14. Lungo il fiume La Sieve e i suoi ponti

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Itinerario

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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA


Lungo il fiume La Sieve e i suoi ponti

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QUATTORDICESIMO ITINERARIO

Il ponte di Sagginale in un disegno cinquecentesco tratto dalle carte dei Capitani di Parte Guelfa

l fiume Sieve “nasce come un ruscelletto tra massi di alberese e cespaie di carpini” (Batini, 1993, p. 40) nei pressi del villaggio di Montecuccoli sui Monti della Calvana, a 633 m sopra il livello del mare, e si snoda per un corso di circa 60 km prima di confluire in Arno a Pontassieve, abbracciando un bacino idrografico di circa 833 kmq. I primi 11 km di corso – nel territorio comunale di Barberino di Mugello – sono discesi rapidamente: ci troviamo a monte del lago artificiale di Bilancino, che è stato progettato negli anni ’80 ed ultimato alla fine degli anni ’90 con un imponente sbarramento (diga in cemento impostata sulla roccia arenaria con andamento ora rettilineo e ora curvilineo e con altezza di 42 m) dell’area ubicata approssimativamente tra i luoghi ed insediamenti storici di Cavallina e Cafaggiolo. L’invaso lacustre occupa oltre 500 ettari di superficie, può contenere acqua per 69 milioni di metri cubi e “costituisce uno degli elementi oggi più caratterizzanti del territorio mugellano”; è anche “la maggiore diga di ritenuta del bacino dell’Arno”, consentendo oggi “di garantire portate estive nel centro storico di Firenze dell’ordine di 4 metri cubi che hanno consentito di gestire egregiamente siccità estreme come, ad esempio, quella del 2003. Al contempo si ottiene una mitigazione delle piene dell’alto bacino della Sieve attraverso un volume di laminazione di 15 milioni di metri cubi con una riduzione fino al 15% circa del picco di piena dell’Arno. A questi obiettivi si aggiunge la possibilità di produrre energia rinnovabile e, soprattutto, di avviare un potente motore di spinta per la riqualificazione turistica del Mugello”: come in effetti sta già cominciando a verificarsi, con il lago che nella bella stagione attrae un sempre crescente numero di fruitori per attività di turismo, ricreazione e tempo libero (Menduni, 2006, pp. 72-76 e 377-378). Tornando al fiume Sieve, esso – come a maggior ragione i suoi tanti affluenti di destra e di sinistra (Stura, Tavaiano, Carza, Faltona, Pesciola, Fistona, Botena, Enza, San Godenzo, Rincine, Moscia, ecc.) – possiede storicamente “netto carattere impetuoso e torrentizio con piene improvvise e siccità estive”, anche se la funzione regolatrice del lago “ne ha mitigato in parte il carattere” (Menduni, 2006, pp. 377-378). Da Cavallina o meglio, oggi, dall’invaso di Bilancino, le pendenze si riducono via via anche sensibilmente.

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La Sieve a monte di Pontassieve

Percorrendolo da monte verso valle, con utilizzo a tratti delle strade che lo affiancano, è possibile verificare che il fiume si snoda abbastanza pigramente, con meandri anche ampi, nei terreni della pianura perennemente soggetti alle sue esondazioni che contribuiscono a rialzarne il livello; esso scorre in un alveo largo mediamente tra 25 e 80 metri ed incavato di 2-3 metri. Una serie regolare di argini paralleli lungo il corso d’acqua e anche a distanza, nella pianura, tra i campi (con andamento perpendicolare al fiume) ha la funzione di difendere coltivi e insediamenti dalle periodiche forti piene (Barbieri, 1953, pp. 129-130). “Nel fondovalle, il ‘chorrente fiumicello’ si fa accompagnare da plotoni di pioppi e di gattici [salici], frassini, acacie, sambuchi, ma lascia spazi anche agli eserciti dei pescatori che tendono mille insidie ai cavedani, alle carpe, alle reine, alle alborelle, alle scardole, alle anguille, ai barbi, nonché alle trote che normalmente guizzano nei fossi e nei torrenti montani” (Batini, 1993, p. 46). “Fossi e torrenti – con la stessa Sieve – si gonfiano facilmente, con poche ore di pioggia” (Batini, 1993, p. 48). Dato il carattere impetuoso dei corsi d’acqua, “le inondazioni sono state nei secoli un problema assai grave”. Leonardo da Vinci poco dopo il 1500 pensò che – per regimare l’Arno – si dovesse costruire un invaso artificiale sulla Sieve presso Rufina, e l’idea venne ripresa anche alla metà del XIX secolo (Barbieri, 1953, p. 131). Tra le inondazioni più rovinose della Sieve – oltre che dell’Arno – sono da ricordare almeno quelle del 1333 che distrusse completamente i raccolti nelle aziende agrarie di piaL’antico ponte di San Piero a Sieve (Zocchi, 1774) no e arrecò danni agli Quattordicesimo itinerario - Lungo il fiume

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QUATTORDICESIMO ITINERARIO abitati, del 22 dicembre 1521 (ricordata dal poeta Francesco Berni nella composizione Diluvio Mugellano), del 3 novembre 1844 (che, tra l’altro, asportò anche il Ponte Nuovo di Pontassieve) e del 4 novembre 1966. Un altro grave evento fu il terremoto del 1335 che fece smottare un fianco del Falterona, provocando la completa distruzione del centro abitato di Castagno di San Godenzo, con le acque della Sieve che intorbidarono per due mesi l’Arno, tanto che – narra Giovanni Villani – a Firenze si temette di non poter più lavare in Arno “panni lini e lani e che perciò all’arte soprastasse imminente rovina”. Scendendo lungo la Sieve s’incontraIl ponte mediceo di Pontassieve no numerosi ponti storici per lo più edificati “in pietra” (anche se in molti casi ricostruiti dopo i crolli e i danneggiamenti prodotti dalle alluvioni fluviali) che nel tardo Medioevo furono, almeno in larga misura, utilizzati come luoghi di mercato e di ospitalità per la presenza di piccoli ospedali; tutto ciò, a partire dal Ponte al/del Sasso della Cavallina sulla via provinciale Barberinese, ma specialmente del ponte di San Piero a Sieve, ubicato sulla confluenza tra il fiume e il torrente Carza, sulla via Bolognese del Giogo poco prima il bivio con la provinciale del Mugello (Repetti, V, 1843, pp. 107-110); del ponte dugentesco di Borgo San Lorenzo sulla via Faentina, “rifatto in legname per provvisione della Signoria del 27 luglio 1347” (Repetti, V, 1843, p. 5); del ponte ugualmente dugentesco di Sagginale, detto “di Annibale”, il più importante di tutti fino all’inizio del XIV secolo, dotato anche di antichi ospedale e mercato, nel 1944 salvato dalle mine tedesche dall’eroico residente locale Umberto Galardelli (Ciampi, 1993, p. 416); del ponte pure dugentesco detto a Vicchio (o di Montesassi dal nome del vicino diruto castello) che fu ricostruito nel 1295 e distrutto dai tedeschi nel settembre 1944 (con tanto di ricostruzione “con sensibili varianti rispetto all’antico”) (Repetti, V, 1843, p. 750; Menduni, 2006, pp. 419-420); del ponte di Celle o di Dicomano (presente almeno ai tempi del Repetti, ricostruito nel 1920, distrutto dai tedeschi nel 1944 e riedificato in cemento armato nel 1950) (Repetti, V, 1843, p. 750; Ciampi, 1993, p. 425); del ponte di Contea; del ponte della Rufina; del ponte Antico o Mediceo di Pontassieve e – “a un tiro d’arco sotto il precedente” – del Ponte Nuovo pure di Pontassieve sulle vie Forlivese ed Aretina (Repetti, V, 1843, pp. 397-398). Sul ponte antico di Pontassieve, sappiamo – grazie alle testimonianze di Emanuele Repetti del 1841 – che questo “cadde in occasione di piene e rifatto di solida pietra nel 1555 [si dice] dal celebre Bartolommeo Ammannati. Ha due soli archi, il maggiore de’ quali di braccia 49 di corda [un braccio corrispondeva a 58 cm], 39 l’altro. In mezzo al ponte esiste una lapide con l’iscrizione” che ne attribuisce al duca Cosimo I la ricostruzione, appunto nel 1555. “Lo stesso ponte fu restaurato nel modo che ora si vede dal Granduca Leopoldo I quando nel 1788 fece aprire la strada regia del Casentino, e quella di San Godenzo con intenzione di proseguirla per l’Alpe di San Benedetto nella Valle del Montone in Romagna”. Sul ponte nuovo a tre archi e struttura piana risulta ugualmente che “fu incominciato nell’agosto del 1837 e aperto al pubblico nell’ottobre dell’anno 1840”, 138

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QUATTORDICESIMO ITINERARIO in posizione più pianeggiante rispetto all’antico, e quindi meglio percorribile dai mezzi a ruota che si servivano delle due importanti strade per la Val di Sieve e il Valdarno di Sopra, che si biforcano subito dopo la struttura di passaggio (bivio segnato dalla tipica colonna segnavia dei Lorena) (Repetti, IV, 1841, p. 516). Di alcune strutture di passaggio restano solo ruderi, come quelli monumentali del ponte di San Giovanni in Petroio (d’età romana e medievale, venuti alla luce con i lavori di escavazione effettuati per la costruzione dell’invaso di Bilancino e poi sommersi dalle acque); del ponte di Bovino; e del “ponte rotto davanti a Montefiesole” (Repetti, V, 1843, pp. 397-398). Del ponte di Bovino – ubicato lungo una strada importante che dalla Romagna, probabilmente per San Godenzo, portava a Dicomano per poi proseguire sulla destra della Sieve per Firenze – si sa che nel 1297 era “rovinato” e per tale ragione ne fu richiesta la ricostruzione: “si tratta di un ponte del quale ancora oggi è visibile un basamento, situato in un punto dell’alveo fluviale distante 100 m dalla Provinciale 41 e circa 2 km a monte dell’attuale Ponte di Celle. Il sito è inoltre contiguo ad un insediamento che il catasto ottocentesco denomina Ospedaletto ed è sovrastato dal pittoresco profilo dell’antica Badia a Bovino”. Non si sa se tale struttura fu ricostruita dopo il 1297; di sicuro già nel XIV secolo fu attiva, a breve distanza, una “barca” o “nave” che funzionò “fino al 1934 e l’edificio cui faceva capo è ancora visibile, seppure diroccato, ed è denominato Naviligno” (Ciampi, 1993, pp. 414 e 425). I ponti storici non sono ubicati solo sulla Sieve. Ad esempio, spostandosi lungo il fiume tra i ponti di Sagginale e Vicchio, è agevole visitare, con una piccola deviazione, un ponticello minore di uno dei tributari – quello della Ragnaia detto anche di Cimabue sull’Enza, poco prima della confluenza nel fiume e in vicinanza della casa natale di Romagnano a Colle di Vespignano – ove sarebbe avvenuto l’incontro tra il pastorello Giotto e il già celebre pittore Cimabue che fu colpito dalla bellezza dei disegni di pecore che il giovinetto era solito fare sulle pietre per ingannare il tempo (Batini, 1993, p. 42). L.R.

Il ponte e l’antico mulino sottostanti la Badia di Susinana nel territorio di Palazzuolo sul Senio

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