SCIENZA
Le cappelle perdute di Montevergine La storia di una ricerca iniziata da una stampa antica e continuata sui monti dell’Appennino campano. Uno studio realizzato nel quadro delle attività di ricerca in ambito archeologico e paesaggistico promosse dal Comitato Scientifico Centrale del Cai di Annalisa Salese e Luigi Iozzoli*
I
l Santuario di Montevergine sorge a Nord-Ovest di Avellino sul Monte omonimo della catena del Partenio. Questo antico luogo di preghiera è stato fondato nel XII secolo dall’eremita San Guglielmo da Vercelli diventando immediatamente, ancora vivo il santo, faro di spiritualità per tutto il Mezzogiorno. Ogni anno centinaia di migliaia di pellegrini con fervente spirito di devozione vi arrivano in pellegrinaggio seguendo un’antichissima tradizione particolarmente radicata in tutta l’area napoletana. Per
raggiungere il Santuario, oggi, ci si serve della strada nazionale n° 374 da Ospedaletto oppure si può usare la funicolare da Mercogliano, ma il modo più affascinante è raggiungerlo a piedi percorrendo le antiche mulattiere che si dipanano tra i boschi di castagni e faggi. Questa abbazia, oggi tenuta dai monaci benedettini, è stata da subito sotto la protezione dei principi Normanni poi dei d’Angiò, dei Borbone e dei Savoia: ha una storia che è, in parte, la storia stessa del meridione del nostro Paese.
A sinistra, la stampa del 1649 dell’abate Giordano. In alto a destra, la Cappella del Torrione 44 / Montagne360 / giugno 2021