16. La “strata per quam itur Pratum”

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La “strata per quam itur Pratum”

o “Statuto del Capitano del Popolo” del 1322-1325, cui più volte abbiamo fatto riferimento, fa iniziare la strada per Prato presso a poco dall’attuale piazza di Santa Maria Novella ove, dinanzi alla chiesa, sorgeva lo spedale di San Paolo, detto “dei Convalescenti”. “Incipit a ponte seu Burgho Sancti Pauli”, dice lo “Statuto” riguardo alla strada (Liber IV, Cap. VIII), riferendosi al borgo esterno al circuito murario del XII secolo che aveva preso nome dallo spedale, e al ponte che ivi superava il Mugnone, all’epoca non ancora dirottato dal suo corso. Quella che si dirigeva verso Prato era una delle strade più “commerciali” del contado fiorentino, per l’intensità dei traffici con il vicino Comune della val di Bisenzio e con i grossi centri della piana a occidente della città, accresciutisi con la valorizzazione agraria del territorio. È significativo che intorno alla metà del Trecento i documenti della magistratura fiorentina detta della “Mercanzia” registrino per località lungo il tracciato, quali Peretola e Campi, un alto numero di “vetturali”, come erano chiamati i trasportatori, fenomeno riscontrabile solo in corrispondenza di strade assai transitate, oltre che sufficientemente piane e ben mantenute per il trasporto su ruota. La crescita urbana di Firenze, che nella pianura a ovest della città ha trovato il suo principale asse di sviluppo, ha ovviamente cancellato ogni traccia dell’an-

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La Rocca Strozzi e il ponte sul Bisenzio a Campi

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Chiesa di San Donato “in Polverosa”

L’antico abitato di Capalle

tico tracciato della strada. Sono rimaste, inglobate nel moderno tessuto urbano, quasi come delle isole, le borgate che si succedevano lungo il percorso: esse stanno in qualche modo a testimoniare l’antico itinerario. Superato il Ponte alle Mosse, così chiamato perché di qui partivano (si davano le “mosse”) i cavalli che correvano il Palio di San Giovanni, ci indirizziamo verso Novoli. Qui, sulla sinistra, seminascosta dalle costruzioni che le sono state erette intorno, troviamo un primo monumento legato alla via: la chiesa di San Donato in Polverosa, ricca di storia perché consacrata nel 1189 in occasione della cerimonia di investitura dei Crociati fiorentini in procinto di partire “pro liberatione crucis Christi et terre Ierosolimitane”. La chiesa ha in buona parte conservato le strutture di età romanica: è ad un’unica navata e nel suo interno sono stati sistemati affreschi staccati e sinopie tre-quattrocenteschi di varia provenienza. Più avanti, sulla destra è la villa Carobbi, o “Torre degli Agli”, con fronte cinquecentesca frutto dell’ingrandimento di una medievale “casa da signore” (l’imponente torre merlata che aveva dato nome alla villa). All’interno, in due androni a volta, sono delle grottesche del Poccetti, cui sono da attribuire anche i graffiti del cortile. Dell’antico villaggio di Novoli sopravvivono due chiese: Santa Maria a Novoli e San Cristofano a Novoli, entrambe ad un’unica navata. La prima

Un tratto delle mura di Campi sul Bisenzio

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La Rocca di Campi, già casa padronale degli Strozzi

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ITINERARI STRADALI

ha il portale datato “1567” ed è arricchita in facciata da un elegante portichetto seicentesco (all’interno conserva una Madonna col Bambino e Santi del Maestro di Marradi). San Cristofano a Novoli, che ebbe l’originario impianto romanico ristrutturato e ampliato nell’Ottocento, conserva all’interno alcuni affreschi quattrocenteschi, che un tempo decoravano anche la facciata (ne rimangono alcune tracce in terra verde). Assai più consistenti sono i resti della successiva borgata Santa Maria a Peretola che la strada incontrava lungo il suo cammino: Peretola. Il nucleo antico della località, ricordata già a metà del Trecento come mercatale, ha la forma urbana allungata tipica dei villaggi-strada. Nella piazza ove si teneva il mercato si affaccia la chiesa di Santa Maria, un edificio tardo-romanico ad un’ampia navata coperta a capriate, più volte “ammodernato” a partire dal Quattrocento. Della ricchezza della chiesa dà testimonianza il cospicuo patrimonio di opere d’arte che essa conserva: un ciborio in marmo e terracotta invetriata di Luca della Robbia; un fonte battesimale ed un ciborietto di Francesco di Simone Ferrucci (1466); affreschi e frammenti di affreschi tre-quattrocenteschi; un Cristo in Pietà della seconda metà del Trecento.

Villa il Palagio a Campi

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ITINERARI STRADALI

Il Palazzo del Podestà a Campi

Il complesso della Rocca di Campi

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ITINERARI STRADALI

Procedendo verso Campi, a segnare l’antico itinerario della strada sta poi la cosiddetta “Cupola”, un grazioso tempietto a pianta ottagonale la cui costruzione risale al 1510, che conserva all’interno un tabernacolo con un affresco (Pietà) quattrocentesco. Si prosegue per una campagna urbanizzata, dove ormai prevalgono gli insediamenti industriali e commerciali sugli spazi messi a coltura, e si giunge a Campi Bisenzio. Tra le maggiori “terre murate” del contado fiorentino, Campi conserva ancora nella parte più antica dell’abitato lunghi tratti delle mura trecentesche che lo recingevano e che si arrestavano al ponte sul Bisenzio, svolgendosi poi lungo il fiume. Nella piazza principale, accanto al Palazzo Pretorio (Campi fu a capo di una delle “Leghe” del contado), è l’antica pieve intitolata a Santo Stefano. L’impianto basilicale, a tre navate, con ogni probabilità è quello della primitiva chiesa romanica, ma la costruzione ha perso del Oratorio della Santa Maria Vergine tutto i caratteri medievali. Nel suo interno è della Pietà una Madonna e Santi della seconda metà del Quattrocento, oltre ad un’Annunciazione di Francesco Curradi e ad un affresco con lo stesso tema di Paolo Schiavo. Oltrepassato il ponte sul Bisenzio sorge, isolata, la rocca degli Strozzi, un imponente edificio fortificato della seconda metà del Trecento. Fu realizzato dagli Strozzi come “palagio adatto a fortezza” e divenne poi casa di fattoria delle estese proprietà che gli stessi avevano nella zona. La munitissima dimora doveva esprimere la grandezza e il prestigio della famiglia, non solo con la sua mole, ma soprattutto con l’apparato difensivo di cui era dotata (alte muraglie in laterizio con scarse aperture, merlatura, ballatoi) che la rendevano più simile a una rocca. La strada, mantenendosi sulla destra del Bisenzio, transitava poi per il villaggio di Capalle e raggiungeva infine Prato ove aveva termine il suo percorso.

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