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“Un inconfessabilesegreto”: il romanzo di Gloriana Orlando nell’anima di San Berillo

“... Convivevano, a stretto contatto di gomito, carrettieri, intrallazzeri di vario genere, piccoli artigiani, artisti, avvocati, professori... a poca distanza da tuguri e case terrane, prive anche dei servizi igienici, si trovavano costruzioni dignitose, palazzetti di buon gusto e... postriboli di tutti i tipi...”. Le prime pagine di “Un inconfessabile segreto” si aprono descrivendo uno dei quartieri più problematici e al contempo affascinanti di Catania, San Berillo. La sua autrice, Gloriana Orlando, ne svela sin dall’inizio i tratti caratteristici, consegnando ai lettori un romanzo in cui si mescolano le sfumature del mistero con i fatti storici della città. Una Catania martoriata dalla Seconda Guerra Mondiale, che ritorna a vivere dopo la Liberazione, anch’essa teatro di grandi sofferenze per la popolazione, e che proprio in questa rinascita subisce la demolizione di San Berillo. Nel libro, le vicende dei protagonisti tratteggiano lo scorrere dell’esistenza nelle zone più interne della città etnea, immersa ora nella disperazione degli anni del conflitto, ora nel disorientamento di quanto restava da salvare e ricostruire.

Curiosi di cogliere i motivi che hanno condotto la scrittrice a narrare gli eventi del quartiere “a luci rosse” di Catania e ad intrecciarli alle vite dei personaggi del romanzo, le abbiamo rivolto qualche domanda. Gloriana Orlando è anche insegnante di Lettere, attività che svolge nella sua amata città.

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Gloriana, la trama del tuo racconto crea un intreccio con l’ambientazione, rumorosa e variopinta, del quartiere di San Berillo. Qual è il tuo legame con esso?

«Sono cresciuta in centro, in via Di Sangiuliano, ai margini di San Berillo, che allora era perfettamente inserito nel tessuto sociale di Catania; ricco di tante realtà ma non malfamato come si è soliti generalizzare. Dopo aver vissuto in varie zone, 15 anni fa sono ritornata nel quartiere e ho sentito l’esigenza di raccontare quanto accaduto: il suo cosiddetto “risanamento”. Ho condotto ricerche consultando i giornali dell’epoca e l’Archivio di Stato, ma soprattutto ascoltando le testimonianze degli ex abitanti. Le loro storie mi hanno parlato di una lacerazione mai guarita, dovuta a uno sventramento coatto che, a partire dal 1957, vide lo “spostamento” di circa 15 mila persone in zone appositamente create, prive di collegamenti con il centro e di servizi».

Il tema della prostituzione; le stradine, i vicoli, gli angoli di San Berillo brulicavano di donne che, il più delle volte per povertà, vendevano il loro corpo. Nel tuo libro parli soprattutto delle case chiuse, dalle più umili alle più raffinate, frequentate da tutti i ceti sociali. Cosa accadde in seguito allo sventramento?

«Nel 1958 fu approvata la legge Merlin che abolì la regolamentazione della prostituzione e vide la chiusura delle case di tolleranza. Tuttavia, il fenomeno della prostituzione non si arrestò ma anzi dilagò ancora di più in maniera clandestina. Le millantate motivazioni di sradicare la criminalità e offrire alle donne del quartiere la prospettiva di una vita diversa apparvero poco credibili e il progetto di costruire un quartiere moderno nel centro elegante della città stentò ad avverarsi».

Che ruolo riveste l’impegno di istituzioni e privati nei veicolare il cambiamento?

«Oggi San Berillo sta provando a riscattarsi; sia attraverso le associazioni, come Trame di Quartiere, che puntano all’integrazione di tutte le componenti del quartiere, sia tramite alcune attività commerciali, che attraggono giovani e turisti. Sono due modi diversi di fare riqualificazione, in un reticolo sociale così complesso!».

Il romanzo della Orlando è l’immagine della Sicilia più vivida e autentica, in cui convivono tutti i colori dei sentimenti umani, descritti superbamente da giochi di scrittura che alternano espressioni dialettali a termini ricercati. Leggendo, ci si immerge in una “contraddizione” stilistica, proprio come le scene di vita quotidiana, semplici, che fanno da sfondo a segreti inconfessabili.

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