L’edilizia rurale nei dintorni di Firenze
ra Tre e Quattrocento, con il definitivo assestarsi del sistema poderile nella campagna periurbana, la tipologia insediativa “su podere” si andò sostituendo o affiancando alla più antica forma di insediamento “per villaggi”. Le colline che circondano la città e tutta la conca fiorentina si punteggiarono così di “case da lavoratore” isolate, antenate delle future case coloniche. Alla precocità che aveva caratterizzato l’affermazione della nuova struttura agraria, fece riscontro un altrettanto precoce formarsi di una edilizia rurale. Le dimore dei mezzadri nei poderi, che in origine avevano espresso forme di ar-
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Due esempi di case coloniche conformate “a corte” da un cabreo del XVIII secolo
Casa colonica e casa padronale in un cabreo del Settecento
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chitettura primitiva (“case di terra”, capanne in materiale vegetale), furono sostituite da solidi edifici in muratura. In non pochi casi, poi, si trovò a fungere da “casa da lavoratore” la duecentesca casa-torre che il proprietario cittadino aveva realizzato sul podere per quando vi si recava allo scopo di controllare l’operato del contadino o per “villeggiare”. Il “declassamento” di tante case padronali dovette manifestarsi già nella seconda metà del Trecento allorché, per le conseguenze della grave crisi economica e demografica che seguì le ricorrenti epidemie e carestie degli anni centrali del XIV secolo, e a motivo della contemporanea concentrazione della proprietà fondiaria, al fine di attrarre la rarefatta forzalavoro, dovettero essere offerte condizioni più favorevoli ai “lavoratori” sopravvissuti, compresa la possibilità di abitare in turriti edifici già padronali, peraltro non più rispondenti alle mutate esigenze dei proprietari. Una prima caratteristica dell’edilizia rurale della campagna fiorentina è quindi quella di essere costituita da tante case coloniche che denunziano di essere state in origine delle “case da padrone” due-trecentesche. A queste ultime, che spesso, si è detto, avevano la forma della casa-torre, dovettero rifarsi le maestranze che realizzarono le prime case coloniche in muratura, che furono costruzioni dalla volumetria elementare che contemplava un elemento turrito, al quale veniva addossato un più basso edificio. Come attestano le testimonianze iconografiche (cabrei, pitture) e qualche esempio ancora superstite, le torrette avevano un caratteristico tetto a due falde sfalsate, un tipo di copertu-
Casa colonica nei dintorni di Bagno a Ripoli
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Interno di una casa colonica ‘a corte’ a Centanni (Bagno a Ripoli)
ra che dava luogo ad un ambiente areato che doveva servire per l’essiccazione di derrate. Il nucleo più antico di tante case coloniche dei dintorni di Firenze è riconducibile a questo schema costruttivo elementare, al quale in seguito si sono giustapposti altri corpi di fabbrica di minore consistenza volumetrica, oppure tettoie aperte poggianti su semplici pilastri. Costruzioni di questo tipo rappresentano un po’ il tessuto connettivo dell’edilizia rurale della campagna fiorentina, costituendo di gran lunga il tipo più diffuso, specie se con il tempo il complesso degli edifici assunse una conformazione “a corte”, il che si verificò nelle aree più prossime alla città e in genere nelle case coloniche che si trovavano lungo vie di comunicazione particolarmente transitate. La tipologia “a corte” raccoglieva, delimitandole con un muro di recinzione, l’insieme delle costruzioni costituenti il resede rurale, a volte comprendendo entro l’area recintata anche la dimora del proprietario, la cosiddetta “casa da padrone”. In tal caso la “corte” risultava funzionale alla realizzazione di uno stretto rapporto di subordinazione tra proprietario e mezzadro, consentendo al primo un costante controllo sull’attività del suo contadino, cosa che veniva vivamente raccomandata per
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Casa colonica ‘a corte’ presso Careggi
il buon funzionamento del podere, come ricorda ad esempio Leon Battista Alberti, che nel “De Architectura” scrive: “Non bisogna che le case di costoro (i mezzadri) sieno molto discoste da le case de’ padroni, acciocché ora per ora si vegga quel che ciascuno di loro faccia e che ei sappino quello che bisogna farsi”. Per la frequenza con cui si riscontrano nelle zone più vicine alla città, le case coloniche conformate “a corte” costituiscono un altro aspetto caratteristico dell’edilizia rurale della campagna fiorentina. La sua diffusione fu sicuramente dettata da ragioni di sicurezza, il muro che racchiudeva gli edifici fungendo un po’ da cinta difensiva nei riguardi dei malintenzionati che, data la vicinanza alla città, non dovevano certo mancare. Le case coloniche della campagna fiorentina si distinguono, insomma, per la loro arcaicità, essendo attribuibili nella maggior parte dei casi alla prima generazione di “case da lavoratore” su podere. Non a caso per i loro aspetti tipologici, tecnici e distributivi ricordano gli edifici rurali raffigurati nei cabrei sei-settecenteschi. Anche se risulta difficile nei singoli casi proporre delle datazioni, essendo le costruzioni così come le vediamo oggi il risultato finale di tutto un suc-
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cedersi nel tempo di aggiunte e modificazioni, non siamo lontani dal vero se riferiamo la maggior parte delle case coloniche dei dintorni di Firenze all’attività edilizia che a partire dal Cinquecento, e per tutto il secolo seguente, si accompagnò all’evoluzione della struttura poderile in sistema di fattoria (eccettuati naturalmente quei resedi frutto del declassamento di una casa padronale due-trecentesca). Questo spiega perché siano pressoché assenti edifici colonici che denunziano di essere stati edificati sulla base di una progettazione architettonica rigorosa: ci riferiamo a quel tipo di costruzioni che, a partire dagli ultimi decenni del Settecento, sotto la spinta delle direttive e dei provvedimenti del granduca Pietro Leopoldo, si diffusero in tutta la campagna toscana rinnovandone il patrimonio edilizio. All’epoca in più parti del Granducato doveva infatti essere risolto il problema abitativo dei mezzadri, che spesso vivevano in case basse, piccole e malsane, e talvolta addirittura in dimore improprie. Non era però il caso della campagna intorno a Firenze che, a motivo della precoce affermazione della struttura poderile e dell’intensa attività edilizia che sin dal Due-Trecento si era accompagnata all’appoderamento, possedeva quel “bell’aspetto che lusinga l’occhio degli stranieri”.
Torre di Sotto, casa colonica di Bagno a Ripoli
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