Tra antiche strade e itinerari Alla scoperta di paesaggi, attività, memorie e identità locali
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l Valdarno Superiore possiede una densa rete di strade antiche sulle direttrici longitudinali est-ovest e viceversa, cioè tra Firenze e Arezzo, oppure su quelle trasversali sud-nord, cioè tra il Valdarno medesimo e il Chianti con la valle dell’Ombrone da una parte e la val di Sieve e il Casentino dall’altra. Un po’ tutte queste vie modernamente rese rotabili, percorse in ogni tempo da flussi di merci e viaggiatori per necessità e diletto, sono oggi particolarmente apprezzate soprattutto per gli aspetti ambientali, paesistici e panoramici che consentono di godere. Nella prima direttrice, abbiamo la via nuova Aretina di Pontassieve e quella di Rosano lungo l’Arno che si congiungono al ponte di Rignano per proseguire sulla sinistra idrografica del fiume per Incisa-Figline-San Giovanni-Montevarchi-Levane-Ponticino-Indicatore-Pratantico-Arezzo, con possibilità di seguire il braccio antico in riva destra che, dopo Levane, attraversa l’Arno al Ponte del Romito e per Laterina e Castiglion Fibocchi s’immette nell’ultimo tratto della Sette Ponti per il Ponte a Buriano ed Arezzo; oppure la via vecchia Aretina di Bagno a Ripoli per San Donato in Collina che si riunisce all’arteria precedente ad Incisa. Importante e particolarmente ricca di valori paesistici e panoramici risulta pure la storica via dei Sette Ponti da Sant’Ellero-Donnini-Pitiana-Pietrapiana-Reggello/Cascia-Pian di Scò-Castelfranco di Sopra-Loro Ciuffenna-Gropina-San Giustino-Castiglion Fibocchi per Ponte a Buriano ed Arezzo. Da non trascurare la via bassa degli Urbini che si snoda lungo l’Arno – sempre sulla destra idrografica – con distacco dall’Aretina nuova poco prima di Incisa per terminare alla diga e al ponte dell’Acqua Borra con immissione a Levane nell’Aretina. Nella direttrice nord-sud, abbiamo innumerevoli itinerari altrettanto antichi: nel versante settentrionale, la Tosco-Romagnola che da Pontassieve risale la Val di Sieve per il Mugello, la Romagna e il Casentino; la via della Consuma per il Casentino e Vallombrosa; le tante vie anche non rotabili che conducono a Vallombrosa-Secchieta e poi ugualmente in Casentino, tra cui quel-
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IL VALDARNO SUPERIORE. Territorio, storia e viaggi
le con imbocco a Sant’Ellero, Leccio, Incisa-Montanino e Figline-Matassino; le altrettanto numerose vie anche pedonali di valico del Pratomagno per il Casentino, a partire da Reggello, Castelfranco di Sopra, Loro Ciuffenna e Laterina. Nel versante meridionale, spiccano le strade di scavalcamento della dorsale chiantigiana: da Figline per Poggio alla Croce-San Polo-Strada in Chianti oppure per Dudda-Cintoia-Strada o per Poggio del Sugame-Greve; da San Giovanni per Badiaccia a Montemuro-Canonica-Greve o per Badiaccia a Montemuro-Albola-Radda; da Montevarchi e Cavriglia per Badia a Coltibuono e Gaiole; da Montevarchi per Mercatale-Nusenna-Monte Luco e il Chianti meridionale; da Bucine per la Val d’Ambra-Colonna del Grillo e ugualmente per la valle dell’Ombrone e il Chianti meridionale. Alla presenza di queste ed altre strade si devono – nei vari periodi storici – le fortune di tanti insediamenti civili, religiosi e produttivi sorti lungo di esse o negli immediati dintorni; e a queste stesse arterie si devono pure i recenti accrescimenti dei centri e luoghi abitati e l’urbanizzazione sempre più diffusa (anche mediante il recupero di vecchie sedi agricole) nella campagna, per fini sia residenziali che produttivi, della seconda metà del secolo appena trascorso, allorché si aggiunse la via di grande comunicazione dell’Autosole. Queste e altre arterie di più lenta percorrenza – in larga misura oggi tagliate fuori dal grande traffico incanalato nell’autostrada – si prestano particolarmente ad essere utilizzate per itinerari ambientali e culturali funzionali alla riscoperta e valorizzazione del territorio valdarnese, nella gamma delle sue identità, dei suoi beni storici e dei suoi prodotti materiali. È proprio il carattere di territorio-strada che induce ad una rivisitazione che ci porta a proporre quattordici itinerari territoriali altamente significativi e capaci di cogliere la vera essenza del Valdarno di Sopra. Gli itinerari si snodano per paesaggi collinari e vallivi, per centri abitati e campagne, per ambienti e luoghi produttivi che partecipano (seppure in modo diverso da parte a parte) della tradizione e dell’innovazione, della crescita (non sempre attenta all’impatto sull’ambiente, sull’eredità culturale e sulla qualità della vita) e dello sviluppo (che è invece volto a garantire la sostenibilità). La considerazione individuale e collettiva delle sedi umane e delle vie di comunicazione (o degli altri oggetti presenti lungo i percorsi) è oggi sempre più strettamente legata al ruolo svolto dalle imprese agricole (con i loro vini ed oli ed altri prodotti di qualità – chi non conosce il fagiolo zolfino o quello cannellino del Valdarno? – e con la crescente integrazione con il turismo), dall’artigianato e dall’industria manifatturiera, più in generale dall’organizzazione economica, dall’identità culturale e dal rapporto consapevole e virtuoso con i luoghi.
Tra antiche strade e itinerari
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