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Il paese dei burattini. Il Festival di Silvano d'Orba di Daniela Carucci.................... pag
Il paese dei burattini
Alla scoperta del festival di Silvano d'Orba e del Premio Ai Bravi Burattinai d'Italia
di Daniela Carucci
Sono diventata burattinaia quando ho capito che i burattini, a differenza degli attori, potevano fare tutto: persino prendere a bastonate la morte. Il primo passo è stato capire che Pinocchio non era un burattino, ma una marionetta, e che nel panorama del teatro di figura contemporaneo c’erano pupazzi di tutte le fattezze, grandissimi come un palazzo o piccolissimi come le cose che stanno in una tasca. Ho amato il teatro di oggetti di Gyula Mòlnar che ha girato mezzo mondo raccontando su un tavolo la storia di un’alka seltzer che pone fine alla sua vita in modo effervescente, buttandosi in un bicchiere d’acqua. È lui che mi ha fatto ri-scoprire che tutto quello che c’è intorno può prendere vita e raccontare storie. Poi, è arrivato il teatro di strada e ho imparato a camminare di nuovo guardando un tedesco del Vermont andare su trampoli alti quattro metri e diventare creatura di un altro mondo. L’ho visto costruire il forno prima dello spettacolo e fare il pane in piazza. Tutti quelli che passavano ne volevano un pezzo e quel pane, condito con olio e prezzemolo, era quello di una comunità riunita intorno a una bellezza viva e carica di meraviglia. Questo signore, che era Peter Schumann, fondatore del Bread and Puppet Theatre, l’ho incontrato grazie ad altri burattinai viaggianti, con la barba, senza, con la gonna, con il furgone: gli artisti del Teatro del Corvo, Damiano Giambelli e Cristina Discacciati che hanno portato avanti l’opera artistica e politica della compagnia statunitense in Italia incrociandola con la loro arte. E sono proprio loro che oggi animano e inventano uno dei più importanti festival dedicati ai burattini coinvolgendo un intero borgo, Silvano d’Orba. Un festival per tutti che si rivolge in particolare ai bambini e ai ragazzi con un laboratorio estivo di invenzione e costruzione teatrale. Li incontro online per farmi raccontare di quel mondo in cui ogni anno per quindici giorni torno burattinaia, con noi anche Sara Ghioldi attrice, artista e formatrice da anni nel gruppo di lavoro e pensiero.
Parliamo del laboratorio estivo, quello che coinvolge ogni anno circa settanta bambini e ragazzi dai 4 ai 13 anni. Due settimane in cui i partecipanti inventano storie e drammaturgie, costruiscono scenografie, cuciono costumi, imparano a stare dentro il gioco del teatro creando uno spettacolo. Cristina Discacciati: «Il primo laboratorio l’abbiamo fatto nel 2001, eravamo io e Elis Ferracini, poco dopo si sono aggiunti Damiano e Giuseppe Buonofiglio, e negli anni ci sono stati molti altri collaboratori. Quello che rende particolare questa esperienza è che ogni anno si sperimentano tecniche di animazione e costruzione che arrivano da diverse parti del mondo: burattini, sagome, ombre, pupazzi a mano vera, marotte, pupazzi a bastone e da parata. Un percorso di scoperta che viene sempre veicolato dal gioco, che man mano si trasforma in racconto che si anima e si arricchisce di personaggi nati dalla fantasia e dalla creatività individuale e collettiva».
A cosa vi ispirate per creare gli spettacoli e dare un’idea guida al laboratorio? Sara Ghioldi: «Ogni anno c’è un tema diverso: una volta sono state le fiabe di Calvino, un altro il mondo dei supereroi, un’altra volta ancora siamo salpati su velieri variopinti, come bizzarri pirati del mare, e un’altra siamo stati uccelli in viaggio verso il loro re ricalcando le gesta e visitando i paesaggi del poema siriano La conferenza degli uccelli. In quindici giorni si attraversano tutte le fasi di creazione di uno spettacolo dalla scrittura della storia, alla scelta della tecnica, alla costruzione di pupazzi e scenografia, fino alle prove. Costruire è un atto artistico molto importante perché attraverso la costruzione mi incarno in quello che realizzo e scopro parti di me. Tutto questo alla fine realizza un’opera collettiva, uno spettacolo vero e proprio che apre la rassegna in cui i bambini sono alla pari dei professionisti, il festival inizia con loro».
E come sono nati il festival e il premio Ai Bravi Burattinai d’Italia? Sara Ghioldi: «Nascono in contemporanea nel 1990 dalle chiacchiere di due amici davanti a un bicchiere di dolcetto: uno con esperienze teatrali come autore del grande comico Erminio Macario, Pupi Mazzucco, l’altro autore teatrale, televisivo, creatore di pupazzi ed esperto di teatro viaggiante, Tinin Mantegazza. Volevano dedicare un festival a un’antica arte teatrale e popolare come quella dei burattini e premiare le realtà più interessanti. Oggi la rassegna compie trent’anni e ospita compagnie di teatro di burattini e pupazzi di rilevanza nazionale anche grazie anche all’appoggio dell’Associazione Amici dei burattini che promuove lo studio e la divulgazione dell’arte dei burattini e del teatro di strada (www.amicideiburattini.org)».
Quale ruolo e quale spazio trovano oggi i burattini?
Programma in breve
19 luglio, Le bambine e i bambini del Laboratorio - In Natura 20 luglio, Teatro del Secchio Nino e il segreto di Arlecchino 21 luglio,Teatro Medico Ipnotico - Momo 22 luglio, La Balena Zoppa Kasperl e il regalo della principessa 23 luglio, Alberto De Bastiani - La bella Fiordaliso Damiano Giambelli: «Oggi più che negli anni passati i burattini hanno un ruolo anche al di fuori dello spettacolo. Sono uno strumento di comunicazione alternativo alle parole che permette di avvicinarsi alla relazione di cura, di entrare in contatto con chi vive un disagio». Sara Ghioldi: «A scuola i burattini sono entrati negli anni Ottanta, ma oggi si utilizzano anche in altri contesti sociali. Con la situazione pandemica che stiamo vivendo il burattino permette la vicinanza, è un mediatore efficace, uno strumento di relazione privilegiato. In questi mesi giocare con i burattini ha favorito l’incontro anche nella così detta didattica a distanza: i pupazzi sono stati validi aiutanti soprattutto con i bambini più piccoli».
E nel mondo del teatro oggi quale forma sta assumendo il teatro di figura? Uno dei lavori più interessanti che ho visto negli ultimi anni è stato quello del danzatore e attore Duda Paiva che mescola il suo corpo con quello delle creature di gommapiuma che costruisce. Cristina Discacciati: «Sì, oggi ci sono sperimentazioni interessanti in cui il teatro d’attore si integra al teatro di figura, penso per esempio alla compagnia Riserva Canini che tra l’altro scardina il pregiudizio che il teatro di figura sia legato solo all’infanzia con spettacoli come Il mio compleanno. Mi viene in mente anche Virgilio Sieni che ha danzato con i pupi siciliani di Mimmo Cuticchio. Trovo molto interessante la fissità di burattini che proprio grazie a quel vuoto attivano l’immaginario di chi guarda».
E io aspetto di ritornare a Silvano, dove ogni anno per qualche giorno faccio parte di una famiglia nomade, surreale, comica e incapace di bugia, quella dei pupazzi e di chi li anima. .