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GRANDI DONNE SICILIANE

Sante, guerriere, rivoluzionarie e libere: sono tante le donne siciliane che, in ogni tempo, per le loro idee o per il loro coraggio, spinte dallo spirito di ribellione e giustizia o mosse dalla fede, hanno scritto pagine importanti della storia. Per tale ragione meritano di essere riconosciute, ricordate e ringraziate: sono le grandi figlie di questa prolifica isola, donna anch’essa, la Sicilia.

LE “DONNE PIONIERE”

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Non tutti sanno, forse, che la prima donna al mondo ad esercitare la professione medica fu Virdimura, una catanese di religione ebraica che, nel 1300, seguì la professione del marito e si mise al servizio dei bisognosi della città. Molti secoli dopo, sempre a Catania, nacque Dora Musumeci, prima donna jazzista italiana negli anni ’50.

È, invece, di Caronia, Francesca Mirabile Mancusio, la prima donna in Italia ad aver conseguito la patente di guida (e non la sola licenza) nel 1913.

Siciliana è anche la prima donna in Europa ad aver indossato i pantaloni: fu Francisca Massara, nel 1698, a compiere quello che allora fu un vero e proprio atto rivoluzionario!

Rivoluzionarie E Libere

A proposito di rivoluzioni: come non ricordare la baronessa catanese Maria Paternò che nel 1808 riuscì ad ottenere il divorzio dal marito grazie ad un articolo del Codice Napoleonico allora vigente? Pensate: fu la prima donna in Italia!

Era il 1945, invece, quando la ragusana Maria Occhipinti, al quinto mese di gravidanza, si sdraiò per strada davanti un autocarro per opporsi all’arruolamento forzato dei giovani siciliani chiamati a partecipare alla guerra. Memorabile!

Franca Viola a metà del secolo scorso, rifiutò il “matrimonio riparatore” con l’uomo che l’aveva rapita e violentata. Fu la prima ad opporsi a quella legge, abrogata nel 1981 (che permetteva agli stupratori di evitare la condanna sposando la propria vittima) divenendo simbolo dell’emancipazione femminile e icona di coraggio e libertà. Troverete in questo numero in un articolo a lei dedicato.

PRONTE ALL’ATTACCO

È lungo l’elenco delle donne che non hanno temuto di impugnare le armi opponendosi al nemico. Si pensi alle eroine messinesi Dina e Clarenza che nel 1283 difesero la città dall’assedio delle truppe di Carlo I d’Angiò, l’una sventando un attacco agguerrito contro i nemici, l’altra richiamando tutta la popolazione al suon di campane. È per tale motivo che nel maestoso orologio meccanico di Messina sono state costruite, in loro memoria, due statue bronzee dall’aspetto angelico che, dall’alto, vegliano la città e hanno il compito di suonare le campane.

Sapete, invece, che il cannone conservato al Museo Civico di Catania appartenne ad una donna? Proprio così: se ne impossessò Peppa “la Cannonera” che, nel 1860, con astuzia tese un agguato alle truppe borboniche e difese eroicamente la città. Con lo stesso obiettivo di scacciare i

Borboni, a Messina, si distinse Rosa Donato, conosciuta anche come “artigliera del popolo, attaccando con prodezza le truppe nemiche per mezzo di un vecchio cannone.

Le Sante

Violentate e torturate, Agata a Catania e Lucia a Siracusa incarnano lo spirito tenace e forte di questa terra. Furono, nei primi secoli del cristianesimo, donne capaci di ribellarsi ai matrimoni combinati andando incontro alla morte pur di difendere il loro credo. Rosalia, a Palermo, invece rinunciò agli agi di corte per dedicarsi alla vita contemplativa sul monte Pellegrino. Decise e libere: ecco le Sante di Sicilia!

Senza Paura Contro La Mafia

Da Serafina Battaglia, la prima donna che a seguito dell’uccisione del figlio, testimoniò contro la mafia, all’attivista Michela Buscemi, prima donna a costituirsi parte civile al maxiprocesso di Palermo del 1985, dopo l’omicidio dei due fratelli. Pensiamo, ancora, a Francesca Morvillo, moglie del magistrato Giovanni Falcone, che consacrò tutta la sua vita al servizio della giustizia insieme al marito, ma anche al coraggio della giovanissima Rita Atria, figlia di un boss mafioso che divenne collaboratrice di giustizia seguendo l’esempio della cognata Piera Aiello.

L’elenco sarebbe ancora lungo.

A tutte va la nostra riconoscenza e l’indelebile memoria: perché le loro azioni e il loro coraggio siano testimoniati nei secoli.

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