Settimo itinerario
Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi
I Santuari Mariani, un percorso di fede e di arte
in dai tempi più remoti, la devozione verso la Vergine Maria è Santino sempre stata molto alta nella Val di Chiana e nelle aree vicine. Gallorini Basta consultare gli elenchi delle decime dei secoli XIII-XIV e la “Tassa dei Preti” del 1431 per verificare quante chiese e cappelle fossero a Lei dedicate nei pivieri della vallata. Quello che magari ci sorprende è l’osservare i tanti tabernacoli, chiese, cappelle e immagini dedicati alla Madonna, dove nei secoli sono stati registrati eventi ritenuti miracolosi, al punto di aver spinto la pietà popolare e le istituzioni locali – laiche e religiose – a finanziare, anche per mezzo di offerte, splendidi santuari. In effetti, la Val di Chiana sembra circondata da una fitta cintura di santuari mariani, piccoli o grandi che siano, sempre ricordati per la gran quantità di “grazie” concesse ai fedeli durante i secoli. È come se in questa terra si fossero riversate con maggior abbondanza che in altri luoghi le favorevoli attenzioni celesti e, oltre alle risposte date alle preghiere dei devoti, è sorprendente anche il numero di apparizioni mariane o comunque di interferenze soprannaturali sulla vita di semplici creature, con il frequente intento di richiamare una maggiore devozione verso la Madonna e spesso di far erigere un luogo di culto a Lei dedicato. Purtroppo, i documenti sono piuttosto rari ed altrettanto avari di notizie per le vicende dei secoli più lontani. Pertanto non sappiamo se ed a quale livello esistessero immagini mariane miracolose nella Val di Chiana dei primi secoli dopo il Mille. Una maggiore luce su questo argomento ci arriva dalle prime “Visite Pastorali” (ispezioni dei vescovi nelle rispettive diocesi), che salvo poche eccezioni risalgono al XV secolo, ma si fanno più numerose a partire dal XVI. Di certo, un buon numero di leggende, aneddoti, miracoli e santuari fiorisce proprio a partire dal XV secolo, in Val di Chiana come in gran parte della Toscana. È a questo periodo che si possono ricollegare i primi maestosi santuari mariani della vallata, spesso vere opere d’arte e splendidi esempi di architettura religiosa. Si può ricordare come il cristianesimo abbia mutuato dai precedenti culti pagani la valenza propiziatoria delle immagini sacre e pertanto queste furono disseminate su tutto il territorio. Fra queste immagini, uno speciale rilievo lo hanno avuto quelle mariane, collocate nelle più differenti forme e nei più disparati luoghi quali tabernacoli, edicole, maestà, oratori, romitori, cappelle, nicchie ed anche tronchi vuoti di vecchi alberi. Proprio nel XV secolo l’immagine della Madonna trionfò sugli altri temi preferiti nell’iconografia medioevale (Crocifissione, Deposizione e Pietà).
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Strade, incroci, ponti, punti particolari del territorio vengono così costellati da una serie di immagini mariane che proteggono i viandanti, i pellegrini, ma anche le produzioni agricole e gli abitanti del luogo circostante. Verso questi semplici luoghi di devozione si riversano le umili preghiere di coloro che lavorano o abitano nelle vicinanze, ma anche di quelli che a vario titolo vi transitano. Una particolare preghiera esaudita, un’apparizione improvvisa di una “bella signora”, un movimento degli occhi dell’immagine, un qualche altro segno sovrannaturale ed ecco che si gridava “al miracolo!”. In periodi storici in cui la gente mancava di tutto, avere un appiglio contro la propria disperazione era essenziale, da qui la repentina diffusione della notizia dell’evento miracoloso, la folla che arrivava in massa, non solo per curiosare, ma ancor di più per chiedere devotamente ulteriori grazie personali. E se queste arrivavano, ecco che la piccola immagine di campagna veniva inglobata in un edificio sacro più o meno grande, più o meno bello, a seconda dell’emozione suscitata dal miracolo e dalla sua diffusione sul territorio circostante. È questa, in estrema sintesi, la genesi di tanti santuari mariani presenti nella Val di Chiana. Ad essi bisognerebbe aggiungere le infinite immagini di Maria, sotto i tanti titoli con cui era invocata, presenti in quasi tutte le chiese della valle e spesso circondate da una miriade di ex voto piccoli o grandi, umili o preziosi, che testimoniano di altrettante “grazie ricevute”. Per un itinerario di visita, ci si potrebbe affacciare alla Val di Chiana provenendo da Arezzo, attraverso la gola dell’Olmo e seguendo la SR 71. Già a pochi chilometri, una deviazione a sinistra ci porta sulle falde del Monte Lignano, dove in una piccola radura possiamo notare la chiesetta di Santa Maria a Pigli, nel comune di Arezzo. Era la chiesa dell’antico omonimo castello e almeno dal XVI secolo custodiva una immagine della Madonna Assunta che nella visita pastorale del 1575 il vescovo descrive come contornata di ex voto in cera, lino e tavolette dipinte. Sul finire del XVII secolo, grazie alle offerte dei fedeli ed all’impegno della famiglia Burali, patrona delSanta Maria a Pigli
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la chiesa, Santa Maria fu ricostruita nelle vicinanze nelle forme attuali. Di recente restaurata dalla famiglia Parati, si presenta a croce latina, con facciata a capanna munita di portale architravato e sormontato da una finestra strombata. Nell’interno ci sono tre altari riccamente decorati a stucco, forse ad opera di Passardo Passardi (inizi XVIII secolo). L’antica immagine miracolosa dell’Assunta è stata nel tempo modificata per trasformarla nella Madonna del Carmelo. Nel vicino comune di Castiglion Fiorentino, seppur siano molti i segni di devozione mariani, riscontrabili in cappelle ed immagini molto venerate, possiamo limitare la nostra visita ai tre santuari più importanti: quello del Rivaio, quello del Bagno e l’altro della Consolazione. La Chiesa della Madonna delle Grazie del Rivaio, posta ai piedi del colle di Castiglioni, fu costruita nei primi anni del XVII secolo inglobando una più antica maestà collocata lungo la strada proveniente da Arezzo, che si diceva particolarmente miracolosa. Fu proprio per questi miracoli che dopo poco più di due decenni dalla consacrazione (1624), la chiesa fu di nuovo ristrutturata ed allargata con termine dei lavori nel 1652. Agli inizi del XVIII secolo le fu addossato il porticato antistante per dare riparo ai tanti pellegrini che qui convergevano in occasione della festa di giugno. All’interno si nota sull’altar maggiore l’antica immagine mariana, mentre è da segnalare in una nicchia, a destra entrando, un crocifisso ligneo del XVI secolo, attribuito alla scuola di Baccio da Montelupo. All’inizio della piccola e singolare Valle di Chio, si trova il Santuario della Madonna del Bagno. Secondo la tradizione, agli inizi del XIII secolo, la Vergine apparve a due pastorelli, uno dei quali sordomuto, che pascolavano le loro pecore in questa località. Ai piccoli impauriti Maria disse di essere “la Gran Madre di Dio” e li invitò a riferire alle autorità castiglionesi di costruire in quel punto una cappella. Siccome le autorità non credevano ai due bambini e non si smuovevano neppure di fronte al fatto che il sordomuto avesse recuperato l’udito e la favella, in una successiva apparizione la Madonna fece sgorgare una fonte perenne, dicendo che lì sarebbero stati guariti dai mali fisici e spirituali coloro che si fossero avvicinati con fede. I successivi molti miracoli indussero le autorità a costruire una cappella. Pare che anche San Francesco avesse visitato questo luogo, durante un suo viaggio verso la Verna. Nei primi anni del XVI secolo l’edificio fu ristrutturato e nel XVIII ampliato. Settimo itinerario
Santuario della Madonna del Bagno
Chiesa della Consolazione a Castiglion Fiorentino
La chiesa attuale fu terminata nel 1887 e sostituì il più antico oratorio. La facciata, neoclassica, è spartita da lesene. Sulla destra si innalza un campanile a torre, in pietra serena. Sulla sinistra un semplice loggiato sovrasta gli antichi bagni dove gli ammalati effettuavano immersioni ed abluzioni. L’interno è a croce latina coperto da volta a botte. Dietro l’altar maggiore un tempietto neoclassico custodisce l’Immagine della Vergine con Bambino; è in terracotta e viene attribuita ad Andrea Sansovino. Ritornando verso la SR 71, troviamo la Chiesa della Consolazione. In questo luogo esisteva una Maestà, detta “di Seppe”, attribuita a Luca Signorelli. Quando questa immagine iniziò a compiere miracoli, si sentì la necessità di inglobarla all’interno di una struttura di culto. Fu così che il 18 giugno 1565 iniziarono i lavori per la costruzione di una chiesa a pianta ottagonale in puro stile rinascimentale, sormontata da una cupola. I fondi necessari furono raccolti tramite elemosine e fra queste è da segnalare la cospicua somma donata dalla Granduchessa Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I, che attribuì a questa Maestà da lei invocata il recupero delle vista perduta. L’opera fu terminata sul finire del 1607, ma nel gennaio del 1608 la cupola crollò senza peraltro rovinare la Sacra Immagine, collocata proprio al centro dell’edificio. Fu rifatto il tetto, ma questa volta in legno, mentre l’altare, commissionato a Filippo Berrettini, fu alloggiato in una cappella laterale, collegata tramite un arco alla chiesa. L’edificio, restaurato pochi decenni fa, è realizzato in pietra serena e come abbiamo detto è ottagonale e ripartito in due ordini tramite un cornicione. L’inferiore, ripartito da lesene angolari doriche, presenta tre facce con portali sormontati da finestre rettangolari, alternate da quattro facce con nicchie. L’ordine superiore, con lesene ioniche, presenta un occhio per ogni faccia. Anche nel limitrofo comune di Cortona, sono tante le testimonianze devozionali verso Maria, così come gli edifici religiosi a Lei dedicati, legati a manifestazioni soprannaturali. Citeremo i più importanti dal punto di vista artistico ed architettonico. Provenendo da Castiglion Fiorentino, saliamo verso la città per la strada del Cimitero. Arrivati alle mura cittadine, continuiamo a salire e subito dopo Porta Colonia una stradina sterrata, sulla sinistra, ci conduce a Santa Maria Nuova. Anche in questo luogo c’era un tabernacolo che era coperto di edera e conservava una madonna dipinta. Una notte il custode dell’area vide la Madonna camminare con quattro ceri che la seguivano. Raccontò il fatto e subito iniziò una grande devozione popolare. Fu dato incarico all’architetto corVal di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi
tonese Cristofanello di eseguire il progetto di una grande chiesa e il 9 agosto 1550 iniziarono i lavori. Però, già dal medesimo 1550 sono documentati pagamenti fatti anche a Giorgio Vasari per i medesimi lavori di progettazione. Dopo la morte del Cristofanello (1554), fu il Vasari da solo a proseguire nell’edificazione, fino al 1573 quando gli subentrò Mariotto di Bino che completò i lavori nel 1583. Nel 1610 la chiesa fu consacrata ed eretta in Collegiata, con un priore e 12 canonici. Fu soppressa nel 1783 e da allora ha vissuto un lento declino, anche per problemi statici, fino ai restauri degli ultimi decenni che l’hanno riportata all’antico splendore. Santa Maria Nuova è a pianta quadrata e presenta tre facciate uguali, mentre nella quarta è stato innestato il coro a cui sono stati addossati la canonica ed i suoi annessi. Le tre identiche facciate sono suddivise, tramite quattro lesene, in tre fasce verticali di cui la centrale è la più ampia. Qui si apre il portone, mentre sulle fasce laterali si apre una finestra con timpano curvo. Un cornicione conclude le tre fasce; al di sopra di questo, mentre la fascia centrale prosegue, presentando un oculo strombato ed il soprastante timpano, sui due lati si affiancano due grandi volute. Al centro si innalza una cupola seicentesca, scarsamente in armonia con il resto dell’edificio L’interno della chiesa presenta quattro robusti pilastri che sorreggono gli arconi sopra i quali è impostato il tamburo della cupola. In tal modo, viene ad inscriversi una croce greca all’interno della pianta quadrata. All’altar maggiore è conservata l’immagine miracolosa della Madonna con il Bambino, detta “dell’Ellera”. Nel primo altare di destra una tela di Alessandro Allori rappresenta la nascita di Maria. Dall’altra parte della Città, ridiscendendo verso Camucia, troviamo il Santuario di Santa Maria delle Grazie al Calcinaio. Si tratta di un eccellente esempio di architettura rinascimentale. In precedenza in questo luogo, c’era una vasca adibita al trattamento delle pelli tramite calce (calcinaio). Sulla parete di questa vasca, in un tabernacolo, era raffigurata un’immagine di Maria con il Bambino, risalente al XIV secolo. La domenica di Pasqua del 1484 l’Immagine iniziò ad operare incredibili grazie ai fedeli che le si rivolgevano. Anche nei giorni seguenti si ripeterono i fenomeni miracolosi. Fu così che l’Arte dei Calzolari di Cortona decise di realizzare un imponente edificio sacro e per questo diede incarico al concittadino Luca Signorelli di individuare l’architetto giusto. La scelta cadde sul senese Francesco di Giorgio, ben noto per le sue realizzazioni militari, il quale accettò e nello stesso anno presentò il suo progetto. I lavori iniziarono nel 1485, ma si protrassero per molti anni e così, alla morte di Francesco di Giorgio (1501), subentrò nella direzione il fiorentino Pietro di Domenico di Norbo. Per tale motivo, gli studioSettimo itinerario
Santa Maria delle Grazie al Calcinaio Cortona
Santuario della Madonna del Bagno
si non hanno ancora stabilito se la cupola fosse stata progettata da Francesco di Giorgio o da Pietro di Domenico di Norbo. Addirittura, recentemente si è avanzata l’ipotesi che il vero progetto della cupola fosse quello preparato da Leonardo per il Duomo di Milano e da questi donato all’amico Francesco di Giorgio, che lo adattò per il Calcinaio. Il Norbo avrebbe poi messo in atto la realizzazione, apportando alcune sue migliorie tecniche e statiche. Se la cupola fu terminata nel 1514, i lavori proseguirono fino alla metà dello stesso secolo. Agli inizi delle sue vicende la chiesa fu affidata ai Canonici di San Salvatore, detti Scopetini, ma nel 1653 fu trasformata in chiesa del nuovo Seminario cortonese, insediato proprio nel limitrofo convento degli Scopetini. Nel 1674 il Seminario venne chiuso e la chiesa fu abbandonata, al punto che vi veniva battuto il grano d’estate. Passata agli Scolopi (1708), fu di nuovo assegnata al Seminario (1777), per poi diventare sede della parrocchia di Salcotto. L’edificio sacro è stato costruito per inglobare il miracoloso tabernacolo mariano e pertanto è stato collocato a cavallo di un corso d’acqua. Realizzata in applicazione di rigorosi principi proporzionali architettonici del rinascimento, la Chiesa del Calcinaio è a croce latina, con le tre braccia minori uguali fra loro e un terzo della maggiore. Esternamente il paramento in arenaria è suddiviso in tre fasce, sovrastate da altrettanti cornicioni. La prima fascia presenta un ingresso in facciata e due nei fronti del transetto. Nella seconda fascia si aprono finestre timpanate, mentre nella terza fascia si aprono oculi strombati sulle quattro facciate. Sopra la crociera si innalza una cupola ottagonale, impostata sopra un tamburo a due registri e sormontata da lanterna. L’interno è scompartito da decorazioni in pietra serena che racchiudono superfici in intonaco bianco. L’altare maggiore, a edicola, è in pietra serena e contiene la sacra Immagine miracolosa della Madonna con il Bambino. Belle ed interessanti le vetrate di Guillaume de Marcillat e della sua scuola. Entrando nella limitrofa Valle dell’Esse, in località Pergo troviamo il Santuario della Madonna del Bagno. In questa zona esisteva una piccola cappella dove era venerata un’immagine di Maria che
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Santissimo Nome di Maria, Chiusi, Siena
allattava il Bambino. Nel 1576 si incominciarono ad attribuire molti miracoli alla sacra Immagine e fu quindi deciso di costruire una chiesa più importante. La nuova chiesa fu progettata da Luca Berrettini, mentre l’altare maggiore è di Filippo Berrettini. La località è detta Bagno perché nei pressi sgorgavano acque solfuree, molto utilizzate in caso di malattie cutanee e degli occhi. L’iconografia della Vergine che allatta ci suggerisce l’esistenza nelle vicinanze anche di una fonte galattofora, a cui facevano ricorso le madri con problemi di latte per i figli. Da Cortona, attraverso le dolci colline della Valdichiana ci spostiamo verso Chiusi e qui, in località Querce al Pino, troviamo la Chiesa del Santissimo Nome di Maria. In questa località c’era un tabernacolo contenente l’immagine di Maria denominata “di Querce al Pino”. Nella seconda metà del XVI secolo, si incominciarono ad attribuire miracoli alla Madonna e nel 1586 vi fu edificata una chiesa. Sul finire del XVIII secolo, l’edificio fu ristrutturato ed ingrandito, assumendo l’attuale aspetto. La chiesa è ad unica navata, costruita in cotto a vista, con la facciata bipartita ed incorniciata da elementi architettonici in travertino. Sopra il portale si apre una grande finestra rettangolare. All’interno sono conservati alcuni dipinti di scuola senese dei secoli XVII e XVIII. Proseguendo verso Sarteano, poco prima del cimitero, c’è la Cappella della Madonna del Mal di Capo. Una pia leggenda vuole che chiunque sia affetto da dolori alla testa e poggi il capo su un incavo di una grossa pietra, situata sul lato destro dell’ingresso, all’esterno della cappella, pregando la Madonna, verrà subito sanato. Da qui la frequentazione del luogo e la costruzione dell’edificio sacro, che contiene all’interno un affresco del XVI secolo di scuola senese, raffigurante la Madonna in gloria. Da Sarteano a San Casciano dei Bagni. A due passi dalle Terme c’è la singolare chiesa di Santa Maria ad Balnea. Essa fu forse costruita in epoca paleocristiana, sopra un santuario pagano. L’edificio attuale risale all’XI secolo e probabilmente sorse inglobando un tabernacolo in forma di colonna, contenente un’immagine della Vergine. La chiesa, preceduta da un semplice porticato, è un’unica aula conclusa da abside semicircolare, ma suddivisa in tre spazi da due serie di pilastri in muratura, sormontati da archi. All’interno, Settimo itinerario
Santa Maria a Balnea San Casciano dei Bagni, Siena
Cappella della Madonna del Mal di Capo, Sarteano, Siena Madonna della Rosa, Chianciano, Siena
un altare rinascimentale sopraelevato, conserva un affresco della Vergine con il Bambino risalente al XIII secolo. Altri affreschi di scuola senese ed orvietana, compresi fra il XIV ed il XVI secolo, sono visibili sulle pareti e sui pilastri della chiesa. Ripartiamo visitando la parte occidentale della Val di Chiana. A sud-est di Chianciano, subito fuori del paese c’è la bella chiesa a pianta centrale della Madonna della Rosa. Anche qui c’era di sicuro un più antico luogo di culto, contenente un affresco di scuola senese del XV secolo. Esso raffigura la Madonna che dona una rosa al Bambino, con ai lati San Giovanni Battista e San Bartolomeo. Forse a motivo di grazie ricevute, nel 1569 fu affidato all’architetto militare di Cosimo I, Baldassarre Lanci da Urbino, intento a rafforzare la fortezza senese, l’esecuzione di un progetto di chiesa più importante. L’edificio, terminato nel 1599, si presenta in cotto con profilature e partizioni in travertino. Esso è sormontato da un tiburio qua-
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San Biagio, Montepulciano, Siena
drato, con lanterna poligonale. Un affresco di scena di vita campestre, realizzato sul pilastro d’ingresso, fa supporre che siano state in special modo le offerte dei contadini della zona, a sostenere la realizzazione della chiesa. Arriviamo a Montepulciano. Qui il santuario più significativo è il Tempio di San Biagio, che al di là del titolo, rappresenta un bell’esempio di chiesa mariana. Infatti, proprio qui, dove era esistita per secoli la paleocristiana pieve di Santa Maria, sopravviveva un edificio religioso dedicato a San Biagio. In un muro era conservato un affresco trecentesco con la Madonna il Bambino e San Francesco. Nel 1518 si diffuse rapidamente la notizia che la Madonna era stata vista più volte chiudere e poi riaprire gli occhi. Inoltre, i buoi di un contadino che passava di là, si erano inginocchiati di fronte alla sacra immagine. Accorso il popolo poliziano, incominciarono ad arrivare grazie e miracoli. Fu così deciso di dare corso ad un progetto di grande chiesa. Ne fu incaricato Antonio da Sangallo il Vecchio, che ideò un maestoso edificio a croce greca, con quattro campanili simmetrici fra i bracci e sormontato da una cupola. La morte del Sangallo portò a qualche modifica al progetto, di cui la più significativa e quella che ha eliminato i due campanili posteriori. La chiesa è in travertino, semplice ed armoniosa, con le facciate divise in due registri, su cui si aprono un portale e una finestra superiore, e sormontate da un timpano con occhio circolare. La parte absidale ha innestata una tribuna semicircolare, sormontata da una balaustra, che si innalza fino alla fine del primo registro. La torre campanaria di sinistra è stata realizzata fino alla cuspide, mentre quella di destra arriva solo fino al primo registro. Sopra l’edificio, un alto tamburo sorregge la cupola, un tempo ricoperta da tegole di terracotta policroma invetriata. All’interno, sul bel dossale marmoreo cinquecentesco, che orna l’altar maggiore, è conservato l’affresco miracoloso. Nella sacrestia si conserva una statua in legno e stucco del contadino testimone dell’iniziale evento miracoloso e promotore della questua che portò all’edificazione del tempio. Un’altra interessante chiesa legata al culto mariano è quella della Madonna della Querce, anch’essa nelle vicinanze di MontepulSettimo itinerario
Madonna della Querce, Montepulciano, Siena
ciano, in basso fra gli olivi. Qui nel 1690, un devoto aveva inserito una piccola statua della Madonna in terracotta all’interno di un incavo di una querce, in una zona che da una visione da lui avuta pareva infestata da spiriti malvagi. E la Madonna iniziò ad operare tanti miracoli, finché già nel 1694, con le offerte dei fedeli, furono iniziati i lavori per realizzare una cappella, terminata nel 1699. Nel secolo successivo, la piccola cappella venne inglobata in un edificio più grande, officiato dai gesuiti. Quest’ultimo ha una bella facciata a filaretto in bozze di arenaria e travertino, con addossato sulla destra il leggiadro campanile, non troppo alto. All’interno, in due nicchie ricavate nella cappella, sono alloggiate due statue in terracotta policroma eseguite da Giovanni della Robbia e rappresentanti l’Arcangelo Gabriele e l’Annunziata. L’altare è in stucco e rappresenta un tronco di quercia circondato da angioletti, con all’interno la miracolosa immagine in terracotta. Numerosi ex voto in argento sono raccolti in alcune teche vitree circostanti. Sulla controfacciata i resti dell’antica querce. Lungo la strada per Gracciano, a pochissima distanza da Montepulciano, possiamo ammirare la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, che anche nel nome evoca miracolosi eventi. Anche qui in origine c’era un tabernacolo con un’immagine della Madonna con il Bambino del XIV secolo. Nel 1514 un giocatore d’azzardo che aveva perso troppo, non trovò di meglio che sfogare la propria ira colpendo la sacra immagine con alcune coltellate. Con grande meraviglia di lui e dei suoi compagni, dai tagli provocati fuoriuscì del sangue. Fu gridato al miracolo e mentre il giocatore fu condannato a morte, furono iniziati i lavori per una cappella che accogliesse l’immagine di Maria. Nella seconda metà del XVI secolo fu iniziato un nuovo edificio, con l’asse trasversale rispetto al precedente, commissionato all’architetto Ippolito Scalza. Si tratta di una commistione fra una chiesa ed un palazzo patrizio, con la facciata munita di un porticato coperto da volte a crociera e sormontato da un secondo registro, su cui si aprono due finestre timpanate. Un timpano con un occhio centrale conclude il tutto. L’interno è ad unica navata, conclusa da un’abside semicircolare. Esso ha perso parte del suo carattere originario, a causa di restauri settecenteschi ricchi
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Santa Maria delle Grazie, Montepulciano, Siena
di stucchi e volute barocche. Numerose opere d’arte datate dal XV al XVIII secolo arricchiscono gli altari laterali. Il secondo altare laterale destro, che altro non è se non l’altare maggiore del più antico edificio, racchiude entro un bel dossale in terracotta policroma di Andrea della Robbia, con l’Eterno, santi ed angeli, il miracoloso affresco trecentesco, che presenta ancora le macchie di sangue dell’antico evento. Proseguiamo verso Torrita di Siena. Qui, vicino a Porta Nuova, si trova la Chiesa di Santa Maria delle Nevi. Un tempo c’era soltanto un tabernacolo molto caro alla devozione popolare. Quando nel 1525 Torrita fu liberata da una terribile pestilenza, ne fu dato il merito alla Madonna raffigurata nel tabernacolo e fu quindi iniziato un piccolo edificio per custodirlo. Nel 1632 furono fatti ulteriori lavori di ampliamento, che portarono al presente edificio. La chiesa è collocata su di una piattaforma a cui si accede da una scala in travertino collocata in facciata. Essa è preceduta da una loggia in cotto, aperta da una serliana formata da due colonne in arenaria grigia. Sopra l’arco a tutto sesto una cornice separa il primo registro dal timpano triangolare. Il portale è in travertino e nel timpano soprastante c’è una copia del bassorilievo attribuito a Donatello. Esso è affiancato da due finestrelle rettangolari, mentre un’altra finestrella è posta sopra il timpano. Nell’interno, interessanti gli affreschi cinquecenteschi di Girolamo di Benvenuto, eseguiti sulla parete di fondo. Ma è nella piccola abside che possiamo ammirare la bella Assunzione tra angeli e santi, del medesimo autore. Riprendendo la strada per Sinalunga, dopo poche centinaia di metri troviamo la Chiesa della Madonna delle Fonti a Giano. Bel toponimo che rimanda a culti pagani delle acque. Qui presso le fonti, fu eseguita un’Immagine di Maria, che nel XVII iniziò a fare miracoli. La pietà popolare volle proteggere l’immagine miracolosa e fu così che nel 1665 venne costruita una chiesa. Essa è intonacata, con le profilature e gli elementi decorativi in laterizio. La facciata e suddivisa in due registri sovrastati da un timpano. Il portale è appariscente, con paraste, architrave, timpano spezzato e remenate in cotto. Settimo itinerario
Santa Maria delle Nevi, Torrita di Siena, Siena Madonna delle Fonti di Giano, Torrita di Siena, Siena
L’interno è a croce latina e presenta alcune tele del XVII secolo. Proseguendo nella medesima strada, poco più avanti, voltando a sinistra per la strada del cimitero, troviamo la Chiesa della Madonna dell’Olivo. Qui, sopra la porta di una oliviera, c’era un’immagine in terracotta invetriata della Madonna. Fra la fine del XVII secolo e gli inizi del XVIII, quando questa immagine iniziò a fare miracoli, fu asportata e collocata nella vicina chiesa plebana di San Costanzo, ormai priva di titolo. La chiesa venne ampliata, restaurata ed intitolata alla Madonna. L’edificio presenta nella facciata i segni dell’ampliamento settecentesco, sia nel rialzamento in laterizio con tanto di occhio circolare, che nel portale di accesso archivoltato. L’interno è piuttosto semplice, ad unica navata e con poche opere da segnalare. L’Immagine della Madonna è stata trafugata in tempi recenti.
Madonna dell’Olivo, Torrita di Siena, Siena
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Santa Maria della Neve, Trequanda, Siena
Spostiamoci verso Trequanda. Poco fuori del paese, a valle del torrione, troviamo l’Oratorio di Santa Maria della Neve o Madonna del Sodo. Qui, almeno fin dal Quattrocento, esisteva un’immagine mariana conservata in un tabernacolo. Probabilmente a motivo di grazie ricevute, vi fu costruita una prima chiesa, corrispondente all’attuale presbiterio, seguita nei secoli successivi da un ampliamento completato nel 1773. L’edificio ha una pianta a tau e all’interno si nota dietro l’altare l’immagine della Madonna con il Bambino alla quale, nel cinquecento, furono affiancati alcuni santi, fra cui sono visibili San Pietro e Sant’Andrea. Proseguendo verso Sinalunga e salendo sopra il paese, possiamo visitare il Santuario della Madonna del Rifugio, annesso al Convento di San Bernardino. La sua origine è alquanto incerta, ma di sicuro molto antica. Già nel 1449, quando fu iniziato il convento, esisteva in quest’area una chiesa dedicata alla Madonna. Al 1470 è documentata una cappella che fu sostituita dalla massiccia struttura ottagonale, eseguita fra il 1854 ed il 1858 su progetto dell’architetto Luigi Agnolucci. Madonna del Rifugio, Sinalunga, Siena
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La tradizione vuole che la sacra immagine di Maria, eseguita a tempera su tavola, sia stata portata da Gerusalemme a qui verso il 1460, ma gli storici dell’arte l’attribuiscono all’allievo del Sassetta, Sano di Pietro. Fin da subito l’immagine mariana venne devotamente invocata e raggiunse una chiara fama quale dispensatrice di grazie. Da qui la devozione dei fedeli di gran parte della Valdichiana, che portò alla sua incoronazione nel 1793. Nel 1799 Pio VI fece inserire nelle Litanie Lauretane la supplica “Advocata Senalongensium, ora pro nobis” e Giovanni Paolo II ha proclamato la Madonna del Rifugio patrona della diocesi di Chiusi-Montepulciano-Pienza. La chiesa, preceduta da un porticato in parte tamponato, è ad unica navata con soffitto alternato fra volte a botte ed a crociera. All’ingresso si aprono due cappelle. Sull’altar maggiore di quella a sinistra è conservata l’immagine miracolosa di Maria, con ai lati un’Annunciazione di Benvenuto di Giovanni (1470) e un’Incoronazione della Vergine di Guidoccio Cozzarelli (1486). Da Sinalunga, ci spostiamo verso Lucignano e senza entrare nel paese, ci dirigiamo verso il Santuario della Madonna della Querce. In questo luogo esisteva una fonte galattofora ed una grossa quercia; lì accanto c’era una maestà, dove nel 1417 il pittore Feliciano Batone dipinse un’immagine della Madonna Addolorata. Nel 1467, un senese inseguito da alcuni nemici, arrivato esausto di fronte alla maestà, si mise a pregare e rimase miracolosamente salvo. La notizia fu diffusa nel paese e la pietà popolare favorì l’immediata costruzione di un piccolo edificio sacro, che inglobò la miracolosa immagine. Le grazie concesse nei decenni successivi, favorirono la volontà dei lucignanesi di costruire una chiesa più importante. L’occasione si presentò dopo la Guerra di Siena, quando nel 1564 Cosimo I autorizzò l’edificazione di una nuova chiesa e per il progetto “prestò” il più famoso dei suoi architetti, Giorgio Vasari. L’edificio, circondato da olivi e vigne, è a croce latina con tre navate. La facciata semplice ed a capanna, presenta un portale in pietra serena, scolpito da Ippolito Bracci nel 1651, due finestre laterali ed un rosone. L’interno presenta una copertura in volte a crociera nelle navate laterali, mentre la navata centrale ha una volta a botte. All’incrocio tra la navata centrale ed il transetto c’è uno snello tibuSantuario della Madonna della Querce, Lucignano, Arezzo
Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi
Santuario della Madonna delle Vertighe, Monte San Savino, Arezzo
rio cilindrico con copertura a padiglione e piccola lanterna. Il transetto è rialzato rispetto al pavimento delle navate e nel monumentale altar maggiore di pietra serena, conserva la miracolosa immagine. Nelle cappelle laterali sono visibili dipinti dei secoli XVI e XVII realizzati da Orazio Porta e Matteo Rosselli. Terminiamo il nostro viaggio con il Santuario di Santa Maria delle Vertighe, in comune di Monte San Savino, a due passi dal casello dell’Autostrada del Sole, di cui la Madonna delle Vertighe è stata proclamata patrona nel 1964. L’area era situata lungo un antichissimo itinerario etrusco-romano e qui sorgeva una chiesa dedicata ai santi Savino e Cristina, documentata fin dall’XI secolo. Secondo la leggenda, due fratelli di Asciano che sul finire dell’XI secolo litigavano per l’eredità di un campo dove si trovava un’edicola mariana con l’immagine dell’Assunta, un giorno si accorsero che la maestà del contendere non c’era più. Nella notte si era trasferita alle Vertighe. Da qui il fiorire del culto e la nascita della prima cappella e dell’attiguo convento camaldolese. Nel 1505 fu realizzato l’odierno impianto della chiesa e fra il 1521 ed il 1547 fu edificato il loggiato esterno. Nel 1518 si diede avvio anche al limitrofo convento. La chiesa è a tre navate ed in fondo alla centrale si nota ancora la primitiva absidiola che mostra almeno tre strati dipinti, di cui il più recente è attribuibile al XIV secolo. Sull’altare maggiore è conservato il famoso trittico di Margarito e Restoro d’Arezzo, risalente alla seconda metà del XIII secolo. Raffigura la Madonna in trono con il Bambino, alcune storie di Maria e sei santi; esso rivela una chiara ispirazione orientale, seppur unita a caratteri peculiari della cultura occidentale. All’interno della chiesa sono interessanti alcuni dipinti del XVI e XVII secolo, oltre ad un crocifisso su tavola di Lorenzo Monaco, risalente al secondo decennio del Quattrocento.
Settimo itinerario