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Il subconscio di Mirò. La
Il subconscio di Mirò
La mostra alla Fondazione Magnani-Rocca
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di Flavio ennante
La nuova stagione dell’arte in provincia di Parma si apre con la mostra dedicata all’artista spagnolo Joan Mirò: “Miró. Il colore dei sogni”. Visitabile fino al 12 dicembre presso la Fondazione Magnani-Rocca, è curata da Stefano Roffi, Direttore scientifico della Fondazione, ed è realizzata in collaborazione con Fundación MAPFRE di Madrid, inoltre vanta il contributo di studiosi sia spagnoli che italiani. È proprio a Roffi che affidiamo un primo commento sull’artista e sul perchè è così adatta la Fondazione Magnani-Rocca ad ospitare questa esposizione: “Miró dipinge ispirandosi alle forme della natura, ma anche alla musica; per un periodo compone poesie di stile surrealista, seguendo meccanismi psicologici simili a quelli adottati in pittura. Egli aspirava chiara-
mente al divino e la musica e la poesia erano le sue fonti di ispi-
razione. Talvolta le parole compaiono anche nei quadri, costituendo la loro chiave di lettura. Un rapporto fra pittura-musica-poesia che
ben si accorda con gli interessi e
la sensibilità di Luigi Magnani, fondatore della Magnani-Rocca”. Miró fu uno dei più radicali teorici del surrealismo, si può descrivere come il più surrealista fra tutto il gruppo; non si dedicava solo alle tele, ma creò anche sfusi di ceramica e sculture di bronzo. Negli ultimi anni di vita, dunque
negli anni ‘80, Miró concepì le
sue idee più radicali, interessandosi alla scultura gassosa ed alla pittura quadridimensionale. Il percorso espositivo conta circa cinquanta opere, e si snoda come uno spartito musicale, evidenziando così la sfida continua dell’artista nei confronti della pittura tradizionale. “É chiaro in opere come
“Cheveaux mis en fuite par un
Claude Monet (1840-1926) Iris vers 1924-1925, huile sur toile, 105x73 cm. Paris, musée Marmottan Monet, legs Michel Monet, 1966. Inv. 5076 © Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris
A destra: Claude Monet (1840-1926) Nymphéas vers 1916-1919, huile sur toile, 130x152 cm. Paris, musée Marmottan Monet, legs Michel Monet, 1966. Inv. 5098 © Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris
oiseau” “ dove Mirò letteralmente massacra - evidenzia il curatore - la pittura comunemente intesa, con un certo parallelismo con l’Espressionismo americano nell’idea che la pittura dovesse essere un getto
continuo scaturito da una pro-
fonda esplosione creativa, pur garantendo alle proprie forme una dirompente integrità individuale malgrado le metamorfosi subite”. Attraverso questo viaggio nel mondo onirico e surreale, possiamo ammirare tele di grande formato, prevalentemente volte all’astrazione, sulle quali si muovono i temi ricorrenti che Mirò reinventa con l’uso costante di
simboli (le stelle, gli uccelli o la
donna), oltre alle fantasiose rappresentazioni di teste a sottolineare varie influenze (la tradizione
popolare, la calligrafia asiatica o
i graffiti urbani). Alcuni quadri presenti in mostra fanno pensare a cieli stellati, come “Personnage, oiseau, ètoiles” del 1944 o “Après les constellations” del 1976. Il catalogo della mostra (Silvana editoriale) presenta interessanti saggi di studiosi spagnoli, tedeschi e italiani, da non perdere. s l
Sentivo un profondo desiderio di evasione. Mi richiudevo liberamente in me stesso. La notte, la musica e le stelle cominciarono ad avere una parte sempre più importante ”nei miei quadri. Joan Mirò
MIRÓ Il colore dei sogni
11 settembre - 12 dicembre 2021 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo
INFO T. +39 0521 848327 info@magnanirocca.it
Da martedì a venerdì 10.00 - 18.00 Sabato, domenica e festivi 10.00 - 19.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.magnanirocca.it
Mark Kostabi
American Dream
di vincenzo chetta
Sopra: (Above:)
“The dream continues“
olio su tela (oil on canvas)
2021 25x30 cm.
Sotto: (Below:)
“The fascination“
olio su tela (oil on canvas)
2020 120x90 cm.
La prima volta che vidi un dipinto di Kostabi ne fui folgorato… Uno sfondo metafisico alla “De Chirico” con figure senza volto simili a quelle di Keith Haring, ma più armoniose, definite e soprattutto colorate. Conoscevo le sue opere con personaggi senza volto e per me lui era un artista senza volto. All’inizio della sua carriera era istrionico, capelli dalle tonalità punk, occhiali da sole e look anni ‘80, era quello che lui consiglia oggi “essere personaggio” : ogni suo passaggio è
stato un tassello fondamentale nel percorso artistico che lo ha accompagnato
per oltre 40 anni di attività. Ad oggi è Kostabi l’artista in attività con la più alta produzione di opere d’arte, croce e delizia dell’artista, criticato e osannato allo stesso tempo (o lo ami o lo odi), in realtà le critiche arrivano da chi invidia il suo essere riuscito a coronare il sogno americano: “American Dream”, speranza che attraverso il duro lavoro e la determinazione sia possibile raggiungere un migliore tenore di vita e la prosperità economica, qualunque sia il punto di partenza.
Mark è un grande artista con spiccate
doti creative e imprenditoriali, simpatico, saggio e dispensatore di consigli. Pochi sono gli artisti con tutte queste qualità. Ho avuto il piacere di incontrarlo nuovamente e poter fare due chiacchiere in tranquillità dopo questi mesi pandemici che hanno reso difficili i suoi soliti spostamenti tra New York e Roma, dove il suo spiccato senso estetico lo ha spinto verso una delle zone più belle della città eterna, a due passi dal Colosseo.
Vincenzo Chetta: Ciao Mark, come va? È un po’ che non ci vediamo, questa pandemia ha allontanato fisicamente tutti noi. Come è stato per te questo periodo, sia dal punto di vista artistico che dal punto di vista personale? Mark Kostabi: Ciao Vincenzo, provo enorme empatia per tutti coloro che stanno soffrendo per la pandemia, ma sono al tempo stesso sollevato per la mia situazione: la mia
vita, l’arte, la musica e gli affari sono
fiorenti. Sono stato molto fortunato per non aver sofferto. Il mio unico disagio è dover indossare la mascherina, che è fastidiosa, ma necessaria per l’umanità. Sono stato vaccinato e non sento più il bisogno di indossare la mascherina, ma lo faccio per rispettare le regole. Artisticamente, sono stato più produttivo e ispirato che mai e sono felice che le vendite siano state buone! Ho una lunga lista d’attesa per i miei quadri. V.C.: Ora fortunatamente ci sono i vaccini che ci semplificano un po’ le cose, in Italia per gli ingressi in Musei, fiere ed eventi è obbligatorio il green pass, tu come la pensi? Credi che sia il modo migliore per poter tenere aperti i luoghi di cultura? M.K.: Sì, sono vaccinato e spero che tutti gli altri facciano lo stesso. Non ho paura dei vaccini e credo negli scienziati. Finora tutto quello che hanno detto si è sempre rivelato corretto. Hanno detto che in seguito dell’inoculazione ci sarebbe stato qualche disagio, e seppur lieve c’è stato, ma ora mi sento protetto, e in base alle statistiche lo sono. Cono-
sco molte persone che sono no vax e quando chiedo loro perché, di solito dicono che hanno paura. Bene, io sono una delle tante prove che dimostrano che non c’è pericolo nel farsi vaccinare. Può solo aiutare, e lo farà... V.C.: Torniamo in pieno a parlare d’arte. Mark, tu hai evoluto il concetto di ripetibilità, da non confondere con la ripetibilità dell’arte digitale, inserendo i tuoi soggetti in contesti differenti, anche traendo ispirazione tra grandi nomi del passato. Ci puoi spiegare come giochi sull’emotività del messaggio collocando in un contesto differente la stessa figura, ed ottenendo quindi un nuovo quadro ed una lettura completamente differente? M.K.: Sto cercando di creare l’arte più interessante possibile. Voglio che la mia arte resista alla prova del tempo. Come l’opera dei pittori di Pompei prima dell’eruzione del Vesuvio. C’era un certo aspetto in tutti quei grandi affreschi. Voglio che i dipinti di Kostabi abbiano lo stesso status stilistico storico artistico, ma con un’ironia concettuale. V.C.: Uno dei tuoi primi consigli (ne parlammo anche su BIANCOSCURO #18) è “Sii personaggio”. Warhol la parrucca, Dalì i baffi, tu sei riconosciuto anche perchè sei il primo artista con una batteria di artisti (finemente selezionati) che dipingono per te. All’inizio questa cosa ha fatto scandalo, poi il programma televisi-
M.K.: L’odio è la strada sbagliata e porta solo a più miseria per coloro che la
scelgono. È meglio considerare la situazione degli altri che potenzialmente stai odiando.
” “Sto cercando di creare l’arte più interessante possibile. Voglio che la mia arte resista alla prova del tempo... I’m basically trying to create the most interesting art possible. I want my art to stand the test of time...
vo “Lifestyles of the Rich and Famous” ti ha dedicato una puntata. Avendo solo 6 collaboratori hai ben pensato di aggiungere amici al tuo staff per dare l’idea, durante le riprese, di avere una grossa factory ed è stata una mossa geniale poiché hai avuto un’enorme pubblicità per la tua arte e hai davvero potuto assumere più persone. Cosa vorresti rispondere ai tuoi haters? Anch’io sono stato tentato di odiare certe persone, ma è una perdita di tempo. Meglio dare l’esempio e ignorare gli haters o offrirsi di aiutarli pagando l’istruzione universitaria dei loro figli ad esempio. V.C.: Ultimamente ho letto questo tuo pensiero su Facebook: “Circa 15 anni fa, un ex-mercante d’arte arrabbiato dell’East Village (che mi deve ancora 150 dollari)
Sopra: (Above:)
“Essential family“
olio su tela (oil on canvas)
2020 60x80 cm.
Sotto: (Below:)
“Synesthetic introspection“
olio su tela (oil on canvas)
2021 35,6x53,3 cm.
Sopra: (Above:)
“The dawn is ours“
olio su tela (oil on canvas)
2021 100x130 cm.
Sotto: (Below:)
“Immortal Moment“
olio su tela (oil on canvas)
2020 70x50 cm.
mi urlò contro nel ristorante Pink Pony su Ludlow Street, dicendo: “Non sei un artista! Sei solo un businessman!”. Oggi, un ex critico d’arte di Brooklyn, ora con sede in Canada, mi ha inviato un messaggio che dice: “Hai fatto i soldi come una persona d’affari. Non sei rispettato come artista”. Questo tuo post ha generato molte reazioni e molti commenti su Facebook e si ricollega alla mia introduzione. Io vedo il gallerista invidioso del tuo successo, ed il critico invece cerca solo di smontarti definendoti “artista non rispettato”, qual’è il tuo parere? M.K.: Purtroppo questi atteggiamenti persistono. Molte persone sprecano il loro tempo ad attaccare gli altri invece di essere proattive nel migliorare la propria vita. Questa dinamica autodistruttiva è incoraggiata dal fatto che i profitti dei media formano raccontando storie di conflitto. Lavoro e mi
batto per il giorno in cui l’umanità sco-
prirà che siamo tutti alla stessa cena e tutti brindiamo: “Alla vita!” V.C.: Tu affermi che molti artisti parlano troppo e non ascoltano niente, lo ritengo davvero appropriato, alcuni artisti hanno un ego enorme, ma se ciò da un lato è bene, dall’altro questa incapacità di ascolto fossilizza la loro carriera. Anche a te è capitato di conoscere dei bravissimi artisti che non hanno avuto successo per la loro mente chiusa? M.K.: Avere un enorme ego è una cosa positiva per un artista. Il rischio sta nel vantarsi di quell’ego in modo poco attraente. L’umiltà è attraente, ma non devi apparire debole. La cosa migliore è sapere che sei il migliore, dentro di te, ma non vantartene pubblicamente. Parla di te solo quando ti viene chiesto. V.C.: Ho visto su YouTube un video della TEDx Talks dove esponi i tuoi preziosi consigli per gli artisti (vedere anche BIANCOSCURO #18) in quell’occasione ne hai aggiunti ancora 2 molto preziosi: “Credi in te stesso” e “Non dimenticarti degli amici”... M.K.: Sì, credo davvero in queste due regole aggiuntive, meno aggressive. Sono molto grato a tutti i miei amici che mi hanno aiutato lungo la strada: Gino Natoni, Gene Luntz, Paul Kostabi, Walter Robinson, Lisa Rosen, Gene Pritsker, Paul Bridgewater, Mol-
ly Barnes, Don Lagerberg, Enrico Baj, Tony Esposito, Lucio Dalla, Heidi Follin, Wilfredo Arias, Shelly Fireman, Thomas McEvilley, George Segal, Suzanne Vega, Greesi Desiree Langovits e Ornette Coleman. V.C.: Una tua grande mostra si è appena conclusa: “From Renoir to Kostabi”, Park West Museum, Honolulu, Hawaii, puoi darci qualche curiosità su questo evento?
M.K.: Ho avuto l’onore di lavorare con
molte grandi gallerie, come Molly Barnes, Ronald Feldman, Larry Gagosian, Martin Lawrence Galleries, Semaphore, Stux, Gio Marconi, Studio d’Arte Raffaelli, Pio Monti, Guastalla, Galleria Mirò, Trifoglio Arte , Tri Art, Farina Art Group e molti altri, ma recentemente ho anche iniziato a lavorare con la Park West Gallery, famosa per aver operato su oltre 100 navi da crociera, aste di hotel e trasmissioni televisive. Hanno oltre 1.000 dipendenti e una vasta e interessante infrastruttura per vendere e consegnare arte a un pubblico molto più ampio, rispetto ai tradizionali canali di marketing artistico. Ora vendono regolarmente i miei dipinti per 150.000 dollari e oltre. Lavorare con Park West, da gennaio 2020, è stata un’avventura divertente, stimolante e redditizia nonostante gli ostacoli della pandemia. V.C.: Fra le tue prossime mostre, ne terrai una a novembre al Kingston Pop Museum (Kingston, New York): “The Kostabi Brothers”, Puoi parlarci di questa mostra che farai con Paul? M.K.: John Stavros è il direttore di quel museo. Amo Kingston! Uno dei miei migliori amici, il grande fotografo Jean Kallina, vive lì. Anche il grande bassista Tony Levin, con cui ho avuto l’onore di collaborare alla musica, vive a Kingston. John Stavros è stato ospite del mio game show, The Kostabi
Show, un programma televisivo a New York in cui le celebrità competono per
intitolare i miei quadri e ricevere premi in denaro. Da allora è diventato amico di mio fratello, Paul Kostabi, anche lui un artista con cui collaboro. Entrambi vivono a nord di Manhattan e in qualche modo questo spettacolo è nato. non vedo l’ora! Anche Paul Kostabi ha recentemente iniziato a lavorare con la Park West Gallery, quindi aspettati più mostre museali per Paul e prezzi in rapido aumento! Magari anche una cover story di Biancoscuro! V.C.: Avere Paul sulla Copertina di BIANCOSCURO sarà un grosso onore! È sempre un piacere parlare con te ed avere le tue opere sulle pagine di BIANCOSCURO. Siamo sempre felici del tempo trascorso a parlare di arte con te. s l
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Sopra: (Above:)
“Inside Job“
olio su tela (oil on canvas)
2021 25x30 cm.
Sotto: (Below:)
“Radical Blue“
olio su tela (oil on canvas)
2019 90x60 cm.
Mark Kostabi
American Dream
by vincenzo chetta
Sopra: (Above:)
“Glimpsing the infinite“
olio su tela (oil on canvas)
2021 26,6x 43,2 cm.
Sotto: (Below:)
“The unanswered question“
olio su tela (oil on canvas)
2020 120x90 cm.
The first time I saw a painting by Kostabi I was struck by it... A metaphysical “De Chirico” background with faceless figures similar to those of Keith Haring, but more harmonious, defined and especially colorful. I knew his works of faceless characters and for me he was a faceless artist. At the beginning of his career he was histrionic, hair from punk shades, sunglasses and look 80s, was what he recommends today “be a character” : each step was a fun-
damental part of the artistic career that has accompanied him for over 40 years of activity.
Today Kostabi is the artist in activity with the highest production of works of art, “cross and delight of the artist”, criticized and acclaimed at the same time (or love or hate), in reality the criticism comes from those who envy his having succeeded in crowning the American dream, hope that through hard work and determination it will be possible to achieve a better standard of living and economic prosperity, whatever the starting point.
Mark is a great artist with strong cre-
ative and entrepreneurial skills, funny, wise and dispenser of advice. Few are the artists with all these qualities... I had the pleasure of meeting him again and having a quiet chat after these pandemic months that have made difficult his usual commutes between New York and Rome, where the strong aesthetic sense of Kostabi pushed him towards one of the most beautiful areas of the eternal city, a stone’s throw from the Colosseum.
Vincenzo Chetta: Hi Mark, how’s it going? It’s been a while since we’ve seen each other, this pandemic has physically alienated all of us. How this period has been for you, both from the artistic point of view and from the personal point of view? Mark Kostabi: I feel tremendous empathy for all those who are suffering and extremely grateful for my own situation: my life, art,
music and business have been great,
thriving. I am fortunate that I have not suffered. My only inconvenience is having to wear a mask, which is annoying, but necessary for humanity. I’ve been vaccinated (Pfizer) and don’t feel I need to wear the mask much anymore, but I do so to go along with the rules. (Third World problems.) Ar-
tistically I’ve been more productive and
inspired than ever and I’m grateful that sales are so good! I have a long waiting list for my paintings. V.C.: Now fortunately there are vaccines that simplify things a bit, in Italy for the entrance in museums, fairs and events is mandatory the green pass, you as you think, you think it is the best way to
keep open places of culture?
M.K.: Yes, I’m vaccinated and I hope everyone else does the same. I have no fear of the vaccines. I believe in the scientists.
So far everything they said was correct. They said there would be some discomfort for about 3 days after every shot, and there was. But now I feel protected, and based on statistics, I am. I know a lot of people who are anti-vax and when I ask them why, they usually say they’re afraid. Well, I am one of many millions of reasons to prove why there is no danger in getting vaccinated. It can only help, and it will. stand the test of time. Like the work of painters of Pompeii before the Vesuvius eruption. There was a certain look to all those great frescoes. I want Kostabi paintings to have that same art historical stylistic status, but with conceptual irony. V.C.: One of your first tips (we also talked about it in BIANCOSCURO #18) is “Be a character”. Warhol the wig, Dalì the moustache, you are recognized also
Sopra: (Above:)
“The rythm of contemplation“
olio su tela (oil on canvas)
2020 43x27 cm.
Avere un enorme ego è una cosa positiva per un artista. Il rischio sta nel vantarsi di quell’ego in modo poco attraente. Having an enormous ego is a positive thing for an artist to have. The risk lies in boasting about that ego in an unappealing way. “ ”
V.C.: Let’s get back to art. Mark, you have evolved the concept of repeatability, not to be confused with the repeatability of digital art, inserting your subjects in different contexts, even drawing inspiration from the big names of the past... Can you explain how you play on the emotionality of the message by placing the same figure in a different context, and thus obtaining a new picture and a completely different reading? M.K.: I’m basically trying to create the most interesting art possible. I want my art to because you are the first artist with a battery of artists (finely selected) who paint for you. At first this thing made a scandal, then “Lifestyles of the Rich and Famous” dedicated an episode to you. Having only 6 collaborators you thought well to add friends to your staff to give the idea, during the shooting, to have a big factory and it was a brilliant move because you had a huge publicity for your art and you really could hire more people. What would you like to answer to your haters?
Sotto: (Below:)
“The secret in the garden“
olio su tela (oil on canvas)
2021 25x30 cm.
Sopra: (Above:)
“Masquerade“
olio su tela (oil on canvas)
2021 35,6x54,3 cm.
Sotto: (Below:)
“Luring the past“
olio su tela (oil on canvas)
2020 120x90 cm. M.K.: Hating is the wrong street and only leads to more misery for those who
choose it. It’s better to consider the situation of the others who you are potentially hating. I too have been tempted to hate certain people, but it’s a waste of time. Better to lead by example and ignore the haters or offer to help pay for their kid’s college education. V.C.: I’ve been reading this on Facebook lately: ”About 15 years ago, an angry, ex-East Village art dealer (who still owes me $150) yelled at me in the Pink Pony restaurant on Ludlow Street, saying: “You’re not an artist! You’re just a businessman!”. Today, an ex-Brooklyn based art critic, now based in Canada, sent me a message saying: “You made money as a business person. You are not respected as an artist.” This post has generated many reactions and many comments on Facebook and relates to my introduction. I see the gallerist envious of your success, and the critic instead just tries to disassemble you calling you “unfulfilled artist”, what’s your opinion? M.K.: Unfortunately these attitudes persist. Many people waste their time attacking others instead of being proactive in improving their own lives. This self-destructive dynamic is encouraged by the fact that the media profits form telling tales of conflict. I
work for the day that humanity learns that we’re all at the same dinner party
and we all toast: “To life!” V.C.: You say that many artists talk too much and don’t listen to anything, I think it is really appropriate, some artists have huge egos, but if this is good on the one hand, on the other this listening capacity fossilizes their career. You too happened to know some very good artists who were not successful for their closed mind? M.K.: Having an enormous ego is a positive thing for an artist to have. The risk lies in boasting about that ego in an unappealing way. Humility is appealing, but you must not appear weak. The best thing is
to know you’re the best ,within yourself,
but not to brag about it publicly. Only speak about yourself when you’re asked to. V.C.: I saw on Youtube a video of Tedx Talks where you expose your valuable tips for artists (see also BIANCOSCURO #18) on that occasion you added 2 very precious: “Believe in yourself” and “Don’t
forget friends”... M.K.: Sì, Yes, I truly believe in these two additional, less aggressive rules. I’m so grateful for all my friends who have helped me along the way: Gino Natoni, Gene Luntz, Paul Kostabi, Walter Robinson, Lisa Rosen, Gene Pritsker, Paul Bridgewater, Molly Barnes, Don Lagerberg, Enrico Baj, Tony Esposito, Lucio Dalla, Heidi Follin, Wilfredo Arias, Shelly Fireman, Thomas McEvilley, George Segal, Suzanne Vega, Greesi Desiree Langovits and Ornette Coleman. V.C.: A great exhibition of yours has just ended: “From Renoir to Kostabi”, Park West Museum, Honolulu, Hawaii, can you give us some curiosity about this event?
M.K.: I’ve had the honor to work with
many great galleries, like Molly Barnes, Ronald Feldman, Larry Gagosian, Martin Lawrence Galleries, Semaphore, Stux, Gio Marconi, Studio d’Arte Raffaelli, Pio Monti, Guastalla, Galleria Mirò, Trifoglio Arte, Tri Art, Farina Art Group and many others, but recently I’ve also started working with Park West Gallery, famous for operating on over 100 cruise ships, hotel auctions and telecasts. They have over 1,000 employees and a vast, interesting infrastructure for selling and delivering art to a much wider public, compared to traditional channels of art marketing. They are now routinely selling my paintin-
Sopra: (Above:)
Vincenzo Chetta e Mark Kostabi nel suo studio di Roma al termine dell'intervista
Vincenzo Chetta in Mark Kostabi’s studio in Rome, at the end of the interview gs for $150,000 and more. It’s been a fun, inspiring and profitable adventure, working with Park West, since January 2020 – despite the obstacles of the pandemic. V.C.: Among your next exhibitions, you’ll have one in November at Kingston Pop Museum (Kingston, New York): “The Kostabi Brothers”, Can you tell us about this show you’re doing with Paul?? M.K.: John Stavros is the director of that museum. I love Kingston! One of my best friends, the great photographer Jean Kallina, lives there. Also the great bassist Tony Levin, who I’ve had the honor to collaborate with on music, lives in Kingston. John Stavros was a guest on my game show, The Kosta-
bi Show, a TV show in New York where celebrities compete to title my paintin-
gs for cash awards. Since then, he became friends with my brother, Paul Kostabi, also an artist who I collaborate with. They both live north of Manhattan and somehow this show came to be. I can’t wait! Paul Kostabi has also recently started working with Park West Gallery, so expect more museum shows for Paul and rapidly rising prices! Maybe even a BIANCOSCURO cover story! V.C.: Thank you Mark, of course, having Paul as Biancoscuro cover story will be a big honor! It is always a pleasure to talk to you and have your works on BIANCOSCURO pages. We are always happy with the time spent talking about art with you. s l
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Sopra: (Above:)
“Reading between the lines“
olio su tela (oil on canvas)
2021 80x60 cm.
Sotto: (Below:)
“Forever’s gonna start tonight“
olio su tela (oil on canvas)
2021 44x44 cm.
Francesco Mazzi
Un nuovo concetto di arte totale, un palcoscenico dove l’arte si esibisce
di vincenzo chetta
Sopra: Amore di pigna tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela
Sotto: Francesco Mazzi e l’opera “Onda d’Amore”, tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela
Francesco Mazzi, artista italiano residente in Giappone (dove ha aperto una Galleria d’arte, MAZZI FINE ART, creato il logo MF e registrato un brevetto internazionale, il 3D FRAME PUSH UP), presenta le sue opere “fuori dalla cornice” al mondo dell’arte. Avvalendosi della collaborazione di un artigiano che produce le cornici utilizzando il miglior legno giapponese, le sue opere, non più costrette all’interno delle cornici, “escono” e risaltano maggiormente, anche sottolineando i dettagli realizzati con oro e pietre preziose. Ecco che l’innovazione
di Mazzi, il citato sopra 3D FRAME PUSH UP, trasforma il telaio in un pal-
coscenico dove l’arte si esibisce. Mazzi è convinto che l’arte abbia una sua memoria e raggiunga un grado di “esperienza”, così come capita a noi: le sue opere d’arte sono tutte dense di significato e nascono proprio dalla memoria storica. Nella realizzazione, l’artista si ispira ai miti ed alle leggende per creare oggetti con una memoria e forza propria. Grazie alla sua mente sempre alla ricerca di novità, realizza opere eleganti, non convenzionali che evocano attrazione mistica. Appassionato di storia e archeologia, mostra le qualità estetiche dei tempi antichi come un ricordo ancestrale che prende
vita tramite la sua filosofia ed esperien-
za: ammirando le sue opere, d’incanto tutti gli input della vita moderna vengono annientati facendo emergere il nostro “io primordiale”. Opere minimal e sofisticate, con un fortissimo messaggio antico, ma al tempo stesso contemporaneo.
Vincenzo Chetta: Buongiorno Francesco e grazie mille per aver accettato la nostra intervista. Com’è la vita del gallerista e dell’artista in Giappone? Francesco Mazzi: Buongiorno Vincenzo e grazie a voi per il vostro interesse. Da oltre 15 anni vivo in questo magico paese, e sono sicuro che non avrei potuto aprire altrove la Mazzi Fine Art, non esiste altro paese dove antiche tradizioni e modernità convivono da sempre. Non noto differenze nel creare tra Giappone e Italia, ma affinità dovute all’incredibile patrimonio storico denso di miti e leggende di questi paesi, dove in entrambi mi sento a casa. La gallerista è Maki Saegusa, mia partner e moglie. Lei ha un passato di livello essendo figlia d’arte,
il nonno famoso pittore, il padre architetto e la madre gallerista; si occupa di tutto il lato commerciale della compagnia, attraverso la sua sensibilità e intuito capisce subito i gusti dei clienti e sa come indirizzarli. In passato ha studiato a Firenze, e la sua preparazione artistica è speciale. V.C.: Perché hai deciso di aprire la Galleria proprio ad Osaka? F.M.: La baia di Osaka ci ha offerto le migliori opzioni, vicinanza all’aeroporto internazionale ed una bellissima villa in stile giapponese con il giardino interno. Qui abbiamo sviluppato una galleria non convenzionale, l’atelier, l’ufficio e la casa. V.C.: Come è nata l’originale 3D FRAME PUSH UP e che effetto ha sull’opera? F.M.: È la volontà di un nuovo inizio, quello di comunicare un linguaggio artistico mai esistito prima. Dal desiderio di interpretare il proprio tempo e pensando al futuro, la tela viene montata esternamente e liberata dalla funzione classica della cornice, che si trasforma in un palco dove l’opera si esibisce. Il rapporto simbiotico funziona grazie ai particolari rilievi e colori della creazione che comunicano con il telaio, anch’esso lavorato e decorato secondo la visione della Mazzi Fine Art, che detiene i diritti di questo modello di utilità. V.C.: Innovativo anche nell’utilizzo di materiali come oro 24K, platino, diamanti e legni antichi, parlami di come vengono combinati con la tradizionale pittura a olio. F.M.: Nel mio caso la pittura a olio diventa una “alchimia di consistenze pregiate”. Essendo un autodidatta ho avuto modo di sperimentare e pensare fuori dagli schemi. Tratto questi materiali preziosi come ingredienti, attraverso una loro precisa calibrazione raggiungo canoni estetici superiori inusuali, dove l’aspetto dell’opera ricorda una scultura e le sue consistenze, i metalli. V.C.: Tu stesso definisci i tuoi dipinti un grande investimento... F.M.: Sono un’arte basata sul nuovo rapporto tra tela e cornice, è stata definita “arte totale”. Creo pochi pezzi all’anno, venduti quasi subito, ogni lavoro è unico e realizzato con i migliori materiali possibili. Utilizzo pitture all’olio rare e tecniche miste, che danno vita a opere uniche. Un MF è pensato per durare, un oggetto importante che fluttua tra l’opera d’arte e il brand; in meno di 2 anni ho superato il centinaio di pezzi venduti, chi ha comprato inizialmente e condiviso la mia visione trova ora e il valore iniziale quasi quadruplicato. V.C.: Qual’è la tua opera alla quale sei più affezionato e perché? F.M.: La prossima opera è sempre la più importante, un lavoro intellettuale ap-
plicato alle arti estetiche dove genio e
visione s’incontrano, è perfetta come solo l’uomo non sarà mai in grado di realizzarla. Vivo in zona chiamata Lunigiana, terra antichissima chiamata anche “terra della luna” dopo avere visitato diversi siti, penso alla femminilità e bellezza di questo astro e a i culti a lei dedicati, vorrei anch’io celebrarla, specialmente la sua “pelle”... V.C.: Hai un artista che prediligi? F.M.: Ho un grande rispetto per molti artisti per ciò che hanno creato e tuttora rappresentano. Penso anche che ogni artigiano del bello cerchi di creare ciò che crede meglio per il tempo e l’ambiente che lo circonda. In termini di preferenze come uomo
Sopra: Gioielli di mare tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela.
Sotto: una vista della galleria a Osaka e l’opera “La forma della bellezza”, tecnica mista con olio emetalli preziosi su tela.
In alto: Albero della rinascita tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela.
Al centro: I colori della bellezza tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela.
In basso: I frutti del sole tecnica mista con olio e metalli preziosi su tela.
A destra: Francesco Mazzi e la gallerista Maki Saegusa, posano all’ingresso della Galleria Mazzi Fine Art a Osaka, Giappone.
Maggiori info su: www.mazzifineart.com
del 21° secolo, parlerei di periodo storico più che di nomi. Dalla preistoria, all’età dei metalli, l’arte rupestre e all’architettura lapidea legate ai luoghi di culto: mi affascina la semplicità dei segni e il loro valore comunicativo, creato da uomini ancora
impermeabili al concetto di arte come
disciplina estetica, ma devoti a oggetti propiziatori e magici. Sebbene non rappresentino i miei pensieri in termini assoluti, sono fonte di ispirazione per la filosofia Mazzi Fine Art “guardando al passato diamo forma al futuro”. V.C.: Parlaci dell’opera “Onda d’Amor”, un omaggio al maestro Hokusai… F.M.: Un’onda impetuosa e spumeggiante testimonia l’estasi dell’atto d’amore, tra la femminilità del volo di una farfalla, che si contrappone alla virilità del monte Fuji. La vera protagonista dell’opera è la figura femminile e i suoi richiami sono molteplici, le curve marine, il colore rosso cartamo derivato dai fiori simbolo di forza e potere utilizzato dalle donne in tempi antichi, la dualità della figura della farfalla a rappresentanza del sole, come la dea Amaterasu nella cultura nipponica. V.C.: Un’opera bellissima. Quali saranno i prossimi progetti della Galleria? F.M.: Preferiamo non anticipare nulla per sorprendere il nostro pubblico. Abbiamo diversi progetti e nuove idee per rendere la Mazzi Fine Art la compagnia di riferimento per Art&Design in un futuro non troppo lontano. Posso solo anticipare che al momento stiamo valutando l’acquisto di un atelier più grande in Italia... V.C.: Non vediamo l’ora di saperne di più! Francesco, che consiglio daresti ad un giovane che vorrebbe intraprendere la carriera d’artista? F.M.: Essere artista è un lavoro a tempo pieno e per distinguersi da un’offerta illimitata, bisogna essere dei professionisti con le idee chiare su ciò che si vuole realizzare e a quale clientela si vuole puntare. In una situazione socio culturale mondiale dove lo scambio d’informazione avviene in tempo reale, e si può comprare arte a tutti i prezzi, l’artista deve ragionare come un businessman e non solo lasciare fluire le sue pulsioni. Consiglierei di essere coraggiosi e pragmatici,
osare e innovare!
V.C.: Francesco ti ringrazio molto per la tua disponibilità e per l’attenzione, ti aspettiamo presto in Italia! s l