Mediterraneo nella Cartografia Ottomana (Piri Reis)

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Vito Salierno

Il Mediterraneo nella cartografia ottomana (coste, porti, isole)

Capone Editore


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Capone Editore

Via prov.le Lecce-Cavallino, Km 1,250 73100 LECCE Tel. 0832.611877 (anche fax) Mail to: info@caponeditore.it On line: www.caponeditore.it www.myspace.com/caponeditore

© Copyright 2010 - Tutte le foto appartengono all’archivio della Casa Editrice ISBN 978-88-8349-133-7 Stampa: Tiemme, Manduria, giugno 2010

Ringraziamenti dell’autore... Desidero rivolgere un cordiale grazie a tutti i colleghi che mi hanno aiutato nelle non facili ricerche bibliografiche, qui menzionati in ordine alfabetico: Maria Teresa Calderazzi, Bari (Italia), Lorenzo Capone, Lecce (Italia), Joseph Geraci, Merrifield (USA), Carmine Greco, Sternatìa (Italia), M. Ahrar Hindi, Dhanbad (India), Christiane Imbert, Carpentras (Francia), Dimitris Loupis, Athens (Grecia), Aslam Mahmood, Lucknow (India), Axel Monte, München (Germania), Mario Rossello, Parma (Italia), Maria Adriana Stama, Venezia (Italia); Thomas Stemmer, Sevilla (Spagna), Angela Turri, Milano (Italia), Burzine Waghmar, London (U.K.). E alle seguenti biblioteche: Bibliothèque Inguimbertine, Carpentras; School of Oriental and African Studies, London; Biblioteca Nazionale Braidense, Milano; Biblioteca Comunale, Milano; Bayerische Staatsbibliothek, München; Biblioteca Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Studi Eurasiatici, Venezia; Biblioteca dell’Università degli Studi, Milano; Smithsonian Libraries, Washington. ... e dell’editore Nel momento in cui mandiamo in libreria questa pubblicazione, non possiamo non ringraziare Antonio Ventura che, alcuni anni addietro, curò, per nostro conto, i volumi sulla cartografia alla corte di Solimano il Magnifico con tutte le tavole di Piri Reis dell’edizione 1525 riguardanti l’Italia; e il Walters Art Museum di Baltimora (wam), Stati Uniti, per aver concesso liberalmente la riproduzione di varie mappe dal ms. W.658 del Kitab-i Bahriye di Piri Reis.


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La cartografia ottomana Ariademo Barbarossa in un dipinto.

Nella pagina precedente: La carta dell’America di Piri Reis.

Sino alla battaglia di Lepanto (7 ottobre 1571) la flotta turca ebbe un controllo quasi assoluto del Mediterraneo con il sostegno, più o meno ufficiale, dei grandi corsari barbareschi, i più importanti dei quali erano o erano stati signori [bey] delle città di Barberia, cioè Tripoli, Tunisi, Algeri, l’isola di Jerba: vassalli della Sublime Porta, i bey versavano al sultano una parte dei bottini di guerra da corsa, diventando spesso ammiragli [qapudan] della flotta turca. Fu verso la fine del XVI secolo che i sultani decisero di affidare il governo degli Stati barbareschi a pascià di loro nomina e destinati, in teoria, a rimanere in carica per tre anni: con il tempo, i legami tra gli Stati del Maghreb e la Sublime Porta si allentarono e la carica di pascià servì solo per accumulare ricchezze a titolo personale, rifacendosi così delle spese sostenute per ottenere l’investitura. In seguito, il potere passò di volta in volta nelle mani del dey, il capo della milizia, o del bey, il capo delle truppe incaricate della riscossione dei tributi e del controllo delle

tribù. I grandi corsari rispondevano a nomi noti: Kemal Rais, il Camalicchio delle cronache popolari, che da corsaro indipendente passò al servizio dell’impero ottomano diventandone ammiraglio nel 1499; e suo nipote Piri Reis, il celebre cartografo, di cui parleremo in dettaglio in seguito, anch’egli ammiraglio turco. Altri furono Qa’id ‘Ali, detto Gaddalì, famoso per aver catturato nel 1518 Paolo Vettori, ammiraglio delle galere di Papa Leone X, che dovette pagare un forte riscatto per la liberazione; Khair ad-Din, il “Barbarossa” (m.1546), il più abile e temuto corsaro di tutti i tempi, fondatore della potenza di Algeri, e il suo allievo Turghut Rais (m.1565), il Dragut tristemente noto lungo le coste pugliesi; il rinnegato calabrese Dionigi Galeni, conosciuto come ‘Uluj ‘Ali, ovvero Luccialì o Occhialì (m.1587), che da novizio francescano diventò il braccio destro di Dragut, prese parte alla battaglia di Lepanto e terminò la sua carriera come qapudan della marina turca; il veneziano (Venedikli) Andrea Celeste 21


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L’Adriatico (wam 208a), che è indicato nella didascalia (in alto a destra) come Golfo di Venezia (Venedik Korfezinde). Si notano (da nord, lungo la costa italiana), Venezia (1), le foci del Po (2), Cesenatico (3), Pesaro (4), Senigallia (5), Ancona (6), Recanati (7), Lanciano (8), Vasto (9), Lago di Varano (10), Manfredonia (11), Barletta (12), Molfetta (13), Bari (14), Brindisi (15), Lecce (16), Otranto (17), Capo Santa Maria (18), Gallipoli (19). Da nord, Muggia (20), le isole lungo la costa dalmata, e a sud, Corfù (21).

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(m.1591), che, catturato giovinetto da Dragut, prese il nome di Hasan, diventò pascià di Algeri e di Tripoli di Barberia, quindi ammiraglio della flotta ottomana; e infine, nel XVII secolo, per non citare che il più noto, il rinnegato ligure Osta Murad, che nel 1615 diventò comandante della flotta tunisina e nel 1637 dey di Tunisi, trasmettendo il potere al figlio Mohammed, e dando così inizio alla dinastia dei Muraditi che regnò sino ai primi del Settecento. Abbiamo tralasciato i corsari del Marocco per due motivi: erano fuori del raggio di controllo degli Ottomani e operavano lungo le coste atlantiche, spingendosi raramente nel Mediterraneo. 22

Tutti questi corsari avevano una conoscenza precisa e dettagliata delle coste e dei porti del Mediterraneo grazie all’esperienza personale e ai portolani nati anche dalle loro informazioni. Come già accennato, il regno di Solimano fu caratterizzato da un rigoglio di quegli studi storiografici già avviati nei primi tempi dell’impero ottomano con la creazione da parte di Maometto II della carica di shahnameci [storico ufficiale] allo scopo precipuo di narrare le vite e i successi dei sultani. Ai pittori della Cema’at-i Nakkashan fu devoluto il compito di documentare queste storie scritte con dovizia di particolari: racconti passati e


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La Corsica in due differenti rappresentazioni. Nella mappa di destra (wam 229a), al centro, l’indicazione Isola di Corsica (1), e (da nord a sud, in senso orario) Cap Corse (2), Aléria (3), Porto Vecchio (4), Porto (5), l’Ile-Rousse (6), che nella carta è chiamata Ile d’oro e non è sulla terraferma.

presenti della dinastia ottomana, biografie dei singoli sultani, descrizioni di campagne militari e di eventi politici; di particolare importanza fra tutte le storie fu il Süleymanname,6 che va dagli avvenimenti del settembre 1520, quando il sultano riceve la notizia della morte del padre, alla decapitazione di Kara Ahmed Pasha nel settembre 1555. L’attività illustrativa del periodo si estese agli studi geografici e marittimi di viaggiatori, marinai, comandanti navali. Sono una trentina i manoscritti illustrati composti tra il 1537 ed il 1630, oggi esistenti: miniaturisti dalla Persia e dall’Asia centrale furono chiamati a Istanbul per lavorare negli atelier di corte, dando vita, assieme ad artisti locali, ad una scuola miniaturistica, che includeva non solo illustrazioni relative al contenuto dei libri ma anche vedute di città, talvolta poco realistiche talvolta di una grande precisione nel disegno e nei dettagli. L’apogeo fu raggiunto durante i regni di Murad III (1574-

1595) e di Mehmed III (1595-1603), quando lo shahnameci del tempo, Luqman ibn Sayyid Husain, fu in grado di sfruttare vedute e stampe occidentali molto vicine alla realtà. Il più noto cartografo ottomano fu Piri Reis, nipote del qapudan Kemal Rais, con il quale navigò nel Mediterraneo nella guerra di corsa; in seguito, Piri Reis svolse quest’attività in proprio come comandante della flotta del sultano. Il padre di Piri Reis, Mehmed Reis, si era trasferito verso il 1470 da Karaman, un emirato a sud di Konya passato agli Ottomani verso il 1466-67, a Gallipoli [Gelibolu], sui Dardanelli: lì nacque, in data imprecisata, forse nel 1470, Muhyiddin Piri, che morì di morte violenta al Cairo nel 1554. Non molte sono le notizie biografiche note: nipote per parte di padre (secondo alcune fonti, di madre) dell’ammiraglio Kemal Rais, fu da questi istruito nelle arti marinaresche. Con lui, che dal 1481 si era stabilito nell’isola di Jerba, Piri Reis percorse da corsaro le coste 23


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Mappa dell’area ovest dell’isola di Thasos (Taşöz) e la penisola di Ayion Oros - Penisola calcidica (wam 49a). L’isola, ora greca, fu in possesso dei Turchi dal 1450 al 1912. Ad ovest, la più orientale delle tre penisole terminali della Calcidica, unita alla terraferma da un sottile istmo: sulla punta, il Monte Athos, sede di celebri monasteri bizantini.

del Mediterraneo combattendo contro Veneziani e Genovesi: durante quest’attività vide e studiò porti e coste, di cui eseguì numerosi schizzi e disegni, annotando tutto quanto gli sembrasse degno di interesse. Verso il 1486 visitò le città della costa spagnola e algerina e per sei anni effettuò numerosi viaggi per mare, trasportando musulmani dalla Spagna in Africa settentrionale. Nel 1485 lo zio entrò al servizio della marina ottomana e nel 1499, entrambi Kemal Rais e Piri Reis furono nominati ammiragli della Sublime Porta: combatterono a Lepanto nel 1500, catturarono nei pressi di Valencia sette galeoni spagnoli di ri24

torno dal Nuovo Mondo nel 1501. Nel 1511, durante le lotte con Venezia, lo zio cadde in combattimento: addolorato, Piri Reis si ritirò a Gallipoli per dedicarsi al lavoro di riordino cartografico. Nel 1517 fu richiamato in servizio dal sultano Selim I in occasione della campagna di Egitto e poi dal figlio di questi, Solimano, all’assedio di Rodi nel 1522. Per trent’anni Piri Reis ebbe il comando della flotta egiziana, navigando nel Mar Rosso, nel Golfo Persico e nell’Oceano Indiano. Il suo attacco alla fortezza portoghese di Ormuz non ebbe successo: richiamato in Egitto con l’accusa di corruzione, fu condannato a


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L’isola di Cos (wam 95a), la seconda per grandezza dopo Rodi, non lontana dalla costa dell’Asia Minore: si notano il castello (1) del ‘400, denominato in turco Qal’e Istankoy, e all’altra estremità il porto di Kefalos (2).

morte nel 1554. Non sono chiare le ragioni della sua caduta dopo una vita spesa al servizio della Sublime Porta: si disse che aveva accettato denaro per togliere l’assedio o che, accerchiato dalla flotta portoghese, aveva abbandonato la sua flotta per salvare le tre navi sulle quali c’era l’immenso tesoro personale accumulato nei lunghi anni trascorsi in quelle zone. Nel 1929 il nome di Piri Reis, sino ad allora noto negli ambienti cartografici solo per il suo Kitab-i Bahriyye (Il libro del mare), si diffuse in tutto il mondo: durante i lavori di ristrutturazione del palazzo di Topkapi, il direttore dei Musei Nazionali della Turchia scoprì una carta delle coste atlantiche disegnata e annotata da Piri Reis nel marzoaprile 1513 (nel mese di muharram 919 égira) a Gallipoli. Pur incompleta – ci rimangono le

coste occidentali dell’Europa e dell’Africa e le coste orientali dell’America centrale meridionale – questa mappa del mondo è di estremo interesse: si basa, secondo la lunga didascalia redatta da Piri Reis, su una mappa perduta di Colombo,7 su una trentina di carte e mappamondi precedenti e sulle informazioni avute da uno schiavo spagnolo che aveva preso parte ai tre viaggi di Colombo nel Nuovo Mondo.8 La carta del mondo fu presentata al sultano Selim I al Cairo nel 1517: secondo alcuni studiosi è probabile che la parte mancante, quella orientale, sia stata staccata dal sultano che aveva intenzione di conquistare la Cina e sia stata conservata altrove oppure sia andata effettivamente perduta. L’interesse della carta di Piri Reis è notevole, anche se il racconto dello schiavo pre25


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senta alcuni punti oscuri: come ha fatto uno schiavo ad avere una carta che Colombo custodiva gelosamente? aveva questi effettivamente partecipato ai tre viaggi di Colombo? o non potrebbe Piri Reis aver voluto nascondere la provenienza della carta, forse frutto di un bottino della battaglia navale presso Valencia nel 1501, inventando un racconto ad hoc? Non dimentichiamo che agli inizi del Cinquecento il lavoro cartografico in Spagna era un’attività segreta avvolta nel mistero: lo era stata dai Fenici sino a Bisanzio. Nel 1503 il re di Spagna aveva istituito a Siviglia la cosiddetta Casa para la Contratación y Negociación de las Indias, un servizio che riguardava le missioni di scoperta, le colonie ed il relativo commercio: la sezione cartografica creata nel 1508 ebbe per direttori Amerigo Vespucci (1508-1512), Juan Díaz de Solis (1512-1516) e Sebastiano Caboto (1518-1548), responsabili dell’esattezza delle carte. Ogni carta ivi prodotta era considerata segreta (sigilo) e seguiva la nave durante il viaggio. Anche in Portogallo fu creato un servizio analogo a Lisbona, la Casa da India. Lo studioso che per primo descrisse la carta americana di Piri Reis, Paul Kahle, ne parlò all’inizio come di “impronte colombiane in una carta turca del 1513”,9 anche se successivamente intitolò il suo lavoro come “la scomparsa carta di Colombo del 1498 in un mappamondo turco del 1513”.10 Oltre ad illustrazioni e commenti, questa mappa riporta rose dei venti e scale di distanze nautiche; non è solo un documento cartografico ma anche una deliziosa opera d’arte: navi in mare aperto e ancorate nei porti, montagne, fiumi, fortezze, animali esotici e strani. Vi è anche una divertente vignetta raffigurante una nave al largo di un’isola nell’oceano: i marinai, sbarcati, vi

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hanno acceso un fuoco, ma ecco che ad un tratto l’isola si muove – si trattava di una balena che, al calore, si immerse gettando in acqua i malcapitati.11 Più note e più diffuse erano invece le carte del Mediterraneo. I centri più importanti furono Roma, agli inizi, poi Firenze e Venezia: quest’ultima città fu la più attiva nei secoli XIV-XVI, avendo a sua disposizione molti scriptoria dove si copiavano codici della cultura classica, ora impegnati anche a copiare mappe cartografiche. Il mercante veneziano che viaggiava nel Mediterraneo e nel Mar Nero aveva bisogno di portolani che gli fornissero non solo una guida nella navigazione ma anche quelle notizie pratiche necessarie al commercio, quali informazioni riguardanti le varie piazze mercantili, come tipo di merci di scambio, pesi, misure, monete, procedure per l’importazione e l’esportazione, metalli preziosi, calendari, punti di orientamento e simili. In pratica gli isolari svolgevano sul mare la stessa funzione delle guide postali nei viaggi di terraferma; e, come tutti i lavori di compilazione, erano un’opera collettiva anonima, salvo i pochi casi in cui si conoscono i nomi dei curatori. Al limite, possiamo parlare di scuole, se le consideriamo sotto il profilo estetico: le carte di scuola spagnola sono più decorate, con colori vividi e spazi pieni; quelle di scuola italiana sono più semplici, meno colorate, con spazi vuoti. Tra le carte nautiche più note dell’Europa nel XV secolo va ricordata quella realizzata a Genova nel 1461 da Grazioso Benincasa di Ancona: accurata è la delineazione costiera, ricca di toponimi, mentre sono pochi i nomi delle località interne, a dimostrazione dell’interesse per la navigazione più che per la geografia in genere.


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Indice Introduzione

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L’epoca di Solimano il Magnifico

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La cartografia pre-ottomana: le fonti

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La cartografia ottomana

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L’Italia nel Kitab-ï Bahriyye

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La cosiddetta mappa di Hajji Ahmed

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Il Mediterraneo occidentale nel Kitab-ï Bahriyye

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Le coste del Maghreb nel Kitab-ï Bahriyye

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Le coste greche e turche nel Kitab-ï Bahriyye

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La cartografia ottomana dopo Piri Reis

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Note

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Bibliografia generale

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In libreria Di Vito Salierno, Capone Editore Le città del Mediterraneo nella cartografia ottomana Esce in questi giorni nelle principali librerie italiane con molte vedute a colori di città costiere che vedono la luce per la prima volta al mondo, Il Mediterraneo nella cartografia ottomana (coste, porti, isole negli atlanti di Piri Reis), l’ultimo lavoro di Vito Salierno pubblicato da Capone Editore di Lecce. Il Libro: La cartografia islamica del Mediterraneo non è mai stata studiata nel suo complesso, anche se sono stati pubblicati molti importanti saggi e articoli, in particolare su mappe singole e sugli atlanti compilati da Piri Reis, l’ammiraglio della flotta ottomana nel Cinquecento, che fu autore di due versioni del Kitab-ï Bahriyye [Il libro del mare], copiato ampiamente per tutto il XVII secolo. Il libro, di derivazione dagli isolari italiani, era rivolto all’uomo di mare nella sua prima versione, al collezionista e al bibliofilo nella sua seconda versione: di qui il successo dei molti manoscritti, decine dei quali si conservano tuttora. L’analisi della cartografia islamica va dalla Geografia di Tolomeo, le mappe di Ibn Idrisi e le esistenti carte medievali sino all’opera di Piri Reis e dei suoi successori quali Nasuh Matrakçi, Seyyid Nuh, Katib Çelebi, e i cosiddetti atlanti di Hümayun e ‘Ali Macar. Ampio spazio è stato dedicato alle descrizioni delle mappe di Piri Reis: coste, porti, isole dell’Italia, Francia, Spagna, paesi del Maghreb, Egitto, Grecia, Turchia, e isole principali nel Mediterraneo. The Islamic Cartography of the Mediterranean has never been studied on its whole complex, even though many qualified essays and articles have been published, in particular on single maps and on the atlases compiled by Piri Reis, the 16th c. admiral of the Ottoman fleet, who was the author of two versions of the Kitab-ï Bahriyye [The Book of the Sea], which was copied extensively in the 17th century. This book, closely derived from Italian isolari, was directed to the mariner in its first version, to the collector and book amateur in its second version: hence the success of the many manuscripts, tens of which are still extant. The analysis of the Islamic cartography goes from Tolomeus’ Geography, the maps of Ibn Idrisi and the extant Middle-age charts to the work by Piri Reis and his followers such as Nasuh Matrakçi, Seyyid Nuh, Katib Çelebi, and the so-called Hümayun’s and ‘Ali Macar’s atlases. Much space has been devoted to the descriptions of the maps by Piri Reis: coasts, ports, isles of Italy, France, Spain, the Maghreb countries, Egypt, Greece, Turkey, and the main isles in the Mediterranean. L’Autore: VITO SALIERNO lavora da sempre nel campo della storia moderna e delle letterature comparate, con particolare riguardo a D’Annunzio, Tagore e Iqbal. Tra i suoi lavori storici più noti citiamo L’India degli dèi (1986), D’Annunzio e Mussolini (1988), Roma 1870 (1992), D’Annunzio e i Savoia (2006). Nel campo della letteratura ha curato le edizioni delle lettere di D’Annunzio a Margherita Besozzi (2001), a Nietta Cassinari (2005) e a Barbara Leoni (2008); ha tradotto del poeta bengalese e premio Nobel Rabindranath Tagore il Gitanjali e Luna Crescente (1990) e del poeta-vate della nazione pakistana Muhammad Iqbal il Richiamo della carovana (2010).


Nel campo specialistico dell’islamistica, ha pubblicato nel 1963 un’Antologia della poesia urdu, nel 1972 un saggio storico-letterario Pakistan dal deserto alla vita, nel 2000 un saggio su I Musulmani in Puglia e in Basilicata, nel 2001 il romanzo La sultana, nel 2002 un saggio sulle Iscrizioni pseudocufiche in Puglia e Basilicata, nel 2004 un saggio Iqbal and Italy. Con la Capone Editore ha pubblicato nel 2006 I Musulmani in Italia - secoli IX-XIX, nel 2007 ‘Iraq dai Sumeri a Saddam Husein, nel 2009 Alla riscoperta della Magna Grecia, e nel 2008 ha curato l’edizione di Yèmen, un viaggio a Sanâa nel 1877 di Renzo Manzoni. Indice del volume: Introduzione; L’epoca di Solimano il Magnifico; La cartografia pre-ottomana: le fonti; La cartografia ottomana; L’Italia nel Kitab-ï Bahriyye; La cosiddetta mappa di Hajji Ahmed; Il Mediterraneo occidentale nel Kitab-ï Bahriyye; Le coste del Maghreb nel Kitab-ï Bahriyye; Le coste greche e turche nel Kitab-ï Bahriyye; La cartografia ottomana dopo Piri Reis; Note; Bibliografia generale. Indice di alcune località italiane raffigurate nel libro (molte vedute vengono pubblicate per la prima volta al mondo): Adriatico con le città lungo la costa italiana: Venezia, le foci del Po, Cesenatico, Pesaro, Senigallia, Ancona, Recanati, Lanciano, Vasto, Lago di Varano, Manfredonia, Barletta, Molfetta, Bari, Brindisi, Lecce, Otranto, Capo Santa Maria, Gallipoli. Da nord, Muggia, le isole lungo la costa dalmata; Agrigento; Ancona con la sua fortezza. Si notano il porto detto Liman Anqona, la chiesa di Santa Maria di Portonovo o la Badia di S. Pietro che nella mappa è indicata come San Clemente (Santa ki Manto), il monte Conero e il borgo di stirolo; Aspromonte; Bari; Brindisi con le torri all’ingresso del porto dette burj; Calabria; Capo San Vito con l’omonimo santuario e il convento dei Cappuccini; Capo Bruzzano; Capo dell’Arme con le torri omonime; Capo delle Colonne e quelli di Cimiti e di Rizzuto; Capo Passero; Capo Spartivento; Capo Vaticano; Catanzaro; Catona; Costa abruzzese con la città di Ortona e i borghi di Francavilla, di San Vito e le rispettive torri di guardia. Nell’interno le città di Chieti, di Lanciano; Costa calabrese compresa tra Capo Trionto e Punta Alice con la città di Rossano, i borghi di Crosia e di Calopezzati e la città di Cariati. Le torri corrispondono a quelle di Trionto, di Santa Tecla; Costa laziale con Gaeta, di fronte l’isola di Ponza, quindi Terracina, la città di Roma, e infine Civitavecchia; Costa marchigiana. Il fiume Foglia, le città di Pesaro e di Fano, il ponte di pietra sul fiume Metauro; Costa tirrenica; Crotone con la sua fortezza, il capo delle Colonne, Capo Bianco; di Fiumenicà, di Punta Alice di Primaro. La contrada di Cordigoro, la città di Comacchio all’interno delle valli omonime; Dino (Isola); Egadi; Eolie; Ferrara, il monastero di San Giorgio ed il borgo omonimo; Gallipoli; Giovinazzo; Golfo di Genova con le isole di Capraia e Gorgona, la città di Piombino, La Spezia, la città di Genova, e infine Savona; Golfo di Squillace e Punta Stilo con le città omonime; Il fiume Metauro, confine tra Stato della Chiesa e Ducato di Urbino, la città di Senigallia lambita dal fiume Misa, la rocca di Fiumesino presso il corso d’acqua omonimo; Il versante meridionale del Gargano indicato nella mappa come “Regione di Puglia” o Vilayet-i Puliye: da est a ovest, un monastero, il borgo di Mattinata, capo Sant’Angelo, la città di Manfredonia, la foce dell’Ofanto con le due torri di guardia e la città di Barletta; Isola di Sant’Andrea; Le Castella protesa nel mare; Lecce; Licata; Mantova; Mazara;Messina; Milazzo; Mola; Monopoli; Otranto; Palermo; Palizzi; Penisola salentina con Lecce, scalo di Lecce, porto di Lecce, Roca Vecchia, Otranto, Capo Santa Maria di Leuca, Tricase, Gallipoli; Penisola sorrentina e il golfo di Napoli: (da est a ovest) Capo Licosa, la città di Salerno, l’isola di Capri, i borghi di Vico e Castellammare, la città di Napoli, e l’isola di Ischia; Po e le rispettive foci: porto Fornaci, di Goro, dell’Abate, di Volana, di Magnavacca; Policastro; Reggio Calabria fronteggiata da quella di Messina; Sardegna; Scalea; Sciacca; Scicli; Sicilia; Sicilia nord-orientale; Siracusa; Stromboli; Taormina; Taranto con le isole Cheradi che chiudono il mar Grande; Termoli; Trapani; Trieste; Tropea; Urbino; Vasto; Venezia. Indicazioni bibliografiche e caratteristiche tecniche: Vito Salierno, Il Mediterraneo nella cartografia ottomana (coste, porti, isole negli atlanti di Piri Reis), Capone Editore, Lecce 2010. Formato 21x29,7 cm, cartonato con sovraccoperta, a colori, pagine 112, € 35,00. Info e ordini: 0832611877 (telefono e fax) – info@caponeditore.it – caponeeditore@libero.it


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