Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO
n° 1/2019
CAI LECCO 1874
68
I SIGNORI DELLA PALA
28
48 36
WALTER, RICCARDO PEPPO ROMANO E IO
UN MONDO DI EMOZIONI
32 54
ROLLING ON THE RIVER
MANASLU PROJECT
NATALE IN PATAGONIA
IN QUESTO NUMERO
4 6 12 18 28 32 36 48 54 60 65 66 68 70 74 76 77 78
79 84
EDITORIALE
AVER FIDUCIA
Il gruppo CAI Juniores, un passo verso il futuro (sostenibile) di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco
SENTIERI E PAROLE
SULLE STRADE DI CASA
Il lavoro del CAI Lecco sui sentieri del nostro Comune
di Sergio Poli
C’ERA UNA VOLTA SANTA FOSCA
N° 1/2019
Un bel capitolo nella storia dell’Alpinismo Giovanile
di Annibale Rota
SULLA OVEST DELL’JIRISHANCA
Cinquant’anni fa la spedizione sulle Ande guidata da Riccardo Cassin di Marta Cassin
ALPINISMO e ARRAMPICATA NATALE IN PATAGONIA
La scalata al Cerro Mangiafuoco nell’estremo sud del Cile
MANASLU PROJECT
di Paolo Marazzi
“La meraviglia è la sorgente del nostro desiderio di conoscere” ddi Fabrizio Silvetti
ALPINISMO GIOVANILE
UN MONDO DI EMOZIONI
Riflessioni sull’Alpinismo giovanile
di Alessia Losa
L’INTERVISTA
WALTER, RICCARDO, PEPPO, ROMANO E IO ...
Tino Albani, accademico e istruttore, racconta i suoi 70 anni di grande alpinismo di Angelo Faccinetto
ESCURSIONISMO
ROLLING ON THE RIVER
In bicicletta lungo il Nilo dalla foce alla sorgente
CAMMINARE IN COMPAGNIA
Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano
di Luca Pedeferri
Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 17/04/2019
Il programma delle gite sociali 2019. Il gruppo non è solo compagnia di Domenico Pullano, Giuliano Mantovani, Beppe Ferrario
SULLA VIA DI FRANCESCO
Duecento km e 5mila metri di dislivello positivo da La Verna ad Assisi di Claudio Santoro
SCI ALPINISMO
E SONO 51
Il corso base di sci alpinismo 2019
I SIGNORI DELLA PALA
di Emiliano Alquà
Profili nascosti di giovani scialpinisti di Marco Alfano, Mara Bottega, Silvia Sesana
LA BELLE ETOILE
Gara di sci alpinismo a coppie sulle Alpi franscesi di Stefania Valsecchi (Steppo)
GEO
DA SORAGA A PIEDI O CON GLI SCI
La settimana bianca del Geo in Val di Fassa
di Enzo De Vecchi
APPUNTAMENTI
MONTI SORGENTI NOVE
A maggio al via la nona edizione della rassegna di montagna di Sara Sottocornola
NEL SEGNO DELLA MONTAGNA
In una mostra fotografica chiavi di interpretazione del paesaggio alpino di Adriana Baruffini
I 100 + 10 ANNI DI RICCARDO
La Fondazione Cassin ricorda il grande scalatore nel decennale della scomparsa
RECENSIONI VITA DI SEZIONE
In copertina: Riccardo Cassin e Sandro Liati sulla vetta dell’Jirishanca durante la spedizione “Città di Lecco” di cui quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario. Foto Archivio Fondazione Cassin. Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.
di Marta Cassin ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.
AVER FIDUCIA
Il gruppo CAI Juniores, un passo verso il futuro (sostenibile) di Alberto Pirovano*
Q
uando mio figlio quasi quin-
days for future” ed ho scoperto dei
Settanta del secolo scorso, un’asso-
dicenne mi ha detto di voler
ragazzi informati, tutt’altro che su-
ciazione ambientalista, ed in partico-
scioperare per “i cambia-
perficiali, ma anzi consapevoli, ahimè,
lare il CAI Lecco rappresenta la più
menti climatici”, mi sono detto: “Ecco
anche di quanto non stiamo lasciando
affollata associazione ambientalista
che ci risiamo”; ritornano le scuse per
loro in termini di ambiente in cui vive-
della provincia (quanti sanno che in
bigiare, esattamente come facevamo
re, di ghiacciai da esplorare, di acqua
virtù di questi numeri il CAI Lecco
noi alla fine degli anni ottanta (anche
da bere…
indica il rappresentante delle asso-
se a dire il vero noi del Badoni ci ri-
ciazioni ambientaliste nei comitati di
promettevamo di scioperare, salvo poi
Qualcuno si chiederà cosa c’entri
gestione della caccia e nelle consul-
entrare a testa bassa al primo richia-
questo con il CAI, e nello specifico
te della pesca?). Certo quello del CAI
mo del preside, ing. Cusolito). Ogni
con il CAI Lecco.
è un ambientalismo “moderato”, teso
generazione pare debba avere il suo
a raggiungere i risultati con l’infor-
momento di ribellione. Ho cercato di
Innanzitutto, vale la pena ricorda-
mazione e la mediazione piuttosto
ascoltare le motivazioni di questi “Fri-
re che il CAI è anche, fin dagli anni
che con l’arroccamento su posizioni
Serata di proiezioni organizzata in sede CAI dal gruppo juniores per amici di tutte le età. Foto di Marco Giudici
estremiste, magari anche parzialmente
di iniziative calate dall’alto. E allora fa
per per realizzare un’iniziativa di Monti
condivisibili, ma certamente incapaci
un piacere enorme vedere i ragazzi
Sorgenti o protagonisti di una serata
di raccogliere quel consenso sociale
impegnarsi per inseguire i propri sogni,
di proiezioni offerta ad amici di tutte
necessario a trasformare un sogno in
anche laddove si dovessero trasfor-
le età.
un obiettivo raggiungibile. Un metodo,
mare in utopie. E allora fa un piacere
quello preferito dalla nostra associa-
enorme vedere questi ragazzi costi-
E allora a questi ragazzi non possia-
zione, basato sul trasferimento di va-
tuirsi nella nostra sezione in un grup-
mo che inviare un ringraziamento per
lori attraverso l’educazione al vivere
po CAI Juniores e proporre, loro, un
l’impegno ed un augurio di successo,
correttamente all’aperto coinvolgendo
progetto fatto di pulizia di sentieri ed
accompagnato dall’impegno dei soci
i più piccoli.
aree abbandonate. Un progetto fatto di
più “adulti” a fornire il supporto ed i
approfondimenti, e, meno male, anche
consigli eventualmente richiesti.
Proprio nell’età della gioventù, quel-
di serate in compagnia all’aria aperta.
la che dai teenagers si spinge fino al periodo universitario, il CAI ha avuto
Fa altrettanto piacere incontra-
negli ultimi anni un calo di soci. Forse
re questi ragazzi nella sede del CAI
per la proposta vista come datata, for-
e vederli impegnati in attività che ri-
se perché ogni generazione necessita
guardano l’organizzazione dei corsi di
più di spazi in cui esprimersi che non
alpinismo giovanile, nel dare una mano
* Presidente CAI Lecco
di Sergio Poli*
N
el mezzo del cammin di nostro impegno… Scomodiamo Dante per dare conto di
quanto è stato già fatto e, ahimè, di quanto ancora resta da fare, per la realizzazione della “nuova” rete sentieristica comunale da parte della nostra sezione. Siamo oltre tremila soci, quindi ci è sembrato giusto, come Commissione sentieri, utilizzare il Notiziario per informare tutti sullo stato d’avanzamento dei lavori. La premessa: nel 2017 il Comune di Lecco ha incaricato la nostra gloriosa
Rilievo al monte Melma
SULLE STRADE DI CASA
sezione di “mettere a posto” l’intera
ce direzionali e paline sull’intera rete
pochi”. Impossibile pensare di riuscire
rete sentieristica comunale – vedre-
sentieristica;
a farcela in cinque volontari; indispen-
mo più avanti di cosa si tratta ve-
sabile, e anzi doveroso, chiedere aiuto
ramente … - secondo i dettami della
4. la fondamentale fase della ma-
alle molte Associazioni che per fortu-
nuova Legge Regionale, al secolo la
nutenzione dei sentieri, individuando
na già operano sui sentieri del nostro
L.R. n. 5 del 27 febbraio 2017 “Rete
quindi chi se ne può occupare negli
territorio. Così, come effetto collate-
Escursionistica della Lombardia“ (REL).
anni a venire.
rale dell’incarico del Comune, è nato il
L’incarico dura tre anni, nel senso che il lavoro andrebbe completato entro la
Tavolo Tecnico delle Associazioni, che Insomma,
un
bell’impegno
per
fine del 2019. Vediamo quindi a che
le esigue forze in campo. Andan-
punto siamo e cosa ci rimane ancora
do avanti nel lavoro avremmo capi-
da fare.
to quanto fosse vera la famosa frase “La messe è molta, ma gli operai sono
La quattro fasi del lavoro In estrema sintesi, il lavoro prevede quattro fasi: 1. Il rilievo con strumento GPS del tracciato di tutti i nostri sentieri, con la massima precisione possibile (sotto i 10 metri di errore) e di tutti i parametri obbligatori previsti dalla legge: la difficoltà (sentiero escursionistico E, per Escursionisti Esperti EE, etc.), il tipo di fondo, la presenza di punti d’acqua, di segnaletica, di danni da sistemare… 2. La restituzione dei dati rilevati in campagna su un supporto informatico, per avere una “mappa generale” del Comune, da fornire alla Regione come tassello della REL – cosa prevista dalla legge; la mappa sarà resa consultabile a tutti, e potrà essere utilizzata come base per stampare – finalmente! - una cartina escursionistica completa del nostro territorio; 3. la segnaletica:
progettazio-
ne, secondo la tipologia approvata in Lombardia – cioè secondo il “modello CAI” - realizzazione e posa di frec-
Sentieri e Parole
Corso di formazione per il rilievo
riunisce appunto molti uomini di buona volontà della nostra città. Il rilievo Gran parte del 2018 è stata dedi-
cata al rilievo della rete, che alla fine
Comune, sempre accompagnati da un
re le molte lacune rimaste, arrivando
si è rivelata un vero e proprio de-
“esperto locale” – 10 persone in tutto,
a completare il rilievo e a realizzare
dalo: una sessantina di “sentieri”, per
messe a disposizione dalle Associa-
la famosa “mappa”, già consegnata al
uno sviluppo finale di 161 chilometri,
zioni, che conoscevano bene il terri-
Comune a fine anno.
ma con un numero impressionante
torio.
La restituzione, cioè il riversare i dati
di varianti, raccordi, scorciatoie, tanto
Si è lavorato sui quattro settori dei
sul computer, ripulire le tracce dagli
che effettivamente sono stati rilevati
nostri monti: San Martino, Melma,
errori, rendere coerenti i rilievi con
ben 237 km! Per portare a termine il
Resegone-Pizzo d’Erna e Magnode-
quanto già esisteva, e tutte queste
lavoro sono state necessarie oltre 50
no, cominciando le uscite dai setto-
diavolerie informatiche non sono cose
giornate da parte di cinque “rilevato-
ri più bassi e solivi – il San Martino
che tutti i volontari sono in grado di
ri” (quelli con in mano lo strumento),
a fine inverno - per finire in estate
fare. Per fortuna questo lavoro, oscu-
che si sono dati il cambio per poter
sul Resegone. In realtà si è proceduto
ro ma indispensabile, è stato fatto da
mappare tutti i sentieri esistenti nel
anche ben oltre l’autunno, per colma-
professionisti che ci hanno permesso di avere un prodotto finale pratica-
Costa Adorna
mente perfetto. L’intero rilievo è stato poi fornito a Regione Lombardia, secondo quanto previsto dalla Legge. La segnaletica Ciliegina sulla torta, nel corso del rilievo sono stati individuati anche tutti i punti dove posare la nuova segnaletica: una bazzecola di circa 800 frecce da progettare, far realizzare e posare nel corso del 2019. E questo è il punto dove siamo arrivati adesso: stiamo preparando i testi delle frecce secondo il nuovo modello CAI “a sei righe”, che fornisce molte informazioni sul sentiero che si sta percorrendo – oltre ai tempi di percorrenza, anche i rifugi, i mezzi di trasporto, le sorgenti etc.- ma che appunto per questo è più complesso da progettare rispetto alle vecchie frecce “a tre righe”. La previsione è quella di riuscire a predisporre tutte le frecce, e a farle realizzare a una ditta già individuata, prima che si concluda la “stagione escursionistica” 2019. Speriamo davvero di farcela, anche perché di mez-
Sentieri e Parole
zo c’è un piccolo particolare: la col-
La manutenzione
nel migliore dei casi, o a farsi del male
locazione delle centinaia di paline sul
La collocazione delle paline si lega
terreno. Infatti, finora il lavoro è stato
in maniera forte all’ultima fase del
Si è detto già dell’attività del tavolo
portato avanti da un numero relativa-
“progetto Lecco”: quella della manu-
tecnico, che ha portato molte asso-
mente ristretto di persone, che sono
tenzione. Il ragionamento è sempli-
ciazioni a collaborare fra loro e con
riuscite con buona volontà a rispetta-
ce: è inutile andare a mappare tutti i
il CAI per completare il rilievo; tutta-
re i tempi della convenzione stipulata
sentieri del Comune, dando loro anche
via, non è stato ancora sciolto il nodo
con il Comune. D’ora in avanti invece
una nuova numerazione “provinciale”
di chi si dovrà/potrà occupare della
la sola buona volontà non basterà più:
e collocando la segnaletica più bella,
manutenzione dei tracciati individuati.
ci sarà bisogno di braccia.
se poi i tracciati non vengono tenuti
Finora si è sempre lavorato in modo
in condizioni percorribili (e sicure). Si
spontaneo: oggi come oggi alcune
rischia di mandare la gente a perdersi
associazioni si occupano di “tenere
Costa Adorna
nel peggiore.
Rilievo al Melma
puliti” determinati sentieri – dicia-
locare le famose paline della segna-
Grazie ad Andrea Spreafico, Luca
mo una ventina - mentre tutti gli al-
letica, allora si potrebbe ricorrere ad
Pirola ed Alessandro Perego per il
tri sono sostanzialmente lasciati a se
altro personale, sempre proveniente
supporto nella stesura finale del testo.
stessi, o godono di sporadici interventi
dal territorio. Nel prossimo numero
per occasioni particolari – ad esempio
del Notiziario speriamo di poter dare
prima di una gara, di una fiaccolata o
conto dell’ultimazione positiva del
per qualche finanziamento singolo.
progetto.
Questa lacuna non è ancora stata colmata, anche se si sta lavorando
Il lavoro è ben avviato e i primi frutti
per cercare di “chiudere il cerchio”: se
sono già disponibili: speriamo davvero
proprio non si riesce a coprire l’intera
di riuscire a farli maturare tutti.
rete con i volontari, anche per colCorso di formazione per il rilievo
L’articolo è aggiornato al mese di febbario 2019 Foto di Sergio Poli *Commissione
Sentieri
CAI
Lecco
C’ERA UNA VOLTA SANTA FOSCA di Annibale Rota detto che molti dei trenta del primo
e il pulmino dei Frati Cappuccini,
anno saranno sempre presenti in tutti
guidato da Padre Antonio e ca-
gli anni successivi, più di venti, di que-
rico di ragazzi, lasciavano Lecco di
sta singolare “avventura”.
buon mattino diretti alla casa estiva
La sistemazione era da rifugio alpi-
dei Salesiani di Santa Fosca di Cadore,
no: un camerone con trenta letti, do-
amena località in Val Fiorentina, a 1425
tati di un comodino in ferro e di un
metri di altezza, ai piedi del Pelmo e
attaccapanni, su cui accatastare tutto
della Civetta e in posizione strategica
il vestiario. Era però una sistemazione
per gite e ascensioni su molte cime
che favoriva tanta amicizia e alimen-
dolomitiche.
tava l’allegria, coinvolgendo grandi e
La comitiva di 30 persone com-
ragazzi.
prendeva diversi accompagnatori di
Subito quel primo anno venne de-
Alpinismo Giovanile con la presiden-
cisa la suddivisione della settimana,
te del gruppo, Maria Teresa Navotti,
che sarà poi mantenuta sempre in
e purtroppo sarà la sua unica volta, il
seguito, salvo variazioni imposte dal
Ragno e guida Giovanni Ratti, la cui
cattivo tempo.
presenza dava sicurezza sulle “ferra-
Questo il programma: tre giorni
te”, i due vicepresidenti del CAI Lec-
con escursioni per tutti; due giorni
co, e 16 ragazzi dai 7 ai 15 anni. E va
con uscite in due gruppi separati, con
1992 - Salendo al Monte Crot al cospetto della Civetta
I
l 25 luglio 1981 quattro macchine
1981 - Sulla cengia della Ferrata delle Trincee
“ferrate” o ascensioni impegnative per
la Santa Messa celebrata da Padre
i più preparati, e un giorno di riposo,
Antonio nella suggestiva grotta
quasi sempre utilizzato da alcuni per
della Vergine delle Dolomiti, scavata
una terza “ferrata” o per una cima im-
nella roccia.
pegnativa.. Per le gite per tutti non c’era che
Ferrate
l’imbarazzo della scelta e sono di quel
E veniamo alle “ferrate”. Franca-
primo anno la salita al Rifugio Palmieri
mente serpeggiava un po’ di timore
alla Croda da Lago, la traversata dal
reverenziale verso le ferrate dolomiti-
Rifugio Coldai al Rifugio Vazzoler, lun-
che, che si pensava fossero più difficili
go la base dell’imponente parete Nord
delle nostre. Così si scelse come prima
della Civetta, e la salita in funivia alla
la “Strobel” alla Punta Fiames del Po-
Punta Rocca della Marmolada, con una
magagnon, classificata di media diffi-
passeggiatina sulle nevi della cima e
coltà dai testi specializzati. Bastò poco però per rendersi conto che la nostra
Sentieri e Parole
ferrata del Medale era decisamente più difficile e per indirizzarci in seguito su percorsi più impegnativi.
In alto: 1997 - Da sinistra Peppino Ciresa, Lino Lacedelli, Beniamino (Mescolin) Franceschi; in piedi l’on. Lamberto Riva.
Il giorno di riposo, in sette, fra cui i due ragazzi più grandi, puntammo alla ferrata delle Trincee sulla Mesula e la Mesulina, due punte di fronte alla Marmolada. Ritenuta molto difficile e con un’ora di dura salita per arrivare all’attacco (allora non c’era ancora la funivia di Porta Vescovo a portare gli alpinisti in quota), la ferrata, tecnicamente molto bella, era praticamen-
1999 - Un osservatorio di guerra scavato in una guglia del Costabella
te ripetuta negli anni successivi.
Sotto: 1983 - Sosta dopo la Ferrata Tomaselli
ragazzi, guidati dai due Ragni abbiamo
Una settimana, grazie anche al
raggiunto la vetta della Civetta, 3.218
tempo sempre splendido, più che
metri, per la “Ferrata degli Alleghesi”,
positiva e pubblicizzata alla grande
che supera un dislivello di mille me-
da tutti i partecipanti, così che l’anno
tri con un aereo percorso che alterna
successivo, sempre alla fine di luglio
tratti attrezzati a tratti in libera.
e ottenuti due cameroni, eravamo
L’anno successivo, e siamo nel 1983,
in 61 con 32 ragazzi: dei 30 dell’an-
per poter disporre di un maggior nu-
te deserta e Padre Antonio decise di
no precedente mancava Maria Teresa,
mero di posti, e soddisfare quasi tutte
celebrare la Messa sul punto più alto.
deceduta alla vigilia della partenza per
le richieste, la settimana venne spo-
Sopraggiunsero solo due altri alpinisti,
Santa Fosca.
stata nella seconda metà di agosto.
che si fermarono con noi a seguire la
Tra i nuovi anche il Ragno Giusep-
77 i partecipanti con 39 tra ragazzi
Messa sulla stretta cengia affacciata
pe (Pepetto) Spreafico. Una settimana
e giovani. Tra i nuovi, il Ragno Lorenzo
sul vuoto.
sulla falsariga della precedente, con un
Battiston, che sarà poi una presenza
Di seguito si scelse la ferrata di Pun-
paio di giorni di brutto tempo, ma co-
ta Anna nelle Tofane, una delle più bel-
munque con cinque uscite e l’ultimo
le, aeree e difficili: salita decisamente
giorno, con previsioni meteo favore-
entusiasmante, tanto che sarà più vol-
voli, il colpo grosso: in 17, tra cui tre
Sentieri e Parole
fissa e, con Giovanni Ratti, un importante riferimento per l’attività alpinistica. Tra i presenti anche il presidente del CAI Lecco: infatti a marzo il sottoscritto era stato designato alla guida della sezione. E il presidente del CAI Lecco, per sei anni il sottoscritto e poi Peppino Ciresa, sarà sempre a Santa Fosca. Tra le cose da segnalare la discesa al Cimitero di Predazzo per celebrare una Messa sulla tomba di Benvenuto Laritti, travolto da una frana il 21 luglio mentre stava arrampicando sulla Cima dei Bureloni nelle Pale di San Martino. Poi, per tutti, la salita ai 3.152 metri del Piz Boè e la discesa lungo la galleria di guerra del Lagazuoi, e per i più preparati due nuove ferrate: l’interminabile Lipella, con la galleria del Castelletto, alla Tofana di Roces e la Tomaselli, con le sue due ferrate, una per la salita e una per la discesa, alla Cima Fanis Sud. La foto che presento, scattata dopo questa ferrata e dove è presente un giovanissimo Lorenzo Mazzoleni, suscita in me una nota di tristezza: mi capita spesso di scorrere le fotografie di Santa Fosca, ora memorizzate nel computer, e purtroppo osservo che sono molti gli zmici già “andati avanti”. Evito di dilungarmi con cronache annuali dettagliate, in quanto fino al 1994 le settimane hanno avuto un andamento abbastanza simile. Una novantina, e anche più, i presenti, con però ad aumentare erano soprattutto i “grandi”, anche perché diversi giovani, che continuavano a venire, col passare degli anni diventavano… grandi. Naturalmente molte nuove gite per
Sentieri e Parole
In alto: 1984 - Giovanni Ratti con due ragazzi all’uscita della Ferrata del Col Rosà. Sotto: 1986 - Renzo Battiston alla testa dei giovani verso il Corno Nero
tutti e molte nuove ferrate, oltre alle
iazza, definita dalle guide specializzate
ripetizioni delle più belle. Tra le nuo-
la “ferrata del superlativo”, percorsa
ve ricordo solo: la Punta Penia della
per la prima volta dal Giovanni Ratti e
Marmolada per la Cresta Ovest; l’im-
dal sottoscritto nel giorno del rientro a
pegnativa e a tratti molto dura ferrata
Lecco, posticipato alle ore serali.
delle Mesules nel Gruppo del Sella; la
Inoltre una decina di altre ferrate
Piazzetta al Piz Boè, considerata tec-
meno famose e meno difficili, dove
nicamente la più difficile delle Dolo-
sono stati accompagnati molti ragaz-
miti, anche perché il tratto finale non
zi, insegnando loro a percorrerle in
attrezzato presenta passaggi di 2° e
sicurezza. Vengono poi salite, oltre a
3° grado; la vertiginosa Stella Alpi-
quelle già citate, altre cime importanti:
na all’Agner con successiva salita alla
il Pelmo, il Cristallo, l’Antelao e le tre
vetta; la grandiosa Brigata Alpina Ca-
Tofane.
dore alla Punta Serauta della Marmo-
Nel ’95 niente Santa Fosca, essen-
lada e la “mitica” Costantini alla Mo-
do la casa in ristrutturazione e quindi
di realizzare un ambulatorio a lui dedicato ad Askole in Pakistan. L’incontro con gli Scoiattoli, e a volte anche con i Catores della Val Gardena. proseguirà anche negli anni successivi. Gli ultimi anni novanta videro il progressivo ridursi delle presenze di accompagnatori e di ragazzi legati ai corsi di Alpinismo Giovanile e quindi, anche se i partecipanti erano sempre più di 90, la settimana vedeva ridursi la sua valenza di attività dell’Alpinismo Giovanile, tanto che nel 2003 i vertici del gruppo vararono il “trekking”, che praticamente sostituiva come attività estiva la settimana di Santa Fosca, che però continuò ancora per qualche anno. Termino con alcuni ricordi praticamente comuni a tutte le settimane. I molti luoghi e i significativi reperti legati alla Grande Guerra e puntualmente illustrati da Ambrogio Bonfanti, profondo conoscitore di tutte le vicende di quella guerra. Le esibizioni canore serali sul terrazzo del bar Pelmo, con le ugole riscaldate da qualche grappino e con spesso un pubblico di passanti, che si In alto: 1987 - In vetta al Pelmo Sotto: 1982 - Il gruppo dei ragazzi al rifugio Scoiattoli alle Cinque Torri
inagibile. La settimana viene spostata
del K2, era tragicamente caduto du-
a Bagni Froy in Val di Funes: meglio
rante la discesa. Si decise di ricordarlo
dimenticarla.
a Santa Fosca e si divulgò la notizia. E alla cerimonia erano presenti, oltre
Cameroni addio
ad alcuni Ragni con il presidente Pi-
L’anno successivo si ritorna a Santa
nuccio Castelnuovo, undici Scoiattoli
Fosca, trasformata quasi in albergo di
di Cortina con Lino Lacedelli, il pri-
lusso: spariti i cameroni sostituiti da
mo salitore con Achille Compagnoni
tante camerette dotate di servizi. De-
del K2, tre rappresentanti del Gruppo
cisamente più confortevoli, ma meno
Ragni di Pieve di Cadore ed alcuni
aggreganti dei vecchi cameroni, dove
lecchesi presenti a Cortina, tra i qua-
l’allegria regnava sovrana.
li l’on. Lamberto Riva. Dopo la Messa
Pochi giorni prima della partenza, il
Castelnuovo e Ciresa hanno ricordato
29 luglio, la notizia che Lorenzo Maz-
l’amico che resterà per sempre tra le
zoleni, dopo aver raggiunto la vetta
nevi del K2 e comunicata la decisione
fermavano ad ascoltare ammirati. Le combattute sfide calcistiche tra giovani e sposati con arbitraggi sempre contestati dai perdenti. La festa dell’ultima sera con frizzi, lazzi e battute spesso al cianuro dei fratelli Abate e del Ciano. Ma soprattutto l’amicizia e la reciproca disponibilità fra tutti i partecipanti, che ancora oggi ricordano con un po’ di nostalgia quelle settimane.
Sentieri e Parole
SULLA OVEST DELL’JIRISHANCA di Marta Cassin Il 6 luglio del 1969 Riccardo Cassin
numerosi amici.
riali e viveri che, suddivisi in 50 colli,
capo spedizione, Sandro Liati medi-
Mi rivolgo all’accademico Giusep-
co, Gigi Alippi, Natale Airoldi, Casimiro
pe Dionisi di Torino che, avendo già
Ferrari, Giuseppe Lanfranconi, Mimmo
effettuato spedizioni nella Cordillera
Con i miei compagni prendo il volo
Lanzetta, Annibale Zucchi conquistano
Peruviana, è un esperto conoscito-
da Linate il giorno 6 giugno su un ae-
tutti la vetta dell’Jirishanca. Li ricordia-
re delle Ande. Egli conferma in fondo
reo delle linee peruviane. Dopo una
mo per il 50° anniversario di questa
quello che avevo previsto e cioè che
brevissima sosta a Parigi per cambio
prima ascensione assoluta riviven-
ormai non esistono più in quella zona
dell’aereo, saliamo su un possen-
do, sulle immagini scattate durante la
montagne importanti da conquista-
te quadrigetto e, con un veloce volo
spedizione, le loro emozioni raccon-
re: si deve quindi puntare su qualche
notturno sull’ Atlantico, all’alba siamo a
tate dalle parole scritte da Riccardo
versante inesplorato e difficile di cime
Rio De Janeiro.
nei suoi diari.
già vinte per ottenere un risultato
Dato che la partenza per Lima av-
all’altezza del prestigio dell’alpinismo
verrà solo alla sera, ne approfittiamo
lecchese.
per visitare la metropoli brasiliana, im-
Il diario
partono da Genova via nave il giorno 15 maggio.
Nel 1969 ho l’occasione di recarmi
Decidiamo cosi per la parete Est
pressionante anche per il tumultuoso
nelle Ande, montagne a me ancora
del Nevado Yerupayà, di 6634 me-
indescrivibile traffico automobilistico:
sconosciute, e realizzo finalmente un
tri, la vetta più alta della Cordillera
tocchiamo i punti più caratteristici e
desiderio che da tempo accarezzo.
Huayhuash: «un problema affasci-
belli, fra i quali la spiaggia e il magni-
Con vivo entusiasmo mi dedico alla
nante e difficilissimo», come afferma
fico mare. La sera partiamo per Lima.
preparazione di tutto quanto concer-
lo stesso Dionisi, che ebbe modo di
ne una spedizione alpinistica.
esaminarla da vicino senza poterla at-
Andinista
Nonostante lo sviluppo sempre più
taccare per il maltempo. E’ una parete
Cesar Morales Arnao, «Professor
vasto di queste imprese, sono molte-
di ghiaccio di oltre 1200 metri, posta
de Andinismo», al quale avevo scritto
plici i problemi da risolvere. Anzitut-
sopra una grossa seraccata.
annunciandogli il nostro programma,
to la scelta di una montagna e di un
L’organico della spedizione, che vie-
mi informa che una spedizione au-
itinerario che meritino effettivamente
ne chiamata «Città di Lecco», è for-
striaca, non avendo ottenuto il per-
l’impegno assunto, poi quella dei par-
mato da otto alpinisti, in buona parte
messo di recarsi pare in Himalaya, è
tecipanti che debbono rispondere a
reduci da altre importanti spedizioni
giunta improvvisamente in Perù e si
tutti i requisiti necessari, poi ancora
extraeuropee: saranno con me Gigi
è diretta alla Est del Nevado Yerupa-
lo studio e la raccolta dei materia-
Alippi, Natale Airoldi, Casimiro Ferrari,
ya, proprio l’obiettivo scelto da noi.
li da selezionare ed infine, non ultimo
Giuseppe Lafranconi, Mimmo Lanzetta,
D’altra parte non possiamo nemmeno
problema, quello dei mezzi finanziari
Annibale Zucchi e, come medico, San-
optare per la parete Nord-Est, perche
occorrenti.
dro Liati.
già scalata dagli americani l’anno pre-
Tutte queste difficoltà vengono su-
Per tre mesi sono occupato a met-
perate nel migliore dei modi e con
tere a punto i particolari relativi all’im-
l’attiva e preziosa collaborazione di
presa: viene concordata la data di
E’ un brutto momento, ma subito,
partenza, si trovano aiuti e finanzia-
come è nel mio carattere, reagisco e
menti che alleggeriscono almeno in
all’iniziale sconforto sostituisco la ri-
parte l’onere economico, si organiz-
cerca immediata di un altro obiettivo
zano e imballano 18 quintali di mate-
altrettanto prestigioso: mi consulto col
Sentieri e Parole
cedente, come avevo appreso da una rivista francese.
professor Morales e decido con i miei compagni per la Ovest dell’Jirishanca di m. 6126, una delle montagne più belle della Cordillera Huayhuash, ribattezzata il «Cervino delle Ande». E’ una piramide slanciatissima che spicca per l’imponenza e maestosità da qualsiasi parte la si guardi. Alla storia di questa montagna è legato il nome del compianto amico e grande alpinista Toni Egger che, dopo giorni di lotta, raggiunse la vetta nel 1957 con la vittoriosa scalata della parete Est. Ma nessuno ha mai tentato la parete Ovest, nostra meta, tanto che viene ormai reputata inaccessibile e inviolabile. Per avvicinarci all’attacco di questa parete, che è tutta un impressionante lungo scivolo di ghiaccio luccicante, dovremo superare una zona non ancora cartografata, un ghiacciaio la cui superficie non è mai stata calpestata da piede umano: anche la spedizione Klier nel 1954 l’aveva considerato inaccessibile. Finalmente il giorno 12 entriamo in possesso del tanto atteso materiale che Celso Salvetti ci fa trasportare sino a Chiquian con un suo autocarro, egli stesso viene ad accompagnarci, mettendoci a disposizione la sua grossa vettura.
Campo di attacco
Partiamo la sera stessa e viaggiamo tutta la notte percorrendo più di
scambiamo i fucili di Celso e Lanzetta
500 chilometri della Carrera Pan-
e abbattiamo alcuni capi che gustere-
Americana, una strada piena di buche
mo poi a Chiquian.
prima della Cordillera. Faccio conoscenza con Aldoves, capo-carovana e buon conoscitore
in terra battuta, che si solleva e va
Dopo aver attraversato tutta la pia-
della zona, e con i quattro portatori
dappertutto. Poiché non ci stiamo tutti
na, ecco il maestoso Yerupayà con alla
procurati dal dottor Morales: mi sem-
nella cabina dell’autocarro e della jeep,
sua sinistra il Nevado Jirishanca. Dopo
brano bravi ragazzi e hanno il compi-
noleggiamo anche una macchina.
circa una trentina di chilometri, sem-
to di aiutarci a portare i grossi carichi
pre in discesa, entriamo in Chiquian a
fino all’attacco.
Il mattino seguente arriviamo al passo Conococia a quota 4200, dove
quota 3553.
ha inizio un’immensa pianura con laghi
Contrariamente a quanto imma-
e paludi. Ci fermiamo ed attendiamo
ginavo, è un grosso paese di circa
il passaggio delle oche canadesi; ci
18mila abitanti ed è l’ultimo centro
Sentieri e Parole
Burritos La partenza avviene al mattino del giorno 15: per il trasporto del materiale fino al campo base utilizziamo quaranta burros, gli asinelli locali. Noi montiamo cavalli da sella. Il percorso è regolare e si snoda attraverso una valle, dapprima molto stretta, su di un impervio sentiero scavato nella roccia. Dopo una ventina di chilometri, ci accampiamo perché ormai è sera e, contrariamente a quanto si afferma che nelle Ande si è sempre all’asciutto, piove a dirotto. Il programma è di raggiungere il campo base con due sole tappe, ma al mattino perdiamo alquanto tempo a racimolare tutti i piccoli somarelli e partiamo abbastanza tardi. Dopo circa due ore ci troviamo in una grande pianura semi paludosa attraversata da numerosi torrentelli e popolata da molti uccelli acquatici. Saliamo poi un ripido pendio, ma gli uomini vogliono fermarsi perché le bestie sono stanche: il loro capo insiste per continuare ma, viste le condizioni degli animali, reputo impossibile raggiungere il passo e scendere dall’altra parte, anche perché è già tardi. Qui le ore della notte equivalgono a quelle del giorno. Noi pure siamo un poco spossati e risentiamo delle fatiche e dell’altitudine. Decido perciò di fermarci e attendarci su un piccolo ripiano. Il giorno dopo riprendiamo la marcia, dopo la solita laboriosa ricerca degli arri eros per recuperare i burros, che durante la notte si sono disseminati fra le rampe della montagna. Io e Casimiro procediamo a piedi e rag-
Sentieri e Parole
Sul ghiacciaio
giungiamo per primi il passo a quota
ce vetta quasi ad accrescere l’ardita
4700, dove ci si presenta lo scenario
grandiosità; la cima El Toro, dove le
imponente e suggestivo del grup-
rocce non coperte dal ghiaccio hanno
po dell’Huayhuash, splendente al sole.
un pallido color rosa che mi ricorda il
Dopo una lunga discesa, raggiungiamo
paesaggio dolomitico e infine lo Ye-
una magnifica pianura e in prossimità
rupayà dalla possente mole dominan-
di due laghi, in un posto idilliaco e ri-
te. Ognuna di queste montagne ha
parato, decidiamo di piazzare il nostro
una sua particolare fisionomia. Respiro
campo base. Lanzetta prende la canna
a pieni polmoni l’aria frizzante, tersa e
da pesca e procura la cena per tutti
rarefatta dei 4000 metri delle Ande.
noi con numerose e saporite trote. I miei occhi si perdono nella visione
Il “rognone”
immensa di queste cime: da sinistra
Sono 12 giorni che abbiamo lascia-
il Rondoy massiccio e imponente; poi
to l’Italia: non c’è tempo da perdere e
l’Jirishanca che mostra la sua dupli-
decido di partire il mattino successivo
hanno lasciato tutto quanto avevano portato con loro. Natale poi fa ritorno al campo-base. Il 21 mattino ci muoviamo in marcia di avvicinamento per portarci al campo d’attacco, ma, per arrivarvi, dobbiamo superare il colle EI Toro di 5300 metri, ritenuto inaccessibile. Il dottor Morales Arnao mi aveva detto che nel 1957 un aereo, con ventisette passeggeri a bordo, era andato a infilarsi in un fianco del colle, tra l’Jirishanca e la cima El Toro, e che la squadra di soccorso, dopo quattro giorni di vani tentativi, aveva dovuto desistere, non avendo trovato alcun passaggio per raggiungere il posto del disastro. Gigi e Casimiro decidono di esplorare il «rognone» roccioso che sulla sinistra divide i due ghiacciai, quello di El Toro da quello dell’Jirishanca, per vedere se il passaggio è più breve. Liati si ferma al campo per provare la radio. Io e Morales andiamo più tardi verso il colle sulle tracce dei due, ma, arrivati al punto dove loro hanno piegato a sinistra sotto la seraccata credendo di trovare un passaggio, io decido di andare sino alla base del Piccolo Yerupay,
In alto: Pesca fortunata. Sotto: campo di attacco.
con Alippi ed i quattro portatori ver-
legamenti con Chiquian.
so la nostra montagna. Camminiamo
Nei giorni successivi, a turno, an-
per 4 ore sul terreno ripidissimo e
diamo al campo intermedio per por-
faticoso, finché trovo il posto adat-
tarvi viveri e materiali. Il 19 è la volta
to per piazzare il campo intermedio,
di Casimiro, Natale, Giuseppe e Anni-
che dovrà servire da deposito e ap-
bale, che trasportano ancora materia-
poggio. Dopo aver piazzato una ten-
le e un’altra tenda Pamir: i primi due
da, lasciamo tutto il materiale e viveri
si fermano su, mentre Lanfranconi e
che abbiamo con noi e rientriamo al
Zucchi ridiscendono. Il mattino se-
campo base, dove sistemo i conti con
guente parto con Gigi e i 4 portato-
Aldoves per il trasporto e liquido gli
ri: ci fermiamo al campo intermedio
arri eros con i cavalli e somarelli. Ora
con Morales. Quando i portatori sono
siamo soli, con i 4 portatori e Arzales
già scesi, Casimiro e Natale rientrano
che è anche il capo degli arri eros e
dalla ricognizione fatta sul ghiacciaio
avrà inoltre il compito di tenere i col-
per raggiungere il colle El Toro, dove
perché intuisco un passaggio migliore. Quando però arriviamo all’altezza del posto dove Casimiro e Airoldi hanno lasciato il materiale, constato che dal punto dove siamo noi non lo si potrebbe più recuperare. Ci divide un estesissimo pendio di ghiaccio, tagliato da un numero infinito di crepacci che corrono in ogni direzione, impossibile da superare. Pur essendo stato in Karakorum e in Alaska, ne rimango impressionato: mi sembra di muover-
Sentieri e Parole
mi in un fiabesco agghiacciante regno
biamo con noi e rientriamo alquan-
non stanno bene: l’alta quota troppo in
nevoso, pieno di insidie e trabocchetti.
to stanchi al campo intermedio, dove
fretta raggiunta provoca un po’ a tutti
A metà di un lunghissimo crepaccio
sono appena giunti dal campo-base
disturbi, nausee ed emicranie.
scopro un esile ponte di neve: l’osser-
Annibale e Giuseppe, mentre Casimiro
vo bene, mi sembra rischiabile. Faccio
e il dottor Liati scendono.
abbassare di qualche metro Morales per farmi sicurezza. Salgo sul ponte
In serata, mentre gli altri si fermano al campo intermedio, con Zucchi scendo al campo-base per inven-
Tra campo e campo
tariare quanto abbiamo e per invia-
e vedo che resiste magnificamente. Il
Il giorno seguente Zucchi e La-
re Arzales a Chiquian con la nota di
mio compagno non è molto persuaso,
franconi partono con l’intenzione di
quanto deve prelevare. Così acquisto
ma, visto che io sono ben ancorato, si
recuperare il materiale; anche Ferrari,
da lui anche un agnello che arricchirà
arrischia e passa.
Airoldi e Alippi con i due portatori di
la nostra cucina di un poco di carne
Chiquian, che sono giunti dal campo-
fresca.
Sono felice di aver espugnato il primo duro ostacolo: passeremo tutti più volte durante il nostro lavoro per at-
base, si dirigono a quello d’attacco.
Lanzetta approfitta della mia ve-
Faccio scendere al campo-base, per
nuta per salire con Annibale e con i
riposo, Morales che risente delle fati-
due portatori di Vuaras al campo in-
Il pendio diventa sempre più ripido
che sostenute e ha gli occhi tutti gonfi
termedio, dove questi ultimi daranno
e man mano che mi alzo la neve si
per non aver voluto tenere gli occhiali.
il cambio a quelli di Chiquian. Al suo
fa più soffice e questo, a oltre 5000
Io rimango al campo intermedio a si-
rientro mi riferisce che Gigi, Casimiro
metri e con poca acclimatazione, è
stemare un poco tutto e a scrivere.
e Liati sono partiti per il campo d’at-
trezzare il campo d’attacco!
assai penoso.
Mentre Natale giunge dal campo-
tacco e da un biglietto di Natale so
schivando
base, Gigi rientra con i due portatori
che anche gli altri seguiranno lo stes-
enormi crepacci, mai visti né imma-
e mi riferisce che ha piantato la tenda,
so programma.
ginati nella mia vita d’alpinista; ci al-
che la parete è veramente imponente
Nella mattinata del 26, dopo aver
terniamo per battere la pista quando
e che ha incontrato Annibale e Giu-
ultimato e sistemato tutto, raggiungo
la neve è tanto alta che si tocca con
seppe al Colle: hanno recuperato tutto
il campo intermedio e anche qui tro-
le ginocchia. Finalmente raggiungiamo
il materiale, lasciandolo però lungo il
vo diverse cose da riorganizzare nelle
il Colle El Toro e da questo punto in-
percorso perché già carichi.
tende.
Procediamo
sempre
travvedo la nostra bellissima cima dal
Per alcuni giorni le nostre fatiche
Verso le 11.30 arrivano due porta-
versante Sud-Ovest, che si presenta
consistono in lunghe marce dal cam-
tori dal campo d’attacco e mi dicono
imponente e superba nella sua ele-
po-base e da quello intermedio per
che Annibale, Giuseppe e Natale sono
gante forma.
portare rifornimenti al campo d’attac-
in parete.
A mezzogiorno tento il collega-
co. Oltre ai pesi non indifferenti, che
Debbo lasciare le disposizioni per
mento-radio concordato, ma non ri-
dobbiamo metterci sulle spalle, le dif-
Lanzetta e inventariare la merce ri-
esco a effettuarlo. Scendo allora con
ficoltà vanno considerate in rapporto
masta, poi con i portatori di Chiquian,
Morales verso l’Jirishanca, raggiun-
all’altezza, cioè a quota superiore ai
giunti dal campo-base il 27 mattina,
gendo un vasto pianoro: siamo a non
5000 metri.
salgo al campo d’attacco. Mi è dove-
più di 200 metri in linea d’aria dall’at-
Il mattino del 23, dopo aver prepa-
roso ricordare questi uomini, davvero
rato tutto l’occorrente da portare al
eccellenti e tenaci, che coprono in una
Proseguo in discesa lungo un cre-
campo d’attacco e atteso i portato-
sola tappa il percorso dal campo-base
paccio sulla nostra destra, dove penso
ri dal campo-base, parto con loro e
al campo d’attacco con carichi pesanti.
ci sia la possibilità di passare. Trovato il
Natale che sale scarico, perché dovrà
Nel salire, nei punti più interessan-
passaggio, lasciamo tutto quanto ab-
recuperare del materiale lasciato lun-
ti, mi fermo a filmare. É una giornata
go il percorso da Annibale e Giuseppe.
molto calda e il sole alle volte ci scotta
Mi riprometto di girare un poco di film.
impietosamente le membra.
tacco della parete.
Sentieri e Parole
Al campo d’attacco trovo Annibale e
Casimiro e Gigi sono in parete. Li
Giuseppe e dai loro volti intuisco che
vedo a circa 300 metri che procedo-
I componenti della spedizione. Da sinistra in piedi R. Cassin e C. Ferrari; davanti S. Liati, M. Lanzetta, A. Zucchi, G. Lafranconi, G.Alippi, N. Airoldi
no ancora. Verso le 17 rientrano: il la-
ci muoviamo in quattro: Zucchi e La-
cresta, hanno aggirato un grosso se-
voro è estenuante, dicono, il ghiaccio
franconi per proseguire e attrezzare la
racco che è al di sopra delle nostre
duro come il marmo.
via oltre il punto toccato da Casimiro
tende e domina la parete dove noi
Mi riferiscono come appare la pare-
e Gigi il giorno precedente, Airoldi e io
saliamo. Per il momento non sembra
te sopra la cresta, del resto ben visibile
per portare materiale oltre che scat-
pericoloso, ma comunque non è quel-
anche dal nostro campo-base: si pre-
tare foto e girare il film.
lo il suo posto!
senta di estrema difficoltà e con una
Arrivati però ad una lunghezza di
pendenza di circa 65°-70°; nei punti
corda dal punto raggiunto da Alippi
completamente verticali è impressio-
e Ferrari, io e Airoldi siamo costretti
Alle prime ore dell’alba del 29 Gigi e
nante con quegli enormi strapiombi di
a discendere poiché ci sta piovendo
Casimiro partono, nonostante il tempo
ghiaccio che la sovrastano.
addosso una grandine di ghiaccio,
non prometta nulla di buono. Infatti,
Abbiamo scelto il più impegnativo
provocata dai due che in testa stan-
poche ore dopo, il cielo è tutto co-
problema della Cordillera di Huayhuash:
no gradinando. Inoltre ho terminato la
perto e l’Jirishanca si nasconde dietro
salire questa invitta parete Ovest per
pellicola e in questo momento l’aiuto
una cortina di nubi.
la via esteticamente più bella e alpi-
che possiamo dare è relativo.
Tormenta
Verso le 9.30 Ferrari e Alippi ri-
nisticamente più completa. L’itinerario
Al campo d’attacco Alippi mi chie-
entrano: la loro decisione è motivata
corre sotto enormi seraccate in bilico
de un giudizio sulla salita e non posso
più che dal tempo che volge al brutto,
e per salire bisogna incidere i gradi-
che confermare che è veramente in-
da un’indisposizione che ha colpito in
ni nel ghiaccio vivo, a grandi colpi di
teressante e difficile.
piccozza.
Alle 18.30, quando ormai è buio,
Il 28 giugno, col tempo che conti-
rientrano anche Giuseppe e Anniba-
nua a favorirci nel migliore dei modi,
le: sono arrivati a circa 50 metri dalla
Sentieri e Parole
particolare Gigi. Per fortuna sono rientrati perché il
pevoli di essere impotenti in preda ai
giati nel salire dalla nostra pista appe-
capricci della natura.
na battuta.
peggioramento del tempo si fa sem-
E pensare che ci avevano detto che
Al campo intermedio controllo la
pre più evidente, tanto che poi nevica
sulle Ande in questo periodo non c’è
consistenza di quanto è ancora in
per l’intera giornata. Cerco di infonde-
mai brutto tempo!
deposito e con gradita sorpresa vedo
re sicurezza ai compagni, ma in cuor
Siccome le nostre scorte-viveri si
che c’è di tutto. Ci rifocilliamo e scen-
mio ho il timore che il diavolo ci voglia
vanno assottigliando, intanto che il
diamo subito al campo-base, ma vi
mettere lo zampino. Anche i portatori
tempo non accenna a migliorare, de-
arriviamo tutti bagnati perché piove a
giunti dopo le 10 continuano a ripe-
cido di scendere a controllare il cam-
dirotto.
tere: malo tiempo, ma dicono che du-
po intermedio e il campo-base, anche
Dopo una corroborante tazza di tè
rerà solo un giorno.
perché i portatori arrivano sempre
preparataci da Mimmo, mentre Giu-
Spero sia vero poiché la vita ai cam-
col materiale che già abbiamo e non
seppe, Annibale e Lanzetta vanno a
pi alti in queste condizioni oltre tutto
con quello che realmente ci occorre.
pescare, mi reco con i due portatori
è noiosa, costretti sempre a stare rin-
Vengono con me anche Lafranconi e
Sergio e Ardoves a cacciare.
chiusi nelle tende con spazio limitato
Zucchi.
Il nostro carniere si arricchisce di
e con la sola alternativa di dormire o
La pista, naturalmente, è scompar-
quattro biscacce, che assomigliano ai
scrivere. Purtroppo per quattro giorni
sa, perciò prendiamo con noi anche
conigli ma con la coda molto più lunga
saremo forzatamente bloccati: siamo
un mazzo di bandierine per segnare
e che raggiungono, come massimo, il
investiti da un tempo eccezionalmen-
meglio la via. Incrociamo nel tratto
peso di due chilogrammi. Sono pre-
te infernale. Qualcosa di fiabesco, di
pianeggiante i due portatori Morales e
ziose perché garantiscono un poco di
orrido e di malefico, che ci fa consa-
Flores, che si trovano così avvantag-
carne fresca nella nostra alimentazio-
L’itinerario
ne.
cupato, e ho il timore che i due non
ti e attaccare prestissimo. Ci alziamo
Il mattino seguente, visto che il tem-
abbiano raggiunto la tendina lasciata
che è ancora notte, beviamo un poco
po ci costringe a soprassedere all’at-
da Zucchi e Lafranconi e fuori, in tali
di latte e alle sei siamo già all’attacco.
tacco della parete, decido di esplora-
condizioni, è ben difficile cavarsela.
re con Lafranconi un altro versante,
Cerco di non drammatizzare, ma non
sempre in cerca di vanados; dopo ore
riesco a nascondere la mia preoccu-
La cordata procede con Gigi in testa,
ed ore di cammino, verso le 15, sen-
pazione. Il brutto tempo ci rende tutti
seguo io e poi Natale. Siamo assai ca-
za aver fortuna, siamo nuovamente al
tristi e l’ansia per la sorte dei compa-
richi di viveri e materiali; superiamo Io
campo, dove troviamo Gigi che, stan-
gni mi impedisce di stare tranquillo: è
strapiombo e proseguiamo per tutta la
co del forzato ozio e del brutto tem-
una lunga notte, sofferta ed insonne.
giornata.
po, è sceso dal campo d’attacco.
In vetta
Nelle prime ore del mattino il cielo si
Diverse volte interrompo l’azione
Prima di sera ci dedichiamo tutti alla
rasserena, diviene terso e meraviglio-
per filmare sia in alto che in basso, per
pesca, ma anche le trote fanno i ca-
so, ma il freddo è intensissimo. All’al-
riprendere a turno ora l’uno ora l’al-
pricci come il tempo; contrariamente
ba scorgiamo, all’inizio della cresta, la
tro dei miei compagni e questo lavoro
al solito non abboccano e ne prendia-
tenda che ha ricoverato Ferrari e Liati,
non solo fa perder tempo, ma com-
mo solo quattro. Mimmo da quando è
e ho un sospiro di sollievo!
porta una fatica davvero snervante.
qui invece ne ha pescate moltissime e
L’equipaggiamento e l’attrezzatura
Verso le 15 siamo sulla cresta: Casi-
si sono ancora una volta dimostra-
miro e Lafranconi ci vengono incon-
Dopo aver scritto, prima di coricar-
ti efficienti e perfettamente idonei,
tro, ci aiutano a portare i sacchi ed è
mi, verso le 11 esco a guardare il cielo
anche in caso di violenta tempesta,
un vero sollievo. Percorriamo tutta la
che finalmente vedo tutto sereno, così
consentendo ai due amici di uscire
cresta fino alla crepaccia.
il giorno seguente potremo partire per
indenni da quel frangente.
di veramente grosse.
il campo d’attacco, mentre Ardoves
Passiamo la notte tutti riuniti in una
Il tempo si è calmato: decido allora
grande inverosimile grotta dantesca,
di far partire Zucchi e Lafranconi che
caratterizzata da stalattiti di ghiaccio
Il programma è di partire tutti e, in
salgono lentamente perché molto ca-
e da artistiche architetture naturali.
una sola tappa, raggiungere il campo
richi e procedono sulla parete che è
Ho l’impressione di trovarmi sotto la
d’attacco: i portatori procedono con
tutta impastata di neve fresca.
cupola di una chiesa: indescrivibile la
andrà a Chiquian con la posta.
noi quasi totalmente scarichi sino al
Seguo continuamente i loro movi-
campo intermedio, dove prenderan-
menti, mentre nella tendina Nepal sulla
Purtroppo siamo in sette a dividerci
no del materiale. Anche noi lassù ci
cresta non avverto alcun movimento
le due tendine Nepal, cosicché, di tan-
carichiamo di qualcosa in aggiunta al
sino a mezzogiorno: li abbiamo solo
to in tanto, qualcuno preferisce dor-
nostro equipaggiamento e teniamo un
sentiti chiamare al mattino. Però, subi-
mire fuori.
passo alquanto sostenuto. Ora però
to nel pomeriggio, vedo chiaramente
All’alba partono dapprima Ferrari e
siamo abituati all’altezza e si fa molto
Casimiro e Sandro muoversi e in-
Lafranconi: risalgono i cento metri
meno fatica dei primi giorni.
cominciare a salire. Continuano sino
gradinati il giorno prima fino a rag-
verso le 17 e giungono a due tiri di
giungere la roccia, visibile anche dal
corda dalla fine della cresta.
basso, e piantano diversi chiodi di as-
Giunti al campo d’attacco, apprendo che Ferrari e Liati sono in parete per
suggestiva bellezza del posto!
ripulire le tracce semi-distrutte. Sono
Giuseppe e Annibale dapprima rag-
tranquillo poiché penso che i due
giungono il punto dove erano gli altri,
Siamo tutti tesi nello sforzo per
procedano per un poco e poi ritor-
poi salgono anche loro fino alla cre-
superare l’ultimo tratto che ci separa
nino, anche perché il tempo peggiora
pacciata, nella grotta di ghiaccio, dove
dalla vetta.
nuovamente.
nel frattempo si sono portati Ferrari
Infatti verso le 17.30, con un bru-
sicurazione.
Dopo un ripido pendio di ghiaccio,
e Liati.
sco mutamento, riprende a nevicare.
Intanto, con Alippi e Airoldi, prepa-
La neve, sotto forma di palline gelate,
ro i sacchi per la partenza del mattino
cade per oltre due ore. Sono preoc-
successivo, in modo da essere pron-
Sentieri e Parole
volontà e orgoglio; sono requisiti che non fanno certo difetto nemmeno ai miei valorosi compagni. Infatti Ferrari, assicurato da Lafranconi, con strenua volontà non desiste e riprova, costellando il passaggio di picchetti di legno (ricavati da manici di piccozza con puntale) e riesce a superare l’ultimo tratto sino a innalzarsi sulla cima. Sono le 14.30 e, subito dopo, tutti raggiungiamo la vetta. Il ghiaccio di questa calotta è fragile e non si solidifica mai a causa del sole, del vento e della neve che lo frustano in continuazione: quel ghiaccio è il nostro punto di aggancio con la Terra! Sono emozionato e felice. È un momento indescrivibile, come tante volte mi è capitato di provare, ma ogni vittoria in montagna ha le sue sfumature sottili e profonde. A sessant’anni compiuti, con questi cari ragazzi, guardo il mondo da questa cima. La mia mente è come drogata da un silenzio infinito. L’abbraccio che ci scambiamo è quasi muto: ognuno di noi vive l’unione completa con la montagna domata. Giù nella grotta daremo sfogo alla nostra gioia. Scatto qualche foto dopo che abIn vetta
biamo levato dai sacchi le bandierine
coperto da neve instabile che porta a
non consente lo slancio per il succes-
di Lecco, dei Ragni e di altri, simbolo e
una cresta, pieghiamo a destra rag-
sivo movimento.
ricordo di partecipazione amichevole
giungendo un canalino, anch’esso con neve inconsistente.
La fragile calotta di ghiaccio della vetta sembra voglia difendere l’invio-
e affettuosa, che lasciamo lassù a testimonianza imperitura.
Passata una piccola sella, ora dob-
labilità di questo Nevado di 6126 me-
Non abbiamo molto tempo per so-
biamo vincere la parte superiore del
tri di altezza. A un tratto non scorgo
stare: dobbiamo scendere al più presto
fungo che forma la cima dell’Jirishan-
più Ferrari e Lafranconi che si sono
per non incorrere nel pericolo di pas-
ca, affrontando un ghiaccio infido,
portati dall’altro lato per cercare un
sare la notte in piena parete, dove non
spugnoso e soffiato in superficie. La
passaggio.
esiste alcuna possibilità di bivacco.
piccozza affonda tutta, il piede cede e
Sentieri e Parole
Vivo attimi di trepidazione! Di mo-
Gigi e Liati hanno iniziato la discesa
menti brutti e belli in montagna ne ho
e sono già abbastanza bassi; seguono
passati molti… la sofferenza, la gioia, le
Casimiro e Giuseppe.
emozioni si susseguono. Oltre al fi-
Io, Annibale e Natale procediamo
sico temprato occorre tanta forza di
più lentamente, perché siamo in tre e
inoltre dobbiamo recuperare le corde. Il sapore della vittoria Arriviamo alla provvidenziale crepaccia quando è già notte, aiutati dalla luce delle torce che gli amici hanno acceso. Il bivacco ha il sapore esaltante della vittoria conseguita. Divido con gli altri due la piccola Nepal, eppure mi sembra più comoda del giorno precedente; il ghiaccio, sul fondo del telo, pare quasi morbido e meno freddo, tanto mi sento disteso di nervi dopo giorni di ansie e di speranze, di momenti così intensamente vissuti e sofferti. Al mattino scendiamo verso la base della parete. I portatori ci vengono incontro, ci abbracciano con viva commozione e ci aiutano a trasportare i pesanti sacchi sino al campo d’attacco dove il caro Lanzetta, salito dal campo-base per salutarci e complimentarsi, ci sta aspettando. Decidiamo per la discesa immediata verso il campo-base, anche se il percorso è lungo. Dico ai portatori di caricarsi di quanto ci può maggiormente necessitare, lasciando il recupero del rimanente materiale per i giorni seguenti. Scatto ancora qualche foto e Un po’ di riposo all’ombra
giro alcune riprese per il film. Verso le 17.30 siamo al campo in-
Nei giorni seguenti, mentre atten-
al limite delle sue possibilità, ha vinto
termedio: dapprima c’è chi accenna a
diamo Ardoves che torni con i burros,
lottando contro il ghiaccio, la bufera
volersi fermare, ma poi alla fine tutti
si smobilitano i vari campi e ci dedi-
e il gelo.
optano per il campo-base, più co-
chiamo alla pesca e alla caccia.
modo e spazioso, che raggiungiamo quando è già notte.
Depositiamo materiali e viveri nello
Un’abbondante e tanto desiderata
stesso locale usato al nostro arrivo e
pastasciutta con il vino bianco, offer-
nella giornata del 17 siamo a Chiquian.
toci da Celso Salvetti e conservato per
La
straordinaria
e
(da Cinquant’anni di alpinismo di Riccardo Cassin, Dall’Oglio editore, 1977) Foto archivio Fondazione Cassin
meravigliosa
l’occasione, è il primo tangibile inizio
Ovest dell’Jirishanca, con le forti dif-
dei nostri festeggiamenti.
ficoltà che la nuova via ci ha riser-
Ci ritiriamo piuttosto euforici, per-
vato, mi ha pienamente soddisfatto
ché il vino e la stanchezza, uniti, fanno
grazie anche al valore dei miei giovani
la loro parte.
compagni: ancora una volta l’uomo,
Sentieri e Parole
NATALE IN PATAGONIA
La scalata al Cerro Mangiafuoco nell’estremo sud del Cile
di Paolo Marazzi
A
bbiamo deciso di passare
a fine giornata in un posto che asso-
qualche anno prima ed in quel mo-
il giorno di Natale in modo
lutamente non conoscevamo e lonta-
mento si trovava proprio a El Chalten
non convenzionale, e per di
no 800 km dalla Patagonia che ci fa
e che dovevamo assolutamente par-
sentire a casa.
lare con lui per capire un po’ meglio di
più da soli: io e Luchino (Luca Schiera) eravamo su voli diversi, versi, le l hostess
Volevamo vedere v il Campo de Hie-
cosa si trattasse.
non indossavano cappellini rossi con
lo Norte. N Lo scorso anno Luchino mi
Dopo due ore in una roulotte adibita
il pon pon ed arrivati all’aeroporto di
aveva mostrato una foto di una pa-
a casa abbiamo capito che dovevamo
Coihaique vediamo intorno a noi solo
rete piramidale dicendomi che l’aveva
andare, che l’anno successivo sarem-
persone abbronzate ed in pantaloni ni
trovata sull’American Alpine Journal,
mo partiti per vedere di scalare quella
corti.
ma non sapeva molto altro. Scopria-
parete triangolare.
Cosi è iniziata la nostra spedizione
mo che Gabi Fava, un forte alpinista
E alla fine siamo andati, siamo qui, in
in Patagonia, arrivando il 25 dicembre
sudamericano, era entrato nello Hielo
questa cittadina nel mezzo del nulla in
Le luci del mattino mentre saliamo al colle prima di attaccare lo spigolo est
una delle più remote regioni del Cile. Nel nostro piano iniziale pensavamo di passare alcuni giorni a Coihaique per fare la spesa e per gli ultimi preparativi, ma le cose non vanno esattamente in questo modo: capiamo che il gaucho ha dei giorni di ritardo e non può venire a prenderci, proprio appena dopo aver scoperto che una finestra di bello stava entrando per i prossimi giorni. Decidiamo di partire. Tra bus e autostop arriviamo a Puerto Bertrand, un paesino davvero piccolo, 300 abitanti o poco meno. E anche lì dobbiamo aspettare. Per arrivare al ghiacciaio bisogna percorrere un lago con una barca a motore per circa due ore e mezza poi risalire a piedi una valle di nome Val Soler per circa 30 km, ma la valle è privata, e finché il proprietario non dà il permesso di entrare non si può fare altro che attendere. Finalmente il 2 gennaio possiamo entrare. Non c’è ancora il cavallo ma riusciamo a trovare un passaggio in barca che ci porta dall’altro lato del Lago Plomo. Con gli zaini carichi di materiale e di cibo per coprire 5 giorni partiamo per un primo tentativo alla parete. Tutto quello che credevamo fosse semplice si rivela molto più complicato del previsto: nella valle non c’è il sentiero ed il ghiacciaio è così pieno di crepacci che ci dirotta lontani dal percorso di avvicinamento. Alla fine del secondo giorno di cammino non siamo ancora arrivati al campo de Hielo. Abbiamo perso la finestra! Il vento è forte e sono tre giorni che siamo in marcia. Abbandoniamo quasi tut-
30
Alpinismo e arrampicata
In alto: Luchino mentre, assieme al gaucho, attraversiamo il Lago Plomo Sotto: Durante il primo giorno a piedi lungo la val Soler
to il materiale e saliamo comunque a
cinque giorni, o sei, non ricordo più, il
vedere la parete. Alla sera abbiamo la
tempo non passa mai.
faccia distrutta dal sole, la crema so-
Poi un mattino vediamo un timido
lare è rimasta insieme alle cose che
sole uscire dietro alle nuvole, e de-
pesavano troppo. Ridiscendiamo, tro-
cidiamo di uscire; sulle montagne il
viamo il materiale che nel frattempo
tempo è ancora brutto ma almeno qui
il gaucho ci ha lasciato alla fine della
sembra essersi calmato, quindi asciu-
Val Soler il giorno 5, e ci prepariamo
ghiamo tutto dalla pioggia e chia-
ad aspettare pazienti la prossima fine-
miamo con il satellitare per avere le
stra, che non sappiamo se e quando
previsioni per i prossimi giorni. Come
arriverà.
sempre si capisce molto poco con
Siamo bloccati in tenda, proprio
quei telefoni, però qualcosa di chiaro
dove ci è stato lasciato il materiale,
c’è: sabato e domenica è prevista una
non ci possiamo muovere. Leggia-
finestra di bel tempo.
mo, dormiamo e mangiamo per altri
In un attimo torniamo ad essere
La mattina tutto è calmo, non ci son nuvole, fa caldo e il vento sembra non esistere. Il silenzio che abbiamo intorno e a cui non siamo abituati quasi ci spaventa. Velocemente risaliamo il colle fino all’attacco della cresta est. Saliamo piuttosto veloci la prima sezione della via; a metà tutto diventa più lento, quella parte che sembrava la più facile in realtà non lo è per nulla: ogni tiro è un misto di roccia e neve ripida, è difficile decidere se tenere gli scarponi e trovarci male sulla roccia o se usare le scarpette ed essere in difficoltà sulle parti di neve ripida. La head wall è verticale e senza neve, la parte tecnicamente più difficile, ma finalmente possiamo usare le scarpette e scalare senza problemi. Attorno alle 14 siamo in cima. Scendiamo veloci e a mezzanotte siamo nel nostro sacco a pelo a metà ghiacciaio, giusto per riposare qualche ora prima di ripartire verso la fine della valle ed avviarci sui canotti. È passato solo un giorno dalla cima e già siamo nella Val Soler, è mattino presto, il vento è forte e sta per piovere. Carichiamo i canotti e velocemente par-
In Alto: Pausa pranzo in canotto Sotto: Luchino mentre cerca di ripararsi dal sole
positivi ed iniziamo a prepararci; si-
tiamo. Ovviamente non può andare protegge dalla pioggia.
stemiamo il materiale che non ci ser-
Rimaniamo indecisi se provare a
virà in parete e lo portiamo fino al
salire per quasi tutta la giornata suc-
fiume.
cessiva. Anche mentre camminiamo la
tutto liscio: dopo un ribaltamento e una deviazione sbagliata che ci costringe a trascinare i canotti nell’acqua bassa per quasi un’ora arriviamo al lago, ormai siamo nella civiltà e tutto
Il venerdì siamo pronti e in marcia,
tentazione è quasi di girarci e tornare
arriviamo verso la metà del ghiaccia-
indietro, ma ci fidiamo di chi è a casa
io nel punto dove avevamo lasciato
e ci ha mandato le previsioni via sa-
il resto del materiale. Ci infiliamo nei
tellitare, speriamo seriamente abbiano
Cerro Mangiafuoco, L’appel du vide, 400m 6c M4
sacchi a pelo, il vento è davvero molto
letto per bene quei grafici complicati.
Foto Archivio Gruppo Ragni
forte e al mattino inizia anche a pio-
Arriviamo sotto la parete quando è
vere, di certo non sono le condizioni
ormai troppo tardi, la visibilità è pes-
migliori per un open bivvy, per fortuna
sima e siamo troppo stanchi per stu-
Luchino ha avuto l’idea punk: portare
diarla per bene. Allora scaviamo un
un sacco dell’immondizia, che il suo
buco nella neve alla base e ci infiliamo
sporco lavoro lo fa e quantomeno ci
dentro a dormire.
sembra molto più semplice.
Alpinismo e arrampicata
31
MANASLU PROJECT
“La meraviglia è la sorgente del nostro desiderio di conoscere”
Il Naike Peak, da Campo 4
di Fabrizio Silvetti*
P
rogettare una nuova salita è un processo interiore, perché ciò che vivrai è sì un’esperien-
za fisica, ma anche una scoperta di te stesso. Confrontarsi con il limite è come usare una lente di ingrandimento. Il limite, quello che per te lo rappresenta, è una opportunità che mette a nudo le tue convinzioni, le certezze, e quindi ti rigenera. “Manaslu project” è stato la salita al Manaslu, a 8163 metri senza utilizzo di portatori d’alta quota e ossigeno supplementare, che ha seguito le pre-
cedenti al Cho Oyu, al Gasherbrum 2 e allo Shisha Pangma. Ma è stato anche un progetto di solidarietà nei confronti
32
Alpinismo e arrampicata
della popolazione della regione nepa-
que, altrove. Unica condizione che l’e-
lese del Damar, luogo di provenienza
sperienza mi costringesse alla fatica, al
dell’amico Ngima Sherpa, per la rico-
misurarmi con me stesso. Al cercar-
struzione di scuole e presidi medici
mi e al conoscermi. All’educarmi, per
dopo il terremoto del 2015.
il piacere del farlo, perché è possibi-
Riporto qui frammenti del diario di
le farlo. Se arrivassi in vetta a questa
questa esperienza. Esperienza che è
montagna, chi non potrebbe dirmi che
arrivata in un momento di difficoltà
è comunque il più facile degli ottomi-
umane nella mia vita personale.
la? O che ho seguito la via normale, la più semplice, che non dice niente
Risultati
più? Ed è vero. Non sarebbe certo un
Non sono un alpinista. Nella tecni-
risultato assoluto, anzi. Ma quello che
ca certamente no, intendo. Sono una
in questo periodo sto vivendo, fatto di
persona fortunata che ha le possibili-
fatica, di emozioni, gioia, difficoltà, af-
tà di intravvedere i propri sogni e di
fetti separati, di fragilità, di meraviglia,
cercarli attraverso esperienze fatte di
è come vivere cento giorni in uno. La
giornate intense, cariche di emotività.
capacità di percepire, sentire, valoriz-
Non è il risultato numerico che inse-
zare, apprezzare stanno avendo una
guo, non faccio collezioni e non ho un
metamorfosi verso consapevolezze
approccio rigido alle cose. Cerco ri-
che non avevo. Ogni giorno vissu-
sultati interiori. Profondi, sostanziali. Le
to, fin dove arriverò, sarà un risultato
mie affinità e le mie passioni mi hanno
verso me stesso, e quindi gli altri. Di
portato qui, ma potevo essere ovun-
altro non so. I risultati che cerco sono
In vetta al Manaslu
fatti di sostanza umana.
spinta che solo l’intensità della vita
cellofan perché non si bagni sotto la
vissuta seguendo una passione, quella
pioggia, il cuore ben protetto perché
vita che ti sembra la tua, che quando
non ti manchi troppo chi ami. Così vivi
Nello stomaco farfalle che volano.
la vivi ti senti meglio, ti può dare. In
due volte, con la possibilità, se sarai
La partenza è imminente, presto sarò
questo spero. Di certo questo è l’en-
abile ad immaginare, di rimediare alle
a Kathmandu. C’è chi ha criticato que-
nesimo sogno che mi travolge e mi dà
mancanze. L’attesa è sicuramente la
sta mia decisione, chi mi ha sgridato,
un po’ di felicità, perché la felicità non
parte più intensa della vita, tutto puoi
per una comprensibile preoccupazio-
è tranquillità, ma una febbre che non ti
sperare, sognare e, appunto, attende-
ne. Nemmeno io so se considerarla la
lascia respirare.
re. Capiterà forse che le cose vadano
Farfalle nello stomaco
scelta giusta, ma quando su un ghiacciaio qualunque della tua vita cala la
in modo diverso, ma che dire di tutto Preparare i bagagli
ciò che già hai immaginato di vivere?
nebbia, l’unica, la più urgente preoccu-
Preparare i bagagli per un lungo
Non è forse già vissuto? Domani si
pazione che hai è non perdere la trac-
viaggio comporta molta fantasia. Oc-
cia. L’ho seguita. Può capitare lungo il
corre immaginare ciò che vivrai, per
percorso quotidiano delle nostre vite
capire quello di cui avrai necessità. E
che difficoltà ci lascino un po’ smarriti.
questo esercizio ti permette di an-
La fatica che ho fatto ad arrivare al
L’andare a riscoprire il proprio percor-
ticipare le emozioni, di sporcarti, di
campo e a predisporre la tenda fan-
so precedente, cercando di individua-
cambiarti, di mangiare, di agganciarti
no parte di un mio modo di sentire
re quelli che sono stati, anche se solo
alle corde, perché sia chiaro, esplicito,
le cose. Il nostro mondo che all’appa-
periodi, ma intensi, profondi, tuoi, è un
ciò che potresti vivere. Le cose che
modo per ritrovare una via. Resta-
ti serviranno temporalmente dopo le
re a galla, quando i tuoi giorni hanno
metti sotto, quelle più preziose nel
un percorso difficile, necessita di una
tuo zaino, il sacco a pelo avvolto nel
comincia. Campo 1
Alpinismo e arrampicata
33
renza ci sembra fatto di cose statiche, sicure, che non possono cambiare, mi piace invece vederlo come un qualcosa di dinamico, dalle relazioni a ogni cosa che sperimentiamo. Salire quassù, che a ragione logica può anche sembrare inutile, oltre che pericoloso, mi ha permesso in questa fatica di sentirci dentro i ricordi, il mio sangue scorrere, la bellezza, l’affanno che mi soffoca, la nostalgia e l’amore. Campo 2 Ho gli occhi chiusi. Mi immagino di guardare questa montagna dall’alto, da qualche kilometro sopra di me. I puntini gialli, o giallo-arancio sono sicuramente le tende degli alpinisti che la assillano, mentre quelli in movimento devono essere loro. Si muovono a fatica, quasi fosse un rito. Ognuno con i suoi tempi, ognuno secondo un copione dettato dalle energie rimaste, ognuno in balia delle onde emotive che ha dentro di sé fatte di entusiasmi, timori, calcoli sempre disattesi. Posso zoomare un po’ di più e vedo il quotidiano di ognuno di loro. Buste con un poco di cibo, quello preferito, l’attrezzatura per sopravvivere, che non è fatta solo di ramponi, tende, fornelli, ma anche di telefoni satellitari, piccole cose qui inutili portate da casa per mantenere un legame. A volte lacrime. Sono quattro giorni che salgo per completare l’acclimatazione, o almeno avere la coscienza a posto, tra maltempo, disagi, percorsi conosciuti. Esausto ormai. E’ un percorso, anche educativo verso me stesso, consapevole che quei pochi minuti che potrei vivere sulla vetta non possono esse-
34 Alpinismo e arrampicata
In alto: Bimtang,durante il trekking di avvicinamento Sotto: Tra Campo 1 e Campo 2
re un risultato fortuito ma uno zaino
piombata giù, dove non so. Sono solo,
pieno di attenzione, preparazione, de-
rannicchiato dentro al mio sacco letto
terminazione, fatica, pazienza e attesa.
da alta quota con indosso due paia di
Vivendo così a lungo queste espe-
calze, di pantaloni, di maglie. Più pile e
rienze tutto si riequilibra, i valori pren-
piumino. Ho freddo. Chissà perché la
dono il loro posto, anche contro la tua
notte porta con sé sempre un po’ di
volontà. E rimani qui a fare un passo
paura, soprattutto in queste situazioni.
dopo l’altro verso quel sogno che qui
Eppure le cose fuori sono nello stesso
ti ci ha portato, intravvedendo dall’alto
posto dove erano prima, solo che non
non il contorno nitido di quella punta,
le possiamo misurare. Per prendere
ma sentendo la densità di quello che
distanza da questi pensieri, aspettan-
agli occhi è negato.
do domani, mi raggomitolo come un feto dentro la pancia della Mamma,
Campi alti Ormai è buio, la temperatura è
sulle ginocchia di questa Montagna. Qui ai campi alti le giornate non
sciuta poco a poco fino a superare gli 8000 metri in un lungo tempo. Timore, fascino, volontà, paura, incapacità, mettersi in gioco, impegno, ricerca, legami… ecco quello che sei. Arrivare in vetta non è trovare qualcosa. Per me è stato intravvedere un nuovo viaggio, verso casa, capace di riportarmi dove nulla più è estremo, ma estremamente bello. Ghorka Due soli giorni di trekking, che mi riporterà fino a Kathmandu, sono stati sufficienti per dimenticare. Dimenticare di aver sofferto. Dimenticare di aver fatto fatica profonda. Perché la memoria dove vengono riposte le sensazioni fisiche intense e dolorose è labile. Basta staccare la spina e si resetta. Come nei computer, dove la memoria usata dai programmi per le elaborazioni dei dati è rapida, efficiente ma una volta chiuso il programma si svuota. E’ un problema di sopravvivenza. Se non lo facesse, dopo poco non potrebbe più funzionare. Quello che rimane è l’aver sofferto. I segni che il passaggio del dolore lascia su di noi. La sensibilità affinata, una più profonda capacità di comprensione, una maggiore tene-
In alto: Il mio Campo Base Sotto: Tra Campo 2 e Campo 3
rezza. E questi dati vengono salvati
sono più fatte di ore, di minuti. La di-
sopravvivere. Reagire alle difficoltà ti
mensione è altra. Sono un impasto
aiuta a sopravvivere. Questa notte a
di sensazioni. Non c’è giorno e not-
Campo 4, alle 2 del mattino, tempesta
te, sotto o sopra. Come se tu fossi su
di neve e vento. Ho titubato, affron-
Marte, di tutto quello che sapevi fare
tare una notte così, con queste con-
ora ne sai fare solo una piccola parte,
dizioni mi aveva spaventato. Verso le
quasi non sei più certo di saper fare
4 però il vento un po’ ha rallentato e
anche solo quel poco. Senza più cer-
fuori qualche stella. Come avrei potuto
tezze sopraggiungono anche le paure.
non provarci, tornare a casa con qual-
Sensazioni. Poi ti accorgi che quello
cosa di intentato? Perché credo che il
che è cambiato è il livello, la dimen-
valore sia dove hai messo tutto.
sione. Il tuo corpo ha cambiato velocità. La fatica ha cambiato intensità.
“Sei solo la punta”
Saperti adeguare ti aiuta a sopravvi-
Sei solo la punta di una montagna,
vere. Controllare il pensiero ti aiuta a
ma dentro me sei ben altro. Sei cre-
in una memoria che non si cancella allo spegnimento. Ognuno di noi nel tempo si crea il proprio bagaglio di sensazioni, emozioni, ricordi nel proprio hard disk. L’esperienza al Manaslu mi ha lasciato molto. Ma soprattutto, come ogni volta, mi ha cambiato. Non solo per quello che sono, ma per quello che sarò. *Insegnante e alpinista
Alpinismo e arrampicata
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UN MONDO DI EMOZIONI
La baita Trii Amis
Riflessioni sull’Alpinismo giovanile
di Alessia Losa
S
ole, cielo terso dal colore ef-
solo al numero di ore di cammino, che
fervescente e dall’aria friz-
scorrono ininterrottamente sull’orolo-
zante, candide nuvole corrono
gio, ma anche alle alte temperature. La
veloci. Il tepore del sole ci avvolge e
calda estate pur trovandoci in quota
una leggera brezza attraversa i nostri
si fa sentire.
capelli e raddrizza i peli sulle braccia.
Il sentiero è ricoperto da un mor-
Si respira il profumo della fresca pri-
bido tappeto di foglie dai mille colori,
mavera.
prevalgono il giallo, il rosso e il marro-
Caldo e afa influenzano la nostra
ne, che in qualche modo maschera la
azione, determinandola più faticosa.
presenza dei sassi. Il cielo piano piano
Una forte sensazione di sete rende
cambia colore, i raggi del sole sono
secca la nostra bocca e qualche goc-
nascosti da una coltre di nuvole dall’a-
cia di sudore cola sul viso, ma prose-
spetto minaccioso. Non c’è scampo, la
guiamo lungo l’erto sentiero, cercan-
pioggia ci sorprende lungo il tracciato
do di andare oltre la stanchezza che
che diviene più scivoloso. Indossiamo
colpisce le nostre gambe, dovuta non
tutto il necessario, ma ormai siamo
essere considerate peculiari di una specifica stagione, ma soprattutto il gruppo, costituito da vivaci e vocianti bambini e da accompagnatori appassionati ed instancabili sono gli ingredienti salienti di una indimenticabile gita all’aria aperta su pendii, sentieri e cime montuose. Ma quali emozioni possiamo vivere durante le escursioni dell’Alpinismo giovanile (AG)? Tutti i componenti del gruppo percepiscono le stesse sensazioni? Cosa provano i numerosi bambini e ragazzi che partecipano ai corsi e alle attività di AG? Perché dobbiamo provare emozioni? La lettura dell’articolo di Alberto Pellai (medico e psicoterapeuta dell’età evolutiva e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Milano) sul notiziario della Banca Popolare di Sondrio (n° 138 dicembre 2018, sezione Società e Costume) mi ha portato a soffermarmi sulla finalità delle gite di AG e su come possono influenzare il percorso di crescita di un bambino. La risposta che mi sono data è questa: la partecipazione ai corsi potrebbe offrire un valore aggiunto ai ragazzi arricchendo la loro quotidianità con ulteriori emozioni, generate Traversata da Canzo al Monte Cornizzolo
dall’interazione con la natura e con
zuppi pure essendo in un fitto bosco
e le temperature sono rigide. Tocchia-
altri bambini, oltre ad immagazzinare
con alberi dalla folta chioma. Questo
mo la soffice neve e la raccogliamo
ricordi da raccontare e creare nuove
può capitare in autunno, ma non solo.
per modellarla, facendole assumere
amicizie.
Sembra che i nostri scarponi emet-
una bella forma rotonda ed infine la
Ecco le parole, scritte da Pellai, che
tano uno strano suono di scricchiola-
lanciamo. Chissà che fine farà? Tutto
mi hanno fatto riflettere e che vorrei
mento (crik-crok, crik-crok), in alcuni
questo è possibile nel gelido e bianco
condividere:
passaggi l’equilibrio è reso difficile,
inverno.
Le ricerche più recenti ci dicono che
perché i piedi tendono a scivolare, ma
Queste quattro brevi descrizioni
la nostra vita da “iperconnessi”, sem-
camminare su questo manto nevoso
sono alcuni scenari che si possono
pre concentrati su ciò che succede in
ci rende felici, anche se l’aria è fredda
osservare e vivere andando a cam-
uno schermo, costantemente coinvolti
minare in montagna. La natura, che
in attività di socializzazione virtuale
contraddistingue i luoghi alpini alle
e a rischio di isolamento sociale, ha
diverse altitudini, le condizioni meteo-
causato negli ultimi cinque anni i più
climatiche, che ormai non possono più
alti tassi di depressione ed infelicità tra
38
Alpinismo Giovanile
i soggetti in età evolutiva. Si tratta di un monito significativo per i genitori che debbono fare molta attenzione a come l’utilizzo continuo ed ininterrotto delle tecnologie da parte dei minori e la loro frequente ed intensa permanenza in spazi virtuali (dove non sperimentano prossimità fisica con personale in carne ed ossa) potrebbe rivelarsi un boomerang in grado di danneggiare in modo significativo l’equilibrio emotivo funzionale al benessere. I bambini da quando nascono e per tutta la prima e la seconda infanzia vivono di emozioni e relazioni. Allora bisogna creare ai ragazzi la possibilità di sentirle, conoscerle e viverle, quindi, cari genitori concordate con me nell’affermare che partecipare ai corsi ed alle attività dell’Alpinismo giovanile potrebbe essere un “antidoto” a tutto ciò? Potrebbe essere una via alternativa per staccare i bambini/ragazzi dalla perenne connessione, in modo da rallentare i propri stimoli cerebrali generati dagli input delle immagini in una scatola (TV, computer, tablet, smartphone, playstation), favorendo invece l’attivazione dei neuroni cerebrali necessari ad elaborare gli stimoli esterni che si trasformano in una risposta immediata (causa/effet-
2017, Raduno lombardo di Alpinismo Giovanile ai Piani d’Erna
to, azione/reazione) per schivare un
tuale. Si metteranno alla prova supe-
sasso, per stare in equilibrio, per fare
rando difficoltà come la stanchezza, il
Lo psicoterapeuta afferma: Le emo-
attenzione nei punti più difficili, per
freddo, il caldo, la fame, la sete ed alla
zioni sono il colore della nostra vita
apprezzare e godere delle bellezze
fine della giornata si sentiranno felici,
senza di esse vivremmo in bianco e
di madre natura. In più l’isolamento e
perché avranno raggiunto un obiettivo
nero con la capacità di produrre pen-
l’inerzia di stare seduti sul divano (in
tangibile, rafforzando la propria auto-
siero, ma senza alcuna spinta vitale ed
casa a “ciattare” con qualcuno che
stima e l’indipendenza nell’affrontare
energetica verso gli altri, l’esplorazio-
non è fisicamente presente in quel
gli ostacoli, consapevoli del continuo
ne di nuove esperienze e nuovi ter-
momento) saranno lasciati dai ra-
sostegno degli accompagnatori.
ritori della vita. L’emozioni ci aiutano
meglio” si può trovare la risposta.
gazzi alle spalle, perché in ogni gita si relazioneranno in un mondo reale
Il colore della vita
non solo con la natura, ma anche con
E allora cosa sono le emozioni?
bambini e accompagnatori, dimenti-
Sempre nell’articolo di Pellai dal ti-
cando per un attimo il contesto vir-
tolo: “L’emozioni educarle per vivere
Alpinismo Giovanile
39
a vivere meglio, ci orientano verso le esperienze, le relazioni costruendo legami e senso di appartenenza. Perciò partecipare alle attività organizzate da AG sono una possibilità per il bambino di esplorare e osservare la natura, la quale è in grado di scatenare forti emozioni, ma anche di conoscere meglio il proprio corpo: mal di piedi, mal di gambe, fiato corto. Essi generano sensazioni di altro genere, ma che danno un ulteriore senso alla vita. In una gita i bambini vivono nuove e molte esperienze, lontani dalla famiglia, che saranno tutte da raccontare e ricordare, arricchendo il loro bagaglio culturale e pure quello emotivosensoriale. Questa attività di gruppo, alla base dell’andare in montagna con l’Alpinismo giovanile, inoltre facilita il nascere di nuove e durature amicizie, diverse da quelle scaturite sui banchi di scuola. In una escursione i bambini si confrontano e si divertono condividendo ed aiutandosi. Tutto questo può fare vivere meglio i ragazzi, creando in loro una aspettativa nel desiderare che arrivi presto la domenica e liberare la giusta energia per affrontare i doveri e gli impegni della settimana. Sappiamo quali sono le emozioni e a cosa servono? Pellai individua sei emozioni primarie che ci permettono di vivere meglio e superare le avversità. Le emozioni sono elaborate dal cervello e manifestate dal corpo, esse sono: paura, tristezza, disgusto, rabbia, felicità e sorpresa:
La paura si manifesta quando ci sentiamo in una situazione rischiosa. Essa ci spinge alla fuga oppure ci im-
40
Alpinismo Giovanile
In alto: Anello dei laghi dell’alta Val Gerola, dal rifugio Benigni al lago Zancone Sotto: E si diventa amici
mobilizza facendoci fermare nel pun-
La tristezza si attiva di fronte alle
to esatto dove ci troviamo quando ci
separazioni, un bambino piange quan-
travolge. La paura ha, quindi, un ruo-
do i genitori se ne vanno, questo in-
lo protettivo nell’età evolutiva, perché
dica un dispositivo di prossimità fisica
aiuta i bambini a non mettersi in peri-
con chi lo fa stare bene e lo protegge.
colo, in modo di avvertire il limite che
Al luogo del ritrovo della gita capita
non deve essere oltrepassato. Le gite
di vedere bambini che sono abbrac-
dei corsi di AG sono svolte in sicurez-
ciati ai genitori fino all’ultimo minu-
za, valutando tutte le possibili varia-
to prima della partenza, perché non li
bili, ma essendo praticate in ambiente
vogliono lasciare, ma con una parola di
montano ci possono essere situazio-
conforto dell’accompagnatore il bam-
ni che innescano una sensazione di
bino riesce ad accettare il distacco e
paura nel bambino, il quale con l’aiuto
salire sul bus con una faccia più alle-
degli accompagnatori potrà superarla
gra, perché ha allontanato la sensazio-
e proseguire nella camminata.
ne di sentirsi solo.
Perciò la sorpresa e la felicità durante l’attività in montagna si vivranno sempre, perché per i bambini la meta e il percorso sono tutti da scoprire e anche se il tracciato è faticoso e la giornata è afosa i bambini sono felici, perché si stanno divertendo e giocando con i compagni. Nell’articolo in questione è anche nominata l’intelligenza emotiva come
la capacità di motivare se stessi, di persistere nel perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, di controllare gli impulsi e rimandare la gratificazione, di modulare i propri stati d’animo, evitando che la sofferenza ci impedisca di pensare, di essere empatici, di sperare (Goleman 1996). Un bambino impara ciò che vede e vive. L’educazione emotiva permette il raggiungimento di un buon livello di autostima e felicità personale, ma promuove anche un “saper vivere bene” all’interno del gruppo, sviluppando quelle competenze che resteranno con noi per tutto il tempo della vita adulta. Si può, quindi, concludere e non credo sia azzardo affermarlo che l’attività proposta dall’Alpinismo giovanile
In alto: Escursione di primavera Sotto: Al lago Angeloga, Valchiavenna
possa aiutare sviluppare a costruire
Pellai prosegue: Il disgusto è l’emo-
a realizzare è reso possibile dal desi-
zione che ci tiene lontani da ciò che
derio di sperimentare sorpresa e dalla
ci avvelena, la vita ai giorni nostri ha
motivazione di sfuggire alla noia. In
un valore sociale. La rabbia si inne-
età evolutiva la sorpresa dirige ver-
sca quando abbiamo di fronte a noi
so nuove mete, permette di “buttarsi
un potenziale nemico, attualmente è
nella mischia degli amici” e di lasciarsi
l’emozione dello scontro verbale o del
toccare da sentimenti nuovi e inediti
bullismo, della prepotenza o della pro-
come l’amore e la voglia di mettersi
vocazione.
alla prova in nuove sfide con se stessi.
E’molto improbabile che queste ul-
Infine l’emozione più bella è la felici-
time due emozioni si manifestino in
tà, la viviamo quando accanto a noi
una gita di Alpinismo giovanile, men-
c’è una persona che ci ama profon-
tre le seguenti sì. Pellai afferma che la
damente e che ci circonda con il suo
sorpresa ci spinge ad andare a esplo-
affetto. Questa emozione serve per
rare l’ignoto. Tutto quello che ci porta
farci vivere meglio e non soli.
l’intelligenza emotiva, fondamentale negli anni futuri nei quali i ragazzi diventeranno degli adulti consapevoli, equilibrati, motivati ma soprattutto felici. La nostra attività Gli anni passano siamo arrivati al 2019 e il gruppo di Alpinismo giovanile compie 55 anni. Sono passati già
Alpinismo Giovanile
41
cinque anni dai grandi festeggiamen-
quello che i propri figli stanno viven-
di accompagnatori disponibili. Un al-
ti per il cinquantesimo dove si erano
do durante una gita ancora in corso,
tro cambiamento, che è avvenuto nel
organizzate diverse iniziative: mostra
senza aspettare la sera e il raccon-
2018, è stata la trasformazione del
fotografica, inaugurazione del sentiero
to del figlio. Vi è, inoltre, maggiore
corso alpinistico rivolto ai ragazzi dai
didattico, la pubblicazione di un libro
tempestività nelle comunicazioni lo-
14 ai 17 anni in “attività over 14”, per
dal titolo Un sentiero lungo 50 anni e
gistiche e meno formalismo. Vi sono
avere più flessibilità nella disponibilità
del calendario. Cinque anni dopo l’at-
feedback sulle sensazioni vissute dai
di accompagnatori che, in specifiche
tività del gruppo è ancora molto di-
figli da parte del genitore instaurando
gite devono essere in rapporto 1:1
namica con l’introduzione di novità e
una relazione virtuale, ma quello che
con i ragazzi.
il superamento di problematiche che
realmente conta di più è sempre lo
in questi ultimi anni sono diventate
scambio personale e fisico tra i diversi
più evidenti e riguardano soprattutto
attori. Comunque il modo usato per
Quando Dino Piazza (allora pre-
il settore dell’associazionismo e del
fare conoscere il gruppo è sempre il
sidente del gruppo Ragni) insieme a
volontariato. Sfogliando le pagine del
pieghevole nel quale sono elencate le
Dino Maroni (presidente CAI Lecco) e
libro si può leggere di gite e ammi-
date delle gite, le proposte della se-
Don Giuseppe Tagliabue (oratorio del-
rare foto molto datate degli anni ‘60,
zione e le foto. Si usano anche e-mail,
la parrocchia di San Nicolò di Lecco)
ma anche più prossime ai nostri tempi
whatsapp, pagina facebook pagina AG
nel 1964 decisero di formare il grup-
fino al 2014. Pur raffigurando perio-
nel sito del CAI per mantenere i rap-
po di Alpinismo giovanile uno degli
di di una società diversa si possono
porti.
obiettivi principali era quello di preve-
Gli inizi
osservare aspetti comuni quali il gran
Un altro aspetto fondamentale è
nire gli incidenti in montagna; perciò
numero di ragazzi con zaini in spalla
che le regole sulla sicurezza diven-
era fondamentale partire dai bambini
che, un passo dopo l’altro, raggiun-
tano sempre più articolate e compli-
con una istruzione di base nella quale
gono svariate mete, cime della zona
cate rendendo più impegnativa l’at-
l’insegnamento principale riguardava il
lecchese e non solo, cime facili ed
tività logistica e la scelta delle mete,
comportamento, l’ordine, l’educazione
impegnative. Ci sono accompagna-
limitando ai partecipanti la possibilità
e il rispetto per la natura.
tori che possono essere considerati
di scoprire e conoscere nuovi luo-
indicatori del passare del tempo. Se
ghi. Gli accompagnatori oltre ad es-
durante il consiglio si scorrono i volti
sere volontari, esperti di montagna
degli accompagnatori intorno al ta-
sono anche educatori, poiché operano
volo si notano nuove facce. Genitori
in ambiente alpino con minorenni e
L’Alpinismo giovanile ha lo scopo
che si avvicinano a questa figura e
quindi sono persone titolate e quali-
di aiutare il giovane nella propria cre-
ragazzi che hanno partecipato ai cor-
ficate, che hanno seguito un percorso
scita umana, proponendogli l’ambiente
si in passato mentre ora fanno parte
di formazione. L’aspetto organizzati-
montano per vivere con gioia espe-
dell’organico del gruppo accompa-
vo che l’Alpinismo giovanile del CAI
rienze di formazione.
gnatori/educatori. Un altro aspetto
Lecco in questi ultimi anni ha dovuto
Il giovane è il protagonista delle
da non trascurare e di cambiamento
affrontare è stato il ricambio degli ac-
attività che non possono perciò pre-
è legato al fatto che la società evolve
compagnatori sia per l’età sia per gli
scindere da una dimensione educa-
velocemente e l’avvento delle nuove
impegni personali.
tiva.
Adesso quali sono gli insegnamenti e le finalità? Il progetto educativo
tecnologie ha portato delle novità an-
Il gruppo di AG è molto attivo e
L’accompagnatore è lo strumento
che nelle comunicazioni tra il gruppo
il numero di bambini partecipante è
tramite il quale si realizza il progetto
direttivo dell’AG e i genitori/ragazzi. I
molto elevato soprattutto nel corso
educativo.
genitori possono vivere in anteprima
base da 6 a 10 anni e dal 2018 il di-
Il gruppo come nucleo sociale, è il
rettivo ha deciso di mettere un tetto
campo di azione per l’attività edu-
massimo di iscritti in modo da rispet-
cativa; le dinamiche che vi interagi-
tare il rapporto di un accompagnatore
scono devono orientare le aspirazioni
ogni 5-6 bambini in base al numero
del giovane verso una vita autentica
42
Alpinismo Giovanile
Sulla Cresta della Giumenta, Magnodeno.
attraverso un genuino contatto con la
Non solo gite
sulle guglie del Resegone e sul lago
natura.
Ci sono diversi modi di andare in
di Lecco. Proseguite fino alla fonta-
L’attività attraverso la quale si rea-
montagna. Si possono raggiungere le
na e addentratevi nel bosco lungo
lizzano questi intendimenti è essen-
mete alpine camminando, arrampi-
un sentiero pianeggiante, dovrete
zialmente l’escursionismo di monta-
cando, sciando o più semplicemente
guadare dei torrenti. Percorrendo un
gna finalizzato verso obiettivi didattici
per chi è pigro guardando film, filmati,
tracciato di sali e scendi giungerete
programmati: in sintesi recupero della
documentari, mostre o leggendo libri.
ad una vecchia baita isolata nel bosco
dimensione del camminare nel rispet-
L’alpinismo giovanile del CAI Lecco
con un’insegna che riporta la scritta
to dell’ambiente geografico, naturale
ha unito due modalità che potrebbero
Trii amis: non è un rustico qualsia-
ed umano.
sembrare molto distanti, ma che in re-
si, è speciale perché frequentato dal
Il metodo di intervento si basa sul
altà si sposano splendidamente. Perciò
gruppo di AG, che qualche anno fa l’ha
coinvolgimento del giovane in attività
se la vostra curiosità vi stimola a sco-
adottato come luogo incantato per
divertenti stabilendo con lui un rap-
prire quali siano le tipologie adottate
splendide scampagnate, ma non solo.
porto costruttivo secondo le regole
dal gruppo lecchese per conoscere la
Vi è anche un sentiero ben disegna-
dell’imparare facendo.
natura e la montagna cogliete l’occa-
to indicato come sentiero didattico,
sione di raggiungere la località ai piedi
lungo il quale si possono ammirare
del Resegone denominata I Grassi.
su pannelli mostre dalle svariate te-
L’uniformità operativa delle sezioni nell’ambito dell’Alpinismo giovanile è presupposto indispensabile perché si possa realizzare il progetto educativo del CAI. Perché andare in montagna con AG? Per tutti questi motivi: vivere
Ecco le istruzioni di cosa dovete fare:
matiche riguardanti la storia, i fiori, gli alberi e altro ancora.
1) Calzate ai vostri piedi un paio di
Questo luogo non tanto lontano da
scarponcini e riempite lo zaino con
Lecco unisce l’utile al dilettevole, l’e-
viveri e un cambio.
sercizio fisico all’intelletto. E’ aperto a
forti emozioni immersi nella natura e
2) Mettetevi in marcia dal piazzale
circondati da tanti amici, imparare fa-
della funivia dei piani d’Erna (locali-
cendo in modo da capire cosa ci può
tà Versasio) seguendo l’indicazione
offrire la montagna nelle diverse sta-
“sentiero didattico”.
gioni e le differenti difficoltà del trac-
3) In compagnia e in allegria per-
ciato, qual è il vestiario da indossare e
correte il semplice tracciato che vi
come si usano specifiche attrezzatu-
condurrà prima ad un piccolo nucleo
re, divertirsi giocando e creare nuove
di case dal nome Costa, dal quale si
amicizie.
può ammirare una magnifica vista
tutti e può anche essere di interesse per le scuole della nostra città. Non perdete tempo il sentiero didattico e la baita di AG vi aspettano. Foto Archivio Alpinismo Giovanile
Alpinismo Giovanile
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WALTER, RICCARDO, PEPPO, ROMANO E IO...
Tino Albani, accademico e istruttore, racconta i suoi 70 anni di grande alpinismo
di Angelo Faccinetto
L
a prima volta è stata al Resegone. Non per una semplice escursione, come capita ai co-
muni mortali (e anche ad alcuni grandissimi, come Romano Perego). Ma per un’arrampicata. Meta, la Torre Elisabetta, una via con passaggi di IV+. Era il 1949. Da quel giorno Costantino Albani – per tutti Tino – meratese
1964,Tino Albani su un traverso della Walker alle Grandes Jorasses
doc, classe 1930, appassionato d’arte e
di didattica, non si è più fermato. Prima
ni – ma ne dimostra molti di meno
zione. E ho fatto in tempo a legarmi
il calcare della Grignetta, poi il granito
– Tino Albani si racconta. E racconta
in cordata un po’ con tutti”. Anche se
del Masino e della Bregaglia. Poi, an-
di montagne, di spedizioni, di scuole
dell’alpinismo non ha mai fatto un me-
cora, le Alpi Occidentali, con il Bianco
d’arrampicata e di scalatori, quelli con
stiere.
e il Rosa, infine le Dolomiti. E una lista
cui ha condiviso consigli e salite. E’una
Per 42 anni, fino alla pensione, Tino
di spedizioni lunga così, in ogni angolo
carrellata nella storia dell’alpinismo, la
Albani - una moglie, che lo ha sempre
del mondo.
sua, con il Walter, il Riccardo, il Ro-
sostenuto e due figli - è stato funzio-
mano, il Bigio, il Boga … Fino a Gaston
nario della Banca Briantea (ora assor-
Rébuffat e a Cesar Perez de Tudela.
bita in Bpm) e l’alpinismo, con la foto-
“Ad andare in montagna ho cominciato a 19 anni, poi per i successivi 70 non mi sono più fermato, an-
“Sì, forse ho cominciato un po’ tardi
grafia, per lui è stato sempre solo una
che se adesso, con questo ginocchio,
– dice – perché prima mi dilettavo di
passione. Grandissima. “Non chiedermi
in discesa faccio un po’ fatica”. Non
boxe, ma ho fatto in tempo a cono-
niente di fondi di investimento, di Bot
lontano dal traguardo dei novant’an-
scerli tutti i grandi della mia genera-
e Cct, chiedimi invece di quella parete,
1966, 4-5 giugno , ai Piani Resinelli durante i festeggiamenti per il XX di fondazione del gruppo Ragni. Tino, a sinistra, con Angelino Zoia
di quella prima ascensione. Per la verità non so niente neanche di Carducci, ma tu chiedimi di Chabod, di Cassin, di Gervasutti… Di quell’alpinismo so tutto e conosco a memoria tutte le montagne del mondo. Ho letto molto”. Ma soprattutto, ha praticato molto, tanto da meritare, nel 1990, anche il titolo di “Sportivo dell’anno” del comune di Merate. Se si parla di montagne, che siano in Europa, Sud America, Himalaya o sperdute in mezzo al deserto, Albani si rivela per quel che è: un pozzo di conoscenza. E di aneddoti. Che si intrecciano con la montagna anche quando non la riguardano direttamente. Come quella volta, negli anni cinquanta, che si presenta durante uno sciopero dei bancari davanti alla sede della Banca Popolare di Lecco, in piazza Garibaldi, tirandosi dietro un asino che aveva attaccato un cartello con la scritta “Io non sciopero”. In realtà, l’asino (o forse era un mulo?) era di proprietà della “Bartesaghi Legnami” di via Azzone Visconti, ma il messaggio politico, rivolto a colleghi e banchieri, è chiaro. E – appunto - a manifestare con lui c’è l’amico e compagno di cordata Giulio Bartesaghi, uno dei fondatori dei Ragni (gruppo al quale Tino, per una serie di circostanze, non apparterrà mai), pure
lui bancario.
bani ai Resinelli è praticamente di casa,
deri’. Loro salivano a Monza, io a Cer-
tanto che ci andrà, nel 1959, anche a
nusco. Andrea (Oggioni) mi dava una
fare il viaggio di nozze, e la frequen-
pagina della Gazzetta perché potessi
“Mi sono iscritto al CAI di Mera-
tazione diventa assidua. Non a caso
sedermi fuori del portellone del carro
te nel 1949. Ma poi, come è capita-
sarà lui, nel 2011, a scriverne il ne-
merci senza sporcarmi troppo. Vagoni
to a Romano Perego, ho cominciato
crologio per l’Annuario del Club Alpino
passeggeri non ce n’erano e dentro i
ad arrampicare con Luigi Magni che,
Accademico.
carri non sempre si trovava posto. Ci
Incontri
pur essendo di Merate, era socio del
“Ci siamo conosciuti nella primavera
siamo ritrovati insieme pure alla naja.
CAI Lecco e a un certo punto, come
del ’49 – ricorda - sul primo treno del
Negli alpini, tutti e tre reclute, il Walter,
condizione per continuare a legar-
mattino che alla domenica, da Milano
l’Andrea ed io. E’ durata pochi giorni,
mi alla corda con lui, mi ha imposto
verso Lecco e Sondrio, portava gruppi
però. Oggioni è stato riformato, Bo-
di iscrivermi alla sezione di Lecco.
di alpinisti ed escursionisti alle monta-
natti è stato mandato alla scuola mili-
Era il 1955. Da allora, quando lascio il
gne. Lo chiamavamo ‘il treno dei desi-
tare alpina e io sono finito in fureria …”.
mio nome sulla cima di una montagna scrivo: Tino Albani, INA (istruttore nazionale di alpinismo), CAI Lecco, anche se il CAI Lecco mi ha un po’dimenticato. Comunque, iscrizione o no, sono sempre stato legato all’ambiente lecchese. Ti ho detto della prima arrampicata alla Torre Elisabetta: ecco, subito dopo è venuta la via Cassin al Medale e in quegli anni, farla, non era uno scherzo”. Dopo il Medale scocca l’ora della Grignetta. Un giorno, con Luigi Magni e Augusto Corti, fa il Sigaro per la via normale (4° - 5°). “Al ritorno – racconta - scendendo dalla Val Calolden, incrocio il Walter (Bonatti, ovviamente, ndr). Io ero gasatissimo per la salita al Sigaro e gli dico: cosa hai fatto oggi che non ti ho visto su. E lui, che era insieme ad Andrea (Oggioni) e a Josve (Aiazzi), mi dice di aver fatto la Sant’Elia al Nibbio. Ecco, avevamo la stessa età e lui era già al sesto grado … un’impresa che nell’ambiente alpinistico lecchese fece scalpore. E che per me fu di esempio: mi ha lasciato il segno”. Già, il Walter. Con lui in quei mesi inizia un’amicizia durata poi tutta la vita. A consolidarla sono gli anni in cui Bonatti aiuta il padre nella gestione del bar del Rifugio Grigna ai Resinelli. Al-
1958, Tino sulla via S. Elia al Nibbio, in cordata con D. Borgonovo
Del Walter di quegli anni Albani ha anche un altro ricordo. Un colloquio sotto la parete del Medale, nel 1950. “Un giorno lo incontro e lui si lamenta perché il suo lavoro alla Falck, dove era costretto a fare i turni, lo limitava nell’attività alpinistica, mentre io, che avevo trovato un buco in banca, ero fortunato perché avevo libero anche il sabato pomeriggio. Mi dice che deve cercare nuove soluzioni. La soluzione l’ha trovata in fretta. Si è offerto di portare in roccia il suo capo del personale, che era appassionato di alpinismo. Un paio di salite ai Magnaghi e i turni di notte sono saltati”. Ma dal Walter il Tino riceve anche un incoraggiamento che si sarebbe rivelato poi fondamentale. “Era il ’52, Bonatti e Oggioni erano appena entrati nell’Accademico, l’èlite dell’alpinismo. Mi chiede della mia attività alpinistica che lui giudicava interessante. Io gli rispondo che mi sentivo un po’ inferiore perché le grandi vie le avevo sempre affrontate da secondo. Lui mi dice che in una cordata il secondo è fondamentale, deve essere bravo e svelto e deve dar fiducia al capo cordata. Sembra banale, ma questa affermazione ha ridato slancio alla mia attività alpinistica che è ripresa con più convinzione. E in effetti, ripensandoci, ho constatato che era proprio così: i grandi avevano bisogno di un secondo in grado di guidarli sulla parete e di cui fidarsi ciecamente. Il Cassin aveva il Ginetto Esposito: il braccio, il Riccardo e la mente, il Ginetto”. Istruttore nazionale Eccola allora l’attività alpinistica del Tino Albani. Dopo Resegone, Meda-
In alto: 1951, Tino a destra con Lavelli Sotto: 1958, Tino sulla via S. Elia al Nibbio, in cordata con D. Borgonovo.
le e Grignetta – dove arrampica con il Boga, il Piloni, il Giulio Bartesaghi, il Lavelli, il Panzerin … - è l’ora del granito. Prima quello puro delle Retiche, poi il misto (in assoluto il suo preferito) del Bianco e del Rosa. Comincia con le montagne del Masino e della Bregaglia, poi Bernina e Disgrazia. Nel ’50, con Gianfranco Gambaro, sale lo spigolo Nord del Badile, “che allora non era come oggi, alla portata di tutti”. Negli anni scalerà col Ninotta, con Angelino Zoia, il Ragno di Meda, con Peppo Conti e con Roberto Osio. Nel ’56 si lega per la prima volta in cordata con Cassin. Insieme faranno lo spigolo Vinci al Cengalo, che poi Albani ripeterà altre due volte. “E’ stato un po’ il mio destino ripetere varie volte le stesse vie. Arrivava un amico alpinista o un allievo o un ex allievo, si parlava, lui diceva ‘piacerebbe anche a me provare a farla …’ e così, via, si andava”. E’ un anno importante, il ’56, per Tino Albani. Per le salite fatte e anche per quelle non fatte. Claudio Corti – “uno scalatore formidabile” – gli chiede di andare a fare la nord dell’Eiger. Lui è tentato, però tergiversa, c’è qualcosa non lo convince fino in fondo anche se non sa bene cosa. Intanto legge, si documenta, studia la montagna, in cuor suo pensa che avrebbe risposto sì. Finché un giorno interviene la madre. Lei che non aveva mai detto nulla, che non si era mai opposta alla sua attività alpinistica, al punto che in casa loro gli amici scalatori della zona andavano a nascondere le corde che non volevano venissero trovate dagli ignari genitori, se ne esce con un
In alto: 1949, in vetta al Disgrazia Sotto: 1950, Tino alla Cima Ovest di Lavaredo, sotto la Parete Nord
“non avrai mica intenzione di andare
scuola Parravicini del CAI di Milano, la
era Lorenzo Cremonesi, il giornalista,
all’Eiger, eh?”. Una schioppettata. Un
più antica d’Italia, della quale divente-
era lì a seguire le celebrazioni come
segnale, a cui si aggiunge anche il pa-
rà anche direttore. “A dirigerla a quel
inviato del Corriere della sera. Era sta-
rere negativo del Giulio Bartesaghi. E
tempo era Romano Merendi, gestore
to mio allievo ai corsi di roccia del-
Albani a Corti dice no. Come poi sia
del Rifugio SEM Cavalletti ai Piani Re-
la scuola Parravicini trent’anni prima.
andata, si sa.
sinelli. Mi ha sempre appassionato la
Adesso avevo 74 anni e lui mi ha ri-
Ma il ’56 è anche l’anno in cui Tino
didattica. Quasi più ancora che anda-
conosciuto. Come lui ne ho incontrati
Albani diventa istruttore nazionale di
re in montagna, mi piaceva insegnare
tanti di ex allievi, uomini e donne, in
roccia (poi seguirà anche il brevetto di
agli altri, ai giovani, ad andarci. Non per
giro per le montagne. E’ una cosa che
istruttore su ghiaccio) e inizia la car-
caso, sessant’anni e rotti dopo con la
mi fa piacere e con molti di loro ho
riera di docente. Il corso si svolge sulle
Parravicini collaboro ancora”. Tino ri-
fatto e rifatto tante vie interessanti”.
Dolomiti di Brenta, al Rifugio Brentei.
corda le tante salite fatte con allievi
Poi Albani ricorda un altro episo-
Direttore è Riccardo Cassin. “Su in
ed ex allievi. E un incontro, nel 2004,
dio. “Il primo Corso Internazionale di
Trentino – ricorda - sono andato in
alla base del K2. “Ero stato invitato
Alta Montagna, che si è svolto in Italia,
macchina con lui. Ed è stato proprio
al trekking organizzato in occasione
l’ho diretto io. Tra gli altri, come al-
Riccardo, durante il viaggio, a sugge-
del cinquantenario della conquista di
lievi, avevo quattro alpinisti spagnoli
rirmi di andare a insegnare a Milano.
quella montagna. A un certo punto mi
che volevano apprendere le tecniche
A Lecco, la scuola dei Ragni era già al
si avvicina un signore e mi dice: tu sei
di progressione su ghiaccio. Con uno
completo”.
il Tino Albani. Io gli rispondo: sì, ma
di loro, poi diventato famoso, Cesar
E’ così che inizia la lunghissima
come fai a conoscermi? Sono Loren-
Perez, detto el Paqarito, sono rima-
collaborazione di Tino Albani con la
zo Cremonesi, non ti ricordi? Ecco, lui
sto amico. Lui in uno dei suoi libri,
Tino a sinistra con Pietro Isacchi in vetta al monte Illimani, 6450m, in Bolivia
ricordando le serate al rifugio dopo
meglio in assoluto, Romano, e con lui
il capocordata di gente come il Walter,
le lezioni, ha scritto che l’alpinismo, in
ho scoperto le Dolomiti salendo le vie
il Riccardo o il Romano o il Peppo?
Italia, è molto più di una semplice pra-
più difficili. Perego, nel 1964, è stato
Non puoi: io ero il secondo”.
tica sportiva: è una cultura, uno stile
il primo italiano a salire le tre grandi
Le spedizioni sulle montagne di
di vita. Ecco, sono contento di averlo
pareti Nord, Eiger compreso. Io un po’
mezzo mondo parlano di Groenlan-
aiutato a comprendere questo aspet-
l’ho imitato e ho scalato le tre grandi
dia, la prima, nel ’65, organizzata dal
to fondamentale del nostro andare
pareti Nord di Cassin: Badile, Ovest di
CAI Milano per celebrare la scuola
in montagna. L’ho fatto con le nostre
Lavaredo e la Walker alle Grandes Jo-
Parravicini, dove, su ghiaccio e roccia,
canzoni – sono sempre stato un bravo
rasses, con Brignolo e Mellano. Pensa
sale cinque cime inviolate, alcune del-
corista e al rifugio canto sempre, an-
la combinazione: quest’ultima l’ho fat-
le quali mai più ripetute. Poi nel 1973,
che se non si usa quasi più – e anche
ta proprio il 4, 5 e 6 agosto, gli stessi
sempre con una spedizione del CAI
con le nostre bevute”.
giorni del Riccardo. Poi nel ’66 è stata
Milano, va in Perù, sull’Huascaran dove,
la volta della Bonatti al Petit Dru con
per un errore di itinerario, è costretto
Angelino Zoia”.
a fermarsi a quota 6400, 300 metri
Accademico Nel ’58, qualche anno dopo l’amico
Questa attività alpinistica, su iti-
sotto la vetta. Nell’81 è nel Kashmir,
Walter, salirà anche lui il sesto grado
nerari via via più difficili, nel 1967 gli
nell’86 è di nuovo in India, al monte
del Sant’Elia al Nibbio. Nel ’59, con
apre le porte del Club Alpino Accade-
Satopant (7075 m) con una spedi-
Peppo Conti, sarà la volta della mitica
mico. Che onora anche con una lista
zione organizzata per i cinquant’anni
Nord Est del Badile. Poi, negli anni ’60,
di spedizioni lunga così in ogni parte
comincia ad arrampicare con un al-
del mondo. Non senza aver prima fat-
tro meratese doc, Romano Perego. “E’
to una precisazione: “Sulle grandi vie,
il compagno con cui mi sono trovato
sempre da secondo. Come fai a essere
Intervista
51
della scuola Parravicini, Nel 1988 tocca alla Giordania e alle splendide montagne del Wadi Rum e poi, con Fabio Lenti, è di nuovo in Perù. Lenti con dieci clienti sale l’Alpamajo per la via dei Ragni, il giorno successivo, approfittando della via lasciata attrezzata, raggiunge anche lui la vetta in solitaria. Nell’89, sempre con Fabio Lenti, che accompagna un gruppo di clienti, va in Bolivia, dove tenta il Chearoco e poi l’Illimani (6450 m) fermandosi ai 5500 m del Nido del Condor. Nello stesso anno, in Algeria, sale la Garet al Djenun per la via del President e l’Elephant, nella regione del Tesnou, montagne che poi ripeterà. Nel ’90 – a sessant’anni e ormai in pensione - è ancora in Algeria; poi va in Nepal, al Cho-Oyu (m 8201), dove resta per 20 giorni al campo avanzato, allestito a 5750 m di quota. Nel’91 è in India dove si unisce alla spedizione di Lenti al monte Nun. Poi, nel 1992, 1993 e 1994 è di nuovo in Bolivia, dove raggiunge la vetta dell’Illimani, Algeria e Giordania. Nel ’96 è ancora in Nepal, nel ’98 in Perù. Qui, con i ragazzi dell’Operazione Mato Grosso, collabora alla costituzione della Scuola di Andinismo insegnando le tecniche alpinistiche di arrampicata e dove sale il Pischo e l’Hischinca (5530 m). Ancora, tra il 1993 e il 2006, Giordania, Perù, Mali, Algeria, Niger, Libia, Nepal (dove sale, a 75 anni, il Kala-Pattar, 5450 m), Algeria e ancora Nepal, nel 2006, “per fotografare la parete Sud dell’Annapurna, una parete da spavento”. Senza contare il già ricordato trekking del 2004 al K2. Fino alle montagne dell’Ennedi, in Ciad, nel 2009, ultima In alto: 1954, al Nibbio; da sinistra Pif Casati, Tino Albani, Andrea Oggioni e Valerio Carrara Sotto: Piani Resinelli anni ‘50, da sinistra Tino Albani, Walter Bonatti, Luciano Comi
avventura extraeuropea quando gli anni ormai sono quasi 80. Il paradiso Appassionato d’arte, Tino Albani ha accompagnato in montagna, soprattutto in Grignetta, tanti pittori e fotografi. Tra loro, l’amico Dante Spinotti, friulano di Tolmezzo, operatore della Rai diventato poi, a Cinecittà e a Hollywood, un direttore della fotografia di successo in decine di film e due volte candidato all’Oscar. Adesso dopo tanti anni resta un innamorato della montagna, dei suoi paesaggi e del suo incanto. Un incanto che scopre immutato anche oggi che qualche acciacco lo costringe a cimentarsi su quote più modeste. E che Gaston Rebuffat, uno dei mostri sacri dell’alpinismo, lo ha aiutato a scoprire. “Nel ’66 Rebuffat era a Lecco per il ventesimo della fondazione dei Ragni. Un giorno l’ho portato in Grignetta a fare il giro del Fungo. Era uno di quei giorni un po’ così, con le nuvole e la nebbia che vanno e vengono. A un certo punto si ferma e guarda le guglie che scompaiono e riappaiono dentro coni di luce e dice: sembra una illustrazione del Doré, sembra il Paradiso. Quella frase lì, nel mezzo della nostra arrampicata, mi ha colpito. Noi che siamo nati in Grigna non ci pensiamo mai a questa cosa qui, a questa grande bellezza. Ma da quel giorno, io ci penso sempre. E non solo in Grigna” Foto Archivio Tino Albani.
In alto: L’asino portato da Tino Albani e Giulio Bartesaghi alla manifestazione durante uno sciopero dei bancari dei primi anni Cinquanta Sotto: Un ritratto recente di Tino Albani. Foto di Angelo Faccinetto
ROLLING ON THE RIVER
In bicicletta lungo il Nilo dalla foce alla sorgente di Luca Pedeferri
M
ilano. Scrivo da un ostel-
(Flavio Magni e Nazareno Fatutti), già
gendo la sorgente (il mitico Lago Tana
lo, non dei più lussuosi, in
compagni di tante avventure a pedali.
di una canzone di mia nonna) dalle
zona Loreto. Avrei potuto
Frangenti di vita diversi però han fatto
spalle: nei pressi della capitale suda-
dormire comodamente dai miei, a 40
sì che questo momento fosse buono
nese infatti si è costretti ad abbando-
minuti di treno, oppure farmi ospita-
solo per me e che sentissi il bisogno
narne il corso che proseguirebbe ver-
re da amici o parenti; invece sto bene
di andare, anche solo. O forse proprio
so il Sud Sudan e la guerra. Peccato,
qui, nell’anonimato, fra qualche turi-
il bisogno di andare solo…
mi sono detto, ma in fondo non è un
sta spaesato e dei lavoratori stanchi:
L’idea era semplice: risalire il Nilo
lavoro né ci sono scommesse in ballo:
ci vuole un po’ per riprendersi da un
Azzurro dalla foce alla sorgente attra-
se non posso seguire il fiume, andrò
lungo viaggio. Risalire il Nilo in bici-
versando Egitto, Sudan ed Etiopia; o
per savane e montagne! E così il 25
cletta era un sogno nel cassetto da
meglio, risalirlo fino a Khartoum, e poi
novembre sono atterrato ad Alessan-
anni, coltivato con gli amici Oròbici
puntare dritto verso l’Etiopia raggiun-
dria d’Egitto.
Karima
Bici indiana Qualcosa da fare all’ultimo minuto prima di un viaggio resta sempre, ma questa volta la partenza è stata più rocambolesca del solito perché arrivavo da un periodo particolarmente denso e complesso. Dopo una nottata di bagordi con gli amici, ho un’immagine un po’ sfumata di mia mamma che mi infila in fretta e furia sciarpa e berretta nella borsa prima di portarmi all’aeroporto, recuperando lungo la strada la tenda da un’amica. Un bagaglio poco ragionato, insomma, ma comunque ridotto all’osso: pochissimi vestiti, sostanzialmente quelli che ho indosso; tre romanzi, uno per paese; un kit per riparare le forature e un sacchetto di medicine. La bicicletta non l’ho potuta imbarcare. Arrivato ad Alessandria, un rapido sguardo al mare e mi metto subito all’opera per comprarne una. La trovo al mercato, fra manzi appesi e montagne di biancheria cinese, ed è amore a prima vista: una bici da città, fabbricazione indiana, modello molto diffuso in Egitto fra garzoni e contadini. Punti di forza il telaio di acciaio, pesante ma solido, la comoda sella da Graziella e un portapacchi indistruttibile fatto con tondini da cemento armato, il sogno di ogni cicloturista; punti deboli: non ha il cambio, freni a bacchetta (manderebbero in visibilio ogni hipster milanese, il problema è che non frenano), manubrio di una scomodità rara (vesciche Dall’alto: A bordo di un’auto della polizia; Il barcaiolo di Soleb; Fra i cercatori d’oro.
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Escursionismo
alle mani e lancinanti dolori alle spalle). I primi giorni continuo a perdere bulloni ma ormai io e la bici siamo affezionati: la chiamo Rosetta, come il ramo del delta da cui parto, e insieme andremo lontano. L’andatura è per forza di cose rilassata, quella giusta per apprezzare a fondo il paesaggio: una ininterrotta striscia verde che costeggia il fiume e taglia il deserto, affollata di gente e città in Egitto, decisamente meno popolata in Sudan, con lunghi tratti disabitati fra piccoli paesi di contadini e pescatori; poi una regione di savana collinosa che porta all’altopiano etiopico con i suoi paesaggi immensi, biblici, e montagne altissime perlopiù “arrotondate” che arrivato a Gondar mi hanno costretto a tradire Rosetta per una mountain bike cinese, sicuramente inferiore per qualità e fascino, ma dotata di cambio. Su una di queste montagne, l’Imet Gogo, 3926 m, siamo saliti a Capodanno con l’amico Davide Longoni che nel mentre mi aveva raggiunto per l’ultima parte del viaggio: una camminata lunga ma facile, fra colonie di babbuini, lobelie giganti e panorami sconfinati. Ovunque ho incontrato siti archeologici incredibili, fra i più impressionanti mai visti: alcuni famosi e visitati, altri, soprattutto in Sudan, abbandonati a se stessi, senza biglietti d’ingresso né recinti, frequentati soltanto da pastori e divorati dalle sabbie, forse proprio Dall’alto: Imet Gogo, 3926 metri; La sorgente del Nilo (e la capanna di Natale); Fagiolata di Natale con Mohammed
Escursionismo
57
per questo ancora più affascinanti.
fagioli in cui intingere il pane, con ag-
egiziana, che mi ha costretto a un pia-
giunte diverse di spezie o altri ortag-
cevole passaggio sul cassone delle sue
gi e annegato nell’olio di lino, domina
jeep per una buona metà del Paese;
Procedendo verso sud, il tè, che gli
incontrastato in Egitto (affiancato dai
dall’esercito in mezzo alle sommos-
egiziani consumano in continuazione,
falafel) e in Sudan. In Etiopia invece
se in Sudan, e purtroppo i morti sono
dolcissimo e dentro piccoli bicchie-
è onnipresente l’acidula e spugnosa
stati parecchi; dai contadini etiopi im-
ri di vetro, lascia gradualmente spa-
‘ngera, che dopo tre giorni non potevo
pegnati in eterni scontri tribali.
zio al caffè, preparato in Etiopia con
più vedere, ma per fortuna si trovano
un rito quasi religioso. Anche la gente
spesso anche gli spaghetti (lascito dell’
cambia: si passa dagli egiziani, arabi
Impero…) e ogni tanto la pizza. Una
Anche il Natale è stato un leitmotiv
e mediterranei, ai nubiani (fra Egitto
dieta ripetitiva insomma, ma nel com-
del viaggio. Il 24 dicembre ero fra i
meridionale e Sudan), neri come la
plesso soddisfacente; certo, quando in
missionari comboniani di Khartoum:
notte e di un’ospitalità commovente:
Sudan è venuto a mancare il pane da
bianchi oltre a me tre preti e qualche
mi hanno dato davvero molto senza
accompagnarsi ai fagioli la situazione
suora, gli altri fedeli neri e festanti; e
pretendere nulla in cambio. E infine gli
si è fatta critica: io me la sono cavata
poi c’è stato il Natale copto, che cade
etiopi, generalmente più ostici e diffi-
per qualche giorno con latte in scatola
il 7 gennaio, ospiti io e Davide in una
cili da capire, per non parlare dei loro
e merendine, la popolazione è giusta-
capanna su un’isola del lago Tana,
bambini che si divertono a tirare sassi
mente insorta contro il regime.
rimpinzati di birra locale e caffè fino
Fra tè, caffè e armi
contro i ciclisti.
E poi un’altra costante, negativa:
Brividi di ignoto
a scoppiare.
Il cibo, pur con qualche eccezione, è
le armi. Vecchie o nuove, ovunque:
Ripensando all’aspetto ciclistico del
stato una costante: il foul, una zuppa di
imbracciate dall’onnipresente polizia
viaggio alcuni momenti mi sono ri-
Ombra!
masti particolarmente impressi: la pia-
sono più le domande. Penso però che
in Africa già da un mese e qualcosa
cevolezza di attraversare campagne e
viaggiare possa portare a rompere i
avevo capito: non mi aspettavo quin-
villaggi, ma anche l’esperienza abba-
nostri schemi abituali e a un cambio
di grandi celebrazioni, ma in cuor mio
stanza estrema di districarsi in metro-
di prospettiva, magari temporaneo ma
continuavo a immaginare un cartel-
poli trafficatissime come Alessandria
dirompente e salutare.
lo, una panchina o un chiosco per la
d’Egitto e il Cairo; il brivido di ignoto
Nilo Bianco e Azzurro, dopo aver
birra. E invece no, alla confluenza dei
e libertà, abbandonando al tramonto la
percorso migliaia di chilometri sepa-
due Nili non c’è niente! Soltanto un
strada asfalta per piste di sabbia ver-
ratamente, si riuniscono a Khartoum,
vecchio fortino diroccato in mezzo
so il fiume, le palme, la vita misteriosa;
in un punto ben definito e raggiungi-
ai campi e il contadino che li coltiva,
le salite a spinta appena sconfinato in
bile a piedi, non lontano dal centro: la
Mohammed, che mi ha offerto il tè e
Etiopia, 150 km in tre giorni, e le di-
lingua di terra che separa i due fiumi,
una lunga chiacchierata. Non c’è nien-
scese con i freni a bacchetta tirati, a
diversi effettivamente anche nel co-
te, e va bene così.
zigzag, e le scarpe a dare una mano;
lore, uno verdastro e l’altro marrone,
la bellezza della fatica, e penso in par-
diventa sempre più stretta e appuntita
Periodo: 25 novembre - 13 gennaio
ticolare alla lunghissima salita del Nile
fino a scomparire; da qui al lontano
Km percorsi: 2145 in bici, 2155 con
Gorge, una vecchia strada italiana bat-
mar Mediterraneo scorrerà un unico
mezzi vari
tuta dal sole che si arrampica sui ver-
grande fiume, il Nilo, culla di civiltà an-
Foto di Luca Pedeferri
santi del secondo canyon più grande
tichissime. La confluenza è un luogo
al mondo.
emblematico ed estremamente sug-
Non mi fido molto di chi torna da un
gestivo, che da noi sarebbe segnala-
viaggio “illuminato”, pieno di risposte
to, valorizzato, enfatizzato; quando ci
in tasca; per me anche questa volta
sono arrivato, la mattina di Natale, ero
Escursionismo
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CAMMINARE IN COMPAGNIA
Il programma delle gite sociali 2019. Il gruppo non è solo compagnia
Il Cevedale
di Domenico Pullano, Giuliano Mantovani, Beppe Ferrario
L’
organizzazione
delle
ra assicurativa è inclusa per soli soci
Non sono consentite deviazioni dai
CAI in regola con quote sociali.
percorsi stabiliti. I programmi possono
Alle escursioni possono partecipa-
essere variati in funzione delle condi-
gite
re anche non soci, previa comunica-
escursionistiche sono un’ot-
zione dei propri dati anagrafici, ai fini
Il ritrovo per la partenza avviene
tima opportunità di avvicina-
dell’assicurazione infortuni, e soccor-
con qualsiasi tempo, salvo comunica-
mento alla montagna per appassionati
so alpino, entro il venerdì precedente
zione contraria agli iscritti, i trasferi-
neofiti che possono accostarsi, appro-
l’effettuazione della gita.
menti saranno iniziati con un ritardo
zioni locali o metereologiche.
fittando dell’esperienza di amici e ac-
E’ richiesto l’equipaggiamento di
massimo di 15 (quindici) minuti ri-
compagnatori, all’ambiente montano in
base escursionistico, in buone condi-
spetto agli orari prestabiliti qualunque
modo graduale. Il gruppo non può es-
zioni, adeguato alla stagione o inte-
sia il numero dei partecipanti presenti.
sere inteso semplicemente come fatto
grato con quanto indicato per la spe-
Pertanto è raccomandata la massima
di mera compagnia perché, in modo
cifica escursione.
puntualità.
più o meno marcato, può generare
L’uso di un buon scarpone da mon-
Per tutte le escursioni il pranzo è al
problemi d’organizzazione della gita:
tagna è sempre d’obbligo su terreni
sacco, salvo diversa comunicazione
la sua gestione deve essere ragiona-
impervi. Un abbigliamento dai colori
all’atto dell’iscrizione.
ta e garantita, in gruppo si parte e in
visibili, in caso di difficoltà, può aiutare
gruppo si ritorna.
l’escursionista a essere individuato.
La partecipazione è aperta a tutti i
L’escursione sociale è diretta da uno
soci CAI, ovunque iscritti. La copertu-
o più responsabili. I partecipanti sono
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Escursionismo
Il programma di ogni escursione, con i relativi orari è esposto in sede, sul sito internet della sezione, nella bacheca di Piazza Garibaldi in Lecco.
tenuti a osservare scrupolosamente
Oltre a una descrizione dell’accesso
le istruzioni e a tenere un comporta-
al punto di partenza, a una breve pre-
mento confacente al buon andamen-
sentazione dell’itinerario descritto, le
to della gita e alla sicurezza globale.
relazioni dei percorsi sono preceduti
da una sintetica scheda dove sono ri-
senso di orientamento, come pure una
Le escursioni sono tre volte bene-
assunte le loro caratteristiche.
certa esperienza e conoscenza del
fiche per la salute: dal punto di vista
PARTENZA: è indicato il punto di
territorio montuoso, allenamento alla
fisico, psichico e sociale. Sono adat-
partenza dell’escursione con relativa
camminata, oltre a calzature ed equi-
te a tutti, perché lo sforzo può es-
quota.
paggiamento adeguati. Normalmente
sere adeguato alle capacità individuali.
il dislivello è compreso tra i 500 e i
Inoltre, migliorano la condizione fisi-
1000 metri.
ca e la muscolatura, oltre a liberare la
QUOTA MINIMA: indica il punto altimetricamente più basso dell’intera escursione.
EE = Escursionisti Esperti. Itinerari
mente. Esperire la natura e muover-
QUOTA MASSIMA: indica il punto
non sempre segnalati e che richiedo-
si all’aria aperta aiutano a staccare la
altimetricamente più elevato dell’intera
no una buona capacità di muoversi
spina. Infatti si secernono ormoni che
escursione.
sui vari terreni di montagna. Possono
riducono lo stress e la maggiore ir-
TEMPO DI PERCORRENZA: espres-
essere sentieri o anche labili tracce
rorazione sanguigna migliora anche la
so in ore e relative frazioni, si riferi-
che si snodano su terreno impervio o
capacità di concentrazione. Infine, l’e-
sce a un escursionista mediamente
scosceso, con pendii ripidi e scivolosi,
sperienza comune e lo stare insieme
allenato e non considera le eventuali
ghiaioni e brevi nevai superabili senza
si ripercuotono positivamente sul be-
soste, nemmeno quelle per mangiare,
l’uso di attrezzatura alpinistica. Richie-
nessere psico-fisico, in breve l’escur-
bere e scattare fotografie.
dono una buona esperienza di mon-
sionismo combina l’attività fisica con il
COMPLESSIVA:
tagna, fermezza di piede e una buona
piacere ed è pertanto uno sport ideale
espressa in chilometri, indica lo svi-
preparazione fisica. Occorre inoltre
per la salute.
luppo complessivo dell’escursione, da
avere equipaggiamento e attrezzatura
considerarsi comunque indicativo.
adeguati, oltre a un buon senso d’o-
Con la famiglia. La famiglia è l’am-
rientamento. Normalmente il dislivello
bito educativo primario con il quale
è superiore ai 1000 metri.
condividere i valori formativi del Club
LUNGHEZZA
DISLIVELLO COMPLESSIVO: viene indicato il solo dislivello positivo, cioè in salita, conteggiando anche saliscen-
ACQUA: a questa voce si indicano
Alpino Italiano. Il coinvolgimento delle
di e variazioni di quota relativamente
i punti presenti sul percorso dove sia
famiglie assume importanza di carat-
modeste. Anche in questo caso co-
presente una fontana, una sorgente o
tere sia promozionale, per l’influenza
munque è da considerarsi indicativo.
comunque una fonte d’acqua perma-
che il genitore esercita sul giovane, sia
nente e che non presenti problemi di
informativo, conoscenza delle attività
potabilità e sicurezza.
svolte all’interno della sezione. Resta
DIFFICOLTA’: viene indicata la difficoltà tecnica complessiva del percorso, secondo la tradizionale scala delle difficoltà del Club Alpino Italiano.
inteso che il rapporto tra accompaLa maggior parte delle escursioni è
gnatori e genitori deve svilupparsi nel
T = Turistico. Itinerari che si svilup-
organizzata, tenendo conto dello spi-
rispetto dei reciproci ruoli.
pano su stradine, mulattiere o como-
rito di condivisione associativa CAI e
di sentieri. Sono percorsi abbastanza
della comodità logistica, con l’utilizzo
Se staccati da chi ci precede e in-
brevi, ben evidenti e segnalati che
dell’autobus, con partenza dal Piazzale
certi sul percorso da seguire, fermarsi
non presentano particolari problemi di
Eurospin – Ezio Galli – tra via Caduti
e aspettare l’accompagnatore in coda
orientamento. I dislivelli sono usual-
Lecchesi a Fossoli e via Besonda In-
al gruppo.
mente inferiori a 500 metri. Sono
feriore.
escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica.
Il mondo delle montagne offre tutta la varietà di esperienze nella natura e
E = Escursionistico: Itinerari che
di sentieri, da quelli adatti alle famiglie
si svolgono spesso su sentieri, oppu-
a quelli più impegnativi. Per far sì che
re su tracce di passaggio in terreno
l’escursione non riservi sgradite sor-
vario (pascoli, detriti, petraie), di solito
prese, prendetevi il tempo necessario
con segnalazioni. Richiedono un certo
a prepararla con cura.
Escursionismo
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PROGRAMMA U SC I TE 20 19 Per informazioni e iscrizioni contattare Beppe Ferrario tel 333 2915604/giuseppe.ferrario@virgilio.it - Domenico Pullano tel 333 8146697
DOMENICA 7 APRILE 2019 ALASSIO – LAIGUEGLIA – MARINA DI ANDORA – LIGURIA DI PONENTE Itinerario lungo la Riviera Ligure di Ponente, da Alassio a Marina di Andora. Partenza: Alassio, Stazione FS – Lunghezza: 11,50 Km. – Tempo di percorrenza: 3,30/4 ore, senza soste. Dislivello: 390 m. Condizione del percorso: sentieri, strade comunali e campestri. Difficoltà: T/E Attrezzatura da escursionismo. Utili i bastoncini. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 5 MAGGIO 2019 DA GIAZZA A MALGA FRASELLE DI SOTTO - CON I CIMBRI SUI MONTI LESSINI Giazza è l’unica località degli antichi Tredici Comuni, dove ancora si parla il cimbro. Si tratta di una parlata germanica affine al bavarese, portata nel medioevo grazie all’arrivo di coloni provenienti dalla Baviera e dal Tirolo. Partenza e arrivo: Giazza 795 m. Percorso: circa 10 Km. Difficoltà: E elementare. Tipo itinerario: circolare. Dislivelli: salita 750 m. Discesa 750 m. Tempo di percorrenza: 5/6 ore circa. Sentieri: 279 – 281. Attrezzatura: da escursione di media montagna. Partenza da Lecco: ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 2 GIUGNO 2019 VAL BEDRETTO – CAPANNA PIANSECCO – ALL’ACQUA (CANTON TICINO – CH) Escursione tra i pascoli sul “Sentiero Alto della Val Bedretto”. Il percorso congiunge i vari alpeggi utilizzati durante l’estate. Panorami splendidi verso il Vallese e sulla Levantina. Località di partenza: Alpe Cruina 2099 m, Valle Bedretto, poco sotto il Passo della Novena, Capanna Piansecco m 1984, All’Acqua 1614 m. Difficoltà: E elementare. Tempo di percorrenza: 3,45/ 4,00. Dislivelli: salita 850 m. Discesa 850 m. Attrezzatura: scarponi, mantella, bastoncini. Partenza da Lecco: ore 6,30 (ore sei/30) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 16 GIUGNO 2019 RADUNO SEZIONALE PRESSO RIFUGIO LECCO PIANI DI BOBBIO – BARZIO In occasione di questo importante appuntamento sezionale la Commissione Gite Sociali propone il percorso con partenza da Moggio, Piazza Fontana Municipio, salita ai Piani di Artavaggio percorrendo il sentiero che passa per i prati di Faggio, la casera Campelli, sentiero degli Stradini, Bocchetta della Pesciola, Rifugio Lecco. Santa Messa. Nel pomeriggio discesa su Moggio per la Pesciola. Breve sosta alla baita per ricordare i caduti della Resistenza. Sentieri comodi e facili. Percorso: anello. Difficoltà: E e piccoli tratti EE. Tempi di percorrenza: ore 3,00 in salita. Discesa: ore 1,30 – 2,00. Attrezzatura scarponcini e bastoni da trekking. Mezzo di trasporto: auto proprie. Partenza da Moggio ore 7,30 (ore sette/30). DOMENICA 30 GIUGNO 2019 DA RIALE AL PASSO DELLA NOVENA (CANTON TICINO – CH) ESCURSIONE CON CAMMINASEL – CAI LECCO Il programma di questa bellissima escursione sarà presentato per l’approvazione del Consiglio CAI e proposto ai nostri soci in un secondo tempo.
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Escursionismo
DOMENICA 7 LUGLIO 2019 CAMMINASEL – ASSALTO AL RESEGONE Tradizionale storico appuntamento da sempre organizzato alla perfezione dagli amici sellini. Partenze da diverse località: Versasio, Piani d’Erna, Forcella di Olino, Morterone, Brumano … Arrivo al Rifugio Azzoni, 1860 metri, e alla vicina Punta Cermenati, sotto la grande Croce di vetta 1875 m per la Santa Messa. Difficoltà: E – EE. Mezzi di trasporti: propri. DOMENICA 28 LUGLIO 2019 VALLE D’AOSTA – VAL D’AYAS – RIFUGIO MEZZALAMA La gita al Rifugio Mezzalama è una delle più belle escursioni che si possono fare in Valle d’Aosta. Unico difetto bisogna arrivare ai tremila metri di quota di questo rifugio con il sorriso sulle labbra. Da Saint –Jacques di Ayas itinerario piacevole e vario che porta alla scoperta del mondo dei ghiacci. Inizio escursione. St. Jaques di Champoluc 1689 m. Accesso: Lecco – Milano – Santhià – Verres. Durata percorso: ore 2,00 al Lago Blu – ore 3,30 al rifugio. Dislivello: 526 m al Lago Blu – 1311 al Rifugio. Difficoltà: E elementare al Lago Blu. EE impegnativo al Rifugio. Tratti difficili: No. Attrezzatura: per escursioni in alta montagna: scarponi e bastoncini. Quota massima: 3036 m. Dislivello totale in salita: 1350 m. Partenza da Lecco: ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzi di trasporto: pullman. DOMENICA 1 SETTEMBRE 2019 VALMALENCO – SENTIERO GLACIOLOGICO – FELLARIA Uno spettacolo il panorama che si presenta: imponente, grandioso. Una sfilata di pareti rossigne, i ghiacciai di Fellaria, Sasso Rosso. Tipologia: Sentiero Glaciologico. Difficoltà: E elementare. Punto di partenza: la diga di Alpe Gera. La località si raggiunge a sinistra dalla SS 38 all’ingresso di Sondrio e percorrendo la carrozzabile della Val Malenco seguendo le indicazioni per Lanzada e Franscia dove si ferma il nostro pullman. Le navette ci portano alla diga di Gera. Itinerario sintetico: Diga Alpe Gera – Rifugio Bignami – Sentiero glaciologico Luigi Marson al Fellaria – Diga Alpe Gera. Tipologia: Sentiero Glaciologico. Difficoltà E elementare. Dislivello: 633 m. Tempo di percorrenza: 5,30. Partenza da Lecco: ore 6.00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 22 SETTEMBRE 2019 PASSO DEL SUSTEN (CANTONE URI - CH) Escursione con partenza sotto il Passo del Susten 1907 m attraverso la romantica e incontaminata Meiental, una valle laterale dell’alta valle Urner Reuss, sopra la Sustlihutte e la Sewehutte. Il sentiero panoramico e ben segnalato in alta quota lascia Sustenbruggli 2257 m in direzione est per raggiungere Aderbogen 1321 m, dove ci aspetta il nostro fedele bus. Tempo di percorrenza svizzero circa 6,00 ore. Difficoltà: E. Percorso che presenta possibilità d’uscita. Lunghezza percorso 12,50 Km. Altezza massima: 2286 m. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. DOMENICA 13 OTTOBRE 2019 VALICO DEL LUCOMAGNO – CAPANNA BOVARINA – CAMPO BLENIO Questa gita nelle Alpi Ticinesi ha come meta la Capanna Bovarina, situata nella Valle di Campo. Partendo dal valico del Lucomagno, 1914 m, il sentiero porta al Passo Negra, 2401 m. Poi con una bella discesa, passando per la Malga Bovarina, si raggiunge il Rifugio omonimo a quota 1870 m. Seguendo poi il sentiero in discesa si raggiunge il paese di Campo Blenio, 1200 m, e si completa per la Val Campo la traversata iniziata a Lucomagno. Dislivello in salita 487 m. Discesa 1200 m. Tempo di percorrenza ore 4,45. Difficoltà: escursionistica. Attrezzatura: scarponcini, bastoncini, abbigliamento adatto alla stagione. Partenza da Lecco ore 6,30 (ore sei/30) Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman. La Capanna Bovarina si trova in Val Campo. E’un punto di partenza e d’arrivo di camminate attraverso regioni alpine di una bellezza particolare.
Escursionismo
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DOMENICA 20 OTTOBRE 2019 CASTAGNATA SOCIALE PRESSO LA “CAPANNA A. STOPPANI” – LECCO – LOCALITA’ COSTA Tradizionale appuntamento sezionale da non mancare. La Commissione propone di raggiungere la Capanna con un antico percorso. Partenza ore 8,00 (ore otto,00) dal piazzale della funivia, 603 m. Ci dirigiamo verso il vasto piano di Campo de’ Boi, si passa davanti alla chiesetta del vecchio borgo, ci addentriamo nel bosco ricco di betulle e carpini. Si risale sul largo costolone nord ovest, a tratti con ripide pendenze, per un sentiero sempre facile e ameno fino a raggiungere Lanzone. Sorgente d’acqua che si oltrepassa. Si sale e si lascia il costone per fare una diagonale che ci porta al costone sovrastante, percorso sempre da un facile sentiero, con alcuni saltelli, per crestina e in breve siamo sulla sommità del Magnodeno, 1241 m. Difficoltà E. Tempo di percorrenza: ore 2,30. Discesa dal Magnodeno con il sentiero 25 A, si passa per i Grassi entrando nel Sentiero didattico del Gruppo AG. Difficoltà:E Tempo di percorrenza: ore 1,00. Ci fermiamo alla Baita “Trii amis”, breve spuntino, e in breve siamo al nostro caro e vecchio rifugio, dove castagne ben cotte ci attendono. Normale escursione con semplici passaggi. Mezzi di trasporto: mezzi propri. DOMENICA 27 OTTOBRE 2019 IL SENTIERO VERDE AZZURRO DA SESTRI LEVANTE A RIVA TRIGOSO PER PUNTA MANARA CAI LECCO – CAMMINASEL Baia del Silenzio e baia delle Favole sono nomi che rendono subito l’idea di questa passeggiata. Si cammina tra spiagge e promontori di arenaria tra i più belli della costa ligure e sulle scogliere tra macchia mediterranea e gli uliveti, con scorci straordinari sul mare e sorprendenti punti panoramici sulla costa, con tutti gli gli aspetti caratteristici di un piccolo concentrato di Liguria. Partenza e arrivo: Sestri Levante, 5m. Dislivello: 339 m. Punta Manara 177 m. Tempo di percorrenza: 3-4 ore circa. Difficoltà: T – E con alcuni tratti che richiedono attenzione. Lungo la passeggiata non c’è nessun riparo né sorgenti d’acqua. Attrezzatura: normale da escursionismo, consigliati i bastoncini. Segnavia: due quadrati rossi pieni, due palline rosse piene, due triangoli con bordo rosso interno vuoto – segnavia FIE. Partenza da Lecco ore 6,00 (ore sei/00). Numero posti: 50 persone. Mezzo di trasporto: pullman.
Con i migliori auspici per una stagione di camminate e di escursioni collettive alla scoperta di nuovi itinerari e di conoscenza culturale del territorio alpino, vi aspettiamo numerosi, allegri e simpatici come sempre. Grazie a tutti e… zaino in spalla!
Gita alpinistica al Cevedale
29 e 30 giugno prossimi per salire il Monte Cevedale
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Escursionismo
SULLA VIA DI FRANCESCO
Duecento chilometri e 5mila metri di dislivello positivo da La Verna ad Assisi
Assisi, davanti alla basilica di San Francesco. In basso: La Verna Foto. di Claudio Santoro
di Claudio Santoro
Francesco ricevette le stimmate) e
stato un momento di intensa emozio-
ngelo Collotta e Claudio San-
arriva sino ad Assisi, città del Poverello.
ne che ha saputo ripagare i due cam-
toro sono due soci della se-
Un itinerario di pellegrinaggio che
zione CAI di Lecco e amano
ne abbina anche uno escursionistico,
camminare a piedi. Dopo aver percorso
attraversando zone di intensa bellezza
la Via degli Dei (da Bologna a Firenze)
nelle due splendide regioni di Toscana
e la Via degli Abati (da Pontremoli a
e Umbria, e incrociando borghi e città
Bobbio di Piacenza) hanno affrontato
come Gubbio, Città di Castello, San-
la Via di Francesco che in otto tappe
sepolcro e Pietralunga, ricchi di arte e
(dal 25 settembre al 2 ottobre) li ha
cultura.
A
condotti dal Santuario de La Verna, nel Casentino toscano, ad Assisi.
La morfologia del territorio ha impegnato i due viandanti, considerato
Oltre 200 i chilometri, zaino in
che è segnata da continui saliscendi
spalla e con un dislivello complessivo
che seguono l’andamento tipicamente
di salita che supera abbondantemente
collinare del territorio attraversato, ma,
i 5000 metri.
in cambio, i due hanno potuto godere
La Via di Francesco è una via sempre più apprezzata da pellegrini/
minatori dalle fatiche sostenute.
di un tempo favorevole (un solo giorno di pioggia).
viandanti italiani e di tutto il mondo,
L’arrivo ad Assisi, pronta per le ce-
parte dal Santuario de La Verna (dove
lebrazioni del Santo Patrono d’Italia, è
Escursionismo
65
E SONO 51
Il corso base di sci alpinismo 2019
di Emiliano Alquà* visto, come ogni anno, la partecipa-
cietà. Tante vite diverse ma una sola
il cinquantesimo della scuola
zione di un buon numero di ragazzi e
passione. La montagna.
di sci alpinismo CAI Lecco,
ragazze. Ventidue in totale gli allievi a
è giunto a conclusione il cinquantu-
cui è stato staccato il biglietto.
Chi si iscrive ai nostri corsi fondamentalmente è un amante della mon-
nesimo corso di sci alpinismo base.
A parte qualche finto giovane, l’e-
tagna che vuole approfondire il suo
Ebbene sì, perché ai tempi che furo-
tà media si aggira intorno ai 30 anni.
rapporto con essa. Vuole allargare i
no, la scuola ancor prima di nascere
C’è Anna che studia ingegneria, Chiara
suoi orizzonti ma sente di non esser
già sfornava i suoi primi discepoli. Ma
dottoranda in astrofisica, Riccardo ar-
preparato. Questo disagio è sempre
questa è una storia che lascerò scri-
rivato da poco da Catania, Francesco
più manifesto nelle persone che si
vere a qualche dinosauro mio collega.
che vende tessuti. Insomma un cam-
iscrivono ai corsi. Sempre più gli al-
Questo cinquantunesimo corso ha
pione rappresentativo della nostra so-
lievi che si affacciano alla pratica dello
Il presidente della scuola Luca Stefanoni con l’allieva in Val D’Agnel. Foto Jacopo Gregori
N
ell’anno che vede celebrarsi
sci alpinismo sentono la necessità di imparare ad andare in montagna in sicurezza. La sicurezza è il perno attorno a cui ruota tutta la didattica di un nostro corso. Gli argomenti delle lezioni teoriche vengono ripresi durante le escursioni con gli sci. Molto tempo viene speso per le prove di auto-
Questo il calendario delle attività svolte: 13/01/2019: selezione: Oga – Bormio 19/01/2019: prove ARTVA: Plaun da Lej – Engadina (pernottamento a Salecina) 20/01/2019: Piz Belvair – Engadina 27/01/2019: Piz Arpiglia – Engadina 03/02/2019: Pian dei Cavalli – Madesimo 10/02/2019: Dos Bilii – Sondrio 16/02/2019: Piz Surgonda – Engadina (pernottamento Capanna Jenatsch) 17/02/2019: Furcla d’Agnel quota 3000 con discesa a Marmorera
soccorso durante le quali si prende dimestichezza con ARTVA, pala e sonda. L’intento è quello di fornire i fondamentali allo sci alpinista in erba. Ovviamente, la pratica costante, l’esperienza ed il cervello faranno il resto.
La scuola è scuola, ma poi ci siamo noi istruttori che siamo i più chiassosi della classe e se poi alla fine del corso uno gli sci li abbandona in cantina, gli rimarrà sempre il ricordo dei pazzi
momenti trascorsi insieme. E il motto del Corso SA1 è diventato “Orgoglio caiano” *Direttore Corso SA1
I SIGNORI DELLA PALA
Profili nascosti nascosti di giovani scialpinisti scialpinisti di Marco Alfano, Mara Bottega, Silvia Sesana Prologo Questo racconto narra principalmente le imprese di alcuni impavidi ragazzi, i quali sono conosciuti con il nome di sci alpinisti. Nel corso del-
Una pala per trovare i tesori nascosti sotto il cielo che risplende, una sonda per individuare l’energia sotto le rocche di pietra, un artva per svelare i compagni nascosti che la triste morte attende. Un kit per trovarli, un kit per renderli invincibili, un kit per liberarli dall’oscurità, nella Terra di Elvezia, dove la neve candida scende.
la narrazione, il lettore avrà modo di apprendere i costumi e le tradizioni di
inesperti: si distinguono per una sorta
In tempi di serenità i signori delle
questo stravagante gruppo. Prima che
di maschera “a panda” sul viso duran-
pale sono rilassati ed amano rallegrare
si prosegua con la narrazione, però, è
te l’inverno e per una goffa cammi-
gli animi con la Calanda e cibo, diver-
bene puntualizzare che gli sci alpinisti
nata i giorni successivi alle escursioni.
tendosi a narrare le imprese dei tempi
condividono con gli sciatori e gli al-
Inoltre, questi strani soggetti tendo-
che furono. In tempi di esercitazione,
pinisti il desiderio irrefrenabile che li
no a preferire gruppi compatti in cui
sono soliti spostare immense quantità
porta ad abbandonare i giacigli prima
aggregarsi, sebbene durante le gite
di neve alla ricerca di piccoli conteni-
del sorgere del sole. Ma di questo se
si suddividano in piccole compagnie.
tori. Talvolta, capita che non riescano a
ne parla in un altro capitolo, “come
Un’altra caratteristica di questi umani
trovare i contenitori nascosti – da loro
farsi odiare dalle mogli parte #10”.
è l’irrefrenabile passione per i pranzi
stessi – a causa di interferenze tra i
Il gruppo degli sci alpinisti ha ra-
in un locale di nome “Mastai”, in cui
loro aggeggi. Questo, forse, fa sì che
dici molto antiche, sono persone fa-
sono soliti fermarsi all’inizio e al ter-
appaiano meno integerrimi di quel che
cilmente riconoscibili anche ad occhi
mine delle escursioni. Questa tenden-
sembra ad un primo acchito.
za – che appare innata in alcuni sci
Sci Alpinismo
alpinisti – è meno marcata in altri: per
CAPITOLO 1
l’appunto, essi hanno messo in atto
A proposito dei gruppi.
tentativi di sabotaggio.
Come abbiamo avuto modo di ap-
Sul traverso del Piz Surgonda. Foto di Jacopo Gregori
prendere precedentemente, gli sci
valanga; a differenza della controparte
del rischio, non è del tutto incauto.
alpinisti sono soliti unirsi in grandi
nevosa, non è temuto dai compagni.
Infatti, desidererebbe la fedele guida
gruppi, per suddividersi in comitive più
Tendenzialmente gli sci alpinisti
dell’esperta delle costellazioni, ma ella
piccole in un successivo momento. Di
amano recarsi in luoghi sperduti alla
preferisce la compagnia dei capidogli.
per sé questo non è strano, ma i fat-
ricerca del silenzio, ma questo grup-
Come in ogni compagnia che si ri-
tori che caratterizzano queste comi-
po è incorso in un destino nefasto:
spetti, anche la compagnia della pala
tive lo sono.
tant’è vero che uno di loro, promosso
ha i propri wombat: sono partico-
Un primo gruppo è formato dagli
ad oratore del gruppo, si premura che
larmente difficili da scorgere, perché
amanti delle vibrazioni: essi utilizza-
non ci sia un yoctosecondo di silenzio.
partecipano raramente alle imprese
no spazzolini elettrici come fonte di
Risulta difficile stabilire come si pon-
del gruppo. I signori della pala sono
piacere. È una strana usanza che sino-
gano i membri della compagnia della
un gruppo eterogeno anche per pro-
ra non si è ripresentata in altri grup-
pala al riguardo, tuttavia non sono ri-
venienza. Per l’appunto, uno di loro
pi di sci alpinisti, ma è assai probabile
portati casi di sparizione.
ha rinunciato ai tradizionali cannoli in
prevedere una sua rapida diffusione
Altri membri della compagnia della
nome dei pizzoccheri.
a seguito dei racconti che la capo
pala presentano preferenze specu-
Giunti a questo punto, si potrebbe
gruppo narra agli altri escursionisti.
lari riguardo al raggiungimento della
ritenere che gli sci alpinisti siano fon-
Il secondo assemblamento che si è
cima: alcuni di essi, attraverso scatti
te di pericolo solamente in ambiente
formato sembra provenire da un li-
felini, la raggiungono in poco tempo;
montuoso. Nulla di più errato! Sicco-
bro di barzellette: infatti è composto
altri, invece, preferiscono procedere
me sono abituati a praticare lo slalom
dall’atletico, dal saggio e dal piccolo.
con cautela.
tra gli alberi – talvolta invocando i
Rimettiamo al lettore l’interpretazio-
Alcuni degli sci alpinisti protagoni-
santi numi – essi tendono a scambiare
ne di quest’ultimo aggettivo. Una se-
sti di queste vicende presentano una
altre macchine per ostacoli da evitare
conda coppia alquanto bizzarra vede
predilezione per le escursioni in not-
schivandole zizzagando tra loro.
come tratto comune la camporella: è
turna, sul ghiaccio. Il motivo non è
(to be continued)
verosimile supporre che uno dei due
noto, ma è sufficiente chiedere ai loro
abbia il ruolo di magister. Un singolare
psicologi: quest’ultimi li hanno ipno-
sci alpinista, invece, adora a tal punto
tizzati affinché compissero tali gesta.
la neve da diventare egli stesso una
Questo gruppo, alla costante ricerca
Sci Alpinismo
LA BELLE ETOILE
Gara di sci alpinismo a coppie sulle Alpi franscesi di Stefania Valsecchi (Steppo)
Va bene andiamo”. Yeeeeehhh!
letta murata e dentro ecco la chiave
Io faccio l’iscrizione online (già
per aprire la porta; conclusione: siamo
a Belle Etoile”… ma tòh che bel
questa per me è più impresa della
4 storditi! Va béh dai, andata… e il resto
nome per una gara di scialpini-
gara…), lui invita due suoi amici, piglia-
della sera Andrea lo passa a rilamina-
smo! L’è bel del bun.
mo tutti insieme un monolocalino al
re i miei sci e a farmi imparare come
“La Bella Stella”: fammi vedere un
volo per due notti a Prapoutel (dove
infilarli nelle zaino al volo. Gli ricordo
po’ com’è… Apro la pagina internet e
parte e arriva la gara) finché vener-
che io non ho mai gareggiato in vita
mi appaiono foto mozzafiato di cre-
dì 18 gennaio alle ore 13 mi ritrovo a
mia e son qui per guardare il panora-
ste innevate con scialpinisti controluce
Como con Andrea, che ho visto due
ma… lui sogghigna, mi toglie la giacca
immersi in un cielo turchese come di-
volte di sfuggita nella mia vita, e i suoi
di piumino dallo zaino e ci infila una
pinto: che meraviglia.
due amici: Maurino e Giacomino. Sì
giacchetta di carta bianca, quella dei
ciao, piacere ”Steppina”: siamo tutti
muratori; mi toglie i copri pantaloni
“ini” nessuno che se la tira, bene.
pesanti e ci mette dei cosi tipo cello-
L
Due giorni di gara sci-alpinistica nella regione Rhône Alpes (RodanoAlpi), Dipartimento d’Isère, Francia,
Io non ho mai fatto una gara di sci-
phan; mi toglie pure i rampanti… toglie
4600 m di dislivello totali: ma si, che
alpinismo in vita mia; so che si tolgo-
tutto a parte pala, sonda, ramponi che
ottima occasione per vedere un nuovo
no le pelli senza togliere gli sci, ma io
sono obbligatori. Aiuto…
luogo alpino! Mai stata in quelle zone:
non ho né zaino, né artva, né casco,
se ci andassi anche con amici esperti,
né piccozza da gara. No problem, mi
faremmo giusto un paio di salite con
presta tutto Andrea che ha tutto mol-
due annesse discese; se invece mi
tiplicato. Bene di nuovo!
Via! Il mattino successivo, siamo sotto l’arco gonfiabile della partenza, gli
iscrivo alla gara vado su e giù, qua e là
Verso l’ora di cena arriviamo in loco
sto ricordando che è compagno di
per le Alpi “franscesi”, paesaggi fiabe-
e seguendo le indicazioni inviateci per
una donna che per giunta non ha mai
schi, sali da una valle-scendi dall’op-
e-mail, troviamo il nostro monoloca-
gareggiato e son qui solo per vedere
posta, balzella sulle creste, zampetta
lino che va aperto con una combina-
e godere di cotanta bellezza, quan-
nei canali e tutto in totale sicurezza
zione di 5 numeri su una scatoletta
do… ”PHUM” sparano il via e lui par-
perché nelle gare piazzano le corde
murata accanto alla porta. Gira, cam-
te uguale: “PHUM” come una fucilata.
fisse nei passaggi pericolosi ed è ob-
bia, togli, metti, riprova…ci tentiamo in
Arranco a parecchia distanza da lui
bligatorio usarle con la longe (imbraco,
4 con questa combinazione malefi-
in salita, mi viene lo sconforto e urlo:
cordini, moschettoni).
ca, ma la porta non si apre. Affranti
“Oohhh, Andrea, sei con me, ricordi?!”.
Bene, bello, ma che dico: super! Solo
e delusi, chiamiamo il proprietario che
Vedo che lui si ferma, “ravana” sotto lo
che è a coppie… Be’ ok, mando subi-
vive a Grenoble, 40 km da noi, e lo
zaino, gli arrivo vicino, “zac”, al volo mi
to un messaggio ad Andrea Noseda,
smuoviamo dall’accogliente cena in
aggancia con un moschettone all’im-
forte sci alpinista che gareggia ogni
famiglia per salire, nel gelo invernale,
braco e un cordino ci unisce come un
fine settimana. Mi risponde al volo:”Bel
a sbloccare la serratura e... figura di
cordone ombelicale. Ossignur… Andrea
giochino. Non sapevo che esistesse.
palta!! Noi pensavamo che metten-
continua come un levriero da corsa,
do la combinazione, “clack, la porta si
col suo fisico snello, muscoli e ten-
aprisse con sonoro scatto. Invece la
dini tirati, ma con potenza esplosiva;
combinazione permetteva di abbassa-
tac-tac-tac, passo cadenzato, ritmo
re col ditino lo sportellino della scato-
serrato… Oh Andrea! O piuttosto: Oh
Sci Alpinismo
Steppina, ma che diamine ci fai tu qui? Com’è che ti sei ridotta così?! Va bè dai, niente: ci siamo. Andiamo! Lui non molla mai, non mi dà tregua né respiro, ma essendo molto più abile e forte di me, quando arriviamo in cima alle salite e dobbiamo togliere le pelli, bloccare scarponi, serrare attacchi, riesce sempre a darmi una mano… io son sempre tirata al cardiopalmo come Mennea nel record del Mondo, lui è come in gita domenicale col cono gelato in mano. E giù dalle discese? No, niente, tutto dritto, zero curve: “Diamineeeeee mi si fulminano i quadricipiti Andrea aspetta ostregaaaaa!”. Nulla da fare: è entrato in modalità gara, non sente ragioni, non si ricorda chi sono io rispetto a lui... mi tocca sputare i polmoni ho capito: ciao ciao bellissimo paesaggio! “Ciaone” stupende creste immacolate! Sono con Andrea Noseda, detto “lo Splendido” nel circuito delle gare skialper: ho poco da guardarvi, devo sgambettare e sforbiciare dislivelli come l’Apollo13 quando parte dalla rampa di lancio. Nella prima giornata facciamo sei salite e sei discese, due canali ripidi con sci in spalla e ramponi ai piedi,
La Steppo durante la gara
due creste sempre con sci in spalla,
rinviene anche i morti e…. ma che bello
super pasta con eccesso di condi-
ramponi ai piedi. Metti e togli le pelli,
raga! Addirittura tagliamo il traguardo
mento, poi brioche con nutella come
metti e togli gli sci, su e giù i ramponi,
pochi istanti prima dei suoi due ami-
diluviasse e recuperiamo le forze
mi si incrociano i neuroni! Chiudo gli
ci, Maurino e Giacomino (quest’ultimo
“contandocela” su alla grande cari-
scarponi quando devo aprirli, li apro
29enne), due uomini che già fanno
chi di entusiasmo. Adrenalina in cir-
quando devo chiuderli, ma accanto
gare! Uauuuu…che roba: davvero non
colo come una centrale idroelettrica
a me Andrea, non perde un colpo e
riesco a crederci. A fine gara i re-
che saltello come una molla e parlo
mi rimette sempre “in bolla”; io, come
sponsabili controllano che nel nostro
a mitraglia, rimetto a posto lo zaino e
un robottino, dove mi mette, sto. Ma,
zaino ci siano pala, sonda e la giacca
Andrea nota che in un micro taschino
sciolte le prime preoccupazioni, mi di-
di riserva… töt a post.
verto un mondo e non sono mai an-
Assai felici, sorrisi stampati sui visi
data così forte nella mia vita e tutt’in-
tutti e quattro, ce ne andiamo nel no-
torno è splendente di radiosità che
stro appartamentino, mettiam su una
Sci Alpinismo
ho il fischietto, oggettino piccino, che
luce che gli faccio da palla al piede e
per raccoglierlo; più avanti mi cascano
è nell’elenco del materiale obbligatorio
mi abbatto.
gli occhiali, un gran bel paio di oc-
per la gara. Andrea perentorio mi dice
Siccome io ieri, in tutta quella fatica
chiali: tento di bloccarli sulla neve con
di toglierlo che mai in nessuna gara gli
di 2300 m di dislivello, montagne rus-
la racchetta, maaaa…”sciuuffff” scivo-
hanno controllato il fischietto… “ma è
se fulminanti, non son riuscita a man-
lano via gagliardamente beffardi lungo
obbligatorio” gli dico. Niente, via anche
giare nulla e ho bevuto un solo-unico
il pendio… cacchio! E va be’, ‘sta più
quello, quei due microgrammi!
sorso dalla borraccia che Andrea mi
desta Steppina.
teneva, oggi mi son messa nelle tasche
Più avanti mi casca la fascia dalla
della giacchetta almeno un gel di car-
fronte al naso, poi giù sulla bocca a
Seconda mattina, seconda man-
boidrati liquidi perché manco esisto-
soffocarmi… ma dove si è incastrata
che, solo che oggi so quello che mi
no ristori lungo il percorso. Alla terza
che non riesco a spostarla? E Andrea
aspetta. Ok, io e Andrea partiamo già
salita, metto la mano destra in tasca,
non pensa assolutamente ad una micro
col famoso cordino perché ti cambia
strappo coi denti la confezioncina di
pausa per sistemarmi. Niente, avendo il
la vita: mica mi tira. Solo che lui non
gel per ingurgitarla, ma….”spriccchh”
casco in testa non riesco a rimetterla
deve continuamente guardare dietro
mi “sguiscia” tutta lungo la guancia
al suo posto: l’abbasso sul collo. Sen-
per vedere se ci sono: appena il cor-
destra e i capelli imbalsamandomi in
za fascia, il casco in prestito, qualche
dino tira, lui rallenta un zic; e mental-
uno strato mieloso e appiccicaticcio:
taglia più grande del mio “crapino”, mi
mente per me è una manna: io vedo
no non ci siamo. Doveva entrarmi nel
diventa larghissimo e in salita mi ca-
lui sempre qui davanti a me, sono
corpo quel “coso” lì. Niente, non c’è
sca sugli occhi: eh certo, cosa vuoi, si
tranquilla, non perdo il ritmo e vado
tempo. Mi cade un guanto e per gra-
chiama “casco”, casca! In discesa mi
di più; Andrea non “spara” davanti anni
zia di Dio Andrea mi dà tre secondi
vola all’indietro modello paracadute,
Seconda manche
“Creste innevate con scialpinisti controluce”
strangolandomi con il laccetto al collo:
e Giacomino, quindi per me va stra-
gnativa prima gara sci alpinistica della
che disastro! Lo tengo con una mano,
benissimo così: se non fosse successo
mia vita a 51 anni suonati, chi l’avrebbe
ma così perdo l’equilibrio e rovino a
tutto ciò, eravamo ancora davanti… Si,
mai detto? Mi sento gioiosa come una
terra alcune volte. No, no, non ci siamo
ma che c’entra? Anche se avessi le ali
bambina, canterina come un usignolo,
proprio oggi Steppina: ma che è? In
volerei, ma non le ho e non volo. Per-
felice come una Pasqua!
più sia a me che ad Andrea oggi non si
ciò oggi son stata più impacciata di
Ma si dai amici, al di là di questa
riattaccano le pelli e dobbiamo usare
ieri, ma altrettanto felice. Al controllo
gara, anche nella nostra vita, è sempre
quelle di scorta; ieri sempre le stesse.
di fine tappa, ci fanno aprire lo zaino e
il momento giusto per realizzare ciò
Tuttavia, così conciata e goffa con
ci chiedono… il fischietto!! Nooooooo,
che di buono e bello ci interessa e ci
gel in faccia e sui capelli, fascia ca-
Andrea perdindirindina! Il fischietto
sta a cuore: proviamo! Tanto si falli-
scante, casco pendente, occhiali persi,
che mi hai fatto togliere ci costa alcuni
sce il 100% delle volte che neanche
guanto recuperato, cadute a raffica,
minuti di penalità: ahahahah, le risate.
si tenta!
naso che cola, affronto le sette salite
Ma che ci importa delle penalità? E’
e sette discese di oggi, un canale e
stato tutto così bello, il luogo, gli ami-
una cresta: è tutto ok, ce la faccio e
ci, le montagne; è andato tutto così
mi diverto pure un mondo! Andrea
divertentemente bene: evviva anche
regge meglio che un bronzo di Ria-
il fischietto mancante che ci ha fatto
ce e mi guarda serafico, ma mi aiuta
tanto ridere.
pure ovviamente. Tagliamo il traguar-
E io sono così allegra, ma anche or-
do immediatamente dietro Maurino
gogliosa: ho terminato questa impe-
Un grande abbraccio, vostra Steppina.
Sci Alpinismo
DA SORAGA A PIEDI O CON GLI SCI
La settimana bianca del Geo in Val di Fassa
di Enzo De Vecchi
tobre scorso.
S
oraga e la splendida Val di Fassa sono state lo scenario per la settimana bianca (24 febbraio
– 2 marzo) vissuta da 45 iscritti al GEO (Gruppo Età d’Oro) che coordina i Seniores della sezione “Riccardo Cassin” del CAI di Lecco. Il folto gruppo, capitanato dal neo presidente Michele Bettiga, grazie anche a condizioni meteo particolarmente favorevoli, ha potuto effettuare numerose escursioni, diviso fra camminatori e sciatori. Durante il tragitto di avvicinamento i partecipanti hanno avuto modo di vedere la vegetazione e i boschi della Val di Fassa e della Val di Fiemme, colpiti dalle devastazioni avvenute a fine ot-
Geo
visto come meta il rifugio Segantini,
Il “campo base” è stato stabilito a
partendo dal Passo Rolle e percorrendo
Soraga, località molto vicina alla più
tutta la Val Venegia. La fatica è stata
nota Moena che è stata raggiunta e
ampiamente ripagata dallo splendido
visitata il primo giorno.
scenario che si può godere dal rifugio
Già dall’indomani i camminatori hanno iniziato con le escursioni e Val de
Segantini, posto a ridosso del Cimon della Pala.
Vaiolet è stata la prima meta, fino al ri-
Il resto della truppa ha optato per
fugio Stella Alpina, a poca distanza dal
un percorso più leggero, raggiungendo
ben noto Gardeccia.
sempre il rifugio Venegia e, a seguire, il
Programma differenziato per gli
rifugio Venegiotta.
sciatori che ogni giorno sono stati ac-
L’ultima giornata è stata dedicata a
compagnati agli impianti della zona dei
un momento culturale, alla visita guida-
quali potevano godere fino al pome-
ta del “Museo Ladin de Fascia”, a Pozza
riggio.
di Fassa, dedicato a una comunità che
Le giornate sono proseguite inten-
da sempre è caratterizzata da una pro-
samente con altre nuove destinazioni,
pria lingua, storia e cultura. La serata
quali il rifugio Fuciade, partendo dal
è stata conclusa da Maurizio Farnetti,
Passo San Pellegrino, a cui ha fatto se-
esperto del CAI ed autore di diverse
guito il rifugio Laresei, con partenza dal
pubblicazioni che, con l’ausilio di alcune
Passo di Valles, con una vista meravi-
immagini, ha raccontato le Dolomiti, la
gliosa dell’arco dolomitico.
loro storia e la loro evoluzione.
La quarta e più impegnativa escur-
Ma i partecipanti non si sono fatti
sione, scelta da 14 dei partecipanti, ha
mancare nulla! Grazie alla favolosa ac-
A fianco: Nei pressi del rifugio Laresei. Foto di Lina Astorino; sopra: Salendo al rifugio Segantini. Foto di Enrico Bonacina. Sotto: I camminatori in Val de Vaiolet. Foto di Lina Astorino
coglienza della famiglia Zanon (che li ha accompagnati nel corso delle varie uscite) non sono mancati i momenti enogastronomici, coccolati da una cucina prelibata che ha saputo accompagnare la tradizione al moderno. Da ricordare anche la serata di gala, animata da Ennio che, tra musica e karaoke, ha tenuta alta la partecipazione con alcune performances, a volte, sorprendenti. Ma anche le cose belle hanno una fine ed è giunto il tempo del rientro. Un’ultima menzione vada ad Ambrogina Farina, l’instancabile segretaria del GEO che ha contribuito in modo determinante alla buona riuscita della settimana bianca.
Geo
MONTI SORGENTI NOVE
A maggio maggio al via la nona nona edizione della rassegna di montagna montagna di Sara Sottocornola
F
ilm, mostre, spettacoli teatrali, concerti, eventi di sport e alpinismo, serate con ospiti internazio-
nali e attività in montagna alla portata di tutti. Sono ormai nove anni che, nel mese di maggio, Monti Sorgenti porta la montagna in città entusiasmando un pubblico sempre più vasto. La proposta per il 2019, illustrata nella conferenza stampa del 18 aprile, ha già tutte le carte per superare il successo senza precedenti registrato lo scorso anno. Nel programma, una serata con l’alpinista altoatesina Tamara Lunger; la presentazione del libro La montagna lucente curato da Alessandro Giorgetta ed edito dal Club Alpino Italiano nel sessantennale dalla prima ascensione del Gasherbrum IV; la proiezione dello spettacolare film “Mountain” di Jennifer Peedom, una mostra di cartoline storiche di spedizioni alpinistiche della collezione di Annibale Rota; un inedito spettacolo teatrale dedicato alla trage-
dia dell’Eiger del 1957; una mostra fo-
a Palazzo delle Paure, che comprende
tografica su temi riguardanti la natura;
da oggi, oltre al già noto Osservatorio
un pomeriggio di Yoga e Capoeira in
alpinistico, un nuovo percorso esposi-
montagna seguito da aperitivo e con-
tivo curato dal Cai Lecco, con manu-
certo live al Rifugio Stoppani. Rientra-
fatti e documenti storici dell’alpinismo
no in rassegna anche la tradizionale e
lecchese. “Lavoriamo ogni anno per
attesissima “Serata in maglione rosso”
creare eventi capaci di coinvolgere un
dei Ragni e l’inaugurazione del nuovo
pubblico di diversa provenienza e dif-
Polo della Montagna a Palazzo delle
ferenti generazioni – spiega Emilio Al-
Paure.
deghi, coordinatore della rassegna. Un
“Monti Sorgenti è giunta al nono
contenitore dove attualità, sport, cultu-
anno consecutivo - ha dichiarato Al-
ra e spettacolo rendano protagonista la
berto Pirovano, Presidente del Cai Lec-
montagna a 360°.
co – ed è cresciuta nel tempo rima-
La manifestazione, organizzata dalla
nendo fedele all’ispirazione originaria:
sezione CAI di Lecco in collaborazione
far conoscere la montagna, l’alpinismo
con la Fondazione Cassin e il Gruppo
e l’ambiente della nostra città non solo
Ragni della Grignetta, rappresentato alla
dal punto di vista sportivo ma anche
Conferenza stampa dal vicepresidente
con gli occhi della cultura, dell’arte, del-
Luca Schiera, è cresciuta anno dopo
la contaminazione. “Quest’anno Monti
anno grazie all’affiatato lavoro di una
Sorgenti sarà l’occasione per inaugu-
squadra di volontari e professionisti e
rare un importante progetto culturale
al supporto di enti, aziende e istituzio-
della città – ha spiegato Simona Piazza,
ni locali che hanno reso possibile ogni
assessore alla cultura del Comune di
anno la riuscita del programma.
Lecco – il nuovo Polo della Montagna
Conferenza stampa di presentazione di Monti Sorgenti 2019: da sinistra L. Schiera, E. Aldeghi, A. Pirovano, M. Cassin, S. Piazza. Foto di Giancarlo Airoldi
NEL SEGNO DELLA MONTAGNA
In una mostra mostra fotografica chiavi di interpretazione del paesaggio alpino
I
di Adriana Baruffini
naugurata il 24 febbraio 2019 al Palazzo delle Paure, questa mostra è l’ultimo tassello di un percorso
espositivo avviato dal SIMUL nel 2014 allo scopo di valorizzare e far conoscere al pubblico anche non specialistico la propria fototeca, dal corpus originario per lo più dedicato al paesaggio
lecchese tra la seconda metà dell’Ottocento e gli anni Venti del Novecento, ai
Formiche sulla testa del gigante intro-
nate da una radicata identità montana.
ducono a una visione della montagna
L’introduzione alla mostra è affi-
come un qualcosa di distante dall’uo-
data a “citazioni” di tre fotografi che
mo, capace di incutere rispetto e forse
hanno operato nel lecchese a parti-
paura, che accomuna i rispettivi autori,
re dagli ultimi decenni dell’Ottocento,
Giuliano Cantaluppi e Giandomenico
appena dopo gli albori della fotografia,
Spreafico. Entrambi alpinisti, entrambi
quando dal punto di vista tecnico si
lontani da tentazioni documentaristi-
parlava di stampe su carta albuminata
che e prossimi all’astrazione, offro-
da negativi al collodio e di stampe ai
no immagini in bianco e nero vicine
sali d’argento su carta baritata. I loro
alla grafica. Un frammento dalla serie
profili sono sinteticamente illustrati nel libretto, in particolare in un articolo di
fondi fotografici successivamente do-
Daniele Re.
nati da privati cittadini ed enti pubblici,
Federico Mariani (Ivrea/Bergamo
fino all’acquisizione nel corso del 2018
1841 – Lecco 1912), noto per le sue
di nuclei fotografici contemporanei le-
fotografie di gruppo che generalmen-
gati alla montagna.
te ritraggono notabili, ricchi industriali,
A questi è dedicata la mostra di cui
gruppi ginnici, bande cittadine, alpinisti,
stiamo parlando, curata da Barbara
compare nella mostra con immagini
Cattaneo, Luigi Erba e Daniele Re, con
di escursionisti della Società Alpina
la collaborazione di Agnese Micheletti
Operaia.
e Marco Pigozzo.
Ausonio Zuliani (Schio, 1882 – Lec-
Cinque gli autori interessati: Raffa-
co, 1966) è autore di fotografie pa-
ele Bonuomo (Caserta 1962), Giuliano
esaggistiche nelle quali le montagne
Cantaluppi (Como, 1927 – 1988), Pietro Sala (Lecco, 1946), Giandomenico Spreafico (Lecco, 1936), Giovanni Ziliani (Canneto sull’Oglio-Mantova, 1937). I curatori della mostra hanno prodotto un libretto-catalogo scritto a più mani con articoli che aiutano a comprendere le opere esposte e ad approfondire anche dal punto di vista tecnico la conoscenza dei cinque fotografi e di come alcuni di loro hanno interpretato l’evoluzione dall’analogico al digitale. Un collage di immagini in prima di copertina apre da subito uno squarcio sulle specifiche modalità espressive di ciascun autore. Ritagli da Villaggio dimenticato e
di Lecco, puro elemento panoramico, La copertina del libretto-catalogo, con un collage di immagini dei 5 fotografi contemporanei.
sono costantemente presenti insie-
Covoni in Costa di Raffaele Bonuomo
esposta in mostra.
me al lago e a qualche albero come nella foto Il Resegone da Pian Sciresa.
evoca la forte impronta antropologica
Infine Giuseppe Pessina (Lecco,
che caratterizza questo autore, sem-
1879 – Cusano Milanino, 1973), pio-
pre alla ricerca delle tracce lasciate su
niere della cartolina e del reportage,
un territorio dagli uomini che lo abita-
fotografo del paesaggio e di eventi
no. E poi due note di colore: un fram-
che si svolgono in montagna, come
mento dalla serie Sciatori di Pietro
Feste degli Alberi e la Gita intersezio-
Sala, con immagini dai profili sfocati
nale del CAI al Cevedale (27-28-29
che si stagliano sul nulla dello sfondo
giugno 1914) , presenti nella mostra.
bianco, e un ritaglio dall’opera Passato
e presente di Giovanni Ziliani, ritratto di gruppo che unisce in un fotomontaggio generazioni diverse accomu-
Appuntamenti
I 100 + 10 ANNI DI RICCARDO
La Fondazione Cassin ricorda il grande scalatore nel decennale della scomparsa di Marta Cassin La Fondazione Riccardo Cassin si impegna dal 2002 a tenere vivo e attivo il patrimonio di Riccardo continuando a raccontare e far parlare di lui, delle sue passioni e di tutto quello che lo ha circondato.
Per informazioni sul programma visitare il sito: www.fondazionecassin.org re, svelando anche aspetti meno noti
to nel 1958, al termine delle prime
La sua storia è iniziata nel 1909 e
o dimenticati, talora del tutto inedi-
grandi imprese che lo hanno portato
l’ha scritta Riccardo in 100 anni di
ti. Dalla nascita in Friuli alla precoce
nell’Olimpo dell’alpinismo mondiale. E
vita. Noi abbiamo solo l’impegno e il
morte del padre in Canada, dall’ado-
come tutte le opere prime, questo ha
piacere di riportarla e trasmetterla a
lescenza passata in zona di guerra,
la fama di essere il più avvincente, il
tutti coloro che ne hanno fatto parte,
all’emigrazione per necessità. La vita
più emozionante e travolgente dei li-
a chi già la conosce e a quelli che ne
a Lecco, la scoperta della montagna,
bri di e su Riccardo Cassin. Esaurito
vogliono ancora sentir parlare.
del pugilato e dell’amore. Le ascensioni
da oltre trent’anni e materia esclusiva
La Fondazione Riccardo Cassin de-
con Mary Varale che porta Emilio Co-
per i bibliofili più accaniti, il libro viene
dica il 2019 a tutti gli amici e cono-
mici a diventare maestro di una gene-
riproposto dopo 55 anni come il li-
scitori di Riccardo coinvolgendoli in
razione di grandi alpinisti della Grigna.
bro più ambito e ricercato nella storia
incontri spalmati sul territorio della
La sfida dei tedeschi per le Tre Grandi
dell’alpinismo mondiale. Un libro in cui
Lombardia e non solo.
Nord, quindi il trittico straordinario e
appare il travolgente spirito di conqui-
Proponiamo in queste sedi i rac-
la definitiva consacrazione: Lavaredo,
sta degli anni d’oro del sesto grado e
conti, le salite, la vita, le conquiste e
Badile, Grandes Jorasses. La tragica
l’incontenibile passione che spinge gli
le parole di Riccardo presentando la
battaglia partigiana per la liberazione
uomini all’avventura.
trilogia dei suoi libri. Tre uscite: aprile,
di Lecco. Il tradimento del K2 e il ri-
Prodotto da Alpine Studio e Fon-
settembre e ottobre, tre stili e tre con-
scatto delle spedizioni extraeuropee:
dazione Riccardo Cassin nel 2013,
tenuti differenti.
Gasherbrum IV, McKinley, Jirishanca. Il
ristampa del 2019. Autore Riccardo
successo mancato al Lhotse: troppo in
Cassin.
La biografia ufficiale
anticipo per quel tempo!
La biografia ufficiale di Riccardo
L’attività durante la vecchiaia, la
Cassin, scritta da Daniele Redaelli, per
scoperta della tomba del padre, gli ul-
Ecco il Cassin che pochissimi cono-
trent’anni Capo Redattore della Gaz-
timi anni e la morte, serena, ai piedi
scono! Un libro in cui appare il rap-
zetta dello Sport.
delle sue guglie.
porto che Riccardo Cassin ha avuto
Cassin attraverso due secoli
Riccardo Cassin, l’uomo, vissuto 100
Prodotto da Alpine Studio e Fon-
con la montagna. Pur essendo stato
anni, che ha rivoluzionato l’alpinismo.
dazione Riccardo Cassin nel 2010,
poco loquace nel raccontare la sua
Il libro ricostruisce gli episodi deter-
ristampa del 2019. Autore Daniele Re-
vita non alpinistica, da uomo cente-
minanti della vita del grande scalato-
daelli.
nario qual era, Cassin è stato testi-
Appuntamenti
mone di molte vicende, quando non Dove la parete strapiomba
protagonista diretto. L’infanzia sulle
Dove la parete strapiomba è il pri-
rive del Tagliamento di un piccolo or-
mo libro di Riccardo Cassin, scrit-
fano, il dramma della Grande Guerra,
La copertina dei libri in ristampa
Caporetto e gli eroismi degli sconfitti.
del padre in Canada, 85 anni dopo la
Anna Masciadri.
La guerra partigiana, dapprima segreta
morte. Il ritratto nascosto di uno dei
Prodotto da Alpine Studio e Fon-
e poi insanguinata. Grandi rivali sulle
più forti e popolari campioni dell’alpi-
dazione Riccardo Cassin, Stampato
pareti e splendidi amici dopo le sfi-
nismo mondiale. Aggiornato degli anni
nel 2019. Autori Guido Cassin, Daniele
de. L’eccezionale e commovente av-
trascorsi dalla sua prima edizione ai
Redaelli e Anna Masciadri.
ventura del ritrovamento della tomba
giorni nostri dalla giornalista e amica
RECENSIONI ALFREDO CORTI, SCIENZIATO E PIONIERE DELL’ALPINISMO Raffaele Occhi, appassionato di letteratura e di storia dell’alpinismo, ricostruisce a tutto tondo in questo libro, pubblicato in italiano e inglese, la poliedrica figura di Alfredo Corti, alpinista e scienziato di origine valtellinese; lo fa attraverso l’analisi di documenti d’archivio, la rilettura di un’ampia bibliografia, la valorizzazione di testimonianze fornite da persone che furono particolarmente vicine al Corti, in primis i figli Nello e Rosetta, alcuni nipoti e amici che lo conobbero di persona. Le montagne formano l’ossatura del libro, in un intreccio fittissimo con le più importanti vicende personali e famigliari del protagonista: montagne della natia Valtellina percorse in lungo e in largo e mai abbandonate nell’arco della sua lunga vita; montagne della Val d’Aosta frequentate in tempi di pace durante gli anni di insegnamento all’Università di Torino, e in tempi di guerra nella partecipazione attiva alla Resistenza; montagne inconsuete come le Alpi Apuane o le modeste alture fra Campania e Basilicata salite negli anni di confino a Sala Consilina imposto dal fascismo. Tra le montagne è il Bernina a farla da padrone, “campo inesausto del mio piacere” come ebbe a definirlo il Corti, luogo del cuore oltre che meta di un’intensa attività alpinistica condotta per oltre sessant’anni. Ai figli raccontava le prime scorribande, “quando se ne partiva a notte fonda da Tresivio - suo paese natale a sette chilometri da Sondrio - avendo per compagno qualche alpigiano o collega di studi e, a piedi, con il sacco carico di provviste per dieci giorni, oltre alla
Appuntamenti & Recensioni
macchina fotografica e all’attrezzatura alpinistica, raggiungeva Ponchiera, risaliva la Val Malenco e la Val Lanterna, sino a giungere, a sera, alla Capanna Marinelli”. La passione per il Bernina conduce alla profonda amicizia con Marco e Rosa De Marchi ai quali nel 1910 il Corti suggerì la costruzione della capanna che da loro prese il nome alla Forcola di Cresta Guzza, curandone personalmente la realizzazione nell’estate del 1913. La metodica frequentazione del Bernina nella sua catena principale e nei diversi sottogruppi lo portò nel 1911, con la collaborazione di Aldo Bonacossa, alla pubblicazione del capitolo “Regione del Bernina”, nella guida Alpi Retiche
Occidentali promossa dalla sezione milanese del CAI. Il libro racconta la nascita di questa guida e dà spazio anche all’atteggiamento polemico con il quale il Corti accolse l’uscita nel 1959 della nuova guida del Bernina curata da Silvio Saglio. Certamente Alfredo Corti, uomo tutto d’un pezzo, di grande onestà intellettuale e con forte senso morale, aveva un carattere spigoloso, una “natura esplosiva e passionale” poco propensa alle mediazioni e ancora di meno ai compromessi. Ne dà prova nell’attività accademica svolta in buona parte da “non allineato” durante il fascismo, e nella partecipazione alla vita politica e sociale, compresa l’adesione al Club alpino italiano e la presidenza dal dopoguerra fino al 1960 del gruppo occidentale del CAAI che non fu immune da contrasti. Nel racconto della lunga vita di Alfredo Corti, suddiviso in capitoli per argomento, scorre una carrellata di nomi, ripresi nelle note o in schede dedicate, che aprono interessanti finestre sul contesto storico e sociale di un secolo a cavallo fra Ottocento e Novecento: la famiglia, il paese, il mondo della montagna, della scienza e della cultura, l’Università, il fascismo e la Resistenza. Una sottolineatura speciale merita l’apparato iconografico, parte dell’immenso archivio fotografico di cui è depositaria la sezione valtellinese del CAI: ritratti di straordinaria bellezza e di grande valore documentale che descrivono montagne e persone. Adriana Baruffini
Raffaele Occhi ALFREDO CORTI - Dall’alpinismo alla lotta partigiana Beno Editore, Sondrio 2018
ANNI SETTANTA, LA RIVOLUZIONE NELL’ARRAMPICATA Nei primi anni Settanta, tra Torino e il Gran Paradiso, si inizia a guardare la montagna, le pareti rocciose dell’arrampicata, con occhi nuovi. Spinti dalle correnti politiche del momento, i giovani, con la passione per la montagna, staccano la spina dalle grandi metropoli alla scoperta di un mondo nuovo. Li unisce la voglia di fare gruppo e l’emozione di condividere la stessa passione. Sono legati da un forte senso di libertà e dalla voglia di un rapporto diverso con la vita e con la natura. Affrontano, con i pochi mezzi a disposizione, le pareti rocciose, selvagge e incontaminate. Ispirati dal mito dell’arrampicata californiana, trovano splendide pareti di gneiss a pochi minuti di strada dalla Valle dell’Orco. Aprono vie dai nomi simbolici: La via della rivoluzione, Itaca nel Sole. Sviluppano una nuova corrente di pensiero dell’arrampicata influenzata dal pensiero politico di quegli anni. Enrico Camanni, alpinista e giornalista torinese, è stato un testimone diretto di questo movimento ribelle. Nel suo libro, Verso un
nuovo mattino, ha saputo raccontare, con forte senso di appartenenza a quel periodo, l’evoluzione emotiva di quei giovani alpinisti e il progresso delle tecniche di arrampicata fino ai giorni nostri. Il suo è un libro ricco di aneddoti, fatti, ricordi, avvenimenti e testimonianze che spiegano molto bene la storia utopica e spesso triste di quei ragazzi. Leggendo Verso il nuovo mattino si respira un’aria di nostalgia per il passato, ma anche un senso di profondo orgoglio per aver partecipato appieno a quegli anni. L’esperienza vissuta dall’autore è stata un prezioso bagaglio, per poter descrivere nel dettaglio e con tanta passione l’evoluzione dell’arrampicata fino ai giorni attuali. Donatella Polvara
Recensioni
Enrico Camanni VERSO UN NUOVO MATTINO - La montagna e il tramonto dell’utopia Editori Laterza, 2018
AVVENTURA ALPINISTICA INVERNALE NELLA SIBERIA ORIENTALE Ci ha sorpreso di nuovo Simone Moro, e questa volta dopo aver inseguito e conquistato un obiettivo del tutto fuori dai suoi schemi. Lui, il “maestro delle grandi invernali”, si è infatti indirizzato sì su una nuova prima invernale, ma lasciando da parte il campo degli 8000, per accontentarsi di un 3003. Proprio così, ma anche questa volta si è trattato di una cima che nessun uomo era mai riuscito a raggiungere nel pieno dell’inverno, e che lui avrebbe dovuto affrontare dopo aver fatto un’esplorazione nel vero gelo estremo. È vero che il Pik Pobeda ha richiesto una strategia particolare, sia per il clima che per le poche ore di luce solare disponibili, ma comunque in meno di dodici ore tra salita e discesa si è risolto un problema, e un nuovo primato si è aggiunto alla serie imponente dei trofei dell’alpinista bergamasco. Un successo straordinario quello che Simone Moro ha conseguito con la compagna di cordata Tamara Lunger, tanto che al rientro in Italia non ha potuto sottrarsi al nutrito assalto dei giornalisti e alla ripetuta comparsa sulle reti televisive. È così che abbiamo già saputo molto di questa sua impresa: ma tanto di più lui aveva in serbo da farci conoscere, come infatti ci ha fatto vedere, offrendoci senza perdere tempo quanto minutamente aveva affidato alle pagine del suo diario. Siberia -71 è un libro forse unico nel suo genere, perché crediamo che mai nella letteratura dell’alpinismo una spedizione risulti descritta, come qui, con tanta dovizia di particolari, a partire dal momento in cui ne è brillata l’idea, alle successive fasi dell’organizzazione, dalle traversie del lungo viaggio all’adattamento nel soggiornare in un ambiente invivibile, fino alle operazioni preparatorie e conclusive di questa strepitosa impresa. Va da sé che, per tutti questi motivi, la lettura del libro che viene ora pubblicato non necessiti di nessuna raccomandazione, anche se si può aggiungere che non si dovrebbe perdere questa occasione per conoscere, oltre alla descrizione emozionante di un’impresa storica, anche quanto siano suggestive le distese nevose e gelide della Siberia, con l’incanto delle sue foreste imbiancate e il modo di vivere di una popolazione che trascorre la maggior parte della propria esistenza immersa nel ghiaccio. Il tutto splendidamente confermato da numerose e stupende fotografie a colori, che meritano ben più di venire semplicemente guardate di sfuggita. Renato Frigerio
Simone Moro Siberia -71° - Là dove gli uomini amano il freddo Rizzoli Editore, 2018
BRUNO BIFFI, UN ARTISTA FRA INCISIONE E STAMPA Il libro, come si legge in quarta di copertina, sintetizza “30 anni di grafica, 30 anni di passione, sperimentazione, scoperta: un viaggio nell’alchimia della materia, tra inchiostri, torchi, carte, acidi, alla ricerca del significato più intimo del fare artistico”, in altre parole l’intero percorso di Bruno Biffi attraverso l’incisione e la stampa, fino al più recente approdo alla tecnica dell’ossidazione. La sua intensa carriera, a partire dagli esordi come pittore, è narrata a più voci da critici e storici dell’arte, giornalisti e amici che ne colgono le diverse sfumature e l’evoluzione nel tempo, con il supporto di un ricco corredo di immagini. Ne emerge il ritratto di un incisore che è nel contempo stampatore, riunendo nella sua persona due competenze solitamente distinte in una “perfetta fusione fra mano e mente” e in un “delicato equilibrio tra arte e scienza, tra mestiere, magia e intuizione segnica” (Patrizia Foglia); “uno dei pochissimi artisti in Italia che non deve delegare la stampa dei propri lavori a uno stampatore e grazie all’unicità della sua esperienza ha potuto intervenire direttamente nei processi di stampa, controllarne gli esiti, sperimentare e scoprire nuovi percorsi” (Tiziana Rota). Nella produzione artistica di Bruno Biffi le montagne, in particolare quelle di casa nostra, sono una presenza costante: per esserne convinti basta dare uno sguardo alle opere riprodotte nel libro, o ai titoli delle numerose cartelle e libri d’arte pubblicati, fra i quali figurano le incisioni realizzate per la rassegna Monti Sorgenti del CAI Lecco
Recensioni
fin dalla sua prima edizione. Citando ancora Tiziana Rota che ha seguito con passione la carriera dell’artista e ne ha curato diverse mostre: “rigorose geometrie semplificano i contorni che sappiamo sfrangiati, definiscono volumi attorno a cui si crea un vuoto quasi sacrale”, in una visione che si avvicina progressivamente alla forma pura delle rocce e prelude all’esplorazione della materia e dei suoi elementi primari, terra, acqua, cielo e fuoco. Proprio sulla materia rocciosa delle montagne Bruno Biffi ha sperimentato le ossidazioni “pilotate” su lastre di ferro e di alluminio di cui descrive la tecnica in un breve capitolo: una delle poche volte in cui parla in prima persona di sé e del proprio lavoro. Un’altra pagina verso la fine del libro, riporta uno scritto originale del 2012 al quale l’artista, in deroga all’abituale riservatezza, affida una pagina poetica che lascia intravvedere qualcosa della sua interiorità e della sua concezione dell’arte:
Non so Non so perché, quando prendo in mano un foglio/ o una lastra, la prima cosa a cui penso è una cava./ Non so se è la curiosità o il desiderio di vedere il “dentro” di quelle montagne che da sempre ho inciso./ Vedere l’interno per conoscerne i segreti, per essere certi di non essere traditi come può capitare per un amico o per la donna che ami./ Non so se nelle linee prospettiche delle cave che rappresento/ inconsciamente scandisco il passare del tempo./ In quelle linee che si restringono e quei piani che si accorciano/ come il tempo che inevitabilmente mi resta da vivere./ Non so quando inizio a incidere una lastra se sarà più nera o più bianca, se vincerà il nero delle crepe/ e degli squarci profondi nelle pareti o i bianchi che tendono a levigarle e a rimarginare le ferite. Non so./ Non so se il dolore lo posso abbinare al nero e la gioia/ al bianco, e non so se alla fine sarò triste o contento./ Non so se vorrò conoscere il motivo di tutto questo, non vorrei che la magia che si sprigiona per me da questi monumenti inviolati dall’uomo avesse fine./ Forse è meglio se non so. Adriana Baruffini
Patrizia Foglia (a cura di) BRUNO BIFFI 30 anni tra incisione, ossidazione e stampa La nuova Poligrafica, Calolziocorte (Lecco), ottobre 2018
LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Romano Perego, meratese. Ha iniziato ad arrampicare nei primi anni Cinquanta, prima al Resegone, poi in Grignetta. Nel 1960, dopo aver compiuto impegnative salite sia in Dolomiti che sulle Alpi Occidentali ed aver aperto, tra le altre, una nuova via sul Pilone a Tre Punte al Mont Blanc de Tacul, è stato ammesso nel Gruppo Ragni. Quello stesso anno è entrato a far parte del Club Alpino Accademico. Dopo aver partecipato nel 1961 alla spedizione al McKinley, nel 1963, con il compagno di cordata Andrea Mellano, è stato il primo italiano ad aver salito le tre grandi Nord delle Alpi: Eiger, Cervino, Grandes Jorasses. Nel 1964 è entrato a far parte del prestigioso GHM, Group de Haute Montagne. Nel 1965 ha organizzato, con Mellano, una spedizione in Hindu Kush dove ha salito in stile alpino due montagne poco sotto i 7mila metri. Istruttore alla Scuola di alpinismo dei Ragni, ha continuato ad arrampicare sulle Alpi e poi sulle montagne di casa fino alla soglia degli 80 anni. Romano, uomo riservato e di poche parole, ha accettato di raccontarsi in un’intervista rilasciata ad Angelo Faccinetto e pubblicata sul numero 3/2017 di questa rivista. Paolino Leris, socio Cai dal 1974 Franco Viscardi, iscritto al Cai Lecco dal 1989 Luciano Azzoni, socio vitalizio del CAI Lecco, iscritto dal 1929. Molto legato alla sezione, a favore della quale nel 2018 ha elargito una consistente donazione Giuseppe Colombo “Soso”, iscritto al CAI dal 1952 e da anni socio del GEO Renato Bartesaghi, nativo di Rancio, pittore e amico di tutti gli alpinisti. Socio onorario del Gruppo Ragni, ha donato al CAI Lecco e ai Ragni due delle sue opere.
Ai famigliari delle persone scomparse l’abbraccio affettuoso di tutta la sezione
ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
I
l 29.3.2019 si è svolta a Lecco,
hanno assolto il compito di scrutatori.
di mappatura e manutenzione della
presso la sede dell’API, l’Assem-
I documenti relativi ai vari punti
propria rete, il che ha reso necessa-
blea Generale ordinaria dei soci
all’ordine del giorno sono a dispo-
rio un coordinamento stretto con le
del CAI Lecco che a conclusione del
sizione dei soci presso la segreteria
altre associazioni del territorio già
triennio 2016-2019 prevedeva anche
della sezione e sono anche pubbli-
impegnate, e il coinvolgimento di
le elezioni per il rinnovo del Consiglio
cati sul sito www.cai.lecco.it.
istituzioni come il Politecnico.
direttivo e dei vari incarichi istituzionali.
Segnaliamo in sintesi i contenuti principali.
I punti all’ordine del giorno erano i seguenti:
“Monti
Sorgenti”,
la
rassegna
culturale che nel 2018 è giunta all’ottava edizione, ormai ben ra-
La relazione morale del presiden-
dicata e consolidata, si è arricchi-
1. Elezione del Presidente e di un
te uscente Alberto Pirovano, ap-
ta con il programma delle serate
Segretario dell’Assemblea, e degli
provata all’unanimità, si è incentrata
in sede intitolato “Monti Sorgenti
scrutatori.
soprattutto sui risultati di iniziative
off”: proiezioni, conferenze, film su
2. Relazione morale del Presidente
e progetti connotati da trasversa-
temi riguardanti la storia, la scien-
di sezione per l’anno 2018; discussio-
lità in ambito sezionale e apertura
za, l’ambiente, la salute, la pratica di
ne e votazione
verso l’esterno. E’ il caso del “Fa-
alcune specifiche attività. Duplice
3. Relazione finanziaria: presenta-
mily CAI”, attività nata a Lecco per
lo scopo: diffondere conoscenze
zione del Bilancio consuntivo 2018 e
venire incontro alle nuove esigenze
sulla montagna, andando incontro
del Bilancio preventivo 2019; relazio-
delle famiglie, ma poi estesa a tutta
a interessi diversificati, ma anche
ne del Collegio dei Revisori dei Conti
la Lombardia con sconfinamenti in
favorire la partecipazione dei soci
per il 2018; discussione e votazione.
Emilia (fiore all’occhiello il secondo
alla vita della sezione e la frequen-
4. Elezione dei consiglieri e dei
raduno regionale che nel 2018 si è
tazione della sede.
Revisori dei conti e dei Delegati sezionali; presentazione dei candidati;
svolto al monte Barro).
Infine sono stati sottolineati i due
E poi il progetto “Sentieri”. Re-
aspetti seguenti: il primo è la si-
cependo una legge emanata dalla
gnificativa presenza della sezione
Regione Lombardia per uniformare
di Lecco in ruoli CAI regionali o
la gestione della sentieristica, il CAI
nazionali, grazie anche al sostegno
Lecco si è fatto promotore di un
di altre sezioni del territorio che
ciative per l’anno 2019
accordo quadro con il Comune di
si sono confederate; il secondo è
7. Varie ed eventuali
Lecco che gli ha affidato i compiti
il riavvicinamento al Gruppo Ragni
apertura votazioni. 5. Relazioni dei responsabili di settore sulle attività svolte nel 2018 6. Approvazione delle quote asso-
Le funzioni di presidente e segretario dell’Assemblea sono state svolte rispettivamente da Emilio Aldeghi e Ambrogina Farina; Domenico Sesana è stato nominato presidente della Commissione elettorale; Luigi Canzi, Patrizia Gaggeri e Stefano Moretti
Vita di Sezione
Il nuovo Consiglio Direttivo del CAI Lecco, riunitosi l’8 aprile 2019, ha proceduto per votazione al conferimento delle cariche istituzionali. Sono stati eletti Presidente Alberto Pirovano Vicepresidente Giuseppe Ferrario Tesoriere Silvano Arrigoni
Assemblea 2019. Da sinistra Ambrogina Farina, Emilio Aldeghi e Alberto Pirovano
con la ripresa di un dialogo che ne-
fettuato il giorno 30.3.2019 presso
gli anni scorsi era diventato difficile.
la sede del CAI Lecco
Gli obiettivi raggiunti si collocano in continuità con la linea tracciata
Votanti 128 (di cui 42 con delega)
dal Consiglio direttivo del prece-
Schede valide: 126
dente triennio.
Schede bianche o nulle: 2
La relazione finanziaria, con la
Di seguito in ordine alfabetico
presentazione del bilancio consun-
l’elenco dei soci eletti nei vari or-
tivo 2018 e del bilancio preventivo
ganismi:
2019 e le relazioni del tesoriere e
Spreafico Matteo – Valsecchi Gianni Componenti Collegio dei Revisori dei Conti per il triennio 2019-2021 Buizza Mario - Mariani Maurizio – Rusconi Giorgio Delegati alle Assemblee Nazionali e Regionali del CAI per l’anno 2019 Bettiga Michele - Ferrario Giu-
del Collegio dei revisori dei Conti
Componenti Consiglio Direttivo
seppe – Pozzi Carla – Pullano
per il 2018, è stata approvata all’u-
Sezionale per il triennio 2019-
Domenico – Spreafico Andrea –
nanimità con un astenuto.
2021
Spreafico Enrico
Le quote associative per il 2019 sono state ratificate all’unanimità.
Arrigoni Silvano - Colombo Daniele – Ferrario Giuseppe – Giudici
L’assemblea è proseguita con l’a-
Marco – Penati Ottavio – Pirovano
pertura delle votazioni e le relazioni
Alberto - Polvara Donatella – Poz-
dell’attività dei vari gruppi sezionali.
zi Carla – Pullano Domenico – Riva Tiziano – Sacchi Domenico – San-
Lo scrutinio dei voti è stato ef-
toro Claudio – Spreafico Andrea –
Vita di Sezione
CONVENZIONI CLINICA SAN MARTINO - MALGRATE Malgrate, Lecco. Via Selvetta angolo via Paradiso - tel. 0341 1695111 - Internet: clinicasmartino.com Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). Garanzia delle prestazioni di diagnostica per immagini in 12/24 h dalla richiesta. MEDINMOVE Lecco via Balicco, 109 - Internet: www.medinmove.it Centro di Medicina Preventiva, Riabilitativa, Genetica. Prezzi convenzionati sulle prestazioni concordate (vedi www.cai.lecco.it). PALESTRA DI ARRAMPICATA - RAGNI di LECCO Via C. Mauri 1 Lecco. Per informazioni, Ragni di Lecco ASD tel. 0341-363588. Internet: www.ragnilecco.com Sconto del 5% sugli abbonamenti stagionali. Sconto del 10% sui corsi di arrampicata sportiva
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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta.
Vita di Sezione
NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.
INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2019
AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI
Le quote sociali per il 2018 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario* (nati dal 1994 al 2001)
Socio Familiare** Socio Giovane***
(nati nel 2002 e anni seguenti)
Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera
€46,00 €24,00 €24,00 €16,00 €20,00 € 5,00 € 2,00
*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.
Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.
Ricordiamo che per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo 2019. Per farlo è possibile recarsi in segreteria negli orari di apertura oppure con bonifico bancario (come da istruzioni riportate sul sito www.cai. lecco.it)
IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO:
In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Il pagamento tramite Bonifico Bancario o Bollettino di c/c Postale prevede un contributo, per socio o per nucleo familiar, di € 2,00 per spese postali (Esempi - Singolo socio: quota + 2,00€ - Nucleo Familiare: somma delle quote + 2,00€). Il bollino verrà spedito per posta al domicilio del socio.
DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.
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