Notiziario 01/2019

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n° 1/2019

CAI LECCO 1874


68

I SIGNORI DELLA PALA

28

48 36

WALTER, RICCARDO PEPPO ROMANO E IO

UN MONDO DI EMOZIONI

32 54

ROLLING ON THE RIVER

MANASLU PROJECT

NATALE IN PATAGONIA


IN QUESTO NUMERO

4 6 12 18 28 32 36 48 54 60 65 66 68 70 74 76 77 78

79 84

EDITORIALE

AVER FIDUCIA

Il gruppo CAI Juniores, un passo verso il futuro (sostenibile) di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

SULLE STRADE DI CASA

Il lavoro del CAI Lecco sui sentieri del nostro Comune

di Sergio Poli

C’ERA UNA VOLTA SANTA FOSCA

N° 1/2019

Un bel capitolo nella storia dell’Alpinismo Giovanile

di Annibale Rota

SULLA OVEST DELL’JIRISHANCA

Cinquant’anni fa la spedizione sulle Ande guidata da Riccardo Cassin di Marta Cassin

ALPINISMO e ARRAMPICATA NATALE IN PATAGONIA

La scalata al Cerro Mangiafuoco nell’estremo sud del Cile

MANASLU PROJECT

di Paolo Marazzi

“La meraviglia è la sorgente del nostro desiderio di conoscere” ddi Fabrizio Silvetti

ALPINISMO GIOVANILE

UN MONDO DI EMOZIONI

Riflessioni sull’Alpinismo giovanile

di Alessia Losa

L’INTERVISTA

WALTER, RICCARDO, PEPPO, ROMANO E IO ...

Tino Albani, accademico e istruttore, racconta i suoi 70 anni di grande alpinismo di Angelo Faccinetto

ESCURSIONISMO

ROLLING ON THE RIVER

In bicicletta lungo il Nilo dalla foce alla sorgente

CAMMINARE IN COMPAGNIA

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano

di Luca Pedeferri

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 17/04/2019

Il programma delle gite sociali 2019. Il gruppo non è solo compagnia di Domenico Pullano, Giuliano Mantovani, Beppe Ferrario

SULLA VIA DI FRANCESCO

Duecento km e 5mila metri di dislivello positivo da La Verna ad Assisi di Claudio Santoro

SCI ALPINISMO

E SONO 51

Il corso base di sci alpinismo 2019

I SIGNORI DELLA PALA

di Emiliano Alquà

Profili nascosti di giovani scialpinisti di Marco Alfano, Mara Bottega, Silvia Sesana

LA BELLE ETOILE

Gara di sci alpinismo a coppie sulle Alpi franscesi di Stefania Valsecchi (Steppo)

GEO

DA SORAGA A PIEDI O CON GLI SCI

La settimana bianca del Geo in Val di Fassa

di Enzo De Vecchi

APPUNTAMENTI

MONTI SORGENTI NOVE

A maggio al via la nona edizione della rassegna di montagna di Sara Sottocornola

NEL SEGNO DELLA MONTAGNA

In una mostra fotografica chiavi di interpretazione del paesaggio alpino di Adriana Baruffini

I 100 + 10 ANNI DI RICCARDO

La Fondazione Cassin ricorda il grande scalatore nel decennale della scomparsa

RECENSIONI VITA DI SEZIONE

In copertina: Riccardo Cassin e Sandro Liati sulla vetta dell’Jirishanca durante la spedizione “Città di Lecco” di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Foto Archivio Fondazione Cassin. Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

di Marta Cassin ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


AVER FIDUCIA

Il gruppo CAI Juniores, un passo verso il futuro (sostenibile) di Alberto Pirovano*

Q

uando mio figlio quasi quin-

days for future” ed ho scoperto dei

Settanta del secolo scorso, un’asso-

dicenne mi ha detto di voler

ragazzi informati, tutt’altro che su-

ciazione ambientalista, ed in partico-

scioperare per “i cambia-

perficiali, ma anzi consapevoli, ahimè,

lare il CAI Lecco rappresenta la più

menti climatici”, mi sono detto: “Ecco

anche di quanto non stiamo lasciando

affollata associazione ambientalista

che ci risiamo”; ritornano le scuse per

loro in termini di ambiente in cui vive-

della provincia (quanti sanno che in

bigiare, esattamente come facevamo

re, di ghiacciai da esplorare, di acqua

virtù di questi numeri il CAI Lecco

noi alla fine degli anni ottanta (anche

da bere…

indica il rappresentante delle asso-

se a dire il vero noi del Badoni ci ri-

ciazioni ambientaliste nei comitati di

promettevamo di scioperare, salvo poi

Qualcuno si chiederà cosa c’entri

gestione della caccia e nelle consul-

entrare a testa bassa al primo richia-

questo con il CAI, e nello specifico

te della pesca?). Certo quello del CAI

mo del preside, ing. Cusolito). Ogni

con il CAI Lecco.

è un ambientalismo “moderato”, teso

generazione pare debba avere il suo

a raggiungere i risultati con l’infor-

momento di ribellione. Ho cercato di

Innanzitutto, vale la pena ricorda-

mazione e la mediazione piuttosto

ascoltare le motivazioni di questi “Fri-

re che il CAI è anche, fin dagli anni

che con l’arroccamento su posizioni

Serata di proiezioni organizzata in sede CAI dal gruppo juniores per amici di tutte le età. Foto di Marco Giudici


estremiste, magari anche parzialmente

di iniziative calate dall’alto. E allora fa

per per realizzare un’iniziativa di Monti

condivisibili, ma certamente incapaci

un piacere enorme vedere i ragazzi

Sorgenti o protagonisti di una serata

di raccogliere quel consenso sociale

impegnarsi per inseguire i propri sogni,

di proiezioni offerta ad amici di tutte

necessario a trasformare un sogno in

anche laddove si dovessero trasfor-

le età.

un obiettivo raggiungibile. Un metodo,

mare in utopie. E allora fa un piacere

quello preferito dalla nostra associa-

enorme vedere questi ragazzi costi-

E allora a questi ragazzi non possia-

zione, basato sul trasferimento di va-

tuirsi nella nostra sezione in un grup-

mo che inviare un ringraziamento per

lori attraverso l’educazione al vivere

po CAI Juniores e proporre, loro, un

l’impegno ed un augurio di successo,

correttamente all’aperto coinvolgendo

progetto fatto di pulizia di sentieri ed

accompagnato dall’impegno dei soci

i più piccoli.

aree abbandonate. Un progetto fatto di

più “adulti” a fornire il supporto ed i

approfondimenti, e, meno male, anche

consigli eventualmente richiesti.

Proprio nell’età della gioventù, quel-

di serate in compagnia all’aria aperta.

la che dai teenagers si spinge fino al periodo universitario, il CAI ha avuto

Fa altrettanto piacere incontra-

negli ultimi anni un calo di soci. Forse

re questi ragazzi nella sede del CAI

per la proposta vista come datata, for-

e vederli impegnati in attività che ri-

se perché ogni generazione necessita

guardano l’organizzazione dei corsi di

più di spazi in cui esprimersi che non

alpinismo giovanile, nel dare una mano

* Presidente CAI Lecco


di Sergio Poli*

N

el mezzo del cammin di nostro impegno… Scomodiamo Dante per dare conto di

quanto è stato già fatto e, ahimè, di quanto ancora resta da fare, per la realizzazione della “nuova” rete sentieristica comunale da parte della nostra sezione. Siamo oltre tremila soci, quindi ci è sembrato giusto, come Commissione sentieri, utilizzare il Notiziario per informare tutti sullo stato d’avanzamento dei lavori. La premessa: nel 2017 il Comune di Lecco ha incaricato la nostra gloriosa


Rilievo al monte Melma

SULLE STRADE DI CASA


sezione di “mettere a posto” l’intera

ce direzionali e paline sull’intera rete

pochi”. Impossibile pensare di riuscire

rete sentieristica comunale – vedre-

sentieristica;

a farcela in cinque volontari; indispen-

mo più avanti di cosa si tratta ve-

sabile, e anzi doveroso, chiedere aiuto

ramente … - secondo i dettami della

4. la fondamentale fase della ma-

alle molte Associazioni che per fortu-

nuova Legge Regionale, al secolo la

nutenzione dei sentieri, individuando

na già operano sui sentieri del nostro

L.R. n. 5 del 27 febbraio 2017 “Rete

quindi chi se ne può occupare negli

territorio. Così, come effetto collate-

Escursionistica della Lombardia“ (REL).

anni a venire.

rale dell’incarico del Comune, è nato il

L’incarico dura tre anni, nel senso che il lavoro andrebbe completato entro la

Tavolo Tecnico delle Associazioni, che Insomma,

un

bell’impegno

per

fine del 2019. Vediamo quindi a che

le esigue forze in campo. Andan-

punto siamo e cosa ci rimane ancora

do avanti nel lavoro avremmo capi-

da fare.

to quanto fosse vera la famosa frase “La messe è molta, ma gli operai sono

La quattro fasi del lavoro In estrema sintesi, il lavoro prevede quattro fasi: 1. Il rilievo con strumento GPS del tracciato di tutti i nostri sentieri, con la massima precisione possibile (sotto i 10 metri di errore) e di tutti i parametri obbligatori previsti dalla legge: la difficoltà (sentiero escursionistico E, per Escursionisti Esperti EE, etc.), il tipo di fondo, la presenza di punti d’acqua, di segnaletica, di danni da sistemare… 2. La restituzione dei dati rilevati in campagna su un supporto informatico, per avere una “mappa generale” del Comune, da fornire alla Regione come tassello della REL – cosa prevista dalla legge; la mappa sarà resa consultabile a tutti, e potrà essere utilizzata come base per stampare – finalmente! - una cartina escursionistica completa del nostro territorio; 3. la segnaletica:

progettazio-

ne, secondo la tipologia approvata in Lombardia – cioè secondo il “modello CAI” - realizzazione e posa di frec-

Sentieri e Parole

Corso di formazione per il rilievo

riunisce appunto molti uomini di buona volontà della nostra città. Il rilievo Gran parte del 2018 è stata dedi-


cata al rilievo della rete, che alla fine

Comune, sempre accompagnati da un

re le molte lacune rimaste, arrivando

si è rivelata un vero e proprio de-

“esperto locale” – 10 persone in tutto,

a completare il rilievo e a realizzare

dalo: una sessantina di “sentieri”, per

messe a disposizione dalle Associa-

la famosa “mappa”, già consegnata al

uno sviluppo finale di 161 chilometri,

zioni, che conoscevano bene il terri-

Comune a fine anno.

ma con un numero impressionante

torio.

La restituzione, cioè il riversare i dati

di varianti, raccordi, scorciatoie, tanto

Si è lavorato sui quattro settori dei

sul computer, ripulire le tracce dagli

che effettivamente sono stati rilevati

nostri monti: San Martino, Melma,

errori, rendere coerenti i rilievi con

ben 237 km! Per portare a termine il

Resegone-Pizzo d’Erna e Magnode-

quanto già esisteva, e tutte queste

lavoro sono state necessarie oltre 50

no, cominciando le uscite dai setto-

diavolerie informatiche non sono cose

giornate da parte di cinque “rilevato-

ri più bassi e solivi – il San Martino

che tutti i volontari sono in grado di

ri” (quelli con in mano lo strumento),

a fine inverno - per finire in estate

fare. Per fortuna questo lavoro, oscu-

che si sono dati il cambio per poter

sul Resegone. In realtà si è proceduto

ro ma indispensabile, è stato fatto da

mappare tutti i sentieri esistenti nel

anche ben oltre l’autunno, per colma-

professionisti che ci hanno permesso di avere un prodotto finale pratica-

Costa Adorna

mente perfetto. L’intero rilievo è stato poi fornito a Regione Lombardia, secondo quanto previsto dalla Legge. La segnaletica Ciliegina sulla torta, nel corso del rilievo sono stati individuati anche tutti i punti dove posare la nuova segnaletica: una bazzecola di circa 800 frecce da progettare, far realizzare e posare nel corso del 2019. E questo è il punto dove siamo arrivati adesso: stiamo preparando i testi delle frecce secondo il nuovo modello CAI “a sei righe”, che fornisce molte informazioni sul sentiero che si sta percorrendo – oltre ai tempi di percorrenza, anche i rifugi, i mezzi di trasporto, le sorgenti etc.- ma che appunto per questo è più complesso da progettare rispetto alle vecchie frecce “a tre righe”. La previsione è quella di riuscire a predisporre tutte le frecce, e a farle realizzare a una ditta già individuata, prima che si concluda la “stagione escursionistica” 2019. Speriamo davvero di farcela, anche perché di mez-

Sentieri e Parole


zo c’è un piccolo particolare: la col-

La manutenzione

nel migliore dei casi, o a farsi del male

locazione delle centinaia di paline sul

La collocazione delle paline si lega

terreno. Infatti, finora il lavoro è stato

in maniera forte all’ultima fase del

Si è detto già dell’attività del tavolo

portato avanti da un numero relativa-

“progetto Lecco”: quella della manu-

tecnico, che ha portato molte asso-

mente ristretto di persone, che sono

tenzione. Il ragionamento è sempli-

ciazioni a collaborare fra loro e con

riuscite con buona volontà a rispetta-

ce: è inutile andare a mappare tutti i

il CAI per completare il rilievo; tutta-

re i tempi della convenzione stipulata

sentieri del Comune, dando loro anche

via, non è stato ancora sciolto il nodo

con il Comune. D’ora in avanti invece

una nuova numerazione “provinciale”

di chi si dovrà/potrà occupare della

la sola buona volontà non basterà più:

e collocando la segnaletica più bella,

manutenzione dei tracciati individuati.

ci sarà bisogno di braccia.

se poi i tracciati non vengono tenuti

Finora si è sempre lavorato in modo

in condizioni percorribili (e sicure). Si

spontaneo: oggi come oggi alcune

rischia di mandare la gente a perdersi

associazioni si occupano di “tenere

Costa Adorna

nel peggiore.

Rilievo al Melma


puliti” determinati sentieri – dicia-

locare le famose paline della segna-

Grazie ad Andrea Spreafico, Luca

mo una ventina - mentre tutti gli al-

letica, allora si potrebbe ricorrere ad

Pirola ed Alessandro Perego per il

tri sono sostanzialmente lasciati a se

altro personale, sempre proveniente

supporto nella stesura finale del testo.

stessi, o godono di sporadici interventi

dal territorio. Nel prossimo numero

per occasioni particolari – ad esempio

del Notiziario speriamo di poter dare

prima di una gara, di una fiaccolata o

conto dell’ultimazione positiva del

per qualche finanziamento singolo.

progetto.

Questa lacuna non è ancora stata colmata, anche se si sta lavorando

Il lavoro è ben avviato e i primi frutti

per cercare di “chiudere il cerchio”: se

sono già disponibili: speriamo davvero

proprio non si riesce a coprire l’intera

di riuscire a farli maturare tutti.

rete con i volontari, anche per colCorso di formazione per il rilievo

L’articolo è aggiornato al mese di febbario 2019 Foto di Sergio Poli *Commissione

Sentieri

CAI

Lecco



C’ERA UNA VOLTA SANTA FOSCA di Annibale Rota detto che molti dei trenta del primo

e il pulmino dei Frati Cappuccini,

anno saranno sempre presenti in tutti

guidato da Padre Antonio e ca-

gli anni successivi, più di venti, di que-

rico di ragazzi, lasciavano Lecco di

sta singolare “avventura”.

buon mattino diretti alla casa estiva

La sistemazione era da rifugio alpi-

dei Salesiani di Santa Fosca di Cadore,

no: un camerone con trenta letti, do-

amena località in Val Fiorentina, a 1425

tati di un comodino in ferro e di un

metri di altezza, ai piedi del Pelmo e

attaccapanni, su cui accatastare tutto

della Civetta e in posizione strategica

il vestiario. Era però una sistemazione

per gite e ascensioni su molte cime

che favoriva tanta amicizia e alimen-

dolomitiche.

tava l’allegria, coinvolgendo grandi e

La comitiva di 30 persone com-

ragazzi.

prendeva diversi accompagnatori di

Subito quel primo anno venne de-

Alpinismo Giovanile con la presiden-

cisa la suddivisione della settimana,

te del gruppo, Maria Teresa Navotti,

che sarà poi mantenuta sempre in

e purtroppo sarà la sua unica volta, il

seguito, salvo variazioni imposte dal

Ragno e guida Giovanni Ratti, la cui

cattivo tempo.

presenza dava sicurezza sulle “ferra-

Questo il programma: tre giorni

te”, i due vicepresidenti del CAI Lec-

con escursioni per tutti; due giorni

co, e 16 ragazzi dai 7 ai 15 anni. E va

con uscite in due gruppi separati, con

1992 - Salendo al Monte Crot al cospetto della Civetta

I

l 25 luglio 1981 quattro macchine


1981 - Sulla cengia della Ferrata delle Trincee

“ferrate” o ascensioni impegnative per

la Santa Messa celebrata da Padre

i più preparati, e un giorno di riposo,

Antonio nella suggestiva grotta

quasi sempre utilizzato da alcuni per

della Vergine delle Dolomiti, scavata

una terza “ferrata” o per una cima im-

nella roccia.

pegnativa.. Per le gite per tutti non c’era che

Ferrate

l’imbarazzo della scelta e sono di quel

E veniamo alle “ferrate”. Franca-

primo anno la salita al Rifugio Palmieri

mente serpeggiava un po’ di timore

alla Croda da Lago, la traversata dal

reverenziale verso le ferrate dolomiti-

Rifugio Coldai al Rifugio Vazzoler, lun-

che, che si pensava fossero più difficili

go la base dell’imponente parete Nord

delle nostre. Così si scelse come prima

della Civetta, e la salita in funivia alla

la “Strobel” alla Punta Fiames del Po-

Punta Rocca della Marmolada, con una

magagnon, classificata di media diffi-

passeggiatina sulle nevi della cima e

coltà dai testi specializzati. Bastò poco però per rendersi conto che la nostra

Sentieri e Parole

ferrata del Medale era decisamente più difficile e per indirizzarci in seguito su percorsi più impegnativi.

In alto: 1997 - Da sinistra Peppino Ciresa, Lino Lacedelli, Beniamino (Mescolin) Franceschi; in piedi l’on. Lamberto Riva.

Il giorno di riposo, in sette, fra cui i due ragazzi più grandi, puntammo alla ferrata delle Trincee sulla Mesula e la Mesulina, due punte di fronte alla Marmolada. Ritenuta molto difficile e con un’ora di dura salita per arrivare all’attacco (allora non c’era ancora la funivia di Porta Vescovo a portare gli alpinisti in quota), la ferrata, tecnicamente molto bella, era praticamen-


1999 - Un osservatorio di guerra scavato in una guglia del Costabella

te ripetuta negli anni successivi.

Sotto: 1983 - Sosta dopo la Ferrata Tomaselli

ragazzi, guidati dai due Ragni abbiamo

Una settimana, grazie anche al

raggiunto la vetta della Civetta, 3.218

tempo sempre splendido, più che

metri, per la “Ferrata degli Alleghesi”,

positiva e pubblicizzata alla grande

che supera un dislivello di mille me-

da tutti i partecipanti, così che l’anno

tri con un aereo percorso che alterna

successivo, sempre alla fine di luglio

tratti attrezzati a tratti in libera.

e ottenuti due cameroni, eravamo

L’anno successivo, e siamo nel 1983,

in 61 con 32 ragazzi: dei 30 dell’an-

per poter disporre di un maggior nu-

te deserta e Padre Antonio decise di

no precedente mancava Maria Teresa,

mero di posti, e soddisfare quasi tutte

celebrare la Messa sul punto più alto.

deceduta alla vigilia della partenza per

le richieste, la settimana venne spo-

Sopraggiunsero solo due altri alpinisti,

Santa Fosca.

stata nella seconda metà di agosto.

che si fermarono con noi a seguire la

Tra i nuovi anche il Ragno Giusep-

77 i partecipanti con 39 tra ragazzi

Messa sulla stretta cengia affacciata

pe (Pepetto) Spreafico. Una settimana

e giovani. Tra i nuovi, il Ragno Lorenzo

sul vuoto.

sulla falsariga della precedente, con un

Battiston, che sarà poi una presenza

Di seguito si scelse la ferrata di Pun-

paio di giorni di brutto tempo, ma co-

ta Anna nelle Tofane, una delle più bel-

munque con cinque uscite e l’ultimo

le, aeree e difficili: salita decisamente

giorno, con previsioni meteo favore-

entusiasmante, tanto che sarà più vol-

voli, il colpo grosso: in 17, tra cui tre

Sentieri e Parole


fissa e, con Giovanni Ratti, un importante riferimento per l’attività alpinistica. Tra i presenti anche il presidente del CAI Lecco: infatti a marzo il sottoscritto era stato designato alla guida della sezione. E il presidente del CAI Lecco, per sei anni il sottoscritto e poi Peppino Ciresa, sarà sempre a Santa Fosca. Tra le cose da segnalare la discesa al Cimitero di Predazzo per celebrare una Messa sulla tomba di Benvenuto Laritti, travolto da una frana il 21 luglio mentre stava arrampicando sulla Cima dei Bureloni nelle Pale di San Martino. Poi, per tutti, la salita ai 3.152 metri del Piz Boè e la discesa lungo la galleria di guerra del Lagazuoi, e per i più preparati due nuove ferrate: l’interminabile Lipella, con la galleria del Castelletto, alla Tofana di Roces e la Tomaselli, con le sue due ferrate, una per la salita e una per la discesa, alla Cima Fanis Sud. La foto che presento, scattata dopo questa ferrata e dove è presente un giovanissimo Lorenzo Mazzoleni, suscita in me una nota di tristezza: mi capita spesso di scorrere le fotografie di Santa Fosca, ora memorizzate nel computer, e purtroppo osservo che sono molti gli zmici già “andati avanti”. Evito di dilungarmi con cronache annuali dettagliate, in quanto fino al 1994 le settimane hanno avuto un andamento abbastanza simile. Una novantina, e anche più, i presenti, con però ad aumentare erano soprattutto i “grandi”, anche perché diversi giovani, che continuavano a venire, col passare degli anni diventavano… grandi. Naturalmente molte nuove gite per

Sentieri e Parole

In alto: 1984 - Giovanni Ratti con due ragazzi all’uscita della Ferrata del Col Rosà. Sotto: 1986 - Renzo Battiston alla testa dei giovani verso il Corno Nero

tutti e molte nuove ferrate, oltre alle

iazza, definita dalle guide specializzate

ripetizioni delle più belle. Tra le nuo-

la “ferrata del superlativo”, percorsa

ve ricordo solo: la Punta Penia della

per la prima volta dal Giovanni Ratti e

Marmolada per la Cresta Ovest; l’im-

dal sottoscritto nel giorno del rientro a

pegnativa e a tratti molto dura ferrata

Lecco, posticipato alle ore serali.

delle Mesules nel Gruppo del Sella; la

Inoltre una decina di altre ferrate

Piazzetta al Piz Boè, considerata tec-

meno famose e meno difficili, dove

nicamente la più difficile delle Dolo-

sono stati accompagnati molti ragaz-

miti, anche perché il tratto finale non

zi, insegnando loro a percorrerle in

attrezzato presenta passaggi di 2° e

sicurezza. Vengono poi salite, oltre a

3° grado; la vertiginosa Stella Alpi-

quelle già citate, altre cime importanti:

na all’Agner con successiva salita alla

il Pelmo, il Cristallo, l’Antelao e le tre

vetta; la grandiosa Brigata Alpina Ca-

Tofane.

dore alla Punta Serauta della Marmo-

Nel ’95 niente Santa Fosca, essen-

lada e la “mitica” Costantini alla Mo-

do la casa in ristrutturazione e quindi


di realizzare un ambulatorio a lui dedicato ad Askole in Pakistan. L’incontro con gli Scoiattoli, e a volte anche con i Catores della Val Gardena. proseguirà anche negli anni successivi. Gli ultimi anni novanta videro il progressivo ridursi delle presenze di accompagnatori e di ragazzi legati ai corsi di Alpinismo Giovanile e quindi, anche se i partecipanti erano sempre più di 90, la settimana vedeva ridursi la sua valenza di attività dell’Alpinismo Giovanile, tanto che nel 2003 i vertici del gruppo vararono il “trekking”, che praticamente sostituiva come attività estiva la settimana di Santa Fosca, che però continuò ancora per qualche anno. Termino con alcuni ricordi praticamente comuni a tutte le settimane. I molti luoghi e i significativi reperti legati alla Grande Guerra e puntualmente illustrati da Ambrogio Bonfanti, profondo conoscitore di tutte le vicende di quella guerra. Le esibizioni canore serali sul terrazzo del bar Pelmo, con le ugole riscaldate da qualche grappino e con spesso un pubblico di passanti, che si In alto: 1987 - In vetta al Pelmo Sotto: 1982 - Il gruppo dei ragazzi al rifugio Scoiattoli alle Cinque Torri

inagibile. La settimana viene spostata

del K2, era tragicamente caduto du-

a Bagni Froy in Val di Funes: meglio

rante la discesa. Si decise di ricordarlo

dimenticarla.

a Santa Fosca e si divulgò la notizia. E alla cerimonia erano presenti, oltre

Cameroni addio

ad alcuni Ragni con il presidente Pi-

L’anno successivo si ritorna a Santa

nuccio Castelnuovo, undici Scoiattoli

Fosca, trasformata quasi in albergo di

di Cortina con Lino Lacedelli, il pri-

lusso: spariti i cameroni sostituiti da

mo salitore con Achille Compagnoni

tante camerette dotate di servizi. De-

del K2, tre rappresentanti del Gruppo

cisamente più confortevoli, ma meno

Ragni di Pieve di Cadore ed alcuni

aggreganti dei vecchi cameroni, dove

lecchesi presenti a Cortina, tra i qua-

l’allegria regnava sovrana.

li l’on. Lamberto Riva. Dopo la Messa

Pochi giorni prima della partenza, il

Castelnuovo e Ciresa hanno ricordato

29 luglio, la notizia che Lorenzo Maz-

l’amico che resterà per sempre tra le

zoleni, dopo aver raggiunto la vetta

nevi del K2 e comunicata la decisione

fermavano ad ascoltare ammirati. Le combattute sfide calcistiche tra giovani e sposati con arbitraggi sempre contestati dai perdenti. La festa dell’ultima sera con frizzi, lazzi e battute spesso al cianuro dei fratelli Abate e del Ciano. Ma soprattutto l’amicizia e la reciproca disponibilità fra tutti i partecipanti, che ancora oggi ricordano con un po’ di nostalgia quelle settimane.

Sentieri e Parole


SULLA OVEST DELL’JIRISHANCA di Marta Cassin Il 6 luglio del 1969 Riccardo Cassin

numerosi amici.

riali e viveri che, suddivisi in 50 colli,

capo spedizione, Sandro Liati medi-

Mi rivolgo all’accademico Giusep-

co, Gigi Alippi, Natale Airoldi, Casimiro

pe Dionisi di Torino che, avendo già

Ferrari, Giuseppe Lanfranconi, Mimmo

effettuato spedizioni nella Cordillera

Con i miei compagni prendo il volo

Lanzetta, Annibale Zucchi conquistano

Peruviana, è un esperto conoscito-

da Linate il giorno 6 giugno su un ae-

tutti la vetta dell’Jirishanca. Li ricordia-

re delle Ande. Egli conferma in fondo

reo delle linee peruviane. Dopo una

mo per il 50° anniversario di questa

quello che avevo previsto e cioè che

brevissima sosta a Parigi per cambio

prima ascensione assoluta riviven-

ormai non esistono più in quella zona

dell’aereo, saliamo su un possen-

do, sulle immagini scattate durante la

montagne importanti da conquista-

te quadrigetto e, con un veloce volo

spedizione, le loro emozioni raccon-

re: si deve quindi puntare su qualche

notturno sull’ Atlantico, all’alba siamo a

tate dalle parole scritte da Riccardo

versante inesplorato e difficile di cime

Rio De Janeiro.

nei suoi diari.

già vinte per ottenere un risultato

Dato che la partenza per Lima av-

all’altezza del prestigio dell’alpinismo

verrà solo alla sera, ne approfittiamo

lecchese.

per visitare la metropoli brasiliana, im-

Il diario

partono da Genova via nave il giorno 15 maggio.

Nel 1969 ho l’occasione di recarmi

Decidiamo cosi per la parete Est

pressionante anche per il tumultuoso

nelle Ande, montagne a me ancora

del Nevado Yerupayà, di 6634 me-

indescrivibile traffico automobilistico:

sconosciute, e realizzo finalmente un

tri, la vetta più alta della Cordillera

tocchiamo i punti più caratteristici e

desiderio che da tempo accarezzo.

Huayhuash: «un problema affasci-

belli, fra i quali la spiaggia e il magni-

Con vivo entusiasmo mi dedico alla

nante e difficilissimo», come afferma

fico mare. La sera partiamo per Lima.

preparazione di tutto quanto concer-

lo stesso Dionisi, che ebbe modo di

ne una spedizione alpinistica.

esaminarla da vicino senza poterla at-

Andinista

Nonostante lo sviluppo sempre più

taccare per il maltempo. E’ una parete

Cesar Morales Arnao, «Professor

vasto di queste imprese, sono molte-

di ghiaccio di oltre 1200 metri, posta

de Andinismo», al quale avevo scritto

plici i problemi da risolvere. Anzitut-

sopra una grossa seraccata.

annunciandogli il nostro programma,

to la scelta di una montagna e di un

L’organico della spedizione, che vie-

mi informa che una spedizione au-

itinerario che meritino effettivamente

ne chiamata «Città di Lecco», è for-

striaca, non avendo ottenuto il per-

l’impegno assunto, poi quella dei par-

mato da otto alpinisti, in buona parte

messo di recarsi pare in Himalaya, è

tecipanti che debbono rispondere a

reduci da altre importanti spedizioni

giunta improvvisamente in Perù e si

tutti i requisiti necessari, poi ancora

extraeuropee: saranno con me Gigi

è diretta alla Est del Nevado Yerupa-

lo studio e la raccolta dei materia-

Alippi, Natale Airoldi, Casimiro Ferrari,

ya, proprio l’obiettivo scelto da noi.

li da selezionare ed infine, non ultimo

Giuseppe Lafranconi, Mimmo Lanzetta,

D’altra parte non possiamo nemmeno

problema, quello dei mezzi finanziari

Annibale Zucchi e, come medico, San-

optare per la parete Nord-Est, perche

occorrenti.

dro Liati.

già scalata dagli americani l’anno pre-

Tutte queste difficoltà vengono su-

Per tre mesi sono occupato a met-

perate nel migliore dei modi e con

tere a punto i particolari relativi all’im-

l’attiva e preziosa collaborazione di

presa: viene concordata la data di

E’ un brutto momento, ma subito,

partenza, si trovano aiuti e finanzia-

come è nel mio carattere, reagisco e

menti che alleggeriscono almeno in

all’iniziale sconforto sostituisco la ri-

parte l’onere economico, si organiz-

cerca immediata di un altro obiettivo

zano e imballano 18 quintali di mate-

altrettanto prestigioso: mi consulto col

Sentieri e Parole

cedente, come avevo appreso da una rivista francese.


professor Morales e decido con i miei compagni per la Ovest dell’Jirishanca di m. 6126, una delle montagne più belle della Cordillera Huayhuash, ribattezzata il «Cervino delle Ande». E’ una piramide slanciatissima che spicca per l’imponenza e maestosità da qualsiasi parte la si guardi. Alla storia di questa montagna è legato il nome del compianto amico e grande alpinista Toni Egger che, dopo giorni di lotta, raggiunse la vetta nel 1957 con la vittoriosa scalata della parete Est. Ma nessuno ha mai tentato la parete Ovest, nostra meta, tanto che viene ormai reputata inaccessibile e inviolabile. Per avvicinarci all’attacco di questa parete, che è tutta un impressionante lungo scivolo di ghiaccio luccicante, dovremo superare una zona non ancora cartografata, un ghiacciaio la cui superficie non è mai stata calpestata da piede umano: anche la spedizione Klier nel 1954 l’aveva considerato inaccessibile. Finalmente il giorno 12 entriamo in possesso del tanto atteso materiale che Celso Salvetti ci fa trasportare sino a Chiquian con un suo autocarro, egli stesso viene ad accompagnarci, mettendoci a disposizione la sua grossa vettura.

Campo di attacco

Partiamo la sera stessa e viaggiamo tutta la notte percorrendo più di

scambiamo i fucili di Celso e Lanzetta

500 chilometri della Carrera Pan-

e abbattiamo alcuni capi che gustere-

Americana, una strada piena di buche

mo poi a Chiquian.

prima della Cordillera. Faccio conoscenza con Aldoves, capo-carovana e buon conoscitore

in terra battuta, che si solleva e va

Dopo aver attraversato tutta la pia-

della zona, e con i quattro portatori

dappertutto. Poiché non ci stiamo tutti

na, ecco il maestoso Yerupayà con alla

procurati dal dottor Morales: mi sem-

nella cabina dell’autocarro e della jeep,

sua sinistra il Nevado Jirishanca. Dopo

brano bravi ragazzi e hanno il compi-

noleggiamo anche una macchina.

circa una trentina di chilometri, sem-

to di aiutarci a portare i grossi carichi

pre in discesa, entriamo in Chiquian a

fino all’attacco.

Il mattino seguente arriviamo al passo Conococia a quota 4200, dove

quota 3553.

ha inizio un’immensa pianura con laghi

Contrariamente a quanto imma-

e paludi. Ci fermiamo ed attendiamo

ginavo, è un grosso paese di circa

il passaggio delle oche canadesi; ci

18mila abitanti ed è l’ultimo centro

Sentieri e Parole


Burritos La partenza avviene al mattino del giorno 15: per il trasporto del materiale fino al campo base utilizziamo quaranta burros, gli asinelli locali. Noi montiamo cavalli da sella. Il percorso è regolare e si snoda attraverso una valle, dapprima molto stretta, su di un impervio sentiero scavato nella roccia. Dopo una ventina di chilometri, ci accampiamo perché ormai è sera e, contrariamente a quanto si afferma che nelle Ande si è sempre all’asciutto, piove a dirotto. Il programma è di raggiungere il campo base con due sole tappe, ma al mattino perdiamo alquanto tempo a racimolare tutti i piccoli somarelli e partiamo abbastanza tardi. Dopo circa due ore ci troviamo in una grande pianura semi paludosa attraversata da numerosi torrentelli e popolata da molti uccelli acquatici. Saliamo poi un ripido pendio, ma gli uomini vogliono fermarsi perché le bestie sono stanche: il loro capo insiste per continuare ma, viste le condizioni degli animali, reputo impossibile raggiungere il passo e scendere dall’altra parte, anche perché è già tardi. Qui le ore della notte equivalgono a quelle del giorno. Noi pure siamo un poco spossati e risentiamo delle fatiche e dell’altitudine. Decido perciò di fermarci e attendarci su un piccolo ripiano. Il giorno dopo riprendiamo la marcia, dopo la solita laboriosa ricerca degli arri eros per recuperare i burros, che durante la notte si sono disseminati fra le rampe della montagna. Io e Casimiro procediamo a piedi e rag-

Sentieri e Parole

Sul ghiacciaio

giungiamo per primi il passo a quota

ce vetta quasi ad accrescere l’ardita

4700, dove ci si presenta lo scenario

grandiosità; la cima El Toro, dove le

imponente e suggestivo del grup-

rocce non coperte dal ghiaccio hanno

po dell’Huayhuash, splendente al sole.

un pallido color rosa che mi ricorda il

Dopo una lunga discesa, raggiungiamo

paesaggio dolomitico e infine lo Ye-

una magnifica pianura e in prossimità

rupayà dalla possente mole dominan-

di due laghi, in un posto idilliaco e ri-

te. Ognuna di queste montagne ha

parato, decidiamo di piazzare il nostro

una sua particolare fisionomia. Respiro

campo base. Lanzetta prende la canna

a pieni polmoni l’aria frizzante, tersa e

da pesca e procura la cena per tutti

rarefatta dei 4000 metri delle Ande.

noi con numerose e saporite trote. I miei occhi si perdono nella visione

Il “rognone”

immensa di queste cime: da sinistra

Sono 12 giorni che abbiamo lascia-

il Rondoy massiccio e imponente; poi

to l’Italia: non c’è tempo da perdere e

l’Jirishanca che mostra la sua dupli-

decido di partire il mattino successivo


hanno lasciato tutto quanto avevano portato con loro. Natale poi fa ritorno al campo-base. Il 21 mattino ci muoviamo in marcia di avvicinamento per portarci al campo d’attacco, ma, per arrivarvi, dobbiamo superare il colle EI Toro di 5300 metri, ritenuto inaccessibile. Il dottor Morales Arnao mi aveva detto che nel 1957 un aereo, con ventisette passeggeri a bordo, era andato a infilarsi in un fianco del colle, tra l’Jirishanca e la cima El Toro, e che la squadra di soccorso, dopo quattro giorni di vani tentativi, aveva dovuto desistere, non avendo trovato alcun passaggio per raggiungere il posto del disastro. Gigi e Casimiro decidono di esplorare il «rognone» roccioso che sulla sinistra divide i due ghiacciai, quello di El Toro da quello dell’Jirishanca, per vedere se il passaggio è più breve. Liati si ferma al campo per provare la radio. Io e Morales andiamo più tardi verso il colle sulle tracce dei due, ma, arrivati al punto dove loro hanno piegato a sinistra sotto la seraccata credendo di trovare un passaggio, io decido di andare sino alla base del Piccolo Yerupay,

In alto: Pesca fortunata. Sotto: campo di attacco.

con Alippi ed i quattro portatori ver-

legamenti con Chiquian.

so la nostra montagna. Camminiamo

Nei giorni successivi, a turno, an-

per 4 ore sul terreno ripidissimo e

diamo al campo intermedio per por-

faticoso, finché trovo il posto adat-

tarvi viveri e materiali. Il 19 è la volta

to per piazzare il campo intermedio,

di Casimiro, Natale, Giuseppe e Anni-

che dovrà servire da deposito e ap-

bale, che trasportano ancora materia-

poggio. Dopo aver piazzato una ten-

le e un’altra tenda Pamir: i primi due

da, lasciamo tutto il materiale e viveri

si fermano su, mentre Lanfranconi e

che abbiamo con noi e rientriamo al

Zucchi ridiscendono. Il mattino se-

campo base, dove sistemo i conti con

guente parto con Gigi e i 4 portato-

Aldoves per il trasporto e liquido gli

ri: ci fermiamo al campo intermedio

arri eros con i cavalli e somarelli. Ora

con Morales. Quando i portatori sono

siamo soli, con i 4 portatori e Arzales

già scesi, Casimiro e Natale rientrano

che è anche il capo degli arri eros e

dalla ricognizione fatta sul ghiacciaio

avrà inoltre il compito di tenere i col-

per raggiungere il colle El Toro, dove

perché intuisco un passaggio migliore. Quando però arriviamo all’altezza del posto dove Casimiro e Airoldi hanno lasciato il materiale, constato che dal punto dove siamo noi non lo si potrebbe più recuperare. Ci divide un estesissimo pendio di ghiaccio, tagliato da un numero infinito di crepacci che corrono in ogni direzione, impossibile da superare. Pur essendo stato in Karakorum e in Alaska, ne rimango impressionato: mi sembra di muover-

Sentieri e Parole


mi in un fiabesco agghiacciante regno

biamo con noi e rientriamo alquan-

non stanno bene: l’alta quota troppo in

nevoso, pieno di insidie e trabocchetti.

to stanchi al campo intermedio, dove

fretta raggiunta provoca un po’ a tutti

A metà di un lunghissimo crepaccio

sono appena giunti dal campo-base

disturbi, nausee ed emicranie.

scopro un esile ponte di neve: l’osser-

Annibale e Giuseppe, mentre Casimiro

vo bene, mi sembra rischiabile. Faccio

e il dottor Liati scendono.

abbassare di qualche metro Morales per farmi sicurezza. Salgo sul ponte

In serata, mentre gli altri si fermano al campo intermedio, con Zucchi scendo al campo-base per inven-

Tra campo e campo

tariare quanto abbiamo e per invia-

e vedo che resiste magnificamente. Il

Il giorno seguente Zucchi e La-

re Arzales a Chiquian con la nota di

mio compagno non è molto persuaso,

franconi partono con l’intenzione di

quanto deve prelevare. Così acquisto

ma, visto che io sono ben ancorato, si

recuperare il materiale; anche Ferrari,

da lui anche un agnello che arricchirà

arrischia e passa.

Airoldi e Alippi con i due portatori di

la nostra cucina di un poco di carne

Chiquian, che sono giunti dal campo-

fresca.

Sono felice di aver espugnato il primo duro ostacolo: passeremo tutti più volte durante il nostro lavoro per at-

base, si dirigono a quello d’attacco.

Lanzetta approfitta della mia ve-

Faccio scendere al campo-base, per

nuta per salire con Annibale e con i

riposo, Morales che risente delle fati-

due portatori di Vuaras al campo in-

Il pendio diventa sempre più ripido

che sostenute e ha gli occhi tutti gonfi

termedio, dove questi ultimi daranno

e man mano che mi alzo la neve si

per non aver voluto tenere gli occhiali.

il cambio a quelli di Chiquian. Al suo

fa più soffice e questo, a oltre 5000

Io rimango al campo intermedio a si-

rientro mi riferisce che Gigi, Casimiro

metri e con poca acclimatazione, è

stemare un poco tutto e a scrivere.

e Liati sono partiti per il campo d’at-

trezzare il campo d’attacco!

assai penoso.

Mentre Natale giunge dal campo-

tacco e da un biglietto di Natale so

schivando

base, Gigi rientra con i due portatori

che anche gli altri seguiranno lo stes-

enormi crepacci, mai visti né imma-

e mi riferisce che ha piantato la tenda,

so programma.

ginati nella mia vita d’alpinista; ci al-

che la parete è veramente imponente

Nella mattinata del 26, dopo aver

terniamo per battere la pista quando

e che ha incontrato Annibale e Giu-

ultimato e sistemato tutto, raggiungo

la neve è tanto alta che si tocca con

seppe al Colle: hanno recuperato tutto

il campo intermedio e anche qui tro-

le ginocchia. Finalmente raggiungiamo

il materiale, lasciandolo però lungo il

vo diverse cose da riorganizzare nelle

il Colle El Toro e da questo punto in-

percorso perché già carichi.

tende.

Procediamo

sempre

travvedo la nostra bellissima cima dal

Per alcuni giorni le nostre fatiche

Verso le 11.30 arrivano due porta-

versante Sud-Ovest, che si presenta

consistono in lunghe marce dal cam-

tori dal campo d’attacco e mi dicono

imponente e superba nella sua ele-

po-base e da quello intermedio per

che Annibale, Giuseppe e Natale sono

gante forma.

portare rifornimenti al campo d’attac-

in parete.

A mezzogiorno tento il collega-

co. Oltre ai pesi non indifferenti, che

Debbo lasciare le disposizioni per

mento-radio concordato, ma non ri-

dobbiamo metterci sulle spalle, le dif-

Lanzetta e inventariare la merce ri-

esco a effettuarlo. Scendo allora con

ficoltà vanno considerate in rapporto

masta, poi con i portatori di Chiquian,

Morales verso l’Jirishanca, raggiun-

all’altezza, cioè a quota superiore ai

giunti dal campo-base il 27 mattina,

gendo un vasto pianoro: siamo a non

5000 metri.

salgo al campo d’attacco. Mi è dove-

più di 200 metri in linea d’aria dall’at-

Il mattino del 23, dopo aver prepa-

roso ricordare questi uomini, davvero

rato tutto l’occorrente da portare al

eccellenti e tenaci, che coprono in una

Proseguo in discesa lungo un cre-

campo d’attacco e atteso i portato-

sola tappa il percorso dal campo-base

paccio sulla nostra destra, dove penso

ri dal campo-base, parto con loro e

al campo d’attacco con carichi pesanti.

ci sia la possibilità di passare. Trovato il

Natale che sale scarico, perché dovrà

Nel salire, nei punti più interessan-

passaggio, lasciamo tutto quanto ab-

recuperare del materiale lasciato lun-

ti, mi fermo a filmare. É una giornata

go il percorso da Annibale e Giuseppe.

molto calda e il sole alle volte ci scotta

Mi riprometto di girare un poco di film.

impietosamente le membra.

tacco della parete.

Sentieri e Parole

Al campo d’attacco trovo Annibale e

Casimiro e Gigi sono in parete. Li

Giuseppe e dai loro volti intuisco che

vedo a circa 300 metri che procedo-


I componenti della spedizione. Da sinistra in piedi R. Cassin e C. Ferrari; davanti S. Liati, M. Lanzetta, A. Zucchi, G. Lafranconi, G.Alippi, N. Airoldi

no ancora. Verso le 17 rientrano: il la-

ci muoviamo in quattro: Zucchi e La-

cresta, hanno aggirato un grosso se-

voro è estenuante, dicono, il ghiaccio

franconi per proseguire e attrezzare la

racco che è al di sopra delle nostre

duro come il marmo.

via oltre il punto toccato da Casimiro

tende e domina la parete dove noi

Mi riferiscono come appare la pare-

e Gigi il giorno precedente, Airoldi e io

saliamo. Per il momento non sembra

te sopra la cresta, del resto ben visibile

per portare materiale oltre che scat-

pericoloso, ma comunque non è quel-

anche dal nostro campo-base: si pre-

tare foto e girare il film.

lo il suo posto!

senta di estrema difficoltà e con una

Arrivati però ad una lunghezza di

pendenza di circa 65°-70°; nei punti

corda dal punto raggiunto da Alippi

completamente verticali è impressio-

e Ferrari, io e Airoldi siamo costretti

Alle prime ore dell’alba del 29 Gigi e

nante con quegli enormi strapiombi di

a discendere poiché ci sta piovendo

Casimiro partono, nonostante il tempo

ghiaccio che la sovrastano.

addosso una grandine di ghiaccio,

non prometta nulla di buono. Infatti,

Abbiamo scelto il più impegnativo

provocata dai due che in testa stan-

poche ore dopo, il cielo è tutto co-

problema della Cordillera di Huayhuash:

no gradinando. Inoltre ho terminato la

perto e l’Jirishanca si nasconde dietro

salire questa invitta parete Ovest per

pellicola e in questo momento l’aiuto

una cortina di nubi.

la via esteticamente più bella e alpi-

che possiamo dare è relativo.

Tormenta

Verso le 9.30 Ferrari e Alippi ri-

nisticamente più completa. L’itinerario

Al campo d’attacco Alippi mi chie-

entrano: la loro decisione è motivata

corre sotto enormi seraccate in bilico

de un giudizio sulla salita e non posso

più che dal tempo che volge al brutto,

e per salire bisogna incidere i gradi-

che confermare che è veramente in-

da un’indisposizione che ha colpito in

ni nel ghiaccio vivo, a grandi colpi di

teressante e difficile.

piccozza.

Alle 18.30, quando ormai è buio,

Il 28 giugno, col tempo che conti-

rientrano anche Giuseppe e Anniba-

nua a favorirci nel migliore dei modi,

le: sono arrivati a circa 50 metri dalla

Sentieri e Parole


particolare Gigi. Per fortuna sono rientrati perché il

pevoli di essere impotenti in preda ai

giati nel salire dalla nostra pista appe-

capricci della natura.

na battuta.

peggioramento del tempo si fa sem-

E pensare che ci avevano detto che

Al campo intermedio controllo la

pre più evidente, tanto che poi nevica

sulle Ande in questo periodo non c’è

consistenza di quanto è ancora in

per l’intera giornata. Cerco di infonde-

mai brutto tempo!

deposito e con gradita sorpresa vedo

re sicurezza ai compagni, ma in cuor

Siccome le nostre scorte-viveri si

che c’è di tutto. Ci rifocilliamo e scen-

mio ho il timore che il diavolo ci voglia

vanno assottigliando, intanto che il

diamo subito al campo-base, ma vi

mettere lo zampino. Anche i portatori

tempo non accenna a migliorare, de-

arriviamo tutti bagnati perché piove a

giunti dopo le 10 continuano a ripe-

cido di scendere a controllare il cam-

dirotto.

tere: malo tiempo, ma dicono che du-

po intermedio e il campo-base, anche

Dopo una corroborante tazza di tè

rerà solo un giorno.

perché i portatori arrivano sempre

preparataci da Mimmo, mentre Giu-

Spero sia vero poiché la vita ai cam-

col materiale che già abbiamo e non

seppe, Annibale e Lanzetta vanno a

pi alti in queste condizioni oltre tutto

con quello che realmente ci occorre.

pescare, mi reco con i due portatori

è noiosa, costretti sempre a stare rin-

Vengono con me anche Lafranconi e

Sergio e Ardoves a cacciare.

chiusi nelle tende con spazio limitato

Zucchi.

Il nostro carniere si arricchisce di

e con la sola alternativa di dormire o

La pista, naturalmente, è scompar-

quattro biscacce, che assomigliano ai

scrivere. Purtroppo per quattro giorni

sa, perciò prendiamo con noi anche

conigli ma con la coda molto più lunga

saremo forzatamente bloccati: siamo

un mazzo di bandierine per segnare

e che raggiungono, come massimo, il

investiti da un tempo eccezionalmen-

meglio la via. Incrociamo nel tratto

peso di due chilogrammi. Sono pre-

te infernale. Qualcosa di fiabesco, di

pianeggiante i due portatori Morales e

ziose perché garantiscono un poco di

orrido e di malefico, che ci fa consa-

Flores, che si trovano così avvantag-

carne fresca nella nostra alimentazio-

L’itinerario


ne.

cupato, e ho il timore che i due non

ti e attaccare prestissimo. Ci alziamo

Il mattino seguente, visto che il tem-

abbiano raggiunto la tendina lasciata

che è ancora notte, beviamo un poco

po ci costringe a soprassedere all’at-

da Zucchi e Lafranconi e fuori, in tali

di latte e alle sei siamo già all’attacco.

tacco della parete, decido di esplora-

condizioni, è ben difficile cavarsela.

re con Lafranconi un altro versante,

Cerco di non drammatizzare, ma non

sempre in cerca di vanados; dopo ore

riesco a nascondere la mia preoccu-

La cordata procede con Gigi in testa,

ed ore di cammino, verso le 15, sen-

pazione. Il brutto tempo ci rende tutti

seguo io e poi Natale. Siamo assai ca-

za aver fortuna, siamo nuovamente al

tristi e l’ansia per la sorte dei compa-

richi di viveri e materiali; superiamo Io

campo, dove troviamo Gigi che, stan-

gni mi impedisce di stare tranquillo: è

strapiombo e proseguiamo per tutta la

co del forzato ozio e del brutto tem-

una lunga notte, sofferta ed insonne.

giornata.

po, è sceso dal campo d’attacco.

In vetta

Nelle prime ore del mattino il cielo si

Diverse volte interrompo l’azione

Prima di sera ci dedichiamo tutti alla

rasserena, diviene terso e meraviglio-

per filmare sia in alto che in basso, per

pesca, ma anche le trote fanno i ca-

so, ma il freddo è intensissimo. All’al-

riprendere a turno ora l’uno ora l’al-

pricci come il tempo; contrariamente

ba scorgiamo, all’inizio della cresta, la

tro dei miei compagni e questo lavoro

al solito non abboccano e ne prendia-

tenda che ha ricoverato Ferrari e Liati,

non solo fa perder tempo, ma com-

mo solo quattro. Mimmo da quando è

e ho un sospiro di sollievo!

porta una fatica davvero snervante.

qui invece ne ha pescate moltissime e

L’equipaggiamento e l’attrezzatura

Verso le 15 siamo sulla cresta: Casi-

si sono ancora una volta dimostra-

miro e Lafranconi ci vengono incon-

Dopo aver scritto, prima di coricar-

ti efficienti e perfettamente idonei,

tro, ci aiutano a portare i sacchi ed è

mi, verso le 11 esco a guardare il cielo

anche in caso di violenta tempesta,

un vero sollievo. Percorriamo tutta la

che finalmente vedo tutto sereno, così

consentendo ai due amici di uscire

cresta fino alla crepaccia.

il giorno seguente potremo partire per

indenni da quel frangente.

di veramente grosse.

il campo d’attacco, mentre Ardoves

Passiamo la notte tutti riuniti in una

Il tempo si è calmato: decido allora

grande inverosimile grotta dantesca,

di far partire Zucchi e Lafranconi che

caratterizzata da stalattiti di ghiaccio

Il programma è di partire tutti e, in

salgono lentamente perché molto ca-

e da artistiche architetture naturali.

una sola tappa, raggiungere il campo

richi e procedono sulla parete che è

Ho l’impressione di trovarmi sotto la

d’attacco: i portatori procedono con

tutta impastata di neve fresca.

cupola di una chiesa: indescrivibile la

andrà a Chiquian con la posta.

noi quasi totalmente scarichi sino al

Seguo continuamente i loro movi-

campo intermedio, dove prenderan-

menti, mentre nella tendina Nepal sulla

Purtroppo siamo in sette a dividerci

no del materiale. Anche noi lassù ci

cresta non avverto alcun movimento

le due tendine Nepal, cosicché, di tan-

carichiamo di qualcosa in aggiunta al

sino a mezzogiorno: li abbiamo solo

to in tanto, qualcuno preferisce dor-

nostro equipaggiamento e teniamo un

sentiti chiamare al mattino. Però, subi-

mire fuori.

passo alquanto sostenuto. Ora però

to nel pomeriggio, vedo chiaramente

All’alba partono dapprima Ferrari e

siamo abituati all’altezza e si fa molto

Casimiro e Sandro muoversi e in-

Lafranconi: risalgono i cento metri

meno fatica dei primi giorni.

cominciare a salire. Continuano sino

gradinati il giorno prima fino a rag-

verso le 17 e giungono a due tiri di

giungere la roccia, visibile anche dal

corda dalla fine della cresta.

basso, e piantano diversi chiodi di as-

Giunti al campo d’attacco, apprendo che Ferrari e Liati sono in parete per

suggestiva bellezza del posto!

ripulire le tracce semi-distrutte. Sono

Giuseppe e Annibale dapprima rag-

tranquillo poiché penso che i due

giungono il punto dove erano gli altri,

Siamo tutti tesi nello sforzo per

procedano per un poco e poi ritor-

poi salgono anche loro fino alla cre-

superare l’ultimo tratto che ci separa

nino, anche perché il tempo peggiora

pacciata, nella grotta di ghiaccio, dove

dalla vetta.

nuovamente.

nel frattempo si sono portati Ferrari

Infatti verso le 17.30, con un bru-

sicurazione.

Dopo un ripido pendio di ghiaccio,

e Liati.

sco mutamento, riprende a nevicare.

Intanto, con Alippi e Airoldi, prepa-

La neve, sotto forma di palline gelate,

ro i sacchi per la partenza del mattino

cade per oltre due ore. Sono preoc-

successivo, in modo da essere pron-

Sentieri e Parole


volontà e orgoglio; sono requisiti che non fanno certo difetto nemmeno ai miei valorosi compagni. Infatti Ferrari, assicurato da Lafranconi, con strenua volontà non desiste e riprova, costellando il passaggio di picchetti di legno (ricavati da manici di piccozza con puntale) e riesce a superare l’ultimo tratto sino a innalzarsi sulla cima. Sono le 14.30 e, subito dopo, tutti raggiungiamo la vetta. Il ghiaccio di questa calotta è fragile e non si solidifica mai a causa del sole, del vento e della neve che lo frustano in continuazione: quel ghiaccio è il nostro punto di aggancio con la Terra! Sono emozionato e felice. È un momento indescrivibile, come tante volte mi è capitato di provare, ma ogni vittoria in montagna ha le sue sfumature sottili e profonde. A sessant’anni compiuti, con questi cari ragazzi, guardo il mondo da questa cima. La mia mente è come drogata da un silenzio infinito. L’abbraccio che ci scambiamo è quasi muto: ognuno di noi vive l’unione completa con la montagna domata. Giù nella grotta daremo sfogo alla nostra gioia. Scatto qualche foto dopo che abIn vetta

biamo levato dai sacchi le bandierine

coperto da neve instabile che porta a

non consente lo slancio per il succes-

di Lecco, dei Ragni e di altri, simbolo e

una cresta, pieghiamo a destra rag-

sivo movimento.

ricordo di partecipazione amichevole

giungendo un canalino, anch’esso con neve inconsistente.

La fragile calotta di ghiaccio della vetta sembra voglia difendere l’invio-

e affettuosa, che lasciamo lassù a testimonianza imperitura.

Passata una piccola sella, ora dob-

labilità di questo Nevado di 6126 me-

Non abbiamo molto tempo per so-

biamo vincere la parte superiore del

tri di altezza. A un tratto non scorgo

stare: dobbiamo scendere al più presto

fungo che forma la cima dell’Jirishan-

più Ferrari e Lafranconi che si sono

per non incorrere nel pericolo di pas-

ca, affrontando un ghiaccio infido,

portati dall’altro lato per cercare un

sare la notte in piena parete, dove non

spugnoso e soffiato in superficie. La

passaggio.

esiste alcuna possibilità di bivacco.

piccozza affonda tutta, il piede cede e

Sentieri e Parole

Vivo attimi di trepidazione! Di mo-

Gigi e Liati hanno iniziato la discesa

menti brutti e belli in montagna ne ho

e sono già abbastanza bassi; seguono

passati molti… la sofferenza, la gioia, le

Casimiro e Giuseppe.

emozioni si susseguono. Oltre al fi-

Io, Annibale e Natale procediamo

sico temprato occorre tanta forza di

più lentamente, perché siamo in tre e


inoltre dobbiamo recuperare le corde. Il sapore della vittoria Arriviamo alla provvidenziale crepaccia quando è già notte, aiutati dalla luce delle torce che gli amici hanno acceso. Il bivacco ha il sapore esaltante della vittoria conseguita. Divido con gli altri due la piccola Nepal, eppure mi sembra più comoda del giorno precedente; il ghiaccio, sul fondo del telo, pare quasi morbido e meno freddo, tanto mi sento disteso di nervi dopo giorni di ansie e di speranze, di momenti così intensamente vissuti e sofferti. Al mattino scendiamo verso la base della parete. I portatori ci vengono incontro, ci abbracciano con viva commozione e ci aiutano a trasportare i pesanti sacchi sino al campo d’attacco dove il caro Lanzetta, salito dal campo-base per salutarci e complimentarsi, ci sta aspettando. Decidiamo per la discesa immediata verso il campo-base, anche se il percorso è lungo. Dico ai portatori di caricarsi di quanto ci può maggiormente necessitare, lasciando il recupero del rimanente materiale per i giorni seguenti. Scatto ancora qualche foto e Un po’ di riposo all’ombra

giro alcune riprese per il film. Verso le 17.30 siamo al campo in-

Nei giorni seguenti, mentre atten-

al limite delle sue possibilità, ha vinto

termedio: dapprima c’è chi accenna a

diamo Ardoves che torni con i burros,

lottando contro il ghiaccio, la bufera

volersi fermare, ma poi alla fine tutti

si smobilitano i vari campi e ci dedi-

e il gelo.

optano per il campo-base, più co-

chiamo alla pesca e alla caccia.

modo e spazioso, che raggiungiamo quando è già notte.

Depositiamo materiali e viveri nello

Un’abbondante e tanto desiderata

stesso locale usato al nostro arrivo e

pastasciutta con il vino bianco, offer-

nella giornata del 17 siamo a Chiquian.

toci da Celso Salvetti e conservato per

La

straordinaria

e

(da Cinquant’anni di alpinismo di Riccardo Cassin, Dall’Oglio editore, 1977) Foto archivio Fondazione Cassin

meravigliosa

l’occasione, è il primo tangibile inizio

Ovest dell’Jirishanca, con le forti dif-

dei nostri festeggiamenti.

ficoltà che la nuova via ci ha riser-

Ci ritiriamo piuttosto euforici, per-

vato, mi ha pienamente soddisfatto

ché il vino e la stanchezza, uniti, fanno

grazie anche al valore dei miei giovani

la loro parte.

compagni: ancora una volta l’uomo,

Sentieri e Parole


NATALE IN PATAGONIA

La scalata al Cerro Mangiafuoco nell’estremo sud del Cile

di Paolo Marazzi

A

bbiamo deciso di passare

a fine giornata in un posto che asso-

qualche anno prima ed in quel mo-

il giorno di Natale in modo

lutamente non conoscevamo e lonta-

mento si trovava proprio a El Chalten

non convenzionale, e per di

no 800 km dalla Patagonia che ci fa

e che dovevamo assolutamente par-

sentire a casa.

lare con lui per capire un po’ meglio di

più da soli: io e Luchino (Luca Schiera) eravamo su voli diversi, versi, le l hostess

Volevamo vedere v il Campo de Hie-

cosa si trattasse.

non indossavano cappellini rossi con

lo Norte. N Lo scorso anno Luchino mi

Dopo due ore in una roulotte adibita

il pon pon ed arrivati all’aeroporto di

aveva mostrato una foto di una pa-

a casa abbiamo capito che dovevamo

Coihaique vediamo intorno a noi solo

rete piramidale dicendomi che l’aveva

andare, che l’anno successivo sarem-

persone abbronzate ed in pantaloni ni

trovata sull’American Alpine Journal,

mo partiti per vedere di scalare quella

corti.

ma non sapeva molto altro. Scopria-

parete triangolare.

Cosi è iniziata la nostra spedizione

mo che Gabi Fava, un forte alpinista

E alla fine siamo andati, siamo qui, in

in Patagonia, arrivando il 25 dicembre

sudamericano, era entrato nello Hielo

questa cittadina nel mezzo del nulla in


Le luci del mattino mentre saliamo al colle prima di attaccare lo spigolo est


una delle più remote regioni del Cile. Nel nostro piano iniziale pensavamo di passare alcuni giorni a Coihaique per fare la spesa e per gli ultimi preparativi, ma le cose non vanno esattamente in questo modo: capiamo che il gaucho ha dei giorni di ritardo e non può venire a prenderci, proprio appena dopo aver scoperto che una finestra di bello stava entrando per i prossimi giorni. Decidiamo di partire. Tra bus e autostop arriviamo a Puerto Bertrand, un paesino davvero piccolo, 300 abitanti o poco meno. E anche lì dobbiamo aspettare. Per arrivare al ghiacciaio bisogna percorrere un lago con una barca a motore per circa due ore e mezza poi risalire a piedi una valle di nome Val Soler per circa 30 km, ma la valle è privata, e finché il proprietario non dà il permesso di entrare non si può fare altro che attendere. Finalmente il 2 gennaio possiamo entrare. Non c’è ancora il cavallo ma riusciamo a trovare un passaggio in barca che ci porta dall’altro lato del Lago Plomo. Con gli zaini carichi di materiale e di cibo per coprire 5 giorni partiamo per un primo tentativo alla parete. Tutto quello che credevamo fosse semplice si rivela molto più complicato del previsto: nella valle non c’è il sentiero ed il ghiacciaio è così pieno di crepacci che ci dirotta lontani dal percorso di avvicinamento. Alla fine del secondo giorno di cammino non siamo ancora arrivati al campo de Hielo. Abbiamo perso la finestra! Il vento è forte e sono tre giorni che siamo in marcia. Abbandoniamo quasi tut-

30

Alpinismo e arrampicata

In alto: Luchino mentre, assieme al gaucho, attraversiamo il Lago Plomo Sotto: Durante il primo giorno a piedi lungo la val Soler

to il materiale e saliamo comunque a

cinque giorni, o sei, non ricordo più, il

vedere la parete. Alla sera abbiamo la

tempo non passa mai.

faccia distrutta dal sole, la crema so-

Poi un mattino vediamo un timido

lare è rimasta insieme alle cose che

sole uscire dietro alle nuvole, e de-

pesavano troppo. Ridiscendiamo, tro-

cidiamo di uscire; sulle montagne il

viamo il materiale che nel frattempo

tempo è ancora brutto ma almeno qui

il gaucho ci ha lasciato alla fine della

sembra essersi calmato, quindi asciu-

Val Soler il giorno 5, e ci prepariamo

ghiamo tutto dalla pioggia e chia-

ad aspettare pazienti la prossima fine-

miamo con il satellitare per avere le

stra, che non sappiamo se e quando

previsioni per i prossimi giorni. Come

arriverà.

sempre si capisce molto poco con

Siamo bloccati in tenda, proprio

quei telefoni, però qualcosa di chiaro

dove ci è stato lasciato il materiale,

c’è: sabato e domenica è prevista una

non ci possiamo muovere. Leggia-

finestra di bel tempo.

mo, dormiamo e mangiamo per altri

In un attimo torniamo ad essere


La mattina tutto è calmo, non ci son nuvole, fa caldo e il vento sembra non esistere. Il silenzio che abbiamo intorno e a cui non siamo abituati quasi ci spaventa. Velocemente risaliamo il colle fino all’attacco della cresta est. Saliamo piuttosto veloci la prima sezione della via; a metà tutto diventa più lento, quella parte che sembrava la più facile in realtà non lo è per nulla: ogni tiro è un misto di roccia e neve ripida, è difficile decidere se tenere gli scarponi e trovarci male sulla roccia o se usare le scarpette ed essere in difficoltà sulle parti di neve ripida. La head wall è verticale e senza neve, la parte tecnicamente più difficile, ma finalmente possiamo usare le scarpette e scalare senza problemi. Attorno alle 14 siamo in cima. Scendiamo veloci e a mezzanotte siamo nel nostro sacco a pelo a metà ghiacciaio, giusto per riposare qualche ora prima di ripartire verso la fine della valle ed avviarci sui canotti. È passato solo un giorno dalla cima e già siamo nella Val Soler, è mattino presto, il vento è forte e sta per piovere. Carichiamo i canotti e velocemente par-

In Alto: Pausa pranzo in canotto Sotto: Luchino mentre cerca di ripararsi dal sole

positivi ed iniziamo a prepararci; si-

tiamo. Ovviamente non può andare protegge dalla pioggia.

stemiamo il materiale che non ci ser-

Rimaniamo indecisi se provare a

virà in parete e lo portiamo fino al

salire per quasi tutta la giornata suc-

fiume.

cessiva. Anche mentre camminiamo la

tutto liscio: dopo un ribaltamento e una deviazione sbagliata che ci costringe a trascinare i canotti nell’acqua bassa per quasi un’ora arriviamo al lago, ormai siamo nella civiltà e tutto

Il venerdì siamo pronti e in marcia,

tentazione è quasi di girarci e tornare

arriviamo verso la metà del ghiaccia-

indietro, ma ci fidiamo di chi è a casa

io nel punto dove avevamo lasciato

e ci ha mandato le previsioni via sa-

il resto del materiale. Ci infiliamo nei

tellitare, speriamo seriamente abbiano

Cerro Mangiafuoco, L’appel du vide, 400m 6c M4

sacchi a pelo, il vento è davvero molto

letto per bene quei grafici complicati.

Foto Archivio Gruppo Ragni

forte e al mattino inizia anche a pio-

Arriviamo sotto la parete quando è

vere, di certo non sono le condizioni

ormai troppo tardi, la visibilità è pes-

migliori per un open bivvy, per fortuna

sima e siamo troppo stanchi per stu-

Luchino ha avuto l’idea punk: portare

diarla per bene. Allora scaviamo un

un sacco dell’immondizia, che il suo

buco nella neve alla base e ci infiliamo

sporco lavoro lo fa e quantomeno ci

dentro a dormire.

sembra molto più semplice.

Alpinismo e arrampicata

31


MANASLU PROJECT

“La meraviglia è la sorgente del nostro desiderio di conoscere”

Il Naike Peak, da Campo 4

di Fabrizio Silvetti*

P

rogettare una nuova salita è un processo interiore, perché ciò che vivrai è sì un’esperien-

za fisica, ma anche una scoperta di te stesso. Confrontarsi con il limite è come usare una lente di ingrandimento. Il limite, quello che per te lo rappresenta, è una opportunità che mette a nudo le tue convinzioni, le certezze, e quindi ti rigenera. “Manaslu project” è stato la salita al Manaslu, a 8163 metri senza utilizzo di portatori d’alta quota e ossigeno supplementare, che ha seguito le pre-

cedenti al Cho Oyu, al Gasherbrum 2 e allo Shisha Pangma. Ma è stato anche un progetto di solidarietà nei confronti

32

Alpinismo e arrampicata

della popolazione della regione nepa-

que, altrove. Unica condizione che l’e-

lese del Damar, luogo di provenienza

sperienza mi costringesse alla fatica, al

dell’amico Ngima Sherpa, per la rico-

misurarmi con me stesso. Al cercar-

struzione di scuole e presidi medici

mi e al conoscermi. All’educarmi, per

dopo il terremoto del 2015.

il piacere del farlo, perché è possibi-

Riporto qui frammenti del diario di

le farlo. Se arrivassi in vetta a questa

questa esperienza. Esperienza che è

montagna, chi non potrebbe dirmi che

arrivata in un momento di difficoltà

è comunque il più facile degli ottomi-

umane nella mia vita personale.

la? O che ho seguito la via normale, la più semplice, che non dice niente

Risultati

più? Ed è vero. Non sarebbe certo un

Non sono un alpinista. Nella tecni-

risultato assoluto, anzi. Ma quello che

ca certamente no, intendo. Sono una

in questo periodo sto vivendo, fatto di

persona fortunata che ha le possibili-

fatica, di emozioni, gioia, difficoltà, af-

tà di intravvedere i propri sogni e di

fetti separati, di fragilità, di meraviglia,

cercarli attraverso esperienze fatte di

è come vivere cento giorni in uno. La

giornate intense, cariche di emotività.

capacità di percepire, sentire, valoriz-

Non è il risultato numerico che inse-

zare, apprezzare stanno avendo una

guo, non faccio collezioni e non ho un

metamorfosi verso consapevolezze

approccio rigido alle cose. Cerco ri-

che non avevo. Ogni giorno vissu-

sultati interiori. Profondi, sostanziali. Le

to, fin dove arriverò, sarà un risultato

mie affinità e le mie passioni mi hanno

verso me stesso, e quindi gli altri. Di

portato qui, ma potevo essere ovun-

altro non so. I risultati che cerco sono


In vetta al Manaslu

fatti di sostanza umana.

spinta che solo l’intensità della vita

cellofan perché non si bagni sotto la

vissuta seguendo una passione, quella

pioggia, il cuore ben protetto perché

vita che ti sembra la tua, che quando

non ti manchi troppo chi ami. Così vivi

Nello stomaco farfalle che volano.

la vivi ti senti meglio, ti può dare. In

due volte, con la possibilità, se sarai

La partenza è imminente, presto sarò

questo spero. Di certo questo è l’en-

abile ad immaginare, di rimediare alle

a Kathmandu. C’è chi ha criticato que-

nesimo sogno che mi travolge e mi dà

mancanze. L’attesa è sicuramente la

sta mia decisione, chi mi ha sgridato,

un po’ di felicità, perché la felicità non

parte più intensa della vita, tutto puoi

per una comprensibile preoccupazio-

è tranquillità, ma una febbre che non ti

sperare, sognare e, appunto, attende-

ne. Nemmeno io so se considerarla la

lascia respirare.

re. Capiterà forse che le cose vadano

Farfalle nello stomaco

scelta giusta, ma quando su un ghiacciaio qualunque della tua vita cala la

in modo diverso, ma che dire di tutto Preparare i bagagli

ciò che già hai immaginato di vivere?

nebbia, l’unica, la più urgente preoccu-

Preparare i bagagli per un lungo

Non è forse già vissuto? Domani si

pazione che hai è non perdere la trac-

viaggio comporta molta fantasia. Oc-

cia. L’ho seguita. Può capitare lungo il

corre immaginare ciò che vivrai, per

percorso quotidiano delle nostre vite

capire quello di cui avrai necessità. E

che difficoltà ci lascino un po’ smarriti.

questo esercizio ti permette di an-

La fatica che ho fatto ad arrivare al

L’andare a riscoprire il proprio percor-

ticipare le emozioni, di sporcarti, di

campo e a predisporre la tenda fan-

so precedente, cercando di individua-

cambiarti, di mangiare, di agganciarti

no parte di un mio modo di sentire

re quelli che sono stati, anche se solo

alle corde, perché sia chiaro, esplicito,

le cose. Il nostro mondo che all’appa-

periodi, ma intensi, profondi, tuoi, è un

ciò che potresti vivere. Le cose che

modo per ritrovare una via. Resta-

ti serviranno temporalmente dopo le

re a galla, quando i tuoi giorni hanno

metti sotto, quelle più preziose nel

un percorso difficile, necessita di una

tuo zaino, il sacco a pelo avvolto nel

comincia. Campo 1

Alpinismo e arrampicata

33


renza ci sembra fatto di cose statiche, sicure, che non possono cambiare, mi piace invece vederlo come un qualcosa di dinamico, dalle relazioni a ogni cosa che sperimentiamo. Salire quassù, che a ragione logica può anche sembrare inutile, oltre che pericoloso, mi ha permesso in questa fatica di sentirci dentro i ricordi, il mio sangue scorrere, la bellezza, l’affanno che mi soffoca, la nostalgia e l’amore. Campo 2 Ho gli occhi chiusi. Mi immagino di guardare questa montagna dall’alto, da qualche kilometro sopra di me. I puntini gialli, o giallo-arancio sono sicuramente le tende degli alpinisti che la assillano, mentre quelli in movimento devono essere loro. Si muovono a fatica, quasi fosse un rito. Ognuno con i suoi tempi, ognuno secondo un copione dettato dalle energie rimaste, ognuno in balia delle onde emotive che ha dentro di sé fatte di entusiasmi, timori, calcoli sempre disattesi. Posso zoomare un po’ di più e vedo il quotidiano di ognuno di loro. Buste con un poco di cibo, quello preferito, l’attrezzatura per sopravvivere, che non è fatta solo di ramponi, tende, fornelli, ma anche di telefoni satellitari, piccole cose qui inutili portate da casa per mantenere un legame. A volte lacrime. Sono quattro giorni che salgo per completare l’acclimatazione, o almeno avere la coscienza a posto, tra maltempo, disagi, percorsi conosciuti. Esausto ormai. E’ un percorso, anche educativo verso me stesso, consapevole che quei pochi minuti che potrei vivere sulla vetta non possono esse-

34 Alpinismo e arrampicata

In alto: Bimtang,durante il trekking di avvicinamento Sotto: Tra Campo 1 e Campo 2

re un risultato fortuito ma uno zaino

piombata giù, dove non so. Sono solo,

pieno di attenzione, preparazione, de-

rannicchiato dentro al mio sacco letto

terminazione, fatica, pazienza e attesa.

da alta quota con indosso due paia di

Vivendo così a lungo queste espe-

calze, di pantaloni, di maglie. Più pile e

rienze tutto si riequilibra, i valori pren-

piumino. Ho freddo. Chissà perché la

dono il loro posto, anche contro la tua

notte porta con sé sempre un po’ di

volontà. E rimani qui a fare un passo

paura, soprattutto in queste situazioni.

dopo l’altro verso quel sogno che qui

Eppure le cose fuori sono nello stesso

ti ci ha portato, intravvedendo dall’alto

posto dove erano prima, solo che non

non il contorno nitido di quella punta,

le possiamo misurare. Per prendere

ma sentendo la densità di quello che

distanza da questi pensieri, aspettan-

agli occhi è negato.

do domani, mi raggomitolo come un feto dentro la pancia della Mamma,

Campi alti Ormai è buio, la temperatura è

sulle ginocchia di questa Montagna. Qui ai campi alti le giornate non


sciuta poco a poco fino a superare gli 8000 metri in un lungo tempo. Timore, fascino, volontà, paura, incapacità, mettersi in gioco, impegno, ricerca, legami… ecco quello che sei. Arrivare in vetta non è trovare qualcosa. Per me è stato intravvedere un nuovo viaggio, verso casa, capace di riportarmi dove nulla più è estremo, ma estremamente bello. Ghorka Due soli giorni di trekking, che mi riporterà fino a Kathmandu, sono stati sufficienti per dimenticare. Dimenticare di aver sofferto. Dimenticare di aver fatto fatica profonda. Perché la memoria dove vengono riposte le sensazioni fisiche intense e dolorose è labile. Basta staccare la spina e si resetta. Come nei computer, dove la memoria usata dai programmi per le elaborazioni dei dati è rapida, efficiente ma una volta chiuso il programma si svuota. E’ un problema di sopravvivenza. Se non lo facesse, dopo poco non potrebbe più funzionare. Quello che rimane è l’aver sofferto. I segni che il passaggio del dolore lascia su di noi. La sensibilità affinata, una più profonda capacità di comprensione, una maggiore tene-

In alto: Il mio Campo Base Sotto: Tra Campo 2 e Campo 3

rezza. E questi dati vengono salvati

sono più fatte di ore, di minuti. La di-

sopravvivere. Reagire alle difficoltà ti

mensione è altra. Sono un impasto

aiuta a sopravvivere. Questa notte a

di sensazioni. Non c’è giorno e not-

Campo 4, alle 2 del mattino, tempesta

te, sotto o sopra. Come se tu fossi su

di neve e vento. Ho titubato, affron-

Marte, di tutto quello che sapevi fare

tare una notte così, con queste con-

ora ne sai fare solo una piccola parte,

dizioni mi aveva spaventato. Verso le

quasi non sei più certo di saper fare

4 però il vento un po’ ha rallentato e

anche solo quel poco. Senza più cer-

fuori qualche stella. Come avrei potuto

tezze sopraggiungono anche le paure.

non provarci, tornare a casa con qual-

Sensazioni. Poi ti accorgi che quello

cosa di intentato? Perché credo che il

che è cambiato è il livello, la dimen-

valore sia dove hai messo tutto.

sione. Il tuo corpo ha cambiato velocità. La fatica ha cambiato intensità.

“Sei solo la punta”

Saperti adeguare ti aiuta a sopravvi-

Sei solo la punta di una montagna,

vere. Controllare il pensiero ti aiuta a

ma dentro me sei ben altro. Sei cre-

in una memoria che non si cancella allo spegnimento. Ognuno di noi nel tempo si crea il proprio bagaglio di sensazioni, emozioni, ricordi nel proprio hard disk. L’esperienza al Manaslu mi ha lasciato molto. Ma soprattutto, come ogni volta, mi ha cambiato. Non solo per quello che sono, ma per quello che sarò. *Insegnante e alpinista

Alpinismo e arrampicata

35


UN MONDO DI EMOZIONI

La baita Trii Amis

Riflessioni sull’Alpinismo giovanile


di Alessia Losa

S

ole, cielo terso dal colore ef-

solo al numero di ore di cammino, che

fervescente e dall’aria friz-

scorrono ininterrottamente sull’orolo-

zante, candide nuvole corrono

gio, ma anche alle alte temperature. La

veloci. Il tepore del sole ci avvolge e

calda estate pur trovandoci in quota

una leggera brezza attraversa i nostri

si fa sentire.

capelli e raddrizza i peli sulle braccia.

Il sentiero è ricoperto da un mor-

Si respira il profumo della fresca pri-

bido tappeto di foglie dai mille colori,

mavera.

prevalgono il giallo, il rosso e il marro-

Caldo e afa influenzano la nostra

ne, che in qualche modo maschera la

azione, determinandola più faticosa.

presenza dei sassi. Il cielo piano piano

Una forte sensazione di sete rende

cambia colore, i raggi del sole sono

secca la nostra bocca e qualche goc-

nascosti da una coltre di nuvole dall’a-

cia di sudore cola sul viso, ma prose-

spetto minaccioso. Non c’è scampo, la

guiamo lungo l’erto sentiero, cercan-

pioggia ci sorprende lungo il tracciato

do di andare oltre la stanchezza che

che diviene più scivoloso. Indossiamo

colpisce le nostre gambe, dovuta non

tutto il necessario, ma ormai siamo


essere considerate peculiari di una specifica stagione, ma soprattutto il gruppo, costituito da vivaci e vocianti bambini e da accompagnatori appassionati ed instancabili sono gli ingredienti salienti di una indimenticabile gita all’aria aperta su pendii, sentieri e cime montuose. Ma quali emozioni possiamo vivere durante le escursioni dell’Alpinismo giovanile (AG)? Tutti i componenti del gruppo percepiscono le stesse sensazioni? Cosa provano i numerosi bambini e ragazzi che partecipano ai corsi e alle attività di AG? Perché dobbiamo provare emozioni? La lettura dell’articolo di Alberto Pellai (medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano) sul notiziario della Banca Popolare di Sondrio (n° 138 dicembre 2018, sezione Società e Costume) mi ha portato a soffermarmi sulla finalità delle gite di AG e su come possono influenzare il percorso di crescita di un bambino. La risposta che mi sono data è questa: la partecipazione ai corsi potrebbe offrire un valore aggiunto ai ragazzi arricchendo la loro quotidianità con ulteriori emozioni, generate Traversata da Canzo al Monte Cornizzolo

dall’interazione con la natura e con

zuppi pure essendo in un fitto bosco

e le temperature sono rigide. Tocchia-

altri bambini, oltre ad immagazzinare

con alberi dalla folta chioma. Questo

mo la soffice neve e la raccogliamo

ricordi da raccontare e creare nuove

può capitare in autunno, ma non solo.

per modellarla, facendole assumere

amicizie.

Sembra che i nostri scarponi emet-

una bella forma rotonda ed infine la

Ecco le parole, scritte da Pellai, che

tano uno strano suono di scricchiola-

lanciamo. Chissà che fine farà? Tutto

mi hanno fatto riflettere e che vorrei

mento (crik-crok, crik-crok), in alcuni

questo è possibile nel gelido e bianco

condividere:

passaggi l’equilibrio è reso difficile,

inverno.

Le ricerche più recenti ci dicono che

perché i piedi tendono a scivolare, ma

Queste quattro brevi descrizioni

la nostra vita da “iperconnessi”, sem-

camminare su questo manto nevoso

sono alcuni scenari che si possono

pre concentrati su ciò che succede in

ci rende felici, anche se l’aria è fredda

osservare e vivere andando a cam-

uno schermo, costantemente coinvolti

minare in montagna. La natura, che

in attività di socializzazione virtuale

contraddistingue i luoghi alpini alle

e a rischio di isolamento sociale, ha

diverse altitudini, le condizioni meteo-

causato negli ultimi cinque anni i più

climatiche, che ormai non possono più

alti tassi di depressione ed infelicità tra

38

Alpinismo Giovanile


i soggetti in età evolutiva. Si tratta di un monito significativo per i genitori che debbono fare molta attenzione a come l’utilizzo continuo ed ininterrotto delle tecnologie da parte dei minori e la loro frequente ed intensa permanenza in spazi virtuali (dove non sperimentano prossimità fisica con personale in carne ed ossa) potrebbe rivelarsi un boomerang in grado di danneggiare in modo significativo l’equilibrio emotivo funzionale al benessere. I bambini da quando nascono e per tutta la prima e la seconda infanzia vivono di emozioni e relazioni. Allora bisogna creare ai ragazzi la possibilità di sentirle, conoscerle e viverle, quindi, cari genitori concordate con me nell’affermare che partecipare ai corsi ed alle attività dell’Alpinismo giovanile potrebbe essere un “antidoto” a tutto ciò? Potrebbe essere una via alternativa per staccare i bambini/ragazzi dalla perenne connessione, in modo da rallentare i propri stimoli cerebrali generati dagli input delle immagini in una scatola (TV, computer, tablet, smartphone, playstation), favorendo invece l’attivazione dei neuroni cerebrali necessari ad elaborare gli stimoli esterni che si trasformano in una risposta immediata (causa/effet-

2017, Raduno lombardo di Alpinismo Giovanile ai Piani d’Erna

to, azione/reazione) per schivare un

tuale. Si metteranno alla prova supe-

sasso, per stare in equilibrio, per fare

rando difficoltà come la stanchezza, il

Lo psicoterapeuta afferma: Le emo-

attenzione nei punti più difficili, per

freddo, il caldo, la fame, la sete ed alla

zioni sono il colore della nostra vita

apprezzare e godere delle bellezze

fine della giornata si sentiranno felici,

senza di esse vivremmo in bianco e

di madre natura. In più l’isolamento e

perché avranno raggiunto un obiettivo

nero con la capacità di produrre pen-

l’inerzia di stare seduti sul divano (in

tangibile, rafforzando la propria auto-

siero, ma senza alcuna spinta vitale ed

casa a “ciattare” con qualcuno che

stima e l’indipendenza nell’affrontare

energetica verso gli altri, l’esplorazio-

non è fisicamente presente in quel

gli ostacoli, consapevoli del continuo

ne di nuove esperienze e nuovi ter-

momento) saranno lasciati dai ra-

sostegno degli accompagnatori.

ritori della vita. L’emozioni ci aiutano

meglio” si può trovare la risposta.

gazzi alle spalle, perché in ogni gita si relazioneranno in un mondo reale

Il colore della vita

non solo con la natura, ma anche con

E allora cosa sono le emozioni?

bambini e accompagnatori, dimenti-

Sempre nell’articolo di Pellai dal ti-

cando per un attimo il contesto vir-

tolo: “L’emozioni educarle per vivere

Alpinismo Giovanile

39


a vivere meglio, ci orientano verso le esperienze, le relazioni costruendo legami e senso di appartenenza. Perciò partecipare alle attività organizzate da AG sono una possibilità per il bambino di esplorare e osservare la natura, la quale è in grado di scatenare forti emozioni, ma anche di conoscere meglio il proprio corpo: mal di piedi, mal di gambe, fiato corto. Essi generano sensazioni di altro genere, ma che danno un ulteriore senso alla vita. In una gita i bambini vivono nuove e molte esperienze, lontani dalla famiglia, che saranno tutte da raccontare e ricordare, arricchendo il loro bagaglio culturale e pure quello emotivosensoriale. Questa attività di gruppo, alla base dell’andare in montagna con l’Alpinismo giovanile, inoltre facilita il nascere di nuove e durature amicizie, diverse da quelle scaturite sui banchi di scuola. In una escursione i bambini si confrontano e si divertono condividendo ed aiutandosi. Tutto questo può fare vivere meglio i ragazzi, creando in loro una aspettativa nel desiderare che arrivi presto la domenica e liberare la giusta energia per affrontare i doveri e gli impegni della settimana. Sappiamo quali sono le emozioni e a cosa servono? Pellai individua sei emozioni primarie che ci permettono di vivere meglio e superare le avversità. Le emozioni sono elaborate dal cervello e manifestate dal corpo, esse sono: paura, tristezza, disgusto, rabbia, felicità e sorpresa:

La paura si manifesta quando ci sentiamo in una situazione rischiosa. Essa ci spinge alla fuga oppure ci im-

40

Alpinismo Giovanile

In alto: Anello dei laghi dell’alta Val Gerola, dal rifugio Benigni al lago Zancone Sotto: E si diventa amici

mobilizza facendoci fermare nel pun-

La tristezza si attiva di fronte alle

to esatto dove ci troviamo quando ci

separazioni, un bambino piange quan-

travolge. La paura ha, quindi, un ruo-

do i genitori se ne vanno, questo in-

lo protettivo nell’età evolutiva, perché

dica un dispositivo di prossimità fisica

aiuta i bambini a non mettersi in peri-

con chi lo fa stare bene e lo protegge.

colo, in modo di avvertire il limite che

Al luogo del ritrovo della gita capita

non deve essere oltrepassato. Le gite

di vedere bambini che sono abbrac-

dei corsi di AG sono svolte in sicurez-

ciati ai genitori fino all’ultimo minu-

za, valutando tutte le possibili varia-

to prima della partenza, perché non li

bili, ma essendo praticate in ambiente

vogliono lasciare, ma con una parola di

montano ci possono essere situazio-

conforto dell’accompagnatore il bam-

ni che innescano una sensazione di

bino riesce ad accettare il distacco e

paura nel bambino, il quale con l’aiuto

salire sul bus con una faccia più alle-

degli accompagnatori potrà superarla

gra, perché ha allontanato la sensazio-

e proseguire nella camminata.

ne di sentirsi solo.


Perciò la sorpresa e la felicità durante l’attività in montagna si vivranno sempre, perché per i bambini la meta e il percorso sono tutti da scoprire e anche se il tracciato è faticoso e la giornata è afosa i bambini sono felici, perché si stanno divertendo e giocando con i compagni. Nell’articolo in questione è anche nominata l’intelligenza emotiva come

la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici, di sperare (Goleman 1996). Un bambino impara ciò che vede e vive. L’educazione emotiva permette il raggiungimento di un buon livello di autostima e felicità personale, ma promuove anche un “saper vivere bene” all’interno del gruppo, sviluppando quelle competenze che resteranno con noi per tutto il tempo della vita adulta. Si può, quindi, concludere e non credo sia azzardo affermarlo che l’attività proposta dall’Alpinismo giovanile

In alto: Escursione di primavera Sotto: Al lago Angeloga, Valchiavenna

possa aiutare sviluppare a costruire

Pellai prosegue: Il disgusto è l’emo-

a realizzare è reso possibile dal desi-

zione che ci tiene lontani da ciò che

derio di sperimentare sorpresa e dalla

ci avvelena, la vita ai giorni nostri ha

motivazione di sfuggire alla noia. In

un valore sociale. La rabbia si inne-

età evolutiva la sorpresa dirige ver-

sca quando abbiamo di fronte a noi

so nuove mete, permette di “buttarsi

un potenziale nemico, attualmente è

nella mischia degli amici” e di lasciarsi

l’emozione dello scontro verbale o del

toccare da sentimenti nuovi e inediti

bullismo, della prepotenza o della pro-

come l’amore e la voglia di mettersi

vocazione.

alla prova in nuove sfide con se stessi.

E’molto improbabile che queste ul-

Infine l’emozione più bella è la felici-

time due emozioni si manifestino in

tà, la viviamo quando accanto a noi

una gita di Alpinismo giovanile, men-

c’è una persona che ci ama profon-

tre le seguenti sì. Pellai afferma che la

damente e che ci circonda con il suo

sorpresa ci spinge ad andare a esplo-

affetto. Questa emozione serve per

rare l’ignoto. Tutto quello che ci porta

farci vivere meglio e non soli.

l’intelligenza emotiva, fondamentale negli anni futuri nei quali i ragazzi diventeranno degli adulti consapevoli, equilibrati, motivati ma soprattutto felici. La nostra attività Gli anni passano siamo arrivati al 2019 e il gruppo di Alpinismo giovanile compie 55 anni. Sono passati già

Alpinismo Giovanile

41


cinque anni dai grandi festeggiamen-

quello che i propri figli stanno viven-

di accompagnatori disponibili. Un al-

ti per il cinquantesimo dove si erano

do durante una gita ancora in corso,

tro cambiamento, che è avvenuto nel

organizzate diverse iniziative: mostra

senza aspettare la sera e il raccon-

2018, è stata la trasformazione del

fotografica, inaugurazione del sentiero

to del figlio. Vi è, inoltre, maggiore

corso alpinistico rivolto ai ragazzi dai

didattico, la pubblicazione di un libro

tempestività nelle comunicazioni lo-

14 ai 17 anni in “attività over 14”, per

dal titolo Un sentiero lungo 50 anni e

gistiche e meno formalismo. Vi sono

avere più flessibilità nella disponibilità

del calendario. Cinque anni dopo l’at-

feedback sulle sensazioni vissute dai

di accompagnatori che, in specifiche

tività del gruppo è ancora molto di-

figli da parte del genitore instaurando

gite devono essere in rapporto 1:1

namica con l’introduzione di novità e

una relazione virtuale, ma quello che

con i ragazzi.

il superamento di problematiche che

realmente conta di più è sempre lo

in questi ultimi anni sono diventate

scambio personale e fisico tra i diversi

più evidenti e riguardano soprattutto

attori. Comunque il modo usato per

Quando Dino Piazza (allora pre-

il settore dell’associazionismo e del

fare conoscere il gruppo è sempre il

sidente del gruppo Ragni) insieme a

volontariato. Sfogliando le pagine del

pieghevole nel quale sono elencate le

Dino Maroni (presidente CAI Lecco) e

libro si può leggere di gite e ammi-

date delle gite, le proposte della se-

Don Giuseppe Tagliabue (oratorio del-

rare foto molto datate degli anni ‘60,

zione e le foto. Si usano anche e-mail,

la parrocchia di San Nicolò di Lecco)

ma anche più prossime ai nostri tempi

whatsapp, pagina facebook pagina AG

nel 1964 decisero di formare il grup-

fino al 2014. Pur raffigurando perio-

nel sito del CAI per mantenere i rap-

po di Alpinismo giovanile uno degli

di di una società diversa si possono

porti.

obiettivi principali era quello di preve-

Gli inizi

osservare aspetti comuni quali il gran

Un altro aspetto fondamentale è

nire gli incidenti in montagna; perciò

numero di ragazzi con zaini in spalla

che le regole sulla sicurezza diven-

era fondamentale partire dai bambini

che, un passo dopo l’altro, raggiun-

tano sempre più articolate e compli-

con una istruzione di base nella quale

gono svariate mete, cime della zona

cate rendendo più impegnativa l’at-

l’insegnamento principale riguardava il

lecchese e non solo, cime facili ed

tività logistica e la scelta delle mete,

comportamento, l’ordine, l’educazione

impegnative. Ci sono accompagna-

limitando ai partecipanti la possibilità

e il rispetto per la natura.

tori che possono essere considerati

di scoprire e conoscere nuovi luo-

indicatori del passare del tempo. Se

ghi. Gli accompagnatori oltre ad es-

durante il consiglio si scorrono i volti

sere volontari, esperti di montagna

degli accompagnatori intorno al ta-

sono anche educatori, poiché operano

volo si notano nuove facce. Genitori

in ambiente alpino con minorenni e

L’Alpinismo giovanile ha lo scopo

che si avvicinano a questa figura e

quindi sono persone titolate e quali-

di aiutare il giovane nella propria cre-

ragazzi che hanno partecipato ai cor-

ficate, che hanno seguito un percorso

scita umana, proponendogli l’ambiente

si in passato mentre ora fanno parte

di formazione. L’aspetto organizzati-

montano per vivere con gioia espe-

dell’organico del gruppo accompa-

vo che l’Alpinismo giovanile del CAI

rienze di formazione.

gnatori/educatori. Un altro aspetto

Lecco in questi ultimi anni ha dovuto

Il giovane è il protagonista delle

da non trascurare e di cambiamento

affrontare è stato il ricambio degli ac-

attività che non possono perciò pre-

è legato al fatto che la società evolve

compagnatori sia per l’età sia per gli

scindere da una dimensione educa-

velocemente e l’avvento delle nuove

impegni personali.

tiva.

Adesso quali sono gli insegnamenti e le finalità? Il progetto educativo

tecnologie ha portato delle novità an-

Il gruppo di AG è molto attivo e

L’accompagnatore è lo strumento

che nelle comunicazioni tra il gruppo

il numero di bambini partecipante è

tramite il quale si realizza il progetto

direttivo dell’AG e i genitori/ragazzi. I

molto elevato soprattutto nel corso

educativo.

genitori possono vivere in anteprima

base da 6 a 10 anni e dal 2018 il di-

Il gruppo come nucleo sociale, è il

rettivo ha deciso di mettere un tetto

campo di azione per l’attività edu-

massimo di iscritti in modo da rispet-

cativa; le dinamiche che vi interagi-

tare il rapporto di un accompagnatore

scono devono orientare le aspirazioni

ogni 5-6 bambini in base al numero

del giovane verso una vita autentica

42

Alpinismo Giovanile


Sulla Cresta della Giumenta, Magnodeno.

attraverso un genuino contatto con la

Non solo gite

sulle guglie del Resegone e sul lago

natura.

Ci sono diversi modi di andare in

di Lecco. Proseguite fino alla fonta-

L’attività attraverso la quale si rea-

montagna. Si possono raggiungere le

na e addentratevi nel bosco lungo

lizzano questi intendimenti è essen-

mete alpine camminando, arrampi-

un sentiero pianeggiante, dovrete

zialmente l’escursionismo di monta-

cando, sciando o più semplicemente

guadare dei torrenti. Percorrendo un

gna finalizzato verso obiettivi didattici

per chi è pigro guardando film, filmati,

tracciato di sali e scendi giungerete

programmati: in sintesi recupero della

documentari, mostre o leggendo libri.

ad una vecchia baita isolata nel bosco

dimensione del camminare nel rispet-

L’alpinismo giovanile del CAI Lecco

con un’insegna che riporta la scritta

to dell’ambiente geografico, naturale

ha unito due modalità che potrebbero

Trii amis: non è un rustico qualsia-

ed umano.

sembrare molto distanti, ma che in re-

si, è speciale perché frequentato dal

Il metodo di intervento si basa sul

altà si sposano splendidamente. Perciò

gruppo di AG, che qualche anno fa l’ha

coinvolgimento del giovane in attività

se la vostra curiosità vi stimola a sco-

adottato come luogo incantato per

divertenti stabilendo con lui un rap-

prire quali siano le tipologie adottate

splendide scampagnate, ma non solo.

porto costruttivo secondo le regole

dal gruppo lecchese per conoscere la

Vi è anche un sentiero ben disegna-

dell’imparare facendo.

natura e la montagna cogliete l’occa-

to indicato come sentiero didattico,

sione di raggiungere la località ai piedi

lungo il quale si possono ammirare

del Resegone denominata I Grassi.

su pannelli mostre dalle svariate te-

L’uniformità operativa delle sezioni nell’ambito dell’Alpinismo giovanile è presupposto indispensabile perché si possa realizzare il progetto educativo del CAI. Perché andare in montagna con AG? Per tutti questi motivi: vivere

Ecco le istruzioni di cosa dovete fare:

matiche riguardanti la storia, i fiori, gli alberi e altro ancora.

1) Calzate ai vostri piedi un paio di

Questo luogo non tanto lontano da

scarponcini e riempite lo zaino con

Lecco unisce l’utile al dilettevole, l’e-

viveri e un cambio.

sercizio fisico all’intelletto. E’ aperto a

forti emozioni immersi nella natura e

2) Mettetevi in marcia dal piazzale

circondati da tanti amici, imparare fa-

della funivia dei piani d’Erna (locali-

cendo in modo da capire cosa ci può

tà Versasio) seguendo l’indicazione

offrire la montagna nelle diverse sta-

“sentiero didattico”.

gioni e le differenti difficoltà del trac-

3) In compagnia e in allegria per-

ciato, qual è il vestiario da indossare e

correte il semplice tracciato che vi

come si usano specifiche attrezzatu-

condurrà prima ad un piccolo nucleo

re, divertirsi giocando e creare nuove

di case dal nome Costa, dal quale si

amicizie.

può ammirare una magnifica vista

tutti e può anche essere di interesse per le scuole della nostra città. Non perdete tempo il sentiero didattico e la baita di AG vi aspettano. Foto Archivio Alpinismo Giovanile

Alpinismo Giovanile

43


WALTER, RICCARDO, PEPPO, ROMANO E IO...

Tino Albani, accademico e istruttore, racconta i suoi 70 anni di grande alpinismo


di Angelo Faccinetto

L

a prima volta è stata al Resegone. Non per una semplice escursione, come capita ai co-

muni mortali (e anche ad alcuni grandissimi, come Romano Perego). Ma per un’arrampicata. Meta, la Torre Elisabetta, una via con passaggi di IV+. Era il 1949. Da quel giorno Costantino Albani – per tutti Tino – meratese

1964,Tino Albani su un traverso della Walker alle Grandes Jorasses

doc, classe 1930, appassionato d’arte e


di didattica, non si è più fermato. Prima

ni – ma ne dimostra molti di meno

zione. E ho fatto in tempo a legarmi

il calcare della Grignetta, poi il granito

– Tino Albani si racconta. E racconta

in cordata un po’ con tutti”. Anche se

del Masino e della Bregaglia. Poi, an-

di montagne, di spedizioni, di scuole

dell’alpinismo non ha mai fatto un me-

cora, le Alpi Occidentali, con il Bianco

d’arrampicata e di scalatori, quelli con

stiere.

e il Rosa, infine le Dolomiti. E una lista

cui ha condiviso consigli e salite. E’una

Per 42 anni, fino alla pensione, Tino

di spedizioni lunga così, in ogni angolo

carrellata nella storia dell’alpinismo, la

Albani - una moglie, che lo ha sempre

del mondo.

sua, con il Walter, il Riccardo, il Ro-

sostenuto e due figli - è stato funzio-

mano, il Bigio, il Boga … Fino a Gaston

nario della Banca Briantea (ora assor-

Rébuffat e a Cesar Perez de Tudela.

bita in Bpm) e l’alpinismo, con la foto-

“Ad andare in montagna ho cominciato a 19 anni, poi per i successivi 70 non mi sono più fermato, an-

“Sì, forse ho cominciato un po’ tardi

grafia, per lui è stato sempre solo una

che se adesso, con questo ginocchio,

– dice – perché prima mi dilettavo di

passione. Grandissima. “Non chiedermi

in discesa faccio un po’ fatica”. Non

boxe, ma ho fatto in tempo a cono-

niente di fondi di investimento, di Bot

lontano dal traguardo dei novant’an-

scerli tutti i grandi della mia genera-

e Cct, chiedimi invece di quella parete,

1966, 4-5 giugno , ai Piani Resinelli durante i festeggiamenti per il XX di fondazione del gruppo Ragni. Tino, a sinistra, con Angelino Zoia

di quella prima ascensione. Per la verità non so niente neanche di Carducci, ma tu chiedimi di Chabod, di Cassin, di Gervasutti… Di quell’alpinismo so tutto e conosco a memoria tutte le montagne del mondo. Ho letto molto”. Ma soprattutto, ha praticato molto, tanto da meritare, nel 1990, anche il titolo di “Sportivo dell’anno” del comune di Merate. Se si parla di montagne, che siano in Europa, Sud America, Himalaya o sperdute in mezzo al deserto, Albani si rivela per quel che è: un pozzo di conoscenza. E di aneddoti. Che si intrecciano con la montagna anche quando non la riguardano direttamente. Come quella volta, negli anni cinquanta, che si presenta durante uno sciopero dei bancari davanti alla sede della Banca Popolare di Lecco, in piazza Garibaldi, tirandosi dietro un asino che aveva attaccato un cartello con la scritta “Io non sciopero”. In realtà, l’asino (o forse era un mulo?) era di proprietà della “Bartesaghi Legnami” di via Azzone Visconti, ma il messaggio politico, rivolto a colleghi e banchieri, è chiaro. E – appunto - a manifestare con lui c’è l’amico e compagno di cordata Giulio Bartesaghi, uno dei fondatori dei Ragni (gruppo al quale Tino, per una serie di circostanze, non apparterrà mai), pure


lui bancario.

bani ai Resinelli è praticamente di casa,

deri’. Loro salivano a Monza, io a Cer-

tanto che ci andrà, nel 1959, anche a

nusco. Andrea (Oggioni) mi dava una

fare il viaggio di nozze, e la frequen-

pagina della Gazzetta perché potessi

“Mi sono iscritto al CAI di Mera-

tazione diventa assidua. Non a caso

sedermi fuori del portellone del carro

te nel 1949. Ma poi, come è capita-

sarà lui, nel 2011, a scriverne il ne-

merci senza sporcarmi troppo. Vagoni

to a Romano Perego, ho cominciato

crologio per l’Annuario del Club Alpino

passeggeri non ce n’erano e dentro i

ad arrampicare con Luigi Magni che,

Accademico.

carri non sempre si trovava posto. Ci

Incontri

pur essendo di Merate, era socio del

“Ci siamo conosciuti nella primavera

siamo ritrovati insieme pure alla naja.

CAI Lecco e a un certo punto, come

del ’49 – ricorda - sul primo treno del

Negli alpini, tutti e tre reclute, il Walter,

condizione per continuare a legar-

mattino che alla domenica, da Milano

l’Andrea ed io. E’ durata pochi giorni,

mi alla corda con lui, mi ha imposto

verso Lecco e Sondrio, portava gruppi

però. Oggioni è stato riformato, Bo-

di iscrivermi alla sezione di Lecco.

di alpinisti ed escursionisti alle monta-

natti è stato mandato alla scuola mili-

Era il 1955. Da allora, quando lascio il

gne. Lo chiamavamo ‘il treno dei desi-

tare alpina e io sono finito in fureria …”.

mio nome sulla cima di una montagna scrivo: Tino Albani, INA (istruttore nazionale di alpinismo), CAI Lecco, anche se il CAI Lecco mi ha un po’dimenticato. Comunque, iscrizione o no, sono sempre stato legato all’ambiente lecchese. Ti ho detto della prima arrampicata alla Torre Elisabetta: ecco, subito dopo è venuta la via Cassin al Medale e in quegli anni, farla, non era uno scherzo”. Dopo il Medale scocca l’ora della Grignetta. Un giorno, con Luigi Magni e Augusto Corti, fa il Sigaro per la via normale (4° - 5°). “Al ritorno – racconta - scendendo dalla Val Calolden, incrocio il Walter (Bonatti, ovviamente, ndr). Io ero gasatissimo per la salita al Sigaro e gli dico: cosa hai fatto oggi che non ti ho visto su. E lui, che era insieme ad Andrea (Oggioni) e a Josve (Aiazzi), mi dice di aver fatto la Sant’Elia al Nibbio. Ecco, avevamo la stessa età e lui era già al sesto grado … un’impresa che nell’ambiente alpinistico lecchese fece scalpore. E che per me fu di esempio: mi ha lasciato il segno”. Già, il Walter. Con lui in quei mesi inizia un’amicizia durata poi tutta la vita. A consolidarla sono gli anni in cui Bonatti aiuta il padre nella gestione del bar del Rifugio Grigna ai Resinelli. Al-

1958, Tino sulla via S. Elia al Nibbio, in cordata con D. Borgonovo


Del Walter di quegli anni Albani ha anche un altro ricordo. Un colloquio sotto la parete del Medale, nel 1950. “Un giorno lo incontro e lui si lamenta perché il suo lavoro alla Falck, dove era costretto a fare i turni, lo limitava nell’attività alpinistica, mentre io, che avevo trovato un buco in banca, ero fortunato perché avevo libero anche il sabato pomeriggio. Mi dice che deve cercare nuove soluzioni. La soluzione l’ha trovata in fretta. Si è offerto di portare in roccia il suo capo del personale, che era appassionato di alpinismo. Un paio di salite ai Magnaghi e i turni di notte sono saltati”. Ma dal Walter il Tino riceve anche un incoraggiamento che si sarebbe rivelato poi fondamentale. “Era il ’52, Bonatti e Oggioni erano appena entrati nell’Accademico, l’èlite dell’alpinismo. Mi chiede della mia attività alpinistica che lui giudicava interessante. Io gli rispondo che mi sentivo un po’ inferiore perché le grandi vie le avevo sempre affrontate da secondo. Lui mi dice che in una cordata il secondo è fondamentale, deve essere bravo e svelto e deve dar fiducia al capo cordata. Sembra banale, ma questa affermazione ha ridato slancio alla mia attività alpinistica che è ripresa con più convinzione. E in effetti, ripensandoci, ho constatato che era proprio così: i grandi avevano bisogno di un secondo in grado di guidarli sulla parete e di cui fidarsi ciecamente. Il Cassin aveva il Ginetto Esposito: il braccio, il Riccardo e la mente, il Ginetto”. Istruttore nazionale Eccola allora l’attività alpinistica del Tino Albani. Dopo Resegone, Meda-

In alto: 1951, Tino a destra con Lavelli Sotto: 1958, Tino sulla via S. Elia al Nibbio, in cordata con D. Borgonovo.


le e Grignetta – dove arrampica con il Boga, il Piloni, il Giulio Bartesaghi, il Lavelli, il Panzerin … - è l’ora del granito. Prima quello puro delle Retiche, poi il misto (in assoluto il suo preferito) del Bianco e del Rosa. Comincia con le montagne del Masino e della Bregaglia, poi Bernina e Disgrazia. Nel ’50, con Gianfranco Gambaro, sale lo spigolo Nord del Badile, “che allora non era come oggi, alla portata di tutti”. Negli anni scalerà col Ninotta, con Angelino Zoia, il Ragno di Meda, con Peppo Conti e con Roberto Osio. Nel ’56 si lega per la prima volta in cordata con Cassin. Insieme faranno lo spigolo Vinci al Cengalo, che poi Albani ripeterà altre due volte. “E’ stato un po’ il mio destino ripetere varie volte le stesse vie. Arrivava un amico alpinista o un allievo o un ex allievo, si parlava, lui diceva ‘piacerebbe anche a me provare a farla …’ e così, via, si andava”. E’ un anno importante, il ’56, per Tino Albani. Per le salite fatte e anche per quelle non fatte. Claudio Corti – “uno scalatore formidabile” – gli chiede di andare a fare la nord dell’Eiger. Lui è tentato, però tergiversa, c’è qualcosa non lo convince fino in fondo anche se non sa bene cosa. Intanto legge, si documenta, studia la montagna, in cuor suo pensa che avrebbe risposto sì. Finché un giorno interviene la madre. Lei che non aveva mai detto nulla, che non si era mai opposta alla sua attività alpinistica, al punto che in casa loro gli amici scalatori della zona andavano a nascondere le corde che non volevano venissero trovate dagli ignari genitori, se ne esce con un

In alto: 1949, in vetta al Disgrazia Sotto: 1950, Tino alla Cima Ovest di Lavaredo, sotto la Parete Nord


“non avrai mica intenzione di andare

scuola Parravicini del CAI di Milano, la

era Lorenzo Cremonesi, il giornalista,

all’Eiger, eh?”. Una schioppettata. Un

più antica d’Italia, della quale divente-

era lì a seguire le celebrazioni come

segnale, a cui si aggiunge anche il pa-

rà anche direttore. “A dirigerla a quel

inviato del Corriere della sera. Era sta-

rere negativo del Giulio Bartesaghi. E

tempo era Romano Merendi, gestore

to mio allievo ai corsi di roccia del-

Albani a Corti dice no. Come poi sia

del Rifugio SEM Cavalletti ai Piani Re-

la scuola Parravicini trent’anni prima.

andata, si sa.

sinelli. Mi ha sempre appassionato la

Adesso avevo 74 anni e lui mi ha ri-

Ma il ’56 è anche l’anno in cui Tino

didattica. Quasi più ancora che anda-

conosciuto. Come lui ne ho incontrati

Albani diventa istruttore nazionale di

re in montagna, mi piaceva insegnare

tanti di ex allievi, uomini e donne, in

roccia (poi seguirà anche il brevetto di

agli altri, ai giovani, ad andarci. Non per

giro per le montagne. E’ una cosa che

istruttore su ghiaccio) e inizia la car-

caso, sessant’anni e rotti dopo con la

mi fa piacere e con molti di loro ho

riera di docente. Il corso si svolge sulle

Parravicini collaboro ancora”. Tino ri-

fatto e rifatto tante vie interessanti”.

Dolomiti di Brenta, al Rifugio Brentei.

corda le tante salite fatte con allievi

Poi Albani ricorda un altro episo-

Direttore è Riccardo Cassin. “Su in

ed ex allievi. E un incontro, nel 2004,

dio. “Il primo Corso Internazionale di

Trentino – ricorda - sono andato in

alla base del K2. “Ero stato invitato

Alta Montagna, che si è svolto in Italia,

macchina con lui. Ed è stato proprio

al trekking organizzato in occasione

l’ho diretto io. Tra gli altri, come al-

Riccardo, durante il viaggio, a sugge-

del cinquantenario della conquista di

lievi, avevo quattro alpinisti spagnoli

rirmi di andare a insegnare a Milano.

quella montagna. A un certo punto mi

che volevano apprendere le tecniche

A Lecco, la scuola dei Ragni era già al

si avvicina un signore e mi dice: tu sei

di progressione su ghiaccio. Con uno

completo”.

il Tino Albani. Io gli rispondo: sì, ma

di loro, poi diventato famoso, Cesar

E’ così che inizia la lunghissima

come fai a conoscermi? Sono Loren-

Perez, detto el Paqarito, sono rima-

collaborazione di Tino Albani con la

zo Cremonesi, non ti ricordi? Ecco, lui

sto amico. Lui in uno dei suoi libri,


Tino a sinistra con Pietro Isacchi in vetta al monte Illimani, 6450m, in Bolivia

ricordando le serate al rifugio dopo

meglio in assoluto, Romano, e con lui

il capocordata di gente come il Walter,

le lezioni, ha scritto che l’alpinismo, in

ho scoperto le Dolomiti salendo le vie

il Riccardo o il Romano o il Peppo?

Italia, è molto più di una semplice pra-

più difficili. Perego, nel 1964, è stato

Non puoi: io ero il secondo”.

tica sportiva: è una cultura, uno stile

il primo italiano a salire le tre grandi

Le spedizioni sulle montagne di

di vita. Ecco, sono contento di averlo

pareti Nord, Eiger compreso. Io un po’

mezzo mondo parlano di Groenlan-

aiutato a comprendere questo aspet-

l’ho imitato e ho scalato le tre grandi

dia, la prima, nel ’65, organizzata dal

to fondamentale del nostro andare

pareti Nord di Cassin: Badile, Ovest di

CAI Milano per celebrare la scuola

in montagna. L’ho fatto con le nostre

Lavaredo e la Walker alle Grandes Jo-

Parravicini, dove, su ghiaccio e roccia,

canzoni – sono sempre stato un bravo

rasses, con Brignolo e Mellano. Pensa

sale cinque cime inviolate, alcune del-

corista e al rifugio canto sempre, an-

la combinazione: quest’ultima l’ho fat-

le quali mai più ripetute. Poi nel 1973,

che se non si usa quasi più – e anche

ta proprio il 4, 5 e 6 agosto, gli stessi

sempre con una spedizione del CAI

con le nostre bevute”.

giorni del Riccardo. Poi nel ’66 è stata

Milano, va in Perù, sull’Huascaran dove,

la volta della Bonatti al Petit Dru con

per un errore di itinerario, è costretto

Angelino Zoia”.

a fermarsi a quota 6400, 300 metri

Accademico Nel ’58, qualche anno dopo l’amico

Questa attività alpinistica, su iti-

sotto la vetta. Nell’81 è nel Kashmir,

Walter, salirà anche lui il sesto grado

nerari via via più difficili, nel 1967 gli

nell’86 è di nuovo in India, al monte

del Sant’Elia al Nibbio. Nel ’59, con

apre le porte del Club Alpino Accade-

Satopant (7075 m) con una spedi-

Peppo Conti, sarà la volta della mitica

mico. Che onora anche con una lista

zione organizzata per i cinquant’anni

Nord Est del Badile. Poi, negli anni ’60,

di spedizioni lunga così in ogni parte

comincia ad arrampicare con un al-

del mondo. Non senza aver prima fat-

tro meratese doc, Romano Perego. “E’

to una precisazione: “Sulle grandi vie,

il compagno con cui mi sono trovato

sempre da secondo. Come fai a essere

Intervista

51


della scuola Parravicini, Nel 1988 tocca alla Giordania e alle splendide montagne del Wadi Rum e poi, con Fabio Lenti, è di nuovo in Perù. Lenti con dieci clienti sale l’Alpamajo per la via dei Ragni, il giorno successivo, approfittando della via lasciata attrezzata, raggiunge anche lui la vetta in solitaria. Nell’89, sempre con Fabio Lenti, che accompagna un gruppo di clienti, va in Bolivia, dove tenta il Chearoco e poi l’Illimani (6450 m) fermandosi ai 5500 m del Nido del Condor. Nello stesso anno, in Algeria, sale la Garet al Djenun per la via del President e l’Elephant, nella regione del Tesnou, montagne che poi ripeterà. Nel ’90 – a sessant’anni e ormai in pensione - è ancora in Algeria; poi va in Nepal, al Cho-Oyu (m 8201), dove resta per 20 giorni al campo avanzato, allestito a 5750 m di quota. Nel’91 è in India dove si unisce alla spedizione di Lenti al monte Nun. Poi, nel 1992, 1993 e 1994 è di nuovo in Bolivia, dove raggiunge la vetta dell’Illimani, Algeria e Giordania. Nel ’96 è ancora in Nepal, nel ’98 in Perù. Qui, con i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso, collabora alla costituzione della Scuola di Andinismo insegnando le tecniche alpinistiche di arrampicata e dove sale il Pischo e l’Hischinca (5530 m). Ancora, tra il 1993 e il 2006, Giordania, Perù, Mali, Algeria, Niger, Libia, Nepal (dove sale, a 75 anni, il Kala-Pattar, 5450 m), Algeria e ancora Nepal, nel 2006, “per fotografare la parete Sud dell’Annapurna, una parete da spavento”. Senza contare il già ricordato trekking del 2004 al K2. Fino alle montagne dell’Ennedi, in Ciad, nel 2009, ultima In alto: 1954, al Nibbio; da sinistra Pif Casati, Tino Albani, Andrea Oggioni e Valerio Carrara Sotto: Piani Resinelli anni ‘50, da sinistra Tino Albani, Walter Bonatti, Luciano Comi


avventura extraeuropea quando gli anni ormai sono quasi 80. Il paradiso Appassionato d’arte, Tino Albani ha accompagnato in montagna, soprattutto in Grignetta, tanti pittori e fotografi. Tra loro, l’amico Dante Spinotti, friulano di Tolmezzo, operatore della Rai diventato poi, a Cinecittà e a Hollywood, un direttore della fotografia di successo in decine di film e due volte candidato all’Oscar. Adesso dopo tanti anni resta un innamorato della montagna, dei suoi paesaggi e del suo incanto. Un incanto che scopre immutato anche oggi che qualche acciacco lo costringe a cimentarsi su quote più modeste. E che Gaston Rebuffat, uno dei mostri sacri dell’alpinismo, lo ha aiutato a scoprire. “Nel ’66 Rebuffat era a Lecco per il ventesimo della fondazione dei Ragni. Un giorno l’ho portato in Grignetta a fare il giro del Fungo. Era uno di quei giorni un po’ così, con le nuvole e la nebbia che vanno e vengono. A un certo punto si ferma e guarda le guglie che scompaiono e riappaiono dentro coni di luce e dice: sembra una illustrazione del Doré, sembra il Paradiso. Quella frase lì, nel mezzo della nostra arrampicata, mi ha colpito. Noi che siamo nati in Grigna non ci pensiamo mai a questa cosa qui, a questa grande bellezza. Ma da quel giorno, io ci penso sempre. E non solo in Grigna” Foto Archivio Tino Albani.

In alto: L’asino portato da Tino Albani e Giulio Bartesaghi alla manifestazione durante uno sciopero dei bancari dei primi anni Cinquanta Sotto: Un ritratto recente di Tino Albani. Foto di Angelo Faccinetto


ROLLING ON THE RIVER

In bicicletta lungo il Nilo dalla foce alla sorgente di Luca Pedeferri

M

ilano. Scrivo da un ostel-

(Flavio Magni e Nazareno Fatutti), già

gendo la sorgente (il mitico Lago Tana

lo, non dei più lussuosi, in

compagni di tante avventure a pedali.

di una canzone di mia nonna) dalle

zona Loreto. Avrei potuto

Frangenti di vita diversi però han fatto

spalle: nei pressi della capitale suda-

dormire comodamente dai miei, a 40

sì che questo momento fosse buono

nese infatti si è costretti ad abbando-

minuti di treno, oppure farmi ospita-

solo per me e che sentissi il bisogno

narne il corso che proseguirebbe ver-

re da amici o parenti; invece sto bene

di andare, anche solo. O forse proprio

so il Sud Sudan e la guerra. Peccato,

qui, nell’anonimato, fra qualche turi-

il bisogno di andare solo…

mi sono detto, ma in fondo non è un

sta spaesato e dei lavoratori stanchi:

L’idea era semplice: risalire il Nilo

lavoro né ci sono scommesse in ballo:

ci vuole un po’ per riprendersi da un

Azzurro dalla foce alla sorgente attra-

se non posso seguire il fiume, andrò

lungo viaggio. Risalire il Nilo in bici-

versando Egitto, Sudan ed Etiopia; o

per savane e montagne! E così il 25

cletta era un sogno nel cassetto da

meglio, risalirlo fino a Khartoum, e poi

novembre sono atterrato ad Alessan-

anni, coltivato con gli amici Oròbici

puntare dritto verso l’Etiopia raggiun-

dria d’Egitto.


Karima


Bici indiana Qualcosa da fare all’ultimo minuto prima di un viaggio resta sempre, ma questa volta la partenza è stata più rocambolesca del solito perché arrivavo da un periodo particolarmente denso e complesso. Dopo una nottata di bagordi con gli amici, ho un’immagine un po’ sfumata di mia mamma che mi infila in fretta e furia sciarpa e berretta nella borsa prima di portarmi all’aeroporto, recuperando lungo la strada la tenda da un’amica. Un bagaglio poco ragionato, insomma, ma comunque ridotto all’osso: pochissimi vestiti, sostanzialmente quelli che ho indosso; tre romanzi, uno per paese; un kit per riparare le forature e un sacchetto di medicine. La bicicletta non l’ho potuta imbarcare. Arrivato ad Alessandria, un rapido sguardo al mare e mi metto subito all’opera per comprarne una. La trovo al mercato, fra manzi appesi e montagne di biancheria cinese, ed è amore a prima vista: una bici da città, fabbricazione indiana, modello molto diffuso in Egitto fra garzoni e contadini. Punti di forza il telaio di acciaio, pesante ma solido, la comoda sella da Graziella e un portapacchi indistruttibile fatto con tondini da cemento armato, il sogno di ogni cicloturista; punti deboli: non ha il cambio, freni a bacchetta (manderebbero in visibilio ogni hipster milanese, il problema è che non frenano), manubrio di una scomodità rara (vesciche Dall’alto: A bordo di un’auto della polizia; Il barcaiolo di Soleb; Fra i cercatori d’oro.

56

Escursionismo


alle mani e lancinanti dolori alle spalle). I primi giorni continuo a perdere bulloni ma ormai io e la bici siamo affezionati: la chiamo Rosetta, come il ramo del delta da cui parto, e insieme andremo lontano. L’andatura è per forza di cose rilassata, quella giusta per apprezzare a fondo il paesaggio: una ininterrotta striscia verde che costeggia il fiume e taglia il deserto, affollata di gente e città in Egitto, decisamente meno popolata in Sudan, con lunghi tratti disabitati fra piccoli paesi di contadini e pescatori; poi una regione di savana collinosa che porta all’altopiano etiopico con i suoi paesaggi immensi, biblici, e montagne altissime perlopiù “arrotondate” che arrivato a Gondar mi hanno costretto a tradire Rosetta per una mountain bike cinese, sicuramente inferiore per qualità e fascino, ma dotata di cambio. Su una di queste montagne, l’Imet Gogo, 3926 m, siamo saliti a Capodanno con l’amico Davide Longoni che nel mentre mi aveva raggiunto per l’ultima parte del viaggio: una camminata lunga ma facile, fra colonie di babbuini, lobelie giganti e panorami sconfinati. Ovunque ho incontrato siti archeologici incredibili, fra i più impressionanti mai visti: alcuni famosi e visitati, altri, soprattutto in Sudan, abbandonati a se stessi, senza biglietti d’ingresso né recinti, frequentati soltanto da pastori e divorati dalle sabbie, forse proprio Dall’alto: Imet Gogo, 3926 metri; La sorgente del Nilo (e la capanna di Natale); Fagiolata di Natale con Mohammed

Escursionismo

57


per questo ancora più affascinanti.

fagioli in cui intingere il pane, con ag-

egiziana, che mi ha costretto a un pia-

giunte diverse di spezie o altri ortag-

cevole passaggio sul cassone delle sue

gi e annegato nell’olio di lino, domina

jeep per una buona metà del Paese;

Procedendo verso sud, il tè, che gli

incontrastato in Egitto (affiancato dai

dall’esercito in mezzo alle sommos-

egiziani consumano in continuazione,

falafel) e in Sudan. In Etiopia invece

se in Sudan, e purtroppo i morti sono

dolcissimo e dentro piccoli bicchie-

è onnipresente l’acidula e spugnosa

stati parecchi; dai contadini etiopi im-

ri di vetro, lascia gradualmente spa-

‘ngera, che dopo tre giorni non potevo

pegnati in eterni scontri tribali.

zio al caffè, preparato in Etiopia con

più vedere, ma per fortuna si trovano

un rito quasi religioso. Anche la gente

spesso anche gli spaghetti (lascito dell’

cambia: si passa dagli egiziani, arabi

Impero…) e ogni tanto la pizza. Una

Anche il Natale è stato un leitmotiv

e mediterranei, ai nubiani (fra Egitto

dieta ripetitiva insomma, ma nel com-

del viaggio. Il 24 dicembre ero fra i

meridionale e Sudan), neri come la

plesso soddisfacente; certo, quando in

missionari comboniani di Khartoum:

notte e di un’ospitalità commovente:

Sudan è venuto a mancare il pane da

bianchi oltre a me tre preti e qualche

mi hanno dato davvero molto senza

accompagnarsi ai fagioli la situazione

suora, gli altri fedeli neri e festanti; e

pretendere nulla in cambio. E infine gli

si è fatta critica: io me la sono cavata

poi c’è stato il Natale copto, che cade

etiopi, generalmente più ostici e diffi-

per qualche giorno con latte in scatola

il 7 gennaio, ospiti io e Davide in una

cili da capire, per non parlare dei loro

e merendine, la popolazione è giusta-

capanna su un’isola del lago Tana,

bambini che si divertono a tirare sassi

mente insorta contro il regime.

rimpinzati di birra locale e caffè fino

Fra tè, caffè e armi

contro i ciclisti.

E poi un’altra costante, negativa:

Brividi di ignoto

a scoppiare.

Il cibo, pur con qualche eccezione, è

le armi. Vecchie o nuove, ovunque:

Ripensando all’aspetto ciclistico del

stato una costante: il foul, una zuppa di

imbracciate dall’onnipresente polizia

viaggio alcuni momenti mi sono ri-


Ombra!

masti particolarmente impressi: la pia-

sono più le domande. Penso però che

in Africa già da un mese e qualcosa

cevolezza di attraversare campagne e

viaggiare possa portare a rompere i

avevo capito: non mi aspettavo quin-

villaggi, ma anche l’esperienza abba-

nostri schemi abituali e a un cambio

di grandi celebrazioni, ma in cuor mio

stanza estrema di districarsi in metro-

di prospettiva, magari temporaneo ma

continuavo a immaginare un cartel-

poli trafficatissime come Alessandria

dirompente e salutare.

lo, una panchina o un chiosco per la

d’Egitto e il Cairo; il brivido di ignoto

Nilo Bianco e Azzurro, dopo aver

birra. E invece no, alla confluenza dei

e libertà, abbandonando al tramonto la

percorso migliaia di chilometri sepa-

due Nili non c’è niente! Soltanto un

strada asfalta per piste di sabbia ver-

ratamente, si riuniscono a Khartoum,

vecchio fortino diroccato in mezzo

so il fiume, le palme, la vita misteriosa;

in un punto ben definito e raggiungi-

ai campi e il contadino che li coltiva,

le salite a spinta appena sconfinato in

bile a piedi, non lontano dal centro: la

Mohammed, che mi ha offerto il tè e

Etiopia, 150 km in tre giorni, e le di-

lingua di terra che separa i due fiumi,

una lunga chiacchierata. Non c’è nien-

scese con i freni a bacchetta tirati, a

diversi effettivamente anche nel co-

te, e va bene così.

zigzag, e le scarpe a dare una mano;

lore, uno verdastro e l’altro marrone,

la bellezza della fatica, e penso in par-

diventa sempre più stretta e appuntita

Periodo: 25 novembre - 13 gennaio

ticolare alla lunghissima salita del Nile

fino a scomparire; da qui al lontano

Km percorsi: 2145 in bici, 2155 con

Gorge, una vecchia strada italiana bat-

mar Mediterraneo scorrerà un unico

mezzi vari

tuta dal sole che si arrampica sui ver-

grande fiume, il Nilo, culla di civiltà an-

Foto di Luca Pedeferri

santi del secondo canyon più grande

tichissime. La confluenza è un luogo

al mondo.

emblematico ed estremamente sug-

Non mi fido molto di chi torna da un

gestivo, che da noi sarebbe segnala-

viaggio “illuminato”, pieno di risposte

to, valorizzato, enfatizzato; quando ci

in tasca; per me anche questa volta

sono arrivato, la mattina di Natale, ero

Escursionismo

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CAMMINARE IN COMPAGNIA

Il programma delle gite sociali 2019. Il gruppo non è solo compagnia

Il Cevedale

di Domenico Pullano, Giuliano Mantovani, Beppe Ferrario

L’

organizzazione

delle

ra assicurativa è inclusa per soli soci

Non sono consentite deviazioni dai

CAI in regola con quote sociali.

percorsi stabiliti. I programmi possono

Alle escursioni possono partecipa-

essere variati in funzione delle condi-

gite

re anche non soci, previa comunica-

escursionistiche sono un’ot-

zione dei propri dati anagrafici, ai fini

Il ritrovo per la partenza avviene

tima opportunità di avvicina-

dell’assicurazione infortuni, e soccor-

con qualsiasi tempo, salvo comunica-

mento alla montagna per appassionati

so alpino, entro il venerdì precedente

zione contraria agli iscritti, i trasferi-

neofiti che possono accostarsi, appro-

l’effettuazione della gita.

menti saranno iniziati con un ritardo

zioni locali o metereologiche.

fittando dell’esperienza di amici e ac-

E’ richiesto l’equipaggiamento di

massimo di 15 (quindici) minuti ri-

compagnatori, all’ambiente montano in

base escursionistico, in buone condi-

spetto agli orari prestabiliti qualunque

modo graduale. Il gruppo non può es-

zioni, adeguato alla stagione o inte-

sia il numero dei partecipanti presenti.

sere inteso semplicemente come fatto

grato con quanto indicato per la spe-

Pertanto è raccomandata la massima

di mera compagnia perché, in modo

cifica escursione.

puntualità.

più o meno marcato, può generare

L’uso di un buon scarpone da mon-

Per tutte le escursioni il pranzo è al

problemi d’organizzazione della gita:

tagna è sempre d’obbligo su terreni

sacco, salvo diversa comunicazione

la sua gestione deve essere ragiona-

impervi. Un abbigliamento dai colori

all’atto dell’iscrizione.

ta e garantita, in gruppo si parte e in

visibili, in caso di difficoltà, può aiutare

gruppo si ritorna.

l’escursionista a essere individuato.

La partecipazione è aperta a tutti i

L’escursione sociale è diretta da uno

soci CAI, ovunque iscritti. La copertu-

o più responsabili. I partecipanti sono

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Escursionismo

Il programma di ogni escursione, con i relativi orari è esposto in sede, sul sito internet della sezione, nella bacheca di Piazza Garibaldi in Lecco.

tenuti a osservare scrupolosamente

Oltre a una descrizione dell’accesso

le istruzioni e a tenere un comporta-

al punto di partenza, a una breve pre-

mento confacente al buon andamen-

sentazione dell’itinerario descritto, le

to della gita e alla sicurezza globale.

relazioni dei percorsi sono preceduti


da una sintetica scheda dove sono ri-

senso di orientamento, come pure una

Le escursioni sono tre volte bene-

assunte le loro caratteristiche.

certa esperienza e conoscenza del

fiche per la salute: dal punto di vista

PARTENZA: è indicato il punto di

territorio montuoso, allenamento alla

fisico, psichico e sociale. Sono adat-

partenza dell’escursione con relativa

camminata, oltre a calzature ed equi-

te a tutti, perché lo sforzo può es-

quota.

paggiamento adeguati. Normalmente

sere adeguato alle capacità individuali.

il dislivello è compreso tra i 500 e i

Inoltre, migliorano la condizione fisi-

1000 metri.

ca e la muscolatura, oltre a liberare la

QUOTA MINIMA: indica il punto altimetricamente più basso dell’intera escursione.

EE = Escursionisti Esperti. Itinerari

mente. Esperire la natura e muover-

QUOTA MASSIMA: indica il punto

non sempre segnalati e che richiedo-

si all’aria aperta aiutano a staccare la

altimetricamente più elevato dell’intera

no una buona capacità di muoversi

spina. Infatti si secernono ormoni che

escursione.

sui vari terreni di montagna. Possono

riducono lo stress e la maggiore ir-

TEMPO DI PERCORRENZA: espres-

essere sentieri o anche labili tracce

rorazione sanguigna migliora anche la

so in ore e relative frazioni, si riferi-

che si snodano su terreno impervio o

capacità di concentrazione. Infine, l’e-

sce a un escursionista mediamente

scosceso, con pendii ripidi e scivolosi,

sperienza comune e lo stare insieme

allenato e non considera le eventuali

ghiaioni e brevi nevai superabili senza

si ripercuotono positivamente sul be-

soste, nemmeno quelle per mangiare,

l’uso di attrezzatura alpinistica. Richie-

nessere psico-fisico, in breve l’escur-

bere e scattare fotografie.

dono una buona esperienza di mon-

sionismo combina l’attività fisica con il

COMPLESSIVA:

tagna, fermezza di piede e una buona

piacere ed è pertanto uno sport ideale

espressa in chilometri, indica lo svi-

preparazione fisica. Occorre inoltre

per la salute.

luppo complessivo dell’escursione, da

avere equipaggiamento e attrezzatura

considerarsi comunque indicativo.

adeguati, oltre a un buon senso d’o-

Con la famiglia. La famiglia è l’am-

rientamento. Normalmente il dislivello

bito educativo primario con il quale

è superiore ai 1000 metri.

condividere i valori formativi del Club

LUNGHEZZA

DISLIVELLO COMPLESSIVO: viene indicato il solo dislivello positivo, cioè in salita, conteggiando anche saliscen-

ACQUA: a questa voce si indicano

Alpino Italiano. Il coinvolgimento delle

di e variazioni di quota relativamente

i punti presenti sul percorso dove sia

famiglie assume importanza di carat-

modeste. Anche in questo caso co-

presente una fontana, una sorgente o

tere sia promozionale, per l’influenza

munque è da considerarsi indicativo.

comunque una fonte d’acqua perma-

che il genitore esercita sul giovane, sia

nente e che non presenti problemi di

informativo, conoscenza delle attività

potabilità e sicurezza.

svolte all’interno della sezione. Resta

DIFFICOLTA’: viene indicata la difficoltà tecnica complessiva del percorso, secondo la tradizionale scala delle difficoltà del Club Alpino Italiano.

inteso che il rapporto tra accompaLa maggior parte delle escursioni è

gnatori e genitori deve svilupparsi nel

T = Turistico. Itinerari che si svilup-

organizzata, tenendo conto dello spi-

rispetto dei reciproci ruoli.

pano su stradine, mulattiere o como-

rito di condivisione associativa CAI e

di sentieri. Sono percorsi abbastanza

della comodità logistica, con l’utilizzo

Se staccati da chi ci precede e in-

brevi, ben evidenti e segnalati che

dell’autobus, con partenza dal Piazzale

certi sul percorso da seguire, fermarsi

non presentano particolari problemi di

Eurospin – Ezio Galli – tra via Caduti

e aspettare l’accompagnatore in coda

orientamento. I dislivelli sono usual-

Lecchesi a Fossoli e via Besonda In-

al gruppo.

mente inferiori a 500 metri. Sono

feriore.

escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica.

Il mondo delle montagne offre tutta la varietà di esperienze nella natura e

E = Escursionistico: Itinerari che

di sentieri, da quelli adatti alle famiglie

si svolgono spesso su sentieri, oppu-

a quelli più impegnativi. Per far sì che

re su tracce di passaggio in terreno

l’escursione non riservi sgradite sor-

vario (pascoli, detriti, petraie), di solito

prese, prendetevi il tempo necessario

con segnalazioni. Richiedono un certo

a prepararla con cura.

Escursionismo

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PROGRAMMA U SC I TE 20 19 Per informazioni e iscrizioni contattare Beppe Ferrario tel 333 2915604/giuseppe.ferrario@virgilio.it - Domenico Pullano tel 333 8146697

DOMENICA 7 APRILE 2019 ALASSIO – LAIGUEGLIA – MARINA DI ANDORA – LIGURIA DI PONENTE Itinerario lungo la Riviera Ligure di Ponente, da Alassio a Marina di Andora. Partenza: Alassio, Stazione FS – Lunghezza: 11,50 Km. – Tempo di percorrenza: 3,30/4 ore, senza soste. Dislivello: 390 m. Condizione del percorso: sentieri, strade comunali e campestri. Difficoltà: T/E Attrezzatura da escursionismo. Utili i bastoncini. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 5 MAGGIO 2019 DA GIAZZA A MALGA FRASELLE DI SOTTO - CON I CIMBRI SUI MONTI LESSINI Giazza è l’unica località degli antichi Tredici Comuni, dove ancora si parla il cimbro. Si tratta di una parlata germanica affine al bavarese, portata nel medioevo grazie all’arrivo di coloni provenienti dalla Baviera e dal Tirolo. Partenza e arrivo: Giazza 795 m. Percorso: circa 10 Km. Difficoltà: E elementare. Tipo itinerario: circolare. Dislivelli: salita 750 m. Discesa 750 m. Tempo di percorrenza: 5/6 ore circa. Sentieri: 279 – 281. Attrezzatura: da escursione di media montagna. Partenza da Lecco: ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 2 GIUGNO 2019 VAL BEDRETTO – CAPANNA PIANSECCO – ALL’ACQUA (CANTON TICINO – CH) Escursione tra i pascoli sul “Sentiero Alto della Val Bedretto”. Il percorso congiunge i vari alpeggi utilizzati durante l’estate. Panorami splendidi verso il Vallese e sulla Levantina. Località di partenza: Alpe Cruina 2099 m, Valle Bedretto, poco sotto il Passo della Novena, Capanna Piansecco m 1984, All’Acqua 1614 m. Difficoltà: E elementare. Tempo di percorrenza: 3,45/ 4,00. Dislivelli: salita 850 m. Discesa 850 m. Attrezzatura: scarponi, mantella, bastoncini. Partenza da Lecco: ore 6,30 (ore sei/30) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 16 GIUGNO 2019 RADUNO SEZIONALE PRESSO RIFUGIO LECCO PIANI DI BOBBIO – BARZIO In occasione di questo importante appuntamento sezionale la Commissione Gite Sociali propone il percorso con partenza da Moggio, Piazza Fontana Municipio, salita ai Piani di Artavaggio percorrendo il sentiero che passa per i prati di Faggio, la casera Campelli, sentiero degli Stradini, Bocchetta della Pesciola, Rifugio Lecco. Santa Messa. Nel pomeriggio discesa su Moggio per la Pesciola. Breve sosta alla baita per ricordare i caduti della Resistenza. Sentieri comodi e facili. Percorso: anello. Difficoltà: E e piccoli tratti EE. Tempi di percorrenza: ore 3,00 in salita. Discesa: ore 1,30 – 2,00. Attrezzatura scarponcini e bastoni da trekking. Mezzo di trasporto: auto proprie. Partenza da Moggio ore 7,30 (ore sette/30). DOMENICA 30 GIUGNO 2019 DA RIALE AL PASSO DELLA NOVENA (CANTON TICINO – CH) ESCURSIONE CON CAMMINASEL – CAI LECCO Il programma di questa bellissima escursione sarà presentato per l’approvazione del Consiglio CAI e proposto ai nostri soci in un secondo tempo.

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Escursionismo


DOMENICA 7 LUGLIO 2019 CAMMINASEL – ASSALTO AL RESEGONE Tradizionale storico appuntamento da sempre organizzato alla perfezione dagli amici sellini. Partenze da diverse località: Versasio, Piani d’Erna, Forcella di Olino, Morterone, Brumano … Arrivo al Rifugio Azzoni, 1860 metri, e alla vicina Punta Cermenati, sotto la grande Croce di vetta 1875 m per la Santa Messa. Difficoltà: E – EE. Mezzi di trasporti: propri. DOMENICA 28 LUGLIO 2019 VALLE D’AOSTA – VAL D’AYAS – RIFUGIO MEZZALAMA La gita al Rifugio Mezzalama è una delle più belle escursioni che si possono fare in Valle d’Aosta. Unico difetto bisogna arrivare ai tremila metri di quota di questo rifugio con il sorriso sulle labbra. Da Saint –Jacques di Ayas itinerario piacevole e vario che porta alla scoperta del mondo dei ghiacci. Inizio escursione. St. Jaques di Champoluc 1689 m. Accesso: Lecco – Milano – Santhià – Verres. Durata percorso: ore 2,00 al Lago Blu – ore 3,30 al rifugio. Dislivello: 526 m al Lago Blu – 1311 al Rifugio. Difficoltà: E elementare al Lago Blu. EE impegnativo al Rifugio. Tratti difficili: No. Attrezzatura: per escursioni in alta montagna: scarponi e bastoncini. Quota massima: 3036 m. Dislivello totale in salita: 1350 m. Partenza da Lecco: ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzi di trasporto: pullman. DOMENICA 1 SETTEMBRE 2019 VALMALENCO – SENTIERO GLACIOLOGICO – FELLARIA Uno spettacolo il panorama che si presenta: imponente, grandioso. Una sfilata di pareti rossigne, i ghiacciai di Fellaria, Sasso Rosso. Tipologia: Sentiero Glaciologico. Difficoltà: E elementare. Punto di partenza: la diga di Alpe Gera. La località si raggiunge a sinistra dalla SS 38 all’ingresso di Sondrio e percorrendo la carrozzabile della Val Malenco seguendo le indicazioni per Lanzada e Franscia dove si ferma il nostro pullman. Le navette ci portano alla diga di Gera. Itinerario sintetico: Diga Alpe Gera – Rifugio Bignami – Sentiero glaciologico Luigi Marson al Fellaria – Diga Alpe Gera. Tipologia: Sentiero Glaciologico. Difficoltà E elementare. Dislivello: 633 m. Tempo di percorrenza: 5,30. Partenza da Lecco: ore 6.00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019 PASSO DEL SUSTEN (CANTONE URI - CH) Escursione con partenza sotto il Passo del Susten 1907 m attraverso la romantica e incontaminata Meiental, una valle laterale dell’alta valle Urner Reuss, sopra la Sustlihutte e la Sewehutte. Il sentiero panoramico e ben segnalato in alta quota lascia Sustenbruggli 2257 m in direzione est per raggiungere Aderbogen 1321 m, dove ci aspetta il nostro fedele bus. Tempo di percorrenza svizzero circa 6,00 ore. Difficoltà: E. Percorso che presenta possibilità d’uscita. Lunghezza percorso 12,50 Km. Altezza massima: 2286 m. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 13 OTTOBRE 2019 VALICO DEL LUCOMAGNO – CAPANNA BOVARINA – CAMPO BLENIO Questa gita nelle Alpi Ticinesi ha come meta la Capanna Bovarina, situata nella Valle di Campo. Partendo dal valico del Lucomagno, 1914 m, il sentiero porta al Passo Negra, 2401 m. Poi con una bella discesa, passando per la Malga Bovarina, si raggiunge il Rifugio omonimo a quota 1870 m. Seguendo poi il sentiero in discesa si raggiunge il paese di Campo Blenio, 1200 m, e si completa per la Val Campo la traversata iniziata a Lucomagno. Dislivello in salita 487 m. Discesa 1200 m. Tempo di percorrenza ore 4,45. Difficoltà: escursionistica. Attrezzatura: scarponcini, bastoncini, abbigliamento adatto alla stagione. Partenza da Lecco ore 6,30 (ore sei/30) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. La Capanna Bovarina si trova in Val Campo. E’un punto di partenza e d’arrivo di camminate attraverso regioni alpine di una bellezza particolare.

Escursionismo

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DOMENICA 20 OTTOBRE 2019 CASTAGNATA SOCIALE PRESSO LA “CAPANNA A. STOPPANI” – LECCO – LOCALITA’ COSTA Tradizionale appuntamento sezionale da non mancare. La Commissione propone di raggiungere la Capanna con un antico percorso. Partenza ore 8,00 (ore otto,00) dal piazzale della funivia, 603 m. Ci dirigiamo verso il vasto piano di Campo de’ Boi, si passa davanti alla chiesetta del vecchio borgo, ci addentriamo nel bosco ricco di betulle e carpini. Si risale sul largo costolone nord ovest, a tratti con ripide pendenze, per un sentiero sempre facile e ameno fino a raggiungere Lanzone. Sorgente d’acqua che si oltrepassa. Si sale e si lascia il costone per fare una diagonale che ci porta al costone sovrastante, percorso sempre da un facile sentiero, con alcuni saltelli, per crestina e in breve siamo sulla sommità del Magnodeno, 1241 m. Difficoltà E. Tempo di percorrenza: ore 2,30. Discesa dal Magnodeno con il sentiero 25 A, si passa per i Grassi entrando nel Sentiero didattico del Gruppo AG. Difficoltà:E Tempo di percorrenza: ore 1,00. Ci fermiamo alla Baita “Trii amis”, breve spuntino, e in breve siamo al nostro caro e vecchio rifugio, dove castagne ben cotte ci attendono. Normale escursione con semplici passaggi. Mezzi di trasporto: mezzi propri. DOMENICA 27 OTTOBRE 2019 IL SENTIERO VERDE AZZURRO DA SESTRI LEVANTE A RIVA TRIGOSO PER PUNTA MANARA CAI LECCO – CAMMINASEL Baia del Silenzio e baia delle Favole sono nomi che rendono subito l’idea di questa passeggiata. Si cammina tra spiagge e promontori di arenaria tra i più belli della costa ligure e sulle scogliere tra macchia mediterranea e gli uliveti, con scorci straordinari sul mare e sorprendenti punti panoramici sulla costa, con tutti gli gli aspetti caratteristici di un piccolo concentrato di Liguria. Partenza e arrivo: Sestri Levante, 5m. Dislivello: 339 m. Punta Manara 177 m. Tempo di percorrenza: 3-4 ore circa. Difficoltà: T – E con alcuni tratti che richiedono attenzione. Lungo la passeggiata non c’è nessun riparo né sorgenti d’acqua. Attrezzatura: normale da escursionismo, consigliati i bastoncini. Segnavia: due quadrati rossi pieni, due palline rosse piene, due triangoli con bordo rosso interno vuoto – segnavia FIE. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman.

Con i migliori auspici per una stagione di camminate e di escursioni collettive alla scoperta di nuovi itinerari e di conoscenza culturale del territorio alpino, vi aspettiamo numerosi, allegri e simpatici come sempre. Grazie a tutti e… zaino in spalla!

Gita alpinistica al Cevedale

29 e 30 giugno prossimi per salire il Monte Cevedale

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Escursionismo


SULLA VIA DI FRANCESCO

Duecento chilometri e 5mila metri di dislivello positivo da La Verna ad Assisi

Assisi, davanti alla basilica di San Francesco. In basso: La Verna Foto. di Claudio Santoro

di Claudio Santoro

Francesco ricevette le stimmate) e

stato un momento di intensa emozio-

ngelo Collotta e Claudio San-

arriva sino ad Assisi, città del Poverello.

ne che ha saputo ripagare i due cam-

toro sono due soci della se-

Un itinerario di pellegrinaggio che

zione CAI di Lecco e amano

ne abbina anche uno escursionistico,

camminare a piedi. Dopo aver percorso

attraversando zone di intensa bellezza

la Via degli Dei (da Bologna a Firenze)

nelle due splendide regioni di Toscana

e la Via degli Abati (da Pontremoli a

e Umbria, e incrociando borghi e città

Bobbio di Piacenza) hanno affrontato

come Gubbio, Città di Castello, San-

la Via di Francesco che in otto tappe

sepolcro e Pietralunga, ricchi di arte e

(dal 25 settembre al 2 ottobre) li ha

cultura.

A

condotti dal Santuario de La Verna, nel Casentino toscano, ad Assisi.

La morfologia del territorio ha impegnato i due viandanti, considerato

Oltre 200 i chilometri, zaino in

che è segnata da continui saliscendi

spalla e con un dislivello complessivo

che seguono l’andamento tipicamente

di salita che supera abbondantemente

collinare del territorio attraversato, ma,

i 5000 metri.

in cambio, i due hanno potuto godere

La Via di Francesco è una via sempre più apprezzata da pellegrini/

minatori dalle fatiche sostenute.

di un tempo favorevole (un solo giorno di pioggia).

viandanti italiani e di tutto il mondo,

L’arrivo ad Assisi, pronta per le ce-

parte dal Santuario de La Verna (dove

lebrazioni del Santo Patrono d’Italia, è

Escursionismo

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E SONO 51

Il corso base di sci alpinismo 2019


di Emiliano Alquà* visto, come ogni anno, la partecipa-

cietà. Tante vite diverse ma una sola

il cinquantesimo della scuola

zione di un buon numero di ragazzi e

passione. La montagna.

di sci alpinismo CAI Lecco,

ragazze. Ventidue in totale gli allievi a

è giunto a conclusione il cinquantu-

cui è stato staccato il biglietto.

Chi si iscrive ai nostri corsi fondamentalmente è un amante della mon-

nesimo corso di sci alpinismo base.

A parte qualche finto giovane, l’e-

tagna che vuole approfondire il suo

Ebbene sì, perché ai tempi che furo-

tà media si aggira intorno ai 30 anni.

rapporto con essa. Vuole allargare i

no, la scuola ancor prima di nascere

C’è Anna che studia ingegneria, Chiara

suoi orizzonti ma sente di non esser

già sfornava i suoi primi discepoli. Ma

dottoranda in astrofisica, Riccardo ar-

preparato. Questo disagio è sempre

questa è una storia che lascerò scri-

rivato da poco da Catania, Francesco

più manifesto nelle persone che si

vere a qualche dinosauro mio collega.

che vende tessuti. Insomma un cam-

iscrivono ai corsi. Sempre più gli al-

Questo cinquantunesimo corso ha

pione rappresentativo della nostra so-

lievi che si affacciano alla pratica dello

Il presidente della scuola Luca Stefanoni con l’allieva in Val D’Agnel. Foto Jacopo Gregori

N

ell’anno che vede celebrarsi


sci alpinismo sentono la necessità di imparare ad andare in montagna in sicurezza. La sicurezza è il perno attorno a cui ruota tutta la didattica di un nostro corso. Gli argomenti delle lezioni teoriche vengono ripresi durante le escursioni con gli sci. Molto tempo viene speso per le prove di auto-

Questo il calendario delle attività svolte: 13/01/2019: selezione: Oga – Bormio 19/01/2019: prove ARTVA: Plaun da Lej – Engadina (pernottamento a Salecina) 20/01/2019: Piz Belvair – Engadina 27/01/2019: Piz Arpiglia – Engadina 03/02/2019: Pian dei Cavalli – Madesimo 10/02/2019: Dos Bilii – Sondrio 16/02/2019: Piz Surgonda – Engadina (pernottamento Capanna Jenatsch) 17/02/2019: Furcla d’Agnel quota 3000 con discesa a Marmorera

soccorso durante le quali si prende dimestichezza con ARTVA, pala e sonda. L’intento è quello di fornire i fondamentali allo sci alpinista in erba. Ovviamente, la pratica costante, l’esperienza ed il cervello faranno il resto.

La scuola è scuola, ma poi ci siamo noi istruttori che siamo i più chiassosi della classe e se poi alla fine del corso uno gli sci li abbandona in cantina, gli rimarrà sempre il ricordo dei pazzi

momenti trascorsi insieme. E il motto del Corso SA1 è diventato “Orgoglio caiano” *Direttore Corso SA1

I SIGNORI DELLA PALA

Profili nascosti nascosti di giovani scialpinisti scialpinisti di Marco Alfano, Mara Bottega, Silvia Sesana Prologo Questo racconto narra principalmente le imprese di alcuni impavidi ragazzi, i quali sono conosciuti con il nome di sci alpinisti. Nel corso del-

Una pala per trovare i tesori nascosti sotto il cielo che risplende, una sonda per individuare l’energia sotto le rocche di pietra, un artva per svelare i compagni nascosti che la triste morte attende. Un kit per trovarli, un kit per renderli invincibili, un kit per liberarli dall’oscurità, nella Terra di Elvezia, dove la neve candida scende.

la narrazione, il lettore avrà modo di apprendere i costumi e le tradizioni di

inesperti: si distinguono per una sorta

In tempi di serenità i signori delle

questo stravagante gruppo. Prima che

di maschera “a panda” sul viso duran-

pale sono rilassati ed amano rallegrare

si prosegua con la narrazione, però, è

te l’inverno e per una goffa cammi-

gli animi con la Calanda e cibo, diver-

bene puntualizzare che gli sci alpinisti

nata i giorni successivi alle escursioni.

tendosi a narrare le imprese dei tempi

condividono con gli sciatori e gli al-

Inoltre, questi strani soggetti tendo-

che furono. In tempi di esercitazione,

pinisti il desiderio irrefrenabile che li

no a preferire gruppi compatti in cui

sono soliti spostare immense quantità

porta ad abbandonare i giacigli prima

aggregarsi, sebbene durante le gite

di neve alla ricerca di piccoli conteni-

del sorgere del sole. Ma di questo se

si suddividano in piccole compagnie.

tori. Talvolta, capita che non riescano a

ne parla in un altro capitolo, “come

Un’altra caratteristica di questi umani

trovare i contenitori nascosti – da loro

farsi odiare dalle mogli parte #10”.

è l’irrefrenabile passione per i pranzi

stessi – a causa di interferenze tra i

Il gruppo degli sci alpinisti ha ra-

in un locale di nome “Mastai”, in cui

loro aggeggi. Questo, forse, fa sì che

dici molto antiche, sono persone fa-

sono soliti fermarsi all’inizio e al ter-

appaiano meno integerrimi di quel che

cilmente riconoscibili anche ad occhi

mine delle escursioni. Questa tenden-

sembra ad un primo acchito.

za – che appare innata in alcuni sci

Sci Alpinismo

alpinisti – è meno marcata in altri: per

CAPITOLO 1

l’appunto, essi hanno messo in atto

A proposito dei gruppi.

tentativi di sabotaggio.

Come abbiamo avuto modo di ap-


Sul traverso del Piz Surgonda. Foto di Jacopo Gregori

prendere precedentemente, gli sci

valanga; a differenza della controparte

del rischio, non è del tutto incauto.

alpinisti sono soliti unirsi in grandi

nevosa, non è temuto dai compagni.

Infatti, desidererebbe la fedele guida

gruppi, per suddividersi in comitive più

Tendenzialmente gli sci alpinisti

dell’esperta delle costellazioni, ma ella

piccole in un successivo momento. Di

amano recarsi in luoghi sperduti alla

preferisce la compagnia dei capidogli.

per sé questo non è strano, ma i fat-

ricerca del silenzio, ma questo grup-

Come in ogni compagnia che si ri-

tori che caratterizzano queste comi-

po è incorso in un destino nefasto:

spetti, anche la compagnia della pala

tive lo sono.

tant’è vero che uno di loro, promosso

ha i propri wombat: sono partico-

Un primo gruppo è formato dagli

ad oratore del gruppo, si premura che

larmente difficili da scorgere, perché

amanti delle vibrazioni: essi utilizza-

non ci sia un yoctosecondo di silenzio.

partecipano raramente alle imprese

no spazzolini elettrici come fonte di

Risulta difficile stabilire come si pon-

del gruppo. I signori della pala sono

piacere. È una strana usanza che sino-

gano i membri della compagnia della

un gruppo eterogeno anche per pro-

ra non si è ripresentata in altri grup-

pala al riguardo, tuttavia non sono ri-

venienza. Per l’appunto, uno di loro

pi di sci alpinisti, ma è assai probabile

portati casi di sparizione.

ha rinunciato ai tradizionali cannoli in

prevedere una sua rapida diffusione

Altri membri della compagnia della

nome dei pizzoccheri.

a seguito dei racconti che la capo

pala presentano preferenze specu-

Giunti a questo punto, si potrebbe

gruppo narra agli altri escursionisti.

lari riguardo al raggiungimento della

ritenere che gli sci alpinisti siano fon-

Il secondo assemblamento che si è

cima: alcuni di essi, attraverso scatti

te di pericolo solamente in ambiente

formato sembra provenire da un li-

felini, la raggiungono in poco tempo;

montuoso. Nulla di più errato! Sicco-

bro di barzellette: infatti è composto

altri, invece, preferiscono procedere

me sono abituati a praticare lo slalom

dall’atletico, dal saggio e dal piccolo.

con cautela.

tra gli alberi – talvolta invocando i

Rimettiamo al lettore l’interpretazio-

Alcuni degli sci alpinisti protagoni-

santi numi – essi tendono a scambiare

ne di quest’ultimo aggettivo. Una se-

sti di queste vicende presentano una

altre macchine per ostacoli da evitare

conda coppia alquanto bizzarra vede

predilezione per le escursioni in not-

schivandole zizzagando tra loro.

come tratto comune la camporella: è

turna, sul ghiaccio. Il motivo non è

(to be continued)

verosimile supporre che uno dei due

noto, ma è sufficiente chiedere ai loro

abbia il ruolo di magister. Un singolare

psicologi: quest’ultimi li hanno ipno-

sci alpinista, invece, adora a tal punto

tizzati affinché compissero tali gesta.

la neve da diventare egli stesso una

Questo gruppo, alla costante ricerca

Sci Alpinismo


LA BELLE ETOILE

Gara di sci alpinismo a coppie sulle Alpi franscesi di Stefania Valsecchi (Steppo)

Va bene andiamo”. Yeeeeehhh!

letta murata e dentro ecco la chiave

Io faccio l’iscrizione online (già

per aprire la porta; conclusione: siamo

a Belle Etoile”… ma tòh che bel

questa per me è più impresa della

4 storditi! Va béh dai, andata… e il resto

nome per una gara di scialpini-

gara…), lui invita due suoi amici, piglia-

della sera Andrea lo passa a rilamina-

smo! L’è bel del bun.

mo tutti insieme un monolocalino al

re i miei sci e a farmi imparare come

“La Bella Stella”: fammi vedere un

volo per due notti a Prapoutel (dove

infilarli nelle zaino al volo. Gli ricordo

po’ com’è… Apro la pagina internet e

parte e arriva la gara) finché vener-

che io non ho mai gareggiato in vita

mi appaiono foto mozzafiato di cre-

dì 18 gennaio alle ore 13 mi ritrovo a

mia e son qui per guardare il panora-

ste innevate con scialpinisti controluce

Como con Andrea, che ho visto due

ma… lui sogghigna, mi toglie la giacca

immersi in un cielo turchese come di-

volte di sfuggita nella mia vita, e i suoi

di piumino dallo zaino e ci infila una

pinto: che meraviglia.

due amici: Maurino e Giacomino. Sì

giacchetta di carta bianca, quella dei

ciao, piacere ”Steppina”: siamo tutti

muratori; mi toglie i copri pantaloni

“ini” nessuno che se la tira, bene.

pesanti e ci mette dei cosi tipo cello-

L

Due giorni di gara sci-alpinistica nella regione Rhône Alpes (RodanoAlpi), Dipartimento d’Isère, Francia,

Io non ho mai fatto una gara di sci-

phan; mi toglie pure i rampanti… toglie

4600 m di dislivello totali: ma si, che

alpinismo in vita mia; so che si tolgo-

tutto a parte pala, sonda, ramponi che

ottima occasione per vedere un nuovo

no le pelli senza togliere gli sci, ma io

sono obbligatori. Aiuto…

luogo alpino! Mai stata in quelle zone:

non ho né zaino, né artva, né casco,

se ci andassi anche con amici esperti,

né piccozza da gara. No problem, mi

faremmo giusto un paio di salite con

presta tutto Andrea che ha tutto mol-

due annesse discese; se invece mi

tiplicato. Bene di nuovo!

Via! Il mattino successivo, siamo sotto l’arco gonfiabile della partenza, gli

iscrivo alla gara vado su e giù, qua e là

Verso l’ora di cena arriviamo in loco

sto ricordando che è compagno di

per le Alpi “franscesi”, paesaggi fiabe-

e seguendo le indicazioni inviateci per

una donna che per giunta non ha mai

schi, sali da una valle-scendi dall’op-

e-mail, troviamo il nostro monoloca-

gareggiato e son qui solo per vedere

posta, balzella sulle creste, zampetta

lino che va aperto con una combina-

e godere di cotanta bellezza, quan-

nei canali e tutto in totale sicurezza

zione di 5 numeri su una scatoletta

do… ”PHUM” sparano il via e lui par-

perché nelle gare piazzano le corde

murata accanto alla porta. Gira, cam-

te uguale: “PHUM” come una fucilata.

fisse nei passaggi pericolosi ed è ob-

bia, togli, metti, riprova…ci tentiamo in

Arranco a parecchia distanza da lui

bligatorio usarle con la longe (imbraco,

4 con questa combinazione malefi-

in salita, mi viene lo sconforto e urlo:

cordini, moschettoni).

ca, ma la porta non si apre. Affranti

“Oohhh, Andrea, sei con me, ricordi?!”.

Bene, bello, ma che dico: super! Solo

e delusi, chiamiamo il proprietario che

Vedo che lui si ferma, “ravana” sotto lo

che è a coppie… Be’ ok, mando subi-

vive a Grenoble, 40 km da noi, e lo

zaino, gli arrivo vicino, “zac”, al volo mi

to un messaggio ad Andrea Noseda,

smuoviamo dall’accogliente cena in

aggancia con un moschettone all’im-

forte sci alpinista che gareggia ogni

famiglia per salire, nel gelo invernale,

braco e un cordino ci unisce come un

fine settimana. Mi risponde al volo:”Bel

a sbloccare la serratura e... figura di

cordone ombelicale. Ossignur… Andrea

giochino. Non sapevo che esistesse.

palta!! Noi pensavamo che metten-

continua come un levriero da corsa,

do la combinazione, “clack, la porta si

col suo fisico snello, muscoli e ten-

aprisse con sonoro scatto. Invece la

dini tirati, ma con potenza esplosiva;

combinazione permetteva di abbassa-

tac-tac-tac, passo cadenzato, ritmo

re col ditino lo sportellino della scato-

serrato… Oh Andrea! O piuttosto: Oh

Sci Alpinismo


Steppina, ma che diamine ci fai tu qui? Com’è che ti sei ridotta così?! Va bè dai, niente: ci siamo. Andiamo! Lui non molla mai, non mi dà tregua né respiro, ma essendo molto più abile e forte di me, quando arriviamo in cima alle salite e dobbiamo togliere le pelli, bloccare scarponi, serrare attacchi, riesce sempre a darmi una mano… io son sempre tirata al cardiopalmo come Mennea nel record del Mondo, lui è come in gita domenicale col cono gelato in mano. E giù dalle discese? No, niente, tutto dritto, zero curve: “Diamineeeeee mi si fulminano i quadricipiti Andrea aspetta ostregaaaaa!”. Nulla da fare: è entrato in modalità gara, non sente ragioni, non si ricorda chi sono io rispetto a lui... mi tocca sputare i polmoni ho capito: ciao ciao bellissimo paesaggio! “Ciaone” stupende creste immacolate! Sono con Andrea Noseda, detto “lo Splendido” nel circuito delle gare skialper: ho poco da guardarvi, devo sgambettare e sforbiciare dislivelli come l’Apollo13 quando parte dalla rampa di lancio. Nella prima giornata facciamo sei salite e sei discese, due canali ripidi con sci in spalla e ramponi ai piedi,

La Steppo durante la gara

due creste sempre con sci in spalla,

rinviene anche i morti e…. ma che bello

super pasta con eccesso di condi-

ramponi ai piedi. Metti e togli le pelli,

raga! Addirittura tagliamo il traguardo

mento, poi brioche con nutella come

metti e togli gli sci, su e giù i ramponi,

pochi istanti prima dei suoi due ami-

diluviasse e recuperiamo le forze

mi si incrociano i neuroni! Chiudo gli

ci, Maurino e Giacomino (quest’ultimo

“contandocela” su alla grande cari-

scarponi quando devo aprirli, li apro

29enne), due uomini che già fanno

chi di entusiasmo. Adrenalina in cir-

quando devo chiuderli, ma accanto

gare! Uauuuu…che roba: davvero non

colo come una centrale idroelettrica

a me Andrea, non perde un colpo e

riesco a crederci. A fine gara i re-

che saltello come una molla e parlo

mi rimette sempre “in bolla”; io, come

sponsabili controllano che nel nostro

a mitraglia, rimetto a posto lo zaino e

un robottino, dove mi mette, sto. Ma,

zaino ci siano pala, sonda e la giacca

Andrea nota che in un micro taschino

sciolte le prime preoccupazioni, mi di-

di riserva… töt a post.

verto un mondo e non sono mai an-

Assai felici, sorrisi stampati sui visi

data così forte nella mia vita e tutt’in-

tutti e quattro, ce ne andiamo nel no-

torno è splendente di radiosità che

stro appartamentino, mettiam su una

Sci Alpinismo


ho il fischietto, oggettino piccino, che

luce che gli faccio da palla al piede e

per raccoglierlo; più avanti mi cascano

è nell’elenco del materiale obbligatorio

mi abbatto.

gli occhiali, un gran bel paio di oc-

per la gara. Andrea perentorio mi dice

Siccome io ieri, in tutta quella fatica

chiali: tento di bloccarli sulla neve con

di toglierlo che mai in nessuna gara gli

di 2300 m di dislivello, montagne rus-

la racchetta, maaaa…”sciuuffff” scivo-

hanno controllato il fischietto… “ma è

se fulminanti, non son riuscita a man-

lano via gagliardamente beffardi lungo

obbligatorio” gli dico. Niente, via anche

giare nulla e ho bevuto un solo-unico

il pendio… cacchio! E va be’, ‘sta più

quello, quei due microgrammi!

sorso dalla borraccia che Andrea mi

desta Steppina.

teneva, oggi mi son messa nelle tasche

Più avanti mi casca la fascia dalla

della giacchetta almeno un gel di car-

fronte al naso, poi giù sulla bocca a

Seconda mattina, seconda man-

boidrati liquidi perché manco esisto-

soffocarmi… ma dove si è incastrata

che, solo che oggi so quello che mi

no ristori lungo il percorso. Alla terza

che non riesco a spostarla? E Andrea

aspetta. Ok, io e Andrea partiamo già

salita, metto la mano destra in tasca,

non pensa assolutamente ad una micro

col famoso cordino perché ti cambia

strappo coi denti la confezioncina di

pausa per sistemarmi. Niente, avendo il

la vita: mica mi tira. Solo che lui non

gel per ingurgitarla, ma….”spriccchh”

casco in testa non riesco a rimetterla

deve continuamente guardare dietro

mi “sguiscia” tutta lungo la guancia

al suo posto: l’abbasso sul collo. Sen-

per vedere se ci sono: appena il cor-

destra e i capelli imbalsamandomi in

za fascia, il casco in prestito, qualche

dino tira, lui rallenta un zic; e mental-

uno strato mieloso e appiccicaticcio:

taglia più grande del mio “crapino”, mi

mente per me è una manna: io vedo

no non ci siamo. Doveva entrarmi nel

diventa larghissimo e in salita mi ca-

lui sempre qui davanti a me, sono

corpo quel “coso” lì. Niente, non c’è

sca sugli occhi: eh certo, cosa vuoi, si

tranquilla, non perdo il ritmo e vado

tempo. Mi cade un guanto e per gra-

chiama “casco”, casca! In discesa mi

di più; Andrea non “spara” davanti anni

zia di Dio Andrea mi dà tre secondi

vola all’indietro modello paracadute,

Seconda manche


“Creste innevate con scialpinisti controluce”

strangolandomi con il laccetto al collo:

e Giacomino, quindi per me va stra-

gnativa prima gara sci alpinistica della

che disastro! Lo tengo con una mano,

benissimo così: se non fosse successo

mia vita a 51 anni suonati, chi l’avrebbe

ma così perdo l’equilibrio e rovino a

tutto ciò, eravamo ancora davanti… Si,

mai detto? Mi sento gioiosa come una

terra alcune volte. No, no, non ci siamo

ma che c’entra? Anche se avessi le ali

bambina, canterina come un usignolo,

proprio oggi Steppina: ma che è? In

volerei, ma non le ho e non volo. Per-

felice come una Pasqua!

più sia a me che ad Andrea oggi non si

ciò oggi son stata più impacciata di

Ma si dai amici, al di là di questa

riattaccano le pelli e dobbiamo usare

ieri, ma altrettanto felice. Al controllo

gara, anche nella nostra vita, è sempre

quelle di scorta; ieri sempre le stesse.

di fine tappa, ci fanno aprire lo zaino e

il momento giusto per realizzare ciò

Tuttavia, così conciata e goffa con

ci chiedono… il fischietto!! Nooooooo,

che di buono e bello ci interessa e ci

gel in faccia e sui capelli, fascia ca-

Andrea perdindirindina! Il fischietto

sta a cuore: proviamo! Tanto si falli-

scante, casco pendente, occhiali persi,

che mi hai fatto togliere ci costa alcuni

sce il 100% delle volte che neanche

guanto recuperato, cadute a raffica,

minuti di penalità: ahahahah, le risate.

si tenta!

naso che cola, affronto le sette salite

Ma che ci importa delle penalità? E’

e sette discese di oggi, un canale e

stato tutto così bello, il luogo, gli ami-

una cresta: è tutto ok, ce la faccio e

ci, le montagne; è andato tutto così

mi diverto pure un mondo! Andrea

divertentemente bene: evviva anche

regge meglio che un bronzo di Ria-

il fischietto mancante che ci ha fatto

ce e mi guarda serafico, ma mi aiuta

tanto ridere.

pure ovviamente. Tagliamo il traguar-

E io sono così allegra, ma anche or-

do immediatamente dietro Maurino

gogliosa: ho terminato questa impe-

Un grande abbraccio, vostra Steppina.

Sci Alpinismo


DA SORAGA A PIEDI O CON GLI SCI

La settimana bianca del Geo in Val di Fassa

di Enzo De Vecchi

tobre scorso.

S

oraga e la splendida Val di Fassa sono state lo scenario per la settimana bianca (24 febbraio

– 2 marzo) vissuta da 45 iscritti al GEO (Gruppo Età d’Oro) che coordina i Seniores della sezione “Riccardo Cassin” del CAI di Lecco. Il folto gruppo, capitanato dal neo presidente Michele Bettiga, grazie anche a condizioni meteo particolarmente favorevoli, ha potuto effettuare numerose escursioni, diviso fra camminatori e sciatori. Durante il tragitto di avvicinamento i partecipanti hanno avuto modo di vedere la vegetazione e i boschi della Val di Fassa e della Val di Fiemme, colpiti dalle devastazioni avvenute a fine ot-

Geo

visto come meta il rifugio Segantini,

Il “campo base” è stato stabilito a

partendo dal Passo Rolle e percorrendo

Soraga, località molto vicina alla più

tutta la Val Venegia. La fatica è stata

nota Moena che è stata raggiunta e

ampiamente ripagata dallo splendido

visitata il primo giorno.

scenario che si può godere dal rifugio

Già dall’indomani i camminatori hanno iniziato con le escursioni e Val de

Segantini, posto a ridosso del Cimon della Pala.

Vaiolet è stata la prima meta, fino al ri-

Il resto della truppa ha optato per

fugio Stella Alpina, a poca distanza dal

un percorso più leggero, raggiungendo

ben noto Gardeccia.

sempre il rifugio Venegia e, a seguire, il

Programma differenziato per gli

rifugio Venegiotta.

sciatori che ogni giorno sono stati ac-

L’ultima giornata è stata dedicata a

compagnati agli impianti della zona dei

un momento culturale, alla visita guida-

quali potevano godere fino al pome-

ta del “Museo Ladin de Fascia”, a Pozza

riggio.

di Fassa, dedicato a una comunità che

Le giornate sono proseguite inten-

da sempre è caratterizzata da una pro-

samente con altre nuove destinazioni,

pria lingua, storia e cultura. La serata

quali il rifugio Fuciade, partendo dal

è stata conclusa da Maurizio Farnetti,

Passo San Pellegrino, a cui ha fatto se-

esperto del CAI ed autore di diverse

guito il rifugio Laresei, con partenza dal

pubblicazioni che, con l’ausilio di alcune

Passo di Valles, con una vista meravi-

immagini, ha raccontato le Dolomiti, la

gliosa dell’arco dolomitico.

loro storia e la loro evoluzione.

La quarta e più impegnativa escur-

Ma i partecipanti non si sono fatti

sione, scelta da 14 dei partecipanti, ha

mancare nulla! Grazie alla favolosa ac-


A fianco: Nei pressi del rifugio Laresei. Foto di Lina Astorino; sopra: Salendo al rifugio Segantini. Foto di Enrico Bonacina. Sotto: I camminatori in Val de Vaiolet. Foto di Lina Astorino

coglienza della famiglia Zanon (che li ha accompagnati nel corso delle varie uscite) non sono mancati i momenti enogastronomici, coccolati da una cucina prelibata che ha saputo accompagnare la tradizione al moderno. Da ricordare anche la serata di gala, animata da Ennio che, tra musica e karaoke, ha tenuta alta la partecipazione con alcune performances, a volte, sorprendenti. Ma anche le cose belle hanno una fine ed è giunto il tempo del rientro. Un’ultima menzione vada ad Ambrogina Farina, l’instancabile segretaria del GEO che ha contribuito in modo determinante alla buona riuscita della settimana bianca.

Geo


MONTI SORGENTI NOVE

A maggio maggio al via la nona nona edizione della rassegna di montagna montagna di Sara Sottocornola

F

ilm, mostre, spettacoli teatrali, concerti, eventi di sport e alpinismo, serate con ospiti internazio-

nali e attività in montagna alla portata di tutti. Sono ormai nove anni che, nel mese di maggio, Monti Sorgenti porta la montagna in città entusiasmando un pubblico sempre più vasto. La proposta per il 2019, illustrata nella conferenza stampa del 18 aprile, ha già tutte le carte per superare il successo senza precedenti registrato lo scorso anno. Nel programma, una serata con l’alpinista altoatesina Tamara Lunger; la presentazione del libro La montagna lucente curato da Alessandro Giorgetta ed edito dal Club Alpino Italiano nel sessantennale dalla prima ascensione del Gasherbrum IV; la proiezione dello spettacolare film “Mountain” di Jennifer Peedom, una mostra di cartoline storiche di spedizioni alpinistiche della collezione di Annibale Rota; un inedito spettacolo teatrale dedicato alla trage-

dia dell’Eiger del 1957; una mostra fo-

a Palazzo delle Paure, che comprende

tografica su temi riguardanti la natura;

da oggi, oltre al già noto Osservatorio

un pomeriggio di Yoga e Capoeira in

alpinistico, un nuovo percorso esposi-

montagna seguito da aperitivo e con-

tivo curato dal Cai Lecco, con manu-

certo live al Rifugio Stoppani. Rientra-

fatti e documenti storici dell’alpinismo

no in rassegna anche la tradizionale e

lecchese. “Lavoriamo ogni anno per

attesissima “Serata in maglione rosso”

creare eventi capaci di coinvolgere un

dei Ragni e l’inaugurazione del nuovo

pubblico di diversa provenienza e dif-

Polo della Montagna a Palazzo delle

ferenti generazioni – spiega Emilio Al-

Paure.

deghi, coordinatore della rassegna. Un

“Monti Sorgenti è giunta al nono

contenitore dove attualità, sport, cultu-

anno consecutivo - ha dichiarato Al-

ra e spettacolo rendano protagonista la

berto Pirovano, Presidente del Cai Lec-

montagna a 360°.

co – ed è cresciuta nel tempo rima-

La manifestazione, organizzata dalla

nendo fedele all’ispirazione originaria:

sezione CAI di Lecco in collaborazione

far conoscere la montagna, l’alpinismo

con la Fondazione Cassin e il Gruppo

e l’ambiente della nostra città non solo

Ragni della Grignetta, rappresentato alla

dal punto di vista sportivo ma anche

Conferenza stampa dal vicepresidente

con gli occhi della cultura, dell’arte, del-

Luca Schiera, è cresciuta anno dopo

la contaminazione. “Quest’anno Monti

anno grazie all’affiatato lavoro di una

Sorgenti sarà l’occasione per inaugu-

squadra di volontari e professionisti e

rare un importante progetto culturale

al supporto di enti, aziende e istituzio-

della città – ha spiegato Simona Piazza,

ni locali che hanno reso possibile ogni

assessore alla cultura del Comune di

anno la riuscita del programma.

Lecco – il nuovo Polo della Montagna

Conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti 2019: da sinistra L. Schiera, E. Aldeghi, A. Pirovano, M. Cassin, S. Piazza. Foto di Giancarlo Airoldi


NEL SEGNO DELLA MONTAGNA

In una mostra mostra fotografica chiavi di interpretazione del paesaggio alpino

I

di Adriana Baruffini

naugurata il 24 febbraio 2019 al Palazzo delle Paure, questa mostra è l’ultimo tassello di un percorso

espositivo avviato dal SIMUL nel 2014 allo scopo di valorizzare e far conoscere al pubblico anche non specialistico la propria fototeca, dal corpus originario per lo più dedicato al paesaggio

lecchese tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, ai

Formiche sulla testa del gigante intro-

nate da una radicata identità montana.

ducono a una visione della montagna

L’introduzione alla mostra è affi-

come un qualcosa di distante dall’uo-

data a “citazioni” di tre fotografi che

mo, capace di incutere rispetto e forse

hanno operato nel lecchese a parti-

paura, che accomuna i rispettivi autori,

re dagli ultimi decenni dell’Ottocento,

Giuliano Cantaluppi e Giandomenico

appena dopo gli albori della fotografia,

Spreafico. Entrambi alpinisti, entrambi

quando dal punto di vista tecnico si

lontani da tentazioni documentaristi-

parlava di stampe su carta albuminata

che e prossimi all’astrazione, offro-

da negativi al collodio e di stampe ai

no immagini in bianco e nero vicine

sali d’argento su carta baritata. I loro

alla grafica. Un frammento dalla serie

profili sono sinteticamente illustrati nel libretto, in particolare in un articolo di

fondi fotografici successivamente do-

Daniele Re.

nati da privati cittadini ed enti pubblici,

Federico Mariani (Ivrea/Bergamo

fino all’acquisizione nel corso del 2018

1841 – Lecco 1912), noto per le sue

di nuclei fotografici contemporanei le-

fotografie di gruppo che generalmen-

gati alla montagna.

te ritraggono notabili, ricchi industriali,

A questi è dedicata la mostra di cui

gruppi ginnici, bande cittadine, alpinisti,

stiamo parlando, curata da Barbara

compare nella mostra con immagini

Cattaneo, Luigi Erba e Daniele Re, con

di escursionisti della Società Alpina

la collaborazione di Agnese Micheletti

Operaia.

e Marco Pigozzo.

Ausonio Zuliani (Schio, 1882 – Lec-

Cinque gli autori interessati: Raffa-

co, 1966) è autore di fotografie pa-

ele Bonuomo (Caserta 1962), Giuliano

esaggistiche nelle quali le montagne

Cantaluppi (Como, 1927 – 1988), Pietro Sala (Lecco, 1946), Giandomenico Spreafico (Lecco, 1936), Giovanni Ziliani (Canneto sull’Oglio-Mantova, 1937). I curatori della mostra hanno prodotto un libretto-catalogo scritto a più mani con articoli che aiutano a comprendere le opere esposte e ad approfondire anche dal punto di vista tecnico la conoscenza dei cinque fotografi e di come alcuni di loro hanno interpretato l’evoluzione dall’analogico al digitale. Un collage di immagini in prima di copertina apre da subito uno squarcio sulle specifiche modalità espressive di ciascun autore. Ritagli da Villaggio dimenticato e

di Lecco, puro elemento panoramico, La copertina del libretto-catalogo, con un collage di immagini dei 5 fotografi contemporanei.

sono costantemente presenti insie-

Covoni in Costa di Raffaele Bonuomo

esposta in mostra.

me al lago e a qualche albero come nella foto Il Resegone da Pian Sciresa.

evoca la forte impronta antropologica

Infine Giuseppe Pessina (Lecco,

che caratterizza questo autore, sem-

1879 – Cusano Milanino, 1973), pio-

pre alla ricerca delle tracce lasciate su

niere della cartolina e del reportage,

un territorio dagli uomini che lo abita-

fotografo del paesaggio e di eventi

no. E poi due note di colore: un fram-

che si svolgono in montagna, come

mento dalla serie Sciatori di Pietro

Feste degli Alberi e la Gita intersezio-

Sala, con immagini dai profili sfocati

nale del CAI al Cevedale (27-28-29

che si stagliano sul nulla dello sfondo

giugno 1914) , presenti nella mostra.

bianco, e un ritaglio dall’opera Passato

e presente di Giovanni Ziliani, ritratto di gruppo che unisce in un fotomontaggio generazioni diverse accomu-

Appuntamenti


I 100 + 10 ANNI DI RICCARDO

La Fondazione Cassin ricorda il grande scalatore nel decennale della scomparsa di Marta Cassin La Fondazione Riccardo Cassin si impegna dal 2002 a tenere vivo e attivo il patrimonio di Riccardo continuando a raccontare e far parlare di lui, delle sue passioni e di tutto quello che lo ha circondato.

Per informazioni sul programma visitare il sito: www.fondazionecassin.org re, svelando anche aspetti meno noti

to nel 1958, al termine delle prime

La sua storia è iniziata nel 1909 e

o dimenticati, talora del tutto inedi-

grandi imprese che lo hanno portato

l’ha scritta Riccardo in 100 anni di

ti. Dalla nascita in Friuli alla precoce

nell’Olimpo dell’alpinismo mondiale. E

vita. Noi abbiamo solo l’impegno e il

morte del padre in Canada, dall’ado-

come tutte le opere prime, questo ha

piacere di riportarla e trasmetterla a

lescenza passata in zona di guerra,

la fama di essere il più avvincente, il

tutti coloro che ne hanno fatto parte,

all’emigrazione per necessità. La vita

più emozionante e travolgente dei li-

a chi già la conosce e a quelli che ne

a Lecco, la scoperta della montagna,

bri di e su Riccardo Cassin. Esaurito

vogliono ancora sentir parlare.

del pugilato e dell’amore. Le ascensioni

da oltre trent’anni e materia esclusiva

La Fondazione Riccardo Cassin de-

con Mary Varale che porta Emilio Co-

per i bibliofili più accaniti, il libro viene

dica il 2019 a tutti gli amici e cono-

mici a diventare maestro di una gene-

riproposto dopo 55 anni come il li-

scitori di Riccardo coinvolgendoli in

razione di grandi alpinisti della Grigna.

bro più ambito e ricercato nella storia

incontri spalmati sul territorio della

La sfida dei tedeschi per le Tre Grandi

dell’alpinismo mondiale. Un libro in cui

Lombardia e non solo.

Nord, quindi il trittico straordinario e

appare il travolgente spirito di conqui-

Proponiamo in queste sedi i rac-

la definitiva consacrazione: Lavaredo,

sta degli anni d’oro del sesto grado e

conti, le salite, la vita, le conquiste e

Badile, Grandes Jorasses. La tragica

l’incontenibile passione che spinge gli

le parole di Riccardo presentando la

battaglia partigiana per la liberazione

uomini all’avventura.

trilogia dei suoi libri. Tre uscite: aprile,

di Lecco. Il tradimento del K2 e il ri-

Prodotto da Alpine Studio e Fon-

settembre e ottobre, tre stili e tre con-

scatto delle spedizioni extraeuropee:

dazione Riccardo Cassin nel 2013,

tenuti differenti.

Gasherbrum IV, McKinley, Jirishanca. Il

ristampa del 2019. Autore Riccardo

successo mancato al Lhotse: troppo in

Cassin.

La biografia ufficiale

anticipo per quel tempo!

La biografia ufficiale di Riccardo

L’attività durante la vecchiaia, la

Cassin, scritta da Daniele Redaelli, per

scoperta della tomba del padre, gli ul-

Ecco il Cassin che pochissimi cono-

trent’anni Capo Redattore della Gaz-

timi anni e la morte, serena, ai piedi

scono! Un libro in cui appare il rap-

zetta dello Sport.

delle sue guglie.

porto che Riccardo Cassin ha avuto

Cassin attraverso due secoli

Riccardo Cassin, l’uomo, vissuto 100

Prodotto da Alpine Studio e Fon-

con la montagna. Pur essendo stato

anni, che ha rivoluzionato l’alpinismo.

dazione Riccardo Cassin nel 2010,

poco loquace nel raccontare la sua

Il libro ricostruisce gli episodi deter-

ristampa del 2019. Autore Daniele Re-

vita non alpinistica, da uomo cente-

minanti della vita del grande scalato-

daelli.

nario qual era, Cassin è stato testi-

Appuntamenti

mone di molte vicende, quando non Dove la parete strapiomba

protagonista diretto. L’infanzia sulle

Dove la parete strapiomba è il pri-

rive del Tagliamento di un piccolo or-

mo libro di Riccardo Cassin, scrit-

fano, il dramma della Grande Guerra,


La copertina dei libri in ristampa

Caporetto e gli eroismi degli sconfitti.

del padre in Canada, 85 anni dopo la

Anna Masciadri.

La guerra partigiana, dapprima segreta

morte. Il ritratto nascosto di uno dei

Prodotto da Alpine Studio e Fon-

e poi insanguinata. Grandi rivali sulle

più forti e popolari campioni dell’alpi-

dazione Riccardo Cassin, Stampato

pareti e splendidi amici dopo le sfi-

nismo mondiale. Aggiornato degli anni

nel 2019. Autori Guido Cassin, Daniele

de. L’eccezionale e commovente av-

trascorsi dalla sua prima edizione ai

Redaelli e Anna Masciadri.

ventura del ritrovamento della tomba

giorni nostri dalla giornalista e amica

RECENSIONI ALFREDO CORTI, SCIENZIATO E PIONIERE DELL’ALPINISMO Raffaele Occhi, appassionato di letteratura e di storia dell’alpinismo, ricostruisce a tutto tondo in questo libro, pubblicato in italiano e inglese, la poliedrica figura di Alfredo Corti, alpinista e scienziato di origine valtellinese; lo fa attraverso l’analisi di documenti d’archivio, la rilettura di un’ampia bibliografia, la valorizzazione di testimonianze fornite da persone che furono particolarmente vicine al Corti, in primis i figli Nello e Rosetta, alcuni nipoti e amici che lo conobbero di persona. Le montagne formano l’ossatura del libro, in un intreccio fittissimo con le più importanti vicende personali e famigliari del protagonista: montagne della natia Valtellina percorse in lungo e in largo e mai abbandonate nell’arco della sua lunga vita; montagne della Val d’Aosta frequentate in tempi di pace durante gli anni di insegnamento all’Università di Torino, e in tempi di guerra nella partecipazione attiva alla Resistenza; montagne inconsuete come le Alpi Apuane o le modeste alture fra Campania e Basilicata salite negli anni di confino a Sala Consilina imposto dal fascismo. Tra le montagne è il Bernina a farla da padrone, “campo inesausto del mio piacere” come ebbe a definirlo il Corti, luogo del cuore oltre che meta di un’intensa attività alpinistica condotta per oltre sessant’anni. Ai figli raccontava le prime scorribande, “quando se ne partiva a notte fonda da Tresivio - suo paese natale a sette chilometri da Sondrio - avendo per compagno qualche alpigiano o collega di studi e, a piedi, con il sacco carico di provviste per dieci giorni, oltre alla

Appuntamenti & Recensioni


macchina fotografica e all’attrezzatura alpinistica, raggiungeva Ponchiera, risaliva la Val Malenco e la Val Lanterna, sino a giungere, a sera, alla Capanna Marinelli”. La passione per il Bernina conduce alla profonda amicizia con Marco e Rosa De Marchi ai quali nel 1910 il Corti suggerì la costruzione della capanna che da loro prese il nome alla Forcola di Cresta Guzza, curandone personalmente la realizzazione nell’estate del 1913. La metodica frequentazione del Bernina nella sua catena principale e nei diversi sottogruppi lo portò nel 1911, con la collaborazione di Aldo Bonacossa, alla pubblicazione del capitolo “Regione del Bernina”, nella guida Alpi Retiche

Occidentali promossa dalla sezione milanese del CAI. Il libro racconta la nascita di questa guida e dà spazio anche all’atteggiamento polemico con il quale il Corti accolse l’uscita nel 1959 della nuova guida del Bernina curata da Silvio Saglio. Certamente Alfredo Corti, uomo tutto d’un pezzo, di grande onestà intellettuale e con forte senso morale, aveva un carattere spigoloso, una “natura esplosiva e passionale” poco propensa alle mediazioni e ancora di meno ai compromessi. Ne dà prova nell’attività accademica svolta in buona parte da “non allineato” durante il fascismo, e nella partecipazione alla vita politica e sociale, compresa l’adesione al Club alpino italiano e la presidenza dal dopoguerra fino al 1960 del gruppo occidentale del CAAI che non fu immune da contrasti. Nel racconto della lunga vita di Alfredo Corti, suddiviso in capitoli per argomento, scorre una carrellata di nomi, ripresi nelle note o in schede dedicate, che aprono interessanti finestre sul contesto storico e sociale di un secolo a cavallo fra Ottocento e Novecento: la famiglia, il paese, il mondo della montagna, della scienza e della cultura, l’Università, il fascismo e la Resistenza. Una sottolineatura speciale merita l’apparato iconografico, parte dell’immenso archivio fotografico di cui è depositaria la sezione valtellinese del CAI: ritratti di straordinaria bellezza e di grande valore documentale che descrivono montagne e persone. Adriana Baruffini

Raffaele Occhi ALFREDO CORTI - Dall’alpinismo alla lotta partigiana Beno Editore, Sondrio 2018

ANNI SETTANTA, LA RIVOLUZIONE NELL’ARRAMPICATA Nei primi anni Settanta, tra Torino e il Gran Paradiso, si inizia a guardare la montagna, le pareti rocciose dell’arrampicata, con occhi nuovi. Spinti dalle correnti politiche del momento, i giovani, con la passione per la montagna, staccano la spina dalle grandi metropoli alla scoperta di un mondo nuovo. Li unisce la voglia di fare gruppo e l’emozione di condividere la stessa passione. Sono legati da un forte senso di libertà e dalla voglia di un rapporto diverso con la vita e con la natura. Affrontano, con i pochi mezzi a disposizione, le pareti rocciose, selvagge e incontaminate. Ispirati dal mito dell’arrampicata californiana, trovano splendide pareti di gneiss a pochi minuti di strada dalla Valle dell’Orco. Aprono vie dai nomi simbolici: La via della rivoluzione, Itaca nel Sole. Sviluppano una nuova corrente di pensiero dell’arrampicata influenzata dal pensiero politico di quegli anni. Enrico Camanni, alpinista e giornalista torinese, è stato un testimone diretto di questo movimento ribelle. Nel suo libro, Verso un

nuovo mattino, ha saputo raccontare, con forte senso di appartenenza a quel periodo, l’evoluzione emotiva di quei giovani alpinisti e il progresso delle tecniche di arrampicata fino ai giorni nostri. Il suo è un libro ricco di aneddoti, fatti, ricordi, avvenimenti e testimonianze che spiegano molto bene la storia utopica e spesso triste di quei ragazzi. Leggendo Verso il nuovo mattino si respira un’aria di nostalgia per il passato, ma anche un senso di profondo orgoglio per aver partecipato appieno a quegli anni. L’esperienza vissuta dall’autore è stata un prezioso bagaglio, per poter descrivere nel dettaglio e con tanta passione l’evoluzione dell’arrampicata fino ai giorni attuali. Donatella Polvara

Recensioni

Enrico Camanni VERSO UN NUOVO MATTINO - La montagna e il tramonto dell’utopia Editori Laterza, 2018


AVVENTURA ALPINISTICA INVERNALE NELLA SIBERIA ORIENTALE Ci ha sorpreso di nuovo Simone Moro, e questa volta dopo aver inseguito e conquistato un obiettivo del tutto fuori dai suoi schemi. Lui, il “maestro delle grandi invernali”, si è infatti indirizzato sì su una nuova prima invernale, ma lasciando da parte il campo degli 8000, per accontentarsi di un 3003. Proprio così, ma anche questa volta si è trattato di una cima che nessun uomo era mai riuscito a raggiungere nel pieno dell’inverno, e che lui avrebbe dovuto affrontare dopo aver fatto un’esplorazione nel vero gelo estremo. È vero che il Pik Pobeda ha richiesto una strategia particolare, sia per il clima che per le poche ore di luce solare disponibili, ma comunque in meno di dodici ore tra salita e discesa si è risolto un problema, e un nuovo primato si è aggiunto alla serie imponente dei trofei dell’alpinista bergamasco. Un successo straordinario quello che Simone Moro ha conseguito con la compagna di cordata Tamara Lunger, tanto che al rientro in Italia non ha potuto sottrarsi al nutrito assalto dei giornalisti e alla ripetuta comparsa sulle reti televisive. È così che abbiamo già saputo molto di questa sua impresa: ma tanto di più lui aveva in serbo da farci conoscere, come infatti ci ha fatto vedere, offrendoci senza perdere tempo quanto minutamente aveva affidato alle pagine del suo diario. Siberia -71 è un libro forse unico nel suo genere, perché crediamo che mai nella letteratura dell’alpinismo una spedizione risulti descritta, come qui, con tanta dovizia di particolari, a partire dal momento in cui ne è brillata l’idea, alle successive fasi dell’organizzazione, dalle traversie del lungo viaggio all’adattamento nel soggiornare in un ambiente invivibile, fino alle operazioni preparatorie e conclusive di questa strepitosa impresa. Va da sé che, per tutti questi motivi, la lettura del libro che viene ora pubblicato non necessiti di nessuna raccomandazione, anche se si può aggiungere che non si dovrebbe perdere questa occasione per conoscere, oltre alla descrizione emozionante di un’impresa storica, anche quanto siano suggestive le distese nevose e gelide della Siberia, con l’incanto delle sue foreste imbiancate e il modo di vivere di una popolazione che trascorre la maggior parte della propria esistenza immersa nel ghiaccio. Il tutto splendidamente confermato da numerose e stupende fotografie a colori, che meritano ben più di venire semplicemente guardate di sfuggita. Renato Frigerio

Simone Moro Siberia -71° - Là dove gli uomini amano il freddo Rizzoli Editore, 2018

BRUNO BIFFI, UN ARTISTA FRA INCISIONE E STAMPA Il libro, come si legge in quarta di copertina, sintetizza “30 anni di grafica, 30 anni di passione, sperimentazione, scoperta: un viaggio nell’alchimia della materia, tra inchiostri, torchi, carte, acidi, alla ricerca del significato più intimo del fare artistico”, in altre parole l’intero percorso di Bruno Biffi attraverso l’incisione e la stampa, fino al più recente approdo alla tecnica dell’ossidazione. La sua intensa carriera, a partire dagli esordi come pittore, è narrata a più voci da critici e storici dell’arte, giornalisti e amici che ne colgono le diverse sfumature e l’evoluzione nel tempo, con il supporto di un ricco corredo di immagini. Ne emerge il ritratto di un incisore che è nel contempo stampatore, riunendo nella sua persona due competenze solitamente distinte in una “perfetta fusione fra mano e mente” e in un “delicato equilibrio tra arte e scienza, tra mestiere, magia e intuizione segnica” (Patrizia Foglia); “uno dei pochissimi artisti in Italia che non deve delegare la stampa dei propri lavori a uno stampatore e grazie all’unicità della sua esperienza ha potuto intervenire direttamente nei processi di stampa, controllarne gli esiti, sperimentare e scoprire nuovi percorsi” (Tiziana Rota). Nella produzione artistica di Bruno Biffi le montagne, in particolare quelle di casa nostra, sono una presenza costante: per esserne convinti basta dare uno sguardo alle opere riprodotte nel libro, o ai titoli delle numerose cartelle e libri d’arte pubblicati, fra i quali figurano le incisioni realizzate per la rassegna Monti Sorgenti del CAI Lecco

Recensioni


fin dalla sua prima edizione. Citando ancora Tiziana Rota che ha seguito con passione la carriera dell’artista e ne ha curato diverse mostre: “rigorose geometrie semplificano i contorni che sappiamo sfrangiati, definiscono volumi attorno a cui si crea un vuoto quasi sacrale”, in una visione che si avvicina progressivamente alla forma pura delle rocce e prelude all’esplorazione della materia e dei suoi elementi primari, terra, acqua, cielo e fuoco. Proprio sulla materia rocciosa delle montagne Bruno Biffi ha sperimentato le ossidazioni “pilotate” su lastre di ferro e di alluminio di cui descrive la tecnica in un breve capitolo: una delle poche volte in cui parla in prima persona di sé e del proprio lavoro. Un’altra pagina verso la fine del libro, riporta uno scritto originale del 2012 al quale l’artista, in deroga all’abituale riservatezza, affida una pagina poetica che lascia intravvedere qualcosa della sua interiorità e della sua concezione dell’arte:

Non so Non so perché, quando prendo in mano un foglio/ o una lastra, la prima cosa a cui penso è una cava./ Non so se è la curiosità o il desiderio di vedere il “dentro” di quelle montagne che da sempre ho inciso./ Vedere l’interno per conoscerne i segreti, per essere certi di non essere traditi come può capitare per un amico o per la donna che ami./ Non so se nelle linee prospettiche delle cave che rappresento/ inconsciamente scandisco il passare del tempo./ In quelle linee che si restringono e quei piani che si accorciano/ come il tempo che inevitabilmente mi resta da vivere./ Non so quando inizio a incidere una lastra se sarà più nera o più bianca, se vincerà il nero delle crepe/ e degli squarci profondi nelle pareti o i bianchi che tendono a levigarle e a rimarginare le ferite. Non so./ Non so se il dolore lo posso abbinare al nero e la gioia/ al bianco, e non so se alla fine sarò triste o contento./ Non so se vorrò conoscere il motivo di tutto questo, non vorrei che la magia che si sprigiona per me da questi monumenti inviolati dall’uomo avesse fine./ Forse è meglio se non so. Adriana Baruffini

Patrizia Foglia (a cura di) BRUNO BIFFI 30 anni tra incisione, ossidazione e stampa La nuova Poligrafica, Calolziocorte (Lecco), ottobre 2018

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Romano Perego, meratese. Ha iniziato ad arrampicare nei primi anni Cinquanta, prima al Resegone, poi in Grignetta. Nel 1960, dopo aver compiuto impegnative salite sia in Dolomiti che sulle Alpi Occidentali ed aver aperto, tra le altre, una nuova via sul Pilone a Tre Punte al Mont Blanc de Tacul, è stato ammesso nel Gruppo Ragni. Quello stesso anno è entrato a far parte del Club Alpino Accademico. Dopo aver partecipato nel 1961 alla spedizione al McKinley, nel 1963, con il compagno di cordata Andrea Mellano, è stato il primo italiano ad aver salito le tre grandi Nord delle Alpi: Eiger, Cervino, Grandes Jorasses. Nel 1964 è entrato a far parte del prestigioso GHM, Group de Haute Montagne. Nel 1965 ha organizzato, con Mellano, una spedizione in Hindu Kush dove ha salito in stile alpino due montagne poco sotto i 7mila metri. Istruttore alla Scuola di alpinismo dei Ragni, ha continuato ad arrampicare sulle Alpi e poi sulle montagne di casa fino alla soglia degli 80 anni. Romano, uomo riservato e di poche parole, ha accettato di raccontarsi in un’intervista rilasciata ad Angelo Faccinetto e pubblicata sul numero 3/2017 di questa rivista. Paolino Leris, socio Cai dal 1974 Franco Viscardi, iscritto al Cai Lecco dal 1989 Luciano Azzoni, socio vitalizio del CAI Lecco, iscritto dal 1929. Molto legato alla sezione, a favore della quale nel 2018 ha elargito una consistente donazione Giuseppe Colombo “Soso”, iscritto al CAI dal 1952 e da anni socio del GEO Renato Bartesaghi, nativo di Rancio, pittore e amico di tutti gli alpinisti. Socio onorario del Gruppo Ragni, ha donato al CAI Lecco e ai Ragni due delle sue opere.

Ai famigliari delle persone scomparse l’abbraccio affettuoso di tutta la sezione



ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA

I

l 29.3.2019 si è svolta a Lecco,

hanno assolto il compito di scrutatori.

di mappatura e manutenzione della

presso la sede dell’API, l’Assem-

I documenti relativi ai vari punti

propria rete, il che ha reso necessa-

blea Generale ordinaria dei soci

all’ordine del giorno sono a dispo-

rio un coordinamento stretto con le

del CAI Lecco che a conclusione del

sizione dei soci presso la segreteria

altre associazioni del territorio già

triennio 2016-2019 prevedeva anche

della sezione e sono anche pubbli-

impegnate, e il coinvolgimento di

le elezioni per il rinnovo del Consiglio

cati sul sito www.cai.lecco.it.

istituzioni come il Politecnico.

direttivo e dei vari incarichi istituzionali.

Segnaliamo in sintesi i contenuti principali.

I punti all’ordine del giorno erano i seguenti:

“Monti

Sorgenti”,

la

rassegna

culturale che nel 2018 è giunta all’ottava edizione, ormai ben ra-

La relazione morale del presiden-

dicata e consolidata, si è arricchi-

1. Elezione del Presidente e di un

te uscente Alberto Pirovano, ap-

ta con il programma delle serate

Segretario dell’Assemblea, e degli

provata all’unanimità, si è incentrata

in sede intitolato “Monti Sorgenti

scrutatori.

soprattutto sui risultati di iniziative

off”: proiezioni, conferenze, film su

2. Relazione morale del Presidente

e progetti connotati da trasversa-

temi riguardanti la storia, la scien-

di sezione per l’anno 2018; discussio-

lità in ambito sezionale e apertura

za, l’ambiente, la salute, la pratica di

ne e votazione

verso l’esterno. E’ il caso del “Fa-

alcune specifiche attività. Duplice

3. Relazione finanziaria: presenta-

mily CAI”, attività nata a Lecco per

lo scopo: diffondere conoscenze

zione del Bilancio consuntivo 2018 e

venire incontro alle nuove esigenze

sulla montagna, andando incontro

del Bilancio preventivo 2019; relazio-

delle famiglie, ma poi estesa a tutta

a interessi diversificati, ma anche

ne del Collegio dei Revisori dei Conti

la Lombardia con sconfinamenti in

favorire la partecipazione dei soci

per il 2018; discussione e votazione.

Emilia (fiore all’occhiello il secondo

alla vita della sezione e la frequen-

4. Elezione dei consiglieri e dei

raduno regionale che nel 2018 si è

tazione della sede.

Revisori dei conti e dei Delegati sezionali; presentazione dei candidati;

svolto al monte Barro).

Infine sono stati sottolineati i due

E poi il progetto “Sentieri”. Re-

aspetti seguenti: il primo è la si-

cependo una legge emanata dalla

gnificativa presenza della sezione

Regione Lombardia per uniformare

di Lecco in ruoli CAI regionali o

la gestione della sentieristica, il CAI

nazionali, grazie anche al sostegno

Lecco si è fatto promotore di un

di altre sezioni del territorio che

ciative per l’anno 2019

accordo quadro con il Comune di

si sono confederate; il secondo è

7. Varie ed eventuali

Lecco che gli ha affidato i compiti

il riavvicinamento al Gruppo Ragni

apertura votazioni. 5. Relazioni dei responsabili di settore sulle attività svolte nel 2018 6. Approvazione delle quote asso-

Le funzioni di presidente e segretario dell’Assemblea sono state svolte rispettivamente da Emilio Aldeghi e Ambrogina Farina; Domenico Sesana è stato nominato presidente della Commissione elettorale; Luigi Canzi, Patrizia Gaggeri e Stefano Moretti

Vita di Sezione

Il nuovo Consiglio Direttivo del CAI Lecco, riunitosi l’8 aprile 2019, ha proceduto per votazione al conferimento delle cariche istituzionali. Sono stati eletti Presidente Alberto Pirovano Vicepresidente Giuseppe Ferrario Tesoriere Silvano Arrigoni


Assemblea 2019. Da sinistra Ambrogina Farina, Emilio Aldeghi e Alberto Pirovano

con la ripresa di un dialogo che ne-

fettuato il giorno 30.3.2019 presso

gli anni scorsi era diventato difficile.

la sede del CAI Lecco

Gli obiettivi raggiunti si collocano in continuità con la linea tracciata

Votanti 128 (di cui 42 con delega)

dal Consiglio direttivo del prece-

Schede valide: 126

dente triennio.

Schede bianche o nulle: 2

La relazione finanziaria, con la

Di seguito in ordine alfabetico

presentazione del bilancio consun-

l’elenco dei soci eletti nei vari or-

tivo 2018 e del bilancio preventivo

ganismi:

2019 e le relazioni del tesoriere e

Spreafico Matteo – Valsecchi Gianni Componenti Collegio dei Revisori dei Conti per il triennio 2019-2021 Buizza Mario - Mariani Maurizio – Rusconi Giorgio Delegati alle Assemblee Nazionali e Regionali del CAI per l’anno 2019 Bettiga Michele - Ferrario Giu-

del Collegio dei revisori dei Conti

Componenti Consiglio Direttivo

seppe – Pozzi Carla – Pullano

per il 2018, è stata approvata all’u-

Sezionale per il triennio 2019-

Domenico – Spreafico Andrea –

nanimità con un astenuto.

2021

Spreafico Enrico

Le quote associative per il 2019 sono state ratificate all’unanimità.

Arrigoni Silvano - Colombo Daniele – Ferrario Giuseppe – Giudici

L’assemblea è proseguita con l’a-

Marco – Penati Ottavio – Pirovano

pertura delle votazioni e le relazioni

Alberto - Polvara Donatella – Poz-

dell’attività dei vari gruppi sezionali.

zi Carla – Pullano Domenico – Riva Tiziano – Sacchi Domenico – San-

Lo scrutinio dei voti è stato ef-

toro Claudio – Spreafico Andrea –

Vita di Sezione


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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta.

Vita di Sezione

NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2019

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI

Le quote sociali per il 2018 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario* (nati dal 1994 al 2001)

Socio Familiare** Socio Giovane***

(nati nel 2002 e anni seguenti)

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

€46,00 €24,00 €24,00 €16,00 €20,00 € 5,00 € 2,00

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

Ricordiamo che per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo 2019. Per farlo è possibile recarsi in segreteria negli orari di apertura oppure con bonifico bancario (come da istruzioni riportate sul sito www.cai. lecco.it)

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO:

In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Il pagamento tramite Bonifico Bancario o Bollettino di c/c Postale prevede un contributo, per socio o per nucleo familiar, di € 2,00 per spese postali (Esempi - Singolo socio: quota + 2,00€ - Nucleo Familiare: somma delle quote + 2,00€). Il bollino verrà spedito per posta al domicilio del socio.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

Vita di Sezione


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