Capitolo Tra storia e geografia, vecchi e nuovi sviluppi. La centralità del Chianti
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orse nessun’altra unità geografica regionale della Toscana ha avuto, nel tempo, un processo di graduale dilatazione spaziale come il Chianti che si rivela – è proprio il caso di dire – quale prodotto dell’intreccio profondo fra geografia e storia. I dieci comuni che normalmente oggi sono considerati far parte del Chianti, sia Fiorentino che Senese, abbracciano un territorio compatto tra Firenze e Siena che fa capo a diverse vallate fluviali confluenti poi sull’Arno (Greve-Ema, Pesa ed Elsa) e in piccola parte, con l’Arbia, anche in quella dell’Ombrone grossetano, e storicamente rappresenta, con l’eccezione di Castelnuovo Berardenga, un frammento del contado fiorentino. All’origine, intorno al Mille, infatti, il termine territoriale “Chianti” indicava un’area assai ristretta ubicata nella parte meridionale dell’attuale regione, coincidente con ogni probabilità con la valle di uno dei rami sorgentiferi dell’Arbia, il torrente Massellone, forse un tempo denominato “Clante” (dalla radice etrusca o mediterranea “CLANT”, con significato di acqua che scorre).
Allegoria del Chianti, Salone dei Cinquecento, Palazzo Vecchio 9
L’espansione del nome geografico ebbe inizio quando il sistema montuoso-collinare che fa da spartiacque tra il bacino dell’Arno e quello dell’Ombrone divenne teatro di scontro tra i comuni di Firenze e di Siena. Con l’acquisizione da parte della Repubblica Fiorentina della maggior parte del territorio conteso, il termine “Chianti” fu esteso allora al ben più ampio distretto amministrativo creato proprio dalla città gigliata, la Lega del Chianti appunto, che fin dall’inizio del XIV secolo abbracciò i tre attuali Comuni di Castellina, Gaiole e Radda, oggi in provincia di Siena. Dal tardo Medioevo al XX secolo la denominazione regionale Chianti si è poi ulteriormente ampliata, nel significato comune, alle aree ubicate tra Castellina-Radda e Panzano-Greve-San Polo, grazie anche al prodotto enologico. Già il bando emanato nel 1716 dal Granduca Cosimo III dei Medici per perimetrare l’area di produzione del rinomato vino chiantigiano allargò il circondario del Chianti a buona parte dell’attuale comune di Greve, e precisamente dai confini con la Lega fino quasi a Chiocchio; pochi decenni dopo, in epoca lorenese, l’intero comune grevigiano cominciò ad essere generalmente ritenuto appartenere al Chianti. Perché altre comunità delle Province di Firenze e Siena potessero entrare nella denominazione Chianti, occorre però attendere il 1924 e l’inizio del decennio successivo, quando i comuni di San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa e Barberino Val d’Elsa nel Fiorentino e di Castelnuovo Berardenga nel Senese, con tutto o buona parte del loro territorio, furono inseriti a buon diritto nella nuova circoscrizione geoeconomica del Chianti Legale, istituita dallo Stato come area di produzione dell’ormai celeberrimo vino Chianti Classico che ha come logo il Gallo Nero, già emblema della Lega del Chianti. Invece Bagno a Ripoli e Impruneta non hanno fin qui ottenuto riconoscimenti ufficiali come comuni chiantigiani. Tuttavia è assai diffusa – nella percezione comune dei nostri tempi – l’idea che anch’essi appartengano in qualche modo alla regione geografica del Chianti, e ciò, in virtù della strada statale Chiantigiana che da Firenze porta nel cuore del territorio chiantigiano attraversando, nella sua parte iniziale, i comuni di Bagno a Ripoli e Impruneta, che sono pertanto le vere porte del Chianti: da qui, infatti, è anche possibile accedere al Chianti sud-occidentale di San Casciano, Tavarnelle e Barberino mediante la strada statale Cassia che inizialmente si snoda nel territorio di Impruneta. Del resto, di recente, la Provincia di Firenze ha organizzato un punto turistico informativo proprio sulla Cassia, alla periferia dei Bottai del Galluzzo (confine tra i comuni di Firenze e Impru10
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neta), che vuole servire da porta di accesso per la fruizione consapevole dell’area e dei suoi tanti beni, seppur limitatamente al Chianti Fiorentino. I comuni chiantigiani non sono legati fra di loro da rapporti istituzionali: non esistono infatti un’associazione intercomunale o altri soggetti amministrativi che possano unificarne scelte strategiche e politiche in materia di urbanistica, ambiente, paesaggio e beni culturali intorno ad un capoluogo da tutti riconosciuto. Tuttavia, non mancano legami e accordi tra alcuni di questi enti locali all’interno di progetti di valorizzazione del territorio e per la certificazione di qualità e lo sviluppo sostenibile. Vediamo brevemente l’organizzazione economica attuale e le prospettive di sviluppo del territorio chiantigiano, ricco di molteplici potenzialità. È da sottolineare il fatto che la Regione Toscana, ai fini della programmazione economica regionale, ha convenuto di non riconoscere al Chianti una propria individualità subregionale, ma ha confermato i quattro comuni di Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti e Radda in Chianti nel Sistema Economico Locale (SEL) Chianti Senese; ha incluso nel SEL Area fiorentina-Quadrante Chianti – a fianco dei comuni di San Casciano Val di Pesa, Tavarnelle Val di Pesa e Greve in Chianti – anche quello di Impruneta; e ha provveduto ad accorpare Barberino Val d’Elsa con il SEL Alta Val d’Elsa.
Sistemi economici locali
Sistemi economici locali regionali
Capitolo 1
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Manifatture e Artigianato tradizionale
Dalle numerose e approfondite ricerche effettuate dall’Istituto Regionale per la Programmazione Economica della Toscana (IRPET) è risultato che il SEL Area fiorentina-Quadrante Chianti può essere ritenuto parte del più ampio sistema locale che ruota attorno a Firenze, mentre quello Chianti Senese è attratto principalmente da Siena e dalla sua area: questo fatto è dimostrato dal notevole movimento di pendolari per motivi di lavoro che ogni giorno si dirigono dal Chianti verso l’area fiorentina o verso l’area senese. Tuttavia, nell’insieme, il territorio chiantigiano mostra ancora una sua propria personalità data da “una forte caratterizzazione in senso rurale”1 o meglio turisticorurale, specialmente nell’area senese, dove l’agricoltura “rappresenta sicuramente il settore di maggiore importanza”2, con il suo ancora alto numero di occupati e con il suo altissimo livello di specializzazione. Le specificità produttive chiantigiane si basano sullo sviluppo “di una forte vocazione agricola”, con il settore agroalimentare che, “grazie a produzioni di altissima qualità (vino ed olio), costituisce tuttora una delle attività tipiche locali”3. L’industria manifatturiera, con le sue numerose piccole e medie imprese attive in vari settori (alimentare, meccanico, tessile, della pelletteria, del mobile e del legno, di autocaravan, ecc.), riveste grande importanza soltanto nei comuni fiorentini, e in particolare a Tavarnelle e San Casciano, con a seguire Greve e il comune senese di Castellina. In ogni caso, però, alle produzioni agricole di grande pregio dell’area si ricollegano vari rami dell’industria e dell’artigianato che è possibile definire “rurali”: alimenti e bevande, e ancora, “la fabbricazione di oggetti e piccoli attrezzi fatti con materiali (legno, paglia, terracotta, ceramica, vetro, ecc.) tipici del passato che talvolta assumono anche un valore artistico. Anche per questi prodotti il consumo generalizzato da parte del turista permette all’artigiano di spuntare prezzi remunerativi e perciò la creazione di un mercato interessante”. Inoltre, se il Chianti – specialmente quello fiorentino – ha espresso negli ultimi decenni una crescente funzione residenziale per la sua vicinanza e la facile accessibilità al capoluogo regionale, ovunque il settore turistico rappresenta una delle colonne portanti dell’economia locale. Dagli studi dell’IRPET (in particolare da quello di Meini, Grassi, Pagni e Calamandrei del 2001) è emerso che 1 M.C. Meini, M. Grassi, R. Pagni., D. Calamandrei, Figure sistemiche. Professionalità emergenti nella Toscana che cambia,
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Milano, Franco Angeli, 2001, pp. 85-192. 2 Idem. 3 Idem.
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il Chianti “è uno dei sistemi economici a più alta densità di aziende operanti nel turismo verde” o rurale. Qui, infatti, il turismo ha avuto un forte sviluppo grazie agli indubbi pregi ambientali, paesaggistici e artistici e si esprime con forme di ricettività tradizionali (alberghi, campeggi, seconde case, ecc.), con una forte presenza agrituristica e con un’importante attrazione di flussi turistici giornalieri (escursionismo). Di conseguenza, si è fatta rilevante la consistenza del commercio e dei pubblici esercizi che presenta già un elevato indice di specializzazione, in ragione proprio della domanda di servizi turistici anche innovativi (servizi di ristorazione ed ospitalità, tour-operator, agenzie di viaggi, agenzie di trasporti, servizi generali di consulenza o di catering o di pulizie, ecc.). Nonostante manchino i presupposti, come si è detto, per poter parlare di un unico circondario chiantigiano ufficialmente istituzionalizzato, con tanto di capoluogo amministrativo, di fatto l’area costituisce una regione geografica per i caratteri omogenei che la contraddistinguono quali la compattezza spaziale, l’assetto ambientale e territoriale, dato da un’agricoltura di pregio (specialmente per i prodotti vinicoli e oleicoli), da attività agroindustriali incentrate su grandi cantine e centri di imbottigliamento aziendali e consorziali (tra cui spiccano i complessi cooperativi del Greve e del Pesa di Ponte Nuovo a Tavarnelle e del Ferrone a Greve), da molteplici attività di artigianato tipico e da un paesaggio dai grandi valori culturali. Questo paesaggio è in larga misura eredità del sistema mezzadrile e assicura un’alta qualità della vita e rilevanti attrattive residenziali, turistiche e agrituristiche per la ricchezza degli insediamenti storici, dei beni artistici, dei panorami collinari e vallivi e del patrimonio boschivo e verde. Un patrimonio forestale e verde dovuto all’azione armonica dei fattori naturali e umani, come dimostra la diffusa presenza dei parchi e giardini collegati alle ville signorili, sempre arricchiti da boschi culturali di specie sempreverdi (cipressi, pini, ecc.), alcuni dei quali stanno diventando parchi naturali: a Fontesanta e Monte Fattucchia (Bagno a Ripoli), a Badia a Passignano (Tavarnelle) e nella vasta area di Monte San Michele e dei Monti del Chianti (Greve). Pure per le Gualchiere di Remole e per il tratto d’Arno antistante esiste da anni un progetto per il recupero (anche a fini museali) del monumento industriale e per la trasformazione dell’area in parco fluviale. Capitolo 1
Turismo e Servizi
Geografia e Patrimonio ambientale
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Patrimonio culturale diffuso
Il Chianti nella carta di Leonida Pindemonte, 1596
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Il Chianti è da sempre area rurale priva di grandi centri abitati ma con un’animazione e una vivacità tipiche di quelli urbani grazie anche alla sua fitta rete viaria. Inoltre presenta pure una straordinaria eredità di beni culturali, non sempre ben conosciuta al di là della ristretta cerchia degli addetti ai lavori. Anche nei settori più impervi e distanti da Firenze e Siena, infatti, la regione è ricca di paesaggi agrari tipici e strade storiche, opere d’arte e musei, sedi abitate, architetture che esemplificano i tanti modelli culturali succedutisi nei secoli tra il romanico e il neogotico, con castelli e borghi mercatali, ville e case coloniche, pievi, abbazie e altri luoghi del sacro, ospedali, mulini e opifici dell’età preindustriale, ecc. Riguardo agli opifici storici meritevoli di tutela e valorizzazione, il Chianti dispone di molte testimonianze. Ovviamente, ricca era la rete dei semplici e indispensabili mulini da cereali capillarmente diffusi su ogni corso d’acqua, anche minimo, ma particolarmente numerosi lungo il fiume Pesa e i suoi affluenti (vera e propria ‘valle dei mulini’). Oltre alle gualchiere medievali di Remole sull’Arno e dell’Abate sulla Pesa, l’area imprunetina e i territori comunali circostanti (da Bagno a Ripoli a Tavarnelle Val di Pesa e Greve in Chianti), spesso con una singolare continuità tra tempi medievali e contemporanei, sono punteggiati da fornaci e da altri centri di lavorazione del cotto e della ceramica. Non mancano, infine, altrettanti ambienti agricoli legati alla pregevole produzione di vino e di olio, con i tanti frantoi e le tante cantine che arricchiscono l’area del Gallo Nero e i territori vicini non inclusi nel comprensorio del Chianti Classico. Diffusa è l’attenzione per for-
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me innovative di bioagricoltura e per tradizionali coltivazioni e lavorazioni, come quella del giaggiolo (concentrata nella zona di San Polo in Chianti) e quelle, in ripresa, dello zafferano e della canapa. Significativa la presenza dell’artigianato artistico e di qualità, a partire dalla produzione del cotto (ancorato principalmente al territorio tra Impruneta e Greve), a quella della ceramica, del ferro battuto (lavorazione concentrata a Castelnuovo Berardenga), del ricamo e del merletto e altre ancora. Al di là delle “strade del vino” e di altri percorsi tematici legati ai beni artistici e paesaggistici4, la ricchezza e la storia del Chianti consentono di realizzare anche degli itinerari letterari disegnati sulla base di luoghi immortalati dalla narrativa contemporanea oppure dalle vicende di personaggi storici che qui sono nati o vissuti. Il Chianti, infatti, è stato patria di “poeti, santi e navigatori”, dal vescovo Eufrosino, probabilmente uno di quei missionari orientali inviati da Roma nel VII secolo per evangelizzare i Longobardi ariani della Tuscia, e che fu sepolto e venerato nell’Oratorio a lui intitolato, al poeta stilnovista Francesco da Barberino vissuto tra Due e Trecento, alla famiglia degli ingegneri meccanici e cartografi Della Volpaia, originari dell’omonimo castello (con Lorenzo, Benvenuto, Eufrosino e Girolamo, tra Quattro e Cinquecento inventori e costruttori di orologi dei pianeti e altri strumenti astronomici), per non dimenticare il navigatore Giovanni da Verrazzano che, originario forse dell’attuale omonima villa-fattoria, sulle orme di Vespucci esplorò per primo la costa atlantica degli odierni Stati Uniti e Canada. Ancora a questa terra furono legati altri insigni protagonisti della vita culturale, politica ed economica non solo toscana, ma più direttamente “italiana”: lo scrittore Nicolò Machiavelli, che alla sua casa dell’Albergaccio, oggi osteria a Sant’Andrea a Percussina, era affezionatissimo, il georgofilo Ferdinando Paoletti, che nella seconda metà del XVIII secolo, a Villamagna, di cui era pievano, intraprese innovative sperimentazioni agra-
Produzioni agricole
Itinerari letterari e personaggi storici
Giovanni da Verrazzano
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Come quelli culturali dei comuni di Bagno a Ripoli e Greve in Chianti nell’ambito del progetto “Cinque Verdi Terre”.
Capitolo 1
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rie, e il “barone di ferro” Bettino Ricasoli, uno dei padri del Risorgimento italiano che, alla metà del XIX secolo, da imprenditore, nel suo castello di Brolio, inventò la formula del vino Chianti Classico. Rifacendosi poi al XX secolo, altrettanti sono gli artisti e i poeti che hanno percorso le strade del Chianti immortalandolo nelle loro opere. Da Firenze a Greve proseguendo per Panzano in Chianti, tra i centri abitati, i borghi, attraverso la vita e il lavoro dei mezzadri, tante volte ripresi nei quadri del pittore Nino Tirinnanzi, magistralmente descritti dal poeta Domenico Giuliotti, da Bino Sanminiatelli e da Bianca Maria Viviani della Robbia, questi ultimi due chiantigiani di nome e di fatto perché residenti, rispettivamente, nelle ville fattorie di Vignamaggio (che già era appartenuta ai Gherardini e forse aveva ospitato la Gioconda) e di Le Barone. Da Firenze a Sant’Andrea in Percussina sulle orme di Pietro Pancrazi e di Piero Calamandrei, quest’ultimo molto legato, in età giovanile, alle località di Montacuto e Faltignano e inoltre da Firenze a Impruneta sulle strade dei poeti Guido Fanfani e di Corrado Alvaro, mentre l’antico borgo imprunetino vive di piena luce (con il suo santuario e la sua affollata fiera autunnale di San Luca), insieme con altri luoghi del Chianti, nelle innumerevoli opere del suo concittadino Ferdinando Paolieri. E come, infine, non ricercare il “tempo perduto” nella vita che si snodava lenta, ai primi del ’900, nella campagna della villa-fattoria di Fonterutoli, sulla via Chiantigiana, narrata e trasfigurata nell’Album di memorie, finemente illustrato ad acquerello, da Maria Teresa Mazzei Fabbricotti? Un progetto di valorizzazione attiva del patrimonio culturale del Chianti, dunque, non può che partire dalla conoscenza dell’articolato sistema dei valori ambientali e territoriali, le cui matrici sono da ricercare nel lunghissimo periodo storico compreso tra Antichità e tempi contemporanei. Su questi soggetti e temi, il lavoro di indagine e di elaborazione svolto nel progetto potrebbe e dovrebbe offrire utili contributi di conoscenza, di riflessione e di proposizione.
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CHIANTI E DINTORNI. Territorio, storia e viaggi