10. Mercatali del Mugello e della Val di Sieve

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Itinerario

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


Mercatali del Mugello e della Val di Sieve

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DECIMO ITINERARIO

Pelago: i loggiati attestano l’originaria funzione di mercatale svolta dal borgo

Un dettaglio dei loggiati del mercatale di Pelago

a nascita di insediamenti in corrispondenza dei luoghi di mercato (quelli che verranno chiamati i “mercatali”) è documentato in tutta la Toscana tra l’XI e il XIII secolo. Si tratta di abitati ancor oggi riconoscibili per la caratteristica struttura urbana del loro nucleo più antico, che denunzia chiaramente di aver avuto quale elemento generatore la piazza ove si teneva il mercato. Dalla forma oblunga che richiama quella di un trapezio o di un triangolo, la piazza vide sorgere lungo il suo perimetro una successione di edifici, cui in seguito (ma non sempre) vennero aggiunti dei portici. Il formarsi dei mercatali rientra in un più ampio fenomeno che si manifestò soprattutto nei secoli XII e XIII e che dette luogo a un cambiamento delle modalità insediative, determinando una crescita demografica, e un conseguente sviluppo urbanistico, dei centri che si trovavano nelle zone pianeggianti, nei fondo valle, lungo importanti vie di comunicazione o all’incrocio di più strade. La nascita dei mercatali fu infatti coeva alla formazione delle cosiddette “terre

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La piazza antistante il Palazzo del Capitano a Palazzuolo sul Senio, già luogo di mercato

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DECIMO ITINERARIO murate”, cioè di quei centri che nel periodo in questione emersero su tutti gli altri in forza della loro posizione che favorì il coagularsi in essi di attività commerciali. Particolarmente investiti dalla crescita economica che ne conseguì, tali centri accrebbero la loro consistenza urbana, divenendo i principali punti di concentrazione della popolazione, e per questo furono tra l’altro privilegiati dagli ordini mendicanti per ubicarvi i loro conventi. Cinte murarie per lo più trecentesche (la loro esistenza spiega la denominazione “terre murate”) con i loro resti stanno a testimoniare l’importanza di centri come Borgo San Lorenzo, Pelago, Vicchio o Pontassieve. Quest’ultimo, semplice villaggio nato in corrispondenza del ponte che attraversava la Sieve, poco prima della sua confluenza nell’Arno, in quanto nodo viario regionale di primaria importanza, nel corso del Trecento crebbe a tal punto da divenire una delle più grosse terre murate della repubblica fiorentina: la “terra sive castri Sancti Angeli”. Numerosi furono i mercatali del Mugello e della val di Sieve: una testimonianza ci è offerta dalla Nencia da Barberino di Lorenzo de’ Medici, laddove vengono ricordati i mercati visitati nel contado fiorentino, quasi la metà dei quali si trova proprio nella nostra zona: “…quinamonte a Decomano… San Piero, el Borgo e Mangona e Gagliano: / più bel mercato ch’ento el mondo sia / è Barberin, dov’è la Nencia mia”. Notevole importanza ebbe ad esempio sin dal XII secolo il mercatale di Dicomano, grosso villaggio nato ai piedi dell’Alpe di San Benedetto, presso la confluenza nella Sieve dei torrenti Moscia e Dicomano. Al centro dell’attuale abitato è ancora ben riconoscibile l’ampia piazza a pianta tendenzialmente triangolare, con i loggiati che servivano ad esporre le mercanzie. Borgo San Lorenzo era comunque il principale luogo di mercato del Mugello: “lo stajo e la mina del Borgo, sino d’allora (XIII secolo) riguardavasi qual misura normale della Mugellana provincia” annoterà il Repetti nel suo “Dizionario geografico fisico storico della Toscana” (vol. I, p. 1161). Nel medioevo Borgo San Lorenzo costituiva anche il centro demograficamente più ricco di tutta l’ampia vallata della Sieve, come testimoniano i resti della cerchia muraria trecen-

La piazza antistante il Palazzo Comunale di Pontassieve, che fungeva da mercatale

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La piazza del mercatale di Galliano

tesca, nonché al suo interno la grandiosa pieve romanica che, per dimensioni e monumentalità può gareggiare con una cattedrale cittadina. San Piero a Sieve era un altro importante mercatale mugellano, anch’esso ricordato come tale sin dal XII secolo, e mercatali erano anche a Barberino, a Galliano e a Pelago, oltre che naturalmente nelle due terrenuove di Scarperia e Firenzuola. Di un mercato settimanale da tenersi ogni mercoledi, e per il quale esistevano precise disposizioni per la vendita delle merci, si ha notizia a Scarperia sin dal 1311, mentre a Firenzuola sono gli stessi portici che si aprono sul principale asse viario dell’abitato a denunziare l’antica funzione di mercatale. Anche Palazzuolo, “piccola terra aperta costeggiata dal fiume Senio”, come scrive il Repetti nel suo “Dizionario”, fu un mercatale. Anche in questo caso lo attesta-

Il mercatale di Marradi

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Scarperia: veduta aerea della piazza fra il Palazzo Pretorio e la chiesa, che serviva da mercatale

no i portici che si aprono nei fabbricati posti ai lati dell’attuale via Garibaldi, che costituiva la piazza del mercato. Lo stesso può dirsi per Marradi, popoloso villaggio sulla via faentina: risale al 1447 la deliberazione con la quale la Signoria fiorentina concesse ai suoi abitanti la facoltà di svolgere settimanalmente un mercato. Si ha notizia infine dell’esistenza in passato di mercatali anche in centri minori: ad esempio presso il castello di Mangona, a Maltraceto di Latera e a Razzuolo. All’inizio del XIV secolo, infatti, Firenze, divenuta per popolazione una delle grandi metropoli dell’Occidente, non potendo contare sulla produzione cerealicola del proprio contado (“di suo grano” la città sarebbe stata nutrita “quanto è uno spazio di cinque mesi” si legge nel trecentesco “Libro del Biadaiolo” di Domenico Lenzi), tese a istituire mercati in località di confine o poste sulle strade che, conducendo verso le zone di maggior produzione di grano, come la Romagna, transitavano per il Mugello e la Val di Sieve. R.S.

Veduta di Dicomano

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