SPELEOLOGIA
La miniera scomparsa Storia della miniera di Roditti, in Slovenia, per anni circondata dal mistero e poi riportata alla sua nuova vita tre anni fa di Riccardo Corazzi* e Lorenzo Marini*
C’
è un’ampia storia, poco indagata, sulle miniere di carbone del Carso e dell’Istria, territorio oggi condiviso tra la provincia di Trieste, la Slovenia e la Croazia, ma un tempo territori uniti, prima dell’Impero asburgico e poi dell’Italia (1918-1947). Ci troviamo nel cuore del “Carso Classico”, una vasta area di rocce carsiche allineata in direzione “dinarica”, cioè nord-ovest/ sud-est, lunga circa 40 chilometri e larga fino a 13 chilometri, che copre circa 750 chilometri2 e che si estende a sud-est del fiume Isonzo (Friuli-Venezia Giulia) fino a Postumia (Slovenia), caratterizzata dalla continua presenza di forme carsiche epigee e ipogee, con densità, dimensioni e tipologia tali da aver fatto della zona l’immagine collettiva di simbolo mondiale delle fenomenologie carsiche.
40 / Montagne360 / giugno 2021
L’ESTRAZIONE DEL CARBONE Dalle prime testimonianze della metà del ’600 della Repubblica di Venezia, sino alla dismissione degli impianti a partire dal 1950, furono non meno di una ventina le miniere di carbone attive. Attualmente alcune sono franate, riempite, altre allagate, tante dimenticate. Roditti, Slovenia, oggi è un lindo e placido paese di 300 abitanti, poggiato tra colli di roccia arenaria e piani di calcare, circondato da boschi di castagni e prati: dista 15 km a est dal centro urbano di Trieste. La zona venne individuata per l’estrazione mineraria carbonifera già nel 1768, quando la “Deputazione centrale della Società Agraria di Gorizia” riporta la scoperta di alcuni filoni nella signoria di Schwarzenberg (Podgrad) proprio