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A quando i rifugi "dog friendly"? entilissimo Calzolari, sono una Socia Cai, spero diplomata Gea a fine ottobre, ovviamente appassionata di trekking e montagna. Fra le molte cose che per me la montagna rappresenta c’è senz’altro la condivisione: dell’avventura, della natura, del cammino, della fatica e anche del meritato riposo in rifugio. L’esperienza della montagna ha ancor più senso se possiamo condividerla con chi amiamo. Condivido da qualche anno questi meravigliosi momenti di trekking insieme a mia figlia e alla mia cagnolina Stella. Purtroppo, però, non è sempre possibile portare il cane nei rifugi. Scelta assolutamente condivisibile, soprattutto per quanto riguarda i rifugi dotati solo di camerate. Credo che sarebbe bello se i rifugi si dotassero di piccole strutture esterne (2-3 gabbie con cucce) in cui accogliere i nostri inseparabili amici a quattro zampe. I rifugisti amplierebbero sicuramente il ventaglio degli ospiti e potrebbero (a loro discrezione) ricavare un piccolo extra, addebitando un piccolo contributo per il pernottamento del cane (in alcuni alberghi ho pagato anche 20 euro al giorno per il solo accesso del cane). E perché, infine, non stilare anche un elenco dei rifugi Cai che offrono questa opportunità? Stupendo sarebbe se il Club alpino si facesse sostenitore di un progetto di qualificazione “Rifugio Cai - Dog friendly”. Sarei in prima linea per dare il mio contributo. Elena Zo’
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Cara Elena, apprezzo moltissimo la delicatezza con cui è stata capace di condividere le sue passioni e i suoi desideri. Stavolta credo che la persona più adatta a risponderle non sia io, bensì il presidente della Commissione centrale rifugi e opere alpine del Cai, Giacomo Benedetti, che pubblicamente ringrazio per la disponibilità. Luca Calzolari Direttore Montagne360
immaginare soluzioni possibili che, come può ben immaginare, nella maggior parte dei casi non sono dipendenti dalla volontà del Cai ma dalla somma di variabili che rendono ogni luogo e ogni rifugio diverso dall’altro. La scelta ultima, infine, spetta al gestore. Le varianti a cui faccio riferimento sono tante: dalla quota alle temperature, dal contesto fisico alle incertezze climatiche di stagione. Ci sono poi rifugi spaziosi e rifugi piccolissimi, rifugi con ampie aree esterne e rifugi incastonati nella vegetazione o tra le rocce. Senza considerare, infine, i comportamenti degli animali, così diversi tra loro. Tutto questo per ribadirle che sì, in termini di principio siamo favorevoli, ma potremo spingerci solo a raccomandazioni o fino alla redazione di linee guida condivise. Se ancora tutto questo non ha preso forma è solo perché stiamo cercando di elaborare la migliore soluzione possibile. Una cosa però posso dirla da subito: quando tutto questo accadrà, saremo felici di adottare la definizione “Rifugio Cai - Dog friendly” da lei proposta. Quel titolo riassume bene la dimensione etica della questione. Detto questo - e in attesa di novità che, nel caso, non tarderemo a comunicare - nel frattempo invito sia i gestori dei rifugi sia i frequentatori della montagna che possiedono un cane - lo confesso, anch’io rientro in quella categoria - a leggere con attenzione i contesti e a utilizzare tutto il buonsenso di cui siamo dotati ogni volta che siamo chiamati a fare una scelta o a prendere una decisione. Giacomo Benedetti Presidente Commissione centrale rifugi e opere alpine del Cai
Cara Elena, grazie per averci scritto. E grazie a Montagne360 per aver offerto la possibilità di rispondere pubblicamente su un tema che è spesso oggetto di sollecitazioni e costruttive discussioni. Sappia che la questione è già da tempo all'attenzione della Commissione rifugi. In termini di principio, com’è ovvio che sia, siamo d’accordo con lei. Il problema, semmai, è la declinazione concreta di quegli stessi principi di cui parla. Mi spiego meglio. Da sempre siamo attenti e sensibili ai bisogni di coloro che affrontano escursioni e cammini in compagnia del loro amato cane. Per questo ci stiamo adoperando per giugno 2021 / Montagne360 / 71