Itinerario 8

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Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


La ricerca di una dignità cittadina Il rinnovamento architettonico delle città e “terre” della Val di Chiana dal basso Medioevo al Cinque-Seicento

a crescita delle “terre” della Val di Chiana a partire dal XIII se- Renato colo fu talmente forte da fare di esse, in taluni casi, delle “qua- Stopani si-città”, nel senso che dimensionalmente, quanto a popolazione e a tessuto urbano, alcune “terre” non saranno da meno alle mediopiccole città del medioevo, ma formalmente (salvo Cortona e Montepulciano) non poterono essere considerate centri cittadini in quanto mancanti di sede vescovile. Anche se in epoche diverse, soltanto Cortona, nel 1325, e Montepulciano, nel 1561, riusciranno a costituirsi in diocesi, ad avere un loro vescovo e a ritagliarsi una circoscrizione diocesana, rispettivamente a danno della vasta diocesi di Arezzo e di quella di Chiusi. In genere anche tutte le altre “terre” chianine che tendevano a raggiungere dimensioni quasi urbane (da Monte San Savino, a Castiglion Fiorentino, a Lucignano) si organizzarono comunque come delle piccole città, perseguendo una propria autonomia politica (anche se insidiata e frequentemente annullata dai potenti vicini), cercando di costruirsi un piccolo contado, realizzando all’interno dei propri abitati edifici pubblici e privati degni di un centro urbano. Palazzo pubblico Nei casi di Montepulciano, Cortona e Lucignano, i rispettivi Montepulciano Palazzi Pubblici, che furono le sedi dei “governi” comunali, stanno a ricordarci che le velleità cittadine, oltre a risalire ad antica data, si realizzarono concretamente, tanto da esprimersi anche a livello architettonico con delle costruzioni che rappresentarono emblematicamente l’autonomia delle comunità dei tre centri. Tale era il messaggio insito nel trecentesco Palazzo Pubblico di Montepulciano, una severa costruzione merlata, al centro della quale si eleva una torre a due piani; nel turrito Palazzo Comunale di Cortona, costruito in più tempi nel corso del Duecento e poi rimaneggiato nel Cinquecento; nello squadrato Palazzo Comunale di Lucignano, anch’esso del Trecento, che conserva alcuni affreschi allegorici di ignoto senese del XV secolo, che riecheggiano i modi di Taddeo Bartoli.

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Palazzo pubblico Cortona Palagetto medievale a Lucignano

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Anche i superstiti episodi di edilizia privata che denunziano di essere stati realizzati in età medievale non hanno da temere confronti con le coeve architetture civili delle maggiori città della Toscana: vedi il palagetto trecentesco di Lucignano, rivestito a bande dicrome, oppure certe costruzioni di Cortona (Palazzo Mancini e Palazzo Quintani) e di Montepulciano (Palazzo Neri Orselli Bombagli). Si tratta di edifici che rappresentavano un po’ lo status symbol di esponenti del ceto dirigente che “governava” le piccole città della Val di Chiana, quella vivace borghesia mercantesca che più tardi, nel Cinquecento, solleciterà la costruzione di strutture pubbliche con precise funzioni commerciali, come la “Loggia dei Mercanti” di Monte San Savino, che rimarrà il principale monumento di quella “terra”, nella semplicità ed essenzialità delle sue arcate su colonne e lesene scanalate, nelle quali si può sentire ancora una eco del puro ritmo delle architetture brunelleschiane, qui impreziosite dai capitelli corinzi e dalle eleganti sagomature. La critica ancora ondeggia nell’attribuzione dell’opera, tra il Sansovino e Antonio da Sangallo il Vecchio, l’altro grande architetto del Rinascimento maturo che lavorò nella zona. Con eguali finalità furono realizzati: nel 1560, l’ampio loggiato che si apre nella piazza del Municipio a Castiglion Fiorentino, con le sue nove archeggiature nascenti da pilastri elegantemente sagomati e dall’alto basamento e, presso a poco negli stessi anni, su progetto di Ippolito Scalza, le “Logge del Mercato” di Montepulciano, anch’esse con ampie arcate su pilastri. A partire dal Cinquecento la base economica della borghesia locale sarà sempre più costituita dalla proprietà terriera e conseguentemente da un’agricoltura divenuta più efficiente grazie all’affermazione anche in Val di Chiana del sistema poderile. Allora tutti i grossi centri della valle, come le maggiori città toscane, in quanto luoghi di residenza delle più notabili famiglie detentrici delle terre, si arricchirono i palazzi e palagetti, espressione architettonica della borghesia fondiaria. In particolar modo Cortona, Monte San SaviVal di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


no e, soprattutto, Montepulciano conobbero così nel XVI secolo un rinnovamento della loro edilizia civile che farà di esse delle città dall’impronta tipicamente rinascimentale, dato che l’ammodernamento riguardò anche l’architettura religiosa. A Cortona il rinnovamento iniziò già alla fine del Quattrocento, come dimostra l’incompiuto Palazzo Fierli Petrella, già Tommasoni. Forme rinascimentali ingentiliranno lo stesso Palazzo Pubblico, trasformato dal cardinale Passerini, che l’acquistò nel 1514. Risale al 1533 la principale realizzazione: il Palazzo Mancini Sernini, la cui facciata, a più ordini sovrapposti conclusi da una loggia, riecheggia modi del Sangallo e del Cronaca. L’attività edilizia proseguirà poi per tutto il Cinquecento dando vita a numerosi palazzi e palagetti tardo-rinascimentali, per lo più opera di maestranze locali, che con le loro facciate fiancheggeranno le principali vie della città. Antonio da Sangallo il Vecchio costruì a Monte San Savino, per il cardinale Ciocchi Del Monte, il palazzo che sta dinanzi alla Loggia dei Mercanti, con il suo alto basamento a bugnato, sormontato da un unico piano nel quale si apre una fila di finestre dalle linee classiche. L’architettura, massiccia e al tempo stesso elegante, avrà fortuna e sarà imitata, tanto che ad essa si ispirarono il Palazzo Tavarnesi e altre più modeste costruzioni signorili della “terra” che vollero riproporre le linee e i modi di quella che rimarrà l’architettura civile di maggior rilievo di Monte San Savino. A Montepulciano, anche a motivo del contemporaneo raggiungimento della dignità vescovile, l’attività edilizia nel Cinquecento fu ancora più intensa, tanto da conferire alla città quel volto eminentemente rinascimentale che la distingue. Grazie all’opera di architetti quali Antonio da Sangallo il Vecchio, il Vignola e Ippolito Scalza, in pochi decenni Montepulciano si dotò di una serie di architetture, spesso d’impronta fiorentina, che costelleranno le sue vie. Nel 1519, per il cardinale Antonio Dal Monte, Antonio da Sangallo il Vecchio iniziò l’attuale Palazzo Ottavo itinerario

Il loggiato di Castiglion Fiorentino Loggia dei Mercanti Montepulciano

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Contucci, poi portato a termine da Baldassarre Peruzzi. L’armonica facciata dell’edificio è scandita da finestre col timpano sorretto da colonne joniche, sopra le quali si sviluppa un altro piano, più basso, baroccheggiante. Oltre al grandioso Palazzo Cecconi, è egualmente attribuito al Sangallo anche il palazzo che il cardinale Marcello Cervini, poi papa Marcello II, si fece costruire a Montepulciano: un incompiuto edificio con corpo centrale arretrato e due ali, nel cui prospetto si aprono belle finestre rinascimentali in ritmica successione. A Jacopo Barozzi, detto il “Vignola”, va con ogni probabilità riferito il Palazzo Tarugi, già Nobili, che ha alla base un loggiato e nella parte alta è coronato da un’altra loggia (attualmente accecata), cinta da una balaustra. Allo stesso architetto sono poi attribuiti il Palazzo Avignonesi, con alta facciata e due ordini di finestre, e il Palazzo Gagnoni. Altre belle costruzioni rinascimentali sono: il Palazzo Tarugi-Cappelli, il cui atrio interno fu affrescato da Federico Zuccari; il Palazzo Bucelli, singolare per aver utilizzato, nel rivestimento murario del basamento, urne e lapidi etrusche e romane; il Palazzo Benincasa, sul cui portale troneggia un busto di Gian Giacomo de’ Medici; e poi il Palazzo Batignano, il Palazzo Venturi e numerosi altri palazzetti che contribuiscono a formare un tessuto connettivo dell’abitato tutto improntato ai caratteri dell’architettura toscana tardo-cinquecentesca. Il rinnovamento dell’architettura religiosa, dicevamo, fu pari a quello civile e portò in primo luogo all’ammodernamento o alla ri-

Palazzi di tradizione rinascimentale a Cortona

Il Palazzo Tarugi a Montepulciano

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costruzione delle chiese esistenti all’interno delle varie “terre”. Nel 1554 fu ricostruita su progetto di Orazio Porta la pieve di Lucignano, elevata al rango di Collegiata: il nuovo edificio, ad un’unica ampia navata, ebbe una pianta a croce latina con transetto sporgente e alta cupola rivestita da un tiburio ottagonale. Un eguale impianto icnografico caratterizzerà la pieve di Sinalunga, ricostruita nel 1590 dopo che anch’essa era stata insignita “delle prerogative di insigne collegiata”. A partire dal 1592 si lavorò al Duomo di Montepulciano: su progetto dell’architetto orvietano Ippolito Scalza venne edificata una chiesa con pianta a croce latina, a tre navate divise da pilastri e con transetto sporgente. Sul finire del Cinquecento, sempre a Montepulciano, lo Scalza realizzò anche la chiesa di Santa Maria delle Grazie, con l’elegante portico che la precede. Questi e altri piccoli edifici religiosi presso a poco coevi, quali la chiesetta della Misericordia a Chianciano o la chiesa del Gesù a Castiglion Fiorentino, si caratterizzeranno per la loro ferma e rigorosa eleganza formale e per un severo classicismo che riflette i modi dell’architettura toscana tardocinquecentesca. Ma l’edilizia religiosa cinquecentesca della Val di Chiana espresse le sue maggiori opere in tutta una serie di chiese e santuari eretti appena fuori delle mura urbane, in luoghi legati a particolari forme di devozione locale. Si tratterà infatti di costruzioni che in taluni casi rappresenteranno dei capolavori assoluti dell’architettura del Rinascimento.

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Palazzo del Monte a Monte San Savino

Edificio rinascimentale, attuale sede del Comune a Foiano

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Palazzo Casali a Cortona Palazzo Bucelli a Montepulciano

San Biagio a Montepulciano

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Tale è il celeberrimo Santuario della “Madonna di San Biagio” a Montepulciano che, per compiutezza artistica, è unanimamente considerato uno degli edifici più rappresentativi del Rinascimento italiano. Opera sublime di Antonio da Sangallo il Vecchio, che ne fece il disegno e diresse poi la fabbrica, il Tempio prese nome da un’immagine della Vergine rimasta su un rudere dell’antica pieve di San Biagio. Tutto di travertino lavorato, l’edificio possiede un impianto icnografico a croce greca, con due campanili isolati fiancheggianti la facciata principale, un’abside semicircolare nel lato della tribuna, e una cupola centrale impostata su una terrazza e un tamburo. I bracci della croce hanno pilastri d’ordine dorico accoppiati a colonne e, tra gli intercolumni, accolgono cappelle rientranti nei muri. Dei due campanili, quello di destra è rimasto incompiuto, arrestandosi all’altezza dei primi capitelli, mentre quello di sinistra si caratterizza per il differenziarsi dei ripiani, realizzati secondo diversi ordini architettonici sovrapposti: dorico, jonico, corinzio e composito. A lato della chiesa, sulla sinistra, è la Canonica, un elegante edificio con doppio loggiato a cinque grandi arcate su pilastri dorici in basso, e ad alVal di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi


La Loggia dei Mercanti di Monte San Savino

trettante coppie di arcatelle su pilastri e colonnette d’ordine jonico in alto. Oggi sede di un piccolo museo di ricordi relativi al San Biagio, la Canonica fu eretta nel 1595, egualmente su disegno del Sangallo, cui si deve anche la vera del bellissimo pozzo che le sta dinanzi. Non da meno del San Biagio è il Santuario della “Madonna del Calcinaio” nelle immediate vicinanze di Cortona. Eretto tra il 1483 e il 1513, per devozione di un’immagine miracolosa, su disegno di Francesco di Giorgio Martini, il tempio è una costruzione di una mole imponente con pianta a croce latina. Percorsa esternamente da due ordini architettonici sovrapposti, la chiesa è dotata Chiesa della Consolazione a Castiglion Fiorentino

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Montepulciano, Canonica di San Biagio

all’interno di cappelle a semicerchio ricavate entro i grossi spessori murari ed è sormontata da una slanciata cupola ottagona che nasce da un alto tamburo. Ne risulta un interno luminoso che rappresenta un insieme dei più solenni ed eleganti del Rinascimento italiano. Nel rosone della facciata è una superba vetrata di Guglielmo De Marcillat (1516), raffigurante la Madonna della Misericordia; altre vetrate della chiesa sono attribuite ad allievi del Marcillat, mentre sull’altar maggiore, in una elegantissima edicola di Bernardino Covatti (1519), è conservata la miracolosa immagine trecentesca della Madonna del Calcinaio. Furono sicuramente influenzati da questi due capolavori diversi altri edifici religiosi a pianta centrale che nel corso del Cinquecento vennero innalzati in Val di Chiana. Sempre a Cortona, a breve distanza dalla Porta Colonia, iniziò nel 1550 la costruzione della chiesa di Santa Maria Nuova, ad opera del cortonese Giovan Battista di Cristofanello Sensi. Con pianta a croce greca iscritta in un quadrato, l’edificio è sormontato da una cupola emisferica ultimata nel Seicento, il cui modello sembra debba essere attribuito al Vasari. È da riferire con ogni probabilità a maestranze formatesi nell’ambiente cortonese anche la chiesa di Mezzavia, nei pressi di Castiglion Fiorentino. Realizzata nel tardo Cinquecento, la costruzione, anch’essa con pianta a croce greca, denunzia chiaramente la sua derivazione dai modelli sui quali si esemplò (il San Biagio e la Madonna del Calcinaio), ma nello stesso tempo un suo qual certo “tono artigianale” la distanzia da essi. Lo stesso può dirsi della chiesa di Santa Maria della Rosa a Chianciano, eretta nel 1585 su disegno di Baldassarre Lanci, che ripete anch’essa lo schema icnografico a croce greca. Si rifà invece a modelli bramanteschi un altro edificio a pianta centrale eretto tra il 1565 e il 1608 poco fuori la Porta San Michele a Castiglion Fiorentino. Ci riferiamo all’ottagonale “Tempio della Consolazione” con il suo doppio ordine di lesene trabeate e con la cupola che originariamente s’impostava sul tamburo adorno di 

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occhi. Nell’interno, scandito da otto pilastri angolari, è un altare di Filippo Berrettini sul quale troneggia la cosiddetta “Maestà di Geppe”, un affresco attribuito ad Angelo di Lorentino per il quale la chiesa fu costruita. Di forma ottagona è anche il tempietto intitolato a Santa Vittoria, fatto costruire dal granduca Cosimo I tra il 1569 e il 1572 sul luogo della battaglia di Scannagallo, presso Foiano, per ringraziamento della fortunata impresa che decise le sorti della repubblica senese. Tradizionalmente attribuito a Bartolommeo Ammannati, l’edificio mostra nella cupola a spicchi che lo corona reminiscenze brunelleschiane, unite a ricordi michelangioleschi, avvertibili particolarmente nella decorazione esterna a nicchie e finestre. Proprio per questo suo eclettismo stilistico, ma anche sulla base di precise testimonianze documentarie, è stata anche prospettata l’ipotesi che l’opera possa essere stata eseguita dal Vasari. È da inserire in questo gruppo di edifici religiosi cinquecenteschi che esprimono al meglio la tradizione architettonica del rinascimento toscano, la chiesa di Santa Maria della Querce, che si trova non lontano da Lucignano, ai piedi della collina su cui sorgono i ruderi di una incompiuta fortezza medicea. La costruzione ebbe inizio del 1568 e la tradizione la riferisce ad Antonio da Sangallo il Giovane, anche se recentemente è stata proposta una sua attribuzione al Vasari. Consta di tre navate divise da colonne d’ordine tuscanico e in corrispondenza del presbiterio dà vita a una svelta cupola rivestita da un tiburio cilindrico con lanterna terminale. Nel suo interno è custodita l’immagine oggetto di grande devozione per la quale la chiesa venne eretta: una Madonna che si dice dipinta nel 1417 da certo Feliciano Batone. Tempio S. Vittoria

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