Reggia di Caserta (GUIOTTO):Layout 1 11/03/11 12.00 Pagina 64
Introduzione
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Breve storia della Reggia
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Il Palazzo Ingresso e vestibolo inferiore La Cappella palatina Il Teatro di corte Le anticamere L’appartamento nuovo o dell’Ottocento L’Appartamento vecchio o del Settecento L’appartamento di Ferdinando I L’appartamento della regina La Sala del Presepe La Biblioteca Palatina La Pinacoteca
Il parco Il Giardino inglese
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Gianluigi Guiotto
La Reggia di Caserta
Capone Editore
Capone Editore Via prov.le Lecce-Cavallino, Km 1,250 73100 LECCE Tel. e fax 0832.611877 Mail to: info@caponeditore.it on line: www.caponeditore.it • www.myspace.com/caponeditore ISBN 9788883491238 Tutte le foto appartengono all’archivio della Casa Editrice
Stampa: Tiemme - Manduria, giugno 2009
Luigi Vanvitelli, ritratto di Giacinto Diano (olio su tela)
Introduzione
La Reggia di Caserta è uno dei più fastosi e splendidi palazzi che un sovrano abbia fatto costruire. È sufficiente varcare l’ingresso per avere l’immediata impressione di entrare in un palazzo di fiaba. Quando Carlo III di Borbone incaricò l’architetto Luigi Vanvitelli della realizzazione della reggia, il sovrano aveva bene in mente il suo modello: Versailles. I numeri stupiscono già sulla carta: su una pianta rettangolare, il palazzo reale di Caserta copre un’area di 44.000 metri quadrati e s’innalza per 42 metri lungo un fronte di 250 metri, con 1200 stanze illuminate da 1790 finestre. Per costruirlo furono spesi circa 6 milioni di ducati (ai tempi con un ducato si pagava una discreta cena). I milioni di visitatori re-
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stano affascinati dalla sontuosità delle sale di rappresentanza e di ricevimento, quasi tutte tappezzate con seta di San Leucio, ricche di preziose decorazioni, di arazzi, di mobili e specchi, che si snodano lungo ariosi corridoi e passetti, intorno ai quattro grandi cortili. Dall’atrio si entra nelle stanze reali che si suddividono in appartamento vecchio (fine XVIII secolo) e appartamento nuovo (inizio XIX secolo); dalle prime sale degli Alabardieri e delle Guardie del Corpo si giunge nel salone di Alessandro e quindi alla Sala del Trono ed ad una serie di salotti e di stanze arredate da mobili in stile impero. L’ala settecentesca ospita sale di ricevimento con affreschi ispirati alle quattro stagioni, salotti, “boudoir”, riccamente decorati secondo gli stili tardo barocco o rococò. L’affresco della Sala di Alessandro il Grande, la Camera da letto di Francesco II e il suggestivo scalone d’onore (117 gradini, tutti realizzati in un unico blocco di pietra lumachella di Trapani) sono solo alcuni esempi della grandiosità del Palazzo vanvitelliano. A stupire il visitatore contribuiranno poi la varietà di stucchi, ori e marmi della Cappella Palatina e del Teatro di Corte: questo è l’unica parte che Vanvitelli ultimò. Il suo lavoro fu portato avanti dal figlio Carlo.
Breve storia della Reggia
Nella mattina del 20 gennaio 1752 fu posta la prima pietra del palazzo che il trentaseienne Carlo di Borbone, re di Napoli e di Sicilia salito al trono nel 1735, aveva voluto per sfidare in bellezza la parigina Versailles e il viennese Schonbrunn. Il sovrano scelse Caserta perchĂŠ doveva essere fuori da Napoli e lontano dal mare, quindi lontano dalla portata di eventuali nemici arrivati via mare. Quanto al progettista, il re nel 1751 aveva chiesto con insistenza a papa Benedetto XIV di lasciargli reclutare per la monumentale impresa il suo architetto prediletto Luigi Vanvitelli, al secolo Lodewijk van Wittel, figlio del noto pittore olandese italianizzato Gaspar, pioniere del vedutismo settecentesco, in quel periodo impegnato nella preparazione del Giubileo del 1750. E Vanvitelli
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presentò un progetto che raccolse l’approvazione entusiasta del re e della regina, Maria Amalia di Sassonia, che scelse personalmente stoffe e decori. La costruzione del palazzo superbamente classicheggiante, del giardino e della nuova città impegnò Vanvitelli per oltre 20 anni; il programma dei lavori, infatti, subì enormi ritardi rispetto ai 10 anni previsti, a causa di varie vicende che si verificarono nel corso degli anni: nel 1759 Carlo lasciò Napoli per la Spagna e ciò rallentò i lavori e spense un po’ l’entusiasmo di Vanvitelli; nel 1764 vi fu una sosta forzata a causa della carestia e dell’epidemia che ne seguì. Infine, il geniale architetto morì nel 1773 e non poté vedere completato il suo capolavoro: i lavori furono proseguiti dal figlio Carlo che li portò a termine nel 1870, senza però poter rispettare esattamente il progetto paterno. La Reggia conobbe tre grandi periodi: il primo nel ‘700, con il re Carlo VII di Borbone, diventato poi re di Spagna, e Ferdinando IV; alla morte del re di Spagna, nel 1756, Carlo fu incoronato re di Spagna e lasciò sul trono del regno di Napoli e Sicilia il suo terzogenito di 8 anni, Ferdinando IV appunto. Durante il regno di Ferdinando IV la reggia ospitava la corte in primavera e in estate ed era spesso teatro di feste, ricevimenti e battute di caccia; di-
I numeri della Reggia di Caserta 2 milioni i metri cubi del Palazzo 61.000 i metri quadrati della Reggia 42 metri: l’altezza del palazzo 2700 gli operai impiegati 300 i capomastri che lavorarono alla realizzazione 1742 le finestre del palazzo 1200 gli ambienti del palazzo di cui 134 per la famiglia reale 1026 i fumaioli sul tetto 700 le persone che vi lavoravano (fino a 2000 in occasione di eventi particolari) 120 gli ettari del parco 34 le scale 5 i piani, di cui 2 sotterranei 4 cortili interni
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venne poi la dimora preferita di Ferdinando II. Quindi fu la volta della Repubblica Partenopea a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, seguito da un periodo di sovranità napoleonica, che fu breve. Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, tornarono i Borbone fino al 1860 quando passò ai Savoia. La Reggia fece parte dei beni della Corona fino al 1921, quando passò allo Stato. Durante la Seconda guerra mondiale il palazzo, divenuto sede dell’accademia dell’Aeronautica militare italiana, fu gravemente danneggiato dalle bombe e poi restaurato. Il 14 dicembre del 1943, dopo lo sbarco degli Alleati a Salerno, la Reggia fu occupata dalle Armate Alleate e, il 27 aprile del 1945, accolse i plenipotenziari che vi firmarono la resa delle armi germaniche in Italia.
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