cuore. Perché solo così si può spiegare la selezione di

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te dalle lande lombarde, ma senza disdegnare anche i buoni prodotti esteri.

«Una selezioni di oltre 300 etichette di vino, una cigar-room e l'organizzazione di serate a tema periodiche: ecco alcune passioni cullate tra le mura dell'osteria» oltre 300 etichette - circa 15 della sola Valcalepio -, con 60 bottiglie provenien80

Se l'offerta potrebbe già completarsi con serate a tema organizzate periodi-

camente, c'era spazio tra le pareti antiche per la costruzione di una vera e propria cigar room, l'ennesima passione concretizzata e l'ennesimo servizio fornito alla già soddisfatta clientela. Tutto mentre il focus è rimasto sul rapporto qualità-prezzo, che in un momento di crisi diviene a dir poco fondamentale. Per dovere di cronaca, con 35 euro l'Hosteria del Vapore offre una cena completa, di altissimo livello, a cui accompagnare i migliori vini del mondo.


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Auto Ranghetti Uno, cambiare per sfidare la crisi NUOVA ERA

L'impresa familiare di Treviglio - con una tradizione quarantennale muta pelle, ma non anima: da semplice officina a concessionaria del marchio Mazda 82


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PHOTO DI GIORGIO CHIESA

ono ormai più di quarant'anni che il nome Ranghetti, a Treviglio, è associato al mondo dell'automobile. Oggi, però, si festeggia un grande cambiamento, che come spesso capita è associato ad un'altrettanto grande sfida imprenditoriale. Ed il momento, come tutti sanno e si sentono ripetere, non è di certo dei più facili, tanto per l'economia in generale, quanto, soprattutto, per il settore automotive.

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NUOVA ERA - Possiamo dunque parlare di una vera e propria nuova era che si apre per Auto Ranghetti Uno. Una mutazione, da semplice officina e autosalone a concessionaria di uno dei marchi automobilistici e tecnologici più all'avanguardia: Mazda. A questo, come in tutte le migliori tradizioni, è seguito un netto incremento dei servizi, dell'assistenza e anche della struttura. Questa modernità, però, è accompagnata dall'attenzione che compete

solo ad un'azienda famigliare, perché il valore aggiunto - come la sua storia insegna - è data dalla creazione di un rapporto duraturo col cliente, basato sulla reciproca fiducia e sulla massima trasparenza. ASSISTENZA - Tutto ciò è stato reso possibile perché negli anni che coronano la tradizione della famiglia Ranghetti, l'assistenza ha sempre e comunque avuto un ruolo di primaria 83


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importanza, creando delle basi solide dove crescere ed accogliere i clienti sempre più esigenti e attenti al dettaglio. A questo, come detto, si sono andati ad affiancare nel tempo alcuni tra i migliori prodotti automobilistici presenti attualmente sul mercato. SERVIZI - Nella concessionaria Auto Ranghetti Uno oggi si possono trovare servizi assolutamente vantaggiosi, tra i quali spiccano la revisione dei veicoli, un parco di vetture sostitutive, il servizio navetta, wifi gratuito e, perché no, anche il servizio espresso,

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sempre molto gradito. Tutto garantito da uno dei migliori enti di certificazione europea, il TUV, che già dal febbraio del 2011 ha posto il sigillo sull'assistenza MAZDA dell'autosalone.

reso possibile da una squadra di tecnici ed impiegati sempre aggiornato e formato verso ogni nuova tecnologia, e sempre a disposizione per qualsiasi esigenza.

GARANZIE - Un parterre di servizi senz'altro solido e ben strutturato, che garantisce a tutti i clienti il rispetto della filosofia che sta alla base della storia Ranghetti: disponibilità, trasparenza ed affidabilità. Punti saldi che muovono da più di quarant'anni ogni cambiamento interno all'azienda. Tutto è chiaramente

ANTI CRISI - La realtà trevigliese si distingue dunque per il coraggio di osare e di azzardare, in un momento difficile. Un'impresa che, seppur piccola, ha deciso di lottare contro la crisi e i grandi gruppi, sfidando il mercato e le convenzioni. Una scelta che, di certo, i clienti sapranno apprezzare e ripagare con la fiducia.


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RUBRICHE

«Vi racconto il mio teatro» ARTE&CULTURA

Incontro vis-à-vis con il Maestro bergamasco, l’attore Maurizio Donadoni, protagonista con Massimo Dapporto nel ruolo di Iago in Otello a Bologna e Bolzano: «La nostra professione? E' difficile dare un futuro ai nostri giovani attori»

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA PHOTO DI RAFFAELLA CAVALIERI

alle Ghiaie di Bonate al gotha del teatro italiano. Il trait d'union potrebbe tranquillamente raffigurare la trama di un film, il racconto di un giovane chierichetto dalle grandi doti recitative che dal paesello in provincia di Bergamo parte con la sua borsa carica di speranze e buoni propositi alla volta del successo. Un giovane che abita in fondo al paese nell'ultima cascina, denominata " del francese", adiacente alla cappella eretta in occasione dell'apparizione mariana del 13 maggio 1944, alle Ghiaie di Bonate Sopra. Un ragazzo conosciuto e amato da tutti, diviso dalla volontà di farsi missionario e la recitazione, che

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percorre tutti i giorni in bicicletta, intonando ad alta voce le litanie liturgiche in latino, quel lembo di terra ancora primitivo, che separa la sua casa dalla chiesa. La stessa nella quale serve la prima messa alle 6 del mattino tutti i giorni, a fianco di Don Italo Duci. Un "ragazzone" di quasi due metri d'altezza che alla fine si lancerà nel mondo della recitazione. Il tutto, corredato dal magico scenario degli anni '70 italiani. Strano che, proprio lui, all'anagrafe Maurizio Donadoni, non abbia ancora pensato di raccontare le sue esperienze in un libro o in un film, la sua gavetta dalle origini ai giorni nostri. Proprio l'attore bergamasco, in scena ora con l'Otello di William

Shakespeare nel ruolo di Iago, antagonista di Massimo Dapporto,prima a Bologna e poi a Bolzano, ne avrebbe di cose da raccontare. Un lungo percorso artistico e professionale corredato da grandi esperienze fino all'ultima parentesi da scrittore di testi teatrali, fra cui una commedia ironica e divertente purtroppo di questi tempi attualissima: "Precarie Età". Un gioco di parole, il racconto di due donne accomunate dalla perdita del lavoro e del marito, con un crescendo di colpi di scena che alla fine troveranno il proprio riscatto sociale, dando un messaggio di speranza alla società odierna in piena crisi economicoesistenziale. Una crescita artistica importante,


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quella del nostro Maestro bergamasco. Un crescendo che l'ha visto al cinema o in tv duettando con attori quali Gigi Proietti, Michele Placido, Remo Girone, Luca Zingaretti, Sergio Castellitto, Alessio Boni e per i più giovani anche Riccardo Scamarcio. Insomma, Maurizio Donadoni non si è fatto mancare nulla in carriera. "Mi divido volentieri- racconta nel camerino dell'Arena del Sole di Bologna, con indosso i vestiti di scena da Iago - fra cinema e teatro. Non ho una vera e propria predilezione, anche se il contatto con il pubblico è sempre il lato più bello di questa professione. Sono due mondi e modi di recitare differenti". Un artista a tutto tondo, come si suol

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dire, che seppur di matrice teatrale, al cinema ha preso parte ad una serie di pellicole che sono tra il meglio che il grande cinema italiano abbia saputo offrire dagli anni Ottanta a oggi. Appassionato di musica fin dall'adolescenza, compie degli studi musicali al conservatorio, anche se nel 1982 sceglie la carriera teatrale esordendo come interprete dell'opera di Shakespeare "Come vi piace", accanto a Ottavia Piccolo. Del resto, fisicamente, è imponente. Alto e possente, si adatta ai ruoli più disparati ma quelli "da combattente" sono i migliori: memorabile il ruolo di "Aiace" a Siracusa, nell'arena che fu fulcro dell'arte recitativa ai tempi

della Magna Grecia. Complice anche la location, fu un grande successo soprattutto per l'interpretazione magistrale del "nostro" attore bergamasco. Senza dimenticare il "Riccardo Terzo", anche qui prova magistrale. Aldilà delle celebrazioni, doverose ci mancherebbe, sul suo ruolo primario nel mondo artistico italiano, è necessario raccontarne anche le difficoltà nel raggiungere simili traguardi e soprattutto gli scenari futuri in previsione di un nuovo progetto professionale. "Sono nato a Bergamo e sono molto legato alla mia terra d'origine. Ho gli affetti, la famiglia, i ricordi d'infanzia e mi piacerebbe ritornarci più spesso rispetto a quanto riesco a fare oggi. Purtroppo il nostro lavoro è zingaro, ci porta a girare il mondo in continuazione ed è difficile essere stanziali accanto alle persone che ci amano e che ci vogliono bene, come può fare chi lavora in ufficio". E a proposito di lavoro, ecco il primo affondo: "Il nostro è un settore non sempre considerato nella giusta misura, conosco validissimi attori che devono mantenersi con altre attività per andare avanti. Sono giovani, hanno grande voglia di fare e resistono stringendo i denti e vivendo praticamente alla giornata. Ma come puoi pensare di costruire un futuro così? Ai miei tempi non c'era nulla di scontato, per carità, ma adesso è molto più dura. Sono stato fortunato ad avere una carriera stabile, anche se non è stato assolutamente facile. Ma per i giovani che volessero intraprendere questa carriera cosa possiamo garantire? E' il sistema che non va bene, stiamo lentamente ed inesorabilmente distruggendo quanto di buono fatto in passato". A tal proposito, è doveroso un accenno a Bergamo e alla sua storia teatrale. "Un mio rammarico? E' non avere mai trovato delle persone che avessero la lungimiranza e la capacità imprenditoriale per capire quanto si sarebbe potuto creare nella nostra città. Con il professore di storia dell'arte dell'Università di Bergamo, il grande Benvenuto Cuminetti, si era iniziato a valutare alcune iniziative volte a valorizzare il nostro teatro. Purtroppo ci ha lasciati prematuramente e nessuno ha mai ritenuto di raccoglierne l'eredità". Gli obiettivi erano molto alti: "Mi sarebbe piaciuto creare qualcosa d'importante, una compagnia teatrale nazionale del Donizetti, facendo diventare il nostro teatro una fucina di talenti e dando una mano anche ai tanti giovani che vogliono intraprendere questa carriera. Del resto io sono partito da zero, dall'Oratorio delle Grazie di Bergamo in cui c'era 87


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un fantastico corso sperimentale di recitazione. Ma per fare il passo definitivo ho dovuto spostarmi e questo è davvero un peccato per la nostra città. Anche perché, come molti ben sanno, il teatro Donizetti è un'eccellenza nel panorama nazionale, ma piano piano sta perdendo terreno. Servirebbe più fiducia in noi stessi (bergamaschi, n.d.r.), più passione ed entusiasmo. E' un errore pensare che la cultura in genere, ma nello specifico il nostro teatro, non possano essere anche un'opportunità di profitto come una qualsiasi impresa che si rispetti". Ad un certo punto, Maurizio Donadoni s'interrompe, sistemandosi la cintura da Iago e risedendosi sulla poltrona del camerino. Forse sta riflettendo che "Nemo propheta in patria (sua)", ovvero che nessuno (purtroppo, aggiungiamo noi) è profeta nella propria patria. Invece aggiunge: "Nessuno sa, forse pochi, che Bergamo ai primi del Novecento era famosissima nel mondo per un premio internazionale di prestigiatori e magia. Merito soprattutto di Enrico Rastelli. Venivano da tutto il mondo, questo per me è rendere grande la propria città. L'amore per la propria terra e le radici innanzitutto: proprio per questo ritengo il Teatro Donizetti un gioiello che tutti ci invidiano e che potrebbe ambire a molto di più, creare per esempio un progetto teatrale di respiro internazionale che sappia richiamare grandi artisti. E credetemi che non esagero per troppo amore della mia terra, di teatri così ce ne sono davvero pochi in Italia e nel mondo". La piacevole chiacchierata procede spedita, fra ricordi di giovinezza e l'esteso elenco delle opere a cui ha preso parte Donadoni. Fino ad arrivare ai progetti futuri in cantiere: "Ho acquistato una chiesetta sconsacrata a Viterbo, con un bellissimo noccioleto. E' il mio piccolo sogno nel cassetto: mi piacerebbe renderla una scuola artistica sperimentale. Magari con un piccolo ristorante in cui si mangia e si dà spazio ai giovani per imparare le arti a tutto tondo sul palco allestito sull'ex altare". Intanto, Maurizio Donadoni la utilizza come sua personale "valvola di sfogo": "Per adesso ci vado da solo, suono la mia tromba nella mia chiesetta e mi rilasso. Coltivo qualche cosa nei terreni e riesco a rigenerarmi. Ma chissà cosa m'inventerò per il futuro, la recitazione è il mio passato e il mio presente. Ma non disdegno la scrittura di opere teatrali, attività che già svolgo, e l'insegnamento. Vedremo. Ovviamente, se ci fosse qualche progetto interessante e la mia città mi chiamasse al suo cospetto, sarei pronto a mettere a disposizione la mia persona e la mia esperienza". Parola di Maurizio Donadoni, colui che - osservandolo dalla platea del teatro di Bologna (non avendone mai avuto l'occasione di ammirarlo così da vicino come la seconda fila) -, dimostra grande padronanza del palcoscenico, capacità e serenità dialettica e figurativa. Insomma, un attore così avrebbe molto da insegnare ai suoi concittadini. Non a caso i colleghi sul palco, durante le prove e non solo, lo chiamano "Maestro". Sarà un caso? Ai posteri l'ardua sentenza.

DA REMO GIRONE A MARCELLO MASTROIANNI: UNA VITA D'ARTISTA VERO La carriera di Maurizio Donadoni è un continuo crescendo di successi e grandi progetti, sia teatrali sia cinematografici e televisivi. Ma vediamo nel dettaglio qual è stato il suo vero percorso artistico nei tre filoni di appartenenza: teatro, cinema e televisione. Dopo l'esordio sul palcoscenico accanto ad Ottavia Piccolo, come già detto, nello stesso anno viene contattato da Gabriele Lavia che lo vuole al suo fianco in una rappresentazione teatrale de "Amleto", passando poi vicino a Remo Girone e Paolo Graziosi ne "Troilo e Cressida", mentre l'anno successivo è ne "I masnadieri", per la regia di Lavia, nel ruolo di Schweiter. Insomma, il teatro è il suo primo grande amore da "Bestia da stile" (1986, che gli ha permesso di vincere il premio Ubu) con Marisa Fabbri a "Ritratto di Dorian Gray", fino a Ronconi che lo imporrà nel 1988 ne "I dialoghi delle Carmelitane" e ne "Rosamunda" (1989), senza contare "La vita è sogno" (1991). L'esordio cinematografico è invece segnato dalla pellicola Storia di Piera (1983) di Marco Ferreri, accanto a Isabelle Huppert, Marcello Mastroianni, Hanna Schygulla e Loredana Berté e la sua performance sarà così soddisfacente da spingere il grande e dimenticato Ferreri a imporlo anche ne Il futuro è donna (1984) e I love you (1986). Altro importante regista nella sua carriera è Marco Tullio Giordana che lo dirige nel film tv Notti e nebbie (1984), poi nella pellicola Sanguepazzo (2008). La sua filmografia si completa con titoli come: Prima del futuro (1985), Anche lei fumava il sigaro(1985), Il caso Moro (1986), La coda del diavolo (1986) e i film tv La sonata a Kreutzer (1985), Un bambino di nome Gesù (1987) per la regia di Franco Rossi. Dopo aver recitato nel thriller Caramelle da uno sconosciuto (1987), è accanto a Jeanne Moreau in Remake (1987), entrando poi nei cast de: Il volpone (1988), Qualcuno in ascolto (1988), della fiction La bugiarda (1989) diretto da Franco Giraldi - che lo vorrà anche per la miniserie Isabella la ladra (1986) - e del telefilm Requiem per voce e pianoforte (1991). All'inizio degli Anni Novanta, recita con Stefania Sandrelli ne Evelina e i suoi figli (1990) e con Max von Sydow in Una vita scellerata (1990), ma anche ne Riflessi in un cielo scuro (1991). Si reinventa persino autore di drammi come "Fosse piaciuto al cielo" (1991) e "Memoria di classe" (1994, sulla tragedia del Vajont) che hanno vinto diversi premi teatrali. Alternativamente passa da televisione a cinema: Tutti gli uomini di Sara (1992), Portagli i miei saluti - Avanzi di galera (1993), le miniserie L'ispettore anticrimine (1992) e Scoop (1992) e i film tv Processo di famiglia (1992) e Doris una diva del regime (1993). Interprete spesso usato da Antonello Grimaldi, dal 1994, torna a teatro con "Line", "Notti di Picasso" e "Check-point Papa", ma continua a presenziare il grande schermo ne Testimone a rischio (1996) e Gialloparma (1999), mentre nel tubo catodico impersona il Colonnello Valente della fiction cult La piovra 9 - Il patto (1998). Spesso attore per Marco Bellocchio, recita per lui ne L'ora di religione (Il sorriso di mia madre) (2002) con Sergio Castellitto, Chiara Conti, Gigio Alberti, Donato Placido e Piera Degli Esposti e ne Il regista di matrimoni (2006) ancora con Castellitto, ma anche con Donatella Finocchiaro e Gianni Cavina. A concludere la sua lunga carriera, le pellicole Il bacio dell'orso (2002), Chi si ferma più (2004), Signora (2004), Fuoco su di me (2006) e Mare nero (2006), nonché qualche episodio de Diritto di difesa (2004), le fiction Imperium - Nerone (2004), La freccia nera (2006), Caravaggio (2007) e Pinocchio (2008), nell'azzeccato ruolo di Mangiafuoco.

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AUTO

RANGHETTI UNO

Auto Ranghetti Uno S.r.l. Viale Manzoni 17/a - 24047 Treviglio (BG) Tel. 0363 44948 - E-mail: info@autoranghettiuno.it www.autoranghettiuno.it


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RUBRICHE

BMW Perfect Drive, Olimpia-Londra passa da Bergamo MARATONA

Lo spettacolare tour organizzato dalla casa tedesca ha fatto tappa, lo scorso giovedì 12 aprile, dalla città dei Mille, grazie alla concessionaria ufficiale Lario Bergauto 90

PHOTO: GIORGIO CHIESA

e qualcuno si stesse chiedendo cosa fosse quella spettacolare carovana di vetture BMW che lo scorso giovedì 12 aprile ha attraversato Bergamo arrivando da Lecco, rispondiamo che si trattava di una maratona. Proprio così, perché il nuovo tour firmato dalla casa tedesca è frutto dell'ispirazione ai Giochi Olimpici del 2012: una speciale corsa da Olimpia (in Grecia) a Londra, a cui anche il sottoscritto ha avuto l'onore di prendere parte grazie alla generosità della concessionaria per Bergamo, Lecco e Sondrio Lario Bergauto.

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PARTNERSHIP OLIMPICA - Il Gruppo tedesco, infatti, è partner ufficiale di Londra 2012 ed ha già consegnato i primi 40 veicoli che saranno utilizzati per l'Olimpiade e la Paralimpiade in calendario per la prossima


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estate (rispettivamente dal 27 luglio al 12 agosto e dal 29 agosto al 9 settembre). Le vetture fanno parte di una flotta che sarĂ utilizzata dal comitato organizzatore del grande evento sportivo. Si tratta, in particolare, di veicoli elettrici, diesel e ibridi che sfruttano la tecnologia Efficient Dynamics e consentono di rimanere entro i limiti di emissioni di CO2 dei 120 grammi al km fissati dal comitato organizzatore dei Giochi Olimpici. La casa di Monaco, inoltre, fornirĂ anche una gamma di motociclette e biciclette. LA MARATONA - Ma tornando all'evento, il percorso ha attraversato l'Italia per un tragitto totale di

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circa 6 mila chilometri. In particolare, la carovana formata - tra le altre - dalle tre BMW Serie 3 (una per ciascuna delle nuove Lines), ha visto lo start proprio in Grecia per raggiungere Londra, percorrendo il suolo italiano per 150 tappe, posizionate ognuna a 42 chilometri di distanza. Personalmente, è stata un'emozione unica alla guida della nuovissima BMW Serie 3 Luxury, ma anche per gli altri "tedofori" - tutti clienti della concessionaria - è stata un'occasione speciale per effettuare un vero e proprio test drive.

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PERFECT MOVEMENT - Facendo un paragone sportivo, per essere il migliore ogni atleta deve cercare i movimenti perfetti, dei movimenti di precisione millimetrica. Questo richiede un impegno costante e ossessivo per migliorarsi continuamente. E solo quando si ottiene quel movimento si dà completa espressione ad un'azione che combina armonicamente bellezza e potenza. CosÏ è la Nuova BMW Serie 3. Come gli atleti olimpici, quest'auto rappresenta il movimento perfetto, grazie alla combinazione delle sue doti dinamiche con la precisione del suo progetto. Il "Perfect Drive" - da cui ha preso il nome l'evento - ha dunque unito Olimpia a Londra sotto il segno di BMW, rendendo i partecipanti dei protagonisti. 93


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RUBRICHE

«54 Buche per la Solidarietà», terza edizione in trionfo

PHOTO: SAN MARCO

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ome tutti ormai sanno, la celebre Accademia del Tennis di Cividino organizza manifestazioni sportive con il solo scopo di raccogliere fondi da destinare ad associazioni di volontariato del territorio bergamasco. Solo per citare alcuni numeri incredibili, negli ultimi otto anni sono stati distribuiti ben 700 mila euro, e per il 2012 l'obbiettivo è quello di beneficiare altre associazioni che potranno realizzare importanti progetti di assistenza.

La manifestazione, organizzata dall'Accademia del Tennis di Cividino, si affianca al famoso «Tennis Vip» e per tre anni di fila si rivela un grande successo

DAL TENNIS AL GOLF - Ma se abbiamo imparato a conoscere e ad amare l'ormai mitico "Tennis Vip", ha fatto capolino per il terzo anno consecutivo anche l'ormai rodato "Golf Vip", che nell'edizione 2012 - "52 Buche per la Solidarietà" - è stato ospitato da tre circoli tra i più prestigiosi della Bergamasca: Golf Club Parco dei Colli, Golf Club Franciacorta e Golf Club L'Albenza. Tre

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oasi di pace che fanno sentire sereni, come ben sanno i numerosi cultori della disciplina, specialmente se assieme al colpo si unisce anche l'obbiettivo solidale che l'Accademia del Tennis da sempre si prefigge. TORNEO - Parliamo dunque di tre giornate (1, 13 e 20 aprile), nelle quali le condizioni meteo non sempre favorevoli non sono riuscite a fermare la grande anima solidale dell'organizzazione. In cabina di regia, come sempre, c'era Giovanni Licini (deus ex machina del "Tennis Vip" e sempre in prima fila), con Dario Colloi e Giancarlo Ongis, quest'ultimo tra i principali trascinatori della manifestazione, che si è conclusa in grande stile alla Cantalupa di Brusaporto, con la serata dedicata alle premiazioni. I partecipanti? Ben 330, tutti fieri d'indossare

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la casacca "Vip" onorando il torneo con grande sportività, passione e con quella voglia di fare del bene che è semplicemente difficile, se non impossibile, da raccontare. SOLIDARIETA' - "L'Accademia del Tennis Vip - ha affermato Giovanni Licini - si è ormai avvicinata in modo continuativo al mondo del golf. Eravamo inesperti ma con l'aiuto di persone che si sono rese disponibili grazie alla loro professionalità, siamo riusciti a consolidare questo evento. Abbiamo allestito un circuito di tre gare, nei circoli che sono punti di riferimento per i golfisti del nostro territorio. I veri vincitori sono stati tutti coloro che hanno dato l'adesione a questa nostra sfida, perché è con la loro presenza se siamo riusciti a fare ancora una volta la differenza". 97


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RUBRICHE

Iperauto Bergamo, la filosofia del «Service» 98


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ASSISTENZA

E' il know-how acquisito ciò che sta alla base del successo della concessionaria di Borgo Palazzo: post vendita, cortesia e un servizio dedicato

ual è il segreto di Iperauto Bergamo? A dire la verità non possiamo parlare solo di un fattore, ma di un mix di qualità e know-how che la proprietà ha saputo infondere alla sua sede bergamasca. La prosecuzione della fortunata attività imprenditoriale - nata alla fine degli anni '80

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e che prima di approdare in via Borgo Palazzo ha toccato con altri marchi Sondrio, Pian Camuno, Lecco, Como, Cantù ed Erba - è la dimostrazione lampante di come un'oculata gestione e uno spirito sempre più intraprendente nel mondo automobilistico possano alla lunga ripagare gli sforzi fatti, anche in un periodo difficile come questo. Iperauto Bergamo nella Città dei 100

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Mille è sinonimo di Jaguar, Volvo e Land Rover. E proprio quest'ultimo prestigioso marchio di cui Iperauto Bergamo rappresenta l'unica concessionaria ufficiale per la città e la provincia è l'ultimo tassello del puzzle di una trentennale storia imprenditoriale.

Borgo Palazzo sono assistenza, cura per il cliente e Service dedicato Land Rover. Iperauto Bergamo è capace di rispondere alle esigenze della clientela, puntando sulla cortesia non solo nella vendita, ma anche e soprattutto nel post vendita.

POST VENDITA - I maggiori punti di forza della concessionaria di Via

SERVICE - Il Service Land Rover è capace di rispondere ad ogni esigen-


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za e di coccolare tutte le vetture della gamma, dalla insormontabile Defender, alla nuova arrivata Range Rover Evoque. La squadra è composta da 10 persone dedicate al marchio con una lunga esperienza maturata sia sul campo che attraverso i corsi tecnici Land Rover: non ci sorprende quindi sapere che molti clienti arrivano dalle province limi-

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trofe per rivolgersi all'assistenza di Iperauto Bergamo. SUL CAMPO - La proprietà ha deciso di compiere investimenti decisi per l'assistenza e il post-vendita, mettendo a disposizione dei clienti veicoli sostitutivi, e qualora il cliente lo richiedesse, consegnando l'auto a domicilio. Per gli interventi spot sono

state allestite due sale d'attesa complete di tutto l'occorrente (riviste, quotidiani, wifi gratuito, solo per fare alcuni esempi) per rendere più gradevole l'attesa. La tempestività delle comunicazioni? Anche questa incredibilmente celere grazie alle telefoniste dedicate e ad un servizio di sms capace di avvisare immediatamente il cliente quando l'auto è pronta.


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MOTORI

Design: l'ultima versione F30, si rinnova completamente, senza tuttavia perdere il suo DNA da atleta e quel family feeling che piace tanto agli italiani 102

ARTICOLO DI LUCA T. BILOTTA PHOTO: GIORGIO CHIESA

a Serie 3 non rappresenta solo il modello cardine dell'intera gamma BMW, suo è infatti il 32% dell'intero immatricolato auto, ma anche gran parte della storia evolutiva del marchio dell'elica. La nuova generazione della celebre vettura tedesca si distingue per un frontale più basso e sportivo, caratterizzato dagli elementi stilistici tipici di casa BMW. Il caratteristico temperamento sportivo della 3 viene nuovamente confermato: il vero asso nella manica rimane quindi il binomio fra dinamica e piacere di guida, entrambe superiori rispetto a quanto assi-

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curato dalla diretta concorrenza. Ovviamente un altro fulcro in casa BMW - mai stato così "caro" agli italiani visto l'attuale prezzo di un pieno (benzina o diesel che sia) - è che il modello provato per voi lettori di Bergamo Economia rappresenta un'auto "forte" nell'estetica e nei contenuti - fra tecnica e tecnologia, ovviamente -, ma assolutamente "debole" nei costi di gestione. Ovvero? La versione da 116 cavalli da 2.0 litri è assolutamente parca nei consumi, ma a prestazioni non ha nulla da invidiare alle sorelle. Entriamo nel dettaglio di questa bellissima berlina.


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BMW 316d, il fascino del risparmio PROVATA PER VOI

Parca nei consumi, non si limita nelle prestazioni Abbiamo provato per voi lettori, in Valcalepio fin su nei vigneti dell’azienda agricola «Le Mojole» la versione da 116 cavalli con un motore 2.0 litri diesel sovralimentato capace di toccare i 200 km/h

DESIGN - Parlando in linee generali dell'ultima versione, la F30, si rinnova completamente, senza tuttavia perdere il suo DNA da atleta e quel family feeling che ancora oggi l'accomuna con le vecchie generazioni del modello: il filo conduttore passa attraverso una qualità costruttiva da segmento superiore, accompagnata da una cura estetica che non lascia nulla al caso e dalla capacità di saper garantire al suo "pilota" una guidabilità da auto sportiva. Interessante la capacità della Serie 3 di aumentare le sue dimensioni esterne nel corso della sua ultima evoluzione senza compromettere il peso, che resta allineato al modello precedente, risultando addirittura più contenuto su alcune versioni come la nostra in mano, declina-

zione berlina, grazie alla complicità della concessionaria ufficiale BMW Lario Bergauto. Il frontale si caratterizza per la presenza delle due prese d'aria laterali che sostituiscono la presa d'aria centrale; prese laterali che presentano anche le aperture verticali denominate Air Curtain, che incrementano la circolazione dei flussi d'aria con positive ricadute in termini di aerodinamicità e, quindi, di consumi e prestazioni. INTERNI - Anche qui l'impatto estetico è all'insegna della continuità, con il giusto connubio tra eleganza e sportività che è ormai la consuetudine per le auto della casa bavarese. In particolare, la plancia è ora più curata e pratica, con le vaschette portaog-

Interni: tre i livelli di allestimento Ovvero Sport Line, Luxury Line e Modern Line, in modo da interpretare nel migliore dei modi i vari gusti della clientela 103


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getti posti nella consolle centrale. Sono tre i livelli di allestimento per gli interni: Sport Line, Luxury Line e Modern Line, in modo da interpretare nel migliore dei modi i vari gusti della clientela. L'abitacolo è più spazioso, in particolare per quanto riguarda la parte posteriore, dove aumenta lo spazio per le ginocchia e per la testa. Il bagagliaio ha una capacità di 480 litri. MOTORE - La vera novità di questo bellissimo mezzo, però, è senza ombra di dubbio il propulsore. Questa volta non parliamo di un bolide supersonico, bensì di un'auto comoda e performante, capace di regalare comunque una brillante ripresa ai propri guidatori e di sfondare quota 200 km orari di picco massimo di velocità. Entrando nei dettagli tecnici, la nuova BMW 316d, viene equipaggiata con un motore 2.0 litri diesel sovralimentato, nella versione depotenziata da 116 cavalli e 260 Nm di coppia massima tra 1.750 e 2.500 giri/minuto, abbinato alla trazione posteriore ed al cambio manuale a sei marce o al cambio automatico sequenziale ad otto marce. La vettura, in questa configurazione, tocca i 202 chilometri orari di velocità massima, passa da zero a cento chilometri orari in 10,9 secondi (11,3 se la trasmissione è automatica), emette 115 grammi di CO2 per chilometro (116 se la trasmissione è automatica) e consuma 4,4 litri di carburante ogni cento chilometri (4,5 se la trasmissione è automatica). Come potete constatare il cuore pulsante è molto vivo e capace di regalare grandi soddisfazioni, ma non richiede un mutuo per fare il pieno al distributore.

Tecnica: con questa motorizzazione è abbinata la trazione posteriore ed il cambio manuale a sei marce o il cambio automatico sequenziale ad otto marce

LARIO BERGAUTO Via Campagnola, 50 Tel. 035 4212211 - Bergamo www.lariobergauto.bmw.it www.mobility.it

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EVENTI

CHI, DOVE E PERCHÈ PHOTO: LORIS SAMBINELLI

Solare e carismatica, ecco la nuova Boxster 106

o scorso giovedì 19 aprile era tutto pronto per il lancio bergamasco della nuova Porsche Boxster, già presentata in anteprima all'ultimo salone di Ginevra. Il Centro Porsche Bergamo Bonaldi ha organizzato una "Festa di Primavera", trasformando il celebre show-room in un elegante giardino. In collaborazione con "Vivai Rota", l'allestimento ha sposato appieno la filosofia solare, primaverile e carismatica dell'ultima nata della casa. "Una Porsche autentica - ha sottolineato l'ad Simona Bonaldi -, oggi ancora più sportiva e tecnologica, che riuscirà a soddisfare i desideri del pubblico femminile e dei giovani, che da sempre apprezzano la roadster". Nel definire lo stile della terza generazione, il gioiello tedesco sembra aver tratto ispirazione da due modelli entrati nel cuore degli appassionati: la Carrera GT del 2003 e la 918 Spyder, che ancora deve entrare in produzione. Carrozzeria alleggerita, passo allungato, carreggiate allargate, assetto ribassato e motori più efficienti sotto il profilo di consumi e prestazioni: la Boxster è stata riprogettata seguendo la ricetta adottata con successo dalla 911.

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EVENTI

CHI, DOVE E PERCHÈ PHOTO: GIORGIO CHIESA

Red Bull Paper Wings, le finali alle Cartiere Pigna 108

n evento a dir poco insolito è andato in scena lo scorso venerdì 30 marzo ad Alzano Lombardo, all'interno delle Cartiere Paolo Pigna. Stiamo parlando della finale italiana del "Red Bull Paper Wings", il campionato del mondo di aeroplani di carta riservato esclusivamente alle giovani menti degli studenti universitari. Parliamo di una kermesse giunta alla sua terza edizione, che si svolge ogni tre anni e che sta ottenendo consensi sempre maggiori: dei 48 paesi partecipanti nel 2006 si è passati agli 83 del 2009, addirittura 85 nel 2012, con ben 37 mila piloti in gara. In Italia l'evento ha toccato 18 atenei in altrettante tappe di qualificazione. Nel "Red Bull Paper Wings" vengono premiate come da tradizione tre categorie: Longest Distance (ovvero il volo più lungo), Airtime (la maggiore permanenza in aria) e Aerobatics (il volo più acrobatico). Nella categoria Longest Distance ha vinto Walter Vitale (Università di Catania) con un volo di 30,80 metri, in quella Airtime lo spagnolo Josè Manuel Barea (Università di Salerno) con 7,37 secondi, mentre nell'Aerobatics l'indonesiano Ricky Raymon (Università di Cosenza) con 23 punti assegnati dai giudici.

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EVENTI

CHI, DOVE E PERCHÈ PHOTO: LORIS SAMBINELLI

Porte aperte Lario Bergauto, in scena la nuova BMW Serie 3 110

on il porte aperte dello scorso sabato 21 e domenica 22 aprile Lario Bergauto ha voluto celebrare la nuova BMW Serie 3. Cosa dire di questa ennesima meraviglia della casa tedesca? Le abbiamo dedicato una prova su strada proprio su questo numero, mentre la concessionaria di via Campagnola ha deciso di stare vicino ai propri clienti mostrandone le sue nuove e accattivanti linee e concedendo dei test drive in giro per la Bergamasca. Oltre alla 316d di cui abbiamo trattato, i diesel di chiudono con la 320d, sempre due litri di cilindrata, che sviluppa 184 CV di potenza (4,4 litri per 100 km e 117 grammi di CO2). Mentre per i due benzina, il 4 cilindri 328i (sempre 2 litri) ha una potenza da 245 cavalli e consuma 6,3 litri/100 km, mentre l'esplosivo 335i offre una cavalleria che arriva a quota 306. E ciò nonostante non è troppo "esoso" nei consumi (13,9 chilometri con un litro). Infine, grazie alla tecnologia tedesca, le percorrenze non sono solo teoriche, perché un sistema suggerisce a chi sta al volante cosa fare per aumentare la percorrenza. Tanto che, al rifornimento, informa a quanto ammonta il "bonus" di carburante risparmiato.

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EVENTI

CHI, DOVE E PERCHÈ PHOTO: LORIS SAMBINELLI

Face2Face al Primo Livello, con «MINI Ray Line» è un'altra musica 112

partito lo scorso mercoledì 18 aprile e non poteva scegliere occasione e location migliore. Stiamo parlando del "Lario Bergauto MINI Tour", che con le sfavillanti creature della casa tedesca attraverserà numerosi locali nella Bergamasca. Si è partiti, dicevamo, con uno dei locali più di moda degli ultimi anni, il "Primo Livello" di Curno, dove un numero sempre crescente di giovani si da appuntamento per consumare la notte in compagnia. Ma il mercoledì è stato un giorno speciale anche perché si è tenuto l'ormai mitico Face2Face - soprannominato dagli organizzatori "il mercoledì che ti cambia la vita" -, un evento che raduna il popolo di Facebook a suon di musica e divertimento. Come da tradizione, la concessionaria MINI ufficiale per Bergamo e provincia Lario Bergauto ha portato un piccolo dono da ammirare durante la festa: ci riferiamo al modello di punta di tutta la linea, la MINI Countryman Cooper S da 184 cavalli. Ma la vera notizia è stata l'annuncio che nelle giornate di sabato 5 e domenica 6 maggio sarà possibile toccare con mano, all'interno dello show-room di via Campagnola, la nuova versione MINI Ray Line.

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Concessionario ufficiale Jeep - Filiale di CURNO (BG) Via Bergamo, 66 - 24035 Curno - S.S. Briantea - Tel. 035.62.28.711 info.curno@autotorino.it - www.autotorino.it


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