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Congetture e auspicii di un correttore di bozze

GIUSEPPE MOSCATI

Congetture e auspicii di un correttore di bozze

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Quanti libri non sono mai nati? E come potrà nascere o non nascere un libro domani? Non sono pochi gli elementi che concorrono a deciderlo, non ultimo il “complesso del redattore”

1. Come sta il libro e come potrebbe stare?1

«I libri sono esseri autosufficienti, non richiedono di avere nulla accanto a sé – o al massimo una tazza di tè o di caffè».

(Roberto Calasso)1

Sarebbe piuttosto sciocco non tenere in primo piano dinanzi a noi, parlando del libro e del suo futuro, quella che è la situazione attuale, ovvero il presente della vita del libro: un presente pesantemente influenzato dagli effetti della pandemia e in generale degli esiti critici dell’emergenza sanitaria mondiale.

Il nostro compito, tuttavia, in quanto “amici del libro” credo sia anche e soprattutto quello di rivolgere le nostre energie, con umiltà intellettuale, a un onesto lavoro di proiezione. La domanda più pressante, allora, non può che essere quella relativa alla ‘salvezza’ del libro: se il passato è pieno di libri mai nati – perché rimossi o bruciati sul nascere, perché destinati a non trovare le giuste risorse per nascere, perché incapaci di emergere in un fitto bosco editoriale che prevede canali preferenziali di accesso alla luce –, il futuro prevede l’esistenza del libro?

Da anni si presenta ciclicamente qualcuno ad agitare, davanti ai nostri nasi e alle nostre bocche aperte, lo spauracchio del libro digitale, dell’ebook et similia; e ogni volta scopriamo poi, con un sempre più lungo sospiro di sollievo, che il libro ce la fa, rinasce, riemerge

1. R. Calasso, Come organizzare una biblioteca, Adelphi, Milano 2020, p. 125. appunto. Perché qui parliamo del libro vero, non delle sue pallide copie (mille volte meglio l’audiolibro, a mio parere, che non a caso è tutta un’altra cosa).

Con tutto il virus Covid-19 in circolazione, il mercato librario ha dato segnali discretamente significativi: il fatturato del settore “Varia”, in cui rientrano narrativa e saggistica, ha riportato un quasi-sorprendente +2,4% e, a detta di Giovanni Solimine (docente di Biblioteconomia e presidente del Premio Strega), che pure invita alla prudenza, ciò è merito in parte dei lettori – magari costretti a trascorrere più ore in casa – e in parte della “capacità di reagire dei librai”, specie degli indipendenti2 .

Sempre al fine di un incoraggiamento a tentare la scalata di quella notevole montagna rappresentata dalla domanda cruciale sul futuro (e dunque la salvezza) del libro, ci tengo poi a sottolineare come a godere di buona salute siano in particolare la saggistica e l’editoria culturale.

Rispondendo a un’intervista di Mario Baudino, l’editore Giuseppe Laterza ha affermato che secondo lui «il libro si è rivelato un forte antidoto a quella vera e propria malattia che viene definita come un disturbo dell’attenzio-

2. Cfr. M. Baudino, Libri, anatomia di un miracolo. Passato il peggio, i nuovi orizzonti, la Stampa 3 febbraio 2020, p. 24.

ne, indotta non solo dalla pandemia»3. Inoltre i dati più importanti, in tal senso, riguardano i ragazzi tra i 18 e i 35 anni che, se prendono il web come fonte privilegiata di informazione, preferiscono però rivolgersi al libro per il momento sacro della ‘lettura’.

2. Tra redattore e lettore

A questo punto va fatto un passo indietro, visto che mi si ripresenta sempre un tema-ossessione, che provo a definire “complesso del redattore”.

Per redattore intendo qui, in senso lato, quella figura professionale che rappresenta coloro che sono chiamati a leggere un testo-aspirante-libro ai fini o di una sua valutazione o di una correzione delle bozze o ancora di una sua manipolazione – diciamo così – editoriale, dando al testo quello che il Premio Pulitzer Jhumpa Lahiri ha chiamato Il vestito dei libri4 .

Nel leggere quel testo che aspira a farsi libro, il redattore vive di fatto un complesso, che sintetizzando brutalmente possiamo anche riassumere in una domanda: chi sono io per giudicare questo manoscritto, questo dattiloscritto, insomma questo testo che ci viene sottoposto nella speranza di poterlo trasformare in un libro?

Ecco, siamo dunque al nodo dell’assunzione di responsabilità, quel terreno nel quale hanno da muoversi competenze e consapevolezze, razionalità e spirito di geometria, ma anche – come in ogni atto e attività umani – una sana dose di buon senso.

Quel che rappresenta la sfida più ardua per il redattore, mi pare, è costituito dal dover mettere tra parentesi l’eventuale conoscenza personale dell’autore, l’eventuale esperienza pregressa di lettura di altri testi (o libri) di quello stesso autore e così anche l’eventuale idiosincrasia per un qualche tema/corda toc-

3. G. Laterza, «L’exploit dell’editoria di qualità non durerà per sempre, ma in parte sì». Intervista a cura di M. Baudino, ibidem. 4. Cfr. J. Lahiri, Il vestito dei libri, Guanda, Parma 2017. L’autrice inglese di genitori bengalesi arriva a scrivere molto efficacemente che, se il processo dello scrivere è il sogno, la copertina rappresenta il risveglio. cato da quel testo. Il redattore, in questa chiave, è e non può che essere un bel tratto di ponte tra l’autore e il potenziale lettore: la bellezza del tratto è una bellezza qualitativa e insieme quantitativa poiché quel redattore può determinare l’accesso di quel testo-poi-libro al varco dell’altra parte del ponte.

Ma in mezzo, ovvero tra il redattore e il potenziale lettore, cosa c’è? C’è una massa almeno in parte informe di elementi che tendono a mescolarsi tra loro, anche nella mente del redattore stesso: i colleghi di redazione, l’editore o il gruppo editoriale, il mercato, lo stato di salute dell’editoria, il momento economico ‘glocale’…

3. Umano, troppo umano

Tornando al futuro del libro, provo a percorrere due piste. Intanto non manca chi, come lo storico del libro Robert Darnton (docente dell’Università di Princeton e direttore della Biblioteca di Harvard), è certo che Google non sconfiggerà Gutenberg e addirittura che il digitale sosterrà l’editoria tradizionale5 .

Ma non possiamo che concordare, poi, con quanto sostiene Roberto Calasso quando individua nel “mutamento radicale nel mondo dei libri” una sorta di “contraccolpo di un mutamento ben più vasto”6 .

Motivo per cui, se vogliamo veramente tentare di invertire la rotta rispetto a quella che proverei a chiamare l’“egemonia degli schermi” – o quantomeno tamponare l’emorragia di lettori (per rimanere in Italia, solo quattro persone su dieci leggono almeno un libro all’anno) – va riconquistato uno sguardo panoramico. Uno sguardo, vale a dire, che sia in grado di tenere insieme fenomeni vari e preoccupanti quali la crisi culturale e quella politico-economica, la pigrizia nel ricercare e nell’informarsi, il diffondersi di un evidente atomismo sociale, la difficoltà e la disabitudine a scrivere.

5. Cfr. R. Darnton, Il futuro del libro, Adelphi, Milano 2011. 6. Cfr. R. Calasso, Come organizzare una biblioteca, cit., p. 116, ma sono da tenere ben presenti più in generale le pp. 113-126.

Tra scrittori presi (= ridotti) a “produttori di contenuti” – scrittori che Calasso, senza mezzi termini, accusa di appagarsi di tale condizione – e quella “pandemia dell’autoritarismo” che soffoca il diritto-dovere di una cultura libertaria del libro di cui parla il Nobel per l’Economia (1998) Amartya Sen7, continuo a nutrire una speranza. Quella, cioè, che alla fine dei conti possa riemergere prepotentemente quel desiderio umano, troppo umano (pulsione) di un contatto fisico con il libro. Un contatto che non si dovrebbe avere disagio alcuno a definire erotico.

7. A. Sen, Libri e libertà. Un allenamento per la ragione contro la pandemia dell’autoritarismo, la Stampa 28 gennaio 2021. Il filosofo ed economista indiano prima ammette che la propria vita sarebbe stata infinitamente più povera se la forte passione che aveva da piccolo per la lettura e per la scrittura (leggere qualsiasi cosa, scrivere ogni pensiero) «fosse stata soppiantata da qualsivoglia altra attività, per quanto piacevole»; poi ricorda l’ironico pensiero di Coleridge per il quale «è possibile leggere Shakespeare anche “alla luce dei fulmini”, ma è meglio poterlo leggere sotto la luce normale”» (ibidem).

ORVIETO, 18 SETTEMBRE 2021

SALA CITTASLOW, PALAZZO DEI SETTE

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