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NO LIMITS

King of the Hammers

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UNA SEI GIORNI PIENA DI AZIONE E ADRENALINA CHE NON HA EGUALI AL MONDO... E QUESTA EDIZIONE 2021 HA MANDATO SEGNALI MOLTO POSITIVI: C’È VITA OLTRE IL VIRUS!

di Niccolò Gargiulo

complesso anche nel 2021 King of the Hammers si è rivelato un evento di grande successo e gli organizzatori hanno dichiarato parecchi milioni di spettatori per le dirette screaming, dirette che hanno coperto tutti le gare in modo pressoché integrale.

Già, perché a causa della pandemia, questa edizione ha visto in pratica solo sei giorni eventi agonistici, mentre è totalmente mancata l’abituale ed enorme “temporary town”, costruita per l’occasione nel deserto, che prende il nome di Hammertown.

King of the Hammers è tutto sommato una manifestazione piuttosto giovane, nata nel 2007, ma è stata in grado di passare da 12 team iscritti il primo anno (all’epoca si poteva partecipare solo su invito) ai più di 300 attuali. KOH (si sa, negli USA amano abbreviare tutto…) si tiene ogni anno a inizio febbraio nel deserto della Johnson Valley in California ed è inutile aggiungere che tutto è totalmente, visceralmente, eccessivamente sopra le righe…

Gli amanti della guida in off-road estremo e della guida nel deserto qui trovano pane per i loro denti. Dalla popolarissima Desert Challenge alla durissima Every Man Challenge, passando per la UTV KOH sino alla King of the Hammers vera e propria (nota ormai come la gara off road di un solo giorno più difficile al mondo), si è tratta di un crescendo di emozioni forti e senza pausa.

La Toyo Tires Desert Invitational ha come sempre dato il via alla settimana, con protagonisti i velocissimi pick up “illimitati” e un bel montepremi di 270.000 dollari.

Bryce Menzies, tra i più famosi e vincenti specialisti americani, ha letteralmente dominato:

più veloce sia in qualifica che in gara, con il suo pick up numero 7 è riuscito a vincere la gara per il secondo anno consecutivo.

Il giorno seguente è toccato ai motociclisti divertirsi un po’ nel deserto mentre il giovedì è arrivato il turno degli scatenati protagonisti della UTV King of the Hammers, che hanno affrontati i terreni più impegnativi che si possano immaginare per i loro veicoli. Erano ben 113 al via… ma solo in 46 hanno visto il traguardo entro il limite di dieci ore. Va detto che la preparazione dei veicoli, dei team e dei piloti hanno fatto davvero passi da gigante se si pensa che nel 2013 (anno di esordio della categoria) avevano finito solo in 3 su 35!

La gara combinava un giro nel deserto piuttosto tortuoso (con fondi misti e parecchia velocità) per poi arrivare in un tratto di difficilissimi passaggi rocciosi, dove spesso i concorrenti hanno dovuto far ricorso al verricello.

LA POPOLARITÀ DI KING OF THE HAMMERS (LETTERALMENTE RE DEI MARTELLI) CRESCE DI ANNO IN ANNO, TANT’È CHE ALCUNI COSTRUTTORI AMERICANI HANNO INIZIATO A MONITORARE L’EVENTO DA VICINO E GIÀ IN QUESTA EDIZIONE FORD HA SCHIERATO UNA SQUADRA UFFICIALE DI TRE PROTOTIPI BRONCO. EBBENE TUTTE E TRE LE FORD BRONCO HANNO VISTO LA BANDIERA A SCACCHI NELLA LORO GARA DI DEBUTTO: LA SUPERSTAR VAUGHN GITTIN JR. HA CONCLUSO AL QUINTO POSTO MENTRE I SUOI COMPAGNI DI SQUADRA, JASON SCHERER E LOREN HEALY, HANNO CONCLUSO RISPETTIVAMENTE 9 ° E 13 °

Per la cronaca ha vinto Kyle Chaney, seguito da Cody Miller e Phil Blurton, per un podio monopolizzato da Can Am.

La competizione seguente, detta curiosamente Every Man Challenge, ha presentato il percorso più impegnativo nei nove anni di storia. Un percorso di 121 miglia, che molti hanno chiamato addirittura “punitivo”, era caratterizzato da velocissime strade sterrate nel primo giro e da alcuni dei canyon più impegnativi nel secondo giro. Soltanto 37 dei 115 veicoli al via hanno preso la bandiera d’arrivo entro il limite di undici ore. Con così tanti equipaggi alla partenza in alcuni passaggi si sono addirittura verificati veri e propri ingorghi dovuti al “traffico”, cosa che ha consentito ai piloti in testa di avvantaggiarsi ancora di più.

E chi ha saputo guidare meglio e approfittare di tutte le situazioni favorevoli è stato il giovanissimo Chayse Caprara, capace di vincere al debutto.

A terminare la settimana la King of the Hammers vera e propria. Una gara dura e pura… tanto dura che solo 37 degli 84 concorrenti hanno raggiunto il traguardo entro il limite di 14 ore, dopo 190 miglia (oltre 305 chilometri) di terreno spietato nella Johnson Valley, la più grande area degli USA dedicata ai veicoli fuoristrada. Randy Slawson e suo cugino Dustin Emick hanno trionfato per la terza volta, portando a casa un premio da 65.000 dollari e una Ford Bronco nuova di zecca. Per i due soddisfazione doppia, in quanto conquistata a bordo di un performante buggy costruito da loro stessi.

E vale la pena di sottolineare che alle loro mani si deve anche il buggy con cui Chayse Caprara aveva vinto il Every Man Challenge il giorno prima.

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