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Marianna Cappellani e la passione per la lirica

La sua voce incanta tutti. Un vero talento della lirica quello di Marianna Cappellani, soprano catanese apprezzata nei teatri italiani e non solo, per la predisposizione ad interpretare diversi personaggi nel mondo del canto e della recitazione. Ha respirato in casa la musica sin da giovanissima. « La passione per la musica me l’ha trasmessa mia mamma, era una bravissima pianista. Ho iniziato a 6 anni con lo studio del pianoforte per poi avvicinarmi al canto lirico intorno ai 20 anni. La passione per la lirica è nata casualmente, mio papà, avvocato, conosceva tutte le opere a memoria, era un appassionato di lirica. A dire il vero quando ho iniziato a studiare canto avevo già abbandonato lo studio del pianoforte, mi ero iscritta in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma. Poi un evento inaspettato e molto doloroso cambiò la mia vita di diciottenne, dovetti tornare a Catania. Mio padre ebbe un brutto infarto, fu dichiarato inoperabile e si salvò grazie ad un intervento miracoloso a Bergamo. I cambiamenti avvenuti prima della sua ripresa e la paura di perderlo mi portarono ad avere disturbi alimentari. Mi riavvicinai alla musica grazie a mia madre e al consiglio di Marcello Inguscio, marito della sua cara amica Anna Maria Ritter, che le disse: “la musica è un’àncora di salvezza”. Mia madre preoccupata seguì il prezioso consiglio, mi fece riavvicinare alla musica e grazie alla mia insegnante di solfeggio Lucia Inguscio, che mi disse che avevo una bella voce, iniziai per caso lo studio del canto lirico. Non sono più riuscita a smettere, una passione grandissima grazie alla quale sono uscita da un periodo molto complicato »

Insegnamenti e tanta gavetta aiutano a forgiare le proprie abilità. « Disciplina, determinazione, sacrificio e dedizione per arrivare ad un obiettivo. La musica aiuta ad avere consapevolezza delle proprie capacità e anche dei propri limiti imparando ad accettarli e se si può a superarli »

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Per Marianna Cappellani nell’interpretare le opere di Bellini, Verdi, Mascagni, Puccini e di molti altri la sfida più ardua è quella di: «Far vivere il personaggio e non limitarsi a eseguirne correttamente le note. Mi ha aiutato moltissimo, oltre l’esperienza con grandi registi - uno fra tutti il grande Roberto De Simone - soprattutto il mio compagno, l’attore Bruno Torrisi con cui ho lavorato tanto per poter raccontare al pubblico, anche attraverso il movimento e non solo con la voce, la psicologia, la storia dei personaggi, unico modo per poter arrivare al cuore di chi ascolta. La lirica è teatro. Da siciliana il ruolo a cui sono più legata è certamente Santuzza, in Cavalleria Rusticana, ruolo psicologicamente complicato, una vittima che si trasforma in carnefice. Per lo stesso motivo mi piacerebbe interpretare il ruolo di Tosca». Anche lei è legata alla sua terra, con le sue bellezze e i suoi contrasti. «La Sicilia è la mia terra, bellissima, ricca di colori, sapori, profumi, natura irruente. Viviamo sotto un vulcano, come non essere fatalisti, come non credere nel destino? Ho un carrubeto ereditato da mio padre, appartiene alla mia famiglia da secoli, me ne prendo cura in memoria dei miei genitori, una campagna meravigliosa in provincia di Siracusa, mio padre era di Palazzolo Acreide. L’amore che provo per la Sicilia è grande anche se, vedendo certi comportamenti mi arrabbio e provo dispiacere, siamo così abituati alla bellezza di questa terra che a volte la si dà per scontata, la maltrattiamo come se non avesse bisogno di cura. Per fortuna al contrario di alcuni molti ne hanno consapevolezza e lavorano per migliorare le cose dove vanno migliorate»

In questo nuovo anno i suoi prossimi impegni sono legati alla Compagnia Zappalà Danza con i lavori de “La Nona” e “Naufragio con spettatore” e con i progetti che realizza insieme a Bruno Torrisi, progetti che uniscono la recitazione e la lirica, “Un bel dì vedremo”, “Vissi d’arte, vissi d’amore” sulla vita di Giacomo Puccini e “Cavalleria Rusticana, tra parole e musica” di Pietro Mascagni e Giovanni Verga.

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