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L’indignazione (sui social) è un flusso di aria fritta
Ilpuntodivista
di Ludovico Manzoni*
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SE C’È UN REGALO SGRADEVOLE, tra tutti quelli che ci hanno por tato i social, è stato quello di intrappolarci in un circolo infinito di indignazione. Oggi per la frase, ieri per la foto e domani per il video e via con un torrente di post, foto, dichiarazioni, commenti, condivisioni, fino alla prossima polemica, di cui non resterà neanche la polvere. D’altra par te, è il tema del gior no, dobbiamo essere coinvolti, dire la nostra, non si può rimanere tagliati fuori. L’indignazione va alimentata di continuo, come una belva vorace e insaziabile. Alimentata con polemiche sempre più veloci e virali, che esplodono alla velocità della luce, ma di cui non resta nessuna traccia già la settimana successiva. E nulla può restare, perché sotto la polemica quotidiana dedicata allo strafalcione di un ministro, alla provocazione di un gior nalista, all’opinione fuori dalle righe di una star, non c’è nulla. Ma è un nulla di cui si deve comunque parlare, e proprio per ar rivare a tutti il ragionamento e l’elaborazione devono essere annullati. Perché questo nulla è irresistibile? Perché se al suo posto ci fosse qualcosa, non funzionerebbe allo stesso modo. Un contenuto, una riflessione presuppongono tempo, elaborazione, sforzo. Ma tutto ciò deve essere sacrificato sull’altare della viralità. L’indignazione deve essere immediata e trasversale. E se ci facciamo attrarre
L’indignazione d p a que erché sto nulla, è abbiamo anche perso(sui social) è un la voglia di indignarci irresistibile flusso per le cose che davvero contano. Fr ustrati daldi aria fritta la difficoltà di ottenere reali cambiamenti, rimDelle passioni non rimane che piangendo malinconici un surrogato. Lo sdegno da un’epoca di lotte totaliztastiera è un comodo rifugio zanti, impegni politici e sociali che catalizzavano speranze e desideri. Ci Per si rifugia in questo nulapprofondire la per ottenere un pallido sur rogato di una vera passione. Usiamo questo flusso continuo di indignazione per illuderci di stare comunque facendo qualcosa di significativo, senza doverci confrontare col rischio di fr ustrazione che un tentativo di cambiamento porta con sé. Sarà perché siamo stati delusi troppe volte che fatichiamo a impegnarci ancora e ci rintaniamo in questo confor tevole nulla?
*Autore e politologo