Notiziario CAI Lecco 3-2019

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Poste Italiane S.p.A. – spedizione in a.p. – DL 353/03 (conv. in L. 27/02/04 n 46) Art1 comma 1 DCB COMO

n° 3/2019

CAI LECCO 1874


41

UN SOGNO NELLO ZAINO

26

66 53

SULLA VETTA DELLE EOLIE

VACANZA ETICA IN SRI LANKA

20 46

ITALIA COAST TO COAST

I MISTERI DI ÖTZI

NOI TRE, IN CIMA ALLA NOTTE


IN QUESTO NUMERO

4 6 11 14 17

EDITORIALE

L’ARTE DI SCALARE LE MONTAGNE

Lecco e il riconoscimento dell’alpinismo quale patrimonio dell’umanità di Alberto Pirovano, presidente CAI Lecco

SENTIERI E PAROLE

L’EFFIGE DI QUINTINO SELLA

Un cimelio di valore storico e simbolico per il CAI Lecco delle origini di Adriana Baruffini

LA CENERENTOLA DELLE MONTAGNE LECCHESI

Alla scoperta del volto affascinante e selvatico del monte Melma (m 914) di Sergio Poli

IN VIAGGIO FRA TORRI E CASTELLI

Le fortificazioni sul territorio del Lario orientale/1

Il carteggio tra Pino Panzeri e Cassin in occasione della spedizione al McKinley di Angelo Faccinetto

20 24 26 31 34 36 38 39 41 44 45 46 53 60 66 67 68 70 74

di Annibale Rota

DI CHIODI E DI CONQUISTE MANCATE

I MISTERI DI ÖTZI

Ipotesi e certezze sull’uomo venuto dal ghiaccio

di Giorgio Rusconi

IL COLLEZIONISTA DI MONTAGNE

Ricordo di Giancarlo Valsecchi, forte su roccia, fortissimo su ghiaccio di Annibale Rota

ALPINISMO e ARRAMPICATA

NOI TRE, IN CIMA ALLA NOTTE

Bhagirathi IV, 24 ore per salire gli 800 metri della parete Ovest di Matteo Della Bordella

NON C’E’ SOLO LA PERESTROIKA

Un mese a scalare sulle pareti del Kirghizistan

di Dimitri Anghileri

SOLE, PIOGGIA E ARRAMPICATE

La vie Thor’s Hammer a Flatanger in Norvegia

LA MIA AVVENTURA CON I RAGNI

di Stefano Carnati

Dal Masino ai Campelli, un’estate al corso di roccia AR1

SCI ALPINISMO

di Marta Locatelli

UNA MONTAGNA DI EMOZIONI

Notiziario quadrimestrale della sezione di Lecco “Riccardo Cassin”del Club Alpino Italiano N° 3/2019

Redazione: Adriana Baruffini, Angelo Faccinetto Direttore responsabile: Angelo Faccinetto Impaginazione e Grafica: BitVark - Pavia Tipografia: A.G.Bellavite Missaglia - Lecco Testata di proprietà del Club Alpino Italiano sezione di Lecco “Riccardo Cassin” Sede: via Papa Giovanni XXIII, 11 23900 Lecco Tel: 0341363588 Fax: 0341284717 www.cai.lecco.it sezione@cai.lecco.it Autorizzazione Tribunale di Lecco N. 5/78 del 20/06/1978 Spedizione in A.P. -45%- Art. 2 Comma 20/b legge 662/96 Tiratura 2500 copie Chiuso in redazione 31/01/2020

di Nicola Gavardi e Jacopo Gregori

CON GLI SCI DAL NANGA PARBAT

Cala Cimenti ospite della scuola di sci alpinismo del Cai Lecco di Nicola Gavardi

UN SOGNO NELLO ZAINO

La traversata delle Orobie dal Pizzo dei Tre Signori all’Aprica

SCI DI FONDO

di Jacopo Gregori

BENEDETTA NEVE

Il Gruppo sezionale Sci di Fondo escursionismo al 37° anno di attività

CIAO MAURIZIO

ESCURSIONISMO

di Paola Sangalli

ITALIA COAST TO COAST

CicloPeriplo lungo le coste del Bel Paese

VACANZA ETICA IN SRI LANKA

di Stefania Steppo Valsecchi

Trasportate dal flusso degli eventi, da nord a sud montagne comprese di Elisa Villa e Irene Colombo

Il gruppo dei Bhagirathi. Foto scattata nel 2015 da Arianna Colliard durante il primo tentativo di Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo alla vetta del Bhagirathi IV.

CAMMINARE IN COMPAGNIA

GEO

Il programma delle gite sociali 2020 di Domenico Pullano, Domenico Sacchi, Enrico Spreafico

SULLA VETTA DELLE EOLIE

Gite, bagni e camminate per i seniores del Geo

APPUNTAMENTI

di Agostino Riva

E DIECI…

Monti Sorgenti 2020, un’edizione speciale per il decimo anniversario di Sara Sottocornola

Stampato secondo la filosofia GreenPrinting® volta alla salvaguardia dell’ambiente attraverso l’uso di materiali (lastre, carta, inchiostri e imballi) a basso impatto ambientale, oltre all’utilizzo di energia rinnovabile e automezzi a metano.

“Monti sorgenti off” 2019 - 2020

Appuntamenti culturali con il CAI Lecco

RECENSIONI VITA DI SEZIONE

di Sara Sottocornola ZeroEmissionProduct®. A.G. Bellavite ha azzerato totalmente le emissioni di Gas a effetto Serra prodotte direttamente o indirettamente per la realizzazione di questo prodotto.


L’ARTE DI SCALARE LE MONTAGNE di Alberto Pirovano*

C

are socie e cari soci del CAI

Lecco, pochi giorni prima di Natale è giunta una bellissima notizia per il mondo della montagna. La Commissione Speciale dell’ONU ha iscritto l’alpinismo nella lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’UNESCO, definendo l’alpinismo “l’arte di scalare le montagne e le pareti rocciose, grazie a capacità fisiche, tecniche e intellettuali”. Alla definizione dibattuta tra gli stessi praticanti ed estimatori – sport, cultura, attività socialmente utile o meno – si aggiunge ora una definizione per certi versi nuova e per la prima volta ufficiale: è un’arte! A dire il vero già il grande Steve House affermava che “l’alpinismo è arte, non sport”. “L’importante è la visione - sosteneva – la preponderanza della creatività rispetto alla tecnica”. Opinione senz’altro condivisibile, ancor più oggi, quando la soluzione dei problemi tecnici più evidenti, costringe gli alpinisti a reinventare continuamente il proprio approccio. Per noi lecchesi questo riconoscimento è particolarmente soddisfacente. Se parliamo di arte non possiamo non parlare di grandi Maestri e a Lecco, non solo ne abbiamo sempre avuto una grande concentrazione, ma potremmo dire, senza tema di smentita, che molti dei grandi protagonisti, a cominciare dal padre nobile dell’alpinismo moderno, Riccardo Cassin, abbiano sempre avuto uno stretto legame con la nostra città.

Editoriale

Azzardando un parallelo pittorico abbiamo avuto il fondatore Giotto-Cassin, il perfezionista RaffaelloBonatti, l’irrequieto Michelangelo–Mauri, l’irrefrenabile Caravaggio–Ferrari. Non sono poi mancati gli impressionisti Vitali e Fazzini, il Van Gogh–Anghileri, il dissacrante Modigliani–Ballerini ed il Picasso–Pedeferri (spero che gli faccia piacere il paragone visto che è anche pittore). Lo stesso spazio espositivo del CAI Lecco, dedicato all’alpinismo e posto all’interno del polo museale cittadino, sancisce in modo implicito la verità di questa affermazione, mai dichiarata apertamente in città, ma convinzione dei suoi abitanti da sempre. Lecco insomma ha un’altra occasione per rivestire un ruolo guida in questo ambito, per quanto detto sopra, ma anche per l’universalità della propria storia alpinistica. Storia che continua senza soluzione di continuità dai primi anni del secolo scorso attraversando, sempre con protagonisti, le varie tendenze susseguitesi. L’alpinismo lecchese è riconosciuto come universale proprio in virtù delle proprie realizzazioni. A dispetto della modesta altezza delle sue montagne e della loro natura essenzialmente rocciosa, le imprese lecchesi maggiormente riconosciute non sono realizzazioni esclusivamente su roccia, anzi sembra vero il contrario. La Ovest del Cerro Torre – a detta di molti la più bella via di ghiaccio del mondo -, la Sud del McKinley, la Walker alle Jorasses, la nord del G2 sono alcune delle salite “universali” e

sono vie di ghiaccio o di misto. È, a mio modo di vedere, giunta l’ora di credere, ed investire di conseguenza, al riconoscimento di Lecco quale Capitale dell’Alpinismo–arte. Il polo espositivo può essere un piccolo inizio, ma con l’impegno di tutti si possono trasformare le solide radici in un albero fruttuoso anche in termini di richiamo turistico. * Presidente CAI Lecco In alto: Riccardo Cassin Le foto degli alpinisti sono tratte dai libri: CAI Lecco 120 anni. 1874 – 1994 Walter Bonatti. Walter Bonatti i miei ricordi. Scalate al limite dell’impossibile, Baldini Castoldi Dalai Editore 2008 Guido Cassin, Daniele Redaelli e Anna Masciadri. Cassin. L’uomo, l’alpinista e la sua Fondazione. Alpine Studio 2019 Alberto Benini. Casimiro Ferrari. L’ultimo re della Patagonia, Alpine Studio 2019 e dalla rivista -

Cai Lecco 1874 n.3 /2014- 1/2015 Cai Lecco 1874 n.3 2015


Simone Pedeferri Paolo Vitali

Marco Ballerini

Walter Bonatti Casimiro Ferrari Carlo Mauri

Marco Anghileri


Il ritratto di Quintino Sella eseguito da Pietro Della Vedova. Foto di Massimo Di Stefano

L’EFFIGE DI QUINTINO SELLA

di Adriana Baruffini

Q

uelli tra i soci del CAI

figure di spicco nella fase di avvio del

nella nascita e nei primi vent’anni di

Lecco che per ragioni

CAI Lecco e anche del CAI nazionale.

vita del CAI. La Circolare terza, pub-

anagrafiche hanno avu-

L’uomo barbuto è Quintino Sella

blicata sulla Rivista Alpina Italiana n. 3

to modo di frequentare la vecchia

considerato il “fondatore” del Club Al-

del 31 marzo 1884 illustra in detta-

sede di via Roma ricorderanno forse

pino Italiano, e la tessera che lo ritrae

glio le iniziative deliberate, e al punto

di avere notato una tessera in bronzo

assume per questo un notevole va-

5 enuncia: “Una tessera in bronzo sarà

annerita dal tempo con l’effige di un

lore storico e simbolico, consacrando

preparata portante in rilievo l’effigie

signore barbuto, montata in una pe-

la sezione di Lecco come una delle

del Sella; esemplari di essa saranno

sante cornice di legno scuro lavorata

prime aderenti al sodalizio nazionale.

inviati alla famiglia dell’Estinto, ai Municipi di Biella e Mosso Santa Maria, ed

a sbalzo a simulare nodi e venature. Un’altra quota di soci un po’meno

Storia di un cimelio

alle sezioni del Club”.

avanti con gli anni l’avranno invece

Le vicende della tessera, sono sin-

Per sostenere le spese la sede cen-

vista alla Torre Viscontea, in una delle

tetizzate sul numero di settembre

trale aprì una sottoscrizione con la

due sale che ospitavano fino a poco

2019 di Montagne 360, in un articolo

somma di 2mila lire prelevata dalla

tempo fa un allestimento provviso-

firmato da Aldo Audisio.

cassa centrale alla quale fecero se-

rio della collezione museale del CAI

La sua realizzazione fa parte delle

guito le offerte dei membri del consi-

Lecco: lì la targa era stata opportuna-

onoranze tributate in occasione della

glio e l’invito alle presidenze sezionali

mente collocata accanto ai ritratti di

morte, avvenuta il 14 marzo 1884, a

a contribuire. Sulla Rivista mensile n. 8,

Antonio Stoppani e Mario Cermenati,

Quintino Sella, che tanta parte ebbe

1886, si può leggere il rendiconto di


come avvenne la consegna immediata

fonderia sono leggibili nella parte in-

zando sul tema del ritratto o dell’al-

di 40 delle 50 tessere: fra i destinatari

feriore dell’opera.

legoria monumenti funebri e sculture

tutte le sezioni CAI, all’epoca 30 con

Pietro Della (o Dalla) Vedova nasce

per edifici pubblici.

un totale di 3402 iscritti; Lecco figura

a Rima in Valsesia nel 1831 e muore

A Rima, villaggio incontaminato

nell’elenco, con un punto di domanda

a Torino nel 1898. Avviato dalla fa-

della Valsesia dalle splendide architet-

sul numero dei soci.

miglia al mestiere artigiano di stucca-

ture Walser, è tuttora possibile visitare

tore, frequenta successivamente per

la gipsoteca di Pietro Della Vedova. Lo

Lo scultore Della Vedova

qualche anno l’Accademia di Belle Arti

scultore avrebbe voluto realizzare nel

La tessera in bronzo, come riferito

di Monaco di Baviera per poi trasfe-

suo paese natale una casa museo si-

nella Rivista mensile n. 2, 1886, fu un

rirsi all’Accademia Albertina di Tori-

mile a quella aperta a Ligornetto dal

dono al neonato Club Alpino Italiano

no dove dal 1857 al 1862 è allievo di

suo maestro Vincenzo Vela. Essendo

dell’autore, Pietro Della Vedova, so-

Vincenzo Vela, famoso scultore tici-

lui morto prematuramente, il compito

cio scultore e architetto biellese che

nese al quale succede sulla cattedra

di completare i lavori fu assunto da

operò secondo i canoni della scultura

di scultura, dopo aver perfezionato gli

amici ed estimatori che realizzarono

celebrativa tipica degli ultimi decenni

studi a Roma e Firenze. Ben inserito

una sorta di laboratorio di scultura,

dell’Ottocento. Le fusioni furono re-

nell’ambiente culturale del suo tempo,

inaugurato nel 1903 con una collezio-

alizzate dalla Fonderia artistica Fu-

partecipa a mostre e concorsi in varie

ne di 220 gessi: modelli, calchi, ma-

magalli di Torino, di proprietà di En-

parti del mondo. Opera soprattutto in

trici per opere in terracotta, marmo o

rico Fumagalli e del figlio Celestino.

Piemonte e in Lombardia, ma riceve

bronzo.

Il nome dello scultore e quello della

committenze anche dall’estero, realiz-

Quintino Sella nasce nel 1827 alla fra-

mento anche quando gli impegni pro-

la laurea nel 1847 presso l’Università di

zione Sella di Valle Superiore del comu-

fessionali e politici lo porteranno altrove.

Torino. In anni successivi accetterà a più

ne di Mosso, facente allora parte della

Testimonianza dell’attaccamento a

riprese incarichi di insegnamento della

provincia di Torino, ottavo dei venti figli

quei luoghi sono le parole seguenti

matematica e della geometria applicata

di Maurizio e Rosa Sella. Seguendo la

estrapolate da un discorso elettorale del

all’Istituto tecnico (futuro Politecnico) e

tradizione di famiglia, attiva nel settore

1867: “Si dice che i montanari spicca-

all’Università di Torino. La sua vera pas-

della lavorazione della lana fin dal Sei-

no per una singolare pertinacia nel loro

sione però è la mineralogia della quale

cento, il padre nel 1817 impianta il suo

affetto al luogo natio. Ed io vi confesso

approfondisce le conoscenze presso l’E-

lanificio a Biella con nuovi filatoi mec-

che, anche negli anni passati fuori d’Ita-

cole des Mines di Parigi e fa esperien-

canici importati da oltralpe.

lia, in città popolose ed in studii, fra cui

za attraverso viaggi di studio nei bacini

Nella casa di famiglia, all’interno del

potenti distrazioni non mancavano, oh!

minerari della Germania, della Prussia e

lanificio, Quintino abiterà con la moglie

quante volte si presentavano alla mia

del Regno Unito nonché nel Corpo reale

Clotilde Rey e i sette figli da lei avuti,

mente le cime della Rovella e del S. Ber-

delle Miniere.

conservandola come punto di riferi-

nardo, note a chi è cresciuto in mezzo a

I lavori scientifici che gli procurano

esse, direbbe il Manzoni, come l’aspetto

i maggiori riconoscimenti a livello in-

dei suoi famigliari”.

ternazionale sono nel campo della cri-

Nella casa di famiglia il Sella morirà il

stallografia e nel 1868 dà il suo nome

14 marzo 1884 e sarà sepolto nel cimi-

alla sellaite, un nuovo minerale a base

tero monumentale di Oropa.

di fluoruro di magnesio. Nel 1881 è tra i

A una futura carriera imprenditoriale

fondatori della Società Italiana di Geo-

sono finalizzati gli studi di Ingegneria

logia e dal 1874 è presidente dell’Acca-

idraulica nei quali Quintino consegue

demia dei Lincei.


mosferica, la temperatura e l’altitudine; vi compaiono note tecniche sulle modalità di progressione nella scalata e nelle ultime righe affiora l’auspicio di creare anche in Italia un Club simile a quelli già nati in Inghilterra (1857) e in Austria (1862): “A Londra si è fatto un Club Alpino, cioè di persone che spendono qualche settimana dell’anno nel salire le Alpi, le nostre Alpi! […] ivi si conviene per parlare della bellezza incomparabile dei nostri monti e per ragionare sulle osservazioni scientifiche che furono fatte o che sono a farsi […] Anche a Vienna si è fatto un Alpenverein […] Ora non si potrebbe fare alcunché di simile da noi? Io crederei di sì […]”. L’idea viene sviluppata nelle settimane successive culminando nell’adunanza del 23 ottobre 1863 nella quale 37 alpinisti, riuniti a Torino in una sala del Castello Valentino, costituiscono l’associazione inizialmente denominata Club Alpino che nel 1867 diventerà Club Alpino Italiano. Quintino Sella, componente da subito del La targa con la cornice in legno. Foto di Domenico Sacchi

Quella storica salita al Monviso 12 agosto 1863: un team di cinque

e scientifico, permeato di sentimento

direttivo, ne accetterà la presidenza nel 1876 conservando l’incarico fino alla morte.

nazionale e impegno patriottico.

amici alpinisti, fra cui Quintino Sel-

Il Sella ha al suo attivo un’attività

la, e due guide compie la prima salita

alpinistica di tutto rispetto per i tem-

L’impegno del Sella sui temi riguar-

italiana al Monviso. Legati alle tradi-

pi, con salite al Breithorn e al Monte

danti la montagna non si esaurisce

zioni del Piemonte sabaudo, i cinque

Bianco; nella sua famiglia ci sono di-

certo nell’atto fondativo del CAI ma

hanno in comune l’appartenenza alle

versi alpinisti, come il nipote Vittorio

continua negli anni successivi in stret-

classi sociali più elevate: provengono

Sella, celebre fotografo

to collegamento con la sua attività di

Funzione pedagogica

da famiglie nobili o dell’alta borghesia,

In una lettera intitolata “Una salita

scienziato e uomo politico. Emblema-

svolgono professioni liberali o sono

al Monviso” che Quintino Sella inviò

tici gli interventi al 7° Congresso del

avviati a una carriera militare, hanno

all’amico Bartolomeo Gastaldi, an-

1874 nei quali ribadisce i punti cardi-

impegni civili o politici. Guardano alla

che lui esponente della classe colta

ne della sua visione: l’imprescindibile

montagna con interesse naturalistico

e borghese di Torino, è contenuta la

funzione pedagogica dell’“esperienza

cronaca dell’ascensione corredata da

con l’alpe”; l’importanza della ricer-

osservazioni scientifiche sulla vegeta-

ca scientifica soprattutto nel campo

zione, gli strati rocciosi, gli strumenti

della geologia e della meteorologia; il

impiegati per rilevare la pressione at-

dovere per i soci attivi in politica di

Sentieri e Parole


promuovere scelte legislative a favore dell’ambiente alpino, prima fra tutte il rimboschimento dei terreni incolti, perché l’incuria forestale provoca “un’alternativa di irresistibili inondazioni e di desolante siccità”. Nel pensiero del Sella il valore educativo della pratica della montagna per forgiare il corpo e lo spirito dei giovani diventa a poco a poco anche strumento per combattere “gozzoviglia e stravizzo”, ovvero la piaga sociale dell’abuso di alcool fra gli operai delle fabbriche. Come se alla primitiva concezione rigidamente élitaria dell’alpinismo, il “fondatore” del CAI accennasse a sostituire una visione più aperta rivolta in qualche modo anche ai ceti popolari, anticipando almeno idealmente quella che nel giro di qualche anno diventerà la missione di associazioni a forte orientamento

La firma dello scultore. Foto di Massimo Di Stefano

sociale come l’UOEI, fondata nel 1911.

Oltre

che

all’attività

scientifica,

se agricolo con strutture economiche

come effetto un forte incremento del

Quintino Sella si dedica a un’intensa

ancora prevalentemente feudali e un

prezzo del pane e di tutti i cereali, e

carriera politica, come rappresentante

tasso di analfabetismo che nel meri-

generò un diffuso malcontento nelle

della Destra storica.

dione raggiunge il 90%. Da ministro

classi sociali più povere, per le quali i

Il suo impegno inizia nel marzo del

delle Finanze Sella persegue l’obiettivo

cereali rappresentavano il principale se

1860 quando Camillo Benso conte

del contenimento della spesa pubbli-

non l’unico alimento. A seguito dell’in-

di Cavour spinge per la sua elezione

ca e del pareggio di bilancio, attuando

troduzione della tassa fra il dicembre

a deputato. Successivamente svolge

una politica di inasprimenti fiscali sui

del 1868 e il gennaio del 1869 scop-

importanti incarichi di governo e fra il

consumi e sui redditi che porta alla

piarono nelle campagne di tutta Ita-

1862 e il 1873 è ministro delle Finan-

miseria le masse contadine, colpendo

lia violente rivolte contadine, represse

ze nei governi Rattazzi, La Marmora

anche i piccoli proprietari terrieri e i

duramente dai carabinieri e dall’eser-

e Lanza.

redditi più bassi della nascente piccola

cito con morti e feriti. Dopo un av-

I tempi sono quelli difficili che fanno

borghesia. Il più impopolare dei prov-

vicendarsi di inasprimenti e parziali

seguito all’unificazione dell’Italia, pae-

vedimenti fu l’imposta sul macinato,

riduzioni, la tassa fu definitivamente

presentata dal Sella nel 1865, che ebbe

abolita nel 1884.

Sentieri e Parole



Il Sass Quader

LA CENERENTOLA DELLE MONTAGNE LECCHESI

di Sergio Poli

“E

tu, monte Melma, terra di

con differenze piuttosto marcate, gra-

effetti, gli altri monti sono tenuti vivi

Lecco, non sei davvero il

zie soprattutto all’azione delle diverse

dalle persone, dalle associazioni.

più piccolo rilievo di Lecco:

associazioni che operano sul territo-

Al San Martino, forse il monte più

da te uscirà un Capo che pascerà il

rio, mentre al Melma… solo un sentiero

frequentato dai lecchesi nonostante

mio popolo, i lecchesi”. Parafrasando

è mantenuto (dal GEL di Laorca), e il

i tracciati tutt’altro che banali, sono

scherzosamente il Vangelo - e tra-

resto è terra di nessuno.

molto attivi gli Alpini del Gruppo Me-

lasciando profezie sul Capo… - vor-

Certo, il nome non aiuta: non sap-

dale, che tengono aperto il Ristoro

remmo parlare qui del più basso dei

piamo come mai questo rilievo, roc-

Piazza tre giorni alla settimana, e svol-

monti che circondano la nostra città.

cioso e ripido, porti un nome che

gono un’importante azione di presidio

Numeri alla mano: il Melma è “alto”

ricorda più il fango e la palude; inte-

del territorio – via ferrata compresa.

914 metri, il Barro lo supera di poco,

ressante materia per una ricerca to-

Stesso discorso si può fare per il

922 m; la Medale svetta a 1.029 m, e il

ponomastica. La quota non sembre-

Magnodeno, anch’esso presidiato da

Magnodeno arriva addirittura ai 1.241.

rebbe il criterio decisivo che lo spinge

volo

Insomma, il Melma è proprio il fratello

in fondo alla classifica: più o meno è

un’attrazio

minore delle nostre montagne.

basso come gli altri. A cosa è dovu-

Sarà per questo che è di gran lunga

ta allora questa rimozione collettiva,

occupa della manutenzione ne dei tractrac-

il meno battuto, frequentato e cono-

questa sorta di abbandono in cui or-

ciati che portano in vetta; ogni gni anno anno

sciuto fra i monti lecchesi?

mai versa il Monte?

viene organizzata una skyr

molto

Ce ne siamo accorti in questi mesi nei quali abbiamo rilevato, come CAI

La concorrenza

Lecco, l’intera rete sentieristica comu-

Dunque, una delle cause della scar-

forse l’unico tracciato orizzontale dei

nale: i sentieri dei monti lecchesi sono

sa frequentazione potrebbe essere la

nostri monti, molto utilizzato dai run-

tutti abbastanza mantenuti, anche se

cattiva manutenzione dei percorsi. E in

ner per l’allenamento. Insomma, anche

11


su questo monte c’è molta attività (per non parlare dell’attività estrattiva…).

trattive sono un po’ di nicchia.

Laorca - località Campo Vai, la pen-

Potrebbe essere questa una del-

denza è sempre sostenuta; passando

Il Monte Barro è addirittura Par-

le cause della scarsa frequentazione

dal Curnelùn si arriva al Sass Quader

co regionale; ha del personale che si

del Melma: la non gestione. Un po’ un

in un’oretta, ma con percorso sempre

occupa della gestione del territorio

rapporto di causa-effetto: ci va poca

verticale.

– boschi, sentieri, strutture – c’è un

gente, quindi non vengono mantenuti i

Salendo da San Giovanni invece,

Centro visitatori, un museo, un sito ar-

tracciati, quindi di gente ce ne va an-

lungo la mulattiera che tocca Cereda

cheologico e la rete sentieristica è ben

cora meno.

il tracciato è un po’ più morbido, ma

tenuta e segnalata. Ha quindi un co-

dopo Montalbano si raddrizza lun-

sto, ma il parco è frequentatissimo in

Gli itinerari

go il crinale ovest con una serie di

tutte le stagioni, e svolge un’indubbia

Eppure, questo piccolo monte ha

stretti tornanti che portano alla vet-

funzione sociale per le genti di Lecco

delle doti non trascurabili, che i suoi

ta – anzi, all’anticima: come tutte le

e della Brianza, giustificando l’investi-

fratelli maggiori non hanno.

grandi montagne, il Melma ha la sua

mento pubblico.

Anzitutto, quella che prima abbiamo

brava anticima, e la cresta finale verso

Erna e il suo Pizzo sono fuori gara:

indicato come difetto può invece es-

la vetta regala un piacevole momento

c’è la funivia, diversi rifugi, compresa la

sere vista come un pregio: la scarsa

di pausa in cui si gode la vista su en-

Stoppani che costituisce di per sé una

frequentazione. Capita talvolta di an-

trambi i versanti, verso Lecco e verso

meta, innumerevoli sentieri, la Rese-

dare al San Martino nelle domeni-

Ballabio. Da non sottovalutare è anche

gup che è ormai l’evento sportivo clou

che di tempo incerto e di far fatica a

la salita da Varigione: l’acciottolata che

del lecchese e attira schiere di runner

godere della passeggiata, perché si è

parte a sinistra della chiesetta è co-

che si allenano tutto l’anno sul percor-

costretti a scansarsi di continuo per

stantemente ripida fino alla cappelletta

so. Il povero Melma non può compe-

lasciar passare il fiume di persone che,

dei Mort de la Cassina e a Bressanella,

tere contro tanto dispiego di mezzi!

anche di corsa, passano sul sentiero.

e dopo le piogge diventa un tracciato

Può offrire solo una storica osteria a

Ebbene, al Melma questo non capita di

tecnico per la scivolosità e il concreto

Montalbano, raggiungibile con la ru-

sicuro: si può partire dalla città, arri-

pericolo di cadute; da affrontarsi con

stica sterrata detta Strada Mandria, e

vare in cima e scendere senza trovare

bastoncini e calzature adatte!

un democratico ristoro a Bressanella,

letteralmente nessuno nelle due ore

Ancora, la salita dal versante nord,

disponibile per tutti, gestito dagli Alpini

e mezza di cammino. E quando si ha

cioè da Ballabio, è la più breve ma la

di San Giovanni. Sulla vetta ci sono an-

voglia di stare un po’ tranquilli, questo

più ripida: basti dire che parte da una

tenne televisive e non croci più o meno

è un vero regalo.

via che si chiama via della rata! Fortu-

illuminate, che ultimamente proliferano

La salita, anzi le salite, non sono mai

natamente ci sono anche dei raccordi

sulle altre cime. Obiettivamente, le at-

banali: sul sentiero Spada che sale da

orizzontali, come il “Sentiero Casati”

Prima neve a Cavagna

Sentieri e Parole


sul versante nord-ovest, che consentono di variare la salita e di effettuare strategiche deviazioni qualora le forze venissero a mancare. Non dimentichiamo poi che la Strada Mandria, con la sua prosecuzione fino a San Giovanni, è un ottimo itinerario per le

mountain-bike, alternativo alla trafficata provinciale Lecco-Ballabio. Non parliamo invece del roccioso versante sud-est, quello che precipita sulla valle del Caldone (la val di

térmen), sopra Bonacina: da lì non si passa. O meglio, qualcuno provò a passarci negli anni ’80: dei giovani sangiovannesi che salirono le infide, franose rocce che conducono alla cima, senza però concludere l’impresa. Per ammissione degli stessi salitori, il rischio di venire da basso insieme alle

Il dono di Montalbano

rocce era, ed è, troppo elevato, e non

una certa ruralità, una residua, ostinata

di avifauna. Il nome Bressanella ricorda

risulta che nessuno da allora abbia mai

attività agricola. Fino a pochi decen-

che lì c’era un appostamento di cattura

completato la via. Per inciso, la via si

ni fa i proprietari dei terreni salivano

degli uccelli, appunto alla bresciana; poco

chiama “Sfiorata la tragedia”.

praticamente fino in cima a fare féé

sotto Montalbano c’è ancora un bellissimo

màgher, cioè sfalciavano la prateria

roccolo, ormai non più adibito all’uccel-

Le attrattive ambientali

per portare a valle qualche mazzetto

lagione ma testimonianza di quest’antica

Ci sono poi dei pregi più di carattere

d’erba da dare al bestiame: vita dura

pratica venatoria. E ancor oggi, se si sale in

ambientale, che sono il piatto forte del

dei nostri vecchi. Memoria di questo

autunno nei giorni in cui è aperta la caccia

monte.

uso agricolo però è ancora viva sul

bisogna fare molta attenzione, perché le

Ad esempio, nessun altro posto a

Melma: in Binda e in Cavagna qualcu-

fucilate fioccano. Insomma, il Melma non

Lecco è così generoso di castagne, e

no alleva ancora bestiame, alle porte

è stato completamente addomesticato, e

nutrite schiere di raccoglitori lo sanno

della città; le località, adagiate su ter-

mostra ancora il suo volto selvatico che

bene. Nella fascia attorno a Montal-

razzi naturali e ancora circondate da

resiste nonostante tutto.

bano ci sono piante che offrono ogni

prati, offrono splendidi scorci su Lecco,

Concludendo, le attrattive non manca-

autunno, gratuitamente, il prezioso

in un ambiente ormai scomparso al-

no: possiamo pensare al Melma come a

frutto; pochi anni fa anche loro han-

trove - i Monti di Acquate ad esempio

un ispido parco cittadino, che può offrire

no subìto gli effetti dell’invasione della

sono diventati un quartiere della città,

un po’ di wilderness a un passo dalla città.

vespa cinese (Cinipide del castagno),

completamente edificati.

Dobbiamo solo averne un po’ più cura.

ma ormai quella fase sembra brillante-

Forse questa è una delle maggiori

mente superata, e ora la produzione è

attrattive del Melma: il fatto di essere

tornata ai livelli consueti. Andare a far

ancora rustico, quasi selvaggio, pro-

castagne in Bressanella è un bel modo

prio al margine della città. Si può par-

di tornare alla terra e di accorgersi del

tire a piedi da casa e trovarsi in un

passare delle stagioni.

minuto in montagna, facendo incontri

Poi, rispetto agli altri monti concor-

inattesi con caprioli, cinghiali (già…),

renti il Melma ha conservato ancora

lepri e con la più vasta rappresentanza

Un grazie a Giampaolo Casati per le notizie storiche, e a Fabio Poli per quelle alpinistiche. Foto di Sergio Poli

Sentieri e Parole


IN VIAGGIO FRA TORRI E CASTELLI

Sopra: la cisterna dello Zucco della Rocca; in basso: la torre principale di Fontanedo

di Annibale Rota

popolazione, avevano quasi sempre la

ulla sponda orientale del Lario

funzione di controllare e difendere le

esistevano molte fortificazioni,

strade sottostanti da possibili invasio-

sorte dal crepuscolo dell’Im-

ni verso la pianura. Va poi detto che

pero Romano al basso Medioevo. In

esisteva un efficiente concatenamen-

diversi casi poi opere di origine tar-

to visivo fra torre e torre, per cui la

do romana sono state ristrutturate nel

rete di avvistamento permetteva di

corso dei secoli per adeguarle ai mu-

trasmettere in brevissimo tempo, con

tati sistemi di guerra.

fuochi notturni o fumate diurne, la

S

Sostanzialmente possono essere

notizia dell’avvicinarsi di un pericolo.

distinte in due categorie: opere sorte nei pressi della riva del lago, aventi lo

Mi soffermerò sulle opere ubica-

scopo di accogliere e difendere la po-

te in montagna, limitandomi soltanto

polazione da assalitori provenienti dal

ad elencare le principali opere ancora

lago; opere ubicate sulle pendici delle

esistenti sulla riva del lago, tra l’altro

montagne, generalmente in punti dif-

in diversi casi trasformate in abitazioni

ficilmente accessibili e con ampia visi-

civili.

bilità sui territori sottostanti e sul lago.

Sono la Torraccia di Abbadia, l’im-

Queste ultime, oltre alla difesa della

ponente torre presso l’imbarcadero di Mandello, il Castello di Lierna, il Borgo

Sentieri e Parole

murato di Bellano, il castello Andreani a Corenno Plinio e le due torri sul Montecchio nord a Colico.


Passo ora alle fortificazioni in mon-

longhei, a 846 metri sono i ruderi pro-

secolo e nel 1158 avrebbe ospitato,

tagna con la premessa che sono tutte

babilmente più datati delle montagne

stante a una lapide ritrovata, l’Impe-

ubicate sulle pendici basse, senza mai

lecchesi. Si tratta di una cisterna per

ratore Federico I, il Barbarossa, per cui

raggiungere i 1000 metri di quota.

l’acqua risalente al 3° secolo d.C., uni-

è comunemente chiamata “Torre del

co residuo, con una piccola porzione

Barbarossa”. Serviva come rifugio e a

di muro, di un probabile posto di os-

controllare il lago e una delle vie che

servazione fortificato tardo romano.

scendevano dai Piani Resinelli. Attual-

Sentinelle sul lago Sullo Zucco della Rocca, uno spuntone sopra Abbadia scosceso da tre

Poco sopra Mandello è la Torre di

mente è circondata da abitazioni civili

lati e collegato da uno stretto crinale

Maggiana, un monumento impor-

ed è sede del Museo di Arte Conta-

al sentiero che da Rongio sale ai Co-

tante e ben conservato. Risale al XII

dina, visitabile in determinati giorni e

Da sinistra in senso orario: mappa delle fortificazioni; la torre del Barbarossa a Maggiana, La casa-torre di Rongio


orari.

su un promontorio sovrastante Va-

i profughi dell’Isola Comacina, occu-

Va detto che le frazioni alte di Man-

renna il Castello di Vezio. Una leg-

pata e devastata dai comaschi e dalle

dello erano soggette a invasori che

genda lo vuole edificato dalla Regina

milizie del Barbarossa, si rifugiarono a

scendevano dai Piani Resinelli, per cui

Teodolinda, gli storici gli attribuiscono

Varenna e si insediarono nel castello,

anche in altre due frazioni, Rongio e

invece un’origine tardo romana, come

adattandone le strutture alle loro ne-

Crebbio, esistevano delle torri più mo-

centro militare strategico a protezione

cessità difensive e collegandole con

deste, poi trasformate in abitazioni ru-

della strada, che giungendo da Bellano,

due muraglioni al borgo sottostante.

rali e chiamate comunemente “case-

saliva nella valle di Esino. Venne oc-

Servì così da rifugio anche ai varen-

torri”.

cupato dai Bizantini e poi per un cer-

nati in occasione delle ripetute incur-

to periodo dai Longobardi. Nel 1169

sioni dei comaschi contro i profughi

Proseguendo verso nord troviamo

dell’Isola. Oggi il castello è proprietà di Il castello di Vezio

un privato, ma è visitabile e vi si svolgono manifestazioni culturali e dimostrazioni di falconeria. Poco distante dal Castello di Vezio, su una montagnola sovrastante la strada Gisazio-Perledo, a 670 metri sorgeva il Castello di Sant’Ambrogio. Di probabile origine bizantina (VI secolo d.C.), il castello controllava tutto il centro lago e poteva ricevere segnalazioni dalla sponda opposta. Oggi esistono solo i ruderi delle fondazioni e una chiesetta semidiruta dedicata a Sant’Ambrogio. Ruderi e sentiero di accesso sono in stato di abbandono e invasi dalla vegetazione. Su un costone che si protende dalle pendici del Legnone, a circa 550 metri sopra Colico, si trova il villaggio fortificato di Fontanedo. La località domina l’alto lago e il laghetto di Mezzola e il castello era in grado di bloccare le strade di comunicazione tra la Valtellina e la Val Varrone. La torre principale, quadrata e possente, venne costruita nel 1357 da Bernabò Visconti allo scopo di fronteggiare le incursioni provenienti dalla Valtellina. Attorno alla torre sono poi sorte costruzioni ausiliarie: alloggi per le guarnigioni, magazzini e una seconda torre restaurata di recente, il tutto circondato da un muraglione. Foto di Annibale Rota


DI CHIODI E DI CONQUISTE MANCATE

Il carteggio tra Pino Panzeri e Cassin in occasione occasione della spedizione al McKinley

La corrispondenza inedita Panzeri-Cassin

di Angelo Faccinetto

quasi, per lo meno soci del CAI Lecco

avresti potuto benissimo essere dei

on è che si fosse fatto illu-

e sono: Luigi Airoldi, Annibale Zucchi

nostri e lo dico sinceramente.

sioni, ma sotto sotto un po’

(Sindech), Jack Canali, Gigi Alippi, Pep

ci credeva. Adesso quella let-

di Merate, e il sottoscritto.

N

Ti faccio i miei migliori auguri unito (sic) ai tuoi cari.

tera del Riccardo – scritta a macchina,

Mi è spiaciuto molto per il Carlet-

perché niente fosse frainteso, su un

to (Mauri ndr), dato che la spedizione

foglio di carta velina – lo rincuorava e

l’aveva suggerita lui, ma la gamba non

Pino è Giuseppe Panzeri, detto Pan-

anche lo inorgogliva, ma una cosa era

gliela ho rotta io ed avrebbe voluto

zerin per la sua taglia minuta, Ragno

certa: doveva cambiare sogni e obiet-

“molto sportivamente” che non si fa-

della prima ora. Riccardo è Riccardo

tivi. Per lui niente McKinley.

cesse più niente. Ormai si era parla-

Cassin (senza bisogno di specificazio-

La data è quella del 15 aprile 1961,

to troppo del mio nome e del buon

ni) e la spedizione in Alaska, oggetto

qualche settimana prima della parten-

nome dell’alpinismo lecchese, che non

della missiva, è la “Spedizione Città di

za per l’Alaska. Scrive Riccardo:

mi è stato possibile rinunciare.

Lecco” al monte McKinley. La lettera,

I soldi sono un po’ scarsi, speriamo “Caro Pino, la partenza della nostra

che qualcuno provveda. Non man-

spedizione per l’Alaska è fissata per la

cherò senz’altro di scriverti dall’Alaska.

fine di Maggio primi di Giugno. I componenti sono tutti lecchesi o

E tu, non è ora che venga a Lecco definitivamente? Se tu fossi stato qui

Tuo Riccardo”

invece, è parte del carteggio (con-

Sentieri e Parole


Panzeri al lavoro nel porto di Massaua. Foto archivio famiglia Panzeri

tenente soprattutto comunicazioni di

stico si interromperà però pochi anni

lanciato la proposta, al rincrescimen-

carattere professionale), riguardante il

dopo quando Panzeri, per motivi di

to - che lo stesso Cassin sottolinea

periodo a cavallo tra gli anni cinquanta

lavoro (e sete di avventura), si sta-

essere autentico e non di pura cor-

e i sessanta, conservato dalla famiglia

bilirà in Eritrea, a Massaua e si dovrà

tesia - per non aver potuto reclutare

Panzeri. Ed è una lettera interessante

accontentare di scalare le montagne

l’amico per la spedizione americana.

per diversi motivi.

del luogo, sconosciute ma interessanti,

Affermazione, per il Panzerin relegato

con qualche compagno occasionale

in terra d’Africa e con nostalgia per le

Retroscena

e di insegnare l’arte dell’arrampicata a

montagne di casa, di grande conforto.

Pino Panzeri ha con Cassin una

pochi volonterosi giovani indigeni. L’a-

La lettera citata era stata precedu-

consuetudine di lunga data. Di carat-

micizia con Cassin, però, resterà salda.

ta da un’altra missiva indirizzata il 29

tere opposto – lui ironico-pungente,

Anzi si consoliderà negli anni, cemen-

marzo a Cassin. In essa Pino ringrazia

l’altro solido-pragmatico - sul finire

tandosi in occasione delle frequenti

per il materiale che l’amico gli ha in-

degli anni quaranta formano una cor-

scappate a Lecco del nostro e mante-

viato. Un cordino, chiodi, moschettoni

data attiva e affiatata. La loro attività,

nendosi, nei periodi di lontananza, con

e scarponcini, un paio dei quali utiliz-

al di là del valore alpinistico delle varie

un regolare rapporto epistolare.

zati l’estate precedente nella spedizio-

vie salite (che il Panzerin fa sempre

Quest’ultimo ci lascerà alcuni docu-

ne italo-yugoslava al Ruwenzori. Ma-

rigorosamente da secondo), è stata

menti, come quello citato, che racconta

teriale pressoché irreperibile in Africa,

origine di aneddoti ancora oggi tra-

un paio di retroscena interessanti sulla

ma essenziale per l’attività alpinistica

mandati in casa CAI (vedi CAI Lecco

preparazione di quella che sarà una

svolta dal nostro sulle pareti di Etiopia

1874, n.2/2017). Il sodalizio alpini-

delle imprese più brillanti dell’alpinismo

ed Eritrea. Per saldare il conto, Panze-

lecchese. Dalle schermaglie, come si è

rin – oltre a dare istruzioni al fratello,

potuto leggere, neanche troppo velate,

l’avvocato Armando – propone uno

tra Cassin e lo sfortunatissimo Bigio,

scambio “in natura”. Qualche tempo

che vorrebbe mandare tutto a monte

prima Valentino Cassin aveva mani-

non potendo parteciparvi dopo aver

festato interesse a ricevere “materiale

Sentieri e Parole


Panzeri in azione sulle pareti dell’Eritrea, foto archivio famiglia Panzeri

Cassin all’epoca della spedizione al McKinley. Dal libro La Sud del McKinley, ed. 2011

originale” etiope, in particolare “uno

si alternano muri “verticali assoluta-

vista sopra, interessante e diretta.

scudo e un paio di scimitarre”, ora

mente lisci, superabili solo con chiodi

Quella di Valentino, che a Pino Panzeri si

Pino chiede di confermare o meno

a espansione”. “Una specie di Medale

rivolge col lei, è datata 8 aprile. Dopo aver

l’interesse allo scambio. Procurarsi

un po’ più sdraiata” – la definisce.

ringraziato per scudo e scimitarre, “il cui

scudo e scimitarre per lui non è un

Alla fine, dopo averci girato un bel

valore sarà ben superiore a quello di un

problema e per la consegna potrebbe

po’ intorno, ecco il punto: la spedi-

paio di scarponcini”, spiega nei particolari

attivarsi lui stesso, in occasione della

zione in Alaska. Il Panzerin non si fa

le modalità di utilizzo dei chiodi a espan-

prossima scappata a Lecco. Con van-

avanti, non si propone. Sa che è dif-

sione. Chiodi di nuova concezione, a te-

taggio per entrambe le parti.

ficile, è in Africa da anni ed è un po’

nuta perfetta, “come quelli che vide usare

fuori dal giro. Tuttavia sembra sperare

dal Ricca e dal Tizzoni”. “Se ne accorgerà

Alaska e chiodi a pressione

in qualcosa. Così, quasi come chiusa

se ne dovrà togliere qualcuno”.

Nella stessa lettera, dilungandosi in

alla lettera, si informa col Riccardo. Si

Con quei chiodi, se non conquisterà l’A-

disquisizioni tecniche, chiede poi a

rammarica dell’impossibilità a parteci-

laska, il Panzerin potrà però aprire quelle

Riccardo le modalità d’uso dei chiodi

parvi del Carlo, per via del suo “gam-

nuove vie sulle montagne eritree. E affi-

a pressione che gli sono stati inviati (e

bone di gesso”. E chiede di conoscere

nare quelle tecniche di scalata su roccia

che a lui servirebbero in quantità ben

i nomi dei componenti (“sono tutti

che lo porteranno anni dopo ad essere

superiore). Non è un interesse teorico.

lecchesi?”), certamente memore delle

l’autore del capitolo dedicato all’arrampi-

Li vorrebbe utilizzare “per superare i 4

tante salite compiute col capo spedi-

cata su calcare e dolomia per il prestigioso

o 5 metri di parete verticale comple-

zione. Alla fine, prima dell’abbraccio,

manuale Alpinismo moderno redatto da

tamente liscia” che gli precludono la

gli auguri. Arguti. “Ti faccio tanti, ma

Giancarlo Del Zotto.

conquista della vetta di uno zucco-

tanti, ma tanti auguri: una bella occa-

ne che sorge a una decina di km da

sione, per te, per dare una lucidatina

Asmara. E, soprattutto, per conquistare

(ogni tanto fa bene) al tuo bel nome

un’altra parete di 300 metri “a gra-

di grande Alpinista”.

doni”, dove a tratti di 2° e 3° grado

La risposta del Riccardo l’abbiamo

Sentieri e Parole


Sentieri e Parole


I MISTERI DI ÖTZI

A

quasi trent’anni dal sensa-

dal ghiaccio. Immediatamente scende

un ghiacciaio della Val Senales veniva

zionale ritrovamento nelle

a valle e chiama a raccolta le guide

scoperto il corpo mummificato di un

Alpi Venoste, continuano ad

del villaggio per recuperare il corpo

uomo vissuto oltre 5mila anni fa. Ol-

affascinare le vicende legate a Ötzi,

sepolto nel ghiacciaio del Morteratsch.

tre venticinque anni di studi e ricerche

l’uomo venuto dal ghiaccio. Il nostro

40 anni prima un loro compaesano

hanno portato a scoprire molto su chi

socio Giorgio Rusconi si è talmente

era sparito il giorno prima del matri-

era e come viveva l’uomo trovato nel

appassionato all’argomento che, dopo

monio e non fu mai ritrovato. L’in-

ghiacciaio del Similaun a 3.200 m di

aver tenuto numerose relazioni in di-

contro tra l’anziana promessa sposa

altitudine.

versi ambienti sia alpinistici che sociali,

e il giovane conservato nel ghiaccio

Tra i vari nomi circolati inizialmente:

viene ora invitato nelle scuole primarie

all’imbocco del Morteratsch è molto

Uomo del Tisenjoch, Uomo di Schnals

per portare la sua testimonianza agli

toccante e di una grande sensibilità

(o Senales) e perfino un “Homo Ti-

studenti che affrontano l’argomento

artistica.

rolensis”, il giornalista viennese Karl

Quando nel settembre del 1991 ho

Wendl mette tutti d’accordo con il no-

Abbiamo chiesto a Giorgio di scri-

letto sul Corriere della Sera l’articolo

mignolo Ötzi, derivato dalla fusione di

vere un riassunto delle sue conferen-

che parlava della scoperta nel ghiac-

Ötztal (le Alpi Venoste) e Yeti (l’uomo

ze per il nostro Notiziario sezionale,

ciaio della Val Senales, ho pensato im-

delle nevi).

volendo sapere, come premessa, che

mediatamente alle immagini del film di

origine abbia questa sua passione per

Zinnemann.

del Neolitico.

Vissuto durante l’Età del Rame, fra il 3100 e il 3300 a.C., Ötzi, aveva cir-

Le teorie di Reinhold Messner sulle

ca 45 anni quando morì, un’età ab-

prime ipotesi di datazione del reperto,

bastanza avanzata per l’epoca. Aveva

“Nel 1982 uscì nelle sale cinemato-

mi hanno fortemente incuriosito e da

occhi marroni, capelli scuri lunghi fin

grafiche l’ultimo lavoro del famoso re-

allora ho sempre cercato notizie per

sulle spalle, che probabilmente portava

gista, più volte premio Oscar, Fred Zin-

rimanere aggiornato su quella vicenda.

sciolti. La sua corporatura era snella e

nemann. Il film Cinque giorni un’estate,

Ma l’episodio che mi ha stimolato

scattante: alto circa un metro e ses-

aveva protagonista Sean Connery che

definitivamente a divenire un divul-

santa, pesava una cinquantina di chili.

interpretava un medico scozzese ap-

gatore della storia di Ötzi, è stato la

Il suo numero di scarpe, ancora ai suoi

passionato di alpinismo. Douglas, che

lettura del libro di Guy Benhamou e

piedi al momento del ritrovamento,

aveva portato con sé la nipote Kate,

Johana Sabroux La maledizione di Ötzi

corrisponderebbe oggi a un 38.

con la quale intratteneva una rela-

– 7 morti misteriose intorno a un de-

zione clandestina, si affida alla guida

litto di 5300 anni fa.

la mummia più antica e più famosa del mondo.

Una ricostruzione del corpo di Ötzi fu fatta dai fratelli olandesi Adrie e

Johann per le escursioni nel gruppo

Gli autori, con una ricostruzione

Alfonse Kennis, con le loro tecniche

del Bernina. Nel tentativo di saltare

molto dettagliata, collegano la storia

avanzate, utilizzate per scopi cinema-

un crepaccio (spettacolari le immagini

del ritrovamento della mummia, alle

tografici o in casi di criminologia.

riprese sotto il Diavolezza, con la For-

morti improvvise che hanno coinvolto

tezza e il Bernina di sfondo) Douglas

alcuni dei personaggi più importanti

perde la piccozza. La guida si fa calare

che per ragioni diverse si sono im-

nel tentativo di recuperare l’attrezzo e

battute con Ötzi”.

si imbatte in uno scarpone che esce

Nel mese di settembre del 1991, in

Sentieri e Parole

Nella pagina a fianco: una ricostruzione del corpo di Otzi fatta dagli olandesi Adrie e Alfons Kennis con tecniche avanzate usate in cinematografia o criminologia

di Giorgio Rusconi


Le prime ipotesi A ritrovare la mummia che affiorava dai ghiacci a 3.200 metri di quota nella zona del Giogo di Tisa in Val Senales, fu una coppia di escursionisti tedeschi, Erika e Helmut Simon che segnalarono la presenza di un cadavere al gestore del rifugio Similaun. Due giorni dopo, si trovò a passare sul posto anche Reinhold Messner, in compagnia di un altro alpinista sudtirolese, Hans Kammerlander. Venne mostrato loro uno schizzo dell’ascia ritrovata accanto al corpo, e Messner per primo ipotizzò che si trattasse di un corpo di un’età molto antica, non un escursionista morto di recente o un soldato della Prima guerra mondiale.

Salendo verso il Similaun. Foto di Giorgio Rusconi, 2017; pagina a fronte: particolare dei tatuaggi

stabilito dalla amministrazione provin-

ne completa, dalla testa ai piedi, ed

Dopo una disputa con gli austriaci

ciale di Bolzano) aveva una profonda

ha evidenziato tracce di arterioscle-

sulla “nazionalità” di Ötzi, che inizial-

ferita da taglio alla mano destra, risa-

rosi nei vasi del cuore, oltre a quelle

mente venne conservato nell’Univer-

lente a pochi giorni prima della mor-

già note. Questi dati clinici, oltre alle

sità di Innsbruck, dal 1998 la mummia

te, che sembra procurata in una lotta

analisi genetiche, testimoniano che

si trova al Museo Archeologico dell’Al-

corpo a corpo, forse in un tentativo

l’uomo di Similaun aveva una forte

to Adige di Bolzano, conservata in una

di difesa. Poco prima di morire, inoltre,

predisposizione alle malattie cardio-

cella frigorifera che riproduce le con-

l’uomo si era fermato a consumare un

circolatorie. Soffriva inoltre di artrosi

dizioni del ghiacciaio: una temperatu-

pasto abbondante, di cui è stata tro-

in molte articolazioni, aveva evidenti

ra costante di 6 °C sottozero e un’u-

vata traccia nel suo stomaco: segno

fratture alle costole rimarginate, quin-

midità del 99 per cento. La mummia

che non aveva fretta e non si sentiva

di precedenti alla morte, e soffriva di

viene inoltre spruzzata regolarmente

minacciato. La freccia che l’ha col-

vermi intestinali che curava con un

con acqua sterilizzata per contrastare

pito a morte è invece stata scagliata

fungo di betulla, il poliporo.

la perdita di umidità. Il pubblico può

da lontano e probabilmente in modo

osservarla da un piccolo oblò.

inaspettato: il suo assassino, è l’ipote-

I vestiti

si, potrebbe dunque averlo seguito, e

Gli abiti di Ötzi erano fatti di una

Ucciso per vendetta?

avere pianificato l’agguato.

Ötzi morì assassinato: nel 2001 fu

combinazione di pelli e pelliccia di cinque diversi animali, oltre che di

scoperta la punta di una freccia nel-

Com’era lo stato di salute di Ötzi?

erbe intrecciate. In testa portava un

la spalla sinistra. L’uomo venuto dal

Una tomografia computerizzata di

berretto di pelliccia di orso bruno che

ghiaccio (questo è il nome ufficiale,

Ötzi, realizzata nel 2013 con un ap-

secondo le analisi genetiche proveni-

parecchio di nuova generazione, ha

va dall’Europa occidentale. La soprav-

permesso di realizzare una scansio-

veste era di strisce di pelle di pecora e di capra, ordinate in sequenze chiare e scure, quasi a dimostrare un certo gusto estetico, rammendata con

Sentieri e Parole

stesso modo. Aveva anche un perizoma, sempre di pelle di pecora. Le


me di betulla e ulteriormente assicu-

dibattito sul loro significato è ancora

rata avvolgendo sottili stringhe di pelle

aperto.

intorno all’immanicatura. Altri oggetti

Gli studi e le ricerche sull’uomo

rinvenuti, ed esposti al Museo Arche-

venuto dal ghiaccio e sulla vita nelle

ologico di Bolzano, sono: due recipienti

Alpi nel Neolitico, continuano a rit-

in corteccia di betulla, un pugnale con

mo serrato. Ricercatori dell’università

il suo fodero, l’arco in legno di tasso e

di Padova insieme a quelli del CNR,

la faretra con 14 frecce, di cui due, con

dall’esame delle corde vocali, hanno

punta di selce, pronte per l’uso; un “ri-

ipotizzato quale sarebbe potuta esse-

toccatore” per affinare le lavorazioni con

re la voce dell’uomo preistorico.

la selce, l’intelaiatura in legno di nocciolo e due assicelle in larice che potevano essere una specie di “zaino” o gerla. Una striscia di cuoio di vitello alta 4,0-4,8 cm. costituiva la cintura. Sulla parte esterna era fissata una piccola tasca in cui Ötzi trasportava un racalzature avevano una suola in pelle

schiatoio, un perforatore e una lama in

d’orso, “isolante” di erba secca, e to-

selce. Oltre a questi tre

maia di pelle di cervo, mentre i lacci

utensili, nella tasca sono

erano realizzati in pelle bovina.

state ritrovate una lesina in osso e una massa nera,

Gli oggetti e le attrezzature L’ascia di rame è senza dubbio l’oggetto più prezioso trovato vicino alla

poi identificata come «fungo esca» per l’accensione del fuoco.

mummia. E’ l’unico esemplare di età preistorica conservatosi integralmente.

I tatuaggi

La lama è realizzata in puro rame (99%).

I primi studi individuarono sul suo

Il manico con testata a gomito è in le-

corpo un numero variabile, tra 49

gno di tasso accuratamente levigato e

e 57, di piccole incisioni della pelle

ha una lunghezza di 60 cm. Dalla te-

su cui veniva strofinato del carbo-

sta si prolunga, ad angolo leggermente

ne vegetale. Un’analisi successiva ne

acuto, la forcella in cui è inserita la lama.

ha trovate 61, in corrispondenza del

Quest’ultima è stata incollata con catra-

torace e della schiena, sul polso sinistro, sul ginocchio destro, sui polpacci e sulle caviglie: ad eccezione di due croci, si tratta per la maggior parte di segni costituiti da brevi lineette disposte parallelamente. Un’ipotesi è che i tatuaggi avessero una funzione terapeutica, simile all’agopuntura, ma il Pagina a fronte, in basso: L’ascia in rame di Otzi; in questa pagina: Radiografia del torace eseguita a Otzi nel 2001; Ricostruzione effettuata da Kennis © South Tyrol Museum of Archaeology, Augustin Ochsenreiter

Le fotografie pubblicate sono state gentilmente concesse dal Museo Archeologico dell’Alto Adige di Bolzano


IL COLLEZIONISTA DI MONTAGNE

Giancarlo in testa al gruppo durante la discesa al lago di Pescegallo nella traversata Ca’ San Marco – Val Gerola

di Annibale Rota

camente tutti i quattromila delle Alpi, e

maggior parte mai visti prima al CAI.

ra un forte alpinista, forte su roc-

360 “tremila”) e ammirato per i suoi

Questo grazie ai suoi numerosi amici

cia, fortissimo su ghiaccio, con al

molteplici interessi per la montagna. E

e conoscenti.

suo attivo una quindicina di vie

della montagna gli piaceva anche scri-

nuove, tutte su ghiaccio o su misto, su

vere e sono molti i suoi articoli pub-

diverse montagne delle Alpi Centrali e

blicati sui Notiziari del CAI e della SEL

Occidentali, dal Gruppo Ortles-Ceve-

sempre corredati da belle fotografie,

Gite sociali

dale al Monte Bianco, dove sull’Aiguille

perché era anche un ottimo fotografo.

Poi negli anni successivi, sul primo

di Trèlatète è la sua via più impegna-

Diventato presidente del CAI Lecco

Notiziario del CAI, compariva il pro-

nel 1983 gli proposi di assumere la ge-

gramma delle gite sociali da lui predi-

Per me era soprattutto un amico e

stione delle gite sociali, un’attività fino

sposto: una decina ogni anno. Predi-

per il CAI Lecco per 15 anni un ec-

allora abbastanza altalenante, sia come

ligeva le traversate, sempre di un buon

cezionale responsabile delle gite sociali.

programmi che come presenze. Alla

numero di ore e talvolta anche impe-

Avevo conosciuto Giancarlo alla fine

fine riuscii a convincerlo e nel 1986,

gnative, come il giro delle Bocchette

degli anni settanta ed ero rimasto sba-

eletto anche nel Consiglio, assunse l’in-

nelle Dolomiti di Brenta con l’attrez-

lordito dal numero di montagne che

carico di “Addetto alle gite Sociali”. Sti-

zatura da ferrata, ma non mancavano

aveva salito (40 “quattromila”, prati-

lò subito un programma di quattro gite,

le ascensioni anche a cime di tutto ri-

utilizzando ove possibile il pullman per

spetto come l’Adamello, la Presanella e

i trasferimenti, e subito la prima uscita,

il Tresero.

E tiva.

Sentieri e Parole

E più di quaranta furono i partecipanti anche alle altre tre gite.

la traversata da Rio Maggiore a Porto-

Magari alla fine di qualche traver-

venere, raccolse 81 partecipanti, per la

sata molta lunga, o di qualche discesa


di 2.000 e passa metri, circolava, sot-

Purtroppo però, poco più di un anno

tovoce, qualche mugugno, ma alla gita

dopo, lui che era incapace di star fermo,

successiva c’eravamo tutti. E nessuna

si trovò confinato su una carrozzina. Ma,

“Da lassù, dove l’occhio si perde negli

gita è stata rimandata per la pioggia,

incredibilmente, accettò la nuova situa-

orizzonti di Dio, pensa, ricorda e ama i

ma sfoderando ombrelli e mantelline si

zione senza mai lamentarsi o compian-

profondi ricordi incancellabili, perché so-

percorreva l’itinerario stabilito su sentieri

gersi, rifugiandosi, credo, nel ricordo di

pra ogni cosa ci è caro questo: cercare

che in qualche caso erano simili a ru-

tutto quello che aveva fatto.

là in alto non la gloria, né l’orgoglio, ma

scelletti.

E con gli amici che andavano a tro-

Sulla prima pagina di questo album aveva scritto di suo pugno:

la bellezza e la gioia”.

Poi a partire dal 1988 due novità: il

varlo parlava tranquillamente di monta-

Poche righe che spiegano meglio di

“pranzo delle gite sociali” consumato

gne, di minerali e di cristalli, l’altra sua

qualsiasi altra parola lo spirito che ha

in un rifugio dove si transitava durante

grande passione, suggeriva possibili gite,

sempre accompagnato l’approccio di

l’ultima uscita dell’anno, al quale oltre ai

o sfogliava il suo grande album di foto-

Giancarlo alla montagna.

gitanti, partecipavano spesso altri soci

grafie e di ricordi.

ed amici saliti direttamente al rifugio; la proiezione in sede delle diapositive scattate da tutti i fotografi durante le gite dell’anno, girando al sottoscritto l’incarico di esaminarle e sceglierne 150/200 da proiettare con il relativo commento. Due novità che contribuirono a cementare la coesione e l’amicizia. E va detto che durante il periodo di fermo delle gite sociali, da fine luglio ai primi di settembre, proponeva ad alcuni amici gite fuori programma. Ricordo il Cevedale, quasi una gita sociale visto che eravamo in una quindicina, il Monte Sissone e una stupenda tre giorni in Valpelline, con salita alla Tète di Valpelline, un quasi “4000”, e la traversata dal Rifugio Aosta al Rifugio Nacamuli-Col Collon. Tutto bene, anzi benissimo, fino al 2000 quando, subito alle prime gite, mi resi conto che Giancarlo si stancava più del solito. E durante la salita alla Cima della Bondasca dalla Capanna Sciora, ero in cordata con lui, notai con una certa preoccupazione che si fermava spesso, lasciando andare avanti le altre cordate, lui che solitamente era sempre in testa per verificare l’assenza di eventuali pericoli. Mi confidò più tardi di stancarsi con troppa facilità, per cui concluso il programma dell’anno, avrebbe lasciato. E così fece.

Giancarlo al rifugio Nacamuli-Col Collon

Foto di Annibale Rota


NOI TRE, IN CIMA ALLA NOTTE

Bhagirathi IV, 24 ore per salire gli 800 metri della parete Ovest


Bhagirathi IV e Bhagirathi III

di Matteo Della Bordella

L

’ultimo tiro tocca a Luca. An-

fa ci aveva respinto e fatto tornare a

avremmo dovuto percorrere il giorno

cora pochi minuti poi il sole

casa a mani vuote… Chiamarla roccia

successivo. Una vera e propria frana

tramonterà laggiù proprio in

forse è un po’ un eufemismo, in realtà

che ci ha fatto gelare il sangue nelle

mezzo alle due cime dello Shivling.

è un ammasso di tegole appoggiate

vene al solo pensiero che noi avrem-

Quella montagna che dal nostro cam-

una sopra l’altra, come in quel gioco

mo potuto essere lì sotto quei blocchi.

po base sembrava una piramide per-

giapponese chiamato “jenga”, dall’e-

Dopo questo fatto ce ne sarebbe

fetta - il Cervino dell’Himalaya - vista

quilibrio quanto mai precario.

stato abbastanza per darsela a gambe

da quassù sembra un cammello ad-

Solo due settimane prima era suc-

levate, o cambiare per lo meno obiet-

dormentato, con le due gobbe che si

cesso un bel casino: quell’equilibrio

tivo, ma no, non ce la facevamo pro-

stagliano nella luce rossastra del tra-

precario si era rotto per qualche mo-

prio a rinunciare così al nostro sogno,

monto. È tutta una questione di pro-

tivo a noi ignoto (forse le temperature

non potevamo proprio accettare di

spettive: anche questa fascia di roccia

troppo alte?) e una parte di queste

non provarci nemmeno! Ne avevamo

nera che vista da lontano ci sembrava

tegole era precipitata verso il basso,

parlato a tavolino ed eravamo tutti e

facile ed appoggiata, solo quattro anni

schiantandosi lungo la linea che noi

tre consapevoli dei rischi che ci sta-


Da sinistra Matteo Della Bordella, Matteo De Zaiacomo, due portatori, Luca Schiera, Silvano De Zaiacomo, un portatore

vamo per prendere: un tentativo in

chiudendomi nel mio piumino, mi vie-

chissime protezioni, qui però è tutto

giornata su questa big wall inviolata di

ne in mente quel ragazzino timido e

diverso: ogni tiro ed ogni passaggio

800 metri. Sembrava un’idea folle, ma

introverso con cui avevo scalato sei

richiede concentrazione massima ed

forse come diceva l’amico compian-

anni prima in Patagonia la Torre Eg-

uno sforzo ben superiore. La roccia è

to Daniele Nardi “il seme della follia fa

ger, oggi è un alpinista fatto e finito,

tutta sporca di detriti, c’è una patina

l’albero della saggezza”.

capace di prendere il comando nel-

scivolosa su ogni appiglio e le fessu-

le situazioni più difficili! E che dire di

re sono piene di polvere, sono i segni

Sveglia a mezzanotte

Giga che per tutto il giorno sa già che

evidenti della frana caduta solo due

La sveglia suona a mezzanotte e

dovrà salire a jumar il più velocemente

settimane prima, e poi fa un freddo

neanche mezz’ora dopo ci incammi-

possibile con in spalla un saccone di

boia e non ho sensibilità nelle mani e

niamo sulla pietraia fino allo zocco-

25 kili con tutto il materiale? Ognuno

nei piedi. Ma non fa niente perché il fi-

lo della parete. Qui salutiamo Silvano,

qui deve fare la sua parte e la deve

sico reagisce bene e la testa è deter-

papà di Giga, venuto ad accompagnarci

fare al meglio se vogliamo finalmente

minata più che mai a salire verso l’alto.

fino a quel punto, da questo momento

mettere la parola fine a questa rela-

Quando dopo quattro lunghe tirate

siamo soli, noi tre e la parete Ovest

zione tra noi e il Bhagirathi, una rela-

di 60 metri mi fermo in sosta e man-

del Bhagirathi IV ancora nascosta nella

zione che va avanti ormai da 4 anni.

gio una barretta, il sole non è ancora

notte buia del Garwhal.

Seguo da secondo di cordata Luca

arrivato: cerco l’orologio e non posso

Sono le tre di notte quando Luca

che risolve con brillantezza i primi sei

credere che siamo così veloci. Sono le

attacca il primo tiro. La temperatura

tiri della via. Fino a qui sono andato in

11 di mattina e mancano solo un cen-

finalmente è scesa ed è di parecchi

modalità “risparmio energetico”, ora è

tinaio di metri al punto massimo che

gradi al di sotto dello zero: vedo la

il mio turno ed è arrivato il momento

avevamo raggiunto nel 2015 dopo

luce della sua frontale allontanarsi

anche per me di aprire il gas.

due lunghe giornate di scalata.

nell’oscurità e mentre cerco il caldo,

28

Alpinismo e arrampicata

Davanti ho una serie di tiri verticali,

Nel giro di un’ora copriamo anche

con fessure di ogni dimensione. Sono

questi 100 metri; il sole intanto è ar-

tiri di 7a o 6c che messi sul Monte

rivato sulla parete e la temperatura sta

Bianco o a Cadarese potrei supera-

salendo, ma noi siamo quasi fuori dalla

re tranquillamente di corsa con po-

zona più pericolosa, ovvero quella in-


vestita dalla frana. Qui, invece che salire diretti verso lo scisto, come nel 2015, mi lancio in un traverso di 60 metri orizzontale verso sinistra. Quando dopo svariate decine di metri in orizzontale ed un lungo pendolo, vedo i miei due compagni in sosta come due piccoli puntini, mi rendo conto di essere andato veramente lontano e soprattutto mi rendo conto che questa traversata orizzontale, taglia non solo la parete, ma anche ogni ponte dietro di noi ed ogni possibilità di ritirata. Da qui in avanti abbiamo due possibilità: o la vetta o un tentativo di discesa disperato lungo una parete strapiombante di cui non sappiamo nulla e con pochissimo materiale. Continuo per altri due tiri diagonali, sempre verso sinistra, facendomi strada tra grandi blocchi di granito incastrati l’uno sull’altro … anche qui stiamo parlando di tiri di 6c/7a ma serve esperienza per capire quali di questi blocchi sono stabili e quali no. Un ammasso di tegole Arriviamo alla sera sotto la fascia di scisto, sono provato fisicamente dai tiri sempre verticali e strapiombanti e mentalmente dalla qualità della roccia, ma per fortuna Luca è pronto per darmi il cambio. La grande incognita delle tegole appoggiate è tutta per lui e ne sono sollevato! Oggi la fortuna però è dalla nostra parte: Luca trova un diedro, che sebbene sia assolutamente instabile offre generosi appoggi a destra ed a sinistra. Ad ogni suo passo su di noi in sosta si riversa una pioggia di sassolini neri e piatti. Luca sale ma non trova nessun punto affidabile per un anDall’alto: il gruppo del Bhagirathi; in vetta al Bhagirathi quando è quasi mezzanotte; Tiri centrali, sullo sfondo le cenge coperte dai detriti della frana.


coraggio sicuro, sparisce dalla nostra

faccio strada nella notte lungo il pen-

vista e così i minuti passano e diventa

dio di neve finale.

presto buio e freddo, sono attimi in-

Passano alcune ore durante le qua-

terminabili fino a quando sentiamo il

li, come un automa, salgo 50 metri,

magico grido “sosta!”.

cerco il modo di piazzare uno o due

Lo raggiungiamo e lui riparte per

friend decenti e fisso la corda per i

un altro tiro sempre verticale alla luce

miei compagni. Come per magia ad un

della pila frontale. Una decina di minuti

certo punto aggiro un ultimo risalto

più tardi ci comunica di essere arriva-

di roccia ed una volta superatolo mi

to sulla neve.

rendo conto di non poter più salire.

La nostra eccitazione si fa palpabile,

Guardo l’orologio ed è quasi mez-

siamo distrutti da quella lunga gior-

zanotte, arrivano Luca e Giga e ci ab-

nata di scalata a 6000 metri di quota,

bracciamo tutti e tre in cima a Bhagi-

ma non sentiamo nemmeno la fatica,

rathi IV, siamo tre puntini nella notte

ormai siamo come un treno in cor-

più buia. Urliamo dalla felicità e le no-

sa che non si può fermare. Calzo sugli

stre grida si perdono in quel mondo

scarponi l’unico paio di ramponi che

scuro e sconfinato. Questa volta ab-

abbiamo, dal momento che per esse-

biamo stupito noi stessi, abbiamo fatto

re più leggeri abbiamo risparmiato su

qualcosa, per noi, di importante.

ogni singolo dettaglio e pian piano mi

Da sinistra in senso antiorario: la roccia è come un ammasso di tegole appoggiate l’una sopra l’altra ;lo scisto finale; schizzo della via.

Foto archivio Matteo Della Bordella


NON C’E’ SOLO LA PERESTROIKA Un mese a scalare sulle pareti del Kirghizistan

di Dimitri Anghileri

I

primi di agosto, io, Dimitri Anghileri di Valmadrera, Mirco Grasso di Venezia e Matteo Motta di Sirone

partiamo alla volta del Kirghizistan. La zona prescelta si trova nel sud-ovest del paese, in particolare vogliamo visitare le valli di Ak-su e Kara-su, posti ormai non più così sconosciuti a sca-

Dimitri Anghileri in arrampicata sullo Slesova Peak

latori e trekker. Il nostro viaggio inizia il 2 agosto e dopo un giorno di voli aerei e una giornata di autobus arriviamo a Batken, ultima “città” dove poter recuperare del cibo e le ultime cose necessarie per restare un mese autonomi nelle valli kirghize. Da Batken ancora qualche ora di autobus e ci ritroviamo a Ozgurush; da qui parte il trekking di avvicinamento che durerà 3 giorni con circa 5000 m di dislivello positivo che ci porterà sotto le pareti. Il trekking risulta favoloso, superiamo passi uno dietro l’altro e ogni volta rimaniamo a bocca aperta per la bellezza selvaggia dei luoghi. Qua la nostra “carovana” (sì perché siamo


Fascia alta, da sinistra: bivacco su Perestroika allo Slesova Peak; esposizione dello Slesova Peak; Mirco Grasso in apertura sui primi tiri di Rocket Donkey

Nella valle troviamo un campo fisso

saggio, nasce Rocket Donkey!! 700 m

attrezzato da un’agenzia per il flus-

fino al VIII di fessure e rigole di gra-

so, non troppo generoso, di trekker di

nito! Carichi come molle e con in tasca

noi tre, con tre cavalli, 9 asini, il no-

passaggio. La cosa un po’ mi infasti-

una via che vale il viaggio ci trasferia-

stro cuoco Ali e altri due ragazzi che

disce, mi aspettavo un luogo comple-

mo in Ak-su.

ci aiutano a trasportare tutto il nostro

tamente remoto e invece negli ultimi

Qui ad attenderci sullo Sleslova Peak

materiale nella valle) incontra pastori

anni le cose sono piuttosto cambiate,

(4240 m) c’è la famosa via Perestroika

e famiglie impegnate in questi luoghi

nulla di tragico, in parete dove voglia-

Crack, 800 m fino al 7b. Dalla nostra

con i loro greggi per tutto il periodo

mo stare il più tempo possibile, trovia-

tenda si vede benissimo la linea, sem-

estivo. Solo dopo l’ultimo passo del

mo l’isolamento cercato.

plicemente magnifica. Vogliamo ripetere questa via nelle migliori condizioni

secondo giorno da lontano scorgiamo quelle maestose pareti di granito che

Nella valle di Kara-su

possibili per godercela a pieno e visto

ci hanno spinto fin qua. Siamo esaltati

In Kara-su vediamo una bellissima

che il meteo si era guastato negli ul-

e impressionati, sono bellissime que-

linea di diedri e fessure non ancora

timi giorni decidiamo di attendere la

ste montagne.

scalata che porta direttamente sulla

finestra buona, abbiamo ancora parec-

Decidiamo di iniziare la nostra per-

cima del Silver Wall (3700 m). In tre

chi giorni di permanenza, cerchiamo di

manenza nella valle di Kara-su, dove

giorni di arrampicata, lasciando solo le

essere pazienti. Non stiamo però con

ci fermeremo una decina di giorni.

soste attrezzate, e due chiodi di pas-

le mani in mano, nell’attesa riusciamo a


ripetere due belle vie sulla Petite Tour

le considerazioni che posso fare su

di mandarci i nostri amici asini per il

(3500 m) che si rivelano impegnati-

Perestroika, un gran bella ripetizione!

materiale), rientriamo ad Ozgurush.

ve e come si dice “da scalare”. Questi

Ora abbiamo raggiunto tutti gli ob-

benedetti due giorni di bello sembra-

biettivi che ci eravamo prefissati, non

no non voler arrivare… la stagione sta

potevamo sperare di meglio.

terminando - ci diciamo -, il morale

Finalmente una doccia! Devo ringraziare i miei compagni di viaggio: un infortunio al tallone un

Ultimi giorni prima del rientro, siamo

mese prima della partenza non mi ha

appagati e stanchini, ma alla fine con

permesso di portare carichi pesanti

In una mezza giornata di bel tempo,

il bel tempo non puoi certo restare ad

per tutto il tempo della spedizione. In-

veloci e precisi sulla Central Pyramid

oziare al campo. C’è una via di alcuni

somma, io zaino della merenda e loro,

(3400 m) apriamo con solo protezioni

ragazzi svizzeri che ci incuriosisce, Una

i “vez”, i 20/25 kg canonici.

veloci la Carica dei Bimbi, 300 m, VII

Lune Pour Tamerlan, andiamo a vedere.

costante. Una “figata”, anche se un po’

Scalata fisica in strapiombo quasi in-

corta; lo stile e la giornata ci ricaricano

teramente da proteggere, una scalata

alla grande e speranzosi attendiamo

inusuale per questo posto. Risultato:

solo di poter mettere le mani su Pe-

sorriso stampato in cima alla via!

incomincia un po’ a scendere.

restroika.

Il tempo a disposizione è finito.

Due giorni super, ci siamo goduti il

Dopo qualche intoppo nel rientro (si

bivacco, una via perfetta ecco queste

sono scordati di noi, dimenticando

Ringraziamo: Gruppo Ragni, Rock Experience, Camp, Archimede Gruden, CAI Lecco Foto archivio Dimitri Anghileri Fascia bassa, da pagina a fronte: Kara Su Valley; Matteo Motta, Mirco Grasso e Dimitri Anghileri; ripetizione di Una Lune Pour Tamerline, Ak-Su Valle; in arrampicata su Perestroika


SOLE, PIOGGIA E ARRAMPICATE La via Thor’s Hammer a Flatanger in Norvegia

Panorama del villaggio di Flatanger

possiamo salire vie, mettere a punto

smania di esprimerci su queste rocce

S

movimenti, provandoli e riprovandoli,

dalle mille sfaccettature e possibilità di

ono passate le 23:00. Fuori

passando da una linea all’altra con-

salita. Ed in questi momenti possia-

c’è ancora molta luce. Solo ora

tinuamente, fino a rovinarci la pelle

mo solo studiare, navigare in internet,

comprendo, dopo aver siste-

e “ghisarci “ ogni muscolo del corpo.

verificare la meteo, pedalare per una

mato lo zaino e il materiale per ar-

Ma, a giornate luminose, con cielo

decina di chilometri fino al più vicino

rampicare, che sono “realmente” tor-

terso e sullo sfondo verdi colline im-

negozio per la spesa oppure come

nato a Flatanger, un anno dopo la mia

merse in un tranquillo mare, si alter-

Luca, il mio socio e assicuratore di fi-

prima visita.

nano periodi di pioggia e nebbia: fat-

ducia, pescare nei fiordi.

di Stefano Carnati

La casa che mi accoglie è piena di voci e rumori: sono i tanti climbers che, come me, affascinati dalle belle e numerose vie che la grande grotta offre, rientrano il più tardi possibile per la cena. Nel nord della Norvegia, le giornate sono lunghe: il sole cala per poche ore. Così noi appassionati di arrampicata

34

Alpinismo e arrampicata

tori fortemente limitanti per la nostra

Nonostante il clima bizzarro, con alte


temperature (in alcuni momenti vicine ai 35 gradi), insolite e anomale per il luogo, ogni momento buono, risalgo la collina verso la falesia nella speranza di realizzare il mio bel progetto. Quest’anno l’obiettivo ha un nome ben definito: Thor’s Hammer. Si tratta di una via aperta da Midtboe e liberata da Adam Ondra, gradata 9a/+, la cui lunghezza è un tormento per il fisico e per la mente: 60 metri, per un totale di 160 movimenti. I primi giorni, la forte umidità mi impedisce di provare la prima parte, la parte più complessa e difficile. I movimenti sulla linea di salita mi piacciono così tanto che non penso a trovare un’alternativa. Certo sono preoccupato per il tempo che scorre veloce, ma le sensazioni sulla parte alta sono più che buone. Resisto e fiducioso aspetto una meteo migliore. Luca mi sostiene. Il suo successo sul progetto per cui mi ha seguito fin qui mi stimola a riprovare con più determinazione. Anche gli amici francesi, Pierre e François, sono sempre lì sotto ad incitarmi, come quando arrivo in catena, in una giornata finalmente di vento, con il sole ad illuminare ormai il fondo della grotta e gli avambracci “a pezzi”! La gioia è tanta: l’urlo liberatorio rimbalza ancora nella valle quando ci ritroviamo tutti e quattro attorno al tavolo a festeggiare con dell’ottimo pesce, unico buon cibo reperibile in zona, che ci porta a ricordare le tante ore di paziente attesa in cui le spasmodiche ricerche sui media, per conoscere ogni minima evoluzione della meteo, ci consumavano le dita quasi più della roccia.

Pagina a fronte in basso e qui a lato: Stefano in arrampicata su Thor’s Hammer. Foto di François Peraldi


LA MIA AVVENTURA CON I RAGNI Dal Masino ai Campelli, un’estate al corso di roccia AR1

Silvano Arrigoni e Marta Locatelli in cima ai Magnaghi

di Marta Locatelli

ti!”, “fai passare la corda!”, “cos’ è questo

me soddisfazione in cima ad una via, e

uongiorno sig.ra Marta, si è

nodo!?”, “non vedi che stai calpestando

così potrei andare avanti per una pagina

liberato un posto per que-

la corda!?”, “Ma che trad e trad… che te

intera.

stioni lavorative: le invio il

se gnaa bun de rampegà!” (testuali pa-

“B

modulo di iscrizione che dovrà stampare, compilare e consegnare. […] Rie-

Sono partita a maggio con un’inspiegabile insicurezza nella gestione della

role). Sia chiaro, non è voler male all’allievo,

cordata che mi trascinavo da qualche

bensì alla base di tutto c’è un vero e

mese, e adesso, a conclusione del corso,

Con queste semplici due righe ha

proprio credo da parte degli istrutto-

non vedo l’ora sia sabato o domenica

avuto inizio la mia avventura insieme al

ri nel trasmettere fino allo sfinimento

per potermi cimentare in qualche nuova

gruppo Ragni della Grignetta.

i fondamentali dell’alpinismo; non c’e-

avventura alpinistica.

sce a passare martedì 12 febbraio?”

Inutile dire la felicità che mi pervase

ra un errore che lasciavano correre o

Sono felice di aver partecipato al 67°

nel leggere l’email di Silvano: voglio dire,

un’imprecisione che non correggevano.

corso AR1 del gruppo Ragni e ringrazio

quale apprendista climber non vorrebbe

Tutto questo si potrebbe riassumere in

di cuore tutti gli istruttori e allievi che

partecipare ad un corso tenuto dai mi-

una parola: professionalità.

mi hanno permesso di vivere questa

gliori alpinisti in circolazione?

splendida esperienza. Sgridate e risate

In particolare voglio ringraziare il su-

Nonostante la costante visione idillia-

Ovviamente, oltre all’aspetto rigoro-

per direttore della scuola, Silvano Arri-

ca del corso, garantisco che non sem-

so, non è mancato quello più goliardico

goni, che mi ha dato fin da subito fiducia

pre la vita degli allievi è facile; spesso

e spensierato, amplificato anche dalla

e mi ha spronato a fare sempre meglio.

il bon ton è elegantemente surclassato

fantastica compagnia di tutti gli allie-

Più volte ho riportato la parola “allievi”

da amabili e amichevoli insulti: “muovi-

vi, ognuno con la propria personalità e

ma la verità è che mi hanno tutti fatto

particolarità che ricordo con un sorri-

sentire una vera“socia di cordata”.

36

Alpinismo e arrampicata

so e anche, in parte, con nostalgia: le chiacchierate fuori dai rifugi, gli sguardi di conforto dopo una “sgridata”, l’enor-

Foto di Virna, Marta, Antonio, Thomas e altri.


Dall’alto in senso anti orario: la consegna dell’attestato; Grignetta, attacco via normale ai Magnaghi; foto di gruppo; tunnel diagonale in Val di Mello; ai Campelli , Piani di Bobbio

Il corso si è svolto dal 18 aprile al 15 settembre con 16 allievi, di cui 5 ragazze, di età compresa fra i 23 e i 53 anni.

fia, allenamento, alimentazione, storia dell’alpinismo e 8 lezioni pratiche. Le uscite si sono svolte allo Zucco Angelone (Valsassina), in Grignetta, in

Si è suddiviso in 5 lezioni teoriche

Val Masino e allo Zuccone Campelli

tenute il giovedì sera su materiali e

con pernottamento al rifugio Lecco ai

catena di assicurazione, topogra-

Piani di Bobbio.


Una Montagna di Emozioni

D

ue serate spettacolari hanno

tato con sé in giro per il mondo e gli

“Traversata Orobika”: la traversata in-

caratterizzato l’edizione 2019

ha fatto precocemente sperimentare

tegrale e ininterrotta delle Orobie, dalla

della rassegna “Una montagna

l’alta quota.

Val Gerola all’Aprica, compiuta con gli

di emozioni”, dedicata alla neve fre-

Tema della serata: “Dal Nanga Par-

sci ai piedi a marzo 2019 da cinque

sca e al fuoripista, che da vari anni fa

bat al Gasherbrum VII”. L’esperienza,

istruttori della Scuola di Scialpinismo

da introduzione al programma per la

raccontata da Nicola Gavardi, di due

del CAI Lecco. L’abbiamo presentata

nuova stagione della Scuola di Scial-

mesi in Pakistan in cui Cala è riuscito

in dettaglio nel numero precedente di

pinismo del CAI Lecco.

a realizzare due grandi sogni con gli

questa rivista. La riprendiamo qui, af-

sci: la salita e la discesa dalla vetta del

fidando il racconto a Jacopo Gregori,

Il 14 novembre, un ospite d’eccezio-

Nanga Parbat lungo la via Kinshofe e

uno dei protagonisti dell’impresa, che

ne: Carlalberto Cimenti, chiamato da

la prima salita e discesa con gli sci del

attraverso le immagini proiettate ha

tutti “Cala”, sportivo e viaggiatore fin

Gasherbrum VII.

rivissuto le sue emozioni e ce le re-

da ragazzo, anche grazie allo spirito avventuriero del padre che lo ha por-

Sci Alpinismo

stituisce in questo scritto. Il 28 novembre è stata la volta della


CON GLI SCI DAL NANGA PARBAT

Cala Cimenti ospite della scuola di sci alpinismo del Cai Lecco

Nella pagina a fronte e qui sopra: Cala durante una delle sue imprese in alta quota e un momento della serata del 14 novembre Foto di Giancarlo Airoldi

di Nicola Gavardi

Cala Cimenti. Pubblico di livello e mol-

te cambiate nel corso degli anni. La

ecco è da sempre un punto di

to interesse per il noto alpinista che

tecnologia ci è corsa in aiuto e pra-

riferimento nel mondo dell’alpi-

proprio quest’estate ha conquistato la

ticamente siamo stati proiettati nel

nismo e della montagna e im-

nona vetta più alta del mondo: il Nan-

mondo del reality ad alta quota. Da

mancabilmente, a novembre, proprio

ga Parbat. Una volta giunto in cima il

casa, con il proprio pc o smartphone è

all’inizio della stagione invernale, la

torinese ha iniziato la lunga discesa

possibile seguire più o meno in tempo

scuola nazionale di Sci Alpinismo del

con gli sci che lo ha condotto fino al

reale i movimenti degli alpinisti. Que-

Cai di Lecco ripropone con passione

campo base. Durante la stessa ci sono

sto significa spettacolarizzazione, si-

ed entusiasmo una serie di serate de-

stati momenti di suspence per via di

curezza ma qualche volta anche ansia

dicate allo sci alpinismo e all’outdoor.

alcuni problemi tecnici. Uno zoccolo

quando qualcosa non va e il segnale si

Ogni anno ospitiamo alpinisti, sciatori

di neve, formatosi proprio durante le

perde. Certamente il Gps è stato de-

offendo alla platea e alla città la pos-

prime curve, ha costretto Cala ad uno

terminante nella seconda avventura

sibilità di entrare in contatto con l’aria

stop forzato. Il suo Gps ovviamente

sul Gasherbrum VII, in Pakistan.

sottile.

ha smesso di comunicare e a casa

Cala, uomo genuino, scanzona-

L’autunno 2019 è stato favorevole

l’apprensione è salita. Per fortuna tutto

to e dal sorriso facile ci ha descrit-

alla neve e tutto questo non ha fatto

si è risolto al meglio e la prima av-

to quest’altra discesa con semplicità.

altro che alimentare la voglia di mon-

ventura si è conclusa con questo bel

Assieme a lui l’amico Francesco Cas-

tagna, di grandi spazi, di discese e

successo.

sardo.

L

Il Gasherbrum VII era da tempo sot-

perché no di sogni. Questi sogni sono proprio quelli che hanno animato la

GasherbrumVII

to la lente di ingrandimento del tori-

prima serata dedicata al piemontese

Le spedizioni sono notevolmen-

nese. Arriva il giorno X, si sale verso la


cima in una splendida giornata di sole con delle condizioni veramente buone. Dopo sei ore di ascesa è il momento di mettere gli sci. Concentrazione a mille e giù per questo pendio ripido. Curva dopo curva il feeling sale e con pochi momenti di tensione il torinese arriva alla base della parete compiendo questa prima in un ambiente spettacolare. Tutto nei piani. Fermo sul plateau di questo ghiacciaio Cala impugna la macchina fotografica pronto a riprendere la discesa di Francesco. Una curva, una lastra di ghiaccio e succede l’inimmaginabile. Francesco rotola a valle cadendo per oltre 400 metri. Tutto fa pensare ad un epilogo tragico ma incredibilmente Francesco è vivo, respira. E’ qui che torna in gioco il Gps. Due giorni di attesa, tra ansia e paura. Un elicottero che sembra non arrivare mai. Il messaggio di SOS arriva veloce tra le montagne e soprattutto viene intercettato dal fuoriclasse Denis Urubko, anche lui in zona per compiere alcune ascese. Il russo arriva provvidenzialmente sul luogo dell’incidente insieme al canadese Don Bowie e altri due polacchi. Una barella d’emergenza mente si chiude questo incubo. Le immagini del salvataggio, della perseveranza dei soccorritori e dell’attaccamento alla vita ha lasciato grandi emozioni in platea. Questi momenti drammatici ancora una volta ci riportano alla realtà. Siamo solo piccoli uomini al cospetto di questi grandi giganti.

Sci Alpinismo

Silvia Favaro in un passaggio esposto al passo Porola

improvvisata e per Francesco final-


UN SOGNO NELLO ZAINO

La traversata delle Orobie dal Pizzo dei Tre Signori all’Aprica di Jacopo Gregori

D

al 16 al 26 marzo 2019 Stefano Bolis, Jacopo Gregori, Massimiliano Gerosa, Paolo Riboldi

e Silvia Favaro hanno completato la traversata delle Orobie in invernale con gli sci ai piedi da Gerola all’Aprica. Io sono Jacopo ho 29 anni e ho una passione per la montagna e l’alpinismo in generale, l’attività che preferisco è quella dello scialpinismo. Siamo cinque istruttori della Scuo-

la Nazionale di Sci Alpinismo del CAI Lecco e soprattutto siamo cinque amici che condividono da anni diverse attività alpinistiche insieme. Quest’anno la nostra scuola ha compiuto 50 anni e per festeggiare questa ricorrenza abbiamo deciso di provare a realizzare questa avventura, che dal 1970 si è ripetuta solamente cinque volte. Nel corso della sua storia la scuola ci aveva già provato a realizzare questa traversata senza mai portarla a termine con successo. Ma entriamo nel vivo del racconto.


stava proseguendo alla grande e ci ha raggiunto per complimentarsi con noi. Arriviamo nel tardo pomeriggio a un baitello in Val Cervia, dopo la discesa dal Monte Toro, pronti a passare qui la notte, prepariamo materassini, sacchi a pelo, fornelletti e le immancabili bustine di cibo liofilizzato. Già, abbiamo realizzato questa avventura in completa autonomia portandoci per dieci lunghi giorni uno zaino di 20 kg. Dalla Val Cervia siamo entrati nella parte più selvaggia delle nostre Orobie, scolliniamo in Val d’Ambria con pernottamento al bivacco Cigola e il sesto giorno arriviamo al rifugio Mambretti

In discesa dal Ponteranica

in alta Val Caronno.

Lo scorso marzo la situazione neve

Ponteranica per raggiungere poi la

in Orobie era a dir poco scarsa, fino

nostra meta.

Siamo a metà del nostro viaggio, la stanchezza inizia a farsi sentire e abbiamo davanti a noi la tappa più “de-

a pochi giorni prima della partenza Direzione Tartano

licata” di questa traversata, la discesa

Ci svegliamo la mattina successi-

sul ghiacciaio dei Lupi dal Pizzo Po-

va con un vento che ci mette a dura

rola, passaggio che ha respinto negli

Partiamo sabato 16 marzo da Pe-

prova ma appena usciti dal rifugio in

anni passati diversi scialpinisti.

scegallo e accompagnati dal nostro

direzione Val Tartano scopriamo che

amico Paolo Veronelli iniziamo la salita

nella notte c’è stata una nevicata di

Passaggio chiave

verso il Pizzo dei Tre Signori già con

circa 30 cm, sarà provvidenziale per

La sera abbiamo pensato addirittu-

gli sci in spalla, il meteo era perfetto e

la buona riuscita del nostro viaggio.

eravamo scettici sulle condizioni che avremmo trovato.

ra di salire in esplorazione per poi af-

dopo 1400 m di dislivello affrontiamo

Dopo cinque passi, 1700 metri di

frontare la tappa il giorno dopo, ma la

una splendida discesa su firn prima-

dislivello e splendide sciate arrivia-

mattina presto carichiamo i nostri zaini

verile.

mo al rifugio Pirata in Val Tartano per

in spalla con tutto l’equipaggiamento

Dopo un primo comodo pernotta-

la terza notte. Questa sarà la nostra

e decisi a proseguire iniziamo la sali-

mento in un albergo a Gerola ripartia-

ultima notte al caldo e “coccolati” da

ta verso il Pizzo Porola, i pendii subito

mo ed entriamo nel cuore del nostro

qualcuno, da domani fornelletti e sac-

dopo il rifugio Mambretti non sono in

viaggio, arriviamo in cima al Pontera-

co a pelo ci faranno compagnia.

condizioni eccezionali e poco sot-

nica Orientale e con una pessima visi-

La quarta tappa inizia con una bella

to l’attacco del canale andiamo avanti

bilità sbagliamo la valle di discesa che

e lunga salita verso la bocchetta dei

a “chiappe strette”, calziamo i ramponi

doveva portarci al passo di Verrobbio

Lupi che ci farà scollinare in Val Madre

infiliamo gli sci nello zaino per l’enne-

e poi al rifugio San Marco. Scopria-

e ci preparerà per la salita al Monte

sima volta e attacchiamo il canale che

mo solo la sera guardando la cartina,

Toro.

ci porterà ad un colletto poco sotto

di aver sceso con ramponi, piccozza

All’inizio della discesa nella solitudi-

la cima, ma niente da fare da lì non si

e sci in spalla un canale nella valle di

ne della Val Madre ci viene incontro

scende sul ghiacciaio dei Lupi, ci spo-

“Gecko” Gherardi (figlio d’arte, suo pa-

stiamo abbassandoci su una cresta un

dre fu il primo che nel 1970 completò

po’ esposta e arriviamo in cima ad un

la traversata); “Gecko” aveva scoperto

canale parallelo. Sotto di noi un cana-

dai giornali locali che il nostro viaggio

le curvo di circa 50 gradi che finisce

Sci alpinismo


proprio sul ghiacciaio sottostante: ave-

Durante la serata, allo scorrere delle

tri di dislivello positivo e una magnifi-

immagini, ho rivissuto le emozioni di

ca traversata siamo ritornati alla civiltà.

quei momenti; ancora mentre scrivo

Un’avventura, un’esperienza alpinistica

La discesa è delicata, ci assicuriamo

mi sembra di sentire le nostre urla

che mi ricorderò per tutta la vita.

a vicenda con la corda e qualche ora

liberatorie e le esplosioni di gioia, e

dopo siamo al Bivacco Corti proprio

provo un senso di gratitudine verso i

sotto il Pizzo Coca, punto più in alto di

miei compagni.

vamo trovato il nostro passaggio!

pernottamento a 2509 metri di quota. Qui passiamo la nostra settima notte. La sera sotto una magnifica stellata, tra una minestrina e una pentola di neve che si scioglie per fare acqua, iniziamo a renderci conto che manca davvero poco, stiamo realizzando qualcosa che per noi ha dell’incredibile. Stefano però ci ricorda che mancano ancora tre giorni e rimaniamo concentrati sul nostro percorso, studiando nel dettaglio gli ultimi passaggi sulla cartina. Sveglia prima dell’alba, alle ore 6 siamo al passo di Coca con un’alba stratosferica, affrontiamo una discesa delicata su un canale ghiacciato e via di nuovo con gli sci in spalla per risalire alla bocchetta dei Camosci e dopo infiniti cambi di assetto, metti le pelli togli le pelli, metti i ramponi togli i ramponi, arriviamo al rifugio Curò. Un accogliente locale invernale ci ospita per la notte che passa in fretta e il nono giorno ci dirigiamo in località Malga di Campo dopo aver oltrepassato la Val Belviso. L’ultima notte la passiamo in un bivacco di fortuna, ma poco importa, siamo carichi decisi e determinati a raggiungere l’ultima cima e la discesa verso l’Aprica. Dopo quattro ore di salita siamo in cima al Monte Nembra e attraverso una discesa lunga ma su neve favolosa nella Valle del Latte arriviamo in località Magnolta e da lì giù per le piste fino all’Aprica.

Dopo 10 giorni, 134 km, 12600 me-

Foto di Jacopo Gregori Dall’alto: discesa dalla Bocchetta dei Camosci; Val Cervia


BENEDETTA NEVE

Qui sopra: salita alla bocca del ghiacciaio del Morteratsch. Foto di Raimondo Brivio; in basso e di fianco: sulle piste di Celerina. Foto di Chiara Spinelli

Come da tradizione, appena chiuso

inizio di stagione con condizioni di

videndo con gli sciatori la trasferta in

il periodo natalizio, è partita l’attività

innevamento ottimali almeno al diso-

pullman e i momenti di socialità, pre-

sulla neve del Gruppo sezionale di Sci

pra dei 1500 metri. Il bel tempo delle

feriscono muoversi sulla neve senza

di fondo escursionismo: otto fine set-

settimane successive con temperatu-

sci ai piedi.

timana dedicati alle attività sulla neve,

re non eccessivamente basse e cielo

la domenica per il corso Scuola, il sa-

limpido hanno fatto il resto.

Atteso l’appuntamento con la “Tre giorni in Dolomiti” sulle piste del Passo

Già sperimentata con successo nel-

Lavazè, Passo San Pellegrino, Val Fio-

Le abbondanti nevicate delle set-

la scorsa stagione, si è confermata la

rentina, con base a Selva di Cadore,

timane a cavallo fra novembre e di-

partecipazione alle uscite del sabato di

frazione Santa Fosca.

cembre hanno assicurato un buon

un gruppo di camminatori che, condi-

bato per il gruppo Amatori.


di Paola Sangalli Maurizio del Pozzo, socio CAI Lecco, ha partecipato per vari anni alle attività dello Sci di Fondo e alle gite sociali. Quando a gennaio inizieranno le uscite della scuola sci di fondo, l’atmosfera tra i partecipanti non sarà allegra come negli anni precedenti. Salendo sull’autobus sono sicura che non potremo fare a meno di guardare i due sedili tra i primi della fila di destra, dove eravamo abituati a vedere Maurizio con la moglie Antonella. Capitava raramente di sentire la voce di Maurizio durante i viaggi, ma se si aveva l’occasione di averlo come vicino a tavola durante le cene della due o della tre giorni, si poteva intrattenere con lui una piacevole conversazione condita con un pizzico di garbata ironia; in quei momenti si animava nel parlare dei figli, dei suoi bellissimi viaggi o delle sue immersioni. Io e mio marito lo avevamo incontrato nuovamente a distanza di anni grazie al gruppo dello sci di fondo, dai tempi dei viaggi in treno durante il periodo dell’università. Mio marito aveva addirittura fre-

quentato con lui l’oratorio, di cui Maurizio era una colonna portante. Ci si è ritrovati adulti; conoscevo già Antonella che era stata mia collega a scuola, pur non sapendo che Maurizio era suo marito. Avevamo ormai famiglia e il comune amore per la natura e la montagna, con la neve e lo sci in inverno, con le escursioni estive. C’è stata anche un’occasione, purtroppo rimasta unica, di incontro a pranzo nella baita di Fulvia e Vittorio, con l’intenzione di ritrovarsi nuovamente tutti per assaggiare i cocktail che Maurizio aveva la passione di creare. Poi gli impegni ci hanno impedito

di realizzare questa idea, ma periodicamente durante le uscite sulla neve Maurizio ci descriveva sempre le sue creazioni facendoci ingolosire. Abbiamo condiviso giornate di sole splendente ma anche di neve e freddo, fatica nelle salite ma divertimento nelle discese (e, perché no? anche nelle cadute più o meno rovinose), un paesaggio sempre splendido e affascinante con qualunque condizione meteo, un certo nervosismo prima della gara sociale e poi la soddisfazione di avercela fatta ad arrivare al traguardo, commentando le prestazioni agonistiche con una buona dose di ironia. Purtroppo tutto ciò è stato interrotto troppo presto, lasciandoci tutti increduli e tristi. Quando un amico o una persona cara ci lasciano ci chiediamo “perché?” e non riusciamo a rispondere a questa domanda. Possiamo solo credere o sperare che non sia tutto cancellato solo perché non riusciamo più a vederli e che comunque, in qualche modo, sia possibile sentirli ancora tra noi, magari semplicemente quando guardiamo lo spettacolo della natura che ci circonda. Ciao Maurizio, terremo vivo e caro il tuo ricordo in ogni nostra uscita.


ITALIA COAST TO COAST CicloPeriplo lungo le coste del Bel Paese

Capo Spartivento, estremo sud della Calabria

di Stefania Steppo Valsecchi

sempre a serrare i freni perché qui nei

“scompiscio”; il piccolo inizia timida-

ieccomi qui amici con una pe-

paesi liguri tutti attraversano la stra-

mente a ridere, poi gli porgo un cin-

dalata lungo tuttissimo il mare

da per andare a sbracarsi in spiaggia.

que, ci presentiamo e töt a post, anche

d’Italia!

Moltissimi hanno il materassino gon-

lui ride. La sua mamma, dal ciglio della

Nel 2013 avevo unito Trieste a

fio sotto il braccio e quando si alza

strada, no.

Ventimiglia attraversando 2200 km

il vento della costa, il materassino fa

Da Ventimiglia giungo a Zoagli dove

di Alpi, tutto in montagna; stavolta ho

da vela che... Vedo 50 metri davanti

trovo da dormire in uno splendido

organizzato il ritorno Ventimiglia -

a me un bimbetto che si lancia sulle

B&B in collina, con vista da sogno

Trieste tutto mare.

strisce pedonali col materassino fra

sul mare; la proprietaria, una gagliar-

Partenza da Ventimiglia e percor-

le braccia. Ondata di vento: barcol-

da ottantenne con tacco 12, labbra più

rendo tutta la costa di Tirreno, Ionio

la a destra. Arrivo a 20 metri da lui,

incendiate del tramonto che fanno

e Adriatico, arrivo previsto a Trieste,

fa un passo, ondata di vento: barcolla

“pandan” con l’abito, mi invita alla festa

non si sa quando, ma sempre a Dio

a sinistra, perde l’equilibrio; io gli son

nella bellissima piazza e balla col tac-

piacendo ovviamente.

quasi sotto...ondata di vento, lui molla il

co 12 con una leggiadria olimpionica

Il periplo d’Italia: dai non è difficile

materassino che - sbam - mi piomba

come la Kostner sui pattini: incredibile.

Ste. Tieni il mare sempre a destra: non

addosso. Okkkaiser Ste! Non mollare

Il giorno successivo mi esalto sulle

puoi sbagliare!

manubrio-tira freni-stacca agganci

colline tra Cinque Terre e Porto Ve-

Parto da Ventimiglia in sella alla mia

dai pedali, non vedo un tubo-piedi a

nere ingaggiando simpatiche bagar-

bici mercoledì 10 luglio 2019: il cie-

terra, piedi a terra. A terra anche il bel

re con diversi ciclisti in transito; con

lo è terso, la temperatura piacevo-

materassino azzurro e il bimbo che mi

loro arrivo a sera a Castiglioncello

le, le gambette girano ma le dita son

guarda stremito... attimi di tensione?

ritrovandomi il lato destro del corpo

Ma va laaaaa: mi parte una sonora

“barbecuizzato”: il sole in effetti mi

risata, scendo dalla bici, raccogliamo

picchiava tosto assai da quel lato -

insieme il gonfiabile e devo metter-

mannaggia che abbrustolita.

R

46

Escursionismo

mi una mano sugli addominali che mi

In Toscana si susseguono gli incon-


Dall’alto: Steppo con gli amici della costiera Amalfitana conosciuti nei suoi viaggi precedenti; Quarto, la bici di Steppo davanti al monumento che ricorda la partenza della spedizione dei Mille.

tri: prima ritrovo Paola Gatti acquatese doc con famiglia in campeggio a Castagneto Carducci; poi un caro amico di qui, Marco Del Fiandra, che mi raccolse quando mi ruppi la mano sugli Appennini nel mio primo tentativo di attraversarli nel 2014; ci conoscemmo in quell’occasione e fu premurosissimo accompagnandomi in ospedale a Pontremoli e accudendomi durante la notte. Siamo diventati ottimi amici e, negli anni seguenti, è venuto anche a Lecco a trovarmi. Belli questi legami nati casuali e mantenuti nell’affetto. (Quest’anno, 2019, mi è arrivata missiva dall’ASL di Pontremoli che dice che non pagai il ticket: mica vero!). Con lui andiamo a pranzo in campeggio da Piera e Agostino, miei amici lecchesi in vacanza a Marina di Massa. Nel frattempo contatto anche Riccardo Annoni detto “Senatore”, scalatore lecchese che sposandosi si è trasferito quaggiù. Non lo vedo da anni, ma è come se non ci fossimo mai lasciati. Al telefono mi fa: “Sono al lavoro, ma esco mi metto in mezzo alla strada, ti becco!” e così sia. Quindi un bacione

lungo fiato d’acqua. Coda immobile.

da dove arriva tutto sto sporco così

anche a Senatore: che bello rivederlo,

Guardo la mappa, consulto il tragitto:

nero? Unto della bici? Gratta, gratta...

sempre il sorriso lui.

coda bloccata. Finché, vhuuuummm,

sempre uguale e dopo qualche istante

mi sfreccia a sinistra un’auto moda-

mi accorgo che non è nero di gras-

lità missile. Ma? ohps... non è la coda:

so-bici... è abbronzatura, porca paletta:

sono le auto parcheggiate di quelli che

grigliata, veramente “scarbontita”.

Sopra le scogliere Procedo

in

pedalata,

zimzim-

zimzim sopra le scogliere, rapita dal

sono li sotto in spiaggia.

Il mattino dopo, per fortuna par-

paesaggio finché vedo davanti a me

Vai “tra” Ste: “töt a post!”. Semplice

tenza sotto piacevolissima pioggerella,

una lunga-lunga fila di auto. Ok, giù il

conferma che il mondo gira di suo, tu

fresca-allegra-bella, io sempre in co-

piede e sto qui buona buona: la stra-

lo giri con la bici, ma resti ferma: S.O.S.,

stumino che fa comunque un caldo

da è stretta e tortuosa per superare.

stordita-ostinatamente-sempre!

Aspetto; la coda è ferma come mar-

Giunta a destinazione, mentre mi

mo; aspetto. Il tempo passa, “esco”

lavo, insisto nell’insaponare e grat-

una brioscina dal marsupio, bevo un

tare ginocchia e stinchi: mannaggia

Escursionismo

47


Fascia alta, da sinistra: con le 2 famiglie incontrate al ristorante che le hanno offerto la cena

Costiera amalfitana

boia. Pedalo liscia e mi accorgo del

di macchina che strombazzata cattiva.

entrambi a Tom Cruise. Belli loro in

fenomeno fisico termo-idraulico del

Ho perso le mie ciabattine azzurre

divisa con occhiali a specchio, molto

bagnasciuga che ve lo spiego in un

dal legaccio dietro la sella e son finite

“charmanti” e mi fanno:”Signò cheC-

amen. La lieta pioggerella dovrebbe

dritte sul parabrezza dell’auto che mi

ce fa lei qua ddentro???! Ma nun se

bagnarmi ma siccome io viaggio in

era dietro: figura di pistacchio altro

po’ nnà en bisci suRraccordo! Tutte‘e

bici quindi mi arieggio, resto asciut-

che katana e samurai.

telecamere la stanno a seguí da quin-

ta. Bagnasciuga. Si finisce mai d’im-

disci cchilometri, lei nun sa, nun po’

parare. In questi viaggi ci son sempre

Sul Gra

immagginà quante telefonate emo ri-

“tanterrimi” cavalcavia; sembrano una

Intorno a Fregene la strada sulla

cevuto in centrale!!! MmaCche ce fa

scemata, invece t’ammazzano perché

costa non è più accessibile. Chiedo

son sempre impennati e cattivi. Cioè:

indicazioni ai villici locali e ogni vol-

se vai a fare il Mortirolo, lo sai, sei

ta mi dicono “là al bivio a sinistra”. Va

pronto perché lo dice anche il nome

be’, procedo un po’ incerta perché il

che è “mortale”. Ma se è un “cavalca e

mio mare è a destra, ma mi dicono

via!” ... scusa ma ti deve lanciare, mica

sempre “sinistra” e obbedisco. Bel-

“ghisare” i quadricipiti, no? Oggi vedo

la lì che ti entro giuliva nel raccordo

il cavalcavia davanti a me e non mi

anulare di Roma. A spanne sul GPS

faccio imbrogliare: tac inserisco cam-

pare siano solo 5 km, non c’è proble-

bio più duro, ohp mi alzo in piedi e

ma, invece dopo 15 km sono ancora

scarico giù potenza, serro il manubrio

là dentro che pedalo, sulla corsia d’e-

come fosse una katana da samurai;

mergenza, spaziosissima per fortuna,

zam-zam dura e aggressiva ma sento

ma sento le volanti della Polizia, due,

frrr-frrr-toc seguito da mega-frenata

non una, sirene impazzite che quando mi giungono dietro le fanno andare a

48

Escursionismo

intermittenza. Oh-oh, vogliono proprio me. Ecco bene, i due Pocherelli scendono dalle volanti. Assomigliano


Con Paola Gatti e la sua famiglia incontrati a Castagneto Carducci; in basso: Paestum

qqua signò co ‘sta bbici??!!” Io: ”No

niente. Due chiacchiere, li ho fatti ri-

Titubo. Mi guardo in giro, nessuno.

scusate mi hanno indicato... ho sba-

dere (anche se non potevano) e poco

Attendo e dopo qualche minuto final-

gliato.. ma non è che mi caricate con

avanti c’era l’uscita per Ostia Lido: mi

mente vedo arrivare un ciclista “Scu-

la bici e mi portate fuori?” “AhSsignò

son stati dietro coi lampeggianti fin lì,

sa! Scusa amico!” Si toglie auricolari

se tte caricamo te portamo dritti en

poi un bel salutone-sorrisone e mi in-

dalle orecchie “Che cc’è?!” “Ciao Ste-

centrale! Mo te dovemo fare er ver-

vio per Ostia che però sale un poco

fania piacere. Da dove vado a Napoli

bale, toglierte à patente...io so che ‘mo

verso nord piuttosto che scendere.

in bici: qui o lì?” “ANnapoli? E à voglia!

è un caSino ma se tte nun te ne esci

Bé l’importante è che tutto sia andato

Sta llontano Napoli, mica c’arivi!” “E be’

da qqua er casino ce l’avemo noi...!” E

bene: sono sana e non mi han tolto la

tu dimmelo uguale dai!”

patente.

Lui è Giuliano, gran simpatico e

Arrivo a Sabaudia alle 19, ho tempo

gentile che, capito cosa sto facendo,

con comodo di trovar da dormire, ma

mi accompagna per una decina di km

alle 20,20 non ho ancora trovato nulla.

mettendomi sulla strada giusta. Senza

Ostrega. Vedo la chiesa, suono il cam-

di lui, col mio celebre senso dell’orien-

panello della sacrestia, becco il parro-

tamento, mi sarei fiondata in autostra-

co don Giuseppe con don Teofilo dalla

da sorridendo agli autovelox.

Siria, don Maxim dall’Ucraina: ma va

Alle 15.00 di questa bella domenica

qui che bella mondialità e mi ospitano

mi ritrovo a pedalare in una Napoli se-

loro. Messa alle 21.00 con chitarre e

mi-deserta: tutti stanno al mare e io

canti, cena tutti insieme e che la gioia

zigo-zago per strade e piazze; posso

sia con noi.

pure andare contro mano: c’è nessuno! Il Vesuvio mi sorride, le onde del Napoli deserta

mare cadenzano il ritmo della pedala-

Quinto giorno riparto e trovo un cartello che indica Napoli: “uh bestia, di già!” mi dico felice, solo che “Napoli” è indicato sia a destra che a sinistra.

Escursionismo

49


in vacanza? E’ la prima volta qui? Le piace? Quanto si ferma?... e salta fuori che sto facendo il Periplo d’Italia. Allora inizia un’ulteriore fuoco incrociato di domande su questo viaggio, altri viaggi, passiamo una bellissima serata assieme, entro per pagare ma il proprietario mi fa: ”Apposto“. “No scusi son quella che era li fuori a mangiare, devo pagare”. Mi blocca: ”So a’chi sei. Tutt’apposto.” Insisto: ”Non ha capito, ho mangiato....” “Se dico tutt’apposto è perché accusì sta: tutt’apposto. Hanno pagato l’amici sua.” Ma nooo? Nun ce posso crede! Queste gentili persone, di cui non so manco il nome sebbene abbiamo chiacchierato tutta sera, mi hanno offerto la cena? Esco attonita, chiedo lumi gentilmente, ringrazio: mi dicono che è il loro modo per partecipare alle belle cose che faccio, alla modalità e con l’obiettivo per cui le faccio. Mi commuovo e partono gli

Napoli e il Vesuvio

ta e procedo serafica fino a Torre del

tenso della macchia mediterranea: mi

Greco dove per la serata mi attendono

ci tufferei a volo libero, salvo sfracel-

Alfonso ed Antonietta, conosciuti due

larmi sulla roccia chiara.

estati prima mentre attraversavo l’Ita-

Paestum, Agropoli, Maratea, Dia-

lia, ritrovati l’estate scorsa mentre da

mante lasciano incisa la loro bellezza

Catania salivo a Capo Nord: insomma

nella mente e nel cuore.

è la terza volta che li ritrovo in tre anni ed ormai siamo stupendamente amici per sempre.

Tutt’apposto Mi fermo a Paola, stranamente non

E da qui è un susseguirsi di ri-

c’è nessuno con me stasera. Dai va

incontri dei vecchi amici conosciuti

bene così, almeno una volta vado a

nelle pedalate precedenti: i Mufloni di

nanna presto. Trovo un localino, mi

Battipaglia, Nino Abagnale, Enzo Diaco,

siedo in riva al mare, ordino cena e

Attilio, Costabile... “uhè-uhé ‘u festivàl

intanto arrivano 2 famiglie con 3 figli

d’amicizia!”. In compagnia passo la

a testa: tutti bellissimi, non solo i figli

Costiera Sorrentina e l’Amalfitana con

ma anche papà e mamme. I sei bim-

scorci a picco sul mare blu in contra-

bi, uno col pannolino cammina ancora

sto con le rocce chiare ed il verde in-

incerto, fanno un gran bel baccano;

50

uno dei papà si scusa “sa, sono bam-

Escursionismo

bini”. “No si figuri, sono maestra, adoro i bambini” rispondo sorridente. E iniziano gentilmente a chiedermi: è qui

abbracci stretti stretti all-inclusive di foto coi pargoletti in braccio. Bellissimo, toccante. Ti si squaglia il cuore e ti senti amata: che meraviglia quando accade. Tra l’incanto di Tropea e l’emozione del Colle di Sant’Elia da cui sembra di toccare la Sicilia, giungo nel punto più estremo della Calabria, Capo Spartivento, e comincio a risalirne la costa ionica. Resto sola per un giorno passando per Brancaleone, Africo, Bianco, Bovalino: la spiaggia che mi fluttua accanto (sempre a destra) è immensa, larga larga, piuttosto grigia, senza manco un ombrellone, né un bagnante. Lunghissimi chilometri selvaggi, solo sabbia, scogli e acqua salata poi finalmente riappare un’animata civiltà a Locri dove mi fermo a mangiare trovando persone di una cortesia magnifica che si siedono a pranzare con me.


Gomme a terra

qualche istante poi dò uno strappo

Piedi a mollo

Saluti abbracci baci, riparto e men-

deciso: uh bestia! Che dolore ardito,

Dopo la mattinata a pedalare e il

tre mi trovo lanciata, vedo salita; come

che ciocca strappata: rimasta attacca-

solleone a piombo, vedo una fontana

sempre mi alzo sui pedali, branco il

ta al casco.

zampillante in marmo nella bella piazza

manubrio come le corna di un toro e

Nei 46 gradi di oggi si è sciolta

di Cirò Marina. Mi fermo, mi siedo sul

tiro di braccia modalità culturista, ma

una parte gommosa interna al casco

bordo in marmo, “entro” i piedi nel-

stavolta la ruota davanti non risponde

e si è incollata ai capelli: dopo doc-

la vasca d’acqua fresca e con le mani

con acciaioso rilancio... è floscia...noo!...

cia, shampo, ri-shampo, balsamo, ri-

me la butto pure addosso: che bellez-

guardo in basso...noooo... è paurosa-

balsamo e pettinata, non son riuscita

za. Ma ovviamente vengo richiamata

mente flaccida.

a toglierla del tutto. Boh. Mi accorgo

all’istante da signora corpulentaggres-

Sacripanti... no perché dovete sapere

anche di non avere più gli occhiali...

siva locale:”Aaaahoooo!! Eh’cche alla

che pedalo assai, ma non fatemi cam-

perdinci! Son là sull’asfalto dimenticati

tu caSa tu fai a’ccuSSí, éh? No tu a

biare una camera d’aria; ma che dico.

mentre pompavo la gomma. Eh niente:

la città tua che ddecerto è de ppri-

Se un uomo mi chiude la valvola del-

ne compro un altro paio.

mitivi, té te tuffi intra‘a’ffuntana?! Sei

la camera d’aria, io manco riesco ad

Il mattino successivo vado per

straniera? Me ccapisci cocca?” “Ehm

aprirla con le mie “ditine” da asilo nido.

prendere la mia maglietta che avevo

si si capisco perfetto. Sono italiana. Ha

Mi sale quel “pit” di ansia... fuh fuh

appeso sul davanzale ad asciugare ieri

ragione scusi”. “Eh dde do sei ?” “Lec-

sera, ma non c’è. Guardo intorno: è fi-

co...” “Eh ddo se trova sta Lecco? In

Stacco la micropompetta dal tela-

nita sul tetto della casetta lì accanto.

coppa a’ Italia?? Tutt’a ccussí voi der

io della bici, la guardo come fosse un

Potrei saltar giù pigliarla e tentare di

norte! Ma mo venimmo io e tutt’i li

extraterrestre ’sta cosina quiiii... ve-

ri-scalare su, ma mica rischio la vita

sosci miei e se fascimmu ‘ù baggn’a

diamo... forse... ah sì ecco l’ho aperta.

per ‘na maglietta, no? Quindi tra ma-

caSa tua, vabbuò carucciabbella?”

Sento se esce aria “stantuffando”: sì,

glietta, occhialetti, pompetta, capelli

Uhau... la sciura era pure molto

bene esce. E ’mo?

incollati mi sento molto Muppet Show

grossa e ho avuto attimi di timore, ma

e procedo ancora più allegra ridendo

col sorriso e due parole gentili, töt a

da sola.

post. Fiuuh....

fuh ... respira respira…

Dai Pina, dai che ce la fai, su Pina, non perderti, concentrati, gira svitando il tappino, siii, si apre!

La sera, a cena a Rossano, ordino

Ok, adesso inseriscici ‘sta pompetta della Barbie.....ffffssssccchhhhh....

ooohkkkaiser

lo

sapevo.

Gomma

sgonfiata del tutto. Porca paletta...rifa, rifa con calma che deve funzionare, l’avevi provata Ste, funzionava... Ri-inserisco la pompetta, riprovo a stantuffare decisa. Funziona? Funziona. La gomma si alza sotto la mia mano: non mi par vero, esulto di gioia: ma vieeeeni, ma vaaai! Dai bene, gonfia su decisa che qui sei nel nulla e così procedi. Quando giungo a sera a Soverato (costa ionica calabrese) faccio per togliere il casco e non esce: un mazzo di capelli tutti attaccati, ma che è? Tira tira, ahia che male; il casco è li incollato a ’sto mazzo di capelli. Ci perdo

Con Riccardo Annoni detto Senatore, che ora vive in Versilia


come primo tonnarello alla carbonara

Salento senza fine

nesca velocemente modalità “intelletto”,

con salsiccia di suino nero (un clas-

Continuando a pedalare , “esco” un

innescare, subito, intelletto inserisciti! se

sico e chiaramente extra-light della

plum-cake dal marsupio, esplodo la

mancano 150 km a Taranto quella là per

Calabria); poi il secondo: tagliata di

confezioncina, addento il plum-cake,

quanto lontana sia, è la costa ionica che

manzo con rucola grana pomodorini

faccio per masticarlo e: oddio non

unisce Calabria, Basilicata e Puglia... per

grigliati. Il tutto accompagnato da un

ho saliva, mi s’appiccica ovunque in

forza. Guardo mappa e si, si dai è così.

rosso Cirò 14 gradi, avvolgente, aro-

bocca, in gola, soffocoooo! Altra in-

Vai vai Ste! La sera ricevo telefonata da

matico e corposo. Son lì sola assorta e

chiodata di freni, cerco di respirare

Alessandra Sottocornola, “Scigalotta” ac-

ridente, si avvicina il giovin cameriere

ma invece fischio, rantolo, tossisco ed

quatese come me: ”Ste vedo che sei in

e chiede: “Le porto un caffè? Gradi-

esplodo pezzetti di plum-cake non

Calabria. Io e famiglia domani arriviamo

sce un dolce?” Io: ”Una pizza tonno

solo dalla bocca ma anche dal naso.

in Puglia, Campomarino: si sta insieme?”.

cipolle grazie”. “Scusi, che dolce?” “No,

Artiglio veloce la borraccia, mi spruz-

E come no! Poi con calma guardo map-

non dolce, pizza tonno cipolle”. Pensa

zo acqua in bocca... mastica o sputa,

pa e … uh bestia, son 220 km... vabbé dai,

lo pigli in giro, ma capisce che no, e

ma fa qualcosa Ste e torna a respi-

proviamoci: mai dire mai in anticipo e se

dopo 10 minuti arriva anche la pizza

rare! Mi si fa su tutto un “ballottone”,

la va, la spacca.

e la aspiro meglio che il Folletto: altro

manco avessi 7 big-bubble in bocca,

Il giorno appresso alle 17 sono a Cam-

che integratori, aminoacidi ramificati e

ma lentamente riesco a sciogliere il

pomarino (Salento ionico, Puglia) ad at-

sali minerali!

tutto e deglutire. Fiuh, che stremizzi,

tendere Alessandra e famiglia che arriva-

mi piangono gli occhi. Forse mi esce il

no dopo di me: io e Ale ci abbracciamo,

plum-cake anche da lì.

siam cresciute assieme ma non ci si vede

Altra tappa, passo in un paese e leggo “Viale della Caduta”: iiiihhhh, frenata mega, inchiodo la bici, scendo e mi

Continuo e pian piano mi si palesa

da un po’; abbraccio anche i ragazzi (ha

faccio il viale della caduta bici al fian-

all’orizzonte est una lunga lunghissima

4 figli) uno dei quali è stato mio alunno

co: e no, ogni nome ha il suo perché,

penisola di costa: no cos’è? Anco-

negli anni passati, mi presento al marito

questo più chiaro di così…

ra penisole da pedalare verso est poi

e poi con Ale facciamo una super corsa

ovest?

in spiaggia con tuffo nelle onde di que-

Procedo, altro paesello e leggo: “Corso della Principessa”: stacco mano

Odio odio... no...aspetta aspetta, di-

sto mare così cristallino che per quanto

sinistra dal manubrio, alzo il braccio,

sinserisci modalità “forte palpito”, in-

al largo vai, vedi sempre sotto tutto come

gomito ad angolo retto,

fosse una trasparente piscina. La-

manina piegata model-

sciatemi dire che di tutto il Periplo

lo candelabro con dita

d’Italia, 3800 km centimetro dopo

chiuse e roteo legger-

centimetro, questo è il mare più

mente il polso a destra e

bello, più terso, più incantevole, più

sinistra proprio come si

attraente ed irresistibile: non puoi

confà ad una principes-

non tuffartici.

sa. Ovviamente rido da

I paesi che si susseguono, Por-

sola e saluto davvero...

to Cesareo, Sant’Isidoro, Gallipoli

vedi che oltre le volan-

fin giù giù alla punta estrema del

ti della polizia arriva la

tacco, Santa Maria di Leuca, pro-

croce verde e mi porta-

fumano di salsedine, sono ricchi di

no alla neurodeliri.

paeselli incantevoli e accoglienti di

Passan le ore, ho già

bancarelle multicolor.

mangiato tre gelati e un panino con mozzarella e pomodori, ma mi viene una botta di fame che barcollo.

(Fine prima parte) Foto di Stefania Valsecchi Nel golfo di Policastro


VACANZA ETICA IN SRI LANKA

Sigirya

Trasportate dal flusso degli eventi, da nord a sud montagne comprese

di Elisa Villa e Irene Colombo Elisa

(Frontline Socialist Party) cingalese,

certezze: la voglia di capire e le date

enza nessuna aspettativa in

condotte da loro in un itinerario di cui

dei voli di arrivo e partenza.

testa, ma con lo spirito teso

avevamo solo a grandi linee abbozza-

ad accettare le novità che sa-

to le tappe.

S

Poi ci siamo lasciate trasportare dal flusso degli eventi e ci siamo immerse

rebbero arrivate, gli occhi aperti ed il

Tanti progetti a casa lasciati a metà,

cuore curioso, io e la mia amica Irene

tanti impegni messi in stand by per un

siamo partite il 12 luglio alla volta di

viaggio diverso dai consueti e rodati

Irene

Colombo, capitale dello Sri Lanka.

“fai da te” ben studiati ed organizzati

Io e la mia amica, compagna di viag-

(pur lasciando sempre spazio per gli

gio fidata, abbiamo girato in lungo ed

imprevisti e i fuori programma).

in largo lo Sri Lanka, da sole eppure

Eravamo pronte per sperimentare a pieno uno spaccato privilegiato e

nella bellezza.

ristretto di questo paese e a vivere

Questa volta tra le mani ci era ca-

sempre accompagnate, da nord (siamo

per 18 giorni con le famiglie del FLSP

pitata la situazione opposta, due sole

arrivate a 30 km dall’India) fino a sud,


Piantagioni di te a Nuwara Elya

con lo zaino in spalla (il classico 70 l). Siamo partite il 12 luglio e tornate il 30 luglio 2019.

gno. Nello zaino abbiamo così messo

italiana, ma eravamo aggiornatissime

anche parecchio spirito di adattamento

sugli scioperi, i picchetti, le lotte e gli

oltre alla voglia di conoscere e capire.

interessi internazionali che coinvolge-

È stato un viaggio intenso e faticoso,

vano lo Sri Lanka.

molto spesso abbiamo alloggiato nelle

Elisa

case della gente del posto che fa parte

Solo 18 ore di volo ci separavano

porte delle loro case e ci hanno fatte

di un’associazione che aiuta politica-

da casa, ma ce ne sono bastate molte

entrare come membri delle loro fami-

mente ad ottenere maggiori diritti e

meno per acquisire le usanze locali:

glie.

dignità i più deboli e i più poveri della

già durante il primo giorno cammina-

Il primo impatto con il Paese è un

popolazione, come ad esempio chi la-

vamo scalze, mangiavamo cibo loca-

bello scontro frontale fatto di zanza-

vora nelle piantagioni di thè delle gran-

le, io con le mani, circondate da una

riere appiccicose, una casa essenziale

di multinazionali per due soldi, e non ha

pioggia di sorrisi.

dove veniamo però accolte come re-

Degli sconosciuti ci hanno aperto le

la possibilità di mandare i propri figli a

Difficile non ritrovare la fiducia

gine, un WC senz’acqua e una cola-

scuola, e chi lavora in miniera alla luce

nell’umanità, incontro dopo incontro

zione fatta di salsa piccante e pesce

di una candela rischiando ogni giorno

tra queste pacifiche persone. Attivi-

essiccato dal sapore pungente.

la vita per estrarre preziose pietre de-

sti che credono profondamente nella

Da questo momento per tre setti-

stinate a qualche ricco occidentale.

causa ambientale e nella solidarietà

mane la nostra quotidianità è comple-

Abbiamo infatti scelto di evitare le

verso il prossimo, che si impegnano

tamente cambiata.

classiche vacanze da turisti per girare

ogni giorno per progetti di autonomia

l’isola aiutando chi ha realmente biso-

ed empowerment di chi cerca di svin-

Elisa

colarsi da legami di sudditanza, e che

Il nostro spirito di adattamento, che

54

Escursionismo

lottano per i diritti dei più deboli.

credevamo forgiato e solido, si è ir-

L’ultimo giorno di viaggio, ignora-

robustito superando esperienze che

vamo totalmente la situazione politica

resteranno per sempre indelebili nel-


la memoria: case pulitissime hanno a

Ogni giorno un padre nuovo, che si

Un pensiero corre veloce a mia

volte lasciato il posto a bettole umide

preoccupa per noi, ci chiama daughter

nonna in una fredda sera in montagna,

infestate da blatte, sciami di zanzare

e rimane impressionato dai chilometri

quando sono a fianco di una signo-

notturni, bagni con ragni in mezzo alla

macinati e dal numero di spostamenti

ra con il berrettino di lana che, con lo

giungla (terapia d’urto quasi effica-

effettuati fino a lì, per non parlare di

sguardo perso nel vuoto, compie un

ce per la mia aracnofobia). La messa

quelli a venire. Le madri che ci donano

viaggio interstellare e seguendo il suo

alla prova è terminata con un premio:

sahri e ci spediscono link di youtube

flusso di coscienza ripercorriamo in-

una palafitta su di un lago pullulante

per imparare ad indossarli.

sieme la storia della sua famiglia da tre

di bufali d’acqua, ibis ed aironi, rifu-

Qui in Italia ci mancano le almeno

gio perfetto per un giorno di risto-

tre telefonate al giorno dagli amici in-

ro. Abbiamo passato lunghi momenti

contrati che si assicuravano che tutto

in contemplazione di alba e tramonto,

andasse per il meglio.

mentre piccoli roditori simil-scoiattoli

generazioni, come in un racconto di Allende. Irene

Assistere alle pacate discussioni

C’è tutto, non manca nulla! E si

delle nostre famiglie adottive su temi

mangia benissimo: il riso con le spezie

La carezza del calore umano spe-

caldi: religione e politica, dottrina ed

tra le più ricercate al mondo, verdu-

rimentato in ogni nuovo posto, ci ha

oppio dei popoli, ci ha permesso di

re, pesce, pollo, frutta a volontà, succhi

portato a sentirci estranee alle città e

appurare che veramente tutto il mon-

buonissimi e thé pregiati...

soprattutto alle orde di turisti.

do è paese.

ci scorrazzavano intorno.

Jackfruit il frutto più grande del mondo commestibile sia polpa che semi, sia cotto che crudo


È stato come fare mille vacanze in una! Isole, mare, laghi, canali, spiagge, cultura, religioni e tradizioni, aborigeni non emarginati, giungla e risaie, piantagioni di thè e alberi sacri, scimmie e pavoni, mucche nelle strade a cui dare la precedenza, montagne, cascate, giardini botanici e vivai di orchidee, safari, incontri selvaggi e danze tradizionali, sahri multicolori portati allo stile di kandy o tamil e uomini in

sarong... Elisa -I treni: sono ancora quelli del periodo della dominazione inglese, con i ventilatori a soffitto per far girare l’aria, i finestroni panoramici in prima classe e i 50 km/h di velocità massima, che per 10 ore di sobbalzamenti forzati ti permettono di riconsiderare i

Albero sotto il quale si narra sia nato Siddharta

ritardi del Frecciarossa e di pensare ai Elisa

voli Ryanair come i più comodi che si

del rientro”.

La frutta è la più spaziale di sempre,

La melodia di “Per Elisa” annuncia l’ar-

possano ricordare. Al contempo, però,

dai colori sgargianti, nuovi sapori per

rivo del carretto dei gelati fatti in casa, di

ti riesce di assaporare i paesaggi che

palati curiosi (e golosi), in Sri Lanka

cui non ci priviamo sicuramente.

cambiano e la vita placida dei villaggi.

si trova anche il frutto più grande del

Abbiamo testato pure lo street food:

-Gli autobus: preparatevi al fatto

mondo, il jackfruit! Abbiamo scoperto

le zuppe bollenti a bordo strada pre-

che i sedili non sono a misura d’uomo

l’esistenza di plurimi tipi di banane e

parate su un tuk tuk, insieme agli ope-

ma risultano tutti strettissimi: ti siedi

diverse delle nostre famiglie putative

rai che si concedono un break a fine

solo accavallato al tuo vicino, anche

ci hanno sottoposto a degustazioni

giornata

d’estate, e se non lo fai rischi di cadere

La nostra consuetudine a pranzo

ad ogni curva! A volte ci sono capitati

sono state le tavole calde con le tova-

compagni di viaggio bislacchi (gattini)

Il rice and curry è il piatto nazio-

glie appiccicose e le mosche ronzan-

e una certezza incrollabile sono le lu-

nale perché si mangia come la pasta

ti, ma con i piatti più buoni di sempre

cine di natale che illuminano le icone

in Italia. Tutti i giorni cambia, ogni fa-

(anche qui la presenza di autisti/ca-

dei diversi dei che vegliano l’autista.

miglia ha le sue varianti, ogni regione

mionisti è indice di buona cucina).

per scoprirne tutti i sapori e riconoscere le differenti forme e colori.

-I tuk tuk: si fermano, si buca-

le proprie peculiarità. Per una volta al

Ci siamo perse per lungo tempo nei

no, si infilano nel traffico, sorpassano

ritorno da un viaggio siamo talmente

mercati locali alla scoperta di nuovi

camion in curva sui dirupi...la regola

soddisfatte del cibo scoperto che ri-

ortaggi e piante acquatiche edibili.

tanto è solo una: guardare negli occhi l’altro guidatore per capire chi si

nunciamo alla consueta “pizza serale

56

Escursionismo

Irene

scanserà per primo (ottima compe-

Ogni giorno un nuovo posto, sem-

tenza non verbale, fondamentale per

pre diverso, nuovi amici, sempre un’avventura!

la sopravvivenza) -Attenzione alle informazioni dei


Festa induista in un tempio di Jaffna

passanti che non sempre sono cor-

buona fortuna; mentre l’interlocutore

rette: per cui attendere l’autista per

acquisiva il “ciao ciao” che ha spo-

mezz’ora sotto l’insegna grande e

polato ad ogni occasione... Abbiamo

Irene

verde della banca non funziona se si

imparato persino a riconoscere la hit

È questo che è stato per me il no-

è nella stazione sbagliata.

cingalese dell’estate dalle prime parole

stro viaggio in Sri Lanka: una commi-

del testo.

stione di climi (dal torrido delle isole

Irene

tilezza sempre presente.

Il movimento che tutti i cingalesi

a nord, al freddo delle piantagioni di

Nello Sri Lanka che abbiamo visto,

fanno con la testa ondeggiando ad un

thè in montagna, ai monsoni che sta-

tutti gli essere viventi convivono in

tratto ha smesso di risultare strano ai

vano arrivando ormai a fine luglio a

pace e armonia, alberi e animali ven-

nostri occhi.

sud), di religioni, abitudini, credenze e

gono rispettati, curati, a volte venerati.

Abbiamo

passato

intere

serate,

tradizioni che convivono e si rispetta-

Non abbiamo mai assistito a episodi

mentre con le mani ci cibavamo di

no reciprocamente, di colori, di luoghi

di violenza nei confronti di qualcuno o

manicaretti, sedute in cerchio in giar-

diversi (paesaggi desolati e desertici,

di qualche cosa.

dino a ricevere lezioni di storia dello

giungla, foreste pluviali, città, paesini...),

La comunicazione ed il modo di

Sri Lanka ed a parlare per ore di poli-

di animali (elefanti, scimmie, cocco-

porsi nei confronti degli altri sono

tica internazionale, letteratura (Fromm,

drilli, varani, uccelli multicolori e aqui-

pacifici, impossibile arrabbiarsi, e così

Freud, l’onnipresente Silone) e persino

le, mucche, bufali, cani, pavoni... tutti

non è mai capitato neppure a noi!

del movimento slowfood.

liberi), eppure soprattutto di persone

Caratteristiche preponderanti delle Elisa

persone incontrate sono la riflessivi-

Dopo un po’ abbiamo iniziato ad

tà, l’enorme conoscenza ed apertura

utilizzare spontaneamente brevi pa-

mentale nonostante la scarsezza di ri-

role per salutare, ringraziare, augurare

sorse (in molti casi) e la discreta gen-

gentili, pacifiche, speciali.

Escursionismo

57


In cima al monte nella regione di Ella

Le tappe in breve

un secchio pieno dell’acqua salata por-

fondo una foltissima vegetazione di

-Il viaggio parte a nord nelle aree

tata dal governo, che è sempre un po’

“erba lacustre” e melmosa; ritornando

tamil, ancora segnate da un conflitto

meno salata di quella del mare. Baobab

velocemente sulla spiaggia dopo que-

che si è spento da poco tempo e che

e branchi di cavalli selvaggi riempio-

sta prova di coraggio, ci accorgiamo

non sono ancora avvezze agli stranieri.

no la nostra giornata, insieme a fortini

che i nostri piedi calpestano minusco-

Capitiamo nelle mani di due studen-

olandesi (anch’essi costruiti con enor-

le conchiglie che ricoprono comple-

ti universitari 25enni, che ci vogliono

mi coralli). Come aperitivo degustiamo

tamente il terreno e formano piccole

mostrare le rarità: è così che dopo un

il palmaira tody, un fermentato di suc-

montagnette lucenti.

folle tragitto a 40 Km/h in tuk tuk ed

co di palma a bassa gradazione alcolica,

una rocambolesca corsa con i nostri

che viene raccolto da impavidi scalatori

-In serata raggiungiamo altre tank

zainoni, arriviamo appena in tempo per

che senza protezione salgono e scen-

per riuscire a scorgere nelle ombre del

prendere la barca che ci porterà a Delft

dono da alberi alti decine di metri in un

crepuscolo le sagome di due elefanti

Island in una traversata fatta di nausea

attimo, farebbero invidia ai migliori al-

selvatici a cinque metri da noi: rima-

e profumo di mare. All’approdo ci tro-

pinisti lecchesi. La sera sul bagnasciuga

niamo senza fiato, in silenzio, ascoltan-

viamo circondate da muretti a secco

rincorriamo paguri giganti al tramonto

do solo il fruscio dell’erba strappata dai

fatti di coralli e per un giorno viviamo

ed un bel falò di foglie di palma ac-

pachidermi.

su di un’isola dove l’unica “acqua dol-

compagna i canti tipici sulle note di una

ce” è quella delle nostre taniche portate

chitarra.

dalla città e la doccia si fa nei pozzi pubblici con il sarong e ci si lava con

58

Escursionismo

-Dopo pochi giorni finiamo a fare un altro bagno, in un piccolo villaggio a

-Scendendo verso il centro del pa-

qualche km dalla turistica Polonnarwa.

ese continuiamo a lasciarci trasportare

Ai confini delle case ci addentriamo

dal flusso, tanto da fare il bagno con i

nella giungla per qualche km in scooter,

nostri accompagnatori ed altri abitan-

per finire in un canale che scorre placi-

ti del villaggio in gigantesche cisterne

do. Indossiamo il sarong tradizionale e

per l’irrigazione, che presentano sul

ci lasciamo andare alla frescura, men-


tre i ragazzi si lavano i denti, i bimbi

Quello che non dimenticheremo

dondolando amabilmente il capo.

schiamazzano e nuotano e le mamme

I venditori di fiori di loto, i fiori di

Ma ancora di più mi viene da prendere

portano il cesto della biancheria per

loto e le mucche che riposano tra le

ad esempio questo viaggio per consigliare

immergersi e fare il bucato.

auto parcheggiate; gli autisti schivato-

a tutti di fare vacanze etiche e sostenibili.

ri seriali di tuk tuk, gli altarini ai bordi

Sono necessari sacrifici, fatica e pazienza,

- Cambiando ancora regione, a

delle strade (Buddah e Ganesh fianco

ma ne vale la pena. Solo in questo modo

Dambulla raggiungiamo un tempio po-

a fianco, simbolo di una profonda in-

entri davvero nel vivo di un popolo, è ne-

sto in cima ad una rocca popolata da

tegrazione religiosa), le sveglie prima

cessario lasciare che la gente e i luoghi,

miriadi di scimmie ladre e sbruffone;

dell’alba, la gioia infinita di una doccia

ogni differenza ti possa raggiungere per

ma superati gli ostacoli ci troviamo in

calda senza bestie strane nascoste ne-

arrivare ad accarezzarti il cuore, come è

vetta, sotto di noi un’immensa distesa

gli anfratti bui, sentirsi attrici famose di

successo a noi!

di vegetazione e la potenza della natu-

Hollywood... immortalate dai passanti in

ra ci sovrasta...

plurimi selfie; la gentilezza dei piccoli

Elisa

gesti come un ombrello aperto da un

Il prezzo dell’adattamento durante que-

-Kandy ci coccola con una giornata

bimbo per ripararmi dal sole durante

sto viaggio è stato ripagato abbondante-

accompagnate da un responsabile della

una traversata in mare; la delicatezza, la

mente. Siamo riuscite a vivere ogni giorno

FAO che ci tratta come le sue nipo-

cura, i profumi; il rassicurante odore di

nel presente, a pieno, senza programmi e

tine, principesse vestite da straccione

ogni cucina... fuoco a legna e riso fu-

in armonia con le persone del luogo. Si

in mezzo ad una città alla moda. Kan-

mante in padelle di terracotta, le spezie,

sono creati legami profondi e scambi si-

dy, città antica ricca di tessuti, gemme

gli animali liberi e curati, i lunghi bel-

gnificativi ci hanno segnate.

preziose e sahari all’ultimo grido. Ve-

lissimi capelli neri delle donne, i colori

niamo persino trascinate ad un matri-

ed i sorrisi.

Ora ci resta solo da capire come una tipologia di viaggio così vera e profonda

monio tradizionale, sollevate quasi di

possa essere riproposta, perché da qui non

peso e fotografate a lato degli sposi.

Irene

si torna più indietro.

Sicuramente è un’isola che si presta a -Lentamente risaliamo alle altitudini

qualsiasi tipo di vacanza, dalle più co-

più elevate del paese, Nwara Eliya cit-

muni a quelle più impensabili. Le perso-

tà del thè, tra piantagioni di un verde

ne ti accolgono ovunque e ti sorridono

sgargiante che sembrano l’ambientazione perfetta per un piccolo villaggio hobbit. Abbiamo così raggiunto la montagna, il freddo. I segni della colonizzazione inglese sono ancora più che presenti e tutti hanno uno spiccato accento

british, la radio trasmette solo greatest hits anni 70/80/90 e alle 17 si beve rigorosamente una tazza di thè caldo. Una lunga passeggiata ci conduce su quello che ci sembra il tetto del mondo, tra buddah che pregano, monsoni passeggeri che non ci fermano e aquile che ci scrutano serie dai rami. Qui ritroviamo la conquista di una vetta (anche se in miniatura) e la nota gratificazione dopo la fatica.

Noi zaino in spalla

Irene Dove andiamo la prossima volta? Foto di Elisa e Irene


CAMMINARE IN COMPAGNIA Il programma delle gite sociali 2020

Gita sociale al Passo del Susten, 22 settembre 2019. Foto di Domenico Sacchi

di Domenico Pullano, Domenico Sacchi, Enrico Spreafico * Premessa Le gite escursionistiche sono un’ottima opportunità di avvicinamento alla montagna per persone che desiderano farlo in modo graduale approfittando dell’esperienza di amici e accompagnatori. E’ noto che l’andare per monti, a stretto contatto con la natura, ha delle ripercussioni benefiche sulla salute fisica e aiuta a liberare la mente. Quando lo si fa in compagnia, l’esperienza comune e lo stare insieme contribuiscono a creare una condizione di benessere. Le escursioni che proponiamo sono adatte a tutti, perché lo sforzo può essere adeguato alle capacità individuali. La partecipazione è aperta a tutti i

60

Escursionismo

soci CAI, indipendentemente dalla se-

to confacente alla sicurezza del grup-

zione di appartenenza. Per i soci CAI

po. Non sono consentite deviazioni dai

in regola con il pagamento delle quote

percorsi stabiliti. I programmi possono

sociali la copertura assicurativa è in-

essere variati in funzione delle condi-

clusa nel costo della gita. Alle escur-

zioni locali o meteorologiche.

sioni possono partecipare anche non

La gita si svolge con qualsiasi tempo,

soci, previa comunicazione dei propri

salvo preventiva comunicazione con-

dati anagrafici, ai fini dell’assicurazio-

traria agli iscritti. La partenza potrà es-

ne infortuni e soccorso alpino, entro il

sere ritardata al massimo di 15 minuti

venerdì precedente l’effettuazione della

rispetto agli orari prestabiliti qualunque

gita.

sia il numero dei partecipanti presenti.

E’richiesto l’equipaggiamento di base escursionistico, in buone condizioni,

Pertanto è raccomandata la massima puntualità.

adeguato alla stagione o integrato con

Per tutte le escursioni il pranzo è al

quanto indicato per le singole escur-

sacco, salvo diversa comunicazione

sioni.

all’atto dell’iscrizione.

L’uso di un buono scarpone da montagna è sempre d’obbligo su terre-

Il mondo della montagna offre tutta

ni impervi. Un abbigliamento dai colori

la varietà di esperienze nella natura e

visibili, in caso di difficoltà, può aiutare

di sentieri, da quelli adatti alle famiglie

l’escursionista a essere individuato.

a quelli più impegnativi. Per far sì che

La gita è diretta da uno o più re-

l’escursione non riservi sgradite sor-

sponsabili. I partecipanti sono tenuti

prese, prendetevi il tempo necessario a

a osservare scrupolosamente le loro

prepararla con cura.

istruzioni e a tenere un comportamen-

Ricordatevi: se staccati da chi vi pre-


cede e incerti sul percorso da seguire,

di escursioni pensate per coinvolgere

di frequentare le nostre montagne in

fermatevi e aspettate l’accompagnatore

gruppi famigliari. L’iniziativa, resa pos-

compagnia di altre famiglie e con le

in coda al gruppo.

sibile dalla collaborazione tra FamilyCai

garanzie derivanti dalla partecipazione

e Commissione Gite Sociali, ha l’obiet-

all’attività sociale (copertura assicura-

Gite per le famiglie

tivo di consentire alle famiglie con fi-

tiva, gestione logistica, accompagna-

L’offerta delle gite sociali si com-

gli d’età superiore ai 10 anni e con un

mento).

pleta quest’anno con un calendario

minimo di esperienza escursionistica

* Commissione gite sociali CAI Lecco

Il programma di ogni uscita, con i relativi orari, è

e comunicato attraverso i social. Contiene una breve

esposto in sede CAI e nella bacheca di Piazza Garibal-

presentazione dell’itinerario e una scheda tecnica che

di in Lecco, è pubblicato sul sito internet della sezione

ne riassume le caratteristiche:

• PARTENZA: è indicato il punto di partenza dell’escursione con relativa quota. • QUOTA MINIMA: indica il punto altimetricamente più basso dell’intera escursione. • QUOTA MASSIMA: indica il punto altimetricamente più elevato dell’intera escursione. • TEMPO DI PERCORRENZA: espresso in ore e relative frazioni, si riferisce a un escursionista mediamente allenato e non considera le eventuali soste, nemmeno quelle per mangiare, bere e scattare fotografie. • LUNGHEZZA COMPLESSIVA: espressa in chilometri, indica lo sviluppo dell’escursione. • DISLIVELLO COMPLESSIVO: viene indicato il solo dislivello positivo, cioè in salita, conteggiando anche saliscendi e variazioni di quota relativamente modeste. • DIFFICOLTA’: viene indicata la difficoltà tecnica complessiva del percorso, secondo la tradizionale scala delle difficoltà del Club Alpino Italiano. T = Turistico. Itinerari che si sviluppano su stradine, mulattiere o comodi sentieri. Sono percorsi abbastanza brevi, ben evidenti e segnalati che non presentano particolari problemi di orientamento. I dislivelli sono usualmente inferiori a 500 metri. Sono escursioni che non richiedono particolare esperienza o preparazione fisica. E = Escursionistico. Itinerari che si svolgono spesso su sentieri, oppure su tracce di passaggio in terreno vario (pascoli, detriti, petraie), di solito con segnalazioni. Richiedono un certo senso di orientamento, come pure una certa esperienza e conoscenza del territorio montuoso, allenamento alla camminata, oltre a calzature ed equipaggiamento adeguati. Normalmente il dislivello è compreso tra i 500 e i 1000 metri. EE = Escursionisti Esperti. Itinerari non sempre segnalati e che richiedono una buona capacità di muoversi sui vari terreni di montagna. Possono essere sentieri o anche labili tracce che si snodano su terreno impervio o scosceso, con pendii ripidi e scivolosi, ghiaioni e brevi nevai superabili senza l’uso di attrezzatura alpinistica. Richiedono una buona esperienza di montagna, fermezza di piede e una buona preparazione fisica. Occorre inoltre avere equipaggiamento e attrezzatura adeguati, oltre a un buon senso d’orientamento. Normalmente il dislivello è superiore ai 1000 metri. Acqua: a questa voce si indicano i punti sul percorso dove sia reperibile una fontana, una sorgente o comunque una fonte d’acqua permanente che non presenti problemi di potabilità e possa essere raggiunta in sicurezza. La maggior parte delle escursioni è organizzata, tenendo conto dello spirito di condivisione associativa CAI e della comodità logistica, con l’utilizzo dell’autobus, con partenza dal PIAZZALE EUROSPIN – EZIO GALLI – tra via CADUTI LECCHESI A FOSSOLI e via BESONDA INFERIORE. Per informazioni e iscrizioni prendere contatto con: -Segreteria CAI Lecco negli orari di apertura, tel 0341 363588 -Domenico Pullano, tel 333 8146697 -Domenico Sacchi, tel 335207874


PROGRAMMA GITE SOCIALI 2020 Domenica 5 aprile 2020 Sentiero verde-azzuro Da Riva Trigoso a Moneglia, attraverso il promontorio di punta Baffe, in una festa di profumi e colori grazie alle migliaia di corbezzoli che col loro bianco, giallo e rosso ricoprono senza interruzione tutto il versante. Assieme al viola del mirto, al verde della macchia mediterranea e al blu cobalto del mare sotto il sentiero, un tripudio di colori senza uguali.

Domenica 19 aprile 2020 - SEL + CAI Lago di Garda -Torbole e Lago di Tenno Alle pendici del Monte Baldo sorge un paesino che, da lontano, è come una grande e colorata cartolina: Torbole sul Garda. Dalla frazione Busatte parte un godibilissimo e semplice percorso, che si svolge sulla sponda nord-orientale del Lago di Garda, e offre scorci panoramici fantastici. Il tracciato proposto, oltre a percorrere il sentiero Busatte - Tempesta, prevede il ritorno per il sentiero di rientro superiore e alla fine anche un’affascinante passeggiata nell’uliveto sopra le Busatte. Il Lago di Tenno è un meraviglioso lago balneabile e nei dintorni ci sono boschi, punti panoramici, borghi medievali accuratamente preservati e ricchi di tradizione, mulattiere di campagna circondate da alberi da frutto

Domenica 26 aprile 2020 Monti Lessini – Prealpi Venete Giazza è l’unica località degli antichi Tredici Comuni, dove ancora si parla il cimbro. Una parlata germanica affine al bavarese, portata nel medioevo grazie all’arrivo dei coloni provenienti dalla Baviera e dal Tirolo. Giazza è una delle tre frazioni del Comune di Selva di Progno, situata all’estremità nord orientale della provincia di Verona e si sviluppa alla confluenza della Val Fraselle e della Valle di Revolto, proprio dove s’incrociano gli omonimi torrenti. Il tutto collocato all’interno d’importanti itinerari naturalistici. Splendida vista del Gruppo Cadrega, appartenente alle Piccole Dolomiti.

Domenica 17 maggio 2020 Parco Regionale dei 100 Laghi Il Parco Regionale delle Valli del Cedra e del Parma, conosciuto anche come il Parco dei Cento Laghi, occupa una porzione dell’Appennino parmense orientale, al confine con le province di Reggio-Emilia e Massa-Carrara. Il territorio dell’area protetta è eterogeneo e differenziato, grazie all’estensione della sua superficie che spazia dall’ambiente collinare (450 m) del fondovalle del Torrente Parma, fino agli imponenti rilievi posti a ridosso del crinale appenninico principale (1500/1600 m). Il parco si presenta come un ambiente ancora integro, dove da secoli la natura si sposa con il vivere dell’uomo e dove fa da cornice a eccellenze agroalimentari conosciute e apprezzate in tutto il mondo come il Parmigiano Reggiano DOP e il Prosciutto di Parma DOP.


PROGRAMMA GITE SOCIALI 2020 Domenica 7 giugno 2020 Alpi Lepontine-Canton Ticino Dall’Alpe di Cruina (2100 m, Valle Bedretto) si scende alla Capanna Piansecco (1982 m) e ad All’Acqua (1615 m ). La capanna Piansecco è una nuova costruzione del 1995 del CAS, si trova sul sentiero di alta montagna tra i passi del San Gottardo e della Novena, al centro di una morena di pietrisco. Le rocce, i ruscelli e il bosco di larici rendono questa zona un parco giochi naturale per le avventure dei bambini.

Sabato 27 e domenica 28 giugno Parco Naturale del Margareis Territorio di alte vette e profondi abissi. Il territorio del parco è noto con il nome di Piccole Dolomiti, e nel suo sottosuolo è presente un sistema carsico di grotte che si snodano per chilometri. Scopri l’area carsica alpina più vasta e famosa del Piemonte, un altopiano a 2000 metri che emerge da faggete e abetine con ampie praterie e panorami generosi, dove lo sguardo spazia e respira. Una montagna fatta apposta per camminare, sui dolci pendii rivolti a sud oppure ai piedi delle vertiginose pareti nord del Massiccio del Marguareis. Ovunque, i sentieri portano alla scoperta di meraviglie botaniche e panorami lunari, regno del camoscio, del lupo, del gallo forcello.

Domenica 26 luglio 2020 Parco Nazionale Gran Paradiso L’anello del lago di Loie (2346 m), partendo da Lillaz (1610 m) e passando per l’Alpe di Bardoney è sicuramente una delle escursioni più classiche della valle di Cogne. Tutto il percorso si svolge all’interno del Parco Nazionale del Gran Paradiso: splendidi panorami ci attendono e forse anche qualche incontro ravvicinato con la fauna. Il Parco si trova nelle Alpi Nord Occidentali, a cavallo tra due regioni, il Piemonte e la Valle d’Aosta, fra gli 800 m dei fondovalle e i 4061 m della vetta dello spettacolare Gran Paradiso. È l’area protetta più antica d’ Italia. Boschi di larici e abeti, vaste praterie, rocce e ghiacciai, stambecchi, camosci, marmotte e lepri bianche…

Domenica 30 agosto 2020 Meiental Sewenhutte La Capanna Sewenhütte sorge sopra la valle del Meiental, è di proprietà del Club Alpino Svizzero (CAS) ed è arroccata su una terrazza panoramica a 2150 m dove è possibile godere di una vista spettacolare sulla valle e sulle alte cime circostanti. Si trova nel Canton Uri al centro della Svizzera in uno dei quattro cantoni forestali. Già gli accessi sono allestiti come vie degli gnomi. Nei dintorni sono attrezzate numerose palestre di roccia fino al 6° livello di difficoltà, incluse quelle specifiche per bambini. Ulteriori attrazioni sono la tirolese e il Sewensee con la piccola barca a remi. Ma anche gli escursionisti alpini e gli arrampicatori non ne rimarranno delusi.


PROGRAMMA GITE SOCIALI 2020 Domenica 20 settembre 2020 Val Sesia Colle Egua E’ uno dei classici itinerari di traversata utilizzato da sempre per collegare Carcoforo con la Val Mastallone e la Valle Anzasca e ancora oggi molto frequentato. Fa parte del percorso del Grande Sentiero Walser, della Grande Traversata delle Alpi (Gta), della Via Alpina e del Sentiero Italia CAI.

Domenica 11 ottobre 2020 - CAI + SEL + CAS Splugen Safierberg non è una montagna, ma un passo che collega il Safiental con la Valle del Reno. Il passo si trova ad un’altitudine di 2486 m. All’inizio del XIV secolo, i primi Walser liberi della Foresta del Reno attraversarono il passo e si stabilirono nel Safiental. Il Safiental con il suo paesaggio unico si estende in direzione nord-sud dalla confluenza della Rabiusa al Vorderrhein al Safienberg, passaggio a Splugen.

Domenica 1° novembre 2020 Langhe, sentiero del Barolo di Serralunga d’Alba Il castello, con la sua bellissima sagoma protesa verso l’alto, domina il borgo di Serralunga che si allarga ai suoi piedi, con una ragnatela di stradine disposte a raggiera. Il luogo è molto antico ed ha quasi mille anni di vita, quando all’inizio del secondo millennio su questo colle venne costruita la torre quadrata, a difesa e a simbolo di possesso. Verso la metà del XIV secolo sorse il castello odierno, restaurato nel 1950 per volere del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. Il paese è circondato da celebri vigneti a nebbiolo da Barolo, mentre nelle sue cantine si affina il “re dei vini” per la gioia dei grandi intenditori di tutto il mondo.

PROGRAMMA GITE PER FAMIGLIE 2020 Domenica 15 marzo 2020 Giro degli alpeggi della Conca di Crezzo, Triangolo Lariano Da Valbrona si sale all’Alpe Monte, poi si prosegue su sentiero non segnato fino a raggiungere la Conca di Crezzo dove c’è un piccolo laghetto. Al ritorno si prende un sentiero segnato col n. 314 che porta alla località Prà Zapin da dove per mulattiera si scende a Valbrona.


PROGRAMMA GITE PER FAMIGLIE 2020 Domenica 19 aprile 2020 Salita al monte Ubione, Val Brembana Dal posteggio del cimitero di Clanezzo, piccolo borgo situato all’imbocco della Val Brembana, si sale inizialmente per carrareccia poi per sentiero segnato col numero 571 fino alla cima del monte Ubione (895 m)

Domenica 10 maggio 2020 Tre faggi e cima dei Canti, 1563 m, alta Val Imagna Dal paese di Fuipiano di Val Imagna si sale ai Tre Faggi, 1399 m, poi per cresta non esposta fino alla cima dei Canti dove si trova una Madonnina e si gode un ampio panorama. Discesa verso il passo del Grassello e poi a Fuipiano.

Domenica 14 giugno 2020 Salita al passo Branchino e al lago omonimo, 1784 m (BG) Dal paese di Valcanale si prende il sentiero numero 220 che porta al rifugio Alpe Corte, 1470 m, e poi al passo Branchino visibile dal rifugio: praterie, rocce e ghiacciai, stambecchi, camosci, marmotte e lepri bianche‌

Domenica 12 luglio 2020 Salita al Lago Lagazzuolo, 1998 m, Valmalenco Dalla frazione di San Giuseppe, 1485 m, si attraversa il torrente Mallero e si sale per un sentiero ripido nel bosco fino al lago.

Domenica 13 settembre 2020 Lago Calosso, Val Grosina, 2303 m Da Grosio, pagando un pedaggio di circa euro 5, si sale fino ad Eita da dove parte una strada verso il passo Verva; la si percorre fino all’alpeggio Le Crote, 2175 m. A questo punto si prende un sentiero segnato da una palina e con graduale pendenza si raggiunge il lago Calosso, 2310 m di quota, ai piedi del monte omonimo.


SULLA VETTA DELLE EOLIE

Gite, bagni e camminate per i seniores del Geo

Isola di Vulcano, la caldera. Foto di Agostino Riva

di Agostino Riva

sionistiche ad altre di stampo balneare.

cali, ha raggiunto la vetta di Salina e

stato l’arcipelago siciliano delle

Panarea con la splendida Cala Jun-

delle Eolie, ovvero il monte Fossa delle

Eolie la meta di un gruppo di

co, la caldera di Vulcano, quella che

Felci (962 m) da dove si è potuto go-

Seniores del Geo di Lecco che

la leggenda dice fosse la fucina degli

dere di una vista stupenda (qualcuno

in 33 sono approdati a Salina, l’isola

dei, Alicudi con l’ascesa alla Madonna

è riuscito a trovare anche dei funghi!)

verde eoliana per trascorrervi le gior-

del Carmine e Filicudi con la visita a

Il 30 settembre, a conclusione del-

nate dal 21 settembre al primo ottobre.

villaggi che risalgono all’età del bronzo

le giornate siciliane, con il “Glentor” di

Ricca e densa l’agenda del gruppo

sono state fra le tante località visita-

Angelo si è avuto modo di chiudere

guidato da Agostino Riva e Pinuccia

te e che hanno anche impegnato gli

alla grande con il periplo di Salina che

Gavazzi che ha avuto modo di scor-

escursionisti.

non ha fatto altro che confermare la

É

razzare per tutte le isole, sfruttando

Una citazione particolare per la bel-

appieno le potenzialità della motonave

la navigazione serale verso Stromboli,

Una menzione particolare per Gio-

“Glentor” che ha permesso di naviga-

iniziata con un leggero libeccio che

vanni e Luisa de “Il Delfino” che hanno

re in bellezza e comodità (il pranzo di

sul tardi, in fase di rientro, ha registra-

confermato l’ottimo livello di acco-

mezzogiorno era preparato e servito

to un rinforzo di vento che ha causato

glienza e di ospitalità isolana, nonché

a bordo) e di abbinare uscite escur-

qualche problema, complicando la vita

per la nostra segretaria Ambrogina

e lo stomaco a non pochi escursio-

che ha contribuito in modo notevole

nisti.

all’organizzazione delle giornate eo-

Geo

Il 29 settembre un gruppo di sedici persone, accompagnato da guide lo-

bellezza dell’intero arcipelago.

liane.


E DIECI. .

Monti Sorgenti 2020, un’edizione speciale per il decimo anniversario anniversario di Sara Sottocornola

pinisti più apprezzati a livello internazionale

mondi apparentemente diversi ma capaci di

romette emozioni indimenticabili

e presidente del Gruppo Ragni di Lecco,

attrazione reciproca e di emozioni molto

l’edizione 2020 di “Monti Sor-

sarà protagonista di una grande serata con

simili. All’evento seguirà il consueto aperi-

genti”, la rassegna dedicata alla

immagini e racconti delle sue salite, dalle

cena in rifugio con esibizione dal vivo di un

montagna organizzata dal CAI Lecco,

ripetizioni delle grandi vie sulle Alpi e nel-

celebre gruppo musicale di cui sarà presto

in collaborazione con la Fondazione

le Dolomiti alle spedizioni esplorative sulle

svelato il nome.

Cassin e il Gruppo Ragni della Grignet-

pareti più difficili del mondo: Groenlandia,

ta, che ogni anno nel mese di maggio

Torri di Trango, Patagonia, Isola di Baffin.

P

Monti Sorgenti si svolgerà dal 9 al 24

anima il territorio. Nel 2020 si cele-

L’astro nascente dell’arrampicata Federica

maggio, con due settimane di eventi che

brerà il decennale, con un programma

Mingolla, ogni giorno sempre più ammirata

porteranno la montagna in città con opere,

ricco di grandi ospiti e alpinisti di livello

ed apprezzata a livello nazionale e interna-

esposizioni, serate e progetti coinvolge-

internazionale, eventi artistici e musi-

zionale, sarà protagonista di un’altra serata

ranno diverse realtà del territorio: non solo

cali, attività in ambiente e proposte ca-

tutta al femminile, per raccontare emozioni

appassionati e professionisti della monta-

paci di coinvolgere un pubblico varie-

e sfide di una nuova generazione di alpi-

gna ma anche studenti, artisti, rifugisti, mu-

gato e proveniente da tutta la regione.

nisti.

sicisti, sportivi, registi, scrittori e fotografi.

Il team di Monti Sorgenti, guidato da

A tutti gli appassionati del genere, Monti

Emilio Aldeghi, ideatore e coordinatore

Sorgenti promette il ritorno dell’attesissimo

della manifestazione, sta definendo gli

appuntamento con lo Yoga in montagna

Per essere aggiornato sulle novità e il

ultimi dettagli, ma svela in esclusiva due

che due anni fa aveva radunato centinaia

programma della manifestazione, segui

ospiti d’eccellenza per la parte alpinisti-

di persone ai piedi del Resegone per un’e-

@Montisorgenti sui canali Social e il sito

ca. Matteo della Bordella, uno degli al-

sperienza particolare e capace di unire due

www.montisorgenti.it.

Lecco, insomma, si prepara ad un evento destinato a farsi ricordare.

Conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2019 di Monti Sorgenti

Appuntamenti


“Monti sorgenti off” 2019 - 2020 Appuntamenti culturali con il CAI Lecco Ecco il programma 2019-2020 di Monti Sorgenti off, la rassegna che fa da ponte fra un’edizione e l’altra di “Monti Sorgenti” proponendo una serie di serate su temi vari riguardanti il mondo della montagna.

22 novembre 2019 Incontro con Alberto Benini autore del libro Casimiro Ferrari. L’ultimo re della Patagonia, alla seconda ristampa dopo la prima edizione del 2004. L’autore, scrittore e storico dell’alpinismo, traccia un ritratto convincente dell’alpinista e dell’uomo basandosi su ricordi personali e testimonianze di tanta gente che con Casimiro ha condiviso momenti di vita e vicende di montagna. Un’occasione speciale per immergersi in uno spaccato di storia dell’alpinismo lecchese che abbraccia la seconda metà del Novecento. 3 dicembre 2019 Siti archeologici e monumenti storici sulle montagne del lecchese Annibale Rota, mettendo a frutto la sua esperienza di fotografo e le sue conoscenze nel campo dell’arte e della

Appuntamenti

storia, presenta una carrellata di immagini riguardanti siti archeologici, ruderi di castelli e fortezze, monumenti plurisecolari, soprattutto chiese e chiesette, che sparsi sulle montagne lecchesi, si offrono inaspettatamente alla vista degli escursionisti. Le fotografie sono accompagnate da note storiche che ne illustrano le vicende e le trasformazioni subite nei secoli. 10 gennaio 2020 Riscaldamento globale e arretramento dei ghiacciai. Dall’Antartide alle Alpi i rilievi scientifici di un geologo e di un glaciologo. Relatori: Fabio Baio, geologo con al suo attivo sei spedizioni scientifiche in Antartide per lo studio del permafrost come elemento indicatore delle variazioni climatiche; Giovanni Prandi, glaciologo, presidente del Servizio Glaciologico Lombardo 28 gennaio 2020 A Santiago qualcuno mi attende. Il Cammino francese da Saint Jean Pied de Port a Santiago

Giuditta Scola ha percorso da pellegrina diversi cammini con la sola compagnia della sua macchina fotografica. Sensibilità artistica e abilità professionale le hanno consentito di fermare sguardi ed emozioni che ci trasmette nel racconto del Cammino francese verso Santiago. 11 febbraio 2020 Giancarlo Valsecchi e un’indimenticabile stagione di gite sociali Immagini e racconti di Annibale Rota per ricordare Giancarlo e ricreare l’atmosfera speciale delle escursioni da lui organizzate : “che si facevano con qualsiasi tempo”; erano spesso lunghe e impegnative e per questo molto gratificanti; si svolgevano in un clima di amicizia e condivisione. 21 febbraio 2020 Sri Lanka, un viaggio di ricchezza ed essenzialità Due giovani donne, Elisa Villa e Irene Colombo, riscoprono la fiducia nell’umanità e il valore degli scambi più profondi percorrendo da nord a sud


tutta l’isola, ospitate da famiglie locali 6 marzo 2020 Cori alpini. Origini, storia e prospettive Francesco Bussani, direttore del Coro Alpino Lecchese e del Coro Nives di Premana, offre una riflessione sui cori alpini che sono punti di riferimento della tradizione corale del nostro territorio. Sono tanti - la sola città di Lecco ne ha ancora oggi due molto attivi - e anche di un buon livello. Sia che si tratti di cori effettivamente ANA o semplicemente cori che guardano alla montagna e al repertorio popolare, i cori a voci pari maschili “alpini” si dedicano ormai da quasi un secolo alla salvaguardia e alla diffusione di un mondo socioculturale che oggi sta rapidamente scomparendo. Raccontano storie, leggende, vite vissute, riflettono sul dramma della guerra, sul dolore e

sull’amore, parlano sempre dell’uomo. Occasioni straordinarie di incontro e socialità, oltre che di lavoro musicale, oggi stanno perdendo consenso, soprattutto nel ricambio generazionale dei coristi. Che senso ha oggi un coro di questo tipo? Ha ancora un valore sociale e culturale importante o è solo una tradizione stanca condannata a finire? Quali sono eventualmente le sue prospettive?

13 marzo 2020 10 years around Stefano Carnati, giovane alpinista free-climber, racconta i suoi primi 10 anni di arrampicata con una carrellata di foto e alcuni splendidi video relativi al suo percorso, dagli inizi a tutt’oggi

17 aprile 2020 Pellegrinaggio civile. Da Lecco a Introbio, quattro giorni sui sentieri della Resistenza Raimondo Brivio e Chiara Spinelli, nell’autunno del 2010, si misero in cammino sui sentieri dei monti lecchesi ricercando le tracce della Resistenza e della lotta partigiana. Lo fecero senza fretta e con umiltà, senza schemi rigidi, aperti all’incontro, pronti a cogliere i segni del passaggio e della vita degli uomini nelle pietre e nella memoria, a leggere e confrontare documenti e testimonianze. Le fotografie di Chiara accompagnano il racconto e ci fanno condividere il senso profondo di quel cammino. Tutti gli incontri si svolgono nella sede del CAI Lecco, via Papa Giovanni XXIII, ore 21

Appuntamenti


RICCARDO COME NON LO AVETE MAI CONOSCIUTO

A dieci anni dalla scomparsa, una riedizione del libro sulla vita di Cassin

Riccardo con il figlio Guido

di Anna Masciadri

che avevano scritto Guido e Daniele

nistiche di Riccardo, ma la sua vita che

Pubblicata la seconda edizione ag-

Redaelli (morto nel 2017) e abbiamo

è stata altrettanto straordinaria quanto

giornata del libro “CASSIN. L’uomo,

pensato a te, sappiamo quanto Dani

quella in parete.

l’alpinista e la sua Fondazione” che

ti stimasse. Cosa ne dici?”. Potete fa-

Quella che ora potete comprare è la

racconta la vita dello scalatore lonta-

cilmente immaginare quale sia stata la

seconda edizione aggiornata del volu-

no dalle montagne durante un secolo

mia risposta, è stato un “sì” incondi-

me, la prima è del 2001, allora venne

straordinario: il Novecento.

zionato. Scrivere di Riccardo Cassin, e

curata da Guido Cassin e Daniele Re-

continuare il lavoro di un amico come

daelli. Il libro parte dalle origini dell’al-

irca un anno fa è cominciata

Daniele, per me è stato un regalo unico

pinista, nato a San Vito il Tagliamento

questa avventura. Era il dicem-

per cui ringrazierò sempre i Cassin.

in Friuli dove Riccardo a soli 5 anni ha

C

bre 2018 quando mi squilla il

Così è iniziata l’avventura che io,

dovuto dire addio al padre costretto a

telefono e dall’altra parte c’è Monica

Monica e Marta Cassin abbiamo por-

emigrare per lavoro in Canada, dove

Cassin: “Anna, l’anno prossimo saran-

tato avanti e continuiamo a farlo an-

ha vissuto da bambino il dramma della

no dieci anni dalla morte del nonno.

che quest’anno. Il risultato del nostro

Prima Guerra Mondiale e poi il trasfe-

Noi vorremmo aggiornare il libro sulla

lavoro e della nostra passione è il libro

rimento a Lecco a 17 anni, anche lui

sua vita, quello con la copertina verde

che trovate in vendita: CASSIN. L’uo-

emigrante in cerca di lavoro. Nella no-

mo, l’alpinista e la sua Fondazione, edito

stra città trova la sua strada in fabbrica,

da Alpine Studio (207 pagine, 16 euro).

ma anche in quelle montagne che da

Un libro che è una perla unica nel set-

subito lo attirano come il miele le api.

tore “libri di montagna”, perché questo

Nella prima parte del volume c’è anche

volume non racconta le imprese alpi-

la descrizione di un giovane Cassin af-

Recensioni


fascinato dal pugilato che pratica con ottimi risultati e c’è anche un inedito Riccardo innamorato che corteggia la futura moglie Irma incrociata per le vie del rione Castello. Tra i capitoli più belli e appassionanti che Guido e Daniele confezionarono quasi 20 anni fa trovate quello sulla Brigata Rocciatori, che racconta le gesta di quel manipolo di scalatori che contribuirono in modo decisivo alla liberazione di Lecco durante la Seconda guerra mondiale. Il volume prosegue con il racconto commovente del ritrovamento in Canada nel 1998 della tomba di Valentino Cassin, il padre di Riccardo, emigrato e mai più tornato; inoltre, potete leggere il racconto della grande passione di Riccardo: la caccia. E infine il rapporto di amicizia che l’alpinista lecchese tenne per tutta la vita con i suoi “rivali” in montagna.

Riccardo al Colle del Gigante; in basso: un’immagine di Riccardo nel 1961 durante la spedizione “Città di Lecco” al McKinley, riposrtata sulla copertina del libro.

Cosa abbiamo aggiunto io, Marta e

Nello stesso anno, sette mesi dopo,

invece, è il ricordo intimo dei famigliari

Monica a questo libro bellissimo e ap-

purtroppo Riccardo muore ai piedi della

oggi a dieci anni di distanza dalla mor-

passionante sulla vita non alpinistica di

Grignetta nella sua amatissima casa dei

te dell’alpinista.

Riccardo Cassin? Quello che è suc-

Piani Resinelli: una notizia ripresa dai

CASSIN. L’uomo, l’alpinista e la sua

cesso negli ultimi 18 anni, avvenimenti

giornali di tutto il mondo, perfino da

Fondazione è l’unico libro che racconta

molto importanti che hanno segnato

un quotidiano giapponese. Pochi mesi

il Riccardo privato, l’uomo che ha af-

anche il futuro della famiglia. Ovve-

dopo proprio la nostra sezione del Cai

frontato da protagonista un secolo, il

ro la decisione da parte dello stesso

Lecco decide all’unanimità di essere

Novecento, anche in avvenimenti sto-

scalatore nel 2002 di far nascere una

intitolata a Riccardo, che ne fu presi-

rici di primissimo piano. È un libro che

fondazione a cui lasciare tutto il suo

dente negli Anni ‘50. Il capitolo finale,

rivela il lato umano e profondo di que-

immenso archivio materiale e morale

sto alpinista che ha reso celebre Lecco

da tramandare, soprattutto nei valori e

in tutto il mondo.

insegnamenti che Riccardo ha sempre

Il libro è stato presentato dalla Fon-

trasmesso, sia alla sua famiglia sia agli

dazione Riccardo Cassin il 15 novem-

amici con cui ha scalato per tutta la

bre scorso a Lecco, mentre a dicembre

vita.

siamo stati a Lanzada (Sondrio) e a

In questa seconda edizione aggior-

Valmadrera con gli amici della Sev; lo

nata abbiamo parlato del compimento

potete acquistare alle nostre presenta-

dei 100 anni da parte di Riccardo il 2

zioni, in qualsiasi libreria, oppure anche

gennaio 2009, avvenimento per cui il

online (alpinestudio.it, mondadoristore.

centro di Lecco si vestì a festa e mez-

it, lafeltrinelli.it, amazon.it).

za Italia gli rese omaggio, tra cui il Coni e l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Foto Archivio Fondazione Riccardo Cassin


RECENSIONI QUELLO CHE MI HA INSEGNATO LA MONTAGNA Libri di alpinismo e di montagna ce ne sono passati ormai molti tra le mani, e non era difficile capire già dal loro titolo quale fosse l’argomento che ci veniva offerto. Ben diversa è la situazione per un libro che ha per titolo “La via meno battuta”: certo interessante e provocatorio, ma che non induce a pensare subito che anche qui si tratti di alpinismo. Invece è proprio così: diciamo che c’è tanto alpinismo, soprattutto come filo conduttore, ma inquadrato dall’autore in un avvincente racconto autobiografico, ricco di penetranti riflessioni. Il giovane alpinista che l’ha scritto ci parla di come, ancora ragazzino, attirato dalla passione del padre, con il quale ha un rapporto armonioso, con lui inizia a frequentare la montagna e ad apprezzare le soddisfazioni oltre che ad arrampicare su pareti sempre più impegnative. Il tempo trascorre nell’intensità della dedizione allo studio, dove emerge senza faticare, e ancora più all’arrampicata a livelli sempre crescenti. Della montagna si innamora perdutamente, ma non fino al punto di non detestarla quando la trova nella veste crudele che gli strappa l’amato genitore o quando lo sconvolge con una serie di problemi e di rischi che lo avevano esasperato in una difficile ascensione. Sembra che per un po’ la montagna non gli dica più nulla, ma la forza dell’amicizia con altri alpinisti, gli fa presto riaffiorare il primitivo amore. Integrandosi in un prestigioso gruppo alpinistico, che ha intravisto in lui straordinarie potenzialità, riparte con pieno entusiasmo verso i livelli che un tempo gli sembravano inaccessibili. Ora la montagna è tutto per lui, e lo si vede quando, conseguita la laurea in ingegneria a pieni voti, mentre gli viene offerta una carriera lusinghiera e remunerativa, non esita ad optare per l’alpinismo a tempo pieno. Quello che seguiremo d’ora in poi sarà la lunga e rapida rincorsa di Matteo Della Bordella verso le pareti verticali che lui predilige nel suo rapporto con la montagna, che lui rincorre in ogni parte del mondo, rendendosi superbo protagonista di arrampicate impressionanti. Il racconto che ne fa si articola con resoconti e considerazioni, in un discorso scorrevole e avvincente, che certamente ci introduce in un mondo che ci era in certo modo sconosciuto. Ma non possiamo non tener conto che questa è una vera autobiografia, anche se si ferma ai primi 35 anni di questo giovane alpinista che ha scelto di orientare la sua vita su un percorso che avanza molte ed esclusive pretese, e per questo motivo non viene preso comunemente in considerazione. L’appassionante rassegna di tante eccitanti avventure del giovane autore, ora ai vertici dell’alpinismo italiano, su stupende pareti strapiombanti, intende anche esprimere il suo sentimento riconoscente verso la montagna per tutto ciò che gli ha insegnato. Renato Frigerio

Matteo Della Bordella LA VIA MENO BATTUTA - Tutto quello che mi ha insegnato la montagna Rizzoli Milano, Euro 19,00

DONNE E GUIDE ALPINE, DIECI STORIE DAL MONTE BIANCO ALLE DOLOMITI Le Signore delle cime è un volumetto di scorrevole e gradevole lettura, che dischiude un aspetto inesplorato del mondo della montagna al femminile. Del resto Chiara Todesco, la giornalista che lo propone, può brillantemente riuscire nel suo intento, perché lei pure è una donna innamorata della montagna, che frequenta assiduamente e di cui spesso scrive. In questo libro trascura volutamente la notorietà delle grandi star dell’arrampicata per rivolgere l’attenzione a quelle ragazze, più o meno giovani, che amando perdutamente la montagna, ne hanno voluto fare una ragione di vita in una forma meno appariscente, ma molto più impegnativa. Per questo non hanno esitato a mettersi in gioco, senza badare a pregiudizi e a sacrifici di ogni genere, per riuscire a conseguire la qualifica di guida alpina. Con loro è possibile intrattenere quel colloquio franco e sincero che lei si aspetta e le consente di interpellarne dieci, così da offrire un quadro significativo e interessante della loro quotidianità e della loro attività: per ognuna un approccio diverso, con un sottofondo identico, che lascia intravedere quella stessa passione che le anima in ogni circostanza.

Recensioni

Renato Frigerio

Chiara Todesco LE SIGNORE DELLE CIME – Storie di guide alpine al femminile Autopubblicato, 2018


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VITA DI SEZIONE Dedicata ad Antonio Stoppani la biblioteca del CAI Lecco Con l’intento di valorizzare le richieste e le necessità dei soci, grazie al contributo del gruppo BiblioCai, è stato fatto un capillare lavoro di catalogazione che ha permesso di riorganizzare i numerosi volumi, per lo più storici, patrimonio dall’inestimabile valore, di eccezionale interesse, per la rarità e per le dediche degli illustri donatori. Tanti libri dedicati all’alpinismo europeo ed extraeuropeo, che permettono, al lettore più attento, di ricostruire la storia delle imprese passate del CAI e dei Ragni di Lecco, valore aggiunto per le nuove generazioni e modello per l’alpinismo odierno in continua evoluzione. Un buon numero di Manuali del CAI, Guide sull’Escursionismo, Alpinismo su Ghiaccio, Tecniche di Arrampicata, utili manuali per lo Sci di Fondo e per lo Sci Escursionismo, verranno rinnovati grazie all’acquisto e alla donazione di volumi moderni. Inoltre la Biblioteca annovera un buon numero di carte topografiche escursionistiche, riviste e DVD che verranno tutte catalogate e rese disponibili per la consultazione. L’obiettivo per il nuovo anno è quello di creare un’apposita sezione dedicata agli autori locali; un intero scaffale riservato ai libri che raccontano di alpinismo lecchese, un modo che permette di valorizzare il territorio e le tradizioni delle nostre montagne. Tutti i volumi catalogati verranno messi in rete aderendo al progetto BiblioCAI e al Sistema Documentario – CAISIDoc e alla rete Bibliotecaria del territorio Lecchese. Valore aggiunto è stata l’istituzione di una casetta in legno, posizionata all’interno della sezione, per lo scambio di libri di montagna, alla quale già fin da ora tutti i soci potranno accedere; un utile modo per scambiarsi idee, letture, racconti, per socializzare e fare gruppo. Donatella Polvara

LUTTI Negli ultimi mesi ci hanno lasciato: Ivana Zuffo Cesarina Rocchi Beppe Benassè Gianni Panzeri

del Gruppo GEO iscritta al CAI dal 1992, Gruppo GEO del Gruppo GEO socio CAI dal 1974, impegnato su vari fronti nel sociale, per anni assiduo frequentatore delle gite sociali del CAI Lecco e negli ultimi anni dell’attività escursionistica del GEO Giancarlo Valsecchi iscritto al CAI Lecco dal 1957, forte alpinista, colonna portante delle gite sociali e impegnato in varie attività sezionali. Un ricordo scritto dall’amico Annibale Rota nella sezione Sentieri e Parole. Ai famigliari delle persone scomparse l’abbraccio affettuoso di tutta la sezione


NOTIZIE IN BREVE Concerto di Natale 2019 Venerdì 19 dicembre, presso l’auditorium della Casa dell’Economia di Lecco, si è svolto il tradizionale concerto di Natale organizzato dal CAI Lecco con la partecipazione del Coro Alpino Lecchese e del Coro Grigna. Nell’atmosfera speciale creata dai canti di Natale e di montagna si è svolta la premiazione dei soci cinquantennali, sessantennali e settantennali. Uno di loro, tesserato da 70 anni e residente a Milano, ha ricordato in un commovente intervento gli anni giovanili dedicati alla frequentazione delle montagne lecchesi, testimoniando un forte senso di appartenenza al sodalizio e l’attaccamento a luoghi e persone che gli sono rimasti nel cuore nonostante la vita l’abbia portato altrove.

Un’esecuzione congiunta del Coro alpino lecchese e del Coro Grigna. Foto di Emilio Aldeghi

Nell’ambito della serata si è svolto il consueto momento di solidarietà con l’Associazione Amici di Lorenzo onlus che opera nella memoria dell’alpinista lecchese Lorenzo Mazzoleni caduto nella discesa dalla vetta del K2 il 29 luglio 1996: una raccolta fondi destinata al presidio medico di Askòle (nord-est del Pakistan, ultimo villaggio sul percorso verso il K2), che fornisce assistenza ed educazione sanitaria alle popolazioni Baltì. La serata si è conclusa con gli auguri di Natale, panettone e vin brulé per tutti.

Le polizze assicurative per le sezioni, per i gestori e per gli ispettori dei rifugi Sabato 15 gennaio, a Lecco presso l’auditorium del palazzo delle Paure, si è svolto il quarto corso di formazione organizzato dalla Commissione Regionale Lombarda Rifugi e Opere alpine, dedicato al tema di grande attualità delle assicurazioni. Docenti : Giancarlo Spagna, CAI Ivrea, consulente assicurativo sede centrale; Laura Colombo, CAI Olgiate Olona, Vice presidente CAI Lombardia. Temi trattati: i destinatari delle polizze; cosa offre il CAI alle sezioni; altre assicurazioni utili; cosa è opportuno che le sezioni chiedano ai gestori; cosa offre il CAI agli ispettori; problemi aperti come l’autogestione o la gestione di un rifugio di proprietà di altri. La partecipazione è stata numerosa non solo dalla Lombardia (registrate presenze fin dall’Abruzzo) e la discussione vivace con molte domande da parte degli ascoltatori. Palazzo delle paure, Lecco


NOTIZIE IN BREVE Parole al rifugio “Parole al rifugio” è il titolo di una recente iniziativa del CAI Lecco che periodicamente propone la presentazione di un libro di montagna in un rifugio del territorio. Il primo incontro si era svolto alla capanna Stoppani il 20 ottobre 2019, in occasione della castagnata, ospite Alberto Benini con il suo libro Casimiro Ferrari. L’ultimo re della Patagonia. Domenica 26 gennaio presso il rifugio Porta ai Piani Resinelli, è stata la volta di Fulvio Aurora (ex gestore dello storico rifugio Brioschi in vetta alla Grigna di proprietà del CAI Milano), che ha parlato del suo libro 20 anni in Grigna: cenni di storia, immagini, aneddoti , ricordi di persone che hanno avuto un ruolo significativo nella vita del rifugio e che non ci sono più, emozioni di un’esperienza non così comune da capanat di lungo corso. Il tutto si è svolto in un clima di amicizia, con vari interventi da parte del pubblico. Apprezzate le testimonianze degli amici di Fulvio, Danilo Aluvisetti, attualmente co-gestore del rifugio Sassi – Castelli ai Piani di Artavaggio, e Franco Chiarini, gestore del Brioschi dal 1987 al 1991. Carlo Lucioni, past president del CAI Milano e della Commissione rifugi Lombardia, ricordando il suo legame con la storica struttura iniziato ai tempi della sua infanzia e rinforzato dal compito di ispettore da lui svolto per vari anni, ha infine richiamato le complesse problematiche organizzative ed economiche che le sezioni CAI devono affrontare per la gestione e la manutenzione dei rifugi di loro proprietà. L’incontro si è concluso in allegria con un ottimo pranzo per tutti.

Nelle immagini dell’alto: i primi arrivati attendono l’inizio della presentazione davanti al rifugio Porta; Al termine della presentazione Donatella Polvara con Fulvio Aurora a destra e Enrico Spreafico a sinistra. Foto di Adriana Baruffini


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Per ottenere gli sconti indicati è necessario esibire la tessera del CAI Lecco regolarmente rinnovata. Possono usufruire delle convenzioni anche i soci delle sottosezioni del CAI Lecco: CAI Barzio, CAI Ballabio, Strada Storta.

Vita di Sezione

NB: Per le società commerciali o aziende che volessero attivare iniziative di promozione o sponsorizzazione con il CAI Lecco telefonare allo 0341-363588 (orari apertura sede) o al 3393216291 oppure scrivere un’email a sezione@cai.lecco.it.


INFORMAZIONI DALLA SEGRETERIA - TESSERAMENTO QUOTE SOCIALI 2019

AGEVOLAZIONI E BENEFICI PER I SOCI

Le quote sociali per il 2020 sono le seguenti: Socio Ordinario Socio Ordinario* (nati dal 1995 al 2002)

Socio Familiare** Socio Giovane***

(nati nel 2003 e anni seguenti)

Socio Vitalizio Tessera per i nuovi Soci Duplicato Tessera

€46,00 €24,00 €24,00 €16,00 €20,00 € 5,00 € 2,00

*Al Socio ordinario di età compresa tra i 18 e i 25 anni viene applicata automaticamente la quota dei soci familiari. Tale Socio godrà di tutti i diritti del socio ordinario. ** Possono essere soci familiari solo i residenti al medesimo indirizzo del socio ordinario di riferimento. ***Socio giovane: a partire dal secondo figlio giovane in poi, il socio giovane verserà la quota di € 9,00. Si precisa che per poter usufruire dell’agevolazione prevista, il socio giovane dovrà avere un socio ordinario di riferimento (capo nucleo) in regola con il tesseramento dell’anno in corso ed appartenere ad un nucleo familiare con due o più figli giovani iscritti alla Sezione.

Agli associati è garantita la copertura assicurativa per infortuni che si verifichino nell’ambito di iniziative organizzate dal Sodalizio, ivi compresi i corsi e le scuole, oltre alla copertura assicurativa del Soccorso Alpino per attività sia sociali che personali. - I soci possono essere assicurati per gli infortuni in attività personale richiedendo la copertura assicurativa presso la sezione di appartenenza. - Il socio ordinario riceverà al proprio domicilio la rivista mensile del Cai “Montagne 360” e la rivista quadrimestrale sezionale ”CAI Lecco 1874”. - Tutti gli associati, con la presentazione della tessera riportante il bollino relativo all’anno in corso potranno usufruire degli sconti previsti dalle convenzioni indicate nell’apposito riquadro. - Tutti gli associati potranno usufruire gratuitamente dei servizi offerti dalla sezione: accesso alla documentazione presente nella biblioteca sezionale, utilizzo di internet, lettura dei periodici e delle riviste presenti in sede. - Tutti gli associati otterranno sconti sull’acquisto di libri o pubblicazioni del CAI.

Ricordiamo che a partire dal 1 novembre 2019 si è aperto il tesseramento 2020. Per non perdere i benefici dell’iscrizione al CAI il rinnovo deve essere effettuato entro il 31 marzo 2020. Qualora l’iscrizione non fossa ancora stata rinnovata, si prega di procedere con il rinnovo quanto prima passando in segreteria o con bonifico bancario (come da istruzioni riportate sul sito www.cai.lecco.it).

IL RINNOVO DELLA TESSERA PUÒ ESSERE EFFETTUATO:

In sede: Tutti i martedì non festivi dalle ore 20:30 alle 22:00. Tutti i venerdì non festivi dalle ore 18:00 alle 20:00 Dall’11/01 al 28/03 compresi, anche tutti i sabati non festivi dalle 15.00 alle 17.00 In alternativa, il pagamento potrà essere effettuato a mezzo: a) Bollettino c/c Postale n. 12049227 intestato a C.A.I. Sezione di Lecco. b) BANCA POPOLARE DI SONDRIO, Agenzia di Piazza XX Settembre a Lecco, sul conto corrente intestato a C.A.I. Sezione di Lecco IBAN IT07 J056 9622 9020 0000 2154 X06. Il pagamento tramite Bonifico Bancario o Bollettino di c/c Postale prevede un contributo, per socio o per nucleo familiare, di € 2,00 per spese postali (Esempi - Singolo socio: quota + 2,00€ - Nucleo Familiare: somma delle quote + 2,00€). Il bollino verrà spedito per posta al domicilio del socio.

DIMISSIONI E MOROSITA’ Il socio può dimettersi dal Club Alpino Italiano in qualsiasi momento; le dimissioni devono essere presentate per iscritto al Consiglio Direttivo della Sezione, sono irrevocabili ed hanno effetto immediato, senza restituzione dei ratei della quota sociale versata. Il socio è considerato moroso se non rinnova la propria adesione versando la quota associativa annuale entro il 31 marzo di ciascun anno sociale; l’accertamento della morosità è di competenza del Consiglio Direttivo della Sezione; non si può riacquistare la qualifica di socio, mantenendo l’anzianità di adesione, se non previo pagamento alla Sezione alla quale si era iscritti delle quote associative annuali arretrate. Il socio di cui sia stata accertata la morosità perde tutti i diritti spettanti ai soci.

CALENDARIO CHIUSURA SEDE La sede resterà chiusa venerdì 10 aprile per le festività pasquali. Gli orari di apertura della segreteria potrebbero variare nei giorni compresi tra il 9 e il 24 maggio per gli eventi di Monti Sorgenti.

Vita di Sezione



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