Le parole di Nora

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Carla VirzĂŹ

Le parole di Nora

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A Nora, perchÊ le sue parole scintillino come fuochi d’artificio prodigiosi

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Le parole di Nora è un racconto destinato a lettori di 6 -10 anni Testi: Carla Virzì Illustrazioni: Graziana Maugeri Impaginazione e rielaborazione grafica: Tiziana Candido I edizione 2015 Tutti i diritti riservati. È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro, così come l’inserimento in circuiti informatici, la trasmissione sotto qualsiasi forma e con qualunque mezzo elettronico, meccanico e di altro tipo, senza l’autorizzazione dell’autrice.

© Copyright 2015 Carla Virzì

www.carlavirzi.com

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Le parole di Nora testi

Carla VirzĂŹ illustrazioni

Graziana Maugeri


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Avete mai osservato, da un piazzale della stazione, sfrecciare, senza fermarsi, un treno rapido, di quelli superveloci? Se lo avete fatto, sapete bene che fissare un volto o un gesto al di là del finestrino è cosa pressoché impossibile. Tutto appare come un’onda grigia, un’improvvisa folata di vento che ora c’è e un attimo dopo è già un ricordo, accompagnato alle volte da un fastidioso fischio all’orecchio. Se invece non lo avete mai fatto, di fissare un treno superveloce, intendo, direi ch’è arrivato il momento di farlo, e capirete al meglio la nostra storia, perché, vedete, le parole di Nora erano proprio così: un treno ad alta velocità. Viaggiavano a trecento chilometri orari, un flusso di suoni talmente veloce da rendere impossibile a chiunque capirci qualcosa. Tutto ciò che rimaneva nelle orecchie degli ascolta-

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tori era una catena confusa di fruscii. Poveri i genitori di Nora, erano disperati! Aspettavano ormai da anni che la piccola pronunciasse le sue prime parole, che dicesse mamma e papà o chiedesse l’acqua nel modo corretto. Ma niente, quelle parole tardavano ad arrivare e, nell’attesa, parenti e amici si facevano sempre più impazienti e nervosi. Se solo avessero saputo…! Ma non ho intenzione di svelarvi nulla prima del tempo. Abbiate la bontà di ascoltare i fatti uno dopo l’altro, senza anticipazioni, nell’ordine esatto in cui ogni cosa è avvenuta. Nel fare questo, però, rammentate: Nora era una bambina eccezionale, ed eccezionale (persino magico) tutto ciò che le accadeva. Iniziamo col dire ch’ella non abitava in una città come le altre, in un paesino sperduto di montagna o in una piccola cittadina fuori mano,

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cuchiutvy WQYN09qmcoisjmmnxfhkvsuyenoiucfnilusy e tantomeno in una metropoli di ultima generazione fatta di grattacieli e sbalorditive tecnologie. Niente di tutto questo. Nora aveva la fortuna di vivere in una città antichissima, dove si erano incrociate le storie del mondo intero, radunando popoli e monumenti, abitudini e palazzi di ogni genere e colore. Gente che andava e gente che veniva. Da sempre. Pensieri e culture diversi, fusi insieme, spalmati dappertutto, tra meravigliosi angoli di strada e incantevoli piazze. Non ha importanza quale sia il nome di questa stupefacente città, non chiedetevelo neppure, ma usando l’immaginazione, create un luogo nella vostra mente e popolatelo di personaggi bizzarri e avventure straordinarie, e solo allora capirete perché vi parlo di tutto questo, che non sono mica una guida turistica, io! Mi interessava, piuttosto, farvi comprendere che in città come questa qualsiasi cosa può accadere, persino che una bambina… no no, scusate, ho detto che non avrei anticipato nulla e nulla anticiperò.

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Vi basti sapere che Nora la sua città la conosceva perfettamente, non solo perché a scuola ogni mattina ci andava a piedi, facendo attenzione a ogni particolare delle strade che attraversava, dai muri alle botteghe, alle persone che affollavano certi vicoli, ma soprattutto perché anche nel pomeriggio la piccola era sempre in giro, da un dottore all’altro, da un maestro a uno specialista, da un emerito professore a un grande esperto, da un capo all’altro della città, insomma. La visitavano tutti e dappertutto: chi le stirava le corde vocali, chi le allungava la lingua, chi le allargava i denti, chi punzecchiava la gola, chi le osservava il naso, chi massaggiava le guance, ch’impomatava il palato. Ognuno con le sue diagnosi, ognuno secondo le più astruse teorie: saranno le gengive, la mandi alle Maldive i denti troppo stretti, che morda i rubinetti!

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la lingua assai speciosa, si provi la gazzosa batteri d’annientare? togliamo via un molare palato arcuato e stretto, di ogni pietanza un etto se fosse error di naso, fazzoletti sol di raso tonsille imputridite? tutta colpa dell’artrite adenoidi purulente, chi non parla non si sente … sentenziavano. Ognuno a modo suo. Per lo più assurdità. E non c’era da biasimarli, il caso scientifico era talmente curioso e unico che quando le spiegazioni cosiddette normali si erano mostrate del tutto inesatte, si era passati ai tentativi più inverosimili. E nessuno che riuscisse a farli smettere, quei dottori: tutti assai presi

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dall’eccezionalità della vicenda (ciò che funzionava alla perfezione su ogni altro bambino, su Nora, inspiegabilmente, non faceva alcun effetto), sottoponevano la piccola agli esercizi più strampalati: saltella su un piede turandoti il naso tossisci tre volte, laggiù, dentro al vaso rallenta nei gesti, nei fatti e a parole rallenta i sospiri e la lingua che duole sbadiglia sbadiglia più forte che riesci e se non sbadigli, ricorda, non cresci digrigna i dentini, le labbra, le ciglia fa’ ciò che ti dico o sarà un parapiglia Che banda di matti, quei dottori!

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klksjfdhahbcvbhtrys xuYTVCFYTvjsyuegbxkuygNXKUGbjyfgcKAUVTYIUZBTFUAY ayjvgfjyagkuaksbcuJSDHF CBGBJHSRBGK Una delusione dopo l’altra, naturalmente, i fischi di Nora divenivano via via più rapidi e misteriosi. Nessuna terapia che li placasse. Quell’instancabile giravolta di suoni si faceva tanto più frenetica quanto più fantasiose erano le soluzioni che gli illustri esperti mettevano a punto appositamente per lei. E che dire dei suoi gusti in cucina? Già, perché la particolarità di Nora non si fermava al modo in cui la voce le prendeva vita, ma proseguiva anche al supermercato, quando, accontentata dalla madre, riempiva il carrello di prodotti insoliti che la maggior parte delle persone faticava a credere commestibili: salse multicolore, spezie speziatissime e farine dai mille e un cereale. Una volta in casa, infine, il tutto veniva combinato in ricette che nessun grande chef aveva mai osato sperimentare. E così, la pizza veniva servita col pesce crudo, il riso al cumino mischiato agli spaghetti di soia e a radici d’ortica, i tortellini al ragù accompagnati da ceci in pastella

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e alghe in salamoia. Una fantasia di sapori e una tempesta di profumi coloravano la cucina all’ora dei pasti. Mamma e papà, per fortuna, non si tiravano indietro, né davanti ai fornelli, né quando si trovavano faccia a faccia con la divertente pietanza sul piatto. Certo era che anche quella stravaganza di Nora diveniva ogni giorno più audace; sempre più pazzi gli accostamenti tra cibi, come gli abbinamenti in fatto di vestiario, del resto. Sì, è il caso di ricordare anche quello. La piccola Nora, infatti, che amava seguire la mamma al mercato tutte le settimane, rimaneva ogni volta senza fiato di fronte alle stoffe brillanti di certe bancarelle, finché, col tempo, un panno oggi, uno domani, aveva finito col riempire l’armadio di pezze dai colori accecanti, che indossava ora a mo’ di sciarpa, ora come cintura, creando abiti incredibilmente elaborati e appariscenti. Inutile spiegarle che bastava una tuta per andare a scuola, se non metteva almeno un cappello dorato o uno scialle carnevalesco, non c’era modo di farla uscire di casa.

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lo, li teneva svegli la notte. Che farci? C’era da capirlo! La voglia di sentirsi chiamare mamma e papà era troppo più forte di qualsiasi paziente saggezza. “Dai, Nora, solo una parolina!” l’implorava la mamma. “Ti va di cantarmi qualcosa?” le suggeriva il papà. Ma dalle sue labbra solo fruscii interminabili, suoni velocissimi e confusi, come al solito. Il solito, tuttavia, non fu per sempre. Il cambiamento accadde un po’ per caso, svelando il segreto che la piccola aveva in corpo praticamente da sempre ma che mai si era mostrato fino in fondo. Lo abbiamo già detto, tra la visita di un illustre dottore e quella di un emerito professore, Nora attraversava tutta la città e lo faceva

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passando dai quartieri più diversi. Gente da ogni parte del mondo abitava quei quartieri, che bellezza! Magrebini, senegalesi, cinesi, giapponesi, moldavi, polacchi, rumeni, turchi, albanesi, siriani… avete mai sentito nomi più vari? Beh, Nora quelle genti le osservava e ascoltava con la massima attenzione, amore e curiosità, sin da quando era piccolissima. Era una bambina speciale, del resto, ormai lo sapete, ma dovete ancora capire quanto. Ebbene, negli ultimi tempi, la sua mamma aveva notato qualcosa di strano, di eccessivo, direi: non solo osservava quelle persone, Nora, ma ascoltava i loro discorsi, rideva alle loro battute, annuiva quando le chiedevano qualcosa. Chiunque ella incontrasse, insomma, di qualunque lingua, la piccola pareva comunicare perfettamente. Proprio così! Pareva capire i cinesi, gli albanesi, i siriani… non parlava, è vero, se non con fruscii veloci, ma di sicuro capiva ogni cosa. Già, davvero ogni cosa! Poteva mai essere? Speciale sì, ma fino a quel punto?

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(Anche di più, in realtà!) La mamma stessa era incredula. E se anche quel fruscio fosse stato…? Perché no! Le venne allora l’idea di consultare uno specialista particolare, uno che in passato, a colpo d’occhio, aveva intuito forse la cura migliore: la lentezza. Per Nora, dunque, un unico esercizio da quel momento in avanti: rallentare… e ralleentaare… e raaalleeentaaareee. Per fare questo, il dottorone costruì persino una buffa macchina super accessoriata: il frena-suoni (o acchiappa-lingua), una specie di morbida pinza, rivestita di cuscinetti e collegata a un computer, che obbligava la lingua della giovinetta a muoversi delicata e calma. Nel contempo, perché si fosse certi delle proprie convinzioni, i suoni di Nora furono esaminati con una potente apparecchiatura di registrazione. Potete immaginare la gioia dei genitori della piccola quando, riascoltando i fiumi di fruscii al rallentatore, si fu certi che quei

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b x k y u g suoni strani e rapidi come un treno ad alta velocità, altro non erano NXKgc UGyb che parole di lingue varie e diverse: frasi in polacco, francese, KA araVTYIUZBTFUAY CBGBJ H SRBGKVIAOPW bo, inglese, albanese vennero fuori dall’apparecchiatura, canzonette, modi di dire, poesie, ricette e qualche rimprovero. Sì, tutto quelloWQYN09 che klksjfdhahbcvbh aveva ascoltato con tanta attenzione nei vicoli meravigliosi della sua trys città, Nora lo aveva appreso, costruendo da sé la grammatica esatta

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di ogni lingua. Il desiderio di parlare bene e il prima possibile le aveva arrecato una pronuncia a dir poco accelerata, ma la difficoltà sembrava finalmente essere superabile. Semplice fretta di comunicare con gli altri, insomma, il problema era stato tutto là. Gli altri… proprio questo il punto! Poiché, nel caso di Nora, gli altri non erano solo i vicini di casa o i compagni di scuola, ma chiunque e da ogni dove. In una città magica come quella di cui vi ho narrato,

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la curiosità e l’intelligenza di Nora, unite alla passione per ogni tipo d’umanità, avevano scintillato come fuochi d’artificio prodigiosi, conducendo la piccina dove nessuno, nemmeno dopo decenni di studio, era mai arrivato. Così, a otto anni, la piccola (dopo solo qualche mese di esercizio col divertente frena-suoni) parlava già moltissime lingue. Che volete, qualche intoppo lo doveva pur incontrare prima di riuscirci! E alla fine fu un concerto di parole! Altro che suoni incomprensibili e fruscii! Le sue erano frasi di senso più che compiuto: compiutissimo è il caso di dire, parole che andavano un po’ di fretta, forse, ma nel verso giusto. Da quei vicoli allegri Nora aveva assorbito tutto ciò che si poteva assorbire. Una spugna, la curiosetta. Una spugna che andava come un treno.

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La Collanina, di cui Le parole di Nora fa parte, è una collana ispiratissima. Ispiratissima perché germoglia da bambini veri. I nomi dei racconti, infatti, sono per lo più dei bimbi in carne e ossa che mi circondano o girano per casa, con le loro pingui personalità. Sì, pingui: grassocce, cicciottelle, panciute, ma anche fertili e lussureggianti. Personalità cariche cariche, insomma, che a tirarci fuori una storia breve, rimane la sensazione di aver raccolto una sola ciliegia dall’albero. E a intrecciarsi con nomi e fatti vagamente reali, troverete quasi sempre lo stesso tema: l’accoglienza, lo scambio, la diversità, la multicultura. Me ne scuso in anticipo con chi ne venisse annoiato, non è cosa voluta, ma è il l’idea più cara che porto dentro. La collanina, diventa, così, non solo una piccola collana di racconti o una collana di racconti per piccoli, ma il segno di un viaggio… il ricordo dell’altro… il dono… Banalmente e profondamente, ringrazio la mia famiglia e gli amici, per l’amore, il sostegno e la lettura critica.

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Un treno ad alta velocità, ecco com’erano le parole di Nora! Viaggiavano a trecento chilometri orari, un flusso di suoni talmente veloce da rendere impossibile a chiunque capirci qualcosa. Quale genitore non sarebbe stato sulle spine! Eppure, quella bimba straordinaria aveva da dire la sua…

I volumi della collana: I riccioli di Remedios Lory Lory A come astronauta B come astronauta Le parole di Nora Fratelli d’acqua Emy lunga lunga

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