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Itinerario
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IL MUGELLO, LA VAL DI SIEVE E LA ROMAGNA TOSCANA
Osteria Bruciata, Giogo, Futa I valichi appenninici del Mugello e la via per la Bologna
Primo itinerario - Osteria Bruciata, Giogo, Futa
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PRIMO ITINERARIO
Rifredo, fra il Passo del Giogo e Firenzuola in una foto del 1910 circa
ià nell’XI secolo nella Marca di Tuscia gli Ubaldini occupavano un posto di rilievo con i loro possessi che si spingevano sin oltre lo spartiacque appenninico, nell’alta valle del Santerno, lungo le vie che dalla Toscana si dirigevano verso l’Emilia. Pur in un notevole frazionamento di possessi e di giurisdizioni feudali, il loro dominio si estendeva su gran parte del Mugello: rocche e fortezze furono innalzate da quei potenti feudatari sui due versanti della catena appenninica a difesa dei loro beni e a controllo delle vie per Bologna, dalle quali provenivano loro quei “pedagia” che tanto spesso vengono elencati con cura nei documenti. La distribuzione dei possessi degli Ubaldini ci permette addirittura di individuare quei tracciati viari che nel primo medioevo dovevano essere utilizzati per le comunicazioni tra Firenze e Bologna. Un primo percorso, oltrepassato il passo dello Stale (a ovest della Futa), si divideva in due rami che toccavano, l’uno Barberino e Calenzano, l’altro Galliano e San Piero a Sieve, con lunghi giri che consentivano collegamenti lenti e difficili. Un’altra strada transitava per le pievi di Cornacchiaia e di Sant’Agata, utilizzando il passo dell’Osteria Bruciata e svolgendosi in una zona ove si ergevano le due fortezze degli Ubaldini di Montegemoli e di Montaccianico. Esso serviva a collegare Firenze con la valle del Santerno: solo in seguito verrà prolungata sino a Bologna divenendo l’itinerario preferito a motivo della sua brevità. Comunque sino ai primi anni del Duecento l’importanza dei collegamenti con Bologna attraverso il Mugello dovette essere modesta: la principale arteria usata per i transiti tra la Toscana e il mondo padano continuava ad essere la Francigena, come attestano le fonti itinerarie che immancabilmente ripropongono il percorso che utilizzava il passo della Cisa. Solo nel XIII secolo inoltrato, nel quadro della maggiore articolazione assunta dalla viabilità a orizzonti sovraregionali, fanno la loro comparsa nei documenti gli itinerari che accennano a un superamento dell’Appennino mediante collegamenti diretti tra Firenze e Bologna. Vedi ad esempio gli “Annales Stadenses”, considerati la più completa guida per Roma del Duecento, che, nel venta-
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PRIMO ITINERARIO glio di vie transappenniniche consigliate ai pellegrini provenienti dal nord Europa, contemplano anche un percorso che da Bologna giunge a Firenze transitando per “Recorniclam” (Cornacchiaia), che evidentemente doveva far uso del valico dell’Osteria Bruciata. Nel corso del Duecento, divenuta il maggior centro della vita economica e politica dell’Italia di mezzo, Firenze arriverà a catturare l’asse principale delle comunicazioni con Roma, imponendo una diversione al tracciato “canonico” della Francigena: da Poggibonsi l’importante arteria, invece di immettersi nell’asse vallivo dell’Elsa, punterà verso la città sull’Arno, utilizzando poi come strada transappennica il tracciato Firenze-Bologna. Non fu un caso, quindi, che gli Ubaldini entrarono in conflitto col Comune di Firenze intorno alla metà del XIII secolo, assai più tardi rispetto alle altre potenti casate feudali. I motivi del contrasto furono d’ordine economico e politico insieme, per l’ostacolo che quella signoria feudale rappresentava all’espansione territoriale dello stato fiorentino a nord dell’Arno e per gli intralci che essa opponeva ai crescenti commerci con i centri padani. Le ricorrenti imprese contro la consorteria ubaldinesca inizialmente sono da collocarsi nel quadro della più ampia azione che la repubblica gigliata condusse allo scopo di eliminare le residue resistenze feudali nel contado e di combat-
Veduta di Firenzuola
Primo itinerario - Bruciata, Giogo, Futa
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PRIMO ITINERARIO
Un tratto della pavimentazione romana perfettamente conservata sulle pendici della Futa ritrovata sotto 80 cm di terra da C. Agostini e F. Santi negli anni Ottanta
tere il ghibellinismo. In seguito, con la definitiva affermazione del partito guelfo a Firenze e in Toscana, prevarranno le motivazioni di natura più strettamente economica, legate al problema della libertà di transito. Firenze andava intensificando il commercio a grande distanza e un sempre più consistente flusso di uomini e di merci valicava l’Appennino: di qui l’accentuarsi delle azioni politiche e militari, dagli accordi con l’alleata Bologna per difendersi dalle ruberie e dalle aggressioni degli Ubaldini, alla fondazione delle “terrenuove” di Scarperia e di Firenzuola. Tutto ciò contribuirà a indebolire l’autorità della potente casata feudale, tanto che gli Ubaldini saranno costretti ad accettare la progressiva estensione della giurisdizione fiorentina nel Mugello. Significativo, al riguardo, il succedersi dei provvedimenti dei governanti della repubblica gigliata, volti a rendere più agevoli le comunicazioni con Bologna, accrescendo l’efficienza e la transitabilità dei percorsi col costruire ponti e riattare tratti di strada proprio in località ove gli Ubaldini avevano i loro possessi. Dopo un alternarsi di sottomissioni e ribellioni, tra il 1349 e il 1350 il Comune fiorentino intraprenderà una vera e propria guerra contro i feudatari mugellani, infliggendo loro un colpo dal quale non si risolleveranno più. Le “Alpes Ubaldinorum” diverranno così l’Alpe fiorentina e non a caso, presso a poco negli stessi anni, verrà aperta la nuova strada maestra che utilizzerà il passo del Giogo, unendo direttamente le due “terrenuove” di Scarperia e Firenzuola: un nuovo e più rapido percorso di valico per Bologna, al quale già si pensava al momento della fondazione di Firenzuola. Con questa variante alla transappenninica dell’Osteria Bruciata nascerà la “via regia” per Bologna, destinata a restare sino al XVIII secolo il grande collettore dei traffici e dei transiti tra l’Italia settentrionale e quella centrale, in quanto percorso preferito da mercanti e viaggiatori per il superamento della barriera appenninica e strada romipeta per eccellenza per i pellegrini. Dopo la metà del Settecento, quando fu presa la decisione di rendere rotabile la Bologna-Firenze, in territorio toscano non fu ammodernata la strada esistente, ma si provvide a un trasmutamento dell’intero percorso montano, abbandonando il valico del Giogo a favore di quello della Futa. Il cambiamento è legato alla storia civile e politica del Granducato che con i Lorena, entrato nell’orbita austriaca, aveva la necessità di un collegamento efficiente con il Lom76
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PRIMO ITINERARIO
Lo spedale e osteria di Firenzuola in un disegno settecentesco
bardo-Veneto. Di qui la creazione della nuova rotabile con una variante di oltre trenta chilometri che lasciò fuori centri come Firenzuola, Scarperia e San Piero a Sieve con il suo percorso le cui “poste”, a partire da Bologna, furono fissate a: Pianoro, Loiano, Filigare, Covigliaio, Montecarelli, Cafaggiolo e Fontebuona, Firenze. Dal 1762 carri e carrozze poterono così circolare tra Bologna e Firenze per quella che fu la prima carrozzabile che attraversava la dorsale appenninica del tratto tosco-emiliano e la Futa, come scriverà Emanuele Repetti, divenne “il varco più frequentato della catena centrale dell’Appennino”. R.S.
La dogana di Casaglia in un disegno del XVIII secolo
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