Sesto itinerario
Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi
La massiccia presenza degli ordini mendicanti nelle città e “terre” della Val di Chiana
el basso medioevo le città e i grossi agglomerati (le “terre mura- Renato Stopani te”) divennero i centri della vita sociale e politica, i poli dell’organizzazione del territorio e i luoghi di rifugio nei periodi di incursioni belliche (fondamentali le mura per la difesa, abbiamo visto, anche per la definizione di una identità). I nuovi testimoni del Vangelo che nacquero a partire dal XIII secolo, gli ordini che si dissero “mendicanti”, sentirono quindi la necessità di accostarsi ai luoghi ove la popolazione si andava addensando, al fine di entrare in dialogo con essa. I semi gettati dai due grandi Santi del Duecento, Francesco e Domenico, dettero i loro frutti, conferendo un forte impulso alla vita spirituale e favorendo la nascita di numerose comunità conventuali. Accanto ai due ordini religiosi (francescano e domenicano) cui i due Santi dettero vita, che si caratterizzeranno entrambi per la loro diffusione in tutta la Cristianità occidentale, nasceranno ben presto altre congregazioni di “mendicanti” (gli agostiniani, i serviti, i carmelitani), che sostanzialmente si esempleranno sulle “Costituzioni” francescane e domenicane. Le comunità conventuali che nel corso del XIII secolo, e poi ancora nel Trecento e nel Quattrocento, si formarono nelle grandi città, come nelle “terre”, avranno in comune diversi caratteri, tanto da poter essere considerate un gruppo unitario, non solo per le analoghe soluzioni formali adottate nelle loro costruzioni, ma per il fatto di aver ottemperato a identiche esigenze di culto e di organizzazione della vita comunitaria. La chiesa Le esigenze cultuali di tutti gli ordini mendicanti, rendevano ne- di San Francesco cessario avere a disposizione sale da predicazione ampie e ben illu- a Lucignano
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minate, onde accogliere la gran folla dei fedeli, e grandi pareti da affrescare con esempi edificanti e storie tratte dal Nuovo e dal Vecchio Testamento. È infatti da tener presente che nella società medievale le immagini svolgevano una complessa funzione, che non si esauriva nella semplice “comunicazione” nei riguardi di chi non sapeva leggere, ma riguardava intimamente la vita di chi ne usufruiva, in quanto suscitava il desiderio di devozione. Anche gli stessi elementi del repertorio stilistico in architettura si piegheranno alle esigenze cultuali, per cui saranno frequentemente adottati archi a sesto acuto e ogive allo scopo di dare maggiore ampiezza e slancio alle chiese, che tuttavia sempre rimarranno strutture semplicissime. Ciò farà apparire le costruzioni a volte persino spoglie, ma i loro artefici, convinti che “la povertà sia nobile, che la semplicità sia grandezza”, riusciranno egualmente a raggiungere compiutezza d’arte, realizzando mirabili effetti di chiarezza e di spazialità. L’identica concezione dell’interno delle chiese, inteso come ampio e sgombro vano, porterà gli ordini mendicanti a preferire edifici ad un’unica grande navata, sempre con copertura a capriate a vista e con semplici impiantiti a mattoni, come invitavano a fare le Constitutiones: “Mediocres domos et humiles habeant fratres nostri… et non fiat lapidibus testitudinata nisi forte super chorum et sacristia”. Le icnografie delle diverse costruzioni si distingueranno unicamente per le molteplici varietà di pianta nel presbiterio, ora con due o più cappelle a lato del coro, ora con le cappelle allineate, ora semplicemente con una sola scarsella terminale. La missione principale degli ordini mendicanti constando nella predicazione e nell’istruzione religiosa del popolo, ne conseguì come si è detto il privilegiamento dei grossi centri per l’ubicazione dei conventi. Si comprende quindi come le popolose “terre” della Val di Chiana abbiano attratto sin dal Duecento, in primo luogo francescani e domenicani, ma anche agostiniani e serviti. A Montepulciano, ad esempio, erano presenti tutte le congregazioni sopra ricordate: appena fuori la Porta al Prato si trovavano i domenicani, con il trecentesco convento intitolato a Sant’Agnese, la Santa montepulcianese di cui conservavano le ceneri. La chiesa si presenta oggi assai trasformata, ma conserva in facciata il bellissimo portale, oltre a residui degli affreschi che ne decoravano l’interno. Al 1269 risale la chiesa di San Francesco, che ha subito anch’essa non poche trasformazioni, ma Affresco chiesa San Francesco Lucignano
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possiede ancora il gotico portale e una parte degli affreschi che si trovavano all’interno. Si presenta invece con la facciata trecentesca perfettamente conservata, nella quale spicca un portale cuspidato, la chiesa del convento di Santa Maria dei Servi, così come la chiesa del convento di Sant’Agostino, una costruzione gotico-rinascimentale che possiede una mirabile facciata, opera di Michelozzo. A Cortona istituirono loro comunità conventuali francescani, domenicani e agostiniani. I primi vi erano sin dal 1211 quando, con Frate Elia, lo stesso San Francesco fondò l’eremo delle Celle, sulle pendici dell’Alta di Sant’Egidio. Seppur in seguito accresciuto nella sua consistenza, l’eremo ha conservato la suggestiva povertà francescana delle origini, con le sue anguste cellette, il basso chiostrino a pilastri e la piccola chiesa. Poi, nel 1250, venne eretto un convento entro le mura, con una grande chiesa, intitolata a San Francesco, ad un’unica navata conclusa da tre cappelle; l’interno fu trasformato nel XVII secolo, ma ha conservato i resti di un ciclo di affreschi attribuiti al Buffalmacco, così come la facciata che si presenta ancora con l’originale portale gotico dalle membrature in marmo rosso. Alla fine del Duecento risale la costruzione della chiesa del convento di Sant’Agostino, anch’essa però rimaneggiata nel Seicento. Più tarda (principio del XV secolo) è invece la chiesa del convento di San Domenico, che però ha maggiormente conservato gli originali caratteri tardo-gotici. La sobria facciata si adorna di un semplice portale sovrastato da un oculo ed è coronata da un ricorso di arcatelle pensili di ricordo romanico. L’interno, come di consueto ad un’unica grande navata conclusa da tre cappelle terminali, presenta alcuni inserimenti rinascimentali (gli altari laterali), che sebbene non costituiscano un elemento di grosso disturbo, hanno però eliminato gli affreschi che ne dovevano decorare le pareti. All’interno della cerchia muraria di Foiano avevano un loro convento i domenicani: della primitiva costruzione rimane una quattrocentesca torre campanaria in cotto con bifore e cuspide a piramide ottagonale. Tra Sei e Settecento, allorché ebbe inizio l’ammodernamento dei principali edifici della “terra”, la chiesa e il convento vennero anSesto itinerario
Particolare Chiesa S. Agostino Monte San Savino Chiostro S. Agostino Monte San Savino
Chiesa Sant’Agostino a Cortona Chiesa Sant’Agostino Castiglion Fiorentino
San Domenico Montepulciano Sant’Agnese a Montepulciano
ch’essi rinnovati, come testimonia l’elegante partitura decorativa della facciata e dell’unica fiancata visibile della chiesa. Appena fuori delle mura si trovava un altro convento che gli ordini mendicanti avevano istituito a Foiano: San Francesco. Il complesso, che risale al Quattrocento, si sviluppa a partire dalla chiesa, una costruzione ad un’unica navata, con tiburio e cupola in rosseggiante cotto, preceduta da un bel portico su colonne d’ordine tuscanico aggiunto nel Seicento. Anche a Castiglion Fiorentino erano due conventi, rispettivamente intitolati a San Francesco e a Sant’Agostino. Il primo, situato nei pressi della Porta Fiorentina, fu tra i più antichi insediamenti francescani in terra aretina, come testimonia la chiesa romanico-gotica ad un’unica navata conclusa da un breve transetto in cui si aprono tre cappelle. La facciata, dal regolare rivestimento a filaretti di arenaria, presenta al di sopra del disadorno portale una lunga bifora, ancora di sapore romanico nell’esecuzione, ma già gotica nelle proporzioni slanciate. Affreschi, alcuni dei quali trecenteschi, rimangono sia all’inter-
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no della chiesa che in alcuni locali del convento, dove si apre un bel chiostro tardo-rinascimentale su colonne d’ordine tuscanico. All’inizio del Trecento è da riferire la chiesa dell’altro ordine mendicante (gli agostiniani) che aveva un suo convento a Castiglion Fiorentino: Sant’Agostino. Il suo impianto è ancora quello originario, constando anch’essa di un’unica navata, ma l’interno è stato rimaneggiato nel Seicento. Solo la facciata, il cui rivestimento è rimasto incompiuto, ha conservato i caratteri austeri della costruzione primitiva. A Lucignano i francescani realizzarono per il loro convento una chiesa che, anche per aver conservato pressoché inalterati i caratteri originari, costituisce uno dei maggiori esempi in Toscana di architettura gotica. Con pianta a croce egizia, ad un’unica navata coperta con capriate lignee, la chiesa è conclusa da un elegante transetto la cui cappella semidecagona è voltata con sottarchi divergenti nel raccordo con la nave. La facciata, col suo rivestimento a bande dicrome, ottenuto alternando fasce di bianco alberese e di grigia arenaria, riflette le vivaci soluzioni decorative in uso nel Trecento a Siena, alla cui cultura artistica si richiamano anche il portale cuspidato e, all’interno, gli affreschi tre-quattrocenteschi, tra i quali è un drammatico “Trionfo della Morte”. Presenze degli ordini mendicanti sono rilevabili, come dicevamo, un po’ in tutti gli altri principali centri della Val di Chiana: a Chiusi, dove i francescani giunsero già nel Duecento (la chiesa di San Francesco è ancora romanica nella facciata e per realizzarla furono impiegati anche materiali di recupero da monumenti d’età classica); a Monte San Savino, dove era un convento agostiniano la cui chiesa, poi ampliata, ha conservato la facciata trecentesca, rivestita a filaretti di arenaria, spartita da lesene e con finissimi ornati nel grande portale sestiacuto cinto da una ghiera con dentelli e bottoni; infine a Sinalunga, nei cui pressi i francescani insediarono una loro comunità intitolandola a San Bernardino. L’architettura del convento è tipicamente quattrocentesca, anche se è stata parzialmente modificata dalle integrazioni e dagli ammodernamenti successivi. La chiesa in particolare, che si presenta all’interno nell’elegante veste che le è stata conferita da un rinnovamento settecentesco, ed ebbe anche aggiunta, a lato della facciata, una costruzione ottagonale: il Santuario della Madonna del Rifugio, patrona della Val di Chiana. San Francesco a Foiano
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