NOI magazine - Gennaio 2013

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IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA Anno V N째 1 - Gennaio 2013

2012: l'anno del Volley Milano Passato, presente e futuro di una grande DOP

Chi ruba i sogni ai bambini? Mossotti e la cometa di Halley

OUTLOOK MERCATI a cura di Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacqua

Masango: l'impegno del Rotary Club Orta San Giulio Economia Volontariato Salute Storia Enogastronomia Letteratura Territorio


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IL MENSILE DELLA PROVINCIA DI NOVARA Anno V N. 1 - Gennaio 2013

sommario 4 IL PUNTO

2012: l'anno del Volley

Chi ruba i sogni ai bambini?

Milano Passato, presente e futuro di una grande DOP

Mossotti e la cometa di Halley

OUTLOOK MERCATI a cura di

6 ECONOMIA 14 OUTLOOK MERCATI

Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacqua

Masango: l'impegno del Rotary Club Orta San Giulio

18 TERRITORIO

Economia Volontariato Salute Storia Enogastronomia Letteratura Territorio

N° 1 - Gennaio 2013 Autorizzazione Tribunale di Novara n. 372 del 15.12.2008 Direttore Editoriale Marco Trivelli Direttore Responsabile Giuliano Ladolfi Hanno collaborato a questo numero: Andrea Baiardi Daniele Bevacqua Giulio Greco Emi Guidetti Chiara Ratto Giuseppe Tortomasi Matteo Trucco Grafica e impaginazione CENTROMEDIA Editore e Pubblicità CENTROMEDIA 28024 Gozzano (NO) - Italy Viale Parona, 6 Tel. 0322 094621 info@centromediaitalia.com

24 L’OPINIONE 26 L'INTERVISTA 30 PSICOLOGIA 35 PROTAGONISTI 40 STORIA 43 ARTE 44 LIBRI 46 MUSICA 66 SPORT 72 ENOGASTRONOMIA 74 RICETTE

www.noimagazine.it Tutti i diritti riservati. È vietata e perseguibile civilmente e penalmente ai sensi della legge sul diritto d’autore ogni forma di riproduzione dei contenuti di questa rivista, compresi gli spazi pubblicitari, senza autorizzazione dell’Editore. Giudizi, opinioni, notizie riportate negli articoli firmati o siglati impegnano esclusivamente gli autori. L’editore declina inoltre ogni responsabilità per la pubblicazione di materiale fotografico fornito direttamente o tramite commissione a terzi da enti, società e privati che ne abbiano palesato il pieno e legittimo possesso senza porre vincoli alla sua diffusione.

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Chi ruba i sogni ai bambini?


IL PUNTO

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privarci del simbolo della nostra nazione per questo motivo? Chi entra nella comunità italiana accetta usi e costumi italiani;

b) se un presepe offende la sensibilità di chi professa un’altra religione, allora questa persona sarebbe offesa anche dall’esposizione nei luoghi pubblici della bandiera nazionale; dovremmo

elementi di discriminazione. Con tale pretesto si bandisce, come in Francia, la possibilità di portare in pubblico i segni della propria fede. Stiamo entrando nell’età della dittatura del relativismo che nega la libertà di parola ai cristiani.

urante il periodo delle festività natalizie le cronache dei giornali riferiscono di episodi quanto meno sconcertanti: viene vietato alle classi dell’infanzia di allestire il tradizionale presepe. Ci è stato riferito che questa disposizione sia stata impartita anche nelle scuole materne ed elementari di un grande centro dell’Alto Novarese. Questa pratica è diventata comune in Inghilterra, che si vanta di essere stato il Primo Paese a garantire la libertà ai cittadini, secondo il distorto principio che offenderebbe la sensibilità di chi cristiano non è.

c) la conoscenza tramite il presepe di un evento storico che ha cambiato la sorte dell’umanità aiuta ad ampliare la conoscenza culturale anche di chi non crede; giungeremo a distruggere, come i talebani, tutti i documenti di storia dell’arte che si riferiscono alla nascita di Gesù Cristo solo per non urtare la presunta suscettibilità di chi cristiano non è? Ricordo alunni mussulmani e induisti che frequentavano l’ora di La motivazione non possiede fondamen- religione e non per convertirsi, to, per una serie di ragioni: ma per capire la nostra cultura; ci si dovrebbe opporre allora allo a) quando un italiano si trova in studio della religione mussulmaun Paese mussulmano si adatta na contenuta nei libri di storia? agli usi e alle tradizioni locali e non si può pretendere di cambiare Il fatto è che questa presunta sensibilità il giorno di riposo settimanale, né religiosa nasconde un pericolo assai più che vengano serviti cibi non con- insidioso: il relativismo, secondo il quale sentiti dalla religione locale; ogni tipo di religione conterrebbe in sé

Chi ha vietato l’allestimento del presepe in classe, la festicciola con i tradizionali canti natalizi, cui nessuno è obbligato a partecipare, l’arrivo di Babbo Natale con il sacco dei doni e quell’atmosfera misteriosa che rimane come uno dei ricordi più dolci della nostra vita, ha compiuto una vera e propria azione discriminante nei confronti dei bambini che si sono visti privare di questo sogno. Non dimentichiamo, infatti, che la psicologia di quell’età necessità di elementi favolosi, di racconti misteriosi, di atmosfere fiabesche anche per l’apprendimento di conoscenze concrete. Sarebbe un gesto di sensibilità togliere i sogni agli altri bambini? Dobbiamo interpretare questo come l’avvisaglia di un periodo di persecuzione religiosa strisciante e insidiosa? Che rimane all’infanzia? Il vuoto, il nulla, ma sul vuoto o sul nulla che si costruisce? Quale genitore non impartisce norme di comportamento ai figli? E quale genitore lascia che i figli crescano senza norme con l’idea di non offendere coloro che praticano norme diverse e con i quali il figlio verrà a contatto durante l’esistenza? Si sta perdendo il senso della realtà e sta trionfando di nuovo l’ideologia, questa volta l’ideologia del “nulla”. Giuliano Ladolfi


ECONOMIA

Imprenditoria femminile È stata recentemente rinnovata la composizione del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile, organo consultivo della Camera di Commercio di Novara che svolge un ruolo di impulso e di raccordo delle iniziative a favore delle imprese femminili provinciali. Il Comitato di Presidenza è costituito da Anna Ida Russo, eletta presidente del Comitato, la quale succede a Caterina Zadra, e dalle vice-presidenti Monica Pisoni, Maria Grazia Pedrini e Alma Invernizzi Guaglio. «Desidero, innanzitutto, ringraziare il Comitato per la preferenza accordatami – ha dichiarato la neo-presidente Anna Ida Russo – È per me motivo di particolare soddisfazione rappresentare un Comitato che è espressione di una categoria sempre più incisiva nel panorama economico provinciale, nonché nazionale. Sono tempi difficili questi, a cui occorre far fronte con iniziative valide e concrete, di cui solitamente noi donne siamo portatrici. Mi auguro vivamente, pertanto, di riuscire ad apportare un contributo fattivo sia alla nostra imprenditoria femminile, sia alla nostra emergente imprenditoria giovanile». Il Presidente dell’Ente camerale Paolo Rovellotti aggiunge: «Le imprese femminili rappresentano una quota significativa del tessuto produttivo provinciale, con un’incidenza che alla fine del terzo trimestre 2012 è arrivata a superare il 23% delle imprese registrate complessive. A ciò si aggiungono, inoltre, tutte quelle donne che, pur non essendo titolari o socie di imprese, sostengono e fanno crescere le aziende in cui lavorano, offrendo un contributo insostituibile alla tenuta e allo sviluppo della nostra economia». Il nuovo Comitato, espressione del Consiglio camerale, delle associazioni di categoria e sindacali, delle associazioni bancarie, nonché di soggetti impegnati nella promozione delle pari opportunità sul territorio, resterà in carica fino al 21 ottobre 2015. 6

S.O.S. IMPRESE Crollano i prestiti, boom delle sofferenze, fortunatamente i fallimenti rimangono stabili.

I prestiti alle imprese sono crollati su scala nazionale di 38,6 miliardi di euro. Le sofferenze, invece, sono aumentate di oltre 14 miliardi, mentre i fallimenti sono cresciuti di poco (+ 114). Dalla fotografia scattata dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, emerge in maniera drammatica come il 2012 sia stato un anno pesantissimo per le imprese: nonostante il numero dei fallimenti sia rimasto praticamente stabile, la situazione finanziaria, invece, è peggiorata drammaticamente. In merito allo scenario emerso da questa elaborazione, il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi, precisa: «Con la contrazione degli ordinativi, l’aumento dei tempi di pagamento e del carico fiscale, le imprese sono ormai allo stremo. Se si aggiunge la stretta creditizia in atto e la crescente difficoltà a restituire i prestiti ricevuti, mi sorprende che il numero dei fallimenti non sia esploso. Sicuramente molte rimangono ancora in piedi perché stanno tagliando sul personale, mentre altre stanno raccogliendo le ultime forze rimaste, facendo ricorso al capitale familiare».

Prestiti bancari

Tra l’ottobre del 2012 e lo stesso mese del 2011 i prestiti alle imprese sono crollati del 3,8% (pari a -38,6 miliardi di euro). Ad ottobre 2012 (ultimo dato disponibile) gli impieghi erogati alle società non finanziarie e alle famiglie produttrici ammontano a 968,7 miliardi di euro.

Sofferenze in capo alle imprese

Sempre tra l’ottobre 2012 e lo stesso mese del 2011 la mancata restituzione dei prestiti erogati dalle banche è aumentata di 14,1 miliardi di euro (+18,3%). Attualmente, l’ammontare dell’insoluto tocca i 91,2 miliardi di euro, cifra che, purtroppo, sembra destinata a salire.

Fallimenti

Nei primi nove mesi del 2012, il numero delle imprese che hanno chiuso per fallimento ha raggiunto quota 8.718. Rispetto allo stesso periodo del 2011, il numero è aumentato di sole 114 unità (+1,3%). C.S. NOI - GENNAIO 2013


ECONOMIA

Anche il Sempione nell’occhio della crisi

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otizie sempre più allarmanti ci giungono da ogni anfratto della nostra provincia, anche (purtroppo) da quei luoghi che sembravano essere il caposaldo di una stoica resistenza nei confronti di questa devastante crisi planetaria che sta colpendo duro anche nella laboriosa terra novarese. Il Sempione, è uno di questi luoghi. Il tratto castellettese di una delle strade statali più note ed importanti del territorio a cavallo tra Piemonte e Lombardia, dà ancora l’impressione di una piccola Las Vegas, con lo sfavillante luccichio dei numerosi ed operosi centri commerciali, per lungo tempo approdo di un grandissimo numero di lavoratori che proprio in questo tratto “di confine”, sono riusciti a trovare la loro collocazione lavorativa. Purtroppo, nei tempi difficili che stiamo vivendo, accade che pure un’attività radicata da anni in questa porzione del territorio novarese e ritenuta “inattaccabile”dai moti della crisi economica, come l’outlet Sergio Tacchini, annunci la sua chiusura e la messa in cassa integrazione dei propri dipendenti. È un sintomo più che mai evidente di una falla apertasi nel meccanismo di proliferazione dei grandi centri della distribuzione, che ha finito per mandare in tilt il sistema, provocando un’ulteriore, gravissima, perdita di posti di lavoro. A tal proposito, le amare parole dei dipendenti dello storico outlet sono illuminanti: «Abbiamo saputo della chiusura della nostra filiale solo pochi giorni prima della comunicazione da parte del Comune. La sede castellettese chiuderà il prossimo 24 Gennaio. Cinque anni fa, l’azienda è stata interamente rilevata da una proprietà cinese, dopo un primo NOI - GENNAIO 2013

periodo di crisi. Sarebbe forse stato più opportuno ascoltare le nostre osservazioni circa le modalità della vendita e sulla tipologia delle merci. Fatto sta che ora ci troviamo in cassa integrazione e senza alcuna prospettiva, dal momento che l’azienda sta chiudendo moltissimi stabilimenti. Per noi sono stati tredici anni stupendi: basti pensare che ci sono stati clienti, in questi giorni, che dopo aver visto il cartello della chiusura hanno pianto, a dimostrazione di quanto erano affezionati a noi». Secondo l’opinione, riportata recentemente sulle pagine del “Giornale di Arona”, del rappresentante sindacale della Uil, Giuseppe Ballato, che si è interessato della questione, si tratta di una vicenda che ha cause precise, sia nella crisi generale del rinomato marchio di abbigliamento, sia nella collocazione geografica dello smercio: «L’azienda ha deciso di vendere o chiudere i negozi che non rendevano più. L’intenzione è quella di trasformare gli outlet in rivendite in franchising, così che l’azienda possa gestire solamente il marchio. Quel che è peggio, però, è che ora i lavoratori di Castelletto andranno in cassa integrazione, e se non saranno ricollocati si troveranno in mobilità. Nello specifico, per ciò che concerne l’area del Sempione, in questi anni abbiamo cercato di opporci all’eccessiva liberalizzazione delle aree commerciali, ma purtroppo non è stato possibile raggiungere alcun risultato concreto. I centri di distribuzione sono spesso proprietà di grandi immobiliari che, dopo aver fatto un investimento, qualora non rendesse quanto sperato, si tirano indietro, non preoccupandosi dei lavoratori e delle catene commerciali che occupano gli stabili, le quali, a loro volta, possono guadagnare solo in base

ai consumi, che, com’è noto, sono ovunque in forte calo». E purtroppo non è solo l’outlet di Sergio Tacchini ad essere andato in crisi. Sempre lo stesso Ballato conferma che la situazione di crisi e stallo è molto più estesa in questa zona: «Qualche mese fa i lavoratori del Carrefour sono stati inseriti in un contratto di solidarietà, e ci sono molte altre attività che versano in condizioni difficili sul Sempione». Matteo Trucco

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ECONOMIA

Demografia delle imprese novaresi:

I primi 9 mesi si chiudono con un bilancio positivo (+0,5%) ma dimezzato rispetto allo scorso anno. Non si arresta il calo dell’artigianato.

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n tessuto produttivo non mezzata rispetto allo stesso periodo dello privo di difficoltà, ma che scorso anno, con una lieve riduzione del continua a resistere: que- peso rivestito dall’industria, settore che sto il quadro che emerge manifesta le maggiori sofferenze, sodai dati relativi all’anda- prattutto in riferimento alle costruzioni. mento demografico delle imprese nova- I dati ci dicono che la voglia di metterresi nei primi nove mesi del 2012. si in proprio non si è spenta, nonostante Tra gennaio e settembre lo stock delle imprese registrate è aumentato com31.958 IMPRESE plessivamente di 146 unità, variazione di cui 28.990 attive che, in termini percentuali, si attesta al 7,8% AGRICOLTURA +0,5%, a fronte del +1% registrato nello 32,3% INDUSTRIA stesso periodo dello scorso anno. «In un periodo segnato da evidenti diffidi cui 19,6% nelle costruzioni coltà la tenuta della base imprenditoriale 12,7% nell’industria in senso stretto novarese rappresenta un segnale positivo 59,7% TERZIARIO – commenta Paolo Rovellotti, presidente di cui 24,8% nel commercio della Camera di Commercio – sebbene la 35% negli altri servizi vitalità del sistema economico si sia di-

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gli affanni, che colpiscono in particolare l’artigianato: servono però incentivi ed interventi mirati per sostenere l’occupazione e permettere alle imprese di rimanere sul mercato con competitività». QUADRO GENERALE Tra gennaio e settembre 2012 si sono iscritte al registro delle imprese 1.700 aziende, mentre sono 1.574 quelle che hanno cessato la propria attività, portando lo stock complessivo a 31.958 unità, di cui il 33,2% risulta costituito da ditte artigiane. L’artigianato, in particolare, continua ad essere interessato da un calo demografico: nei primi nove mesi dell’anno le chiusure di attività hanno infatti superato le aperture, con un conseguente saldo negativo di 72 imprese che NOI - GENNAIO 2013


ECONOMIA

fa scendere la consistenza della componente artigiana a 10.619 unità. DINAMICHE SETTORIALI Sotto il profilo settoriale, le tipologie di attività che offrono i contributi maggiori alla crescita complessiva del periodo gennaio-settembre sono i servizi alle imprese (+79 unità), l’alloggio e ristorazione (+77) e il commercio (+44). Positivo, ma più contenuto, anche il saldo evidenziato dai servizi alle persone (+25). Si registra, invece, una riduzione della base imprenditoriale per le costruzioni (-52 unità), le attività manifatturiere, con particolare riferimento al comparto della meccanica ed elettronica (-38) e, in misura più lieve, dell’agricoltura (-6). Alla data del 30 Settembre 2012 il sistema produttivo locale risulta costituito da FORMA GIURIDICA Dall’analisi della forma giuridica emerge come le società di capitale, equiva-

lenti al 19,3% delle imprese registrate nel Novarese, evidenzino tra gennaio e settembre un tasso di crescita quasi tre volte superiore alla media provinciale, con un saldo, in termini assoluti, di 80 unità, pari al 54,8% del saldo complessivo dei nove mesi. Si registra, invece, una “crescita zero” per le ditte individuali, che nel periodo in esame aprono 1.200 sedi, pari al 70,6% delle iscrizioni complessive, ma concentrano, nel contempo, il 75,6% delle cessazioni (1.191 in termini assoluti), con un’incidenza sul totale delle imprese novaresi registrate pari al 56,8%. Tra gennaio e settembre si rilevano, infine, 209 iscrizioni (12,3% del totale) e 192 cessazioni (12,2%) relativamente alle società di persone, con una consistenza alla fine dei nove mesi di 6.836 unità produttive, corrispondente al 21,4% del sistema imprenditoriale novarese. OCCUPAZIONE Le criticità manifestate dal tessuto pro-

duttivo provinciale trovano riscontro anche nei dati sull’occupazione di fonte SMAIL, il Sistema di Monitoraggio Annuale delle Imprese e del Lavoro, recentemente aggiornato a dicembre 2011. L’analisi dei dati SMAIL, in particolare, evidenzia nel corso del 2011 un calo nel numero di addetti (che includono imprenditori e lavoratori dipendenti), la cui entità, che aveva visto il suo punto più critico nel 2009 (-2,4%), si riduce rispetto agli anni precedenti, portandosi al -1,3%. Ad accusare le maggiori difficoltà sono soprattutto le costruzioni, con un calo tendenziale degli addetti pari al -3,5%; negativa anche la perfomance dell’industria (-1,8%), senza eccezione per alcun comparto, mentre i servizi confermano una miglior capacità di tenuta (-0,5%): gli addetti aumentano nell’alloggio e ristorazione, nei servizi alle imprese e in quelli personali; si mantengono stabili nel commercio, mentre diminuiscono nelle rimanenti attività. C.S.

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ECONOMIA

Novara sempre più internazionale Presentato il nuovo programma di attività dell’E.V.A.E.T. che nel 2013 porterà le imprese in 21 Paesi esteri Potenziare la presenza delle imprese novaresi sui mercati internazionali: questo l’obiettivo dell’Azienda Speciale della Camera di Commercio di Novara, l’E.V.A.E.T., che ha presentato giovedì 20 dicembre il suo programma di attività per il 2013. Un obiettivo che ha visto negli ultimi anni riscontri sempre più favorevoli rispetto alle iniziative proposte: ben 144 le adesioni da parte di imprese raccolte nel 2012, a fronte delle 121 del 2011 e delle 75 del 2010, con una partecipazione crescente di aziende provenienti da altre province piemontesi, che sono arrivate a rappresentare oltre il 10% delle adesioni complessive. «Nel corso di quest’anno abbiamo coinvolto anche imprese provenienti da altre province piemontesi – spiega il presi-

dente dell’Ente Gianfredo Comazzi – a conferma del fatto che l’E.V.A.E.T. rappresenta un punto di riferimento per affrontare le sfide dell’internazionalizzazione nel Novarese e non solo. La linea che seguiamo – aggiunge Comazzi – scegliendo di ammettere alle nostre iniziative solo imprese che hanno le potenzialità effettive per posizionarsi sui mercati proposti, che ha portato nel 2012 ad escludere circa il 16% delle aziende interessate a partecipare a missioni imprenditoriali, è una garanzia di serietà, che premia il nostro lavoro e assicura ai partecipanti risultati concreti e soddisfacenti». Nel 2013 l’attività dell’E.V.A.E.T. si concentrerà sia su aree ed eventi già sperimentati con successo negli anni prece-

denti sia verso nuovi mercati, ritenuti di interesse per il tessuto economico del territorio. Il nuovo programma promozionale, in particolare, si articola in 11 missioni imprenditoriali e 13 manifestazioni fieristiche, di cui 5 in collaborazione con la Camera di Commercio di Novara e il Centro estero per l’internazionalizzazione del Piemonte, coinvolgendo 21 Paesi, suddivisibili nelle seguenti macro aree economiche: Africa, America Latina, ex Unione Sovietica, Europa, Medio Oriente, Sud-Est asiatico ed India. Tali iniziative saranno inoltre affiancate da ulteriori interventi promossi dalla Camera di Commercio a supporto dell’internazionalizzazione e della formazione degli imprenditori. C.S.

Reddito e condizioni di vita Nel 2012, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale, secondo la definizione adottata nell'ambito della strategia Europa 2020. L'indicatore deriva dalla combinazione del rischio di povertà (calcolato sui redditi 2011), della severa deprivazione materiale e della bassa intensità di lavoro ed è definito come la quota di popolazione che sperimenta almeno una delle suddette condizioni. Rispetto al 2011 l'indicatore cresce di 3,8 punti percentuali a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%). Dopo l'aumento osservato tra il 2010 e il 2011, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro.

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Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%).

Aumentano, rispetto al 2011, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell'anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione (dall'11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l'8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2011 diventa gravemente deprivato nel 2012, contro appena l'1,7% nel Nord e il 3% nel Centro. C.S.

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ECONOMIA

Famiglie “schiacciate” dalle tasse: nel 2012 aumenti fino a 726 euro. L’introduzione dell’Imu, gli aumenti dell’Iva, delle accise sui carburanti e dell’addizionale Irpef regionale hanno fatto aumentare sensibilmente il peso delle tasse sulle famiglie italiane, con aggravi che nel 2012 hanno raggiunto i 726 euro: una vera stangata che, in un momento di profonda crisi economica, rischia di mettere in ginocchio soprattutto il ceto medio. «Se si continua ad agire solo sulla leva fiscale – segnala il segretario dalla CGIA di Mestre Giuseppe Bortolussi – siamo destinati ad avvitarci in una crisi dalla quale difficilmente riusciremo ad uscirne in tempi brevi. Le famiglie, per far fronte alle scadenze fiscali sempre più pesanti, non spendono più e i consumi sono scesi ai minimi storici. Questa situazione sta spingendo verso la chiusura centinaia e centinaia di migliaia di commercianti ed artigiani che si trovano gli scaffali pieni di merci e di prodotti, ma senza nessuno che entri nei loro negozi. Solo lasciando più soldi in tasca a lavoratori dipendenti e pensionati abbiamo forse la possibilità di invertire questa tendenza». Le simulazioni sono state realizzate dall'Ufficio studi della CGIA che, alla luce delle novità fiscali introdotte sia dal Governo Berlusconi sia dall' Esecutivo guidato dal professor Monti, ha calcolato l'aggravio fiscale che questi nuovi provve-

dimenti avranno sui bilanci di tre diverse tipologie familiari così composte: • Giovane senza familiari a carico; • Coppia con un figlio; • Coppia con due figli.

Giovane senza familiari a carico

Nel 2012 questo soggetto, con un reddito poco inferiore ai 20.000 euro e con un'abitazione di 60 mq, subisce un aumento del prelievo fiscale pari a 405 euro. Particolarmente pesanti sono gli aumenti riconducibili all'impennata di accise e Iva sui carburanti (+199 euro) e all'introduzione dell'Imu sulla prima casa (+120 euro). Nel 2013 la maggiore tassazione sul 2012 sarà di 55 euro e scenderà a 16 euro nel 2014. Al termine del triennio, rispetto al 2011, questo soggetto pagherà 477 euro in più.

Coppia con un figlio

La famiglia-tipo presa in esame è composta da un impiegato con un reddito annuo di 22.000 euro, la cui moglie lavora come commessa presso un negozio. Da questo rapporto di lavoro percepisce 19.000 euro all'anno. Vivono assieme ad un figlio in un’abitazione da 115 mq. Per il 2012 hanno subito un aumento fiscale di 640 euro (anche in questo caso i carburanti e l'Imu sono state le voci di spesa più importanti), mentre nel 2013 registreranno una lieve

flessione, pari a 11 euro, rispetto a quanto hanno versato nel 2012. Questo risultato è riconducibile alla “Legge di stabilità” che ha deciso di aumentare le detrazioni Irpef per i figli a carico. Infine, nel 2014 l'aggravio fiscale si attesterà sui 93 euro. Alla luce di ciò, tra il 2011 e il 2014 l'aumento della tassazione peserà sul bilancio di questa famiglia per un importo pari a 722 euro.

Coppia con due figli

Questo nucleo familiare preso ad esempio è costituito da un impiegato direttivo con un reddito annuo di 50.000 euro, sposato assieme ad una signora che fa la casalinga. Da questo matrimonio sono nati due figli e tutti assieme vivono in una abitazione di 115 mq. Nel 2012 il carico fiscale aggiuntivo è stato pari a 726 euro (le voci più significative sono i 305 euro di Imu e i 199 euro di maggiori spese per il carburante ), mentre nel 2013, per l'effetto dell'aumento delle detrazioni Irpef per i figli a carico, l'aggravio fiscale sarà negativo. Vale a dire che nel 2013, rispetto al 2012, risparmieranno 61 euro. Nel 2014, invece, saranno costretti a pagare ben 146 euro in più rispetto all'anno precedente. In virtù di tutto questo, gli effeti fiscali delle manovre Berlusconi e Monti costeranno a questa famiglia ben 812 euro di tasse in più. C.S.

Dr. Marco Metti D.O.

Dottore in scienze motorie e dello sport - Osteopata - Chinesiologo

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OUTLOOK MERCATI

i t a c r e m Outlook

a cura di Giuseppe Tortomasi Daniele Bevacqua

Sofia sgr: ai blocchi di partenza per un 2013 pieno di soddisfazioni. Il lavoro di un private banker è diverso da quello di un asset manager. Un gestore cerca di capire cosa faranno i mercati, dove andranno le Borse, il prezzo dell’oro nel prossimo semestre o i tassi di interesse sul dollaro: insomma si sforza per fare previsioni. Un banchiere privato parla con il suo cliente per capire tra dodici mesi, quando il 2013 sarà finito, con quale risultato si sentirà fare i complimenti dai suoi clienti. “Mi dica, con che risultato annuale si sentirà soddisfatto dal mio lavoro?” Da questa risposta e con questa intervista noi di Sofia sgr cerchiamo di costruire la cornice in cui lavorare per tutto un anno.

Alberto Crespi Presidente Sofia sgr

Daniele Bevacqua A.D. Sofia sgr

Avere questa informazione dai clienti non è sempre facile, spesso quando incontriamo un risparmiatore che non ha mai lavorato con noi, si incontrano non poche resistenze ad arrivare a definire la sua soglia personale di soddisfazione. Fare questo è molto importante perché è il solo modo efficiente per poter personalizzare un portafoglio in modo che alla fine di un anno di lavoro, 14

sia stato fatto tutto il possibile per dare al cliente un risultato di sua soddisfazione. L’ottanta per cento della clientela di Sofia ha un obiettivo di performance tra il 15% e il 20% sui tre anni, non lineare (cioè non è detto che la performance sia uguale in tutti e tre gli anni, l’obiettivo è il risultato alla fine del triennio). La clientela accetta, a fronte di questo obiettivo, un rischio compreso tra la metà e i due terzi del target di performance annualizzato. Per esempio, nel 2013 a fronte di un risultato dell’8%, il portafoglio ha preso un rischio tra il 4% e il 6%. Ci sono poi clienti che vogliono stare su un profilo di rischio/ rendimento maggiore, clienti da mercati azionari, e altri che invece preferiscono portafogli obbligazionari, per incassare cedole o subire (di regola) meno volatilità. Comunque i nostri clienti ci chiedono di essere attivi, di avere la capacità di difendere i loro averi dai cambi di umore dei mercati e dei politici e noi lo facciamo impegnandoci per dare ai clienti risultati a ritorno assoluto, il più possibile indipendenti dai malumori delle Borse e dalla loro volatilità. In questi anni difficili per le imprese, i nostri clienti imprenditori si rivolgono a noi non solo per gestire l’attivo, ma anche per ottimizzare i loro costi di finanziamento, per pianificare le loro esigenze familiari e successorie, per avere al loro fianco un vero e proprio family office che lavora proprio per loro, senza conflitti di interesse. Alla domanda: ”che anno sarà questo 2013?” La nostra risposta è: in Sofia sarà un anno in cui lavoreremo solo per i nostri clienti, cercheremo di creare soluzioni personalizzate che tra dodici mesi diano ancora lo stesso livello di soddisfazione che abbiamo saputo garantire in questi anni, da quando la nostra società ha cominciato a proporre un nuovo modo di fare private banking. NOI - GENNAIO 2013


OUTLOOK MERCATI

Sofia sgr: uffici di Borgomanero

Per noi sarà “business as usual”, per i nostri clienti ci sarà la garanzia del nostro lavoro che cercherà di portare il risultato che abbiamo con loro concordato ex ante. Naturalmente, per arrivare a dare il profitto desiderato ai nostri clienti, dopo aver condiviso un obiettivo, si deve passare a fare i conti con gli strumenti d’investimento. Noi in Sofia non abbiamo vincoli a quello che possiamo utilizzare e quindi scegliamo il meglio che riteniamo di poter offrire alla nostra clientela: fondi, sicav, etf azioni, valute e obbligazioni, insomma tutto quello che esiste nell’universo investibile è a nostra disposizione a condizioni da istituzionali. Saper scegliere dipende molto dalla qualità del nostro Ufficio Studi che analizza i mercati e approfondisce le tematiche di investimento, spesso confrontandosi con i colleghi delle maggiori case di investimento per produrre una view propria che ha saputo finora accompagnare Sofia ad accontentare le aspettative di performance dei clienti. Ecco una sintesi di quello che l’Ufficio Studi di Sofia si aspetta dai mercati per il 2013

Dall’Ufficio Studi si Sofia sgr: il 2013 sui mercati. Il 2012 ha visto performance marcatamente positive su diverse asset class, l’equity ha dato ritorni importanti su scala globale, con segnali di forza notevoli da parte dei maggiori mercati sviluppati, l’indice S&P500 ha più che raddoppiato dal minimo di marzo 2009, a questo punto siamo vicini ai massimi storici e vien da chiedersi se ci siano le basi per poterli raggiungere e superare. La crescita degli ultimi 4 anni non è stato accompagnato da un miglioramento dei fondamentali e dell’economia reale, i recuperi sono stati guidati dalla sapiente attività della Federal Reserve NOI - GENNAIO 2013

e sono stati accompagnati via via dal sollievo degli investitori per gli scampati pericoli di fallimento sistemico. Ora l’S&P500 si trova su livelli che 6 e 13 anni fa seppero bloccare la crescita dell’indice. Cosa accadrà ora? In Europa la situazione è radicalmente differente, prendendono sempre come riferimento i minimi del 2009, l’indice Eurostoxx 50 non è riuscito a segnare minimi crescenti e le fasi di pull back sono state più intense di quelle di ripresa. Si chiuderà il gap tra USA ed Europa? Se la Borsa USA saprà fare un nuovo massimo nel 2013 potrebbe trascinare tutti i mercati equity e forse chi è rimasto più indietro potrà recuperare un po’ dello spazio perduto. Ma sia chiaro che se – una volta segnati i nuovi massimi – dovesse partire un ribasso in America, il mondo europeo non potrà in alcun modo rimanere immune dal contagio. Pensiamo che almeno per il primo trimestre del 2013 i mercati continueranno a salire, spinti dai QE e dall’ingresso dei ritardatari. Poi, ad un certo punto, nel primo semestre il consensus tornerà positivo e la Fed potrebbe decidere di aver spinto a sufficienza. Da lì si dovrà diventare molto prudenti. Nessun movimento di mercato può diventare stabile senza vera crescita economica, le stime della crescita del Fondo Monetario Internazionale parlano chiaro. Dal lato credito, il 2012 ha visto un consistente rally per le obbligazioni di ogni tipo, il consensus degli analisti è univoco nel vedere un futuro rialzista per i tassi che attualmente sono davvero bassi. La percezione attuale è che i tassi di interesse siano a livelli estremamente bassi. Il grafico storico che rappresenta l’andamento 15


OUTLOOK MERCATI

Giuseppe Tortomasi, Portfolio Advisor Sofia sgr

dei tassi di interesse trentennali USA ab origine (a destra, fonte: orcamgroup.com), mostra una situazione differente, o quanto meno da valutare prospetticamente. Dal 1871 i rendimenti obbligazionari del Tesoro degli Stati Uniti sono stati in media del 4,3%. I tassi trentennali attualmente al 2,95% sono sicuramente inferiori alla media, ma non ai minimi storici. Questa osservazione ci invita a non assumere posizioni dogmatiche sull’andamento dei mercati dei bond per il prossimo anno. Quelli sui tassi sono movimenti di lungo periodo e non è detto che l’inversione debba cadere in un futuro così vicino. Ciò detto, le nostre views sono differenziate per classe obbligazionaria. I governativi italiani saranno soggetti a volatilità preelettorale e successivamente prenderanno una strada di ulteriore chiusura dello spread o riallargamento a seconda della percezione dei mercati sulla continuità o meno dell’azione del nuovo governo rispetto al precedente.

Da ultimo l’euro contro dollaro. Dopo la grande paura della dissoluzione dell’euro la moneta unica si è risollevata dai minimi, senza però tornare verso i suoi livelli di antico splendore (area 1,40 – 1,50). In un contesto di svalutazioni competitive e di interventi monetaristici volti a far ripartire l’economia, la possibilità di vedere l’Euro in uno spazio di trading abbastanza ristretto è ancora alta. Naturalmente esiste la possibilità che una ripartenza dell’economia Usa possa spingere la FED ad uscire dalla politica di denaro facile che ha contraddistinto il 2013, mentre la debolezza dell’economia dell’area euro sembra possa continuare a favorire una forte liquidità da questa parte dell’oceano atlantico. Quindi forse un 2013 in cui il dollaro potrebbe tornare ad apprezzarsi contro l’euro, se l’economia USA darà i segnali sperati di ripresa.

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CHIUSO IL LUNEDI MATTINA


L

’ISTAT ha recentemente diffuso i dati raccolti nel 15° Censimento della popolazione degli 8.092 comuni italiani. La popolazione, residente in Italia, riferita alla data del Censimento, il 9 ottobre 2011, ammonta a 59.433.744 unità. Ricordiamo che il primo censimento dell’Italia Unita si svolse nel 1861 ed allora gli abitanti erano poco più di 22 milioni; quindi in 150 anni la popolazione residente è quasi triplicata, con variazioni positive e negative negli anni, dalla punta massima del censimento del 1921 ai valori minimi degli ultimi deccenni.

Meno italiani rispetto a dieci anni fa

Rispetto al 2001, quando si contarono 56.995.744 residenti, l’incremento è del 4,3%, da attribuire esclusivamente alla componente straniera. Infatti, nel decennio intercensuario la popolazione di cittadinanza italiana è diminuita di oltre 250 mila individui (-0,5%), mentre quella straniera è aumentata di 2.694.256 unità. I cittadini stranieri risultano in crescita in tutte le regioni della Penisola, mentre gli italiani diminuiscono nel Mezzogiorno oltre che in Piemonte, Liguria e FriuliVenezia Giulia. In particolare, i cittadini italiani aumentano nel 43,2% dei comuni (3.493) e diminuiscono nel restante 56,8% (4.599). I comuni in cui si registra il maggior incremento di residenti italiani sono Rognano, Sant'Alessio con Vialone e Roncaro, tutti in provincia di Pavia; quelli che ne perdono di più sono Paludi in provincia di Cosenza, Quindici in provincia di Avellino e Rocca de’ Giorgi in provincia di Pavia. Nel periodo intercensuario i maggiori incrementi di popolazione si rilevano nelle regioni del Centro-Nord, specie in Trentino-Alto Adige (+9,5%), Emilia-Romagna (+8,5%), Lazio (+7,6%), Lombardia (+7,4%) e Veneto (+7,3%). Al contrario, nelle regioni del Sud e delle Isole si registrano incrementi lievi (intorno all’1% in Campania, Puglia e Sicilia) e perdite di popolazione (superiori al 2% in Molise, Basilicata e Calabria). 16

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TERRITORIO

Il Censimento in pillole Più femmine che maschi

In Italia, al 9 ottobre 2011, ci sono 93,7 uomini ogni 100 donne (28.745.507 uomini, 30.688.237 donne). A livello territoriale non si segnalano differenze significative, anche se nell’Italia Centrale il rapporto di mascolinità scende al 92,3% (5.568.595 uomini, 6.032.080 donne), mentre nelle regioni del Sud, nelle Isole e nel Nord-Est si attesta rispettivamente a 94,3% (6.783.667 uomini, 7.193.764 donne), 94,1% (3.219.998 uomini, 3.422.268 donne) e 94,2% (5.551.923 uomini, 5.895.882 donne). Il rapporto di mascolinità è più alto in Trentino-Alto Adige (95,9%), Basilicata (95,8%) e Sardegna (95,6%) mentre il più basso si registra in Liguria (89,5%). In 1.898 comuni, pari al 23,5% del totale, il rapporto di mascolinità risulta sbilanciato a favore della componente maschile, con il primato che spetta a due centri del cuneese: Castelmagno (182,8 uomini ogni 100 donne) e Valmala (190,9 uomini ogni 100 donne). Al contrario, si contano solo 67,8 uomini ogni 100 donne a Montebello sul Sangro in provincia di Chieti, e 69,4 a Introzzo in provincia di Lecco.

Anche i “grandi vecchi”, ovvero gli ultra 85enni, incrementano il loro peso sul totale della popolazione residente (dal 2,2% del 2001 al 2,8% del 2011). In particolare, si registra un aumento del 78,2% nella classe 95-99 anni e del 138,9% in quella degli ultracentenari. Le persone di 100 anni e più, infatti, erano 6.313 nel 2001 (1.080 maschi e 5.233 femmine), mentre nel 2011 ne sono state censite 15.080, con una percentuale di donne pari all’83,7% (12.620 unità); 15.060 hanno una età compresa tra i 100 e i 109 anni; in 11 hanno raggiunto i 110 anni, in sette i 111 e solo due donne (residenti una in provincia di Milano e una in provincia di Venezia) alla data del 15° Censimento avevano compiuto 112 anni.

La Lombardia è la regione in cui risiede il maggior numero di ultracentenari (2.391, pari al 15,9% del totale), seguita dall’Emilia-Romagna (1.533, 10,2%) e dal Veneto (1.305, 8,6%). Anche nel 2001 la Lombardia (940, 14,9%) e l’Emilia-Romagna (602, 9,5%) erano le regioni con più ultracentenari, mentre al terzo posto si collocava il Piemonte (598, 9,4%) anziché il Veneto (542, 8,6%). Nel corso degli ultimi dieci anni il numero di ultracentenari è raddoppiato in quasi tutte le regioni italiane ed è più che triplicato in Basilicata (da 43 a 137 persone, con un incremento percentuale pari al 218,6%). I residenti di 100 anni e più sono cresciuti del 204,0% nel Lazio, del 197,8% in Umbria.

Aumentano le ultracentenarie

Dal 2001 al 2011 la percentuale di popolazione di 65 anni e più è passata dal 18,7% (10.645.874 persone) al 20,8% (12.384.963 persone); era al 15,3% nel 1991 (8.700.185 persone). NOI - GENNAIO 2013

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TERRITORIO

Le città con più ultracentenari al 9 ottobre 2011 sono Roma (681, 4,5%), Milano (494, 3,3%), Genova (267, 1,8%) e Torino (240, 1,6%). Nel Sud, le percentuali più elevate di anziani di 100 anni e più sono state registrate a Napoli (1,0%, 145 unità), Palermo (0,6%, 89) e Messina (0,6%, 88). L’analisi territoriale mostra una geografia dell’invecchiamento abbastanza variabile. Considerando l’età media della popolazione residente, che per l’Italia nel suo complesso è pari a 43 anni, le regioni del Sud presentano valori al di sotto del dato nazionale. In Calabria, Puglia, Trentino-Alto Adige e Sicilia l’età media è di 42 anni, mentre in Campania scende al livello minimo di 40 anni. Quattro sono le regioni che si attestano sul valore medio nazionale (Lazio, Basilicata, Veneto e Lombardia); nel resto della Penisola l’età media varia dai 44 anni di Sar20

degna, Valle d’Aosta, Abruzzo e Molise, ai 45 anni di Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Piemonte e Toscana, fino a toccare il valore massimo in Friuli-Venezia Giulia (46 anni) e Liguria (48 anni). Il comune mediamente più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta, con una età media di 32 anni, il più vecchio è Zerba, in provincia di Piacenza, dove l’età media è di 65 anni.

Sempre più popolati i comuni di media dimensione

Dal 2001 ad oggi, in 4.867 comuni italiani (60,1%) la popolazione è aumentata. In particolare si registra un incremento di residenti nell’81% dei comuni di dimensione compresa tra 5mila e 50mila abitanti, nel 68,4% dei comuni tra 50.001 e 100.000 abitanti e nel 51,8% di quelli con meno di 5mila abitanti. Analizzando il dato per ripartizione ge-

ografica, nel Nord-Ovest 2.145 comuni (70,1% della ripartizione) hanno avuto un incremento di popolazione, e in 197 casi l’aumento è superiore al 25%. Incrementi consistenti si registrano anche nel Nord-Est (in 1.124 comuni, ovvero il 75,9% di quelli localizzati nella ripartizione) e nel Centro (in 694 comuni, 69,7%). Nel Sud e nelle Isole al contrario prevalgono i comuni che hanno ridotto il numero di residenti; in particolare, 1.153 comuni del Meridione (64,4%) hanno perso popolazione e per 179 la diminuzione è stata superiore al 15%.

I comuni più grandi e quelli più piccoli

La popolazione residente nel nostro Paese si distribuisce per il 26,5% nell’Italia Nord-Occidentale, per il 23,5% nell’Italia Meridionale, per il 19,5% nelle regioni dell’Italia Centrale, per il NOI - GENNAIO 2013


TERRITORIO

19,3% nell’Italia Nord-Orientale e per il restante 11,2% in quella Insulare. La regione piĂš popolosa è la Lombardia con 9.704.151 residenti, quella con meno abitanti la Valle d’Aosta (126.806). In termini di popolazione, i cinque comuni piĂš grandi d’Italia sono: Roma (2.617.175 residenti), Milano (1.242.123), Napoli (962.003), Torino (872.367) e Palermo (657.561). Nel Nord-Ovest si concentrano i comuni piĂš piccoli: Pedesina (30 residenti) e Menarola (46) in provincia di Sondrio, Morterone (34) in provincia di Lecco, Moncenisio (42) in provincia di Torino, e Briga Alta (48) in provincia di Cuneo.

Stranieri: superata la soglia dei 4 milioni

Nel corso dell’ultimo decennio la popolazione straniera residente in Italia è triplicata, passando da 1.334.889 a 4.029.145, con una crescita pari al 201,8%. Due stranieri su tre risiedono nel Nord (35,4% nell’Italia Nord-Occidentale e 27,1% nel Nord-Est), il 24,0% nel Centro e solo il 13,5% vive nel Mezzogiorno. La componente femminile rappresenta il 53,3% del totale degli stranieri, valore che sale al 56,6% nel Meridione. Il rapporto di mascolinitĂ , diminuito di oltre 10 punti percentuali rispetto al 2001, è di 87,6 maschi ogni 100 femmine.

La variabile sesso non sembra incidere significativamente sulla distribuzione territoriale dei cittadini stranieri, tanto che la componente femminile si distribuisce alla stregua di quella maschile: nel Nord Italia risiede circa il 60% di donne straniere, nelle regioni centrali poco piĂš del 24%. Quasi un quarto degli stranieri vive in Lombardia, circa il 23% in Veneto e in Emilia-Romagna e il 9% in Piemonte. Il Lazio e la Toscana totalizzano il 18%, la Campania il 3,7%. In tutte le regioni prevale la componente femminile, sebbene in Lombardia e in Veneto le percentuali di donne siano piĂš contenute che altrove. L’Emilia-Romagna registra l’incidenza piĂš elevata, con 104 stranieri ogni 1.000 censiti, seguita dall’Umbria (99,2‰), dalla Lombardia (97,6‰) e dal Veneto (94,2‰), mentre nel Sud e nelle Isole i valori dell’indicatore si riducono in misura consistente. Tra i grandi comuni, l’incidenza piĂš elevata si registra a Brescia, con 166,1 stranieri ogni 1.000 censiti. Il 46% degli stranieri residenti ha un’etĂ compresa tra 25 e 44 anni, uno su quattro ha tra i 30 e i 39 anni. L’etĂ media è di 31,1 anni e la componente maschile risulta piĂš giovane (29,7 anni) di quella femminile (32,3 anni). I comuni con l’incidenza piĂš elevata di stranieri sul totale della popolazione censita sono Rocca de’ Giorgi (PV) con

36,7 stranieri per 100 censiti, San Pio delle Camere (AQ) con il 27,6% e Airole (IM) con il 26,5% di stranieri.

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TERRITORIO

Una importante novità per i cittadini novaresi

Il servizio prenotazione dell'anagrafe "eliminacode" per venire incontro alle esigenze della cittadinanza NOVARA - Nella relazione previsionale e programmatica allegata al bilancio 2012, l’amministrazione comunale, poneva, tra gli altri, un ambizioso obiettivo alla propria azione: “Lavorare nella direzione dell’efficacia, dell’efficienza e della trasparenza” mettendo mano “alle risorse e all’organizzazione dell’Amministrazione rendendola una struttura snella e performante, capace di affrontare le sfide che provengono dall’esterno, risolvere le criticità e i problemi e raccogliere le professionalità, le competenze e le opportunità per trasformarle in risorse a favore dei progetti e dei programmi”. Nell’ottica di raggiungimento di questi obiettivi, ha preso avvio una nuova organizzazione di uno dei servizi dell’anagrafe, il Progetto Tagliacode, che puntando al miglioramento dell’efficienza dei servizi demografici si prefigge di ridurre i 22

tempi di attesa degli utenti allo sportello, utilizzando le risorse strumentali e umane già disponibili al servizio anagrafe, senza quindi ricorso a oneri aggiuntivi. Il nuovo servizio è quindi a costo zero. Si è partiti constatando che le pratiche più complesse e lunghe sono quelle di iscrizione da altro Comune e dall’estero di cittadini italiani e/o stranieri. Prima, infatti, erano aperti 6 sportelli polivalenti dove gli utenti, ad ogni singolo sportello, potevano richiedere una moltitudine di servizi che andavano dai certificati alle carte d’identità, alle autentiche, alle pratiche di cambio di indirizzo ed iscrizioni anagrafiche. La domanda di iscrizione anagrafica è per sua consistenza una pratica particolarmente articolata, tanto da richiedere la presenza allo sportello del cittadino per un tempo molto più lungo rispetto alla

semplice emissione dei certificati. Dunque, il nuovo servizio offre il vantaggio per l’utente di avere la certezza dell’ora in cui si deve presentare e della durata della sua permanenza oltre alla possibilità di accomodarsi di fronte all’impiegato incaricato in un’area riservata e dedicata. L’attivazione del nuovo servizio offre anche il vantaggio di “alleggerire” gli altri sportelli, in modo da favorire una più veloce fruizione per le pratiche meno impegnative e più veloci, con il risultato di accorciare le code. L’area di “ricevimento” per il nuovo servizio si trova al piano terra di Palazzo Cabrino, lato destro, prima della scalinata per i piani superiori ed è attrezzata con scrivania, telefono, fotocopiatore e collegamento in rete per il personal computer. Per poter ottimizzare i tempi e assicurare NOI - GENNAIO 2013


TERRITORIO

salute

che l’orario diè stata apertura al pubblico del ortodontiche introdotta la tecnica servizio venga utilizzato al massimo, denominata INVISALIGN®: sviluppa-il progetto di adottare il sistema di ta negli prevede Stati Uniti e da qualche anno prenotazione telefonica. approdata in Europa con una diffusione Attraverso nuovo notevole: èquesto la risposta piùsistema efficacesia ragchi giungono obiettivi: ortodontico cerca undiversi trattamento •invisibile l'utente,ed efficace. avendo fissato specifico appuntamento, non da farà agli La tecnica ideata duecoda ingegneri sportelli texani consiste nello sviluppo delle impronte della bocca del paziente con tac tridimensionale, simulazione •una migliorerà la qualità ladella vita del dello spostamentonella dei denti nel corregcittadino/utente misura in cui gere modo la malocclusione attraverso avrà di programmare e ottisofisticatii tempi sistemidegli cad cam e quindi la mizzare impegni quotiproduzione di mascherine seriate con in diani per il disbrigo di pratiche, materiale agli trasparente, riguardo orari dichiamate fruizioneallidei neatori, chepubblici vengono situati sostituite dueo parcheggi in ogni centro settimane. all’uso deiQuesto mezzi permette pubblici.un controllo dell'avanzamento della terapia e delle

•ulteriori gli altrimodifiche sportelli,innon dovendo fare “corso d'opera”. iscrizioni, svolgeranno il lavoro più Il medico ortodontista, certificato velocemente, riducendo le code INVISALIGN®, profondocosì conoscitore edella i tempi di attesa. metodica, con l'ausilio di radiogra-

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N U

2) Le attuali condizioni di vita esigono la produzione di energia, le quali tutte, comprese le rinnovabili, presentano aspetti negativi. Non esiste finora alcun tipo di energia, compresa quella solare, che non comporti problemi. 3) Questi problemi comportano disagi.

1) Ogni essere vivente è fonte di inquinamento nella pura e semplice condizioni di esistere: basta pensare che respirando produciamo anidride carbonica.

A questo punto si rende necessaria una scelta di base: «Vogliamo sfruttare i benefici del progresso tecnologico oppure ritornare a vivere secondo un stile preindustriale?». Se la risposta è no, dobbiamo accettare vantaggi e svantaggi della scelta: viaggeremo sui carretti, ci illumineremo con le candele, ci riscalderemo tutti unicamente con la legna (ma anche con il fumo inquiniamo)… Se la risposta è sì, dobbiamo responsabilmente e equilibratamente accettare vantaggi e cercare di ridurre al minimo gli svantaggi. Questa è la realtà, questo è segno di buon senso.

n tempo si parlava di Yes man e cioè di uomo prono di fronte a qualsiasi superiore in vista di ipotetici vantaggi derivanti dalla sua incondizionata disponibilità a qualsiasi richiesta. Oggi occorre parlare di No man o, meglio, di No men. Basta aprire i giornali per convincersi: noglobal, notav, nocave, nopozzidipetrolio, nopannellisolari, noturbineeoliche, nocentralinucleari, nodiscariche, notermovalorizzatori, nocentralielettriche, noecc. Premesso che la salute, il paesaggio, la qualità di vita sono beni non negoziabili, premesso che non ogni proposta va accettata, occorre anche ragionare con molta chiarezza e con molto rigore logico.

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Qualche decennio fa nella zona in cui abito era diffusa la favola di un condomino che, da una parte, esponeva sull’autovettura il simbolo “Energia nucleare? No grazie” e che, dall’altra, per portare a scuola il bambino usava la macchina. «Che c’è di strano?» potrebbe obiettare qualcuno. La stranezza consiste nel fatto che la scuola materna dista 15 metri dal nostro condominio!!! L’esempio è emblematico di un atteggiamento diffuso di chi in apparenza sembra rispettare la natura, in pratica esige soltanto vantaggi personali e scarica gli svantaggi sugli altri. Questo atteggiamento viene definito con un acronico “Nimby” (Not In My Back Yard, lett. “Non nel mio cortile”) si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o che si teme possano avere, effetti negativi sulle zone in cui verranno costruite, e consiste nel riconoscere come necessari o possibili tali interventi, ma, contemporaneamente, non li si vuole nel proprio territorio NOI - GENNAIO 2013


O N N E M a causa delle eventuali controindicazioni sull’ambiente locale. Ci si domanda come possa essere risolto un problema simile: o esiste un territorio spopolato in cui compiere identica opera, oppure tutti, avendo uguali diritti, rimandano ad altri la soluzione. A questo punto dove sta il punto di concretezza? Nel comprendere a) che nessun uomo, nessuna comunità, nessun territorio è un’isola: l’atteggiamento di accettazione o di rifiuto va inserito in un contesto comunitario; b) che ci sono situazioni particolari: non si può, per esempio, scavare un pozzo di petrolio dove il petrolio non c’è e, d’altra parte, per ora il petrolio è una fonte energetica importante per la nostra nazione; c) che lo sviluppo economico richiede energia: invece di parlare astrattamente indicando generiche fonti alternative, si rende necessario fornire comparazioni con calcoli precisi; ad esempio, l’Italia per lo sviluppo ha bisogno di “x” quantità di energia; la si può produrre mediante NOI - GENNAIO 2013

le seguenti fonti con “questo” investimento che si attua nei “seguenti” modi; d) che la valutazione dei rischi va operata in modo statistico: non si rinuncia ad andare in auto, nonostante i quotidiani incidenti; occorre mettere in atto tutte le misure necessarie per prevenirle con una previsione di costi. Non dimentichiamo che l’Italia dipende in grandissima misura dall’estero e questo fatto produce un aumento del costo della produzione, la quale, a sua volta, deve competere con Paesi in cui l’energia si acquista ad un prezzo assolutamente inferiore. La sfida consiste, come ripetono le menti più illuminate, nel coniugare lavoro con salute, sviluppo con sostenibilità, ma questo non è possibile se non si mettono da parte interessi (pur legittimi) personali e locali e soprattutto se questo ambito non viene strumentalizzato a fini politici. Il compito di coloro che ci governano consiste appunto nella capacità di lungimiranza progettuale, unita a una buona

L'OPINIONE

dose di responsabilità (che consiste nel cercare il bene della nazione al disopra del consenso) in un’ottica di progettazione europea. E la comunità del Vecchio Continente, non dimentichiamolo, ha prodotto benessere proprio sulla base di cooperazione sulle materie prime: Il trattato della Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA), infatti, firmato a Parigi nel 1951, riunì la Francia, la Germania, l'Italia e i paesi del Benelux in una Comunità il cui obiettivo permise di introdurre la libera circolazione del carbone e dell’acciaio e di garantire il libero accesso alle fonti di produzione. Purtroppo la vera unione europea rimane ancora un sogno perché le singole nazioni, non volendo delegare la loro sovranità ad un organismo comunitario, soffrono sotto il profilo politico di una malattia cronica, la “Noeuropa”, virus politico del ceppo “Nimby”. Giuliano Ladolfi 25


INTERVISTA

Giornalismo in pellicola A tu per tu con Matteo Inzaghi, giornalista professionista e direttore responsabile dell’emittente televisiva Rete55.

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ean Paul Sartre ebbe l’ardire di descrivere il lavoro del giornalista come “il più bello del mondo”. L’arte di raccontare i fatti del mondo (teoricamente) senza fronzoli e privi di qualsiasi sudditanza verso il potere.

Sappiamo che la realtà è ben diversa, tuttavia questa professione esprime ancora tutto il suo immortale fascino e sono in tanti ad accarezzare il sogno di diventare professionisti in materia. Ma il giornalismo non esiste esclusivamente come lavoro in quanto tale, ma, al pari di molte alte professioni, è stato a sua volta oggetto di racconti, romanzi e pellicole cinematografiche. Infatti sono moltissimi i casi in cui autentici capolavori del cinema, per opera di registi ed attori straordinari, hanno messo in scena giornalismo e giornalisti, ritraendoli in svariati contesti e mettendone in evidenza caratteristiche talvolta 26

eroiche, molto spesso meschine e sottomesse al potere che distorce la realtà dei fatti. Di tutto questo abbiamo parlato con Matteo Inzaghi, giornalista professionista e, dall’ottobre 2004, direttore responsabile dell’emittente televisiva Rete55. Dal 2006 è membro del Comitato Organizzativo del "Premio Chiara - Festival del Racconto. Editorialista de La Prealpina e Varese Mese, collabora, nelle vesti di critico, con diverse riviste di cinema, di cui è un grandissimo appassionato. In che modo viene presentato solitamente il giornalista sul grande schermo? Non esiste un cliché. Il più delle volte, nel Cinema, il giornalista smette di essere personaggio e diventa simbolo: di una categoria, di un’ideologia, di un’epoca. E a seconda degli

autori la stessa figura viene demonizzata o esaltata, presentata come incarnazione del male o come eroe senza macchia. Dopodiché, esiste un numero limitato e interessante di pellicole che mostra, anzi ostenta, questa contrapposizione. È vero che il più delle volte la figura del giornalista e i fatti di giornalismo rappresentati nei film corrispondono a persone ed eventi realmente esistiti ed accaduti? Proprio così. Personaggi e racconti che hanno a che fare col mondo del giornalismo sono quasi sempre ispirati alla realtà. A volte si tratta di fatti di cronaca tradotti in linguaggio filmico (più o meno edulcorato, ma comunque ancorato alla realtà). Altre volte, a prevalere è l’elemento astratto. Ma anche in questi casi, spesso, a cambiare sono nomi, date, contesti. Mentre le situazioni i riferiscono a qualcosa di realmente accaduto. NOI - GENNAIO 2013


INTERVISTA

Secondo il tuo parere è corretto affermare che un personaggio come Warren Beatty abbia rappresentato una sorta di spartiacque nella rappresentazione della figura del giornalista? Reds (il film che Beatty ha scritto, diretto, prodotto e interpretato nel 1981) rappresenta sicuramente uno spartiacque, ma più per il cinema che non per il personaggio del giornalista. Al di là della figura narrata (il corrispondente John Reed), l’opera di Beatty si rivelò una sorta di “canto del cigno” della fase liberal che Hollywood visse tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Poco dopo quella felice tradizione si sarebbe interrotta e avrebbe lasciato la munifica Hollywood per proseguire il cammino nella più lungimirante (e meno ricca) industria indipendente. In che modo viene rappresentato solitamente il controllo dell’editore sul lavoro del giornalista? È una tematica molto affascinante, ma meno esplorata rispetto a quanto si possa immaginare. Se ne occupò il grande Orson Welles, in Citizen Kane. Ne ha parlato, più di recente, il maestro Michael Mann nel bellissimo “Insider”. E tutti ricordano l’ormai proverbiale “È la stampa, bellezza”, gridato da Humphrey Bogart. Ma per il resto le dinamiche immortalate dal cinema hanno riguardato più spesso i giornalisti e meno i proprietari. E come è stato presentato questo aspetto nel celeberrimo “Quarto potere” di Welles nel 1941? Come dicevo, il geniale Welles è stato il primo. Nonostante la giovane età, poco conosciuto se non per la celebre trasmissione radiofonica in cui aveva lanciato l’allarme-alieni, Orson aveva le idee molto chiare circa l’impronta registica e autoriale che desiderava lasciare nella Settima Arte. E lo stesso vale per la posizione che asNOI - GENNAIO 2013

sunse nei confronti dei temi affrontati dai suoi film. In tal senso, l’editore dispotico è l’incarnazione di un potere arrogante e prepotente che Welles, negli anni successivi, declinerà in molte altre forme. Quali conseguenze patì lo stesso Welles in seguito alla rappresentazione di questo film? Per sua stessa ammissione, Citizen Kane

fu l’unico film davvero libero che Orson Welles realizzò in tutta la sua carriera. L’opera destò le ire del magnate William Randolph Hearst, che si riconobbe nell’odioso e megalomane Kane e fece di tutto per boicottare il cammino del capolavoro. Le pressioni accumulate in quegli anni (sommate al carattere tutt’altro che semplice dell’autore) condizionarono (per non dire boicottarono) gran parte della sua attività successiva. Wel27


INTERVISTA

di Frost-Nixon, però, gli fu proposto il copione di Changeling. Lui rinunciò e ne propose la regia all’amico Clint Eastwood, pur mantenendone la produzione. Il risultato, come saprai, è un capolavoro assoluto. Persino da un incidente di percorso può nascere qualcosa di grande… A prescindere dai diversi punti di vista, qual è stata, secondo te, la migliore (o una delle migliori) rappresentazione cinematografica sul giornalismo? Difficile dirlo: Citizen Kane è un capolavoro indiscusso, ma può davvero definirsi un film sul giornalismo? Non ne sono certo. Sbatti il Mostro in Prima Pagina, Insider, Tutti gli uomini del Presidente, Reds, Prima Pagina, Muro di Gomma, La giusta distanza. Sono tutti titoli di qualità. Se dovessi pescare dal mazzo, non avrei dubbi: sceglierei il film di Michael Mann. Ma cosa devo dirti, ho un debole per il suo Cinema. Lo trovo perfetto.

les si trovò ad accettare ruoli avvilenti, come attore, per procurarsi i guadagni necessari a mantenere un certo grado di autonomia come regista. Ma anche questo non bastò. In più occasioni, l’autore lamentò forti limitazioni o stravolgimenti imposti dai produttori durante il montaggio di molti suoi film. Marco Risi ha magistralmente messo in scena la vicenda di Giancarlo Siani, giornalista napoletano ucciso dalla camorra. È italiana una delle poche raffigurazioni di “giornalista-eroe” sul grande schermo? In realtà, no. La raffigurazione eroica dei giornalisti è molto più frequente rispetto alla loro rappresentazione in negativo. È vero, però, che negli anni Sessanta e Settanta, nel cinema italiano, la figura del giornalista veniva messa in discussione molto più spesso rispetto a quanto accade oggi. Ma mi permetto di dire che 28

il calibro degli autori di quegli anni era ben diverso. E spesso il talento si rivela anche nella capacità di graffiare. Detto questo, il film di Risi da te citato, e non dimentichiamo il suo “Muro di Gomma”, sono due ottimi esempi di cinematografia civile. A sua volta Ron Howard in “FrostNixon. Il duello” ha mostrato il ruolo vincente di un presentatore televisivo che, messi i panni di un duro giornalista, ha inchiodato l’ex presidente americano Richard Nixon sulle sue colpe, in particolare sul Watergate. Qual è la tua opinione su questo film? È un ottimo film, ben scritto, ben diretto e ben interpretato. Anzi, ti rivelo una curiosità che molti ignorano. Howard ha preso molto a cuore questo progetto e non aveva alcuna intenzione di rinunciarvi. Mentre stava avviano la pre-produzione

Sei concorde nell’affermare che una figura come quella del giornalista, dove si mescolano forti elementi umani a quelli prettamente professionali, sia congeniale alle raffigurazioni cinematografiche su questo mestiere? Direi di sì. Però, anche qui, faccio un po’ fatica ad essere obiettivo. Faccio il giornalista tutti i giorni, da parecchi anni. E credo che sia molto difficile ridurre a un unico personaggio una categoria composta da molte persone, moltissime storie, tutte diverse tra loro. Certo, la figura si presta alla creatività. Ma questo vale anche per calciatori, medici, poliziotti, giudici e avvocati. A fare la differenza tra personaggi più interessanti e personaggi più marginali è la dimensione pubblica che caratterizza alcune professioni. Chi ha a che fare con la gente diventa stereotipo. E nello stereotipo c’è sempre qualcosa di vero e qualcosa di inventato. Matteo Trucco

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PSICOLOGIA

La terza fase del modello di coaching strategico

Il piacere

Stratagemmi di intervento Questo disturbo si caratterizza per la ricerca estenuante e protratta nel tempo di informazioni, spesso inutili, nel tentativo di raggiungere il massimo aggiornamento possibile tramite il web surfing, la navigazione su Internet, o attraverso indagini su materiali custoditi in varie banche dati (Nardone, Cagnoni, 2002).

di Chiara Ratto Psicologa e Psicoterapeuta

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e la sensazione di base che domina la Tentata Soluzione Ridondante disfunzionale è il piacere, ci possiamo riferire a tutta una serie di emozioni e di sensazioni differenti: la gioia, il desiderio, la passione ecc., spesso alla base dell’incapacità di non reagire e quindi di azioni che vanno oltre la nostra volontà e il nostro controllo consapevole. Uno degli esempi più eclatanti di questa incapacità lo troviamo, infatti, in alcune forme di dipendenza, tra le quali una delle più frequenti ai giorni nostri, è la cosiddetta information overloading addiction, ovvero la spinta irrefrenabile alla ricerca di informazioni che si è diffusa in particolare con lo sviluppo di Internet.

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Reuters, nel 1997, ha condotto una ricerca su questo fenomeno, all’interno di un campione di mille soggetti in diversi paesi, ed ha scoperto che il 50% degli intervistati dichiarava di ricercare freneticamente informazioni in rete come se si trovasse sotto l’effetto di una droga. La velocità con cui è possibile recuperare qualunque tipo di notizia via Internet infatti, risulta estremamente eccitante e la persona si ritrova così a trascorrere ore o giornate intere al computer, completamente assorbita da quest’attività, fino addirittura ad estraniarsi completamente dal lavoro e dalla propria vita privata. Poiché il piacere sottostante a questa compulsione risulta predominante, a nulla serve il tentativo di limitarla, se non a renderla ancora più emozionante. Intervenire su una situazione come questa pertanto, richiede che il coach assecondi la logica del cliente guidandolo, inizialmente, a rendere ancora più ritualizzata e puntuale la sua ricerca. In Terapia Breve Strategica, l’intervento che normalmente si utilizza è quello di

chiedere alla persona di entrare in rete allo scoccare di ogni ora e, per cinque minuti esatti, di passare in rassegna tutte le informazioni desiderate. Trascorsi i cinque minuti, si dovrà rimandare la ricerca all’ora successiva e così via per tutto il resto del giorno. La risposta usuale a questa prescrizione è che il soggetto, che normalmente passava in Internet molto più tempo rispetto a quello prescritto, non fa fatica a contenersi rispetto agli spazi concessi, in più inizia a sentire l’attività non più come una compulsione irrefrenabile, ma come un obbligo verso il coach e, come tale, non più così desiderabile. A questo punto, si prescriverà alla persona di entrare in rete per cinque minuti ogni due ore, guidandola a ridurre ulteriormente il tempo trascorso in Internet e trasformando la sua percezione della ricerca da piacevole abitudine a noioso tormento a cui è impossibile sottrarsi. In questo modo, si ottiene un altro importante effetto e cioè che il cliente, avendo a disposizione più tempo libero, comincerà a riscoprire tutti quei piaceri legati allo stare con gli altri, a dedicarsi ad altre attività che aveva abbandonato ed anche la sua resa a livello professionale migliorerà.

«Posso resistere a tutto tranne che alle tentazioni». Oscar Wilde Diminuendo ulteriormente gli spazi dedicati alla prescrizione (cinque minuti ogni tre ore ecc.) ed amplificando quelli dedicati ad altri piaceri, si guiderà infine il soggetto a superare completamente la sua precedente dipendenza. Come diceva ancora una volta Oscar Wilde quindi: «Il miglior modo per resistere ad una tentazione è cedervi», ma si potrebbe anche dire che un altro modo per riuscire a superarla, è quello di trasformarla da piacere ad una vera e propria «tortura». NOI - GENNAIO 2013


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PROTAGONISTI

Masango: dieci anni di attività del Rotary Club Orta San Giulio

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li anniversari possono essere celebrati con bottiglie di champagne, con torte e pasticcini, con pantagruelici pranzi e cene oppure possono essere celebrati anche all’insegna della solidarietà per rendere partecipi gli altri della propria felicità. I soci del Rotary Club Orta San Giulio, il cui cuore batte incessantemente per Masango dal 2007, hanno scelto la seconda via per celebrare il decimo anno di fondazione del Club con la pubblicazione di un prestigioso volume dedicato al service più importante che ormai portano avanti da sei anni; il “Progetto Masango”. Quali sentimenti evoca in ciascuno di voi questa parola “esotica”? «Masango – si legge nel testo – è un villaggio sperduto in mezzo a colline rigogliose, a circa 2 ore di jeep dalla capitale Bujumbura (la strada è simile ai nostri

NOI - GENNAIO 2013

percorsi tagliafuoco) ed è presidiato da più di vent’anni da una Missionaria della Carità di Novara, Suor Celina Tovagliaro. Suor Celina ed il suo piccolo ma volenteroso staff di suore locali, nel 2007 hanno avuto l’occasione di conoscere il Rotary Club Orta San Giulio e la generosità dei suoi soci. Tutto iniziò grazie ad un Campionato Mondiale di Ciclismo Rotariano che accolse al Mottarone oltre 200 soci provenienti da 16 nazioni e permise la raccolta di € 100.000 utilizzati per la realizzazione fattiva di una prima parte del Dispensario, con a fianco una piccola sala adibita all’accoglienza di malati gravi: oggi porta il logo del Rotary e si chiama Casa Alessia, in ricordo della collaborazione con Giovanni Mairate». E la “scintilla” produsse un falò destinato a illuminare anche la nostra zona: negli anni seguenti, si è verificata una vera e propria gara di generosità (il progetto ha fatto del bene più a chi lo ha sostenuto che 35



PROTAGONISTI

a chi ne ha beneficiato) di Enti, Associazioni, Aziende e singoli privati. Il Rotary di Orta ha raccolto oltre 600.000 euro sia in denaro sia in materiali (attrezzature sanitarie, letti, tubi, piastrelle…) e ha realizzato opere che hanno addirittura destato l’attenzione del Governo Burundese. Suor Celina Tovagliaro per questo, premiata direttamente dalle mani di una delegazione del Presidente Pierre Nkurunziza, ha ricevuto in dono una ambulanza, una vera e propria benedizione dal cielo per lei che, da vent’anni offre sostegno sani-

tario ad una popolazione di oltre 20.000 anime che vivono nell’indigenza, al limite della sopravvivenza. Chi scrive non intende certo celebrare la generosità di chi ha attuato il progetto, perché essa deve trovare in se stessa la ricompensa e perché, come ha detto Gesù Cristo, non deve essere oggetto di gratitudine pubblica («Non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra»), intende, tuttavia, esaltare l’iniziativa per due motivi («Non può essere nascosta una città sopra un monte» si dice anche nel Vangelo): perché questa “scintilla” possa accende-

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PROTAGONISTI

re di sana emulazione altre menti e altri cuori e perché la conoscenza del bene accresce la speranza di coloro che ne vengono a conoscenza, in un mondo mediatico incline soltanto ad accentuare il male e la corruzione. I testi della pubblicazione sono stati redatti da Padre Joseph e da Padre George, sacerdoti della diocesi di Bubanza, da Suor Marta Milone,Vicaria Generale delle Sorelle della Carità di Novara, da Giancarlo Primatesta, architetto, direttore dei Lavori a Masango e socio fondatore. Le bellissime immagini sono state scattate dalla straordinaria sensibilità umana e dalla perizia professionale di Walter Zerla, fotografo omegnese e socio fondatore. Alla presentazione del dicembre scorso sono intervenuti la prof.ssa Eliana Baici, direttore del Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” e incoming president del Rotary Club Orta San Giulio; Giuseppe Antonioli, past president Rotary Club Orta San Giulio e promotore del volume; Franco Piola, presidente 2012-2013 del Rotary Club Orta San Giulio e da 6 anni con la sua impresa impegnato in prima persona a Masango; Suor Samuela Ferrari, Superiora Generale delle Sorelle della Carità di Novara; Walter Zerla, fotografo e socio fondatore del Rotary Club Orta San Giulio.

PROGETTO MASANGO

Sei anni di progetti (dal 2007 al 2012) • Orfanotrofio: edificio su due livelli di metri quadrati 500 • Casa Accoglienza delle Ragazze di metri quadrati 100 • Presidio Sanitario: edificio circolare di metri quadrati 700 con 50 posti letto, sala parto, laboratorio analisi, pronto soccorso, farmacia • Acquedotto: captazione e distribuzione, lunghezza 10 km con 18 fontane • Edificio adibito a lavanderia con asciugatrice automatica • Fabbricato in legno con recinzione per allevamento avicolo • Strutture di recinzione e regimazione frane • Revisione impianto idroelettrico a turbina • Generatore di corrente con potenza di 60 kw • Fornitura di apparecchi medico sanitari con arredo e farmaci • Ristrutturazione stabile di accoglienza per i parenti dei degenti • Tornei di calcio con le scuole della Parrocchia • Proiezioni cinematografiche periodiche in Chiesa • Gestione organizzativa per adozioni a distanza di 50 orfani Giulio Greco 39


Mossotti e la cometa di tra storia e superstizione

S di Andrea Baiardi

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iamo all’inizio del 1830. Novara contava circa 10.000 abitanti, era racchiusa dalle mura spagnole con all’esterno un fossato e dei ponti che venivano abbassati durante il giorno e sollevati la sera. Alcuni edifici dell'epoca sono tuttora visibili, come il campanile dell’Alfieri, la torre del Palazzo Natta con la sua meridiana, la Loggia del Broletto, il Castello e il Duomo romanico (successivamente abbattuto e ricostruito dall’Antonelli). Proprio sopra questa città il 12 ottobre 1835, in una calma serata d’autunno, si poté ammirare nel cielo, tra tramontana e ponente, vicino all’Orsa Maggiore, la cometa di Halley con la sua lunga coda a “forma di striscia, e ad occhio nudo si poteva vedere chiaramente anche il nucleo”. Molti novaresi, tra cui il Bianchini,

noto storico ottocentesco, la videro, e quest’ultimo ne riportò la notizia nel suo “Spigolatore Novarese” con dovizia di particolari, tra i quali anche il riferimento ad un nostro illustre concittadino, che in quell’occasione si trovava “… a Buenos Ayres, cercando la stessa Cometa se ne stava pure aspiciente ad una stella quel celebre astronomo del Mossotti, gloria ed onore di questa nostra Novara che ha veduto nascere e educò …”. Mossotti Ottavio Fabrizio nacque nel 1791 a Novara, dove visse e studiò al Liceo dipartimentale nel quale s’apprendevano le arti, le scienze e le lettere. Si distinse negli studi tanto da ricevere il 18 agosto 1808 il primo premio in lettere, filosofia e matematica. A 17 anni lasciò Novara beneficiando del contributo della fondazione Caccia e proseguendo gli studi presso l’UniverNOI - GENNAIO 2013


STORIA

Halley, e. sità di Pavia, conseguendo nel 1820 la laurea in matematica e fisica. Lavorò in Italia e all’estero, ma nel 1840 decise di accettare la cattedra di meccanica celeste e fisica matematica, offertagli dall’Università di Pisa e proprio in questa città morirà il 20 marzo 1863. Le sue spoglie si trovano nel cimitero monumentale situato in Piazza dei Miracoli nella stessa Pisa. L’apparizione del 1835 della cometa di Halley venne studiata non solo dal Mossotti ma da molti “astronomi che saliti sulle 135 specularie torri (osservatori astronomici) che stanno nel vecchio e nel nuovo mondo aspettarono il suo passaggio…”. Videro la Cometa gli astronomi di Tubiga la notte del 13 Agosto; Napoli, Parigi e Berlino in quella del 21 Agosto; Vienna l’ammirò la mattina del 22 Agosto; NOI - GENNAIO 2013

Dresna e Lispia nelle notti del 24 e 25 Agosto; Bologna e Firenze il 27 Agosto; Modena il 29 agosto; Torino la mattina del 1 Settembre. Il Bianchini ci riferisce inoltre della superstizione popolare, che vedeva le comete come messaggere di calamità, e cita alcuni esempi. Nel 590 ci fu la pestilenza in Italia; nel 1066 la città di Milano fu scossa da un terremoto e nel 1106 Enrico IV fu ucciso dal figlio. Per citare il Bianchini “[…] funesta a’ Novaresi la Cometa del 1110…” perché “… la loro città venne da Enrico V al ferro e fuoco dannata …”. L'autore cita un episodio accaduto nel 1110, quando i novaresi scacciarono il vescovo Eppone che era amico dell’imperatore Enrico V, re di Germania. Egli, sceso in Italia per recarsi a Roma, assediò Novara incendiandola e distrug-

gendola per questo affronto. Queste erano solo credenze popolari smentite dai progressi della scienza, infatti il Bianchini non attribuì alla cometa di Halley apparsa nel 1835 l’epidemia di colera di quell’anno. Le ultime parole scritte dallo storico novarese racchiudono un sentimento di tristezza e di rammarico “Coloro che nel 1912 vivranno, rivedranno la Cometa di Halley; forse in allora sarà scoperta la materia di cui è composta, se splende per propria luce, o se viene illuminata dal sole, ciò che ai dì nostri è ancora un mistero: per non essere stati noi capaci di alzare tal velo ci chiameranno insipienti; ma ci avranno certamente in conto di colti e civili per non essere corsi dietro le tante fole (sciocchezze) che intorno all’apparizione delle Comete da’ nostri antenati credevasi”. 41


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ARTE

L’Oratorio di Sant’Andrea a Gattico Il lungo ed affascinante percorso lungo la strada dell’arte e delle bellezze culturali del Novarese prosegue sulle pagine del nostro mensile, soffermandosi ancora una volta a Gattico, piccolo comune di collina che conserva eccezionali ricchezze artistiche e monumentali che, ancora oggi, contribuiscono a far conoscere la storia nelle sue pieghe nascoste ma sempre straordinariamente affascinanti. Il periodo medievale è quello che a Gattico ha lasciato le testimonianze più interessanti, soprattutto per quanto riguarda l'architettura romanica. Nel periodo a cavallo tra alto e basso medioevo la pieve de Gatego, come molte altre in tutta la Pianura Padana, conobbe una notevole crescita, e seppur meno ricca e potente di altre pievi del territorio (ad esempio quella vicina di Cureggio), promosse la costruzione di diversi edifici religiosi. La circoscrizione ecclesiastica dell’epoca comprendeva i piccoli insediamenti attualmente compresi nel territorio comunale gatticese, e altri collocati oggigiorno nei comuni di Borgomanero, Oleggio Castello e Veruno. Una di queste testimonianze monumentali, purtroppo ancora poco nota ma di grande interesse storico, è l’oratorio di Sant’Andrea, collocato fuori dal centro abitato, inglobato in una cascina privata. Una chiesa ad una navata con abside semicircolare, la cui facciata non è visibile in quanto obliterata dalle murature di una casa e da un fienile. NOI - GENNAIO 2013

Si tratta con ogni probabilità di una delle dieci cappelle della pieve di Gattico che sono ricordate in un documento risalente al 1133, ossia la bolla di papa Innocenzo II, in cui si parla di “plebem de Gatigo cum cappellis suis”, ed è menzionata anche nel 1387 come chiesa “sita in località Quarexono”. Alla fine del XVI secolo, Sant’Andrea, che apparteneva territorialmente a Gattico, nello specifico alla pieve dei SS. Cosma e Damiano, nonostante il beneficiario fosse il prevosto della vicina pieve di Suno, non era più frequentata con continuità ma veniva aperta solo nei giorni di festa dedicati al santo patrono. Tuttavia si presentava in buone condizioni, eccetto l’altare, e per tale motivo il noto vescovo novarese Bascapè ordinò al prevosto di Suno di allestire un nuovo altare, secondo la forma prescritta dell’epoca, e nuove campane. Il campanile, eretto per l’iniziativa vescovile, rimase collocato sul fianco meridionale della chiesa per tutto il XVIII secolo, e solo recentemente è stato abbattuto. Sempre nel Settecento accadde che i benefici fino ad allora appartenuti a Sant’Andrea, divennero appannaggio della chiesa parrocchiale. Attualmente questo oratorio medievale si presenta in discrete condizioni di conservazione, soprattutto per ciò che concerne la parte esterna: si può infatti osservare perfettamente il fianco Nord della struttura in cui sono evidenti due fasi della costruzione dell’edificio, delle quali la più antica è caratterizzata da una serie di archi a tutto

sesto di tipo paleocristiano retti da sottili lesene; al di sopra di questi archi rimangono bene visibili alcuni archetti pensili che dovevano costituire la cornice di coronamento del fianco. Un doppio registro superiore di archetti più piccoli, che corre lungo tutto il fianco dell’edificio, costituisce il sopraelevamento della struttura avvenuto in epoca successiva. L’abside semicircolare è senza dubbio la parte più interessante dell’intero complesso, poiché presenta il motivo architettonico, piuttosto inconsueto in un contesto del medio novarese, dei fornici suddivisi a gruppi di quattro divisi da sottili lesene. Al di sopra dell’abside, coperta da grossi tegoloni, il frontone posteriore dell’edificio presenta una finestra a croce, e anche su di esso sono ben visibili le tracce di un’ulteriore sopraelevazione che conferma sviluppi architettonici e murari della chiesa, a partire dal nucleo originario. Poche infine sono le porzioni visibili del fianco Sud, di cui però si riesce a riconoscere la muratura, costituita da pietre squadrate in modo irregolare disposte in corsi orizzontali legati insieme da un sottilissimo strato di malta bianca. Nel complesso si tratta di un monumento di estrema importanza, la cui costruzione è da collocarsi intorno alla metà dell’XI secolo, soprattutto alla luce delle caratteristiche architettoniche evidenti nell’abside. Matteo Trucco 43


LIBRI

La neve cadeva a larghe falde (i racconti di un medico condotto) Le memorie di Adelchi Cravero in un libro curato dal figlio Alberto. «Ho trascorso la mia prima infanzia ad Armeno, ove nacqui nel pieno della guerra partigiana, come terzo in una divenuta poi numerosa famiglia di tre maschi e tre femmine. Ricordo il luogo sempre con molto amore e commozione. Il paese è adagiato su una piana riparata dai venti e ben esposta al sole, poco sopra il pittoresco lago d’Orta, là dove per il ciclista la salita verso il Mottarone si fa dura. Allora vi risiedevano circa 1000 abitanti fra capoluogo e frazioni…»

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osì inizia la presentazione delle memorie del padre Adelchi, dal titolo La neve cadeva a larghe falde. I racconti di un medico condotto, pubblicato dall’editrice borgomanerese “Giuliano Ladolfi”. Chi scrive è Alberto Cravero, anch’egli medico assai conosciuto nella provincia di Novara, il quale prima di presentare i racconti del genitore, con lo stesso piglio rievoca l’atmosfera dell’infanzia.

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La pubblicazione è dedicata alle vicende che un medico condotto doveva affrontare nel periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando non esisteva una struttura sanitaria pari a quella odierna. Egli doveva possedere competenze

sanitarie universali: dall’otorinolaringoiatria alla ginecologia, alla neurologia ecc., tutte branche da cospargere con una buona dose di psicologia e di buon senso. Gli episodi narrati possiedono il fascino e il gusto della vita vissuta. Quando abbiamo sentito il parere della nostra commissione di lettura, tutti hanno sottolineato questo aspetto: ci troviamo finalmente di fronte a vicende autentiche, che trasmettono situazioni reali, come molto raramente accade nella letteratura contemporanea, improntata prevalentemente sull’invenzione, sul colpo di scena, sull’arguzia studiata a tavolino. Qui le persone si muovono in un preciso ambiente, in un contesto storico-culturale delineato, in una realtà sociale dalle mille sfaccettature. Ma su tutto domina sovrana un’arguzia sopraffina, che invano ci augureremmo patrimonio di tanti scrittori attuali osannati dalla critica e dal successo editoriale, un’arguzia che anche nelle vicende tragiche sa strappare un sorriso. E poi non dimentichiamo una verve sti-

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LIBRI

listica, capace di delineare personaggi, scene e ambienti e un piglio narrativo in grado di inchiodare il lettore in attesa della conclusione. I racconti di Adelchi Cravero, infatti, catturano con il laccio dell’interesse. Io stesso confesso che, dopo una giornata dedicata alla preparazione dell’esame di Psicologia, prima di addormentarmi ho preso in mano le bozze e… mi sono trovato alle 3,45 senza accorgermi. Alcuni racconti poi sono spassosissimi e non si possono dimenticare: la vicenda capitata al dottore la notte dopo la laurea, il primo intervento ad Azeglio grazie all’ispirazione del bianco Erbaluce di Caluso, la sostituzione di persona al manicomio di Torino, la guarigione miracolosa di una donna, alla quale una mosca “si era infilata nell’orecchio”, l’arresto da parte dei fascisti durante la guerra, l’episodio della capra Durina, la tragedia che colpì i Padri Giuseppini durante una gita al Mottarone… Bellissima poi la digressione sull’uso delle piante medicinali della nostra zona e la certificazione delle loro proprietà

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curative. Confesso di aver trovato ben pochi scrittori così garbati, così fini, così coinvolgenti come Adelchi Cravero. E poi anche la scoperta di un mondo così lontano dalla nostra esperienza, i cui protagonisti erano i contadini alle prese con la durezza del suolo montano e le donne con le difficoltà di un parto in casa spesso soggetto a imprevedibili problemi. Lo scrittore ha saputo trasmettere le nozioni professionali in un linguaggio accessibile a tutti e ha dato la dimostrazione che il bello stile può ancora interessare. Per questo il testo è stato inserito nella collana “Rubino” accanto ai big della narrativa italiana contemporanea, da Luca Canali e Ferruccio Parazzoli, come segno che la casa editrice “Giuliano Ladolfi” non teme di lanciare scrittori sconosciuti e proporli al pubblico nazionale. In due anni di attività ha conseguito stima e attestato da parte del mondo accademico e giornalistico, perché tutti i più autorevoli critici letterari non temono di presentare i nostri libri sul Sole24Ore, su Tuttolibri della Stampa, sul Corriere della Sera, sul Mattino, sulla Nazione, sul Giornale, su Repubblica, sull’Unità, su Avvenire. Il compito di un gruppo editoriale, composto e gestito in gran parte da giovani, consiste anche nella ricerca di “voci” nuove, nel coraggio di “osare” ad andare controcorrente, nella sfida con i colossi nazionali che fagocitano il 74% di tutti i libri pubblicati. Essere piccoli non è sempre segno di inferiorità; è la qualità che conta, è l’impegno del lavoro, è lo sguardo rivolto al futuro. Certo le difficoltà non mancano, soprattutto da lato finanziario, ma per noi investire in cultura significa investire nel futuro, investire in umanità, investire in speranza.

LA NEVE CADEVA A LARGHE FALDE (i racconti di un medico condotto) di Adelchi Cravero a cura di Alberto Cravero Giuliano Ladolfi Editore 2012 - Borgomanero

Giulio Greco

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MUSICA

Concerto di Natale

Cantiamo la nostra Fede I bambini della Scuola Primaria dell’Istituto Antonio Rosmini con il maestro Gianmario Cavallaro e l’Orchestra Filarmonica Amadeus

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ome ogni anno, l’Istituto Antonio Rosmini di Borgomanero ha invitato famigliari e amici presso la Collegiata di San Bartolomeo per regalare un Concerto unico ed emozionante, interamente eseguito dagli oltre 170 allievi della Scuola Primaria, dai 6 ai 10 anni di età. Quest’anno si è svolto venerdì 14 dicembre ed è stato accolto da una Chiesa gremita in platea e sugli spalti. La serata è il frutto degli insegnamenti

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settimanali nel corso dell’anno scolastico del prof. Gianmario Cavallaro, già maestro del Teatro Coccia di Novara, che segue i bambini sin dalla prima elementare fino alla quinta, insegnando loro i primi rudimenti della musica e del canto. Ogni anno, sia in occasione del Santo Natale che alla fine dell’anno scolastico, li dirige con impareggiabile maestria accompagnandoli con la sua Orchestra Filarmonica Amadeus. La serata quest’anno ha avuto come tito-

lo “Cantiamo la nostra fede” ed è stata introdotta da una riflessione sui valori cristiani da parte della Preside Suor Innocentina. È stata animata dalla quinta elementare coordinata dall’insegnante Elena Medina, i cui scolari hanno introdotto con una presentazione dettagliata ciascuno dei dodici brani eseguiti, dimostrando grande capacità oratoria e sorprendente abilità dialettica. Il Coro ha alternato canti tradizionali natalizi come “Tu Scendi dalle Stelle”, NOI - GENNAIO 2013


MUSICA

“Trotta Cavallin” di James Pierpont o “Ninna Nanna” di Johannes Brahms, a brani meno conosciuti come “Cantate de Noel” raffinato ed elegante canto in lingua francese di Antonine Delamare, frutto della ricerca nella tradizione del professor Cavallaro. Si dimostra sempre incredibile la bravura dei bambini nel seguire con grande attenzione e capacità il maestro, tenendo conto del fatto che ogni classe prova separatamente durante l’anno scolastico, solo le prime voci si riuniscono insieme tre/quattro volte a ridosso del Concerto, ed avviene un’unica prova generale a scuola con Orchestra e prime voci qualche ora prima del concerto. Il coro è stato accompagnato dall’Orchestra Amadeus e dalle voci soliste del soprano Valeria Rossi e del tenore Michele Viselli ed ha saputo strappare numerosi applausi, anche a scena aperta. Sincero e acclamato il ringraziamento al maestro, all’orchestra ed ai dirigenti della Scuola, per quanto sanno orga-

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2012: l'anno

Un resoconto per immagi campione d’inverno, al gi Fotografie di Monica Buzzoni


o del Volley

ini della squadra di Serie A2, iro di boa del campionato.


Tenacia






Affiatamento


Entusiasmo



Tecnica







Simpatia



SPORT

Nelle foto i ragazzi premiati. Da sinistra, Giulia Pierucci, Giulia Sforza, Camilla Fortis, Simone Zedda.

Premio Sport Scuola 2012 All’hotel Concorde di Arona si è tenuta il 9 dicembre scorso la 30° edizione del Premio Sport Scuola. “Un premio che riafferma i valori dello sport e del sano agonismo e che segna il passaggio di testimone tra la generazione degli sportivi di un tempo e quelli di oggi”. Con queste parole il presidente della sezione di Arona dell’Unione Nazionale Veterani dello Sport, Nino Muscarà, ha introdotto la cerimonia di premiazione della 30° edizione del Premio Sport Scuola, che si è tenuta il 9 dicembre scorso all’hotel Concorde di Arona, in occasione della tradizionale festa degli auguri. Proprio la sezione aronese dell’UNVS, intitolata al compianto Giuseppe Galli ha istituito il premio nel 1983 e sin da subito ha trovato la fattiva collaborazione del 66

Provveditorato agli studi di Novara e del Comitato Provinciale del C.O.N.I. e Azzurri d’Italia. La peculiarità del premio sta nel fatto che si rivolge a studenti e studentesse delle Scuole ed Istituti di primo e secondo grado della Provincia di Novara con l’intento di incentivare lo sport, quale mezzo formativo della coscienza e personalità umana, congiuntamente alla cultura: viene perciò assegnato in relazione ai risultati sportivi conseguiti e al profitto scolastico dei vari concorrenti. Un’apposita giuria composta, oltre che dai rappresentanti dell’UNVS di Arona, dal coordinatore dell’Ufficio Provinciale per l’Educazione motoria – Fisica –Sportiva di Novara, Antonio Jannò, e dal Presi-

dente del comitato provinciale del CONI, Mario Armano, ha selezionato le candidature giunte e stilato la rosa dei premiati. A ricevere il premio, con l’esortazione a migliorare sia nello sport che nei successi scolastici, sono stati sei giovani promesse dell’agonismo. Per le scuole medie inferiori sono stati premiati: Teresa Isotta, di Armeno, classe 2000, che con la squadra di canoa ha vinto le fasi provinciali e regionali dei Giochi Sportivi Studenteschi e si è classificata quarta nella fase nazionale; Teresa frequenta l’lstituto Comprensivo “M. Soldati” di Orta San Giulio con la media di 8,91 e Sebastiano Barbaglia, di Dormelletto, classe 1998, che ha vinto con la NOI - GENNAIO 2013


SPORT

squadra di vela sia le fasi provinciali che regionali dei giochi sportivi studenteschi e si è classificato quarto alla fase nazionale; Sebastiano ha frequentato l’Istituto Comprensivo “Serafino Belfanti” di Castelletto Ticino, riportando la media di 8,16. Per le scuole medie superiori sono stati premiati: Giulia Pierucci, di Castelletto Ticino, classe 1996; milita nella società sportiva Judo Castelletto, e appunto nel Judo ha vinto i Campionati Italiani cadetti (Under 17) ad OstiaRoma e si è classificata nona al European Cup Cadetti (under 17) in Spagna, a Zagabria e a Berlino; inoltre ha ottenuto il secondo posto al torneo Citta di Colombo a Genova. Frequenta L’I.I.S “E. Fermi" di Arona con la media di 7,75; Giulia Sforza, di Bellinzago, classe 1995, tesserata per la Società atletica Bellinzago. Oltre ad aver partecipato ai Giochi Sportivi Studenteschi, sia nella campestre che nello sci alpino, vincendo la fase provinciale di slalom gigante, esordisce l’11/06/2011 in Coppa Europa Junior a Vienna nel TriathNOI - GENNAIO 2013

lon, specialità in cui ha conseguito ottimi risultati: quarta ai Campionati Italiani Thriathlon Giovani a Tarzo (TV), quarta ai Campionati Italiani Acquathon Giovani a P.to S. Elpidio (FM), quinta ai Campionati Italiani Duathlon Giovani a San

Remo (IM), seconda nella Finale di Coppa Italia a Campogalliano, prima nella Coppa delle Regioni – a Campogalliano (MO), quarta nella classifica generale di Coppa Italia, quindicesima ai campionati Italiani Assoluti Triathlon Sprint – Tirrenia (PI), seconda al Triathlon sprint gara

di Rank a Pella (NO). Giulia frequenta il Liceo “C.T.Bellini" di Novara con la media di 7,28; Camilla Fortis, di San Maurizio d’Opaglio, classe 1997, tesserata per l’ ASD Twirling Santa Cristina, frequenta l’I.I.S. “E. Fermi” di Arona con la media di 8,4: si è classificata terza al Campionato Italiano serie B 2012 duo Junior e quarta alla Coppa Europa 2012; Matteo Miglio classe 1994, della Libertas Nuoto Novara, ha partecipato ai GSS nuoto, vincendo il titolo provinciale nei 50 farfalla; si è classificato primo ai campionati Regionali nei 100 e 200m farfalla in vasca 50m, e 100 e 200m farfalla in vasca 25m.; ha ottenuto il sesto posto nei 200 farfalla e l’undicesimo posto nei 100 farfalla ai Campionati Italiani. Un premio speciale, offerto dall’Associazione Atleti Olimpici e Azzurri d’Italia Sez. Gorla di Novara, è stato assegnato a Simone Zedda, classe 1996, di Novara, dove frequenta il Liceo Artistico “Casorati”, con la media del 7,54. Simone, dell’ASH Novara, ha vinto sia la fase di Istituto che la fase provin67


SPORT

Nelle foto i ragazzi premiati. Da sinistra, Sebastiano Barbaglia, Teresa Isotta, Matteo Miglio.

ciale di campestre, di atletica leggera e di acquathlon; ha partecipato al campionato nazionale assoluto di atletica leggera a Macerata ottenendo l’argento, juniores, sugli 800m e l’oro, juniores sui 400m. Quest’anno il premio Sportivo Veterano dell’anno è andato a Dario Rosin, classe 1952, per i suoi 35 anni di attività podistica durante i quali, fra le varie gare cui ha partecipato, ha percorso una distanza equivalente alla circonferenza della terra. Infine la sezione di Arona ha riconosciuto un premio di merito sezionale ai due veterani campioni di nuoto, per la partecipazione ai campionati mondiali di nuoto, categoria master, svoltisi a Riccione lo scorso mese di giugno: Francesco Giannetta, vincitore del titolo mondiale, nella categoria 95-99 anni, sia nei 100SL che nei 200SL e secondo classificato nei 50 e 100 e 200 rana, e Ezio Cardea, sesto classificato nei 50 SL ed ottavo nei 100SL, comunque secondo degli italiani. Alla cerimonia hanno presenziato, oltre al sindaco di Arona Alberto Gusmeroli, il delegato Regionale Piemonte e Valle d’Aosta U.N.V.S., Andrea Desana; il delegato nazionale U.N.V.S., Giampiero Carretto e, in rappresentanza del Comitato provinciale del C.O.N.I., Sergio De Marchi, ex arbitro di serie A ed attuale presidente Provinciale della Federazione Italiana Sci Nautico. Engarda Giordani 68

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SPORT

Oltre 15 milioni per la sicurezza degli impianti sportivi Finanziati 289 interventi di cui 31 su palestre scolastiche, nasce il “Fondo sport” TORINO - Prevede un investimento complessivo di oltre 15,5 milioni di euro e coinvolgerà 289 impianti distribuiti sul tutto il Piemonte il piano varato dalla Regione per la messa in sicurezza degli impianti sportivi. Interessate, tra gli altri, 31 palestre scolastiche, con l’obiettivo di renderle più sicure e potenziarne l’uso anche negli orari extra lezioni a servizio della cittadinanza locale. Al bando, lanciato dall’assessorato regionale allo Sport, hanno avuto accesso enti pubblici, federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, enti morali, società ed associazioni sportive senza fine di lucro. Con una novità: il Piemonte è la prima Regione ad aver costruito un “Fondo Sport” in sinergia con il Credito sportivo. L’accordo permetterà agli enti locali e alle associazioni beneficiarie dei contributi di reperire il resto della somma necessaria a coprire il costo degli interventi accendendo dei mutui agevolati con il Credito sportivo, su cui la Regione interverrà con un ulteriore aiuto, pagando il 2% degli interessi per i primi dieci anni. “Come già fatto per le scuole - hanno sottolineato il presidente Roberto Cota e l’assessore allo Sport, Alberto Cirio, durante la presentazione dell’iniziativa 70

anche per l’edilizia sportiva la Regione ha deciso di lanciare un piano capillare di messa in sicurezza degli impianti presenti sul territorio, perché, dopo la scuola, sono i luoghi più frequentati dai nostri giovani. I fatti di cronaca, purtroppo, ci hanno ricordato in più occasioni quanto sia importante anche su queste infrastrutture eseguire una manutenzione attenta e costante, che senza l’aiuto della Regione sarebbe difficilissimo realizzare, soprattutto nei Comuni più piccoli”. La misura prevede, infatti, un’attenzione particolare per i Comuni sotto i mille abitanti, che beneficeranno di un contributo del 90% a fondo perduto su progetti la cui spesa ammessa non superi i 50mila euro, mentre per quelli con più di mille abitanti e su progetti la cui spesa ammessa va dai 50mila ai 200mila euro il contributo sarà del 40% a fondo perduto, oltre ad uno in conto interessi pari al 2% del valore del mutuo che verrà acceso con il Credito sportivo. Su progetti la cui spesa ammessa supera i 200mila euro il contributo sarà, invece, solo in conto interessi (2% del valore del mutuo). Sui progetti che riguardano infrastrutture per l’outdoor (sport all’aria aperta) il contributo sarà del 60%. Per le palestre scolastiche, tutte di proprietà delle Province, il contributo sarà dell’80% su progetti

la cui spesa ammessa va dai 25mila ai 60mila euro, mentre per quelli di valore superiore ai 60mila euro sarà del 40% a fondo perduto, più un contributo in conto interessi pari al 2% del mutuo. Le associazioni sportive, invece, riceveranno il 90% a fondo perduto su progetti la cui spesa ammessa non superi i 30mila euro e per quelli di importo superiore il 40% fino a un contributo massimo di 80mila euro. L’assessore Cirio ha poi evidenziato che “nonostante il momento economicamente difficile siamo riusciti a destinare a questa misura un budget importante - ha evidenziato Cirio - Ciò è stato possibile grazie, da un lato, al grande lavoro fatto in questi mesi per ottenere fondi europei: una parte delle risorse deriva infatti dai fondi Fas, risorse che normalmente l’Europa investe sul turismo e che noi siamo riusciti a mettere in campo puntando sull’importanza che il turismo sportivo ha per il nostro territorio. Dall’altro, grazie allo scrupoloso lavoro degli uffici dell’Assessorato guidati da Franco Ferraresi, che hanno saputo reperire il resto delle risorse attraverso un’attenta analisi e ricognizione delle economie dei fondi regionali degli anni passati”. C.S. NOI - GENNAIO 2013


SPORT

I miti dello sport si accasano a Torino Gli dei tornano sull’Olimpo, che in tal caso fa rima con Olimpico, lo stadio comunale di Torino. È nato infatti nello scorso Novembre, presso l’impianto torinese, un museo dedicato agli appassionati di tutti gli sport che raccoglie cimeli appartenuti agli atleti che hanno scritto pagine gloriose in varie discipline. Memorabilia e autentiche reliquie provenienti da tutto il mondo: dal casco di Ayrton Senna ai guantoni di Muhammad Alì, passando per la celeberrima maglia biancoceleste della Bianchi indossata da Fausto Coppi e decantata dal radiocronista Mario Ferretti con le indimenticate parole “un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Fausto Coppi”. L’idea è del milanese Onorato Arisi, già creatore del museo di Inter e Milan allo stadio San Siro. «Sin da piccolo ho iniziato a collezionare oggetti legati all’Inter, la mia squadra del cuore. Avendo un po’ esagerato, ho deciso di realizzare un museo a Milano – racconta -. Ma già all’epoca dell’inaugurazione nel 1996, ho lanciato la proposta di realizzare un luogo in cui trovassero spazio anche tutte le altre discipline sportive». Un progetto di ampio respiro che si è però concretizzato soltanto sedici anni NOI - GENNAIO 2013

dopo e non senza polemiche: «In un primo momento, la città di Milano mi ha sostenuto. Poi, una volta cambiata la giunta, hanno abbandonato il mio progetto». Così Arisi, che è anche il numero due dell’Hockey Milano, ha seguito il consiglio del suo presidente Ico Migliore, piemontese doc, di virare su Torino. Collocato nel cuore della Curva Maratona, sede del tifo granata, questa percorso d’arte sportiva annovera ovviamente anche la sezione «Football», in cui si celebrano i successi della nazionale azzurra, i miti del calcio ed il Toro, con una gigantografia che celebra gli eroi dell’ultimo scudetto nel 1976, e gli immancabili riferimenti agli «Invicibili» di Superga. Particolare curioso è l’assenza di cimeli legati alla Juventus - fatto che certo non dispiacerà ai supporter di casa - presenti invece in gran numero nell’allestimento museale del nuovo stadio bianconero, inaugurato lo scorso maggio. Nell’area dedicata alle altre discipline, spiccano le armi dei trionfi di Edoardo Mangiarotti nella scherma, il body con cui Federica Pellegrini è diventata la regina del nuoto e i trofei dello sciatore Piero Gros. Riguardo a quest’ultimo, Arisi rivela un curioso aneddoto: «Ho dovuto pregar-

lo in ginocchio per poter esporre la sua Coppa del Mondo di cristallo e creare dei sostegni appositi per non rovinarla. Lui era ben più disposto a donarmi l’oro olimpico del 1976». Questo progetto, rappresentato dal motto fortemente evocativo “vietato calpestare i sogni”, è stato fortemente sostenuto dalla Città di Torino: «È un privilegio ospitare l’unico museo dedicato allo sport in Italia ed avere uno spazio per promuovere l’attività di base delle nostre società proprio ora che siamo diventatati la Capitale Europea dello Sport per il 2015», sottolinea l’assessore Stefano Gallo. «Saremo aperti sette giorni su sette, dalle 10 alle 18, – conclude Arisi - eccetto quando il Toro giocherà in casa. Inoltre, sarà possibile acquistare il biglietto per il tour dello stadio e la visita al nuovo museo, seguendo l’esempio degli altri impianti europei. Abbiamo già organizzato dei programmi con le scuole ed inviteremo molti campioni a parlare coi ragazzi per trasmettergli i valori dello sport». Matteo Trucco

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ENOGASTRONOMIA

Gorgonzola: passato, presente e futuro di una grande D.O.P.

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Un successo l'evento organizzato da IGOR a Milano lo scorso Dicembre.

nvitante, fresco e delizioso. Lo si gusta da solo o in infiniti abbinamenti, tramandati dalla tradizione, suggeriti dagli chef o inventati da chi vuol provare nuove sensazioni. Un alimento completo, dal sapore inconfondibile, che trasforma il “solito” piatto in un piacere del palato. È il Gorgonzola, uno tra i formaggi DOP italiani più conosciuti ed apprezzati al

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mondo, una specialità dell’arte casearia italiana che piace dai paesi del Sol Levante alla terra dei Maori. “Gorgonzola: passato, presente e futuro di una grande DOP”: è questo il titolo di un incontro/dibattito che ha visto riuniti l’11 Dicembre a Milano, presso la sede de Il Sole 24 Ore, giornalisti delle principali testate italiane ed estere, food bloggers, chef ed estimatori di questo “miracolo della na-

tura” tutto italiano. Organizzato da IGOR s.r.l., il principale produttore di Gorgonzola, l’incontro è stato animato e moderato da Edoardo Raspelli, il noto giornalista enogastronomico italiano, conduttore televisivo di Melaverde, coadiuvato dalla show-girl Francesca Cavallotti. Sono intervenuti Angelo Frigerio, Direttore del periodico di riferimento del settore “Formaggi e Consumi” e del quotidiano NOI - GENNAIO 2013


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on line “Alimentando”, Lello Naso, Caporedattore Impresa e Territori de Il Sole 24 Ore e Fabio Leonardi, Amministratore Delegato IGOR s.r.l. Angelo Frigerio ha intrattenuto il pubblico con un'attenta e puntuale analisi sulla vendita del formaggio Gorgonzola nel mondo, paragonata a quella di altre famose D.O.P. Lello Naso si e soffermato sull'andamento dell'industria alimentare italiana, trattando in particolare l'annoso e irrisolto tema della contraffazione, e quindi della concorrenza sleale, nei confronti dei prodotti tipici italiani, valutata in miliardi di euro all'anno. Infine, Fabio Leonardi ha affrontato questi ed altri temi dal punto di vista dell'imprenditore, lamentando gli scarsi interventi delle istituzioni per salvaguardare le eccellenze del made in Italy, in una ardua competizione su scala internazionale che troppo spesso vede le aziende italiane sconfitte, di fronte a prodotti di scarsissima qualità ma con marchi e nomi di D.O.P. nazionali. Al termine dell'incontro è stato presentato il libro realizzato da Igor “Gorgonzola My Love”, un’inedita e ricca raccolta di ricette, in lingua italiana ed inglese, a base di Gorgonzola, la cui prefazione è di Edoardo Raspelli. L'idea del libro è nata a seguito di una riuscita operazione di marketing realizzata nei mesi scorsi dall'azienda novarese,, che ha intrapreso i contatti con centinaia di ristoranti

a l o z n o g r o G y love M

ricette Gustose ione. e Tradiz tra Chef e di Prefazion Raspelli Edoardo

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Gorgonzola My Love

Gorgonzola, my love

Non so che cosa sia meglio; non ho idea di che cosa io possa Quante domande,quanti interrogativi, quante scelte dietro di preferire. Se è lecito, se non si offende nessuno, mi sento come Lui, il Gorgonzola. Amleto: non sono davanti ad un dramma della vita, non sono Fino a ieri la scelta poteva essere solo tra “Dolce” e “Piccandavanti ad un quesito sull’esistenza ma, certo, l’interrogativo te”. Già, perché, giustamente, “Naturale” non lo si dice più, non è da poco. per fortuna: perché che cosa può esserci di più “naturale” di un È meglio, magari mentre non ti guarda nessuno, affondare la grande formaggio che nasce in Italia, da animali che producopunta di un dito e poi portarla alla bocca con circospezione ma no il latte in Italia, di un prodotto a Denominazione d’Origine con voluttà oppure, con maggiore eleganza, affondare la lama Protetta che la legge del Tricolore e dell’Europa lega indissoludi un coltello o di una spatola, prenderne una piccola quantità e bilmente al nostro Paese, alla pianura padana, al territorio di stenderla su una fettina di pane?! due con sole regioni, Piemonte e Lombardia?! gustato la stagionatura minima, rituale, oppure on so che cosa sia meglio; non ho idea E poi, altra domanda: è meglio assaporarlo da solo, netto nel Sono nato, sono vissuto, vivo, a pochi chilometri dalla città che assaporato con un invecchiamento piùconmaturo? di che cosa io possa preferire. Se è suo stuzzicante invitante sapore oppure gustarlo ammorbidito dà il nome al Gorgonzola. Da bravo lombardo, mamma da qualche ingrediente, che so: noci, con nonni lombardi (Fumagalli, Gallera…) altra domanda: il calice del vino che sono lo ecito, se non sialtro offende nessuno, miburro, mascarpo- E poi,lombarda, ne...?! cresciuto parlando (e gustando) strachin, mascherpa, erborin… accompagna deve essere un grande austero sento come Amleto: non sono davanti Insomma, la sensualità dell’affondo di un dito o la raffinatezza Ho lavorato, lavoro per il quotidiano che è simbolo del Piemonrossoted’annata o magari un goccio di èsuadente ma della vita, non sono davanti ad un dello spatolare di una lama? e di Torino dopo aver lavorato in quello che il simbolo della Insomma: schiettezza classica, da purista, di un “da solo” avvolgente Lombardia e di Milano; conduco da 15 anni una trasmissione nettare dolce e dorato?! esistenza ma,lacerto, l’interrogativo non oppure la vogliosa corposità, la succulenta concupiscenza televisiva che racconta la campagna e il lavoro della montagna; Quante quante scelte di una unione fantasiosa ma di sicuro ingolosente?! E poi, vadodomande,quanti in lungo ed in largo perinterrogativi, lo Stivale ma mi immergo sempre dietropiù dispesso Lui, nelle il Gorgonzola. magari mentre nondella ti guarda nessuno, il protagonista nostra storia, deve essere gustato con due regioni della mia vita. Da queste due regiominima, rituale, oppure geografiche parte poteva per il mondo quel formaggio che “Dolce” è simbolo Fino ani ieri la scelta essere solo tra puntaladistagionatura un dito e poi portarla allaassaporato con un invecchiamento più maturo? E poi, altra domanda: il calice del dell’Italia e che è emblema, anche, di successo gastronomico ed circospezione con voluttà oppure, vino che lo ma accompagna deve essere un grande austero rosso e “Piccante”. economico.Già, perché, giustamente, “Naturale” si dice dipiù, per che fortuna: perché re eleganza, la lama di un d’annata oaffondare magari un goccio di suadente avvolgente nettare non lo L’involucro alluminio lo protegge cela unche tesorocosa legato apuò Terra Territorio Tradizioni. una dolce e dorato?! Edoardo Raspelli

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domanda: saporarlo to nel suo invitante ure gustarlo o da qualche altro che so: noci, burro, e...?! a sensualità dell’affondo di un dito o la dello spatolare di una lama? a schiettezza classica, da purista, lo” oppure la vogliosa corposità, ta concupiscenza di una unione ma di sicuro ingolosente?! E poi, il a della nostra storia, deve essere

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in tutta Italia di livello medio-alto, richiedendo una ricetta originale ed esclusiva a base di Gorgonzola, inserita dagli chef nel loro menù. Queste ricette, oltreché nel libro, sono presenti nel sito internet www. igornovara.it nella sezione chef on line. A conclusione dell'incontro, a grande ri-

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chiesta del pubblico, una standing ovation per la famiglia Leonardi, chiamata sul palco al gran completo: la mamma Ivana, Fabio, Maurizio e Lara. Un meritato riconoscimento per chi, dal piccolo laboratorio di Mezzomerico di "Nonno Natale" del 1935, è arrivato oggi ad essere leader del settore.

A conclusione dell’incontro un grande buffet degustazione, curato dallo chef Andrea Ferrari di Mezzomerico (NO), a base di prelibatezze, all’insegna del gusto di una DOP che giorno dopo giorno conquista il mondo. M.T.

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Le ricette di Emi di Emi Guidetti

In queste giornate d'inverno perché non sbizzarrirsi a preparare fustosi piatti per la famiglia e per i vostri ospiti? Magari un dolce, da accompagnare con il caffé o con il the, deliziosi, semplice e molto golosi. Un ricetta antica, facile e veloce da da preparare, quando vi viene quella voglia di ...

Brutti ma Buoni Buongiorno a tutti, ormai sono passate le feste ma ci si incontra sempre con conoscenti o amici, per bere insieme un te' o un caffè. Per accompagnarli possiamo offrire deliziosi biscottini di ogni tipo. Io ho scelto i Brutti ma Buoni, una specialità tipica della nostra zona. Non sono difficili da preparare, con una una ricetta tradizionale e decisamente veloce. Potete quindi togliervi lo sfizio di mostrare d'essere capaci di preparare dei deliziosi biscotti.

scolando delicatamente dall'altro senso il basso in modo da non smontare gli albumi. Versate il composto in una teglia antiaderente e scaldate il tutto a fuoco bassissimo, mescolando delicatamente con un cucchiaio di legno. Continuate finché l'impasto non avrà assunto un bel colore ambrato e lucido (più o meno una mezz'ora). Fate riposare alcuni minuti, prelevate con un cucchiaio piccole porzioni d'impasto e, formando dei mucchietti,

disponeteli su una teglia rivestita di carta da forno. Infornate nel forno a 160° per circa 30 minuti o fino a quando non risulteranno leggeri e leggermente dorati. Si conservano benissimo in una scatola di latta. Questi biscotti hanno preso il nome di Brutti ma Buoni solo perché non si presentano bene per quella loro forma particolare, ma vi garantisco che sono golosissimi a presto. Emi

Ingredienti per 8 persone mandorle gr. 300 4 albumi d'uovo zucchero gr. 250 vaniglia q.b. Preparazione Sistemate le mandorle in una teglia rivestita da carta da forno, tostatele per una decina di minuti in forno a 130°, mescolandole spesso. Fatele raffreddare e successivamente tritatele grossolanamente con tutto lo zucchero, affinché alcune di esse rimangano solamente spezzettate. Montate gli albumi a neve quindi incorporate poco alla volta le mandorle con lo zucchero e aggiungete un cucchiaino di estratto di vaniglia in polvere, me74

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