Quinto itinerario
Val di Chiana Toscana. Territorio, storia e viaggi
L’incastellamento della Val di Chiana Dalle più antiche strutture castellane alle “terre murate” del basso Medioevo
ell’alto medioevo venne a determinarsi una nuova tipologia Renato Stopani abitativa che nelle campagne si aggiunse ai villaggi come forma di aggregazione della popolazione. Ci riferiamo ai castelli, insediamenti che (almeno inizialmente) non si distinsero tanto sul piano dimensionale, quanto per alcuni loro caratteri, come quello di essere dotati di organiche strutture di difesa e quello di prevedere nel loro tessuto abitativo uno o più edifici signorili, riferibili a esponenti del ceto dirigente che li aveva espressi. Anche la Val di Chiana vide il suo territorio punteggiarsi di castelli, che si distribuirono sui rilievi collinari dei due versanti della vallata, evitando ovviamente le aree suscettibili di impaludamento, o già impaludate, del fondovalle. Una funzione strategico-militare prevalse nei centri castellani della prima generazione, sorti come “guardinghi” ad opera dei longobardi, a difesa dei territori conquistati. Caso paradigmatico Civitella, che sorse sulla sommità di uno dei poggi più elevati che fanno da spartiacque con la Val d’Ambra. Ma per i castelli nati a partire dall’XI secolo si può parlare piuttosto di poli giurisdizionali e amministrativi del territorio e, allo stesso tempo, di centri della grande proprietà fondiaria, il più delle volte corrispondendo a una curtis fortificata, residenza del dominus, proprietario e signore delle terre. Tale dovette essere il caso di Foiano e di Marciano, due castelli entrambi documentati nell’XI secolo come curtes fortificate; oppure di Pietroio, ricordato nel 1166 come centro di una
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I confini tra lo “stato senese” e quello fiorentino in Val di Chiana
circoscrizione signorile di castello (curia) dominata dai conti Scialenghi. Per la maggior parte dei castelli la documentazione più antica in nostro possesso risale ai secoli XI e XII, e ci mostra una Val di Chiana ripartita tra alcune grandi consorterie feudali, spesso di origine comitale: i Dal Monte, gli Ubertini, gli Scialenghi, gli Scialenghi-Cacciaconti, i Tarlati, ecc. Sono riconducibili a queste casate o a loro rami consorti, ad esempio: Montecchio, Castiglion Fiorentino e Valiano (su cui esercitarono il loro potere i Dal Monte); Monte San Savino e Oliveto (che furono di pertinenza degli Ubertini); Montepulciano, Foiano, Sinalunga e Rigomagno (che appartennero agli Scialenghi); Torrita, Scrofiano, Guardavalle e la Fratta (che furono degli Scialenghi-Cacciaconti). A partire dalla fine del XII secolo, e ancor più nel Duecento, molti dei castelli ricordati furono interessati da una ragguardevole crescita demografica e da una conseguente crescita urbana. La feracità dei terreni collinari su cui insistevano e la felice collocazione in ordine al controllo del territorio e delle vie di comunicazione che conducevano ai ponti e ai porti che superavano l’area palustre furono alla base dell’eccezionale sviluppo di castelli quali Montepulciano, Cortona, Castiglion Fiorentino, Monte San Savino, Sinalunga, Lucignano, Foiano, Torrita, ecc. Contemporaneamente si verificarono grossi cambiamenti anche sul piano sociale e politico. Nei castelli demograficamente più ric-
Castello Montecchio
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chi si manifestarono infatti i primi embrioni di autonomia, che porteranno a contrastare il potere delle grandi casate e alla nascita di liberi Comuni. Il raggiungimento dell’autonomia politica sarà un processo faticoso e talvolta parziale, peraltro ben presto vanificato dalle mire espansionistiche dei grandi Comuni cittadini interessati alla Val di Chiana: Arezzo e Siena, ma anche Perugia e Orvieto e, più tardi, Firenze, che intenderanno esercitare una sorta di protettorato sui vari castelli, imponendo forme di sudditanza più o meno larvate. Così fu per Sinalunga, Torrita e Lucignano che in tempi diversi, dalla fine del XII secolo, riconobbero la sovranità senese, oppure per Castiglion Fiorentino e Foiano, sottomessi ad Arezzo all’inizio del Duecento. Vi furono anche castelli della Val di Chiana che, non avendo conosciuto una forte crescita, non si allontanarono molto dalla consistenza urbana che dovettero presumibilmente avere alla loro origine. Essi presentano tutt’oggi, parzialmente integre, le strutture fortificatorie di cui erano dotati, rappresentate da un giro di mura dallo sviluppo approssimativamente ellittico che racchiudeva l’abitato, costituendo al tempo stesso la parte tergale degli edifici dell’interno. Quasi sempre sono rimaste anche le porte di accesso e la torre principale, la dimora padronale che all’occorrenza fungeva anche da cassero. Sempre, comunque, gli abitati, con l’elementare struttura urbana, hanno conservato gli originali caratteri ambien-
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Castello Gargonza
Castello di Pierle
tali, grazie a un’edilizia che nei secoli non si è allontanata dalla tradizione medievale. Il castello di Montecchio, presso Castiglion Fiorentino, è forse quello che meglio ha conservato questi caratteri, con il suo circuito murario intervallato da otto torri e il cassero che svetta su tutto il complesso. Notevole anche, a monte di Cortona, il castello di Pierle, la cui mole si erge maestosa nella valle del Niccone, con le sue mura di cinta e la poderosa rocca turrita. A Gargonza, presso Monte San Savino, rimangono cospicui resti delle mura e un’alta torre che domina un abitato particolarmente ricco di valori ambientali. Non diverso il caso del vicino castello di Oliveto, che oltre alle mura e al cassero ha conservato le due porte di accesso. Di minor consistenza, ma sempre apprezzabili, sono i resti delle mura castellane di Rigomagno, che furono integrate con due torrioni circolari con base a scarpa, e così quelli delle mura di Scrofiano, che ebbero anch’esse aggiunte due torri di rinforzo, una di foggia cilindrica e un’altra, più grossa, di forma quadrangolare: in entrambi i casi si sono conservate le porte di accesso. Non dissimile, infine, si presenta la situazione a Valiano, un castello che fu il centro di dominio dei marchesi Dal Monte. Solo in parte è visibile, e se ne individua il disegno, il circuito murario in laterizio, con la porta che vi si apriva e la bella torre rotonda che ne rinforzava il lato volto a oriente. Nei castelli che tra il XII e il XIV secolo conobbero una forte crescita urbana si rese necessario realizzare nuove mura, allo scopo di comprendere entro la cerchia difensiva i borghi formatisi tutto attorno al loro nucleo più antico. I principali centri della Val di Chiana conservano nella maggior parte dei casi i circuiti murari che segnarono lo sviluppo del loro tessuto abitativo. Si tratta di strutture edificate per lo più nel Due-Trecento e in seguito integrate o totalmente rifatte per accrescere le difese o per riparare ai danni provocati da eventi bellici. Presentiamo qui di seguito un rapido excursus delle opere fortificatorie superstiti nelle “terre” chianine. Montepulciano mostra ancora tracce consistenti della sua più antica cerchia di mura e ha conservato una delle quattro porte che in essa si aprivano. Il primo circuito murario si sviluppava nella
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parte più elevata della collina su cui si distende l’abitato, dipartendosi dal sito ove sorgeva il castello altomedievale e dove poi sarà realizzata la fortezza. Anche la seconda cerchia di mura, realizzata in buona parte nel corso del Trecento, quando il castello si trovava sotto la formale sovranità di Firenze, sarà imperniata sulla fortezza: essa avrà ovviamente uno sviluppo assai più ampio e una figura bislunga, seguendo lo sviluppo urbano lungo il crinale della collina e allargandosi anche lateralmente. È ancora chiaramente leggibile nelle sue strutture (costruzione a scarpa, altezza originaria notevolissima) e conserva le quattro porte di accesso, oltre alle torri (quadrangolari, cilindriche e pentagonali) che intercettavano il cammino di ronda. Delle quattro porte, quella volta a settentrione, la Porta al Prato, si presenta nella veste conferitole da un rifacimento cinquecentesco, mentre la Porta delle Farine, a sud-est, ha conservato un bell’arco di foggia senese ed è preceduta da un’antiporta. Monte San Savino ebbe la sua prima cinta muraria distrutta nel 1325 dal vescovo aretino Guido Tarlati, che “fece disfare tutta la terra, che non vi rimase pietra su pietra; e sì v’avea più di mille abitanti; che tutti gli disperse qua e là, acciocché mai non potessero rifare la terra” (Giovanni Villani, Cronica, lib. XI, cap. 314). Gli interventi promossi nel XIV secolo dalle potenze che alternativamente dominarono Monte San Savino (Arezzo, Perugia, Siena, Firenze) furono determinanti per la conformazione urbana del castello e per la ricostruzione delle opere fortificatorie, a realizzare le quali sembra sia stato provveduto soprattutto nel periodo della dominazione senese. Il nuovo circuito murario, nonostante crolli parziali, si è sostanzialmente conservato con le sue torri, le quattro porte e le integrazioni aggiunte all’originario sistema difensivo, tra cui spicca la potente massa cinquecentesca della Porta Fiorentina, costruita su disegno di Giorgio Vasari. Castiglion Fiorentino ebbe le sue mura distrutte nel 1214 ad opera degli aretini, che reputarono troppo pericolosa l’indipendenza del castello. Nuove mura castellane furono naturalmente costrui-
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Castello di Scrofiano
te nel corso del XIII secolo e poi ingrandite e restaurate nel 1325 dal vescovo Guido Tarlati. Anche se alterato nel primitivo aspetto, il circuito murario due-trecentesco è ancora ben individuabile nel nucleo più antico dell’abitato, disteso sul declivio del colle alla cui sommità si erge la rocca, sito del primitivo castello, che continuò a fungere da presidio della struttura fortificata. Una via principale, sorta di cursus, taglia longitudinalmente il tessuto abitativo, collegando le due porte di accesso, una delle quali (la Porta San Michele) ha conservato i caratteri originari. La cerchia muraria medievale di Cortona dovrebbe per buona parte risalire alla seconda metà del XIII secolo, essendo successiva al 1258, anno del saccheggio e delle distruzioni perpetrate dagli aretini. Riconquistato infatti il loro castello pochi anni dopo, i cortonesi ne restaurarono e completarono le fortificazioni, compresa la rocca sul cui sito verrà poi realizzata nel XVI secolo la fortezza del Girifalco. La crescita di Cortona fu considerevole per tutto il Duecento, tanto che nel 1325 fu eretta in Diocesi e il castello divenne a tutti gli effetti città. A conferma dell’avvenuto sviluppo urbano sta l’ampia cinta muraria che racchiuderà un abitato che, distendendosi sul declivio meridionale dell’Alta di Sant’Egidio, tornerà ad occupare lo spazio già tenuto dalla città etrusca, le superstiti mura della quale saranno in parte riutilizzate. Solo alcune delle numerose porte di accesso che si aprivano nel circuito murario hanno conservato i caratteri medievali, per gran parte annullati anche nella rocca a motivo della ricostruzione cinquecentesca.
Lucignano
Lucignano
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Sono chiaramente leggibili le tracce della progressiva crescita urbana della “bella e popolosa Terra” di Foiano: l’esistenza di un doppio circuito murario consente infatti di individuare il primitivo nucleo, tuttora chiamato “castello”, di forma presso a poco ellittica e circondato da mura in laterizio, di cui rimangono alcuni tratti e un torrione cilindrico. Attorno a questa parte più antica, che emerge su tutto l’abitato trovandosi al culmine di una collinetta, si sviluppò il borgo del castello, poi cinto anch’esso di mura, presumibilmente nell’ultimo quarto del XV secolo. Si ha notizia, infatti, che nel 1476 i Capitani di Parte Guelfa della Repubblica fiorentina, cui spettava di sovraintendere alle fortificazioni delle “Terre e Castella” del contado, fecero vendere alcuni beni di ribelli, posti nel villaggio di Pozzo, allo scopo di ricavarne denari per la costruzione delle mura di Foiano. Di questa seconda cerchia, di figura approssimativamente triangolare, rimangono consistenti residui, oltre alle tre porte di accesso (la Porta Fiorentina, la Porta Cortonese e la Porta delle Chiane). Ancora per buona parte rintracciabile è la cerchia muraria di Sinalunga, con alcune delle torri, assai rimaneggiate, che vi si alternavano. Il castello ebbe distrutte le mura nel 1289 ad opera dei senesi per cui le strutture residue che oggi si vedono sono presumibilmente da riferire al XIV secolo. Sembra confermarlo la notizia di un restauro effettuato nel 1322, nel quadro di una serie di iniziative promosse dalla Repubblica di Siena, che elevò Sinalunga a sede di Vicariato. Ben visibile nel suo sviluppo a forma ellittica è il circuito murario in laterizio che ancora recinge Torrita di Siena. Archetti su mensole
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Torrita
Civitella
a piramide rovesciata, di tipica foggia senese (ne rimangono tracce), coronavano le mura, dalle quali sporgevano diverse torri quadrangolari. Benché rimaneggiate si sono conservate anche le quattro porte per le quali si accedeva all’interno del castello. La cerchia muraria per buona parte risale al XV secolo: sappiamo infatti che opere di difesa del castello furono iniziate nel 1428 da Giovanni di Biagio “operaio alla costruzione delle mura” e concluse nel 1464 dal “maestro Saracino da Como”. Restauri vennero poi eseguiti nel 1528 “col disegno del celebre architetto Baldassarre Peruzzi”. Marciano, nell’XI secolo sede di una curtis fortificata, donata nel 1181 ai canonici della cattedrale aretina, fu poi di pertinenza dei Tarlati, che troviamo signori del castello ancora nel 1384, allorché Arezzo e il suo contado passarono alla Repubblica Fiorentina. Un quattrocentesco circuito murario in laterizio, il cui andamento è ancora ben individuabile nonostante i rimaneggiamenti subiti nel tempo, racchiude ancora il nucleo più antico di Marciano, cui si accede per una porta sovrastata da una torre con apparato a sporgere. Rintracciabili ma difficilmente leggibili sono le mura che circondavano il grosso abitato medievale di Chianciano. Erano intervallate da torri rotonde o quadrangolari e vi si aprivano quattro porte, ancora esistenti ma più o meno rifatte in epoche diverse (solo la Porta San Giovanni si presenta ancora con l’originale arco a sesto ribassato). Alla sommità della collina sulla quale si distende l’abitato sorgeva la rocca, i cui pochi resti sono oggi appena visibili in alcuni degli edifici che ne hanno occupato il sito. Lucignano, dapprima aretino, fu poi (dall’inizio del Trecento), una sorta di “protettorato” senese. Oltre che per la sua cinta muraria due-trecentesca regolarmente ellittica, conservatosi però solo in parte, Lucignano si caratterizza per il suo impianto urbanistico a strade concentriche ruotanti intorno al punto più elevato della collina su cui risiede. Di forma ellittica è anche il circuito murario intervallato da torri che racchiudeva Civitella in Val di Chiana, il cui abitato, diviso
Cortona
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La rocca di Civitella
Il cassero di Castiglion Fiorentino
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longitudinalmente da più assi viari, tra di loro presso a poco paralleli, si sviluppò a lato dell’imponente rocca costruita quando il castello era soggetto al vescovo di Arezzo, sul luogo ove presumibilmente sorgeva il primitivo insediamento castellano. Infine Chiusi, che per tutto il medioevo mantenne con continuità il rilievo istituzionale di città, in quanto sede vescovile, ma rimase sempre un centro minore, con un limitato dominio territoriale e subordinato alla politica dei Comuni maggiori. Con la ripresa della vita cittadina e con l’affermazione delle autonomie comunali, Chiusi non esercitò quindi una effettiva egemonia sul proprio contado, corrispondente al territorio diocesano, dove si andarono affermando potentati laici (grandi famiglie aristocratiche) ed ecclesiastici (abbazie). Anche a livello urbanistico la città non conobbe una grande crescita, come attesta il circuito murario, dal tracciato irregolare, di cui rimangono solo alcuni tratti, specie in corrispondenza della porta Lavinia, unica rimasta. Costituendo la Val di Chiana per tutto il medioevo e sino all’inizio dell’età moderna un’area di frontiera dove si scontrarono le politiche espansionistiche dei grandi Comuni toscani e umbri, ne conseguì il costante rafforzamento delle strutture difensive delle principali “terre” della regione, anche mediante la realizzazione di rocche e fortezze che si aggiunsero ai circuiti murari a salvaguardia degli abitati. Si tratta di costruzioni che rappresentano oggi un elemento architettonico-urbanistico di notevole rilievo che caratterizza alcuni tra i maggiori centri della vallata. Tra gli esempi più antichi sono da ricordare la rocca di Civitella in Val di Chiana e il cassero di Castiglion Fiorentino. La prima è una massiccia costruzione duecentesca in bianco alberese, geometricamente squadrata, che mostra elementi tecnico-decorativi (portale sestiacuto, finestre ad arco ribassato) che l’avvicinano ai modelli della cultura architettonica fiorentina dell’epoca. Risale invece alla metà del Trecento l’imponente torre costruita all’interno del cassero di Castiglion Fiorentino, attribuibile all’opera dei perugini che in quel periodo avevano esteso la loro sovranità al castello. Agli ultimi decenni del XIV secolo sono da riferire le rocche di Lucignano e di Monte San Savino. La prima è una poderosa torre quadrangolare dal ballatoio aggettante con cui l’operaio Bartolo di Bartolo, senese, integrò le fortificazioni del castello. Il cassero di Monte San Savino, costruito nel 1383 con identiche funzioni, è attribuito egualmente all’architetto Bartolo di Bartolo, a motivo dell’affinità architettonica che presenta con la rocca di Lucignano (parte basamentale scarpata, grande porta con arco alla senese). Quattrocentesca è la rocca di Marciano, un poderoso, rosseggiante, torrione coronato da un ballatoio sorretto da mensolette su arcatelle sestiacute, che tuttora domina l’abitato. Essa fu il frutto del rafforzamento delle difese attuato dalla Repubblica fiorentina, della quale Marciano costituiva un castello di frontiera. Quasi interamente ricostruita in stile (solo alcune strutture murarie sono riferibili ad età medievale) è la fortezza con cui culminano le fortificazioni di Montepulciano, mentre è opera di Antonio da Sangallo il Vecchio, la Fortezza di Poggifanti (o Fortez
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za da basso), inserita nell’ultima cerchia di mura. Realizzata in mattoni, con alte mura scarpate, quest’ultima presenta negli angoli esterni due grandi bastioni diversi tra loro e dalle piante irregolari. Anche della rocca medievale di Cortona, risalente al XIII secolo, rimangono soltanto alcuni elementi architettonici. Infatti nell’anno 1549, per conto di Cosimo I de’ Medici e su progetto del milanese Gabrio Serbelloni, il cortonese Francesco Laparelli, inserì i resti della rocca in una nuova possente costruzione: la Fortezza detta “del Girifalco”, una interessante opera di ingegneria militare a pianta quadrangolare e bastionata, dalla quale si eleva un alto edificio con torre destinato a presidio militare.
Castiglion Fiorentino
Rocca di Marciano
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