EDITORIALE orizzonti e orientamenti
Confrontarsi con una tragedia: per ricordare, per aiutare, per riflettere di Vincenzo Torti*
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Sappiamo, infatti, che per addivenire ad una declaratoria di responsabilità penale e perché possa ritenersi sussistente un nesso di causalità tra la condotta e l’evento, “al di là di ogni ragionevole dubbio”, occorre accertare con un “elevato grado di credibilità razionale, che sia prossimo alla certezza”, per usare le parole delle Sezioni Unite della Cassazione, la effettiva prevedibilità dell’evento. Una prevedibilità che, ad avviso di un autorevole consulente sentito in corso di istruttoria, parrebbe da escludere o, comunque, tutt’altro che scontata, così da determinare, invece, la persistenza di un più che ragionevole dubbio. A tale riguardo, per ora, non resta che attendere di leggere le motivazioni della sentenza, per poi comprendere e valutare. Vi chiederete, allora, Socie e Soci carissimi, per quali ragioni io abbia voluto affrontare oggi con voi e, in particolare, con tutti i Titolati, questo tema particolarmente delicato. Prima di tutto per ricordare e, in tal modo, riportare al cuore, i nostri Soci Carlo e Roberto, rinnovando così a Maria, moglie di Carlo, e alla mamma di Roberto, Carla, i sentimenti di affetto e di vicinanza per queste perdite che sono anche nostre, perché riguardano persone care: chi stava operando con generosità collaborando ad avviare allo scialpinismo i corsisti, mi riferisco a Carlo, e chi, come Roberto, con l’entusiasmo che gli era proprio, viveva quel giorno la scoperta di una dimensione di montagna a lungo sognata. E desidero ringraziare la mamma di Roberto che, subito dopo aver appreso l’esito del processo di primo grado, ha avuto per tutti i soci coinvolti parole di solidarietà e di stupore per una condanna che lei stessa e il suo dolore di madre
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l sette di aprile di tre anni fa, durante il corso di scialpinismo organizzato dalla Scuola Pietramora della Sezione di Cesena, a causa di una valanga proveniente dal Colle Chamolè, in località Pila, perdevano la vita due nostri soci: Carlo Dell’Osso, qualificato sezionale di 52 anni e il giovane corsista Roberto Bucci, di soli 28 anni. Una tragedia che, oltre ad aver duramente colpito le loro famiglie, attorno alle quali si è stretta da subito una sincera vicinanza da parte di tutto il Sodalizio, ha coinvolto anche quanti, nell’ambito del corso, avevano ruoli di direzione o anche solo di affiancamento didattico: parlo di Vittorio Lega, Leopoldo Grilli, Alberto Assirelli, Paola Marabini, Giacomo Lippera e Matteo Manuelli. L’indagine connessa agli accertamenti sulle cause dell’accaduto prendeva le mosse da un avviso di garanzia a carico dei predetti, con un’ipotesi di disastro e omicidio colposo, per altro limitatamente al solo decesso di Roberto Bucci, ascrivendosi così allo stesso Dell’Osso la causalità del proprio incidente in quanto Qualificato sezionale. Torno ora a parlarne perché è di pochi giorni fa la sentenza con cui il Tribunale di Aosta ha giudicato tutti gli imputati colpevoli, all’esito del giudizio di primo grado, anche a prescindere dai diversi ruoli dagli stessi ricoperti rispetto a scelte e valutazioni che sappiamo essere di competenza del direttore del corso. Una sentenza che ha suscitato sconcerto non solo per tale omessa differenziazione, ma anche per gli ampi margini di incertezza che si erano colti in ordine alla prevedibilità di quanto accaduto.
aprile 2021 / Montagne360 / 1