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Buon Enrico: lo spinacio selvatico e il farinello
BUON ENRICO Chenopodium Bonus Enricus – Chenopodium album
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BUON ENRICO: LO SPINACIO SELVATICO E IL FARINELLO
Chenopodium Bonus Enricus – Chenopodium album Il Buon Enrico è una piantina molto comune nota anche con il nome di spinacio selvatico. Il Buon Enrico è stato un alimento fondamentale per i nostri antenati, soprattutto durante le carestie del XVI e del XVIII secolo, ma era utilizzato anche per scopi non alimentari. Le nostre nonne, ad esempio, lo usavano per preparare tinture per capelli e per lucidare paioli di rame, facendone bollire alcune foglie al loro interno. Etimologia: Il nome scientifico Chenopodium deriva dal greco chen(=oca) e pous (=piede) e significa piede d’oca, infatti le foglie richiamano ad una zampa palmata. Il nome Buon Enrico sembra si riferisca al Re Enrico IV di Navarra, soprannominato Bon Henry, poi eletto protettore dei botanici per il grande impegno messo nel rilanciare lo sviluppo agricolo del suo regno. Si narra infatti che, durante un periodo di carestia, il monarca permise al suo popolo di cibarsi delle bacche e delle erbe spontanee del suo giardino reale.
Il Buon Enrico cresce tra i 500 e i 1200 metri, su terreni incolti ma ricchi di sostanze nutritive. Le foglie sono di colore verde scuro. Suo cugino, il Farinello, presenta nella pagina inferiore, a stropicciarla, una leggera polverina bianca tipo farina, da cui prende il nome. La raccolta va da marzo a luglio. Le foglie del farinello possono essere lessate e usate come gli spinaci, per ripieni e per frittate. Essendo ricco di sali minerali, saponina e vitamina C, il Buon Enrico, come il Farinello, sono degli ottimi antianemici e depurativi. È sconsigliato invece a chi soffre di disturbi renali
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ed epatici, di artrosi e reumatismi. Le foglie fresche invece, possono essere applicate sugli ascessi, sulle scottature e sulle ferite, per accelerarne la guarigione.
In cucina
Ravioli ‘gnudi’ - Raccogliete 500/600 grammi di buon Enrico e/o Farinello, mondate, lavate e strizzate la verdura, saltatela in padella con la propria acqua e mettete da parte. Su una ciotola sbattete un uovo a cui aggiungerete 100 gr. di parmigiano grattugiato, un cucchiaio di pangrattato, una spolverata i noce moscata e 200 gr. di ricotta. Amalgamate il tutto. Sminuzzate il Buon Enrico e/o il Farinello e mescolatelo all’impasto precedente. Quando tutto si è compattato fatene delle palline, infarinatele e gettatele nell’acqua a bollore e salata. Bastano pochi secondi e gli ‘gnudi’ vengono a galla, scolateli e conditeli con olio evo e salvia.
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