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Jago a Palazzo Bonaparte
Jago particolare di Habemus Hominem 2009 / 2016, marmo, 60x35x69 cm. Ph. Gianfranco Fortuna per Arthemisia
La sua prima antologica a Roma
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di rebecca Maniti
Per la prima volta, a Palazzo Bonaparte è in scena una mostra antologica di Jacopo Cardillo, classe 1987, scultore attento agli esempi della nostra tradizione e universalmente noto come “The Social Artist” per le innate capacità comunicative ed il grande successo che riscuote sui social. Successo social di quello “buono”, perché è grazie alle sue dirette e alle foto e video che pubblica, che coinvolge il
giovane pubblico e lo trascina a incuriosirsi per l’arte, raccontano il processo inventivo di ogni
opera, ed il percorso condiviso consente una diretta partecipazione dei suoi followers al singolo passaggio esecutivo. “Jago. The exhibition” è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Jago Art Studio, è aperta al pubblico sino a 3 luglio 2022 e la curatela è stata affidata a Maria Teresa Benedetti: “Una mostra nella quale si può essere sedotti dai nuovi linguaggi ampiamente adottati nella pratica artistica contemporanea, avvertire l’innegabile appeal della digital life, ma si può anche intuire la necessità di non escludere la storia, custode di valori che arricchiscono il nostro presente, pure così dirompentemente diverso”. Prima di raccontare la mostra, una introduzione sull’artista: Jago non è solo uno scultore, ma opera anche nella grafica e nella produzione video. Dal 2016, anno della sua prima mostra personale nella Capitale, ha vissuto e lavorato in Italia, Cina e America. È stato
professore ospite alla New York
Academy of Art, dove ha tenuto una masterclass e diverse lezioni nel 2018. Fra i tanti emozionanti momenti della sua carriera in continua ascesa, non possiamo
Jago particolare di Venere 2018, marmo, 70x70x193 cm. Ph. Gianfranco Fortuna per Arthemisia
Jago allestimento di Figlio Velato 2019, marmo, 200x100x50 cm. Ph. Gianfranco Fortuna per Arthemisia
dimenticare quando, nel 2019, in occasione della missione Beyond dell’ESA (European Space Agency), una sua scultura in marmo
è stata inviata sulla Stazione
Spaziale Internazionale. Intitolata “The First Baby” e raffigurante il feto di un neonato, è poi tornata sulla Terra a febbraio 2020. La mostra riunisce una serie di opere realizzate fino ad oggi, dai sassi di fiume scolpiti (da “Memoria di Sé” a “Excalibur”), fino alle sculture monumentali di più recente realizzazione (come “Figlio Velato” e “Pietà”), passando per creazioni meno recenti, ma più >>> BIANCOSCURO R I V I S TA d ’ A R T E
direttamente mediatiche quali il ritratto di Papa Benedetto XVI, “Habemus Hominem”. Durante i mesi di mostra, Jago lavorerà
alla sua prossima imponente scultura all’interno della sede
espositiva e sarà anche guida nelle visite organizzate: un’occasione da non perdere! s l
JAGO
The Exhibition 12 marzo - 03 luglio 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Palazzo Bonaparte, Roma
INFO
T. +39 06 8715111 Da lunedì a venerdì 09.00 - 19.00 Sabato e domenica 09.00 - 21.00 Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.mostrepalazzobonaparte.it
JAGO. The Exhibition
Palazzo Bonaparte, Roma March 12 - July 3, 2022QUESTA è LA VERSIONE FREE di
Palazzo Bonaparte in Rome will be hosting the first major exhibition devoted to JAGO from BIANCOSCURO Rivista d’Arte Trovi la versione completa, shocking nudity of the Pope Emeritus is surprising, while the image of a Venus (2018), devoid of any youthful beauty, March 12th to July 3rd, 2022. In his CARTACEA o DIGITALE upsets and prompts us to reflect upon works, he also uses tragic elements in a constant play of references, with a vision always aimed at the issues of the in abbonamento e nelle migliori fiere d’Arte. the symbolic value of beauty. On the other hand, a dramatic present day appears threatening with the presence of present, provocatively triggering the the Veiled Son (2019), a symbolic icon of timeless tragedies, connected to which is intense meditation on pain, enviewers’ reflection on the status of our times. JAGO’s genius is documented Puoi abbonarti o richiedere una copia online: for the first time in an exhibition that brings together a series of the works he artshop.biancoscuro.it closed within the desolate greatness of the Pietà (2021). Even earlier, the artist has created up to now, from sculpted had proposed a theme free from any river stones, on up to the most recent relationship with history, in replicating monumental sculptures, passing by the sequences of the heartbeat in Apway of ones that, while less recent, are parato Circolatorio (2017). Palazzo Bomore directly creations of the media, naparte will also be transformed into such as the portrait of Pope Benedict an artist’s studio: during the months XVI. Curated by Maria Teresa Bene- of the exhibition, Jago will be working detti, the exhibition connotes the key on his next impressive sculpture inside elements of a work that is continuously the exhibition venue. The exhibition is on-going and capable of constant enri- produced and organized by Arthemichment. The first witness to this is the sia with the collaboration of Jago Art sculpture work done on large stones Studio. “My sculpture is living language. gathered from a riverbed on the slopes Using a language does not mean copying of the Apuan Alps and patiently sculp- it. I identify with a language and I adopt ted with the desire to tell a personal it: I feel the need to make a connection and human story. Piety and violence with what I see, with no spirit of emulaare intertwined in the artist’s gaze. The tion. I am myself.” s l
Jago - Pietà 2021, marmo, 140x80x150 cm. Ph. Gianfranco Fortuna per Arthemisia
Giorgio Gost
Svelato il segreto delle “Pluri-bolle!”
di Vincenzo chetta
documenti unici ed originali, anni ‘70 / ‘80, scritti a mano. La carta del documento resa trasparente per far vedere il colore della tela ”sottostante, la resina sopra per conservarla e preservarla dallo scorrere del tempo.
Sopra: Pluri-bolle! Percorso nella Old Economy - 2011, bolle d’accompagnamento su tela dipinta sotto resina, 60x60x3 cm. In copertina: Pluri-Bolle! Percorso nella Old Economy - 2013, bolle d’accompagnamento su tela dipinta sotto resina, 76x61x6 cm. (Collezione privata BIANCOSCURO - Arch. BS3127-0132)
Pluri-bolle! Percorso nella Old Economy - 2010, bolle d’accompagnamento su tela dipinta sotto resina, 105x80x3 cm.
Pluri-bolle! Percorso nella Old Economy 2012, bolle d’accompagnamento su tela dipinta sotto resina, 30x40x3 cm.
I“Percorsi nella Old Economy”: questo il nome del progetto che dal 2009 viene portato avanti da Giorgio Gost, stimato ed affermato artista che vede l’inizio della sua carriera artistica nel 1988, dedicandosi alla pittura metafisica e studiando le caratteristiche concrete e filosofiche del colore, per arrivare al suo attuale percorso nel ready-made. Di questo progetto fanno parte anche le “Pluri-bolle!”: tele sagacemente dipinte e impreziosite con l’applicazione di documenti vintage originali, “salvati” dallo scorrere del tempo e dimenticati da chi ormai non volge più lo sguardo al passato ed al duro lavoro manuale ed imprenditoriale che ha creato l’economia italiana. Bolle d’accompagnamento scritte a mano, buste paga e documenti fiscali vetrificati, la carta resa trasparente per lasciar affiorare il colore della tela sottostante, ma con ancora netti i segni, i numeri e le parole usate nel redarle. Potrei così aver detto tutto su queste opere, in realtà le “Pluri-bolle!” celano un segreto, che sveleremo nell’intervista a fine articolo. Giorgio Gost è un artista intraprendente ed umile, caratteristiche che hanno fatto di lui un artista di carattere e che ne hanno permesso l’ascesa artistica. Le sue opere si possono definire Pop, nel senso lato del termine, ovvero anche dal lato economico, sono opere di valore, ma dal prezzo accessibile che ne permettono l’acquisto al popolo ed al ceto medio. Facciamo qualche domanda diretta a Giorgio per conoscerlo meglio e per capire i messaggi insiti nelle sue opere. Vincenzo Chetta: Ciao Giorgio, >>>
<<< come va? Ho delle domande sulla tua arte, domande che arrivano direttamente dai lettori. Tralascerei quelle “bizzare”, ma una te la voglio raccontare. Tempo fa, in una fiera d’arte, due persone con piglio esperto osservavano le tue opere, poi uno di loro chiese: “Belle, sono in resina?”. Ed io:“Sì, Giorgio Gost lavora quasi esclusivamente con la resina…”, interrompendomi aggiunse: “Resina? Si, ma resina di…?”. Con un grande punto interrogativo sul volto, ed incalzando enfatizzò: “Resina di pino, di cedro…”. Senza ridere risposi: “Epossidica”. Quasi offeso andò via, sono passati anni e ancora ricordo quel momento! So che tu negli anni hai fatto molta esperienza con la epossidica, anche perché la colatura non permette sbagli o ripensamenti, giusto? Giorgio Gost: Bravo, risposta molto netta e professionale al “simpatico e divertente” interlocutore! Si, è vero, gli oggetti reagiscono in modo diverso a questo “miracolo della chimica” che è la resina: la frutta e la verdura in un modo, le lattine in alluminio delle bibite in un altro, le bottiglie di vetro, la stoffa, i salumi, i ghiaccioli in altri modi ancora. Ho eseguito opere con centinaia di oggetti diversi; ero troppo appassionato ed impaziente di vedere il risultato, se buono o negativo, il mattino dopo a solidificazione avvenuta! In laboratorio
ho decine di oggetti venuti male
appesi, ma averli lì davanti agli occhi mi fa ricordare la procedura da seguire per cercare di ottenere il risultato migliore. V.C.: Vorrei parlare ora del progetto miliare “Stop time!” G.G.: “Stop time!” possiamo affermare essere il mio core project, nato tre anni dopo “Percorsi nella Old Economy”, dopo il devastante terremoto del Giappone del 2011, con l’intento di salvare per le generazioni future gli oggetti che ci circondano: denaro, pasta, biscotti, the e caffè, uova, ghiaccioli, acqua, bibite vini e champagne, componenti d’auto, orologi, profumi, CD e vinili sino ad arrivare a quotidiani, libri, cataloghi e riviste d’arte. V.C.: A proposito di riviste d’arte, nel 2014 hai avuto un’idea gentile e geniale, salvare il numero 1 di BIANCOSCURO (copertina dedicata a Giorgio Laveri) rendendolo una vera e propria opera d’arte da collezionare, come ti è venuta questa idea? G.G.: Era una sfida che ho accettato con molto piacere: il numero 1
di una serie va portato a futura
memoria, ma la sfida, quello che mi preoccupava, era renderlo ancora leggibile ai posteri e agli archeologi dei prossimi millenni. Con la pellicola che copre la carta ci sono riuscito, lo potranno rompere con martello e scalpello e potranno leggere ancora le pagine che con la sola resina si sarebbero imbevute ed incollate. An-
che di questo numero con la mia intervista ne vorrei “salvare” di-
verse copie per il futuro. V.C.: Portare avanti questo lavoro ti ha permesso anche di essere presente nelle maggiori fiere italiane con una presenza costante, migliaia di visitatori in questi
anni, passando davanti allo stand BIANCOSCURO, hanno potuto informarsi sulla rivista ed al tempo stesso conoscere dal vivo la tua arte, ma quali sono le tue esposizioni che ricordi con maggiore emozione? G.G.: Palermo, Catania, Napoli, Roma, Pavia, Milano, Novara, Reggio Emilia, Parma nelle varie istituzioni e Gallerie d’Arte che mi hanno ospitato, ma confessiamo la verità: mi sentivo fortissimo ed “unico al mondo” con le bolle e “Pluri-bolle!” pubblicate a partire dal catalogo Gost-1. Se tutto è partito è stato merito di un gallerista, Maurizio della Mag Arte di Mantova, che ha iniziato a portare le mie opere nelle fiere d’arte italiane e di quel, all’epoca, giovanissimo Pablo Carrara ora Presidente della casa d’aste Meeting Art, che nel settembre 2009 ha messo in asta il mio quadro copertina del catalogo Gost-1, presentando catalogo e opera in diretta nel pre-asta! Molto importante è ovviamente la partecipazione alla 54°Biennale di Venezia con il “Manifesto dell’Art Economy” redatto insieme al critico d’arte Alessandro Celli. Sì, ringrazio tantissimo Alessandro Celli per avermi seguito, per averne scritto nei forum di arte e per i testi… è stata una bellissima esperienza e lì, alla Biennale,
avevo presentato un “Pluri-bol-
le!” composto da ben 40 bolle su 40 tele 20x15 cm. V.C.: C’è un tuo altro filone, lo definirei spin-off del progetto “Stop time”, la serie “After”, ce ne puoi parlare? G.G.: La serie “After” è ispirata agli artisti contemporanei viventi e anche agli artisti che hanno lasciato la loro impronta nella storia dell’arte contemporanea: “After Manzoni” rappresentante il famoso “Uovo” con la sua impronta sul guscio bianco, e “After Warhol”, la classica e famosissima zuppa in scatola Campbell’s. Questi sono i primi pezzi, ai quali ne sono seguiti molti altri in omaggio dei grandi artisti come ad esempio Fontana, De Chirico, Boetti, Gilardi, Hirst, Koons, Kostabi, Basquiat Schifano, Festa, Vasarely e opere originali di Laveri, Peter Hide 311065, Alfredo Rapetti Mogol, Corpora, Paola Romano, Botin, Meli, Aubertin, Bassani, ecc… fino agli “After Giorgio Gost”. Questi ormai “Pietrificati” non rischiano più di deteriorarsi e di andare persi nei prossimi millenni per mancanza di manutenzione o restauro. Quanti artisti famosissimi per un certo periodo sono poi stati dimenticati, abbandonati e persi dai secoli scorsi ai giorni nostri? V.C.: Molti, confermo che gli artisti dimenticati sono molti. Ora, ho ancora qualche domanda prima di parlare dello scoop relativo ai “Pluri-bolle!”, domande e curiosità dei lettori. Partiamo con ordine, come è nata in te la passione per l’Arte? G.G.: Mi è sempre piaciuto tantissimo colorare cose semplici nei vari filoni: figurativo, astratto, geometrico e, visto che nell’azienda dove lavoravo si usavano resine poliestere ed epossidica, facevo esperimenti con queste su carte e tele. V.C.: Da chi o da cosa, trai maggiormente ispirazione? G.G.: Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Alighiero Boetti i “Numeri Uno” che poi ho salvato su molte tele per i prossimi millenni, e poi Fernadez Arman anche se mi definisco Anti-Arman… Lui con il suo concetto distruggeva e bruciava gli oggetti, io al contrario cerco di salvarli al meglio che posso come per scattare una fotografia sulle cose
“Stop time” Tavola imbandita, 40x60x5 cm.
“Stop time” Olio vintage
“Stop time” Accendini, 22x28x4 cm.
“After” Andy Warhol, 16x22x8 cm.
Sopra: “After” Piero Gilardi, 30x30x13 cm.
Sotto: “After” Damien Hirst, 28x21x18 cm.
<<< reali di questa epoca che mi trovo attorno… Mi ringrazieranno gli archeologi nell’anno 6.000? V.C.: Hai mai pensato di creare l’archivio Giorgio Gost? G.G.: Direi di si, in pratica, in un modo “semplice, concreto ed elementare”, proprio come mi piacciono le cose, l’archivio sarebbe quasi già completato. Ho il 90% delle foto delle opere già suddivise per anno e per numero che trovate scritto dietro alle mie opere. Manca il 10% di foto da recuperare perché non venute bene o non recuperabili dai file... Benedetta elettronica della new economy! V.C.: Un consiglio che daresti ai giovani che desiderano intraprendere la carriera di artista? G.G.: Pensateci una, due, tre, dieci volte. Appassionante, come vivere in un mondo fantastico, ti volano le ore senza che te ne rendi conto, ma bisogna ricordarsi anche di fare i conti con la realtà: nell’anno 2016 per il mio bene, il commercialista voleva farmi chiudere la Partita Iva. Avevo sforato molto con le spese ed erano naufragate le aspettative che avevo con alcune gallerie ed alcune televendite. Ho pensato di “reinventarmi” bussando la porta a parecchie aziende per reperire oggetti più o meno particolari da trasformare in opere d’arte. Sono riuscito così a sistemare i conti e proseguire con la mia grande passione. Ancora oggi non ho Fondazioni, Musei o famosissime gallerie che mi aiutano, ma tante commesse da aziende e piccole gallerie che mi fanno tenere i conti in ordine. V.C.: Parliamo ora del segreto delle “Pluri-bolle!”, un segreto rimasto celato da oltre 10 anni… G.G.: Il segreto delle “Pluri-bolle!” è che alcune di quelle bolle, ormai parte integrante dei quadri, le ho scritte io appena ventenne. Tanti ricordi dell’epoca, con quelle bolle scritte a mano, i clienti, le consegne a Parma, Piacenza e Reggio Emilia con il furgone Volkswagen T2 a 9 posti senza i sedili dietro (quello amatissimo anche dagli hippy negli anni ‘70), tante aziende che nei 40 anni seguenti purtroppo hanno chiuso. Le prime opere hanno delle bolle eseguite tra il 1988 ed il 1989; passati i 10 anni di conservazione fiscale dalla loro emissione, per evitare la distruzione le ho salvate sulle tele. Ora ho 60 anni, è dal 1978 che ho iniziato a maneggiare quelle bolle, prima da dipendente e poi fra i titolari dell’azienda. In alcuni quadri, che sono stati esposti in diverse mostre,
avevo addirittura salvato le mie
buste paga. V.C.: Devo essere sincero, da come ne parlavi e le osservavi, in passato avevo avuto un sentore, ma non avrei mai pensato che le bolle salvate erano addirittura state manoscritte da te! Un bel valore aggiunto alla serie, che se non erro, già qualche anno fa, aveva una quotazione doppia rispetto alle opere “Stop time” o “After”. G.G.: Si, ed in effetti anche se ad una “elite” di collezionisti erano pia-
ciute moltissimo, penso per la loro stranezza e per la loro unicità, ed avevano raggiunto ottime quotazioni (anche voi di BIANCOSCURO conoscete diversi collezionisti che ne sono in possesso). Cercate di convincerli a rimetterne sul mercato, così le posso rivedere e vedere se c’è ancora interesse per tutte, a prescindere che siano o no vergate da me! V.C.: Ci proverò! Adesso, prima di salutarti vuoi anticiparci qualcosa di un tuo prossimo progetto? G.G.: Per ora si continua con il fantastico ed infinito filone delle lattine olio motore. Sono riprese le fiere di componenti per automobili e moto e vi è fortissima richiesta (alcune si trovano spesso anche in gallerie d’arte e case d’asta): Shell, Esso, Mobil, Castrol, Valvoline, Motul, Gulf, Total, Texaco, Avia, Elf, Igol, Petronas in metallo, da-
gli anni ‘30 agli anni ‘80, un
panorama immenso! Poi appena possibile si torna a vini e champagne… Peccato non vi sia molto interesse fra i produttori di cioccolatini, ci tornerei a lavorare molto volentieri. V.C.: Quali sono i prossimi appuntamenti per poter ammirare le tue opere? G.G.: Fiere nazionali ed internazionali con BIANCOSCURO, BilliRayArt, M.A.Fine Art ed una mostra a Pietrasanta in luglio/agosto presso Galleria Spazio Dinamico Arte, e per finire, una mostra ancora in via di definizione a Savona V.C.: Grazie mille Giorgio per il tuo prezioso tempo, sono certo che i lettori di BIANCOSCURO avranno trovato molto utile e interessante la tua storia. G.G.: Grazie mille a voi e complimenti per la sempre attuale e frizzante rivista BIANCOSCURO, ormai da tempo proiettata all’anno 6.000. Avanti tutta! s l
“After” Alighiero Boetti, 40x40x3 cm.
“After” Mario Schifano, 30x20x4 cm.
Sopra: “After” Banksy, 30x40x9 cm.
Sotto: “After” Jeff Koons, 34x35x8,5 cm. Giorgio Gost (Salsomaggiore Terme, Parma -
1962). Verso la fine degli anni ‘80, poco più che trentenne, comincia a dedicarsi alla pittura metafisica con particolare interesse verso il colore e opere per la conservazione dei documenti (in particolare bolle di accompagnamento scritte a mano). Dall’anno 2000, pur continuando ad approfondire questo ciclo, affronta nuove esperienze attraverso opere con soggetti geometrici, da questo momento, numera progressivamente ogni opera perché si possa individuare precisamente ciclo, periodo e tecnica usata. Nel 2008 vi è l’inizio di un nuovo studio, definito dallo stesso artista “Percorsi alla ricerca del colore” che vede l’utilizzo di colori tra loro abbinati o miscelati. Dal 2009 si cimenta nei “Percorsi nella Old Economy”, ovvero dipinti su tela con applicazione di documenti originali, ancora vergati a mano, appositamente scelti ed inseriti come parte integrante dell’opera. Oltre ad essere unica nel suo genere come idea, l’artista vuole che sia un punto fermo nel riconoscimento del valore sociale del duro lavoro manuale e degli sforzi imprenditoriali. Nel marzo 2011, con Alessandro Celli, fonda il “Manifesto dell’Art Economy”; l’idea di base è che l’artista deve creare in libertà, svincolato da influenze prettamente di mercato. Nello stesso anno partecipa alle 54ª Biennale di Venezia con il Pluri-Bolle! da 40 bolle n.1150 dell’anno 2010. Sempre nel 2011, dopo il terribile terremoto del Giappone, Gost inizia il ciclo “Stop time”. Un modo per salvare gli oggetti che ci circondano per i prossimi millenni. Di solito non diamo importanza alle cose semplici di uso quotidiano, ma queste potrebbero rivelarsi fondamentali per noi in situazioni difficili. Ecco quindi che l’artista applica sulla tela oggetti di uso comune così da poterli salvare per i posteri. Dopo qualche anno, nel 2014, nasce la serie “After - oggetti e concetti che verranno ricordati nell’anno 6000 anche se gli originali non esisteranno più”. Gost cerca di “salvare” le immagini che ci hanno accompagnato per decenni della nostra vita in modo semplice, mettendo tutt’intorno resina trasparente, Ecco che immagini a noi familiari come i tagli su tela diventano After Fontana (oggetti e concetti che verranno ricordati nell’anno 6000 anche se gli originali non esisteranno più) le lettere alfabetiche diventano After Boetti, la lattina di Campbell’s Soup diventa After Warhol, la famosa Merda diventa After Manzoni, la piazza d’Italia Metafisica diventa After De Chirico e, con un pizzico di ironia, si arriva ad avere anche After Giorgio Gost… Anche questa è una solida foto scattata sul nostro tempo, che con queste “capsule del tempo” verrà ricordato nel futuro.
INFO www.giorgiogost.it giorgiogostofficial giorgiogost
Sotto: l’artista Giorgio Gost
Francesco Invernici
Vincitore al BAC Winter Edition
di daniela Malabaila
Struttura armonica 2021, plexiglas, 70x70x5 cm.
L’opera “Struttura armonica”, nata dalla creatività e dal talento di Francesco Invernici, si è aggiudicata il Premio Over the Cover al BAC Winter Edition 2021, concorso invernale indetto da BIANCOSCURO con l’intento di sostenere gli artisti meritevoli
per creatività, messaggio e qua-
lità nella tecnica utilizzata. L’artista e designer bergamasco, classe 1970, ha sicuramente in sè tutte queste caratteristiche. Si esprime con il materiale che co-
nosce meglio e che più riesce a rappresentare i suoi pensieri ed
i suoi messaggi: il PMMA, più comunemente conosciuto come plexiglas, al quale, a volte, abbina il vetro o dei film plastici adesivi. La scelta di un materiale d’elezione che conosce bene, così come le tecniche per plasmarlo e lavorarlo al meglio, fa sì che non solo si abbia un’opera esteticamente e qualitativamente perfetta, ma anche che rimangano intatti e percepibili i messaggi che Invernici vuole trasmettere attraverso l’espressione artistica. Decide di rendere pubbliche le sue opere solo a partire dal 2016, con una risposta immediata del pubblico e della critica, che ha
Sopra: Immaginare... oltre 2020 plexiglas con inserti di vetro colorato a taglio grezzo 68x68 cm.
A sinistra: Oltre... 2022 plexiglas con inserti colorati 59x69x8 cm.
fortemente incoraggiato il suo percorso nel mondo dell’arte e del design, infatti da allora partecipa
attivamente ad importanti mo-
stre e rassegne artistiche (anche a scopo benefico e per la pace), sia nazionali che internazionali, ottenendo riconoscimenti sinceri da critici, giornalisti e galleristi. Concreto, deciso, preciso: nei suoi pezzi troviamo molto di lui, l’uomo e l’artista collaborano anche durante il processo creativo,
dando vita a materiali sintetici
che, nell’immaginario collettivo, si credono “freddi”, non in grado di trasmettere emozioni. Francesco Invernici smentisce queste sensazioni, e dimostra in pieno il valore del “saper creare”. Tramite intersezioni e sovrapposizioni, figure, spazi di luce, colori o la loro assenza, riflessioni studiate e calibrate, Invernici dialoga utilizzando un codice essenziale. Sul piano formale, possiamo dire che l’artista affonda le sue radici nel neoplasticismo (corrente artistica nata nel 1916 con la formazione del gruppo De Stijl, composto dai pittori T. van Doesburg, P. Mondrian e B.A. van der Leck, dall’architetto J.J.P. Oud e dal poeta A. Kok): ordine, ri-
gore razionale, precise forme geo-
metriche (uso esclusivo dell’angolo retto) e l’impiego sia di colori puri (in un’armonica equivalenza compositiva) che di non-colore (nero, bianco, grigio) che vengono esaltati dai medium utilizzati, conferenti tridimensionalità alle opere. Il processo creativo inizia con uno studio sincero a livello emozionale,
gli stati d’animo che ci attraversano nel quotidiano sono la base
di ogni opera di Invernici che, con talento, li esprime. s l
INFO if_designpmma
Percorsi paralleli 2017, plexiglas con inserti, 60x60 cm. Infinito amore 2021, plexiglas e pellicola adesiva, 130x130 cm.
Disegni del Rinascimento
Alla Biblioteca Reale di Torino
di ettore tiretto
La Biblioteca Reale di Torino espone un prezioso nucleo di 26 disegni italiani cinquecenteschi, riconducibili alla cerchia di Raffaello. In mostra opere di Perugino, Giulio
Romano, Parmigianino, Peruzzi, Polidoro da Caravaggio, Baccio Bandinelli
e Girolamo da Carpi. Realizzata grazie al supporto di Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia, l’esposizione è stata affidata ad Angelamaria Aceto, ricercatrice presso l’Ashmolean Museum di Oxford, Istituto che conserva la più importante raccolta di disegni di Raffaello al mondo. Il percorso espositivo è articolato in tre sezioni: “Perugino e la formazione di Raffaello in Umbria” (dedicata al Maestro di Raffaello); “I seguaci
di Raffaello a Roma negli anni delle
committenze pontificie”(la mole di commissioni, unita alla sua nota generosità intellettuale, portano Raffaello a delegare molto lavoro ai suoi promettenti allievi); “I continuatori di Raffaello” (documenta infine il fervente clima artistico della Roma di Clemente VII che attira in città artisti da tutta Italia) e si conclude con un’innovativa proposta di ricostruzione di un foglio ricavato da tre frammenti, contenuti nel taccuino di modelli di Girolamo da Carpi, un pezzo molto importante, che nei contenuti
e nella forma ci racconta molto della
cultura rinascimentale. s l
A destra: Pietro Vannucci detto il Perugino (bottega) Un santo in piedi con un libro in mano 1485-1490 circa penna e inchiostro bruno su carta
Sotto: una vista dell’esposizione “Nel segno di Raffaello”
NEL SEGNO DI RAFFAELLO Disegni del Rinascimento italiano dalle collezioni della Biblioteca Reale
29 aprile - 17 luglio 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Biblioteca Reale, Torino
INFO T. +39 011 19560449
Da martedì a domenica 10.00 - 19.00
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito www.museireali.beniculturali.it
ENNIO BENCINI
enniobencini@libero.it
“La ricerca matematica di Leonardo in geometrie solide e piane, in un paesaggio di fantasia.”
Onde barocche
Alla scoperta dei capolavori del 1600 ligure
di FlaVio ennante
La mostra “Onde Barocche. Ca-
polavori diocesani tra 1600 e
1750” si inserisce nel progetto Superbarocco, un ventaglio di esposizioni diffuse in tutta la Liguria. Il Museo Diocesano (una delle sedi della mostra oltre all’Oratorio della Ripa a Pieve di Teco (IM) e numerosi siti diffusi sul territorio diocesano, fino al 13 novembre) accoglie ventitré capolavori provenienti dalle raccolte formatesi nei secoli nella Diocesi di Albenga-Imperia, opere di autori come Guido Reni, Giovanni Lanfranco, Fiasella, Borzone,
Domenico Piola - Ultima cena 1649, olio su tela, 221x394 cm. Museo Diocesano di Arte Sacra, Pieve di Teco
Giulio Benso, i De Ferrari, Assereto, Giovanni Battista Casoni, Domenico Piola e Maragliano. Curata dall’Arch. Castore Sirimarco, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi, e da Don Emanuele Caccia, Vicedirettore del Museo Diocesano, la rassegna unisce storia, cultura ed itinerari, invitando alla scoperta di alcuni tra gli esempi più significativi del periodo compreso tra il 1600 e il 1750 diffusi sul territorio. Spiega don Caccia: “Vedere sotto una luce nuova i capolavori barocchi diocesani alimenta la consapevolez-
za dell’ampiezza e dell’alto livello del
tesoro che le nostre comunità raccolgono e custodiscono, per questo il progetto di Onde Barocche diventa funzionale anche alla sensibilizzazione delle stesse parrocchie e confraternite sulla custodia e valorizzazione delle opere.” s l
ONDE BAROCCHE Capolavori diocesani tra 1600 e 1750
08 aprile - 13 novembre 2022 (verifica l’effettiva apertura prima di recarti sul posto) Museo Diocesano, Albenga
INFO T. +39 0182 57 9310 Lunedì 14.30 - 18.30 Da martedì a domenica 09.30/13.00 - 14.30/18.30
Inquadra con il tuo smartphone il codice QR per collegarti al sito
www.formaelucis.com
Elisabetta BOSISIO
info@elisabettabosisio.it www.elisabettabosisio.it