2 minute read

Tutti dicono «I love you». Ma «ti voglio bene»?

Ilpuntodivista

di Barbara Stefanelli*

Advertisement

OGNI MATTINA – finché mia figlia usciva per andare a scuola, prima le medie, poi il liceo – si ripeteva questa scena sulla soglia. Che nel nostro caso, abitando al piano ter ra, dà sul cor tile di una casa di ringhiera. «Ciao mamma, ti amo». Salutava e, impercettibilmente ma tutti i gior ni, rallentava il passo verso il por tone per sentire se ce l’avrei fatta. A risponderle: «Ti amo anch’io». Qui non si discute, naturalmente, del mio amore per lei, creatura di cui mi stupisco e rallegro da quando è venuta al mondo. Bensì dell’ uso in scioltezza del «ti amo». Sono cer ta di non averlo mai detto a mia madre, neppure una volta. Si sapeva, non si esprimeva. Non lo avevano insegnato a lei, i suoi genitori severi e sobri (poi nonni affettuosissimi), e di conseguenza lei non a me. E poi, chissà, avremmo rischiato di «umanizzare» la sacralità del vincolo madre-figlia… A ripensarci, anche nelle relazioni sentimentali extra moenia, quante volte noi non-giovanissimi ci siamo lanciati in una dichiarazione così definitiva? «Io ti amo». Come cantava Francesco Guccini, che però si riferiva al sesso, prima di varcare quella frontiera abbiamo navigato moltissimo al largo «filosofando pure sui perché». Quasi sempre, poi, desistendo. Ci fer mavamo volentieri sul pianerottolo del piano sotto: «Ti voglio bene». Sempre tre parole, più semplici. Buone per esplorare,

Tutti dicono chiarirsi le idee, schiudendo la por ta al livello

«I love you»: supremo. Quello che può ma «ti voglio bene» por tare all’immor talità del «se tu salti, io salto» che fine ha fatto? dalla pr ua del Titanic. Tra l’altro bellissima la Tre parole semplici. Una fase versione italiana, desiesplorativa nell’attesa della derante, meglio di quella sua più nobile espressione tedesca - «Ich hab’ dich lieb» - con uso del verbo avere, già possessivo. In Per inglese tutto questo sfuapprofondire mare e ragionare va giù nell’imbuto: tutti dicono «I love you». E così i ragazzi e le ragazze hanno finito per amarsi subito. Di più? Forse perché impazienti, affamati di assoluto, di colori incandescenti? Rieducati da sé stessi alla brevità di frasi e percorsi? Dei sentimenti stessi? Ora che lei, l’ex bambina dei «ti amo», è andata per la sua strada, io sono qui sulla soglia. Che il cor tile stia a sentire.

*Vice direttrice vicario del Corriere della Sera

This article is from: