SCIALPINISMO
È tempo di “slow mountain” Lo scialpinismo, complice anche la chiusura degli impianti, ha avuto una diffusione rilevante in questi mesi. Ne abbiamo parlato con Matteo Eydallin, pluricampione mondiale di scialpinismo di Paola Assom*
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uesto inverno di pandemia, con tanta neve e impianti di risalita chiusi, ha causato danni enormi all’economia di molte località di montagna, che vivevano ormai da decenni grazie al turismo delle settimane bianche. Nel contempo, però, si è assistito alla crescita esponenziale del fenomeno di una “slow mountain” fatta di passi a “lentezza umana”, con ciaspole, fondo, trekking, sci alpinismo: attività svolte in libertà della natura. Lo scialpinismo, in particolare, è stato praticato quest’anno come mai prima. Ma è solo una necessità causata dalla chiusura degli impianti o durerà anche in futuro? Ecco il parere del pluricampione mondiale di sci alpinismo Matteo Eydallin. Con le piste da discesa chiuse causa pandemia è esplosa la passione per lo scialpinismo. Si tratta di un fenomeno passeggero, o è destinato a una certa tenuta anche in futuro?
54 / Montagne360 / aprile 2021
«Lo scialpinismo ha avuto un grande picco qualche anno fa e ha appassionato giovani e meno giovani, anche solo per il piacere di qualche gita nel silenzio dei boschi. Ma ancor più numerose sono state le persone, anche più avanti con l’età, che in questo strano inverno hanno provato a fare scialpinismo: a molti è piaciuto, altri invece lo hanno trovato troppo duro, e ci sta! Ma la pace e la tranquillità che trovi nelle gite con le pelli è impensabile nello sci da discesa. Oggi sempre più persone vanno alla ricerca di momenti di serenità e di contatto con la natura. Credo dunque che molti proseguiranno l’avventura scialpinistica anche negli anni futuri». Si dice che lo scialpinismo sia ecologico e salutare, ma pensi che ci siano limiti di età? «Senza dubbio lo scialpinismo ha molte valenze e i limiti non sono affatto di età bensì di un po’ di allenamento e di quanta voglia si abbia di