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Ci fa bene credere che il passato sia migliore
Ilpuntodivista
di Lorenzo Tosa*
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PER PASOLINI ERA «la scomparsa delle lucciole». Nanni Moretti l’aveva associata a quei «sandali blu con quattro buchi di quando ero bambino», in quel capolavoro che è il finale di Bianca. Io, molto più prosaicamente, ogni volta che qualcuno evoca l’elegiaca nostalgia del passato, avver to una specie di istintivo rifiuto. Ecco, mi dico, un altro che decanta il romanticismo dei telefoni a gettone con l’iPhone in tasca e gli Air pod incapsulati nelle orecchie. Lo dicevano anche i nonni di Platone: «Ai miei tempi sì che c’erano dei valori, mica come questi smidollati che parlano di filosofia e girano col tribonio alla spar tana». Ogni generazione è, ciclicamente, più cor rotta e più fiacca di quella precedente, e non si capisce come abbiamo fatto, nel frattempo, a debellare il vaiolo o volare da Parigi a New York nel tempo di una serie Netflix. E allora perché finiamo per cadere tutti nella trappola della nostalgia? Se volete una risposta, cercatela nella chimica. Ognuno di noi produce una quantità variabile di ossi-
tocina, or mone neuro-stimolatore che agisce sull’amigdala, generando sensazioni di calore e ricompensa; ad esempio, quando rievochiamo un bel ricordo. È più o meno il principio che regola l’assunzione di stupefacenti. La faccio breve: non solo la nostalgia fa bene, ma se ne può anche diventare dipendenti. Ecco spiegato perché Davvero il passato rimpiangiamo la nostra vecchia Vespa a due temè migliore? pi e tendiamo a rimuoveNo, ma ci fa bene re tutte le volte che ci ha lasciato a piedi. Stiamo crederlo semplicemente facendo quello che facevano gli
La nostalgia è una droga antichi Sumeri cinquedi cui abusiamo come mila anni fa quando su manipolatori patologici tavolette d’argilla criticavano la degenerazione dei costumi: abusiamo Per di ossitocina. Siamo tosapprofondire sicomani della nostalgia, bugiardi patologici, illusionisti del ricordo, perché nel passato possiamo «manipolare trame e personaggi» come l’Har r y Block di Woody Allen faceva con la scrittura, per scampare allo spaesamento del presente e ingannare un futuro indecifrabile. Ne abbiamo evoluzionisticamente bisogno, non sentitevi troppo in colpa.
*Giornalista, comunicatore.