ANDERSEN n. 383 - giugno 2021 Mensile di letteratura e illustrazione per l’infanzia

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Mensile di letteratura e illustrazione per il mondo dell’infanzia

numero 383 - giugno 2021 - € 8.00



IN QUESTO NUMERO Editoriale di Barbara Schiaffino......................................................................... pag. 05 Premio Andersen 2021, XL edizione - I libri finalisti.............................................. pag. 06 Illustratore di copertina: Andrea Antinori di Walter Fochesato............................... pag. 08

periodico mensile, anno XL, n. 383 - giugno 2021 - Reg. Trib. di Genova n° 40 del 2.12.82 - ISSN 1828/5015 - Direttore Responsabile Barbara Schiaffino - Direzione, redazione, amministrazione e pubblicità Feguagiskia’studios, via Crosa di Vergagni 3r, 16124 Genova, tel. 0102757544, fax 0102510838 - www.andersen.it Stampa ME.CA, Recco (Ge)

Helen Oxenbury, i libri per la prima infanzia di Mara Pace................................... Conversando con Camelozampa di Rossella Caso................................................ Il paese dei burattini. Il Festival di Silvano d'Orba di Daniela Carucci..................... Librerie a zonzo/ Tuttestorie, Cagliari di Serena Mabilia....................................... BCBF - Bologna Children's Book Fair 2021..........................................................

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Notiziario........................................................................................................ pag. 26 Scaffale.......................................................................................................... pag. 28 Vetrina/ le recensioni....................................................................................... pag. 30

Direttore Barbara Schiaffino Coordinamento redazionale Walter Fochesato, Anselmo Roveda Hanno collaborato a questo numero Fausto Boccati Alessandra Carli Daniela Carucci Rossella Caso Federica Galvani Serena Mabilia Mara Pace Caterina Ramonda Martina Russo Donatella Trotta

Copertina di Andrea Antinori Abbonamento annuo (10 numeri + Annuario) Euro 69,00 /Estero (Paesi europei) Euro 99,00 / Estero (Paesi extra Europa) Air Mail Euro 120,00 c.c.post. 13609169 Genova www.andersen.it/comeabbonarsi © 2021 Andersen Il copyright, ove non specificato, deve intendersi degli autori. Foto, testi e disegni, anche se non pubblicati, non si restituiscono.

Questo periodico è associato all’UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

XL

quarantesimo anno

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Editoriale n.383 | giugno 2021

Non saranno i “Dieci giorni che sconvolsero il mondo”, come quelli narrati da John Reed per descrivere la rivoluzione bolscevica del 1919, ma saranno comunque una bella decina di giorni, per l’esattezza undici, molto importanti per l’editoria ragazzi. Dal 14 giugno al 25 giugno, infatti, ne accadranno delle belle. Dal 14 al 17 con l’edizione della Bologna Children’s Book Fair, il 25 con l’annuncio dei vincitori del Premio Andersen 2021 (formato XL, quarantesima edizione). Entrambe le occasioni si svolgeranno, per il secondo anno, online; e questo per via di quelli che confidiamo essere gli ultimi strascichi della pandemia, prossima (incrociamo le dita!) a darci tregua grazie all’arrivo dell’estate e soprattutto, a più lungo termine, agli esiti delle campagne vaccinali. Edizioni online, sì, ma ricchissime; la pandemia del resto ha insegnato a rispondere alle restrizioni, a sopperire alla lontananza, con implementata creatività, agendo nuove soluzioni. Così la BCBF affianca ai consueti, seppur in versione online, appuntamenti - come il Bologna Ragazzi Award, la Mostra illustratori o le occasioni di scambio diritti - un fitto calendario Live di iniziative degli editori espositori, la riproposizione della 24H Marathon Portfolio Review che ebbe buon successo l’anno passato e, in collaborazione con AIE-Associazione Italiana Editori, la nuova iniziativa BolognaBookPlus ovvero un'offerta di formazione e confronto per i professionisti dell’editoria internazionale. E poi tanto altro. Godiamoci allora quest'edizione online segnando già sul calendario le date 21-24 marzo 2022, quando finalmente torneremo a incontraci, di persona, in Fiera. Per le novità sul Premio Andersen invece vi invito a seguire i nostri canali web e social. E mi raccomando: tenetevi liberi il 25 giugno, scopriremo insieme le vincitrici e i vincitori della quarantesima edizione.

Barbara Schiaffino

VI ASPETTIAMO A LUGLIO

con il numero 384 nel frattempo, continuate a seguirci su: www.andersen.it

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40 PREMIO ANDERSEN

I FINALISTI - approfondimenti su www.andersen.it MIGLIOR LIBRO 0/6 ANNI Insieme di Taro Miura, Fatatrac Jip e Jannecke - Amici per sempre di Annie M. G. Schmidt, Fiep Westendorp - trad. di Valentina Freschi, LupoGuido Io sono foglia di Angelo Mozzillo - ill. di Marianna Balducci, Bacchilega

MIGLIOR LIBRO 6/9 ANNI L’ombra di ognuno di Mélanie Rutten - trad. di Sara Saorin, Camelozampa Murdo di Alex Cousseau - ill. di Éva Offredo - trad. di Simone Barillari, L’ippocampo Ragazzi Che paura, nonno! di James Flora - trad. di Marina Pirulli, Cliquot

MIGLIOR LIBRO 9/12 ANNI I tre funerali del mio cane di Guillaume Guéraud - trad. di Flavio Sorrentino, Biancoenero C’era una casa a Mosca di Alexandra Litvina, Anna Desnitskaya - trad. di Lila Greco, Donzelli Gli zoccoli delle castagne di Barbara Ferraro ill. Sonia M.L. Possentini, Read Red Road

MIGLIOR LIBRO OLTRE I 12 ANNI Dove crescono i cocomeri di Cindy Baldwin trad. di Giulia Bertoldo, HarperCollins La scimmia dell’assassino di Jakob Wegelius trad. di Laura Cangemi, Iperborea Gli inadottabili di Hana Tooke - ill. di Ayesha L. Rubio - trad. di Giulia De Biase, Rizzoli

MIGLIOR LIBRO OLTRE I 15 ANNI Stranger di Keren David - trad. di Valentina Zaffagnini, Giunti Senza una buona ragione di Benedetta Bonfiglioli, Pelledoca Piccole storie dal centro di Shaun Tan - trad. di Omar Martini, Tunué 6 ANDERSEN


MIGLIOR LIBRO DI DIVULGAZIONE Paesaggi perduti della Terra di Aina Bestard - testi di Marta de la Serna - trad. di Federico Taibi, L’ippocampo Ragazzi Il Gallinario di Barbara Sandri, Francesco Giubbilini - ill. di Camilla Pintonato, Quinto Quarto Nuvolario. Atlante delle nuvole di Sarah Zambello - ill. di Suzy Zanella, Nomos

MIGLIOR LIBRO FATTO AD ARTE Occhio ladro di Chiara Carminati e Massimiliano Tappari, Lapis Fiori! di Hervé Tullet, Franco Cosimo Panini Immagina di Emily Winfield Martin - trad. di Sara Ragusa, Terre di Mezzo

MIGLIOR ALBO ILLUSTRATO Un giorno d’estate di Koshiro Hata - trad. di Roberta Tiberi, Kira Kira La prima neve di Elham Asadi & Sylvie Bello, Topipittori François Truffaut. Il bambino che amava il cinema di Luca Tortolini - ill. di Victoria Semykina, Kite

MIGLIOR LIBRO SENZA PAROLE Fiori di città di JonArno Lawson - ill. di Sydney Smith, Pulce In the tube di Alice Barberini, Orecchio acerbo Passeggiata col cane di Sven Nordqvist, Camelozampa

MIGLIOR LIBRO A FUMETTI Imbattibile di Pascal Jousselin - trad. di Claudio Curcio, Comicon Edizioni Girotondo di Sergio Rossi - ill. di Agnese Innocente, Il Castoro Pistillo di Marco Paschetta, Diabolo Edizioni

MIGLIOR LIBRO MAI PREMIATO Blitzcat di Robert Westall - trad. di Mario Bellinzona, DeAgostini Il ragazzo del fiume di Tim Bowler - trad. di Carola Proto, Mondadori Le avventure del topino Despereaux di Kate DiCamillo - trad. di Angela Ragusa, Il Castoro

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ILLUSTRATORE DI COPERTINA

Andrea Antinori Una delle voci più promettenti e interessanti dell'odierno panorama italiano dell'illustrazione di Walter Fochesato

Andrea Antinori è un giovane illustratore che nel corso degli ultimi anni si è via via affermato come una delle voci più promettenti e interessanti del panorama italiano. Talché i lettori di Andersen avranno avuto modo, in più occasioni, di leggere, scritte dal sottoscritto o da altri membri della redazione, le recensioni dei suoi libri. Senza dimenticare che nel 2017 ha vinto il nostro premio, per la fascia 6/9, con La zuppa dell’orco di Vincent Cuvellier, edito da Biancoenero. Mentre con Piante e animali 8 ANDERSEN

In queste pagine: in alto e nella pagina seguente due tavole da L'entrata di Cristo a Bruxelles, qui sopra due pagine di Sulla vita dei lemuri, editi da Corraini

terribili. Storie degli esseri più pericolosi, velenosi e disgustosi del mondo (Lapis) di Dino Ticli era nelle terne dei finalisti del 2018. Ci è sembrato perciò doveroso affidargli una delle nostre copertine, affinché anche lui si misurasse nel dar vita all’irrinunciabile bambino con il ciuffo. Penso anzi che la scelta si sia rivelata a dir poco felice, vuoi per la bellezza dell’immagine che ci ha voluto regalare, vuoi perché in questi ultimi tempi sono uscite alcune opere nuove che ci permettono di gettare uno sguardo più


Biografia Andrea Antinori, bolognese nato a Recanati nel 1992, si forma presso l’ISIA di Urbino e l’Escola Massana di Barcellona. Dal 2013 collabora come illustratore per diverse case editrici italiane (Mondadori, Lapis, Emme/Einaudi Ragazzi...) Con Corraini Edizioni ha pubblicato il primo libro personale Questo è un alce? (2015), Un libro sulle balene (2016), L’entrata di Cristo a Bruxelles (2017), L'arrivo di Santa Lucia (2018, insieme a Noemi Vola), La grande battaglia (2019), La Passeggiata d'Inverno (2020), Sulla vita dei lemuri (2020), L'arancio (2021). Nel 2017, nel 2020 e nel 2021 viene selezionato alla Mostra Illustratori di Bologna Children’s Book Fair e con La grande battaglia vince il premio Miglior libro dell'anno a The China Shanghai International Children's Book Fair.

completo sulla sua produzione e seguirne meglio il percorso artistico. Ma partiamo intanto dai lemuri, primati endemici del Madagascar, dal caratteristico sguardo spiritato a causa dei grandi occhi, adattissimi alla vita notturna. Non a caso il loro nome deriva dal latino lemures, gli inquietanti spiriti notturni della mitologia. Ed eccoli qui, nove in tutto, a campeggiare sul fondo bianco della cover in un pacato concerto di grigi, neri con qualche meditata esplosione in giallo. Ci guardano e si interrogano

perplessi e un po’ stupiti, pieni di curiosità, quanto mai vivi e un poco sornioni, pur nella loro singolarissima ieraticità. Non a caso uno dei suoi libri più felici è proprio Sulla vita dei lemuri. Breve trattato di storia naturale edito da Corraini nel 2020. E qui si giunge dritti ad un aspetto che giudico centrale delle illustrazioni di Andrea che sempre si è “diviso”, fin dai suoi esordi sempre per Corraini (penso in particolare a Un libro sulle balene) fra fiction e non fiction, fra narrazione e divulgazione. Distinzione

che per lui calza fino a un certo punto e che non di rado si fa labile e soggettiva. Certo Antinori ci appare quanto mai rigoroso nel fornire le opportune e giuste informazioni ma è pronto altresì a creare i presupposti perché si creino possibili varchi per altre storie. Invitando il lettore alla scoperta ma, al tempo stesso e con la medesima serietà, al divagare, al pensare che esistono nel mondo delle figure i pretesti più diversi, le occasioni più lontane e inattese. Non a caso, ineffabilmente, ci informa fin dalla prima ANDERSEN  9


pagina: “Buongiorno a tutti, il seguente volume affronta in modo approfondito la storia e la struttura sociale dei lemuri, a partire dal loro arrivo in Madagascar […] Ma la parte puramente scientifica finisce qui, infatti le informazioni raccolte sono state distorte e manipolate, dando origine a un altro tipo di storia. Non che sia proprio tutto falso, ci tengo a dirlo, ma non è neanche tutto vero”. E il volume, graficamente piacevolissimo, viaggia - per

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parole e per figure - su questo doppio binario, scoppiettante di trovate e di compassati dati scientifici. Ma qui siamo sul versante dell’autore completo. Per Lapis, al contrario, Andrea Antinori, a partire dal 2017, ha illustrato già sei libri sui temi più diversi ma sempre legati ad un versante esplicativo. Dall’astronautica a Giusto o sbagliato? Quando scegli decidi chi sei di Chiara Valentina Segré e Marco Annoni fino al recentissimo Bugie bestiali

di Guido Cignini con il quale aveva già realizzato Animali in città. Bugie bestiali smonta, attraverso brevi ma efficaci capitoletti di piacevolissima lettura, False credenze, Leggende metropolitane, Superstizioni e Fake news al tempo del Covid-19, Modi di dire, proverbi, metafore attorno al mondo animale. Spaziando dagli alligatori nelle fogne della Grande Mela agli Elefanti ubriachi in Cina, dal lancio di vipere con gli elicotteri alla gazza ladra. Qui, a parte alcune tavole doppie, Antinori si “limita” a piccoli interventi che sfruttano gli spazi concessi dalla pagina. Un ottimo esempio di come i limiti imposti dalle scelte editoriali diventino poi, se incontrano l’illustratore giusto, felice assillo creativo. Il tutto con un segno quanto mai personale che, ad una prima e superficiale occhiata, potrebbe far pensare ad una sorta di minimalismo, oggi assai in voga e quanto mai omologante. In realtà i suoi disegni svelano una non comune cultura figurativa e un tratto fortemente originale non facilmente riconducibile ad altre esperienze. C’è in Andrea curiosità, capacità di osservazione, e una costante nota di ironia leggera, affilata quando occorre. Né mi stupirei se anche lui, come un Gek Tessaro, se ne girasse portando sempre a portata di mano un carnet de voyage dove schizzare, appuntare, memorizzare. Sapendo che tutto ciò poi serve, eccome. Tocchi brevi, ora morbidi ora nervosi ma nei quali costantemente la matita scompare per lasciar spazio al puro colore. Prendiamo L’arancio uscito da pochissimo per Corraini, di cui è diventato, a ragione, uno degli autori di punta. Orbene la copertina, così sobria ed elegante, fa venire in mente Bruno Munari e, all’interno nei risguardi anteriori, è facile rammentare Leo Lionni piuttosto che Iela Mari. Poi tutto si ferma qua perché con un ritmo che si fa via via sempre più serrato e, oserei dire, cinematografico ci gustiamo una storia felicemente “pazza” e surreale. Perché, meglio non anticipare troppo: “Mai disturbare un arancio che sta crescendo…”, come si scrive in quarta di copertina. E sono queste ultime, assieme ad un “Ciao!” e a poco altro, le uniche vere parole del libro perché tutto il resto si risolve in una serie di onomatopee. Perfetto insomma per essere letto ad alta voce.


E mi avvio alla conclusione non senza parlare di altri tre lavori freschi di stampa, come si suol dire. I primi due sono dei robusti volumetti per Emme edizioni con pagine in cartone e riportano altrettante filastrocche di Gianni Rodari: La luna al guinzaglio, ben nota, e Arturo, con versi dedicati ancora una volta agli amatissimi gatti. Una gioia per gli occhi, mi piace dirlo, dove il brevissimo testo si dispone sulla pagina con grande libertà e con un suadente e accorto progetto grafico che non esita in alcuni momenti a far tacere le parole per far parlare le figure. Non vorrei esagerare ma certo fra le cose più belle viste di recente nel lungo, e purtroppo contrastato, anno rodariano. Per Topipittori vi è poi Il paese degli elenchi di Cristina Bellemo. La piccola storia quanto mai briosa e acuta meriterebbe ben altra attenzione ma diciamo che le disavventure dell’inflessibile “Dottor Fermo Sicurini, Certificatore certificato di certificati”, “uomo di straordinaria precisione”, abituato a distribuire patenti di “spazzatrice di pavimenti”, di “arrostitore di patate al forno” o “guardiano dei fatti altrui”, nascono allorché nel suo ufficio fanno irruzione accompagnati dalle maestre i bimbetti di una seconda

Nella pagina precedente, in alto, un'immagine da Nel paese degli elenchi (Topipittori, 2020) di Cristina Bellemo; in basso un'immagine da La mia sera (Einaudi Ragazzi, 2020) di Giovanni Pascoli In questa pagina, in alto, un'apertura da L'arancio (Corraini, 2021) sotto una tavola da Il cavallino (Emme Edizioni, 2021) di Gianni Rodari.

elementare, tutti non inscritti in alcun elenco. Sarà così che il grigio e altezzoso Sicurini dovrà fare i conti con l’irriducibile ricchezza del mondo dei piccoli. Un racconto dalle molte sfaccettature che Antinori rende alla perfezione, calandocisi completamente e ricavandone ridenti

e irridenti sottolineature, inaspettate invenzioni, saporite e strepitanti pensate. Senza dimenticare l’acuta finezza narrativa dei risguardi che segnano l’evolversi della vicenda. l

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GRANDI AUTRICI

Helen Oxenbury I libri per la prima infanzia di Mara Pace

A soli sei anni comprese che più di tutto amava ritrarre le persone. E ancora oggi, prima di entrare in studio, dedica un tempo della sua giornata a osservare gli altri, con gli occhi dell’artista che vuole portare tra le pagine dei libri le relazioni, il movimento, la vita vera. Helen Oxenbury, illustratrice di A caccia dell’orso e di molti altri albi, dopo gli anni trascorsi in teatro, approda alla letteratura per l’infanzia nel 1967, lo stesso anno in cui esordisce Eric Carle con L’orso bruno, mentre in Italia nasce la Mostra degli Illustratori della Fiera del Libro per ragazzi di Bologna, escono i primi libri di Attilio, e Rosellina Archinto pubblica per la neonata Emme Edizioni Il Palloncino Rosso di Iela Mari (insieme a Piccolo blu e piccolo giallo di Leo Lionni e Nel paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak, usciti pochi anni prima negli Stati Uniti). Il primo titolo di Helen Oxenbury è Numbers of things, un libro attraversato dal lieve

umorismo che caratterizzerà gran parte della sua produzione. Già nel 1969 vince la Kate Greenaway Medal per due albi illustrati: The Quangle Wangle’s Hat di Edward Lear e The Dragon of an Ordinary Family di Margaret Mahy, entrambi pubblicati da Heinemann. Negli anni Settanta illustra per la prima volta Lewis Carroll (la sua Alice è invece del 1999), alcuni memorabili racconti di Ivor Cutler e una preziosa raccolta di nursery rhymes a cura di Brian Alderson. Helen Oxenbury, fin dagli esordi, si è dimostrata un’attenta interprete dei testi e del linguaggio del picture book, entrando a pieno titolo nella storia della letteratura per l’infanzia internazionale, ma se volessimo indagare il campo dell’editoria per l’infanzia nel quale ha portato maggiore innovazione, allora dovremmo partire dagli anni Ottanta, quando entrò nella squadra di Sebastian Walker e, dopo tre libri gioco per scomporre animali e persone, cominciò a pubblicare

come autrice completa i suoi libri per la primissima infanzia. Dressing, Friends, Working, Playing e Family (1981) sono stati tradotti in Italia da Emme edizioni e oggi, dopo lunga assenza, i primi quattro titoli tornano sugli scaffali grazie a Camelozampa, inaugurando la collana “A bocca aperta”. In una preziosa intervista del 1989 con Leonard S. Marcus (oggi disponibile in Show me a Story, Candlewick Press), Helen Oxenbury racconta la sua esperienza di madre e l’influenza che ha avuto sul suo lavoro. Con i primi due figli, quando erano molto piccoli, non leggeva. La terza figlia, però, aveva un problema di salute, per cui era necessario distrarla e intrattenerla più a lungo. Per riuscire nell’intento, Helen Oxenbury sfoglia con lei alcuni cataloghi di prodotti per l’infanzia e, con suo grande stupore, si accorge che la bambina (non ha ancora un anno) indica con interesse le immagini degli oggetti e dei bambini. “Sono ANDERSEN  13


andata in una libreria per cercare board book con disegni molto semplici” si legge nell’intervista, “ma non c’era molto.” Così tornò a casa e iniziò a lavorarci. Propose l’idea a Walker, casa editrice che le stava dando grande fiducia (e per la quale disegnò anche il logo). All’epoca erano davvero pochi gli autori che stavano sperimentando il board book per la prima infanzia (Dick Bruna, ma anche Rosemary Wells). Helen Oxenbury, però, nei suoi libri non mette i coniglietti né altri animali, bensì i bambini e il loro mondo, gli oggetti e il loro uso, le persone che un bimbo di pochi mesi incontra nel quotidiano, e tutta l’imperfezione della vita. E lo fa con grande realismo. “Quando i bambini mangiano o siedono sul vasino, non sorridono, perché sono concentrati. Nei miei libri, cerco di mostrare le cose come stanno” spiega. Una scelta nella quale sentiamo l’eco di Tana Hoban (articolo pubblicato su Andersen n. 381), ma anche di Margaret Wise Brown: autrici che condividono interesse e attenzione per il

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mondo concreto dell’infanzia. Questa prima serie di board book, senza parole, prosegue nel 1982 con Animals, Holidays, Shopping, Helping, Bedtime: Helen Oxenbury propone illustrazioni realistiche su fondo bianco, invitando il bambino a leggere le figure per ritrovare il proprio mondo, ma anche per scoprire le prime sequenze temporali; racconta la vita quotidiana e familiare senza idealizzarla, e sempre con un tocco di umorismo. Un umorismo che tiene chiaramente conto del duplice lettore del board book: l’adulto, quando nota i volti stanchi o contrariati dei genitori ritratti dalla Oxenbury, i pasticci o la spontaneità dei piccoli protagonisti, non può che sorriderne. Attraverso questi dettagli, l’autrice cerca di conquistare anche l’adulto, per rendergli meno arduo il compito di rileggere ogni giorno per mesi o anni lo stesso libro. Un’altra serie, molto interessante, è dedicata ai sensi (1985): I hear, I touch, I see, a cui si aggiunge I can (sulle azioni dei bambini). Piccoli cartonati che mostrano un oggetto

(o animale) e il bambino che lo scopre: l’orologio si ascolta ticchettare al polso del nonno, il pelo morbido del gatto si accarezza, la coperta si abbraccia. Questi libri invitano il piccolo lettore a ricordare esperienze fatte, a immaginare, a proseguire la lettura nel mondo reale, toccando, ascoltando e guardando. Ai titoli citati fin qui, adatti per i bambini già dal primo anno di vita, dobbiamo aggiungere quattro cartonati del 1987, proposti a inizio 2020 da Mondadori con la preziosa traduzione di Chiara Carminati: Buonanotte, Batti le manine, Tutti giù per terra e Che solletico! I protagonisti sono ancora i bambini, ma qualcosa è cambiato. Helen Oxenbury, come racconta Leonard S. Marcus tra le pagine di A life in illustration (Walker Book, 2018), nell’incontro con l’editoria americana cominciò a interrogarsi sui suoi lettori e la loro possibilità di identificarsi nei libri. In un coniglio o in un orsetto si può riconoscere chiunque, ma quando i protagonisti sono i bambini stessi, il problema si pone con urgenza. In questa serie di quattro titoli, gli adulti appaiono di rado, e solo a margine di pagina: al centro della scena ci sono sempre i bambini, tre o quattro per volta, colti nelle prime forme di condivisione e socialità tra pari. Helen Oxenbury, nel raccontare questi scambi, decide di variare anche il colore della pelle: una scelta importante non solo perché tutti si possano riconoscere nei personaggi del libro, ma anche per tenere allenata l’abitudine alla diversità in una fase molto delicata dello sviluppo. Il colore della pelle sarà al centro anche di Dieci dita alle mani e dieci dita ai piedini di Mem Fox (2008, in Italia pubblicato da Il Castoro


con traduzione di Pico Floridi), tra i libri illustrati da Helen Oxenbury di maggior successo in Italia. Sempre a questo proposito, è arrivato in Italia nel 2019 con Pulce edizioni un albo del 1994, Così tanto (So much), scritto da Trisha Cooke: un titolo che, portandoci dentro la casa di una famiglia afrocaraibica, rappresenta un raro esempio di albo (accanto per esempio a Peter nella neve di Ezra Jack Keats, finalista al Premio Andersen nel 2020) dove i protagonisti hanno un colore della pelle diverso dal bianco, senza che questo abbia una particolare rilevanza nella narrazione. Le parole di Trisha Cooke esprimono tutta la gioia del ritrovarsi insieme, per festeggiare a sorpresa il compleanno del papà del piccolo protagonista. Helen Oxenbury abbandona i colori più tenui dell’acquarello e alterna tre soluzioni per accordarsi al ritmo e alla vitalità del testo: tavole a tre colori per i momenti d’attesa, il bianco e nero per focalizzare le azioni del bambino, e un tripudio di colori

per i momenti di incontro e di festa. Così tanto fu accolto con una certa difficoltà: i librai non ordinavano copie perché non avevano “una clientela adatta”, come se l’albo potesse interessare solo chi aveva quel colore della pelle. Invece è un albo da leggere con i più piccoli, tutti quanti, per mostrare la diversità con naturalezza. E anche per abituare i lettori a testi più lunghi e al linguaggio dell’albo illustrato. Per i grandi del nido o l’inizio della scuola dell'infanzia, Helen Oxenbury pubblicò negli anni Ottanta molti altri libri, dove racconta con un breve testo in prima persona piccoli episodi quotidiani, da una lezione di danza con inciampo (The Dancing Class) a un rocambolesco viaggio in macchina (The Drive), da un pranzo fuori casa (Eating Out) alla visita di un conoscente (The Visitor). Quello che colpisce, ancora una volta, è il realismo delle situazioni descritte, la caratterizzazione dei personaggi, le espressioni dei volti adulti e bambini, le azioni e il movimento. Ricordiamo infine

la serie di “Tom e Pippo”, della seconda metà degli anni Ottanta, proposta anche in Italia da Emme edizioni: piccole storie quotidiane con protagonista un bambino e la sua scimmietta pupazzo, sempre narrate in prima persona. Si affronta il lavaggio in lavatrice del pupazzo più amato, si impara dal papà a lavare i piatti, si combinano pasticci e si diventa grandi. Per chiudere questo viaggio nella produzione di Helen Oxenbury per i più piccoli, non posso che citare proprio un libro di questa serie, Tom e Pippo leggono una storia, dov’è descritta l’esperienza della lettura condivisa: la scelta dei libri dallo scaffale basso (fino a riempirsene le braccia), la condivisione con il papà, il bisogno di leggere e rileggere tante storie. E quando il papà è davvero troppo stanco per proseguire, Tom decide di farsi a sua volta lettore per l’amata scimmietta Pippo, prolungando così il piacere di condividere parole e figure.

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A bocca aperta Questa primavera è arrivata in libreria una nuova collana per i più piccoli, “A bocca aperta”. Il nome, suggerito a Camelozampa da Alice Keller, esprime quell’idea di meraviglia assorta che i libri dovrebbero innescare nei più piccoli, come auspicava Bruno Munari nella sua introduzione ai Prelibri. “Da molto tempo coltivavamo il progetto di aprire una collana per la fascia 0-3” raccontano Francesca Segato e Sara Saorin, “anche su sollecitazione di esperti e addetti ai lavori che ci segnalavano la mancanza in Italia di alcuni titoli fondamentali e la difficoltà a trovare libri di qualità in questo campo, dove prevale un’offerta di tipo commerciale.” Il progetto di Camelozampa è molto preciso: pubblicare titoli pensati davvero per i bambini, nelle diverse fasce d’età, adatti a incontrare le loro capacità percettive, a offrire stimoli e, più avanti, piccole storie legate alla quotidianità. Nel 2021 usciranno sei titoli, dal 2022 la collana si assesterà invece sugli otto-dieci titoli l’anno. “A bocca aperta” riporta così in Italia quattro titoli di Helen Oxenbury - Mi diverto, Mi vesto, Al lavoro, Amici – pubblicati per la prima volta nel 1981, ma in Italia da lungo tempo fuori catalogo, anche se usati da molte educatrici del nido. “Aprire la collana con questi quattro titoli” sottolineano Francesca Segato e Sara Saorin, che per questa scelta si sono avvalse della consulenza di Silvia Blezza Picherle e Luca Ganzerla dell’Università di Verona, “è quasi una dichiarazione di intenti, perché presentano tutte le caratteristiche che riteniamo importanti per i lettori di questa età: il disegno realistico, con figure rappresentate per intero, contesti e oggetti della vita quotidiana che il bambino può riconoscere, protagonisti bambini e non animaletti antropomorfizzati. Al tempo stesso, con la grazia straordinaria di Helen Oxenbury, anche le situazioni più semplici sono rappresentate con un tocco di ironia e originalità.” I libri hanno un formato quadrato (15,3x15,3) con angoli arrotondati, e mettono al centro il mondo del bambino, senza parole. La doppia pagina mostra due immagini su fondo bianco: un oggetto o animale a sinistra, e a destra il bambino che incontra l’oggetto (o animale) rappresentato nella pagina a fianco. Mi diverto esplora il gioco, spaziando da una grande palla con cui rotolarsi, all’uso di utensili di cucina e pentole per fare musica, fino al buffo incontro con il libro, che il bambino tiene a rovescio (strappando un sorriso al lettore adulto). Amici racconta l’incontro con alcuni animali; Mi vesto mostra gli indumenti e il bambino che li indossa, andando a costruire una prima sequenza temporale; e infine Al lavoro racconta le attività quotidiane del bambino, che vediamo impegnato sul vasino o a mangiare, a volte sorridente a volte un po’ perplesso. I prossimi due titoli, che usciranno in autunno, sono invece di Tana Hoban, autrice a cui abbiamo dedicato un approfondimento su Andersen di aprile e che fino a quest’anno non era mai stata portata in Italia. A fine maggio è arrivato in Italia con Editoriale Scienza il leporello Bianco e Nero, per i primi mesi di vita, mentre nella collana “A bocca aperta” usciranno i cartonati Che cos’è? (immagini bianche su fondo nero) e Giallo, rosso, blu con scatti fotografici su fondo bianco per raccontare i colori ai più piccoli. (m.p.)

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EDITORIA

Conversando con Camelozampa Intervista a Francesca Segato e Sara Saorin, fondatrici della casa editrice di Rossella Caso

Dieci anni di libri e di storie, dieci anni di testi “di qualità”. Certo, ripercorrerli tutti in mezz’ora sarebbe impossibile, perciò direi che potremo provare, insieme, a focalizzare l’attenzione su alcuni momenti “topici”, per esempio… le origini. Come è nata Camelozampa? Francesca Segato: «Tutto è partito da due micro case editrici: Camelopardus e Zampanera. Sara, che di formazione è traduttrice, nel 2006 aveva aperto la casa editrice Camelopardus, con l’obiettivo di pubblicare in Italia un libro, Lo Zebra di Alexandre Jardin, che era un grandissimo successo in Francia, ma che nessuno aveva pubblicato in Italia. Un anno dopo e a pochi chilometri di distanza - siamo nella

provincia di Padova - io avevo avviato la casa editrice Zampanera, una micro casa editrice che pubblicava albi illustrati. Ci siamo conosciute, complice una lettura che io ero andata a fare nella scuola che frequentava uno dei bambini di Sara ed è nata una collaborazione che è durata qualche anno: si facevano le fiere insieme, ci si dava una mano a vicenda nella gestione della casa editrice. Il vero progetto è iniziato nel 2011, quando abbiamo dato vita a Camelozampa, un nome che si porta dentro la sua storia di origine, con la fusione delle due micro case editrici preesistenti». Perché vi siete dedicate all’editoria per ragazzi? Francesca Segato: «A motivarci è stata la

nostra comune passione per il libro per ragazzi, insieme alla consapevolezza di avere qualcosa da dire, rispetto alla produzione editoriale esistente in Italia. Prima di tutto nel campo della riscoperta dei grandi classici contemporanei internazionali per ragazzi. Ci siamo rese conto che c’erano alcune lacune clamorose nel nostro paese, classici contemporanei per ragazzi che non erano mai arrivati in Italia e che quindi i lettori italiani non avevano mai avuto la possibilità di leggere, di fare propri. Ecco, la nostra storia incomincia qui». Tre parole chiave per definire la vostra produzione editoriale. Sara Saorin: «La prima è sicuramente ANDERSEN  17


“biblioarcheologia”: con questo termine, che forse ci siamo inventate ma ci piace molto, vogliamo intendere la nostra passione per lo “scavo”, che ci porta ad andare a spulciare a fondo nei cataloghi di editori stranieri, dove si possono trovare dei tesori che non sono mai arrivati, per ragioni varie, in Italia, o che sono arrivati in passato, ma oggi non sono più disponibili. A questa parola aggiungerei anche “biblioripristino” - forse anche questo è un termine che ci siamo inventate noi e anche questo ci piace tanto usarlo - che vuol dire non limitarsi a recuperare certi titoli, ma restituire loro l’integrità dell’edizione originale. Per esempio, non sempre in passato le traduzioni dei libri per ragazzi venivano fatte in modo corretto: spesso venivano decurtate, ridotte, stralciate, per motivi di diversa natura - anche di censura, talvolta - e così si finiva con lo snaturare, quando non, addirittura, tradire, il senso che l’autore o l’autrice aveva voluto dare alla propria scrittura. Ecco, noi facciamo “biblioripristino” nel senso che proviamo a riportare quel testo al suo significato originario. Così come nella veste grafica e nella cura per l’edizione cerchiamo di mantenere un attento rispetto per le edizioni originali». Francesca Segato: «Pensando a criteri trasversali, che informano tutta la nostra produzione, aggiungerei sicuramente la parola “accessibilità”: siamo una casa editrice ad “alta leggibilità”, con l’uso di uno specifico carattere e di altri accorgimenti

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per rendere accessibili i nostri libri anche a chi ha difficoltà di lettura, ma anche con la realizzazione di audiolibri, per raggiungere il più ampio pubblico possibile. Ma per noi “accessibilità” è qualcosa di più di “alta leggibilità”: da sempre, i nostri libri sono rivolti prima di tutto ai lettori bambini. In molti casi li apprezzano anche gli adulti, con livelli di lettura diversi, ma i primi destinatari sono i bambini. Quindi devono parlare del loro vissuto, devono dare la possibilità di riconoscersi e identificarsi. E questo vale per gli albi rivolti alla primissima infanzia, come per gli Young Adult rivolti agli adolescenti. Puntiamo a proporre delle narrazioni che parlino a un pubblico ampio, senza discriminare». Ricorre il vostro decennale. Quali sono stati i momenti più significativi del vostro percorso? Francesca Segato: «Il primo Andersen… non si scorda mai! Lo abbiamo vinto per Zagazoo di Quentin Blake, che insieme a Voci nel parco di Anthony Browne, vincitore del premio Orbil, ha rappresentato una svolta, facendoci conoscere da un numero più ampio di lettori. Altri momenti importanti sono stati la nascita di nuove collane, tra cui recentemente quella di divulgazione “Le sinapsi” e “A bocca aperta”, dedicata alla fascia 0-3. E decisamente milestone per la casa editrice è stato il BOP, ovvero il Bologna Prize for the Best Children’s Publisher of the Year assegnato nell’ambito della Fiera internazionale del libro di Bologna come

miglior casa editrice per ragazzi d’Europa». Sara Saorin: «Io rispetto a Francesca farei un passo indietro nel tempo, alle nostre origini e, nello specifico, alla pubblicazione de La piccola renna di Michael Foreman. È stato il primo titolo di Camelozampa. Era il 2011. Io avevo esperienza nel campo dei diritti esteri, Francesca aveva individuato questo titolo di un grande autore che valeva la pena di portare in Italia. La piccola renna fu l’esito dei nostri sforzi congiunti, il nostro “inizio”. Il libro uscì e lo portammo alla fiera della piccola e media editoria di Roma. Eravamo nel nostro “micro-stand” e a un certo punto, un giorno, arrivò Barbara Schiaffino con la copia dell’Andersen che recensiva, quel mese, proprio La piccola renna. Fu una grandissima emozione, ancora di più quando la persona che si occupava, allora, della nostra promozione editoriale, ci disse: “Se volevate un segnale di essere sulla strada giusta… eccolo qui!”. Nel ricordare ancora mi emoziono. Questo è un ricordo che racchiude, nel contempo, tutto quello che facciamo, il nostro legame con Andersen e il lavoro che questa persona fa ancora con noi, sebbene in una veste diversa». Quali caratteristiche deve avere un libro per entrare nel vostro catalogo? Come scegliete i testi da inserirvi? Francesca Segato: «Non ci focalizziamo su temi o tagli particolari. Cerchiamo albi illustrati e romanzi per ragazzi che siano una fonte di ispirazione per i lettori più giovani,


parlino direttamente al loro vissuto, siano capaci di suscitare emozioni, di far ridere e di commuovere, ma anche di stimolare uno sguardo critico, aperto verso il mondo che ci circonda, senza voler assolutamente dare dei messaggi o trasmettere qualche valore, ma piuttosto ponendo delle domande. Non pubblichiamo, invece, proposte che ci sembra diano uno sguardo ristretto, velato da stereotipi o pregiudizi. Un altro aspetto molto importante, per noi, è la qualità sia iconica che letteraria: gli stili possono essere i più diversi - c’è molta eterogeneità nel nostro catalogo - ma l’importante è che siano frutto di una ricerca artistica personale profonda ed evidente. Questo perché vogliamo che i bambini e i ragazzi siano esposti a quello che c’è di meglio nella produzione culturale. Può capitare che ci arrivi la proposta di un romanzo che ha un tema molto interessante e una sinossi accattivante, ma se leggiamo le prime pagine e non è scritto bene - non ha qualità letteraria - purtroppo per noi è già fuori gioco». Quali sono i libri del vostro catalogo ai quali siete maggiormente affezionate? Francesca Segato: «È difficile, ma dovendo scegliere un posto particolare ce l’ha Voci nel parco di Anthony Browne. Siamo molto legati a questo autore, e a questo albo, un capolavoro che parla di tutto: di empatia, di solitudine, di incontro con l’altro e lo fa, anche a livello stilistico, con una grandissima originalità».

Sara Saorin: «Tra i romanzi, direi Maionese, ketchup o latte di soia di Gaia Guasti, che è stato anche finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi. È un romanzo che abbiamo corteggiato per tanto tempo e non ci decidevamo mai a pubblicarlo, perché l’autrice, francese di origine italiana, non voleva tradurlo, e a noi sembrava un po’ complicato fare tradurre un testo che invece l’autrice stessa avrebbe tranquillamente potuto riscrivere in italiano, ma alla fine… eccolo nel nostro catalogo. Secondo me questo romanzo ha tutto quello che un buon libro dovrebbe avere: fa ridere, fa sorridere, fa sganasciare, fa piangere; ha dentro amicizia, integrazione, tolleranza e tanto altro ancora. Ha un sacco di temi in pochissime pagine, che poi è un requisito essenziale della collana di cui fa parte, “Gli arcobaleni”. È un libro che oserei definire “speciale” e lo ripeto spesso anche all’autrice». Che mi dite, infine, della filosofia “a chilometro zero”? Francesca Segato: «Quando possiamo, cerchiamo di stampare i libri il più vicino possibile a noi per ridurre l’impronta ecologica che ciascun libro si porta dietro. Non sempre ci riusciamo, perché per esempio le coedizioni devono per forza essere stampate in Cina, però nella stragrande maggioranza dei casi stampiamo a pochi chilometri dalla nostra sede e così quando un libro va in distribuzione non ha già alle

spalle un carico di chilometri – e quindi di C02 – molto impattante». Ultima domanda… come immaginate i prossimi dieci anni di Camelozampa? Francesca Segato: «Difficile immaginarlo, perché in genere ragioniamo sempre su una prospettiva di un paio d’anni, che è quella del piano editoriale. Di certo, però, siamo proiettate su due progetti nuovi, che cercheremo di portare avanti, la collana di albi illustrati divulgativi, "Le sinapsi", e "A bocca aperta", dedicata alla fascia 0-3. E poi… ci piacerebbe semplicemente continuare il percorso che abbiamo iniziato, perché ci sono ancora tantissimi titoli da scoprire, sul panorama internazionale, ma anche tanti progetti emozionanti che stiamo seguendo con i nostri autori e illustratori». Sara Saorin: «Il mio sogno sarebbe quello di ampliare un po’ la squadra di lavoro, perché Camelozampa è cresciuta molto in termini di produzione, nel 2021 pubblicheremo 40 novità, ma noi siamo sempre le stesse! Stiamo lavorando molto per organizzarci e riuscire a tenere il ritmo della crescita della casa editrice, che è stato davvero galoppante».

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In queste pagine: in apertura, un ritratto fotografico di Sara Saorin (a sinistra) e Francesca Segato (a destra) realizzato da Alessandra Fuccillo; qui, alcune copertine del catalogo Camelozampa.

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TEATRO DI FIGURA

Il paese dei burattini Alla scoperta del festival di Silvano d'Orba e del Premio Ai Bravi Burattinai d'Italia di Daniela Carucci

Sono diventata burattinaia quando ho capito che i burattini, a differenza degli attori, potevano fare tutto: persino prendere a bastonate la morte. Il primo passo è stato capire che Pinocchio non era un burattino, ma una marionetta, e che nel panorama del teatro di figura contemporaneo c’erano pupazzi di tutte le fattezze, grandissimi come un palazzo o piccolissimi come le cose che stanno in una tasca. Ho amato il teatro di oggetti di Gyula Mòlnar che ha girato mezzo mondo raccontando su un tavolo la storia di un’alka seltzer che pone fine alla sua vita in modo effervescente, buttandosi in un bicchiere d’acqua. È lui che mi ha fatto ri-scoprire che tutto quello che c’è intorno può prendere vita e raccontare storie. Poi, è arrivato il teatro di strada e ho imparato a camminare di nuovo guardando un tedesco del Vermont andare su trampoli alti quattro metri e diventare creatura di un altro mondo. L’ho visto costruire il forno prima dello spettacolo e fare il pane 20 ANDERSEN

in piazza. Tutti quelli che passavano ne volevano un pezzo e quel pane, condito con olio e prezzemolo, era quello di una

comunità riunita intorno a una bellezza viva e carica di meraviglia. Questo signore, che era Peter Schumann, fondatore del Bread and Puppet Theatre, l’ho incontrato grazie ad altri burattinai viaggianti, con la barba, senza, con la gonna, con il furgone: gli artisti del Teatro del Corvo, Damiano Giambelli e Cristina Discacciati che hanno portato avanti l’opera artistica e politica della compagnia statunitense in Italia incrociandola con la loro arte. E sono proprio loro che oggi animano e inventano uno dei più importanti festival dedicati ai burattini coinvolgendo un intero borgo, Silvano d’Orba. Un festival per tutti che si rivolge in particolare ai bambini e ai ragazzi con un laboratorio estivo di invenzione e costruzione teatrale. Li incontro online per farmi raccontare di quel mondo in cui ogni anno per quindici giorni torno burattinaia, con noi anche Sara Ghioldi attrice, artista e formatrice da anni nel gruppo di lavoro e pensiero.


Parliamo del laboratorio estivo, quello che coinvolge ogni anno circa settanta bambini e ragazzi dai 4 ai 13 anni. Due settimane in cui i partecipanti inventano storie e drammaturgie, costruiscono scenografie, cuciono costumi, imparano a stare dentro il gioco del teatro creando uno spettacolo. Cristina Discacciati: «Il primo laboratorio l’abbiamo fatto nel 2001, eravamo io e Elis Ferracini, poco dopo si sono aggiunti Damiano e Giuseppe Buonofiglio, e negli anni ci sono stati molti altri collaboratori. Quello che rende particolare questa esperienza è che ogni anno si sperimentano tecniche di animazione e costruzione che arrivano da diverse parti del mondo: burattini, sagome, ombre, pupazzi a mano vera, marotte, pupazzi a bastone e da parata. Un percorso di scoperta che viene sempre veicolato dal gioco, che man mano si trasforma in racconto che si anima e si arricchisce di personaggi nati dalla fantasia e dalla creatività individuale e collettiva». A cosa vi ispirate per creare gli spettacoli e dare un’idea guida al laboratorio? Sara Ghioldi: «Ogni anno c’è un tema diverso: una volta sono state le fiabe di Calvino, un altro il mondo dei supereroi, un’altra volta ancora siamo salpati su velieri variopinti, come bizzarri pirati del mare, e un’altra siamo stati uccelli in viaggio verso il loro re ricalcando le gesta e visitando i paesaggi del poema siriano La conferenza degli uccelli. In quindici giorni si attraversano tutte

le fasi di creazione di uno spettacolo dalla scrittura della storia, alla scelta della tecnica, alla costruzione di pupazzi e scenografia, fino alle prove. Costruire è un atto artistico molto importante perché attraverso la costruzione mi incarno in quello che realizzo e scopro parti di me. Tutto questo alla fine realizza un’opera collettiva, uno spettacolo vero e proprio che apre la rassegna in cui i bambini sono alla pari dei professionisti, il festival inizia con loro». E come sono nati il festival e il premio Ai Bravi Burattinai d’Italia? Sara Ghioldi: «Nascono in contemporanea nel 1990 dalle chiacchiere di due amici davanti a un bicchiere di dolcetto: uno con esperienze teatrali come autore del grande comico Erminio Macario, Pupi Mazzucco, l’altro autore teatrale, televisivo, creatore di pupazzi ed esperto di teatro viaggiante, Tinin Mantegazza. Volevano dedicare un festival a un’antica arte teatrale e popolare come quella dei burattini e premiare le realtà più interessanti. Oggi la rassegna compie trent’anni e ospita compagnie di teatro di burattini e pupazzi di rilevanza nazionale anche grazie anche all’appoggio dell’Associazione Amici dei burattini che promuove lo studio e la divulgazione dell’arte dei burattini e del teatro di strada (www.amicideiburattini.org)». Quale ruolo e quale spazio trovano oggi i burattini?

Programma in breve 19 luglio, Le bambine e i bambini del Laboratorio - In Natura 20 luglio, Teatro del Secchio Nino e il segreto di Arlecchino 21 luglio,Teatro Medico Ipnotico - Momo 22 luglio, La Balena Zoppa Kasperl e il regalo della principessa 23 luglio, Alberto De Bastiani - La bella Fiordaliso

Damiano Giambelli: «Oggi più che negli anni passati i burattini hanno un ruolo anche al di fuori dello spettacolo. Sono uno strumento di comunicazione alternativo alle parole che permette di avvicinarsi alla relazione di cura, di entrare in contatto con chi vive un disagio». Sara Ghioldi: «A scuola i burattini sono entrati negli anni Ottanta, ma oggi si utilizzano anche in altri contesti sociali. Con la situazione pandemica che stiamo vivendo il burattino permette la vicinanza, è un mediatore efficace, uno strumento di relazione privilegiato. In questi mesi giocare con i burattini ha favorito l’incontro anche nella così detta didattica a distanza: i pupazzi sono stati validi aiutanti soprattutto con i bambini più piccoli». E nel mondo del teatro oggi quale forma sta assumendo il teatro di figura? Uno dei lavori più interessanti che ho visto negli ultimi anni è stato quello del danzatore e attore Duda Paiva che mescola il suo corpo con quello delle creature di gommapiuma che costruisce. Cristina Discacciati: «Sì, oggi ci sono sperimentazioni interessanti in cui il teatro d’attore si integra al teatro di figura, penso per esempio alla compagnia Riserva Canini che tra l’altro scardina il pregiudizio che il teatro di figura sia legato solo all’infanzia con spettacoli come Il mio compleanno. Mi viene in mente anche Virgilio Sieni che ha danzato con i pupi siciliani di Mimmo Cuticchio. Trovo molto interessante la fissità di burattini che proprio grazie a quel vuoto attivano l’immaginario di chi guarda». E io aspetto di ritornare a Silvano, dove ogni anno per qualche giorno faccio parte di una famiglia nomade, surreale, comica e incapace di bugia, quella dei pupazzi e di chi li anima.

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LIBRERIE A ZONZO

Tuttestorie Il nostro viaggio tra le librerie per ragazzi questa volta che ci porta in Sardegna, a Cagliari testo e illustrazioni di Serena Mabilia

Quante isole punteggiano i mari sconfinati delle storie: isole deserte che nascondono tesori; isole abitate da selvaggi, dinosauri, pirati, naufraghi. Peter Pan ci conduce all’isola che non c’è, Andersen questa volta approda in un’isola che invece c’è, ed è la Sardegna. In una laterale di uno dei corsi pedonali del centro storico di Cagliari, ecco Tuttestorie nel suo vivace arancione, con tantissimi scaffali su due piani spaziosi, affollati di libri. Nel 2000, anno dell’apertura, su tutto il suolo regionale non era presente alcuna libreria specializzata in letteratura per bambini e ragazzi. Così Claudia Urgu, Cristina e Manuela Fiori decidono di lanciarsi

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nell’impresa dopo un’accurata raccolta di informazioni e ragguardevoli consigli. Iniziano il tour da Torino, incontrando Anna Parola della Libreria dei Ragazzi; a Milano parlano con Rosellina e Francesca Archinto, che stavano fondando la casa editrice Babalibri; si confrontano con Grazia Gotti e Silvana Sola della Giannino Stoppani a Bologna, dove nel frattempo stava nascendo l’Associazione Culturale Hamelin, con la quale Tuttestorie ha continuato a mantenere uno stretto legame di collaborazione. L’incoraggiamento da parte di queste e altre figure di spicco nel panorama del libro le ha rassicurate: la loro forse era un’idea folle, ma anche realizzabile. Nessuna delle tre è libraia di formazione, due sono laureate in giurisprudenza e una in biologia, però il dialogo con scuole e biblioteche era già stato avviato, per poi consolidarsi e mantenersi attivo con la concretizzazione del loro spazio.

A distanza di ventuno anni Tuttestorie è diventata punto di riferimento, luogo di incontro e di formazione; inoltre ha visto la pubblicazione di un libro, l’assegnazione di un premio Andersen, il successo di numerose e differenti attività, nonché la creazione del festival letterario Tuttestorie, tanto amato dagli isolani, ma non solo. Quanto al libro in questione, si tratta di Mammalingua. Ventuno Filastrocche per neonati e per la voce delle mamme scritto da Bruno Tognolini, illustrato da Pia Valentinis ed edito proprio da Tuttestorie nel 2002. Il Comune di Cagliari ne ha incentivato la diffusione donandolo ai neonati, pensiero che è stato presto replicato da altri comuni italiani. Claudia, Cristina e Manuela sono rimaste felicemente sorprese dal fatto che l’album, dalla gestione così strettamente familiare, sia sbarcato in tutta la penisola ricevendo consensi e riconoscimenti. E quando per loro era ormai diventato eccessivamente complesso essere perfino editrici e distributrici, l’edizione fortunata ha ricevuto una seconda vita grazie alla casa editrice Il Castoro. Oltre ai libri di Tognolini, naturalmente,


non possiamo non trovare sugli scaffali di Tuttestorie anche quelli di Chiara Carminati, Astrid Lindgren, Anthony Browne, Roald Dahl, Crockett Johnson; e tra i preferiti del pubblico - perché è importante comprendere il gusto dei frequentatori della libreria quelli di Beatrice Alemagna e della coppia Julia Donaldson e Axel Scheffler. Da amanti della letteratura nordica, le libraie hanno accolto con piacere “I Miniborei”, la collana di Iperborea di narrativa per l’infanzia. È ampia la scelta dal catalogo di Orecchio Acerbo, Camelozampa, Babalibri, Editoriale Scienza; senza dimenticare Topipittori, anzi, Tuttestorie è una delle ventidue librerie Casa dei Topi. Tra albi illustrati e testi di narrativa, è presente una selezione di libri in lingua, di giocattoli, di fumetti. Una delle novità che stanno sperimentando è il corso di formazione epistolare curato da Nicoletta Gramantieri, responsabile della Biblioteca Salaborsa Ragazzi di Bologna, che si sta svolgendo esclusivamente attraverso lo scambio di lettere scritte a mano. L'attesa di un riscontro aiuta ad analizzare in profondità il testo - un libro differente a ciascun corsista - riflettendo sul proprio io lettore, per riuscire a condividere questa intima esperienza con adulti e bambini. Un altro progetto in corso è Outsiders, che coinvolge la libreria insieme alla cooperativa Panta Rei e diverse associazioni locali, con lo scopo di contrastare la povertà educativa minorile su più livelli, attraverso un piano di intervento triennale. Le tre libraie sono inarrestabili e con entusiasmo ci raccontano della vincita di

un bando promosso dall’Assessorato del lavoro che ha permesso loro di coinvolgere ventidue ragazzi di un liceo cagliaritano nella progettazione del festival Tuttestorie: da iniziativa organizzata per i ragazzi a iniziativa organizzata dai ragazzi. Debutteranno finalmente, dopo aver atteso un anno a causa del Covid, con Il Contenitore, un escape game sul tema del corpo. Il team Tuttestorie - che negli anni è cresciuto con l’ingresso di Carla De Santis, Stefania Zaccheddu ed Emanuele Ortu - non si è mai fermato né davanti alla portata dei progetti né tantomeno all’arrivo del virus. C’è stata comunque la fatica - diffusa e condivisa - di riformulare le proprie attività misurandosi con limiti e restrizioni, e di approcciarsi a mezzi di comunicazione e relazione alternativi. L’inondazione di proposte online, in risposta al contesto pandemico, le aveva inizialmente spaventate: la rete sembrava subito satura di proposte, ma con pazienza e brillanti intuizioni hanno infine saputo trovare il proprio sentiero. La piattaforma online ha regalato preziose occasioni di scambio e ha allargato sia la cerchia dei partecipanti ai loro eventi, sia i confini e gli orizzonti ritenuti fino a quel momento invalicabili. Per esempio, l’Ufficio Poetico è diventato Intergalattico e ha virtualmente accolto non solo gli insegnanti sardi, com’era accaduto negli anni precedenti, ma anche maestri e professori da tutta Italia e addirittura da San Francisco e dal Perù. Claudia, Cristina e Manuela ammettono che, in quanto isolane, il poter raggiungere con immediatezza e

facilità persone dall’altro capo del mondo appare quasi miracoloso. Senza dubbio la presenza fisica è ben diversa rispetto a quella mediata da uno schermo, ma poiché organizzare in Sardegna incontri con autori, illustratori e formatori è sempre complicato sotto tanti punti di vista, ora considerano l’online una valida alternativa. In aggiunta evidenziano come questo periodo, che verrà ricordato principalmente come buio, sia invece costellato di spiragli luminosi: dal decreto Franceschini a favore del rapporto commerciale fra biblioteche e librerie, alla Legge sul libro entrata in vigore nel pieno lockdown, passando per Libri d’Asporto. Da troppo tempo si era perso interesse nei confronti della filiera del libro, eppure una situazione così difficile ha saputo restituire maggior sensibilità verso tali tematiche. Come un rituale, chiediamo cosa visitare una volta usciti dalla libreria: in aggiunta a musei e gallerie consigliano l’orto botanico della città, che era stato affidato a Eva Mameli Calvino, la mamma di Italo; e l’oasi naturalistica di Molentargius, il maggior sito nel bacino del Mediterraneo per la nidificazione dei fenicotteri o meglio, dei genti arrubia, ovvero della gente rossa, come vengono chiamati dagli abitanti dell’isola. E alla domanda “C’è anche un posto particolare dove mangiare?” rispondono ridendo “Infiniti posti! Ma, prima di tutto, carne o pesce?”

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La prossima edizione del Festival Tuttestorie sarà dedicata al tema del viaggio, si svolgerà a Cagliari dal 6 al 10 ottobre e nel resto dell’isola fino al 15 ottobre.

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APPUNTAMENTI

Bologna2021 Dal 14 al 17 giugno 2021 si terrà la cinquantottesima edizione della Bologna Children's Book Fair, anche questa volta, come per il 2020, si tratterà giocoforza, causa pandemia, di un appuntamento online. Molti i momenti e le occasioni internazionali in programma, un calendario fitto tutto da scoprire e poi seguire, Premi compresi, attraverso i canali della Fiera. www.bolognachildrensbookfair.com

Mostra Illustratori La Bologna Children’s Book Fair (14-17 giugno) racconta da oltre 50 anni le tendenze dell’illustrazione internazionale attraverso la Mostra Illustratori, che sarà visitabile nei giorni della Fiera sul portale online BCBF Galleries, già inaugurato in occasione della scorsa edizione, e poi saranno ospitate in diversi musei del mondo, dalla Cina al Giappone. La Giuria – quest’anno composta dall’illustratrice Beatrice Alemagna, l’artista Atak, Suzanne Carnell (Two Hoots, UK), Kiyoko Matsuoka (Itabashi Art Museum) e Maria Russo (Minedition, USA) - ha scelto 77 vincitori da 23 Paesi, partendo da 3235 candidature (di cui solo 336 per la Non Fiction) e 226 finalisti. Tra i nomi selezionati troviamo l’artista iraniano Amin Hassanzadeh Sharif (in Italia presente nel catalogo di Kite), Sylvie Bello con La Prima Neve (in Italia pubblicato da Topipittori e finalista al Premio Andersen 2021 come Miglior albo illustrato) e l’illustratrice spagnola Aina Bestard con Paesaggi perduti della Terra (in Italia pubblicato da Ippocampo e finalista al Premio Andersen 2021 come Miglior libro di divulgazione). Otto sono invece gli illustratori selezionati per l’Italia (l’anno scorso erano quattordici): Lorenzo Bartolucci, Andrea Antinori, Massimiliano Di Lauro, Giovanni Colaneri, Beatrice Bogoni, Rotondo, Jacopo Ghisoni, Giulia Maria Belli. Le illustrazioni della 55° Mostra Illustratori saranno come sempre raccolte nell’Annual 2021, catalogo pubblicato da Corraini con una copertina firmata da Albertine, vincitrice del premio H.C. Andersen 2020. L’Annual è inoltre pubblicato in Giappone da JBBY - Japanese Board on Books for Young People, negli Stati Uniti da Chronicle Books e in Cina da Dandelion Picture Book House. I partecipanti under 35 della Mostra Illustratori sono ogni anno candidati al Premio Internazionale di Illustrazione Bologna Children’s Book Fair – Fundación SM: un premio che offre al vincitore un assegno importante, con l’intento di garantirgli la tranquillità per creare, in un anno, un albo illustrato che verrà pubblicato e lanciato sul mercato mondiale dalla casa editrice spagnola SM. A un illustratore inedito della Mostra Illustratori, dal 2017, viene inoltre assegnato il compito di creare l’illustrazione per la Visual Identity dell’edizione successiva dalla Bologna Children’s Book Fair in collaborazione con lo studio Chialab; autore delle immagini per l'edizione 2021 è stato Jean Mallard. Sempre tra i partecipanti alla Mostra Illustratori, in questo caso Under 30 e ancora inediti, dal 2012 viene assegnata una borsa di studio che consente di frequentare a titolo gratuito ARS IN FABULA – Master in Illustrazione per l’Editoria, lavorando a un progetto libro assegnato all’illustratore da uno degli editori partner del Master. Nel 2020 il premio è stato assegnato a Elisa Cavaliere “per l’eccellente capacità narrativa e per il segno espressivo e delicato allo stesso tempo”. 24 ANDERSEN


Nella pagina precedente e in questa, in alto, alcune tavole selezionate per la Mostra Illustratori, opera di: Lorenzo Bartolucci, Sylvie Bello, Ximo Abadía, Aina Bestard, Reza Dalvand. Sotto, le tavole selezionate per il Silent Book Contest, opera di Irene Guglielmi, Sophie Fatus e Masha Shebeko.

Premio Carla Poesio È Alice Galletti dell’Università di Bologna, con la tesi Tracce di materia e luce nella letteratura per l’infanzia: la preziosità dell’Oro tra il qui e l’Altrove, la vincitrice della terza edizione del Premio Carla Poesio, riconoscimento istituito dalla Bologna Children’s Book Fair nel 2018 in ricordo di Carla Poesio (1926-2017). “Una ricerca originale dal taglio innovativo” si legge nelle motivazioni, “che indaga il valore simbolico dell’oro nella letteratura per l’infanzia attraverso una pluralità di fonti (romanzi, fiabe, miti, albi illustrati, film e opere d’arte) che sorprendono per la varietà di rappresentazioni e di significati racchiusi in questa costante dell’immaginario.” Nella terna dei finalisti anche le tesi di Giulia Caroletti e Beatrice Fumagalli.

Silent Book Contest Tra i finalisti del Silent Book Contest – Gianni De Conno Award 2021 troviamo foglie equilibriste, api blu in biblioteca, fiumi che attraversano la notte e molte altre meraviglie. I dodici titoli selezionati dalla giuria sono: Grains Feather di Deimantè Rybakovienè (Lituania); Mr. Tears - Go away di Yao Jian (Cina); Matilde’s Backpack di Fabio Sardo (Italia); On Silent Waves di Desislava Georgieva (Bulgaria); Io sono Blu di Irene Guglielmi (Italia); The lone traveler di Lisha Jiang (Cina); Waiting di Violeta Gomez Gonzalez (Spagna); Where is my home di Masha Shebeko (Russia); Per tutta una vita di Anna Spreafico (Italia); La Notte e la Bambina di Sophie Fatus (Italia); Light of life di Rita Nikiforova (Lituania); The winter in the Northeast di Wang Pin Yi (Cina); Lamella di Agnes Bertothy (Ungheria) e All alone with a phone di Therese Rausch Potgieter (Austria). Il 14 giugno 2021, presso il Caffè Illustratori dell’edizione digitale della Bologna Children’s Book Fair, sarà trasmesso l’evento di presentazione dei 14 finalisti del concorso con la partecipazione della giuria e dei partner. Sempre dal 14 giugno 2021, sarà attiva la Mostra Virtuale dei 14 finalisti SBC 2021 organizzata da Carthusia sul sito del Silent Book Contest, della casa editrice e degli altri partner. I partecipanti al Silent Book Contest nel 2020 erano stati duecento: quest’anno la risposta è stata ancora più ampia, con trecento opere inedite provenienti da 39 Paesi. La Giuria Internazionale, presieduta da Walter Fochesato (studioso di letteratura per l’infanzia e storia dell’illustrazione, Italia), è composta da Emanuela Bussolati (illustratrice, Italia), Eros Miari (per il Salone Internazionale del Libro di Torino, Italia), Anastasia Suvorova (vincitrice del Silent Book Contest 2018, Russia), Elena Pasoli (direttrice della

Bologna Children’s Book Fair, Italia), Sonja Riva (scrittrice e giornalista RSI, Svizzera), Sara Wang (ceo di Sidee Cultural Communication, Cina), Javier Zabala (illustratore, Spagna), Patrizia Zerbi (editore di Carthusia Edizioni, Italia). Torna inoltre quest’anno anche il Premio Silent Book Contest Junior, che in aggiunta a quello della Giuria Internazionale prevede una Giuria di Bambini (con la novità di classi dalla Cina) che valuterà e decreterà un vincitore fra i 14 finalisti. Sabato 16 ottobre 2021 alle 15.30, presso il Salone Internazionale del Libro di Torino, avverrà la Cerimonia di Premiazione del libro vincitore del SBC 2021 alla presenza della Giuria e dell’Autore con la consegna ufficiale del volume già stampato. Nello stesso evento sarà presentato il vincitore del Premio Silent Book Contest Junior 2020 Nascondino, per la cui votazione erano state coinvolte come giuria classi terze e quarte della scuola primaria di molte regioni italiane. Il libro vincitore della sezione Junior 2021 sarà proclamato in un evento dedicato nel mese di dicembre e pubblicato da Carthusia a gennaio 2022 nella sua collana dedicata al concorso. A tutte le classi che partecipano alla Giuria verranno regalati, grazie al sostegno di BPER Banca, i 16 titoli della collana “Silent Book” (Carthusia) per iniziare a costruire una piccola Biblioteca di classe dedicata ai libri senza parole. Il comitato organizzativo è guidato da Carthusia Edizioni con il sostegno di Bologna Children’s Book Fair, il Salone Internazionale del Libro di Torino, il Comune di Mulazzo e l’Associazione Montereggio Paese dei Librai, IOB International Organization of Book Towns, il Centro per il libro e la lettura, IBBY Italia e con la Media Partnership di Rai Ragazzi.

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NOTIZIARIO FIERE E FESTIVAL

Piccole finzioni CARPI (MO) - Torna dal 16 al 20 giugno a Carpi, Novi, Soliera e Campogalliano la Festa del Racconto che in questa sedicesima edizione segue il filo rosso “Piccole finzioni, grandi pensieri”. Tra gli ospiti Nadia Terranova, Peppe Servillo, Marco Belpoliti, Ermanno Cavazzoni, Marcello Fois, Lucia Poli e tanti altri. Accanto agli incontri, gli spettacoli, con le letture da Pier Vittorio Tondelli, la recita di Marinella Manicardi di un racconto di D. Forster Wallace e, nella serata di venerdì, Peppe Servillo sarà protagonista di uno spettacolo musicale ispirato alle favole al telefono di Gianni Rodari. Una vera e propria maratona di lettura, nei Giardini del Castello, consentirà a piccoli gruppi di ascoltare Simone Francia e Simone Tangolo che si alternano nella lettura degli Esercizi di stile di Raymond Queneau, mentre le famiglie potranno divertirsi a inseguire le tracce di alcuni racconti di Calvino nel Castello dei Ragazzi, arrivando a ricostruire un racconto in una caccia al tesoro. Tra le protagoniste Sonia Maria Luce Possentini, che ha illustrato con un affresco l’entrata della Biblioteca. Info: www.festadelracconto.it

Uno di tre MONDOVÌ (CN) - Primo appuntamento per il Festival Illustrada, che, il 22 maggio ha inaugurato la mostra, sui tabelloni delle affissioni in Corso Europa, delle tavole di Benjamin Chaud tratte da Orsetto e la casa nel bosco (Franco Cosimo Panini). L’autore sarà poi ospite del festival vero e proprio, in programma dal 17 al 19 settembre, insieme a Francesca Dafne Vignaga. Inoltre, dal 12 al 16 agosto, un’altra anteprima sarà rappresentata dalla mostra di Giulia Pastorino. Info: facebook.com/Festival.Illustrada PROGETTI

Lettori a spasso È in chiusura Lettori a spasso, lettori al passo, il progetto di promozione culturale 26 ANDERSEN

FESTIVAL

BESTIE E BOSCHI VAL BORBERA (AL) - Prati, boschi, fiumi, vecchi mulini e piazze della Val Borbera sono pronti ad accogliere la prima edizione del Sarvego Festival, dedicato ai libri per bambini e ragazzi. Un appuntamento con la letteratura e il mondo dell’illustrazione che si terrà quest’estate nella valle dell’Appennino piemontese. Un Festival “selvatico” e itinerante organizzato dalle biblioteche dell’alta valle in collaborazione con tutti i comuni del territorio con ogni appuntamento ospite di un paese diverso (Rocchetta Ligure, Vendersi, Cantalupo, Cabella, Roccaforte, Carrega, Mongiardino, Albera). Sette gli eventi previsti da giugno ad agosto per questa prima edizione che ha come tema “Bestie e boschi” con storie e autori selezionati con la collaborazione della rivista Andersen. Tra gli ospiti: Anselmo Roveda, Elisabetta Civardi, Gek Tessaro, Marianna Balducci, Barbara Schiaffino, Guido Quarzo e Daniela Carucci. Tra gli eventi anche l’inaugurazione di una nuova biblioteca per ragazzi tra le montagne e la presenza dell’Ente Aree protette dell’Appenino Piemontese con i racconti della tradizione Terra di fiaba. Ad ogni incontro con l’autore è prevista la presenza di una libreria specializzata tra cui L’Amico immaginario (Genova), il Sanconiglio (Novi Ligure), Namasté (Tortona) e Libri al sole (Pisa). Arricchiscono il programma due laboratori di scrittura: uno per adulti condotto da Anselmo Roveda (24-25 luglio) e uno per bambini con Daniela Carucci (31 luglio-1 agosto). Info: www.facebook.com/SarvegoFestival

INIZIATIVE

DIECI ANNI DI CRESCERE LEGGENDO FRIULI VENEZIA GIULIA - Si intitola Diecimillanta il progetto di promozione della lettura che si svolgerà quest’estate in tutto il territorio del Friuli Venezia-Giulia. Promosso dall’Associazione 0432, con il contributo della Regione, il progetto consiste in un festival diffuso nel tempo e nello spazio, che coinvolgerà l’intera comunità dei lettori: bambini e famiglie in momenti di letture condivise, ma anche operatori, insegnanti, genitori e chiunque sia interessato alla letteratura per l’infanzia, che potrà partecipare ad appuntamenti di divulgazione e approfondimento. Oltre al festival una festa: il titolo “Diecimillanta” fa riferimento infatti al decimo compleanno di Crescere Leggendo, progetto integrato di promozione della lettura, che tiene in rete amministrazioni comunali, biblioteche e scuole di tutta la regione con l’intento di rendere la lettura un’abitudine capillare e quotidiana. Oggi viene festeggiato con gli eventi di “Diecimillanta”, che comprendono anche una pubblicazione con bibliografia ragionata e la presenza, in ognuno dei dieci luoghi ospitanti, della mostra digitale “Leggevo che ero”, un progetto di Andersen con fotografie e interviste realizzate daMara Pace. Dieci gli anni festeggiati, dieci i temi approfonditi, dieci le giornate d’estate per trovarsi a parlare di libri e ad ascoltarli, dieci i luoghi della regione scelti per ospitare gli eventi, valorizzando il loro legame con il tema proposto: la fiaba a Spilimbergo, città natale di Novella Cantarutti, l’illustrazione a Tolmezzo, già sede della mostra di Sarmede, la poesia dantesca a San Daniele del Friuli, con la sua prestigiosa antica biblioteca, la divulgazione scientifica nel bellissimo borgo di Cordovado, dimora di importanti esponenti del mondo della fisica e della matematica, e altri ancora. Gli incontri di approfondimento vedranno la presenza di ospiti come il prof. Giuseppe Patota dell’Università di Siena, il prof. Fabrizio Bertolino dell’Università della Valle d’Aosta, Barbara Schiaffino e Martina Russo della rivista Andersen, le case editriciCamelozampa e Editoriale Scienza e l’intervento del team collaudato dei promotori e operatori culturali, ovvero l’Associazione 0432, Damatrà, Livio Vianello, Giovanna Pezzetta e Chiara Carminati, che si alterneranno nella conduzione degli incontri per bambini e famiglie. L’appuntamento conclusivo, previsto alla Biblioteca di Udine, sede della prima Sezione Ragazzi fondata in regione, avrà come ospite speciale Bernard Friot, poeta e scrittore francese, insignito del Premio Andersen come Protagonista della cultura per l’infanzia. Info: www.crescereleggendo.it


NOTIZIARIO

a cura dell’associazione SciogliLibro, finanziato dal Centro per il libro e la lettura all’interno del programma Educare alla lettura 2019-2020. Il progetto, risultato in graduatoria, si è sviluppato in Molise e Sicilia, online, a causa dell’emergenza sanitaria. Un percorso che ha coniugato l’approccio ludico con quello scientifico al libro e alla lettura, e mira a formare una rete di formatori e studenti della scuola secondaria di I grado, capaci di riconoscere e proporre libri che, per le loro qualità intrinseche, possano essere inseriti nel canone dei “classici”, intendendo con ciò sia la produzione del passato che quella contemporanea. Gli incontri di formazione (per docenti) e laboratoriali (per gli studenti) sono stati tenuti da figure che a vario titolo operano nel mondo dell’editoria per ragazzi - editori, editor, autori e illustratori - nel mondo della scuola e dell’università: Teresa Porcella (presidente Scioglilibro, editor, autrice), Barbara Schiaffino (direttrice Andersen), Lidia Pantaleo (docente esperta media), Luana Astore (editrice Telos), Emanuele Ortu (formatore) Luisa Mattia, Otto Gabos, Daniela Carucci, Lilith Moscon, Carlotta Cubeddu, Alberto Barausse e Rossella Andreassi (Università del Molise). Il progetto, patrocinato dal Comune di Campobasso e dalla Bibliomediateca Comunale, dall’Università degli studi del Molise e Museo della scuola e dell’educazione popolare, ha come partner Andersen, Telos e le scuole del territorio. Info: www.scioglilibro.it PREMI

Gigante delle Langhe CORTEMILIA (CN) - Sono stati annunciati a maggio i vincitori della XIX edizione del Premio Gigante delle Langhe: il Premio Emanuele Luzzati per l’illustrazione è andato a Il sogno dell’elefante (Lavieri) di Sarah Khoury, mentre il Premio Eugenio Pintore è stato assegnato a Rolando del camposanto (Mondadori) di Fabio Genovesi per la categoria “narrativa 8-10 anni” e a I segreti di Olga (Coccole Books) di Anna Lavatelli per la categoria “narrativa 11-14 anni”. Info: gigantedellelanghe.it

INIZIATIVE

RODARI 100+1 OMEGNA (VB) - Otto incontri virtuali, che proseguiranno fino a a giugno, per raccontare - direttamente dalla voce di esperti presenti su tutto il territorio nazionale - chi era Gianni Rodari. Il ciclo di eventi messi a punto dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Omegna si apre con Rodari 100+1 scritti, pensieri e ricordi intorno a Gianni Rodari: per otto martedì consecutivi alle 21, si succederanno altrettanti incontri sui canali social della Città di Omegna per raccontare gli scritti, la giovinezza, i progetti editoriali di Rodari. Dopo gli appuntamenti di maggio, che hanno visto ospiti Gaia Stock, Pino Boero, Anna Lavatelli, Roberto Cicala, Pietro Macchio, Chiara Zangarini, Ambrogio Vaghi e Marco Dallari, gli incontri proseguono il 1 giugno con un’intervista di Barbara Schiaffino ad Anselmo Roveda, curatore dell’Atlante delle avventure e dei viaggi per terra e per mare illustrato da Marco Paci ed edito da Giralangolo, vincitore nel 2020 della sezione dedicata agli albi illustrati. A questo incontro farà seguito, martedì 8 giugno, la presentazione del libro Rodari A-Z (Electa) con Federica Boragina, Pino Boero e Simone Fornara. Il 15 giugno sarà invece occasione per riscoprire La Strona: storia di una rivista con Lino Cerruti e, il 22, si tornerà invece indietro nel tempo con Enzo Fraenza per Omegna com’era, un Album da sfogliare “Saluti da Omegna”. Contemporaneamente è stata inoltre bandita la nuova edizione del Premio Gianni Rodari Città di Omegna, rivolto ad albi illustrati, fiabe e filastrocche e romanzi e racconti, editi dal 1 luglio 2020 al 30 giugno 2021. Le opere dovranno essere candidate entro il 31 luglio alla segreteria organizzativa del premio e verranno valutate da una giuria nominata dal Comune di Omegna e composta da: Pino Boero (Presidente), Walter Fochesato, Anna Lavatelli. La premiazione si svolgerà il 23 ottobre 2021 durante le giornate del Festival di letteratura per ragazzi Gianni Rodari 2021. Sempre in questa occasione si svolgerà inoltre l’inaugurazione del primo Museo interattivo in Italia dedicato a Gianni Rodari, nel cuore della sua città. Info: www.festivalrodari.it

FESTIVAL

UN TUFFO NEL BLU TRIESTE - Dal 5 al 20 giugno la città e il Parco di Miramare si tingeranno di blu: il colore del mare e degli oceani, protagonisti di MareDireFare, il Festival degli oceani - promosso da WWF Area Marina Protetta di Miramare, Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale, Editoriale Scienza, Patto di Trieste per la Lettura e Associazione Museo della Bora - che alla sua prima edizione proporrà un ricco calendario di incontri con autori, workshop, dibattiti con ricercatori, aperitivi scientifici, attività per famiglie e una mostra a cavallo tra Arte&Scienza sul mondo microscopico marino. Una grande festa per celebrare l’avvio del Decennio degli Oceani proclamato dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di rendere entro il 2030 i mari più sani, sicuri, puliti e utilizzati in modo sostenibile. In questo grande sforzo narrativo, “MareDireFare” navigherà su una doppia rotta. Da una parte un programma cittadino di eventi diffusi, con letture animate, spettacoli teatrali, laboratori creativi e aperitivi scientifici, mentre librerie, biblioteche e associazioni culturali proporranno banchi espositivi e bibliografie aggiornate a tema rigorosamente marino. Dall’altra, un “hub” di attività presso le Scuderie del Castello di Miramare: sia il BioMa, il museo immersivo del WWF, che l’edificio centrale si apriranno per tutta la durata del Festival ospitando un ricco programma di eventi gratuiti, con presentazioni di libri e dialoghi tra autori e ricercatori ma anche laboratori, passeggiate e tanti appuntamenti per famiglie e bambini, per avvicinarli alla straordinaria biodiversità del mare e all’urgenza della sua tutela. A fare da scenario a questo ricco programma, la mostra “Microceano”, che attraverso una feconda contaminazione tra Arte&Scienza, si propone di allargare la percezione collettiva sul mare verso la sua dimensione meno conosciuta perché meno visibile, quella appunto del microscopico: virus, batteri, e soprattutto il plancton, con la sua straordinaria biodiversità di forme e funzioni, ma soprattutto con il suo ruolo fondamentale per l’esistenza stessa della vita sulla terra. Info: www.maredirefare.it

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SCAFFALE NARRATIVA NARRATIVA

Piccoli gesti

BRIVIDI DI PAURA Nata in Francia, e in Italia proposta dalle Edizioni EL, arriva sugli scaffali una nuova collana horror, che porta in libreria piccoli tascabili neri con racconti di paura per diverse fasce d’età, narrati con capitoli brevi e tante illustrazioni. I vecchi libri sono pericolosi (concezione grafica di Julie Massie, trad. di Costanza Piccoli, pp. 96, euro 9,00) di François Gravel, per lettori dai 9 anni, è un racconto davvero spaventoso, ambientato in un contesto dove un bambino dovrebbe sentirsi al sicuro: la scuola. Mathieu, spedito in biblioteca per punizione, incontra un uomo sgradevole che lo ingaggia per uno strano lavoro. Scendono nello scantinato e presto Mathieu si ritrova solo in mezzo a libri polverosi, le cui tavole anatomiche diventano illustrazioni del racconto che stiamo leggendo. Sono i libri pericolosi del titolo, che Mathieu dovrà sfogliare, pagina dopo pagina. Sempre dello stesso autore, ma per lettori dai 7 anni, esce in contemporanea anche Il campo maledetto (ill. Cathon, trad. di Costanza Piccoli, pp. 80, euro 9,00). Oliver in estate va in campagna da zio Jean-Louis, che ha un campo di mais grande come l’oceano. Un posto dove ci si perde facilmente e dove è meglio non avventurarsi. Quando però il cane, compagno di giochi, si spaventa davanti a un piccolo coniglio, Oliver cede alla curiosità. Ambientato tra campi e spaventapasseri, e dove ancora una volta troviamo un libro pericoloso, è anche La gita del terrore (trad. Beatrice Bellini, Mondadori, pp. 188, euro 16,00), un romanzo horror di Katherine Arden dal sapore cinematografico. E sempre Mondadori pubblica una bella raccolta di racconti, Storie da brividi (trad. Beatrice Bellini, Mondadori, pp. 396, euro 18,00), curata da R.L. Stine, creatore dei “Piccoli Brividi”, serie di straordinario successo negli anni Novanta (400 milioni di copie vendute nel mondo). Il filo conduttore dei racconti, l’unica “regola” che gli autori erano tenuti a rispettare, è la presenza di un urlo spaventoso (titolo originale della raccolta: Scream and Scream Again). Tra le pagine troviamo così storie di fantasmi, misteriosi furgoncini del gelato, esseri umani che diventano animali, e porte che sarebbe meglio lasciare chiuse. Dalla Svezia, tradotto da Samanta K. Milton Knowles, arriva infine Mostri nella notte (DeAgostini, pp. 114, euro 11,90) di Mats Strandberg, con le illustrazioni a due colori di Sofia Falkenhem: un romanzo che gioca con le classiche paure - del buio e dei mostri nell’armadio - per raccontare le avventure di un bambino che al posto di superare il terrore della notte si trasforma in un cane mannaro. (mara pace)

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Un racconto delicato, che unisce in– sieme le malinconiche stravaganze di una malattia senile con la minaccia della pandemia, raccontata, qui, co– me una bestia difficile da catturare. Parte da qui Sebastiano Ruiz Mignone nel suo Nonna e la bestia (pp. 32, euro 10,00), ultimo volume della collana “I Nuovi colori del mondo” dell’editore Città nuova. La vicenda è raccontata dalla voce di una nipotina molto affezionata alla nonna, ma altresì consapevole delle sue difficoltà. Nei suoi ricordi le stranezze della donna diventano un mondo in continua sospensione, fatto di disegni che prendono vita, di mazzolini di fiori profumati e, ovviamente, del timore per quel virus che minaccia tutto il mondo. Ad accompagnare la storia le illustrazioni di Daniela Costa, che restituisce sulla pagina le suggestioni innescate dal ricordo della bambina e dall’immaginazione dell’anziana, ormai libera da freni. Dal passato al presente, anche gli alunni de La scuola sotto l’albero (Edizioni Terra Santa, pp. 96, euro 12,90) di Luciana Breggia, devono affrontare i cambiamenti conseguenti a un cataclisma che ha colpito il paese. Primo fra tutti, l’arrivo di un nuovo maestro, ben deciso a svecchiare i metodi di insegnamento tradizionale e a coinvolgere i ragazzi in mille attività stimolanti, nonostante lo sguardo perplesso degli adulti, preoccupati per questi metodi poco ortodossi. Tra lezioni di Natura e lezioni di Cielo illustrate da Paola Formica - una storia per immaginare un presente diverso, da ricostruire partendo dalle piccole cose. (martina russo)


SCAFFALE PRIMA INFANZIA PROGETTI

Libri... da toccare

NON SOLO CICALE E FORMICHE Come parlare di economia ai bambini? In che modo spiegare loro a cosa servono il denaro e il risparmio, quali strumenti per realizzare qualche sogno nel cassetto? E soprattutto, a che età si può cominciare una corretta educazione economica, funzionale ad una cittadinanza consapevole, attiva e responsabile, magari nell’ottica di una sostenibilità etica indicata dal Papa in The Economy of Francesco? Per l’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dovrebbe iniziare “il più presto possibile”. Anche sui banchi di scuola: dove la Financial Literacy, da noi, è ancora piuttosto carente. Tanto che - secondo dati recenti del PISA, il Programme for International Student Assessment - solo 1 studente italiano su 10 ha un minimo di competenze, rispetto ai suoi coetanei di altri Paesi. E se non mancano, nella filiera editoriale per l’infanzia, alcuni buoni titoli di economia spiegata in modo più o meno ludico ai ragazzi, l’argomento resta comunque ostico. A renderlo accattivante ai più piccoli, in chiave di racconto favolistico vivacemente illustrato anche con il prezioso valore aggiunto di tracce musicali (una vera e propria colonna sonora abbinata al Elisabetta Garilli testo e scaricabile gratuitamente attraverso un QR code presente sul libro), è l’albo illustrato edito da Carthusia Tarabaralla. Il tesoro del bruco baronessa (pp. 32, euro 17,90), scritto e musicato dalla poliedrica e appassionata pianista, compositrice, educAutrice Elisabetta Garilli con esecuzioni del Garilli Sound Project e le tavole della brillante artista di fama internazionale Valeria Petrone. Protagonista del libro, il bruco della farfalla baronessa, che sogna un paio d’ali dorate per volare ma non ha i mezzi per comprarle; in suo aiuto, accorreranno risparmiatori lungimiranti come l’insetto stecco, il ragno d’acqua e la zanzara, che con cicale, grilli e coccinelle scopriranno infine il valore più grande da coltivare e condividere: l’amicizia. Le filastrocche lievi, metaforiche e giocose del testo di Garilli, che ben si prestano tra onomatopee, ritmo e sonorità ad essere canzoni, incastonate nelle allegre tavole pluricromatiche a tutta pagina di Petrone, veicolano con grazia e (necessaria) leggerezza ai più piccoli il senso sotteso al libro, divenuto particolarmente attuale nel tempo della crisi da pandemia: dare il giusto valore alle cose e ai legami che aiutano - anche attraverso il sacrificio del risparmio consapevole e della condivisione - a credere in un sogno tenacemente perseguito. Fino a realizzarlo. Non a caso l’albo, frutto di un focus group partecipato e condiviso dalle autrici e dall’editrice con otto bambini tra i 5 e i 10 anni, è al centro di un progetto nazionale di sensibilizzazione ed educazione finanziaria nato dalla collaborazione tra BPER Banca e Carthusia, che per l’occasione ha realizzato anche un’edizione speciale di 6.000 copie fuori commercio da offrire in dono ai bambini e alle loro famiglie che parteciperanno agli eventi in cantiere: una mostra itinerante delle tavole di Petrone tratte dal libro, incontri di letture animate, proiezioni, ascolto e spettacoli di musica dal vivo del gruppo di musicisti, danzatrici-mime e narratrici del Garilli Sound Project. Prima tappa del tour, la Campania: dove Garilli tornerà, dopo aver vinto nel 2019 (con Emanuela Bussolati, per l’albo Tinotino Tinotina tin tin tin, edito sempre da Carthusia) il premio del progetto “Il mondo salvato dai ragazzini”, realizzato dall’Associazione culturale Kolibrì tra Procida e Napoli. E a Napoli, il progetto Tarabaralla sarà ospite tra il 19 e il 20 giugno del Comune (Assessorato alla Cultura e Istruzione, guidato da Annamaria Palmieri), in collaborazione con Kolibrì, con un reading previsto il 21 giugno anche nell’ambito del Salerno Festival di letteratura.

Tra le ultime novità pubblicate da Coccinella, ci sono due serie di libri gioco che invitano il bambino a esplorare le pagine con il tatto. “Ditino… cucù!” (pp. 10, euro 9,50 cad.) è un progetto di Agnese Baruzzi, che firma anche le illustrazioni. I primi due titoli ci portano nel giardino fuori di casa o nella lontana giungla. Il testo in rima di Daniela Gamba invita il lettore a usare il ditino per svelare l’animale nascosto, che spunta tra foglie e rami confondendosi con un altro elemento dell’illustrazione: la coccinella con i tulipani, l’uccello bianco con un uovo, l’istrice con le castagne. Il meccanismo di Nel giardino chi c’è? si ripete anche Nella giungla chi c’è?, dove l’ambientazione si fa più esotica, con fiori e frutti meno familiari. “Piccolomondocurioso” (pp. 16, euro 9,90 cad.) di Nicolò Venturi è stato invece il progetto vincitore del bando “I libri gioco si fanno con le macchine” nel 2019 organizzato dall’associazione Ts’Ai Lun 105. Ma gli insetti… sono tutti uguali? e Ma gli animali… sono tutti uguali? raccontano il mondo della natura con frasi semplici e piccoli inserti tattili che mettono in evidenza ciò di cui si parla. Se il testo dice “L’ape ha il pungiglione”, il bambino potrà scoprire da solo cos’è il pungiglione e che forma ha, soltanto usando il tatto. Questo permette di introdurre alcune parole nuove nel dizionario del bambino che legge. Parole precise, come cresta, tentacoli e baffi. Il volume dedicato agli animali si chiude con un riferimento alle mani di bambini, che sono così invitati ad appoggiare la mano sulla pagina per entrare a far parte del libro. (mara pace)

(donatella trotta)

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VETRINA

La montagna e la bambina Nelle tavole di Francesca Sanna la montagna è un Signor Montagna con tanto di occhi e bocca, che acciglia lo sguardo e agita le mani, ricco non solo dei boschi che crescono sui suoi pendii, ma anche della storia che racchiude, milioni di anni testimoniati da fossili e resti contenuti tra la sua terra. Il Signor Montagna si sente alquanto disturbato dalla bambina che gli chiede di spostarsi per permetterle di vedere qualcosa di diverso dalle sue rocce quando si affaccia dalla finestra di casa. Siccome non c’è verso di scalfire l’irriverenza innocente di Lucy, che par entusiasta del vento, della pioggia, della neve che lui le manda contro, allora il Signor Montagna prova ad aggirare quell’ostacolo coi codini suscitando in lei la curiosità, la voglia di scoprire e quindi di viaggiare. Se la issa in testa, permettendole una nuova prospettiva: un orizzonte ampio da cui si vede fin il mare e il panorama quotidiano prende una forma tutta differente. Lucy comincia camminando sui fianchi della montagna; si fa il fiato, prende la misura delle proprie forze, calibra il peso dello zai-

Il Signor Montagna ha milioni e milioni di anni e nella sua vita ne ha viste tante, ma ha scoperto solo da poco che esiste qualcosa che non conosceva. no. E poi sparisce: è in giro per il mondo; il Signor Montagna invece è fermo al suo solito posto, pieno di malinconia e nostalgia. Un albo che - attraverso il tratto peculiare e ricco dell’illustratrice che i lettori italiani hanno ben imparato a conoscere - dice della capacità adulta di suscitare nei bambini la curiosità e la voglia di fare e di andare, ma anche della difficoltà a lasciare andare chi sta crescendo e fa quindi le proprie esperienze in autonomia, magari lontano, sicuramente fuori dal raggio dello sguardo di chi lo ha accompagnato con affetto e cura. Un albo adatto a essere letto e sfogliato insieme, magari proprio come momento comune di condivisione tra i sentieri autonomi e separati che la crescita e la vita poi permettono.

Francesca Sanna, Spostati Sig. Montagna, Cagli (PU), Settenove, 2021, pp. 32, euro 17,00.

(caterina ramonda)

Bentornati! La Giovanna, il placido e goloso drago Tommasone (per non parlare del cane Ciccio) sono stati, fra la metà degli anni ’70 e il finire del successivo decennio, tra i personaggi più amati della nostra letteratura per l’infanzia. Tutto era nato, giusto per fare un po’ di storia, nel 1974 quando nella “Libri per ragazzi” della Einaudi appare La Giovanna a fumetti, frutto di una felice esperienza compiuta dagli autori in una scuola elementare. Quattro anni più tardi, e con un preciso processo di maturazione grafica, è la volta de La Giovanna nel bosco, pubblicato da E.Elle e che oggi ritorna in questa bella edizione. Negli anni seguenti sempre Orietta Fatucci, prima, e poi Mondadori, ci regaleranno numerosi altri titoli, declinandone i casi in una pluralità di modi. Tanti erano i motivi di questo successo: l’uso del fumetto, l’incalzante semplicità delle storie, il riferirsi ai topoi del fiabesco con qualche citazione pittorica, un segno morbido e veloce al quale si accompagnava un tratteggio fitto che quasi ricordava la vecchia incisione ottocentesca. E, in primis, la non comune simpatia e originalità dei personaggi con i quali, per i piccoli lettori, era facile e grato identificarsi. La Giovanna era una bambinetta sagace e sicura di sé, tutt’altro che bella con il suo gran nasone, il volto lentigginoso e qualche chilo di troppo. In sogno, sempre accompagnata dal fido Ciccio, trova Tommasone, drago buono che soltanto la prepotenza e la violenza del “perfido 30 ANDERSEN

“Aspetta, aspetta! Cosa c’è in questo armadietto? Potremmo prendere: ciliegie al naturale, gelatina di arance, marmellata di lampone… E poi c’è cioccolato caldo, torta allo zabaglione, biscottini di pasta frolla, bignè alla crema, sfogliatelle farcite, frittelle di mele… Fermi tutti! Mancano le more mature! Dai facciamo una corsa e andiamo a coglierne un cestino!” barone Gualtiero” riescono a scuotere, facendo sì che alla buon’ora faccia finalmente ricorso, furibondo, al fuoco che gli esce dalla bocca, mettendo in fuga gli sgherri del barone che, nei loro comportamenti, ricordavano non poco qualche squadraccia fascista. Qui tutto nasce dal desiderio di Tommasone di far visitare a Giovanna la sua casa nel tronco di una quercia secolare e di andare nel bosco a raccogliere un cestino di more (“Una nel cestino per portarla a casa e due subito in bocca per sentire se sono buone”) che possano degnamente concludere una luculliana merenda. Ma il drago viene catturato e chiuso in gabbia e spetterà alla bimba liberarlo, non senza aiutanti e doni magici. I libri di Cristina e di Francesco li avevo scoperti nella biblioteca scolastica che stavamo via via formando con le adozioni alternative all’Anna Frank, poi - diventato papà - si può dire che, a furia di leggerli, li avessi imparati a memo-

Cristina Lastrego - Francesco Testa, La Giovanna nel bosco, Roma, Gallucci, 2021, pp. 44, euro 14,70

ria. Ricordo, ancora, sempre delle Edizioni E.Elle: La Giovanna e Tommasone, Giovanna sogna un drago, Giovanna sogna la campagna, Giovanna sogna tanti sogni. Ed è stato bello rileggerlo adesso e vedere che nulla ha perso in freschezza narrativa, pacata arguzia e candore. (walter fochesato)


VETRINA

Come sarà il futuro? E domani? di Oliver De Solminihac, pubblicato nella collana “Superbaba” (in stampatello minuscolo), è un libro a capitoli che riprende un meccanismo narrativo comune a molti albi illustrati: il racconto, nella traduzione di Daniele Petruccioli, ruota infatti attorno a una domanda che viene ripetuta nell’incontro con diversi personaggi. Il protagonista è un lupacchiotto che abita nel bosco con i suoi genitori e che ha appena festeggiato il suo ottavo compleanno. Il padre, alla fine della festa, come tradizione, gli scatta una fotografia e Lucas la appende in bacheca insieme alle altre sette: un piccolo rituale che tiene traccia della crescita e del passare del tempo. Lucas osserva i propri ritratti, anno dopo anno e si accorge di essere cambiato. Da qui nasce una domanda, subito percepita come ingombrante e pesante. “Ma allora, io chi sono? E domani, che cosa mi aspetta? Come sarà il mio futuro?”. Nell’ordine e nella ritualità dentro casa, Lucas non riesce a trovare risposte,

Certe domande sono come un vaso pieno di fiori, ingombrante, pesante e delicato, da appoggiare con attenzione, non in un posto qualsiasi e non come viene.

così chiede di uscire, entra in un bosco dove smarrisce la via di casa e dove cominciano gli incontri: l’agnello astrologo, la volpe sociologa, le civette pessimiste. Tutti hanno un’idea abbastanza precisa sul futuro del lupacchiotto e Lucas, che tanto desidera conoscere il suo domani, scopre che conoscerlo davvero è “spaventoso”. Il racconto, la cui dimensione filosofica trova eco nelle atmosfere delle illustrazioni di Junko Nakamura, nelle stelle lontane e nella nebbia, si chiude con un’apertura: un ultimo incontro felice e poi il bianco della neve. (mara pace)

Oliver De Solmnihac - trad. di Daniele Petruccioli, E domani?, Milano, Babalibri, 2021, pp. 56, euro 8,00.

Tra mare e monti Dopo il titolo dedicato alla Sicilia con testi di Annamaria Piccione e illustrazioni di Lucia Scuderi (Spirdi, spirdate e sirene) si arriva nei territori della vecchia repubblica marinara per questa intrigante collana progettata e diretta da Teresa Porcella e graficamente pensata da Ignazio Fulghesu. Credo che la scelta di affidarsi ad Anselmo Roveda sia stata quanto mai opportuna giacché unisce in sé ad un’ormai collaudata capacità e piacevolezza di scrittura le vaste competenze attorno al patrimonio del folklore ligure. Patrimonio vasto e composito che, a differenza di altre regioni (si veda giusto la Sicilia con Giuseppe Pitrè), è stato in passato poco e male indagato. Con il risultato che moltissimi materiali, affidati com’erano alla fragile trasmissione orale, sono ormai andati irrimediabilmente perduti. In questa collana ciò che convince è il dialogo fra un agile intreccio narrativo e le precise ma affabili schede dedicate alla creature fantastiche che popolavano le nostre regioni. Marti e Lia sono due inseparabili amiche, intenti ad esplorare in libertà il bosco e il ruscello, penso nella parentesi magica delle vacanze estive, ma devono fare i conti con la presenza di folletti burloni. Invece le mucche della Maria non ne possono più delle incursioni, nelle notti di luna piena, di un gruppo di bambini sonnambuli, stregati dal bibou, serpente dalla gran testa vagamente felina. Li manda alla ricerca di latte, di cui è ghiottissimo, ma i bovini troveranno, con l’aiuto del gatto, il modo di vendicarsi. O,

Il ciliegio è lì da sempre, segna il confine tra il sole del cortile e l’ombra del sentiero che porta al bosco. La strada si infila tra i castagni, prima pianeggiante poi un po’ più ripida, fino al torrente. Per attraversarlo c’è da cercare i massi grossi, quelli su cui poggiare i piedi senza bagnarsi. Uno... due… tre... ed è fatta. [...] I pomeriggi, nell’ora in cui i più piccoli dormono e i grandi sonnecchiano, io e Lia facciamo scorribande nel bosco. Ci sono cespugli di more e un albero di amarene. E al torrente si possono guardare i girini diventare rane: coda ogni giorno più breve, zampe via via più lunghe. giusto per fare un ulteriore esempio, c’è la bimba di un quartiere di edilizia popolare che crede fermamente nell’esistenza di minuscole fate che si dondolano in un guscio di noce. In tutto sette racconti e sette creature di un mondo parallelo al nostro che un tempo non disdegnava di rivelarsi. Ci sono così il porchin de feugo, il bestento (quello della filastrocca nonsensicale e finta fiaba), il barban (ricordato anche dal grande poeta dialettale Edoardo Firpo). E tanti altri ancora giacché nelle note veniamo a conoscere esseri, in qualche modo “imparentati” con i protagonisti di queste brevi vicende. Roveda ambienta così i suoi incontri in spazi diversi mostrandoci, con pochi tratti, lembi della nostra regione a partire dall’entroterra, laddove l’ulivo cede il posto al castagno, o piccoli borghi ormai quasi disabitati. Giu-

Anselmo Roveda - ill. di Giulia Pastorino, Barban, fate e tritoni e altri esseri fantastici della Liguria, Campobasso, Telos edizioni, 2021, pp. 80, euro 14,00, collana “147 Mostro che parla!”. lia Pastorino qui conferma appieno le sue doti di narratrice cordiale ed estrosa che, in primis, ama il colore, cavandone felicissime accensioni e dissonanze. Un segno sicuro e ridente che, quando occorre, ama una deformazione espressionistica mai fine a sé stessa ma ben calata nelle ragioni del testo. Aggiungendovi note impagabili e sornione. (walter fochesato) ANDERSEN  31


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Il ladro di giorni L’albo nasce per parlare ai lettori dai 6 ai 10 anni della pandemia che, per non pochi mesi, li ha chiusi in casa, costretti alla cosiddetta didattica a distanza, separati da figure amate e, ancor più, li ha portati a interrogarsi su di un nemico invisibile dinnanzi al quale non era facile misurarsi e trovare risposte adeguate. Ma, attenzione, qui non ci si trova dinnanzi a uno dei non pochi e talora modesti e discutibili instant book. In questi casi il libro a tema, magari generoso negli intenti, di rado raggiunge i suoi obiettivi e ci porta a ricascare nella vecchia e vieta “pedagogia”. Giacché, come ammoniva Bernardo da Chiaravalle, le strade che portano all’inferno sono lastricate di buone intenzioni. Il libro di Carthusia nasce al contrario da un progetto ben preciso, da un non facile lavoro (due focus group, interviste a bimbi e a genitori, coinvolgimento di esperti…) e esce, non casualmente, in una collana che, da non pochi anni e su testi equilibratissimi e lievi di Beatrice Masini, ha saputo affrontare argomenti difficili quando non dolorosi ma sempre con i modi (le armi verrebbe da dire) della metafora, talora del fiabesco. Dunque l’opera nasce quando la pandemia sembra aver allentato il suo morso, anche se, sappiamo, che tutto non tornerà come prima e che molto è cambiato in noi e nell’infanzia. Nella casa della piccola protagonista si è insinuata una paura o, ancor meglio, un ladro

L’anno che non ho compiuto gli anni è stato quell’anno che sono rimasta molto tempo in casa perché fuori c’era Qualcosa e non ci fidavamo ed era meglio stare dentro. È stato allora che è venuto il ladro.

ineffabile che ha la consistenza di un foglio di carta ed è quindi capace di penetrare per ogni dove. Non casualmente la bimba, dinnanzi a un qualcosa di ignoto e impalpabile, si dà una prima spiegazione riandando alle paure della mamma quando era piccola come lei. Troverà poi il coraggio di affrontarlo, di confrontarsi con lui. Dopo tutto il ladro vuol portarle via “soltanto” il suo compleanno. “Poi mi prendo qualche giorno di più. Poi qualche settimana. Poi magari un mese o due […] Il tuo compleanno è niente. Le cose che fai sono niente. Niente di niente. E se non è niente, che importanza ha se me lo prendo io?” La protagonista inizialmente non sa che cosa rispondere ma poi, riflettendo, comprende che tutto quello che accadeva in caso in quei giorni non era un far niente. “Giocare. Parlare. Ridere. Scrivere, Disegnare. Ricordare. L’elenco era lungo, e bello. Erano un sacco di cose che nessuno poteva portarmi via, nemmeno il ladro, perché ero io a farle, io, la mamma e il papà”. Il ladro, se proprio voleva pote-

Beatrice Masini - ill. di Angelo Ruta, L’anno che non ho compiuto gli anni, Milano, Carthusia, 2021, pp. 36, euro 17,90, coll. “Ho bisogno di una storia”.

va pur prendersi il suo compleanno. “Però lascia stare il nostro niente”. Devo dire che non era facile illustrare un testo del genere sospeso fra i riti della quotidianità, il sogno notturno, la paura, l’attesa. Angelo Ruta vi è invece riuscito alla perfezione. La sua personalissima declinazione della ligne claire lo porta a tavole morbide ed eleganti nei toni e nei colori. Qui poi ha intessuto un ardito e mirabile dialogo con il testo di Beatrice Masini, sottolineandone la sospensione spaziotemporale. Il dialogo con il ladro di tempo fa sì che gli ambienti della casa via via si spoglino di tutto giocando sulle pareti grigie con gli oggetti, radi, che diventano meri contorni bianchi. Una sensazione di stupori, timori e malinconie che cede poi il passo al ritorno della calda luminosità della casa e di chi vi abita. Gustosissime, infine, le citazioni che Ruta si diverte a disseminare qua e là: dall’omaggio al Piripù Bibi di Emanuela Bussolati e ad altri albi di Carthusia ma non mancano due quadri con una pera e una mela che rimandano ai libri di Iela Mari. (walter fochesato) 32 ANDERSEN



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In cerca di una storia Con questo romanzo, Sophie Anderson conferma la sua brillante capacità narrativa che attinge al patrimonio di racconti tradizionali dell’est europeo, di cui aveva già dato prova nel precedente La casa che mi porta via, edito da Rizzoli nel 2018. In questo caso costruisce una narrazione su più livelli offrendo al lettore un corpus di storie all’interno della trama principale, che appaiono come leggende che la protagonista prima ascolta e poi racconta lei stessa, per poi rivelarsi fondanti nella ricerca che sta conducendo. Yanka ha dodici anni ed è conosciuta da tutti come Yanka l’Orsa perché sovrasta i coetanei e persino molti adulti, è forte e coraggiosa, ma in realtà, anche se pochi lo sanno, lei è davvero legata a quell’animale: ha ricordi nitidi dell’orsa che l’ha allevata nei primi due anni di vita, prima che la donna che l’ha adottata la trovasse nella Foresta di Neve. Nonostante integrata nel villaggio e legata al centinaio di abitanti, la ragazzina sente da sempre un richiamo irresistibile verso la foresta. Quando le sue gambe si trasformano in potenti e pelose zampe di orso, decide di fuggire a medici e ospedali e addentrarsi tra gli alberi

Mamochka dice che capì all’istante che eravamo destinate a stare insieme. Ma se non so da dove vengo, come posso essere certa del mio posto nel mondo? in cerca di chiarezza sulle sue origini e sui suoi genitori. È accompagnata da animali con cui può parlare, incontra persone che sanno accompagnarla e risale al passato: non ha bisogno di medicine, ma di una storia, la sua personale. Cercare le sue radici le farà trovare il suo posto nel mondo e le farà guardare ai suoi anni di infanzia con uno sguardo d’insieme, come si osserva a viaggio finito una mappa, con la possibilità di capire che gli incontri, gli intrecci e persino le leggende ascoltate sono parti di un unico sentiero che assume improvvisamente un senso corale e definitivo. Le illustrazioni di Katherine Honesta accompagnano il testo e bordano, con una greca ripetuta sempre identica, le leggende narrate, che così inserite rendono ancora più appetibile il romanzo anche per la proposta in lettura ad alta voce. (caterina ramonda)

Sophie Anderson - ill. di Katherine Honesta - trad. di Loredana Baldinucci, La ragazza degli orsi, Milano, Rizzoli, 2020, pp. 370, euro 17,00.

Guardando al domani I pensieri volano via liberi e leggeri. Ma tracce di pensieri si possono scrivere sulle pagine, indizi e parole che a loro volta alimentano altri pensieri in una sorta di danza che volteggia nell’aria. Il mondo in cui abbiamo abitato nel tempo della pandemia è una sorta di mondo sospeso e la parola “surreale” talvolta è stata usata per raccontare i silenzi delle piazze e delle città, che sembravano essersi assopite dopo inarrestabili tempi frenetici. Daniela Palumbo ha rivolto a ragazzi e ragazze dal nord al sud Italia una domanda, perché le domande sollecitano, spesso non pretendono risposte, ma stimolano, pongono altre domande, permettono di cogliere il senso. “Che parole vuoi portare con te nel futuro?” È da questa domanda che hanno preso forma pensieri, poesie, discorsi immaginari, lettere a un amico e riflessioni di centocinquanta ragazzi fra gli undici e i diciotto anni. Vogliamo la luna. Il futuro raccontato dalle ragazze e dai ragazzi, come leggiamo nell’introduzione, è una sorta di “catalogo di pensieri dedicati al futuro”, un almanacco di sogni, nato dal convincimento che “sognare è un diritto fondamentale”. Parole importanti sfilano nelle pagine in ordine alfabetico, una dopo l’altra, dando vita a pensieri e riflessioni: abbracci, amicizia, amore, arte, ascolto, attesa, bambini, bandiera, bicicletta, calcio, colori, contami34 ANDERSEN

Io vorrei con me, nel mondo nuovo che mi attende, questa parola: ABBRACCIO” (Valentina Patrone). nazione, correre, cura, delfino, diritti, felicità, girasole, incontro, magia, musica, noi… “Non c’era solo il mondo fuori che perdeva i pezzi - scrive Daniela Palumbo. - Ogni emergenza di questa portata - un terremoto, un’alluvione, un evento catastrofico, o appunto una pandemia - genera un trauma anche dentro le persone… Mi sono resa conto che è necessario - oggi - ricostruire la fiducia nel futuro, anche quella delle piccole cose, per non ritrovarsi dentro un naufragio interminabile”. Se ci mettiamo in ascolto delle parole raccolte nel libro allora potremo sentire una sorta di brusio interiore, un tintinnare di voci sparse. Potremo sentire anche i silenzi e le voci di padri, madri e figli nell’intimità delle loro case. E poi sentiremo anche il silenzio delle case abitate da persone sole, dove le parole sono mute e invece i pensieri, le emozioni e i ricordi riempiono le stanze fino a gonfiare gli ambienti. Le pareti sono così alte che i pensieri a volte restano in trappola, ma basta aprire la finestra per farli volare via e ritornare liberi e leggeri. (federica galvani)

Daniela Palumbo, Vogliamo la luna. Il futuro raccontato dalle ragazze e dai ragazzi, Milano, Il Battello a Vapore, 2021, pp. 272, euro 15,00.



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Una piccola barca a vela Quanto lontano può portarci un’immagine? Un fiume di Marc Martin, illustratore australiano al suo secondo titolo pubblicato da Salani, è un albo che bisogna iniziare a leggere dai risguardi, dove entriamo nella stanza di una bambina, una stanza che - nei giocattoli e nei quadri alle pareti - contiene il mondo intero. La finestra della camera da letto si affaccia su una grande città attraversata da un corso d’acqua. Un fiume-nastro che nel frontespizio diventa il titolo del libro (ricreato per l’edizione italiana da Giuliano Cangiano) e che nella prima pagina dell’albo troviamo ancora una volta ritratto al di là di un vetro, dentro la cornice della finestra, qui però circondata dal bianco. La bambina, che nei risguardi era seduta a disegnare, cancella il mondo attorno a sé e si prepara a partire. Immagina di salire a bordo di una barca argentata per seguire il fiume: “dove mi porterà?” si chiede. Inizia così l’avventura di questo libro, dove il lettore, pagina dopo pagina, è invitato a seguire la bambina sulla piccola barca dalla vela bianca, lasciandosi alle spalle le città trafficate e i pennacchi di fumo delle fabbriche per addentrarsi tra i campi fino a raggiungere lontane foreste e lo sterminato

A volte immagino di galleggiare sul fiume, trascinata via in una barca argentata, verso l’orizzonte. Dove mi porterà? oceano. Potrebbe quasi essere un leporello, questo albo, che si snoda disegnando un lungo viaggio tra le immagini. C’è un chiaro omaggio alla natura incontaminata, come già nel primo albo di Marc Martin, Una foresta, qui arricchito da un gioco che parla di immaginazione, del dentro e del fuori, del mondo che abbiamo e di quello che immaginiamo, della capacità di immergersi nelle figure. Gli oggetti della stanza che abbiamo incontrato nei risguardi diventano tasselli delle illustrazioni che compongono l’albo. La casetta esposta nella libreria è in primo piano nel paesaggio urbano quando la bambina naviga tra le fabbriche, nei campi riconosciamo il cavallino che stava accanto al mappamondo, nella foresta lussureggiante ritroviamo il bradipo abbandonato sul tappeto e altro ancora. È il mondo della stanza che entra nei disegni della bambina? O la sua immaginazione, portandola lontano, trasforma la stanza (che nei riguardi finali osserviamo nel buio della notte)? Un

Marc Martin - trad. di Sara Pietrafesa, Un fiume, Milano, Salani, 2021, pp. 40, euro 14,90.

fiume di Marc Martin è stato tra i Best Illustrated Children’s Books del New York Times nel 2017, accanto a titoli come La strada verso casa di Akiko Miyakoshi (sempre pubblicato da Salani, finalista al Premio Andersen 2020), La mia città sul mare di Joanne Schwartz e illustrato da Sydney Smith (Pulce edizioni, che ho recensito su Andersen n. 379) e Un grande giorno di niente di Beatrice Alemagna (Topipittori). (mara pace)

Col sapore di una fiaba “Arid, la città di pietra, era grigia come la cenere. Le strade erano piene di crepe e le finestre delle case ricordavano gli occhi dei ciechi, spalancati senza vedere. Portoni, vicoli, torri e cunicoli sotterranei. Nessuno sembrava più abitare in questa città. Solo pietre e silenzio. ‘Qui non vive più nessuno’ pensò Dulcinana. ‘Anche le persone sono diventate di pietra’.” È così che la coraggiosa Dulcinana entra nella città di Arid, dopo aver attraversato l’acqua nera come la pece sulla barchetta di giunchi di un nano. Un nero così denso dove nemmeno la luna riesce a riflettere la sua luce argentata. Nell’aria aleggia solo un odore di secoli passati. Non si sente né una parola, né una risata, né un grido. Solo il ticchettio delle scarpette d’argento di Dulcinana incrinano il silenzio che, come un soffio di vento, si insinua ovunque, nei vicoli, in mezzo ai sassi e tra le case diroccate del paese di Semprepaura. Il tempo oscilla avanti e indietro e al centro c’è sempre l’inverno. Nessuno ha più memoria della città di Arid. Ma cosa sta cercando Dulcinana e perché è venuta in questa città silenziosa e pietrificata? I giardini di Arid di Paul Biegel, tradotti da Valentina Freschi e pubblicato da La Nuova Frontiera e con l’illustrazione di copertina realizzata da Mariachiara Di Giorgio, raccontano la storia d’amore della principessa 36 ANDERSEN

Nel punto in cui aveva piantato il seme, sei lacrime affondarono nel terreno

Miasarai e di Tuononsarò, figlio del giardiniere del castello e che un incantesimo ha trasformato in un fiore. Ma ben presto il fiore si secca e di lui non resta che un seme con dentro il battito del suo cuore. La principessa potrà ridargli la vita piantando il seme nei giardini di Arid. Sarà così l’amore a dare inizio a un viaggio che dura sette lunghe estati, raccontato dal buffone di corte in un incastro di racconti all’interno di un avvincente gioco narrativo. Una storia dall’atmosfera fiabesca, con l’eterna lotta tra il bene e il male e il coraggio di affrontare luoghi perduti pur di rompere per sempre l’incantesimo. Paul Biegel, uno degli autori più importanti nel panorama della letteratura per l’infanzia olandese, racconta storie che legano passato e presente, realtà e sogno, magia e mistero, vita e morte, in cui è l’amore a decidere il nostro destino. (federica galvani)

Paul Biegel - traduzione di Valentina Freschi, I giardini di Arid, Roma, La Nuova Frontiera, 2020, pp. 192, euro 14,90.


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Sulle tracce di Big Mama Arturo vive in campagna, è lo zio più stravagante che si possa immaginare, impacciato e timido all’inverosimile e sempre pieno di progetti bislacchi per la testa. Soprattutto, è polistrumentista e grande appassionato di musica, meglio se sfrigolante per l’elevato voltaggio elettrico. Ma sopra-sopra-tutto… è un cane. La sua alta carica di stravaganza canina richiede un freno, magari un essere umano, che riporti tutto alla ragionevolezza. Ed ecco Carlotta: nipote sveglia, giudiziosa e appassionata di parole crociate, che ogni estate i genitori depositano alla cascina dello zione per potersi godere in libertà le vacanze al mare. L’improbabile coppia è assortita, può partire l’avventura. Che inizia da una chiave, trovata da Arturo in mezzo a un campo. Naturalmente non è un oggetto qualsiasi: è sicuramente la chiavetta di accordatura di una delle chitarre appartenute alla grande cantante Big Mama Wolf - che dunque è passata da lì molti anni prima - e non resta che andare a scoprire dove è finito tutto il resto del prezioso strumento. Ne abbiamo lette tante di storie on-the-road, ma a bordo di un catorcio di trattore diventa tutto più

Conta che una volta Big Mama ha tirato fuori un aereo da un fiume legandolo con la corda della sua chitarra. imprevedibile. E in quanto a ingranaggi il trattore di Arturo è messo davvero male. Da perfetti segugi Carlotta e lo zio seguono a ritroso i trascorsi di Big Mama, in un piccolo giallo artistico-sentimentale fatto di indizi, foto e testimonianze; nel quale lo stesso Arturo, scopriremo alla fine, ha una parte importante. Appel si conferma grande caratterista e inventore di storie, sempre pronto al gioco, arguto giocoliere di parole e associazioni paradossali; non teme l’assurdo, anzi sa tesserci intorno storie divertentissime, vorticose e di gran ritmo. Per tutto il racconto si citano i fastosi esordi dei grandi generi musicali del Novecento fra jazz, blues e rock’n’roll. E chissà se è un caso: la cantautrice di blues statunitense degli anni ’50, conosciuta come Big Mama, si fece notare per la voce potente e per un brano di successo intitolato Hound dog: cane da caccia!

Federico Appel, Carlotta & lo zio elettrico, Milano, Terre di Mezzo, 2021, pp. 96, euro 12,00.

(fausto boccati)

Essere e avere Jeffers è uno dei miei illustratori preferiti e con ZOOlibri ha pubblicato i suoi libri più belli, intensi e divertenti. Ecco l’accostarsi di questi due ultimi aggettivi potrebbe sembrare contraddittorio ma così non è perché, sempre, lui riesce a spiazzarci, a farci sorridere e ridere ma, al contempo, le sue piccole storie preziose hanno il dono di farci riflettere, di invitarci ad andare oltre, stabilendo connessioni e rimandi a prima vista insospettati e insospettabili. Con una conseguente, irriducibile complessità. Ed è quel che accade anche in questo picture book nel quale Fausto (presuntuoso, dispotico, irascibile ed elegantemente vestito) tutto vuol possedere e controllare. E, finché si tratta di un fiore, di una pecora e di un albero non incontra soverchie difficoltà. Ma poi rivendica un campo, un lago, una foresta e una montagna e le difficoltà aumentano e aumentano rabbia, sfuriate e alterigia. Mal gliene incoglierà quando poi deciderà di estendere i suoi domini al mare e con piglio dittatoriale e una squillante cerata gialla prenderà il largo su di una barca. Perirà miseramente, dato che non sa nuotare e non si accorge, stolido com’è, del potere delle metafore e delle frasi fatte. Così tutto continuerà come prima perché alle cose che lui aveva voluto possedere del “fato di Fausto a loro non interessava”. Una riflessione che si completa, mirabilmente, con la

C’era una volta un uomo convinto di possedere ogni cosa e per questo deciso a fare la conta dei suoi averi. “Tu sei mio”, disse Fausto al fiore. “Sì” disse il fiore. “Io sono tuo”. Contento, Fausto andò oltre. “Tu sei mia”, disse alla pecora. “Sì”, disse la pecora. “Credo di sì”. Sentendosi soddisfatto, Fausto andò oltre”. Successivamente, Fausto si imbatté in un albero e dichiarò, “Albero, tu sei mio”. A ciò l’albero replicò, “Oh, d’accordo, io posso essere tuo”. E l’albero si inchinò dinanzi all’uomo. Compiaciuto, Fausto andò oltre, felice di possedere una pecora e un fiore e il suo albero”.

bellissima citazione finale di Kurt Vonnegut. Ci si trova dinnanzi ad un libro “per tutti”, ad una garbata ma pungente operetta morale che tocca temi cruciali come la brama di possesso, il rapporto da stabilire con chi vive accanto a noi, la concezione della natura. Ma questa “favola dipinta”, come recita il sottotitolo, stupisce per la bellezza “liquida” e vivida delle illustrazioni e, ancor più per il rapporto con il testo e per l’ardita e mirabile realizzazione tipografica. Qui, nel crescendo della vicenda, si resta attratti e quasi attoniti nel ruolo narrativo che assu-

Oliver Jeffers, Il fato di Fausto. Una favola dipinta, Reggio Emilia, ZOOlibri, 2021, pp. 90, euro 20,00.

mono, sul fondo latteo della pagina, i pieni e i vuoti, le parole e le figure. In una sinfonia calcolata con precisione e poesia. (walter fochesato) ANDERSEN  37


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Passi nel silenzio Ci sono un italiano, un russo, un tedesco. Parrebbe una barzelletta e invece è la storia: l’italiano, Attilio Limonta, soldato originario della zona del lago di Como, classe 1919, fugge nel 1943 da una base militare sul Mar Bianco dove è rinchiuso come prigioniero di guerra. Insieme a lui un giovane russo e un caporal maggiore tedesco, ognuno con un obiettivo diverso, a condividere la strada, le decisioni, i pericoli in cui incappano, l’aiuto che ricevono dalla popolazione. Radice e Turconi, con la capacità narrativa dell’essenzialità, costruiscono un fumetto denso, arricchito da lunghe citazioni di Tolstoj a segnare passaggi tra i capitoli, da echi di Mario Rigoni Stern e Nuto Revelli, adatto sicuramente ai lettori della secondaria che possono trovare non solo una testimonianza su una pagina della Seconda Guerra mondiale, ma anche un’occasione per conoscere l’Italia del Ventennio, come il protagonista la racconta presentando la propria vita. La cifra che caratterizza l’opera è quella della lingua: gli autori scelgono infatti di lasciare che ogni personaggio si esprima nella propria lingua, senza presenza di traduzione, restituendo i tentativi di comprendersi,

Taccio e cammino… e attorno a me palpitano tutte le esistenze passate di qua: dei miti e dei prepotenti, dei forti e dei deboli, dei fiduciosi e dei pessimisti. Delle vittime… e degli assassini. Taccio e cammino e, in questa assenza di suoni, mi par di udire il gemito di chi ha pianto i propri cari e l’euforia smaniosa di chi è venuto - o è tornato - alla vita. l’aiuto della gestualità, il dire delle posture; insieme il paesaggio, grande protagonista, con ampi silenzi, suoni, versi animali. In più, il flusso dei pensieri di Attilio, le sue riflessioni su quel che gli sta capitando, su quel che sono state la sua infanzia e giovinezza, e in generale sulla vita e sulle scelte, sulle seconde possibilità, sulla necessità - per nulla metaforica - di dover lasciare una vita per poter rinascere in un’altra. Il fumetto diventa allora per il lettore occasione di farsi presente a un momento storico ricostruito attraverso gli echi dei fatti generali e le singolarità dei protagonisti della specifica vicenda, di poter quasi entrare nelle tavole e prendere parte. Per chi conosce i tanti riferimenti bibliografici citati in chiusura sarà semplice

Teresa Radice - Stefano Turconi, La terra, il cielo, i corvi, Milano, Bao Publishing, 2020, pp. 203, euro 20,00. ritrovarli lungo le pagine; per gli altri, saranno motivo, forse, di approfondire. (caterina ramonda)

Meraviglia semplice “La magia della semplicità” queste sono le parole che mi hanno colpito dell’articolo che Chandra Livia Candiani ha scritto nel blog di Topipittori a proposito di Poka & Mine di cui ha curato la traduzione. Sono infatti arrivati in Italia grazie a Topipittori i primi due volumi della serie “Poka & Mine” scritta e illustrata da Kitty Crowther per i piccolissimi e che prevede la traduzione di altre quattro storie. La semplicità riesce a stupirci e meravigliarci, perché in fondo è il linguaggio capace davvero di cogliere il senso profondo. Il mondo di Kitty Crowther rivela proprio questa essenza, con la delicatezza dei gesti e delle espressioni colte in questi due piccoli animali che non rientrano di fatto in nessuna classificazione e che hanno la parvenza di insetti, ma questo poco importa perché il tratto fine e delicato del disegno sa restituirci sentimenti, gesti, sguardi, intese e l’intimità di un rapporto. Poka e Mine sono padre e figlia e insieme vivono e, soprattutto, condividono le avventure che ogni giornata riserva: difficoltà e gioie che ci possono sorprendere nella quotidianità rendendo la vita una piacevole avventura e una meravigliosa scoperta. Una relazione che evidenzia il profondo legame tra adulti e bambini con un differente modo di affrontare gli imprevisti, ma allo stesso tempo caratterizzata dalla complicità e dal rispetto. Nella prima 38 ANDERSEN

La magia della semplicità dà forma alla bellezza del mondo che ci circonda. avventura Le nuove ali Mine è caduta e si è rotta un’ala e così Poka l’accompagna dal dottore. Cosa fare? Riparare l’ala rotta oppure scegliere un nuovo paio di ali tra le tante grandi e colorate esposte? “Voglio un paio di ali nuove!” esclama Mine che scoprirà poi l’importanza di non fidarsi delle apparenze, di saper aspettare e di amare se stessi. In Poka & Mine. Il calcio Mine esprime invece un suo grande desiderio: giocare a calcio! “Ma è uno sport da maschi” le fa notare Poka. “E allora?” risponde Mine. Ed è così che inizia una nuova avventura dal finale inaspettato. Kitty Crowther con i suoi delicati tratti del disegno rivela la sua grande sensibilità e il suo amore per gli animali e la natura, sa valorizzare e dare forma al mondo che ci circonda con la magia non solo della semplicità ma anche di chi sa amare la vita e per questo è in grado di coglierne e restituirne i dettagli più preziosi. Una combinazione di parole, scelte con cura, e di colori delicati che sanno trasportarci in un’atmosfera in cui fa capolino una natura fatta di silenzi, voci, fiori e piccoli animali speciali proprio come Poka e Mine. (federica galvani)

Kitty Crowther - traduzione di Chandra Livia Candiani, Poka & Mine. Le nuove ali, Milano, Topipittori, 2021, pp. 36, euro 14,00. Kitty Crowther - traduzione di Chandra Livia Candiani, Poka & Mine. Il calcio, Milano, Topipittori, 2021, pp. 56, euro 14,00.



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Indagine con sorpresa Dopo Sette rose per Rachel, Sinnos pubblica un nuovo romanzo di Marie-Christophe Ruata-Arn, autrice elvetica che questa volta torna con un libro che potremmo definire un giallo dalla soluzione alquanto surreale e non è lecito svelare di più. Matilda è una ragazzina oltremodo disciplinata: brava a scuola, impegnata nel volontariato, ligia alle regole familiari... forse fin troppo - si legge tra le righe - tanto che il suo ambire alla perfezione attira inevitabilmente qualche antipatia dai coetanei. Inoltre è la responsabile del giornalino della scuola e, approfittando dell’essere figlia di un poliziotto, conduce qualche piccola indagine per le sue inchieste. Certo, però, rimane alquanto sorpresa quando, messa la mano in tasca, vi ritrova una spilla, parte della refurtiva di un colpo appena avvenuto in città. Inizia così un’avventura ritmata, resa incalzante da una scrittura serrata, che gioca con gli stilemi del romanzo di investigazione, fino a una sorprendente virata finale che trasforma la storia (e questo lascerà forse un po’ disorientati gli amanti dei gialli, ma senza deludere nella scelta del finale). Tra vecchie signore che nascondono un segreto,

Papà si fida di me. Ed è una cosa normale, perché tutti mi considerano la ragazza più giudiziosa e assennata della scuola, se non dell’intera città. un quadro che pare seguire con lo sguardo e cagnolini da portare a passeggio, questo romanzo si dimostra intrigante, anche per quello che non racconta o che lascia volutamente sullo sfondo: dal rapporto di Matilda con la nonna, morta qualche anno prima, alla trasformazione della città in cui vive, con tutte le dinamiche sociali che ne conseguono. Intanto la spilla delle sorelle Arckenbruck sparisce e ricompare, lasciando sgomenta la stessa Matilda, ma anche i poliziotti che indagano sui furti. Le tre anziane derubate sembrano piuttosto confuse, mescolando passato e presente dei loro racconti, soprattutto mentre sfogliano l’album delle foto insieme a Matilda, che diventa presenza fissa del loro salotto. La chiave del mistero sarà proprio in quel tempo sospeso, in cui spicca la figura di uno zio avventuriero. Come dicevo, non è lecito svelare di più: conviene invece suggerirne la lettura, tanto

Marie-Christophe Ruata-Arn - trad. di Federico Appel, Matilda un’ora indietro, Roma, Sinnos, pp. 192, euro 13,00. più che il romanzo è pubblicato con un font in alta leggibilità. (martina russo)

Dov’è la felicità? Genio e Tito sono due amici adolescenti a un passo da diventare, anche loro nonostante, “grandi”; il legame che li unisce - fatto di risate, condivisioni, motteggi e lotte complici - è talmente forte da fargli dire emozionati «Io sono te e tu sei me», da averli condotti a una promessa per la vita: «quello che è tuo è mio». E pure le diversità, di caratteristiche individuali (più sicuro di sé e spigliato il primo, più introspettivo e mingherlino il secondo) e di estrazione sociale (figlio dell’élite il primo, di lavoratori il secondo), sembrano non avere, nel loro sentimento, reale rilievo. Insieme giocano, crescono e sognano nel Villaggio, opaco insediamento sul quale incombe l’ombra dei cantieri delle 3Città, l’avveniristico complesso urbano nel quale immaginano, una volta portati a termine i lavori, poter migliorare il proprio futuro. Prima ancora che quel sogno condiviso si infranga, allontanandoli, contro la rigida divisone in classi della società, qualcos’altro, anzi qualcun altro, crea una prima breccia nel loro legame. È Maja. L’irruzione della ragazza nel loro orizzonte a due inizia a marcare le differenze; scatena, almeno per Genio, il desiderio di primeggiare. La tensione si fa via via più intensa per l’emersione di sentimenti ancora incerti e non univoci; il rapporto a tre non è però l’elemento di rottura. Questa avviene per il precipitare della situazione sociale. Da un giorno all’altro - proprio mentre i tre vivono 40 ANDERSEN

Le sembrava che i Sovvertitori avessero solo rovesciato i ruoli ma che la loro forza avesse la stessa arroganza e prepotenza di quelli di prima. una piccola disavventura che li conduce, per una strigliata, al cospetto delle autorità - si palesa il disegno delle oligarchie: le 3Città accoglieranno come liberi cittadini le élite, mentre tutti gli altri, ridotti a forza-lavoro strettamente sorvegliata e privata delle libertà, resteranno al Villaggio. Dalla strigliata Genio uscirà libero e pronto al trasferimento nelle 3Città con mansioni di sorvegliante, mentre Tito e Maja si ritroveranno con un braccialetto al polso che ne sancisce la condizione subordinata e, presto, con un microchip sottocutaneo che ne controlla gli spostamenti. Ai due non resta che una fuga oltre i territori noti, ma capiranno presto che anche la strada della ribellione nasconde delle insidie; forse la principale è proprio il cieco desiderio di controllo e sopraffazione, pure con diverse sfumature di violenza, che caratterizza l’intera umanità che li circonda. Sia quando si manifesti nel tentativo elitario, razionalista, schiavista e ipertecnologico delle 3Città sia nel presunto egualitarismo, brutale, primitivo e vendicativo dei Sovvertitori. Toccherà fuggire ancora, mentre il vecchio mondo crolla alle loro spalle. Prova narrativa alta e intensa di Mattia, a proprio agio con atmosfere sospese e di-

Luisa Mattina, Quel che è tuo è mio, Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2021, pp. 175, euro 15,00. stopiche garbatamente in dialogo con un immaginario che spesso attribuiamo solo a ciò che arriva da altrove, ma che ha alfieri nostrani; un romanzo, insomma, che starà bene sugli scaffali a fianco, ad esempio, de La compagnia dei soli di Rinaldi e Paci e di Non leggerai di Antonella Cilento. (anselmo roveda)



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Piovono cani e gatti Paese che vai, proverbio che trovi. Ecco, proprio parafrasando un proverbio si può dar conto di questo divertente, semplice e arguto, libro illustrato che mostra come le diverse lingue e culture abbiano declinato, secondo il proprio immaginario, le espressioni utili a sottolineare una situazione in forma stringata. Succede allora che se per gli italiani una fitta pioggia è capace di evocare il versare di catini (Piove a catinelle), per gli inglesi e gli spagnoli lo stesso evento porti in bocca bestie a precipizio (rispettivamente “cani e gatti”, It’s raining cats and dogs, e “rane e serpenti”, Llover sapos y culebras), mentre per i francesi più sobrie corde (Il pleut des cordes). Non sempre c’è questa distanza (in ogni lingua è comunque la mela a tenere lontano il medico), anche perché talvolta i proverbi hanno una comune origine classica - lo sappiamo dal nonno di questo tipo di volumi, il Dizionario comparato di proverbi e modi proverbiali italiani, latini, francesi, spagnoli, tedeschi, inglesi e greci antichi... di Augusto Arthaber, da quasi cento anni nel catalogo Hoepli - o hanno viaggiato, senza bisogno di passaporti e green pass, di luogo in luogo acclimatandosi e convivendo con forme percepite come autoctone; in casa mia, ad esempio, hanno

When in Rome, do as the Romans do [Quando vai a Roma, fai come fanno i Romani] sempre coabitato Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco, parrebbe prettamente italiano, e Non vendere la pelle dell’orso prima di averlo ucciso, quest’ultimo calco dal francese ll ne faut pas vendre la peau de l’ours avant de l’avoir tué riportato nel volume. Volume che ha il pregio di accostare il tema, con il suo portato di riflessione linguistica e spunto interculturale, anche ai più giovani grazie a testi appassionatamente complici, al pulito progetto grafico e alle piacevoli illustrazioni. Se il tema appassiona i vostri piccoli potrete poi cercare Le bugie hanno le gambe corte, ovvero i proverbi spiegati ai bambini (Centoautori )di Anna Lavatelli o, questo solo in biblioteca, L’erba del vicino. Proverbi da tutto il mondo (Einaudi ragazzi) di Axel Scheffler. Infine, vi ricordo che di proverbi ne ha scritto recentemente su queste colonne (n. 375, settembre 2020) Martina Russo, rammentandoci la natura non assoluta del proverbio. Natura varissima, talvolta perfino contraddittoria e quindi buona per ogni, anche opposta, opzione: Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa

Michela Tartaglia - ill. di Daniele Si– monelli - progetto grafico di Marianna Rossi, Una mela al giorno, Busto Arsizio (VA), Nomos, 2020, pp. 144, euro 19,90 quel che lascia, non sa quel che trova, ma pure Chi non risica, non rosica. Dunque relatività e proverbi vanno a braccetto, pure in una medesima lingua. (anselmo roveda)

Una compagnia stranamente assortita Una clinica - piuttosto costosa - per casi limite, dai metodi invero non molto efficaci, e un gruppo di adulti e ragazzi, tutti uniti dal fallimento del tentativo di suicidio. Non male come inizio per un romanzo per adolescenti, ma non facciamoci ingannare: qui si toccano sì tematiche divenute nel tempo forse un po’ troppo ricorrenti e con esiti alterni (l’autolesionismo, il bullismo, la malattia mentale e il suicidio stesso), ma con un tono e una forma tanto surreale da meritare un’etichetta a sé, se proprio vogliamo darne una. Alex, narratore di questa storia, ha cercato di togliersi la vita prima con dei betabloccanti e poi con un colpo di pistola al cuore. Il perché è presto detto: dopo anni di rimozione del dolore per la morte della madre - a sua volta suicida - tutta la sofferenza si è ripresentata in una volta sola annicchilendo la sua voglia di vivere. Alex ne fa un discorso estremamente razionale e scientifico: “Siamo fatti per amare le persone e le persone sono fatte per morire.” Non volendo più soffrire, né amare qualcuno che poi potrebbe morire, ha trovato come unica soluzione quella di farla finita. Peccato che in clinica incontri Alice - al suo secondo tentativo di suicidio dopo un primo a otto anni - che fin da subito gli fa battere il cuore. Ma non siamo di fronte a un romanzo rosa, quanto piuttosto ad un’avventura on 42 ANDERSEN

Un’illusione, ecco cos’era, l’amore: un’illusione che finiva inevitabilmente nel dolore. Allora perché infliggersi una cosa simile? the road: i due, insieme a Colette - anziana amante delle metafore e nostalgica del suo Lucien, che è riuscito dove lei ha fallito - Victor - adolescente ingenuotto con problemi di peso e Jacopo - erede di una ricca famiglia italiana, per cui la vita è solo “una rottura di palle”, decidono di approfittare del weekend privo di sedute di terapia per raggiungere la casa in Normandia di Jacopo e riuscire nel loro intento finale buttandosi dalla scogliera. In fuga verso la morte, la strana compagnia ha modo di confrontarsi con il proprio passato e di intrecciare rapporti che prima parevano impossibili, forti del fatto che quello sarà l’ultimo viaggio. Alex e Alice ad esempio decidono di mettersi insieme: non c’è rischio che il primo soffra per la morte della ragazza perché la faranno finita insieme. E sicuramente lui non potrà trattarla come un oggetto, come le è accaduto in passato, vista la brevità della relazione. Tra meccanici truffaldini, poesie in vendita e match su Tinder, si delinea così una vicenda incredibile, impreziosita dai giochi linguistici e da una cinica vena poetica che permea tutto il romanzo, rendendolo piuttosto originale.

Axl Cendres - trad. di Rosa Vanina Pavone, La compagnia degli addii, Milano, Il Castoro, 2021, pp. 191, euro 15,50. Cendres, scomparsa nel 2019, è autrice di oltre una ventina di romanzi per adolescenti, tutti accomunati da un umorismo ficcante: a lei è dedicato il Premio che porta il suo nome, per romanzi young adult. (martina russo)



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Nel soffio della poesia La poesia, si sa, segue strade proprie; strade di ricerca intima (non necessariamente solitaria) e linguistica che raramente fioriscono con costanza, rilevanza e evidenza nelle proposte di lettura e tantomeno sugli scaffali delle librerie che già non abbiano giusta sensibilità e attenzione, dedicato spazio. E se è vero per la poesia tutta, figurarsi per quella rivolta ai più giovani (ammesso che la poesia possa avere un’indicazione d’età nel cercare lettori). La poesia, pur a fronte di vivaci e magmatiche esperienze collettive di minoranza (con editori, spazi letterari e festival dedicati), è spesso risolta sugli scaffali generalisti “per adulti” con classici intramontabili, e incriticabili, o con coinvolgenti voghe momentanee; e ancor più soventemente la si trova ormai assortita con titoli che arrivano dalle classifiche di vendita online, accostando così le silloge dei poeti alle raccolte di aforismi da post-it degli influencer del momento. Andiamo, più concretamente, alla poesia (anche) per bambini e ragazzi con una riflessione sul fiorire con minor costanza, insomma sulla complessivamente esigua proposta editoriale. Mi piace pensare, pur al netto dell’oggettiva mancanza di case dedicate, che corrisponda anche alla rarità della fioritura stessa, come nella breve stagionalità di un frutto prezioso, da cogliere solo quando il tempo dispone. Del resto la rarità (penso alla neve sugli orizzonti marini di Bertolani) o, meglio, la rarità di uno sguardo poetico sulle cose, pure quotidiane e minime, è cifra di molte buone considerazioni e scritture. In questo orizzonte di rarità

…/ E il pallone/ sballottato dal vento/ si porta via ridendo/ lo sguardo stupito/ del bimbo Bernard Friot

…/ e pensano che senza il vento la vita/ è così noiosa, una vita a metà/ e sognano che torni dalla gita/ e sperano di sentirlo arrivare/e tremano, al pensiero di ballare. Sabrina Giarratana ci sono però ora due fioriture da non perdere, due frutti preziosi, anzi due semi da mettere a dimora per goderne poi a lungo: sono le raccolte poetiche di Bernard Friot e di Sabrina Giarratana. Entrambe, se ne veda densità e foliazione, scaturiscono da un’urgenza fitta, da una confidente consuetudine e necessità. Friot ci consegna una raccolta mossa che ha punto d’equilibrio e forse ragione stessa in un dialogo serrato con l’infanzia; le bambine e i bambini sono sempre presenti, l’autore ne accosta con sensibilità l’immaginario, ne tratteggia le azioni d’ogni giorno, i timori e le fantasie, attribuisce a loro in definitiva il potere interpretativo oltreché la possibilità del piacere estetico. Giarratana ci dona una raccolta di sorprendente intensità emotiva (ci sarà da prendere il respiro tra un componimento e l’altro) e di perfetto incedere letterario, nutrita dalla confidenza assoluta con la lingua, precisa

Bernard Friot - ill. di Aurélie Guillerey - trad. di Matteo Marchesini, Buchi nel vento, Roma, Lapis Edizioni, 2020, pp. 80, euro 14,50. Sabrina Giarratana - ill. di Sonia Maria Luce Possentini, Poesie nell’erba, Otranto (LE), AnimaMundi Edizioni, 2021, pp. 62, euro 18,00

Un’immagine di Aurélie Guillerey tratta da Buchi nel vento (Lapis, 2021).

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ed evocativa a un tempo; una nettezza partecipe, anch’essa capace di dirsi e farsi dire dall’infanzia. (anselmo roveda)



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Una mappa misteriosa Come tanti altri classici L’isola del tesoro nasce quasi “per caso”, da un’occasione privata. Una sera Stevenson seguiva il figliastro Lloyd che stava disegnando una mappa: ne rimase affascinato e prese a denominare con nomi inventati i luoghi rappresentati. Nacque da lì l’idea del romanzo che, nello stesso 1881, approdò dapprima a puntate su di un periodico per poi conoscere il successo nel 1883 con la prima edizione in volume. Non c’è bisogno di raccontare la storia o di commentarla; un’opera intramontabile, un canone dell’avventura per ragazzi e per adulti. Sullo sfondo, credo, la rappresentazione del Male: non quello violento e sovente assurdo dei pirati, rozzi e ubriaconi, incapaci di progettare alcunché ma quello insinuante, intelligente e convincente di Long John Silver. Non casualmente Stevenson di lui ci fornisce una descrizione dettagliata e attenta. È il vero antagonista di Jim Hawkins, voce narrante. Non casualmente lo scrittore in qualche modo sottrae Silver al destino degli altri suoi compari e ci dice che, fuggito dalla Hispaniola con un buon bottino di tre o quattrocento ghinee, si sarà di certo “rifatto” una vita. In Italia il libro ha conosciuto in passato l’onta di non poche edizioni ridotte e/o malamente tradotte e malamente illustrate. Ma anche, cito su due piedi, la briosa ed elegante versione di un maestro dell’illustrazione italiana del primo Novecento come Gustavino e, in anni ben più recenti, Roberto Innocenti, con la sua inconfondibile maestria, in un’edizione per Prìncipi & Princípi riproposta poi da Gallucci. Di Olmos, illustratore catalano, ospite spesso del nostro paese e fra i docenti del master e dei corsi di Ars In Fabu-

Di Silver non abbiamo più saputo nulla. Quel formidabile marinaio con una gamba sola se n’è finalmente uscito per sempre dalla mia vita; ma credo abbia incontrato la sua vecchia nera, e forse se la passa ancora bene con lei e col Capitano Flint. C’è da sperarlo, immagino, perché le sue probabilità di passarsela bene in un altro mondo sono scarse.

la, ho recensito qualche tempo fa La foca bianca di Rudyard Kipling. Sono tavole a olio, realizzate con grandissima cura e dalla straordinaria forza evocativa. Visionarie ma capaci di calarsi nei momenti forti del romanzo cavandone nuovi interpretazioni e sottolineature inedite. Mi sembra quasi che di Tusitala (il narratore, così veniva chiamato lo scrittore nelle isole Samoa) abbia compreso i pregi di una scrittura intensa e coinvolgente ma sempre in grado di muoversi in perfetto equilibrio fra dettaglio e sintesi, lasciando così all’illustratore ampi spazi di manovra. Vi è un tono pressoché costante di sottolineatura espressionistica che porta ora alla voluta deformazione dei volti ora a puntate horror che fanno pensare, in certi particolari, al lavoro di Stefano Bessoni. Superbe e originali talune invenzioni. Penso alla mela putrida che stilla le sue gocce sul capo di Israel nel colloquio notturno con Silver. Ancora la mappa del tesoro aperta sul tavolo da Trelawney e dal dottor Livesey che par letteralmente lievitare, diventando tridimensionale. In altre occasioni Olmos fa

Robert Louis Stevenson - illustrazioni di Roger Olmos - traduzione di Alberto Frigo, L’isola del tesoro, Modena, Logos, 2020, pp. 214, euro 15,00, Collana “I classici della Ciopi”.

tesoro di riferimenti cinematografici ma, al fondo, la sua è un’isola cupa e sanguigna: “Non tornerei - conclude Jim - su quell’isola maledetta neanche legato a un carro di buoi; e gli incubi peggiori che faccio sono quelli in cui sento i marosi infrangersi sulle sue coste o scatto a sedere sul letto con la voce stridula del Capitano Flint che mi risuona ancora nelle orecchie: ‘Pezzi da otto! Pezzi da otto!’”. (walter fochesato) 46 ANDERSEN




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