La “strata per quam itur ad Burghum Sancti Laurentii”
“Itinerarium Antonini Imperatoris” elenca tra le principali strade dell’Impero anche un collegamento viario tra Firenze e Faenza, il cui percorso è indicato dalle “mansiones” (luoghi di tappa) di: FAVENTIA, IN CASTELLO, ANNEIANUM, FLORENTIA. L’identificazione della “mansio” di “In Castellum” con Marradi e di quella di “Anneianum” con Borgo San Lorenzo ci permette di affermare che la via medievale per Faenza (la “strata per quam itur ad Burghum Sancti Laurentii”) dovette sostanzialmente ricalcare il percorso della strada romana, salvo ovviamente tutta una serie di varianti legate alle modificazioni intervenute nell’assetto del territorio e al mutamento delle realtà insediative. Da Firenze la strada si svolgeva, come oggi, lungo il corso del Mugnone, risalendone la valle. Il percorso iniziale, oggi divenuto ormai una strada urbana, è segnato dalla chiesa di San Marco Vecchio, che faceva parte di un piccolo borgo
L’
Il Palazzo Pretorio di Fiesole
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Fiesole, pianta del centro monumentale
esterno alle mura, e da quella di San Giovanni Battista, già monastero delle Romite, detto “di Lapo” dal nome di un loro benefattore, Lapo di Guglielmo da Fiesole. Dopo aver lasciato sulla sinistra una vetusta costruzione turrita il cui nucleo centrale è costituito da una medievale “casa da signore”, si giunge al quadrivio
Il complesso della Badia Fiesolana
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Il colle di Fiesole e San Domenico
del “Ponte alla Badia”, dove la strada si interseca con un tracciato di collegamento con la via Bolognese (a sinistra) e, a destra, con la via che, transitando per la Badia Fiesolana, conduce alla chiesa di San Domenico e quindi a Fiesole. Una deviazione dal nostro itinerario è d’obbligo per salire all’ex Convento di San Domenico, la cui chiesa quattro-cinquecentesca è preceduta da un elegante portico, opera di Matteo Nigetti (1635), e per proseguire poi per Fiesole. Oltre al grandioso edificio del Seminario e al Palazzo Vescovile che gli sta a lato (entrambi riferibili al XVII secolo), nella piazza Mino da Fiesole, centro della vita dell’abitato fiesolano, si affaccia il severo Duomo romanico, intitolato a San Romolo. Iniziata dal vescovo Jacopo il Bavaro nel 1028, la chiesa cattedrale fu suc-
La chiesa di San Domenico
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Fiesole, veduta aerea del Duomo di San Romolo e dell’area archeologica
cessivamente rinnovata (XII secolo) e poi ampliata nel 1256 sino ad assumere l’attuale conformazione a tre navate con il presbiterio rialzato e sottostante cripta. Nella parte più elevata della piazza prospettano inoltre il Palazzo Pretorio, decorato con gli stemmi dei Podestà succedutisi a partire dal XVI secolo, e l’antico oratorio di Santa Maria Primerana, che conserva numerose opere d’arte, tra cui una pala in terracotta invetriata di bottega di Andrea della Robbia. Prendendo poi la ripida salita che porta alla vetta della collina fiesolana, ove sorgeva l’a-
Il convento di San Francesco
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La facciata dell’Oratorio del SS. Crocifisso di Fonte Lucente
Villa I Tatti
Convento di Santa Maria Maddalena alle Caldine
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Villa Peyron
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cropoli dell’antica Fesulae, si giunge all’antica basilica di Sant’Alessandro, il cui interno a tre navate divise da sedici colonne di marmo cipollino con capitelli jonici è frutto di una sistemazione dell’XI secolo, e quindi alla chiesa e al Convento di San Francesco, sede dal 1399 di una comunità francescana. Ad unica navata rettangolare scandita da tre arconi ogivali, la chiesa, come alcuni altri ambienti del Convento, tra cui un piccolo chiostro, ha caratteri gotici e mostra in facciata un protiro pensile ad arco polilobato. Dietro l’abside del Duomo è infine l’area archeologica fiesolana, dove sono i resti della Fesulae etrusca e romana: rovine delle Terme, residui di un tempio, il grande Teatro romano, un tratto delle mura etrusche a colossali blocchi parallelepipedi, oltre naturalmente all’importante Museo Archeologico. Ripresa la via Faentina, si procede lungo la valle del Mugnone mantenendosi sulla riva sinistra del torrente, ai piedi della ripida pendice del colle fiesolano. La valle si fa più stretta e diviene anche più pittoresca per una serie di cascatelle prodotte dal Mugnone, ma poi il fondo valle si allarga nel cosiddetto Pian del Mugnone. Si incontra il piccolo abitato delle Caldine, al termine del quale, sulla destra della strada, è il Convento di Santa Maria Maddalena. Nato come spedaletto con annessa chiesa, sul finire del XV secolo fu donato dal fondatore (Andrea Cresci) ai Domenicani del Convento di San Marco. Il complesso ha conservato i caratteri architettonici quattrocenteschi, sia nei locali del Convento (refettorio, sala capitolare, chiostrino a due ordini di loggiati jonici), sia nella chiesa. Quest’ultima, ad unica navata, è preceduta da un bel portico e riecheggia le eleganti forme di Michelozzo; nel suo interno si conservano pregevoli opere d’arte, tra cui una Madonna col Bambino e Angeli, attribuita al Maestro del Trittico Horne, con una Annunciazione di Bicci di Lorenzo nei pennacchi della riquadratura. Nell’orto è poi la “Cappella della Maddalena”, con un affresco di Fra’ Bartolomeo (“Noli me tangere”), che costituisce forse l’ultima opera del pittore, che nel Convento fece lunga dimora, morendovi nel 1517. Proseguendo la via incontra il villaggio “La Querciola” con l’elegante villa di Montereggi, quindi l’abitato dell’“Olmo”, in corrispondenza del quale è un quadrivio con due strade che conducono, rispettivamente, a Pratolino e a Santa Brigida. Oltre l’“Olmo” il paesaggio cambia e le colline appoderate, coperte di olivi e punteggiate di ville e case coloniche cedono il posto a un paesaggio montano a boschi e pascoli. Si digrada nella conca mugellana dove la strada medievale, invece di entrare, come fa la moderna “Faentina” nella vallecola del torrente Faltona, in prossimità di Polcanto risaliva le colline che fanno da spartiacque con la parallela valle del torrente Fistona, per poi proseguire nella direttrice naturale offerta da quest’ultima. È la “via delle Salaiole”, lungo la quale alcuni superstiti ponti medievali ad unica arcata testimoniano dell’importanza e dell’antichità del percorso, che realizzava peraltro un collegamento più rapido tra Firenze e Borgo San Lorenzo.
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