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Mercati consumi - Salute, Sostenibilità, Avventura, i trend di punta per dolciari e snack - Cresce il prezzo degli oli di semi, scende l’olio di oliva - Gli alimenti a base vegetale devono rispondere a istanze salutistiche e ambientali - Cala la produ zione di agrumi nell’Ue e aumentano le importazioni - Gli americani innamorati degli snack, ma devono appagare il gusto - Una panoramica sul caffè in Italia - Le Regioni d’origine in etichetta: chi sale e chi scende - La produzione di Gorgonzola DOP supera i 5 milioni di forme

Salute, Sostenibilità, Avventura i trend di punta per dolciari e snack

Innova Market Insights, che ha recentemente illustrato le dieci principali tendenze che andranno a influenzare il mercato nel 2020, ha ora rivolto l’attenzione a come esse vadano ad impattare nello specifico il settore molto innovativo di prodotti dolciari e snack.

“La narrazione: vincere con le parole” è in testa alla lista dei trend per il 2020, con i consumatori sempre più interessati a scoprire le storie che stanno dietro a ciò che mangiano. Quando si tratta di dolci e snack, il valore si trova non solo nella provenienza degli ingredienti, ma anche in piccoli lotti o produzioni artigianali e persino nella celebrazione di culture diverse.

“La Rivoluzione vegetale” è un movimento significativo radicato nella domanda di prodotti più naturali, salutari ed ecologici. Due terzi dei consumatori globali affermano di voler evitare in particolare prodotti con ingredienti di difficile comprensione (Innova Consumer Survey 2019). Di conseguenza, ingredienti più riconoscibili di provenienza naturale sono molto appetibili nello sviluppo degli snack. Anche i prodotti vegani stanno ampliando la loro portata, mentre per le barrette snack rimangono importanti gli ingredienti salutistici a base vegetale.

Tra il 2018 e il 2019, il numero di consumatori globali che hanno dichiarato di aspettarsi che le aziende investano in sostenibilità è aumentato dal 65% all’87% (Innova Consumer Survey 2019). Pertanto, è chiaro che “Il dominio sostenibile” è un’altra tendenza molto forte. Il mercato dei dolci e degli snack affronta questo problema in vari modi. In Giappone, ad esempio, gli involucri di carta stanno sostituendo la plastica nel confezionamento delle barrette di cioccolato Kit Kat, mentre viene affrontato anche il problema dello spre-

co alimentare, con frutti e verdure “imperfetti” che appaiono come ingredienti in dolci e snack sani.

I consumatori sono sempre più alla ricerca della “cosa giusta” nel tentativo di trovare un equilibrio fra vita frenetica e salute. Il consumo di snack gioca un ruolo importante in questo dal momento che gli spuntini possono rappresentare un mezzo di alimentarsi utile quando non c’è tempo per consumare un pasto da seduti. Un settore che, secondo gli analisti, dovrebbe diventare più importante è il cibo legato all’umore, con ingredienti attivi negli snack che aiutano i consumatori a rilassarsi, a migliorare il sonno oppure a sentirsi più carichi di energia per affrontare la giornata. Allo stesso tempo, delizie più dolci e golose possono offrire conforto in un mondo stressante.

La quinta tendenza chiave di quest’anno è “Attenzione alla Texture” e, di nuovo, questo è particolarmente importante per i dolciari e gli snack, poiché la consistenza può essere uno strumento importante per proporre novità. Sette consumatori su dieci in tutto il mondo pensano che la consistenza renda quella del cibo un’esperienza più interessante e questo è particolarmente evidente nelle fasce di età più giovani (come emerge da un’indagine sui consumatori di innova del 2019). Complessivamente il 56% dei consumatori di età compresa tra i 26 e i 35 anni afferma di preoccuparsi più dell’esperienza delle texture di quanto non faccia per la lista degli ingredienti, rispetto al solo 37% degli over 55, per cui esperienze sorprendenti possono essere uno strumento utile quando ci si rivolge ai giovani.

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Cresce il prezzo degli oli di semi, scende l’olio di oliva

Unioncamere e BMTI pubblicano mensilmente l’indice dei prezzi all’ingrosso dell’agroalimentare aggregando i dati ufficiali rilevati dalle Camere di Commercio nelle rispettive piazze attraverso i listini sui prezzi all’ingrosso all’agroalimentare. La nota di Unioncamere riporta il dato congiunturale e tendenziale mostrando la dinamica nazionale nei 5 comparti: riso e cereali, carni, latte formaggi e uova, oli e grassi e vini.

I dati registrati negli ultimi mesi del 2019 evidenziano il balzo delle quotazioni mondiali degli oli vegetali, che in chiusura d’anno hanno dato i primi evidenti riflessi anche nel mercato italiano, con un consistente rincaro a dicembre dei prezzi all’ingrosso degli oli di semi. In particolare, l’indice Unioncamere-BMTI ha registrato un +5,5% rispetto a novembre. I prezzi hanno così archiviato il 2019 con un +14% di crescita rispetto al 2018. A generare le tensioni sul mercato internazionale sono stati ancora i forti rincari delle quotazioni dell’olio di palma, che hanno trascinato verso l’alto anche l’olio di soia e di girasole.

Lo scenario rimane invece diametralmente opposto nel mercato dell’olio di oliva, dove non si fermano i ribassi dei prezzi. A dicembre si è registrato il decimo calo mensile consecutivo (-6,4%), con i prezzi attuali ormai in ritardo del 30% rispetto all’anno precedente. Fra le materie grasse, restano in forte calo su base annua anche i prezzi all’ingrosso del burro (-28,6%).

Nel mercato delle carni la chiusura d’anno è stata negativa anche per la carne di pollo. A dicembre – per il terzo mese consecutivo – i prezzi hanno accusato un pesante ribasso mensile (-12,5%). Complessivamente, tra ottobre e dicembre i prezzi hanno subito una flessione del 26,7%. Lieve calo a fine anno anche per i prezzi della carne di tacchino (-1,6% rispetto a novembre) e di coniglio (-2%). Al contrario della carne di pollo, i listini attuali restano però più alti rispetto a dodici mesi prima (+9,6% per il tacchino, +6,7% per il coniglio). Fra le altre carni, rimangono sostenuti i prezzi all’ingrosso della carne di agnello, che chiudono l’anno in crescita di quasi il +30% rispetto all’anno precedente.

Nonostante una vendemmia in netto calo rispetto al 2018, i listini all’ingrosso dei vini restano invece frenati dalle ampie disponibilità presenti nelle cantine. Poche le variazioni a dicembre sia per i vini a denominazione che per i vini generici. I prezzi all’ingrosso attuali sono di fatto in linea rispetto allo scorso anno (-0,7% rispetto a dicembre 2018), tranne poche eccezioni, tra cui il rialzo del +5,7% spuntato per i vini bianchi di fascia premium.

Nel mercato lattiero-caseario dicembre ha messo in evidenza un nuovo segno “meno” per i prezzi all’ingrosso dei formaggi a lunga stagionatura (-4,3%), guidati dagli ulteriori ribassi rilevati per il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. I prezzi tornano così più bassi rispetto a dodici mesi fa, passando dal +4,4% di novembre al -1,8% di dicembre.

Gli alimenti a base vegetale devono rispondere a istanze salutistiche e ambientali

Secondo l’analista di mercato GlobalData la rapida crescita della domanda di alternative di origine vegetale, spesso determinata dal desiderio dei consumatori di beneficiare della riduzione di carne e latticini per ragioni salutistiche e ambientali, impone che si faccia chiarezza sulle loro reali caratteristiche riguardo a questi due aspetti.

Giustamente si presta sempre maggiore attenzione, ad esempio, alla quantità di sale nei prodotti alternativi alla carne e alla quantità di zucchero nelle bevande a base vegetale alternative al latte, e se cresce l’interesse dei consumatori per l’elenco degli ingredienti in generale, è lo stesso per prodotti come le succitate alternative vegetali al latte, come quelle a base di soia o di mandorle, e ci si chiede quale sia l’impatto ambientale dell’incremento di produzione di queste colture.

Quindi, i produttori di alimenti di origine vegetale, che cavalcano l’onda crescente della domanda in molti Paesi, dovrebbero rivedere la composizione nutrizionale dei loro prodotti e le strategie di approvvigionamento. In questo senso, l’attenzione a tali aspetti potrebbe rappresentare un vantaggio rispetto alla crescente concorrenza.

Ad esempio, stanno già cercando di distinguersi dalla massa la britannica Plenish, produttrice di alternative ai latticini, con la sua enfasi su “tre ingredienti naturali”, e la Quorn Foods, specializzata in sostitutivi della carne che promuove le sue credenziali di sostenibilità.

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Cala la produzione di agrumi nell’Ue e aumentano le importazioni

Il report annuale sul comparto agrumario mondiale recentemente pubblicato dall’USDA – il dipartimento statunitense dell’agricoltura – traccia un quadro del comparto, ricordando come la produzione si concentri nel bacino del Mediterraneo, con Spagna e Italia a fare la parte del leone in Ue, seguite da Grecia, Portogallo e Cipro. Per l’anno dall’ottobre 2019 al settembre 2020 si prevede che la produzione complessiva di agrumi diminuirà, pur a fronte di una qualità dei frutti eccellente, e di conseguenza anche il consumo interno di agrumi nell’Unione potrebbe diminuire nell’anno 2018/19 in linea con l’offerta totale del Vecchio Continente: basti pensare che la produzione spagnola dovrebbe scendere del 19%, arrivando a 6,1 milioni di tonnellate, mentre per quella italiana si prospetta un -20%, fino a 2 milioni.

Per il 2019/20, la produzione di arance nell’Ue dovrebbe arrivare a 5,8 milioni di t, il 10% in meno rispetto all’anno precedente. Si prevede una produzione inferiore da parte di Spagna e Italia, i maggiori produttori dell’Ue, a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli. Inoltre, le aree coltivate ad arance in Spagna e Italia continuano a calare, mentre crescono in Grecia e Portogallo. Di conseguenza, si prevede che la produzione di succo d’arancia nell’Ue diminuirà del 16% rispetto all’anno precedente, arrivando a 81.010 tonnellate, in linea con il volume atteso di arance destinate alla trasformazione nell’anno 2019/20 nell’Unione.

Nell’anno 2019/20, si prevede che la produzione di mandarini nell’Ue-28 diminuirà del 17,7%, fino a 2,6 milioni di tonnellate, un calo dovuto alla riduzione della produzione prevista in aree chiave in Spagna e in Italia.

Negli ultimi nove anni, con l’aumentare della produttività delle aziende agrumicole, la superficie totale delle piantagioni di arance nell’Ue si è ridotta di quasi il 13% e la superficie totale coltivata a mandarini dell’8%.

Allo stesso modo, per l’anno 2019/20 la produzione di limoni nell’Ue dovrebbe diminuire del 12,6%, arrivando a 1,4 milioni di t. Si prevede inoltre che la produzione di pompelmi in Europa diminuirà del 17,5%, per un volume complessivo di 89.000 tonnellate, a causa del forte calo atteso in Spagna, il principale produttore di limoni e pompelmi dell’Unione. Tuttavia, negli ulti-

mi nove anni, la superficie totale coltivata a limoni e pompelmi nell’Ue è cresciuta dell’8%.

Sebbene la produzione spagnola di agrumi sia esportata principalmente in altri Paesi europei, l’Ue è un importatore netto di agrumi, i cui principali fornitori sono il Sudafrica, il Nord Africa e il Sud America.

A causa dell’aumento delle importazioni di agrumi dell’Ue da Paesi terzi, nel febbraio 2019 l’Associazione spagnola dei giovani agricoltori ha organizzato la protesta dei “giubbotti arancioni” presso la sede della Commissione europea a Madrid, sostenendo che le crescenti importazioni Ue di agrumi dal Sudafrica e da altri fornitori nordafricani hanno abbassato i prezzi sul mercato europeo a scapito del settore spagnolo. Di conseguenza, il ministero dell’Agricoltura spagnolo e il settore agrumario hanno concordato 16 misure per affrontare la situazione e incentivare una migliore organizzazione dei comparto. Per il 2019/20, a seguito del calo della produzione di agrumi nell’Ue, si prevede che aumenteranno le importazioni in questa regione.

Le destinazioni di esportazione di agrumi dell’Ue sono principalmente Svizzera, Norvegia e Canada, con un aumento recente, significativo, di quelle verso la Cina, e si prevede che dovrebbe continuare il trend dell’export europeo al rialzo in mercati strategici come il Canada, il Medio Oriente e la Cina. Inoltre, alla fine di maggio 2019, il Portogallo ha firmato un protocollo con il grande Paese asiatico al fine di armonizzare le procedure e aprire il mercato cinese a diversi prodotti a base di frutta, tra cui le arance dell’Algarve. Per quanto riguarda i dazi statunitensi di recente introduzione, potranno influire sulle esportazioni di agrumi europei negli Stati Uniti, soprattutto clementine e limoni spagnoli.

Produzione di arance dell’Ue (X 1.000 milioni di t) e area coltivata (Ha) (Fonte: FAS Madrid).

Gli americani innamorati degli snack, ma devono appagare il gusto

Con l’intensificarsi della concorrenza per il dollaro statunitense, aumenta la pressione sulla categoria di snack salati che devono adattarsi e diversificarsi al fine di non perdere quote di mercato, e in questo quadro lo sviluppo di prodotti nuovi riflette già la spinta del settore verso un valore aggiunto sia per quanto riguarda gli aspetti nutrizionali che il gusto.

Secondo un rapporto di Innova Market Insights, consumare snack è già diventata un’abitudine buona per ogni momento della giornata negli Stati Uniti. Mentre il 46% dei consumatori sgranocchia spuntini salati tra un pasto e l’altro nel pomeriggio e il 37% la sera, un numero sempre maggiore di persone tende a sostituire i pasti tradizionali con spuntini più veloci. È in aumento il numero di chi consuma snack salati all’ora di pranzo (23%), cena (17%) e persino colazione (8%).

Questa sostituzione dei pasti ha spinto molti consumatori a scegliere snack con un miglior valore nutrizionale, e l’industria si sta attrezzando per rispondere a questa esigenza lanciando snack di frutta a guscio e semi che sono cresciuti con un CAGR dell’11% tra il 2014 e il 2018. Anche gli snack misti sembrano beneficiare di questa tendenza, con referenze che sono cresciute con CAGR fino al 16% nello stesso periodo. Molti mix contengono frutta, frutta a guscio e semi naturalmente nutrienti, ma possono contenere ingredienti più dolci e golosi, come quelli ricoperti di cioccolato.

Secondo Lu Ann Williams, analista di Innova Market Insights, il godimento rappresenta ancora un elemento fondamentale nell’acquisto degli snack e i consumatori americani intervistati sulle motivazioni che li spingono a comprare snack salati affermano nel 40% dei casi che lo fanno per il gusto e nel 22% per farsi una coccola o concedersi un premio. Per questo chi fa innovazione deve trovare l’equilibrio fra nutrizione e gusto per assicurare al settore degli snack salati di rimanere competitivo in ogni occasione di consumo.

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Una panoramica sul caffè in Italia

È uscita l’analisi dei bilanci delle prime 270 torrefazioni per il triennio 2016-2018 curata da Competitive Data che, sul suo blog monitoraitalia.it, riveIa un incremento del +4,5% nel 2018 dei ricavi complessivi, dove sono le torrefazioni del Nord Est a far registrare la performance migliore, pari al +9,0%, seguite dalle regioni del Nord Ovest con un incremento del +3,3%, quindi le regioni di Sud e Isole che crescono del +2,9%, ed infine quelle del Centro con una leggera flessione del -0,1%.

La crescita complessiva ha una distribuzione diseguale all’interno delle classi di fatturato. Sono le torrefazioni con fatturato superiore ai 30 milioni di euro a far registrare la crescita maggiore, +6,5%, seguite dalle torrefazioni con fatturato compreso tra 10 e 30 milioni di euro cresciute del +2,4%. Si muovono in controtendenza le torrefazioni con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro, in calo del -2,6%

Il bilancio medio settoriale, calcolato con la metodologia proprietaria CSI-Competitive Sectoral Indicator (adottata a livello internazionale anche da Statista), mostra indici di redditività in netto miglioramento: ROE medio nel 2018 pari al 9,3%, in crescita rispetto al 6,1% del 2017, mentre il ROI medio è stato del 10,0% nel 2018, anch’esso in aumento rispetto al 7,3% del 2017, ed il ROS medio si è attestato al 7,7% nel 2018, in crescita rispetto al 5,4% del 2017.

Segue lo stesso trend anche l’EBITDA medio rispetto al fatturato, o ebitda margin, passato dall’11,7% del 2017 al 14,2% del 2018.

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Le Regioni d’origine in etichetta: chi sale e chi scende

Dall’analisi delle etichette e del sell-out di 72.100 prodotti venduti in supermercati e ipermercati di tutta Italia curata dall’Osservatorio Immagino Nielsen Gs1 Italy risulta che sono sempre più numerosi (e vendono sempre di più) i prodotti alimentari confezionati che segnalano sulle confezioni la loro regione d’origine. Nel 2018 il riferimento alla regione di provenienza ha accomunato il 10,8% dei prodotti del paniere dell’Osservatorio Immagino, per un giro d’affari superiore a 2,2 miliardi di euro. Rispetto al 2017, le vendite sono aumentate di +3,1%, anche e soprattutto grazie alla crescita della domanda. Quest’edizione dell’indagine ha esteso per la prima volta a tutte le regioni italiane il monitoraggio della loro presenza sulle etichette dei prodotti alimentari confezionati di largo consumo. La “classifica regionale” vede il Trentino-Alto Adige al primo posto, sia per numero di prodotti che per giro d’affari, e con un trend di vendita positivo (+2,8%), grazie soprattutto a yogurt, mele e spumante classico. Gelati, arance e sughi pronti hanno trainato la crescita del +2,3% delle vendite dei prodotti con in etichetta l’indicazione Sicilia, che si piazza al secondo posto. Tra i fenomeni più significativi ci sono il boom delle vendite di prodotti provenienti dalla Calabria (+30,1%) e la crescita a due cifre di Liguria, Molise e Puglia. In crescita annua anche il fatturato dei prodotti alimentari che richiamano sulle confezioni Piemonte, Toscana, Veneto e Marche. In calo, invece, le vendite del “paniere” dei prodotti di Emilia-Romagna, Lombardia, Sardegna, Lazio, Campania, Umbria, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo.

La produzione di Gorgonzola DOP supera i 5 milioni di forme

Nel 2019 la produzione 2019 di Gorgonzola Dop ha registrato un nuovo record, con 5.025.785 forme prodotte dalle 39 aziende associate, coadiuvate da circa 1.800 aziende agricole dislocate nel territorio consortile, a cavallo tra Piemonte e Lombardia. Il volume d’affari al consumo generato, pari a 800 milioni di euro circa, conferma il Gorgonzola Dop – formaggio italiano erborinato di latte vaccino – top della sua gamma per valore di produzione e lo colloca al 7° posto in assoluto nell’intero comparto agroalimentare (considerando sia i prodotti Dop che Igp).

Il dato 2019 fa registrare un aumento rispetto al 2018 di 176.482 forme (+3,64 %) e di 293.070 forme (+6,19 %) rispetto al 2017, confermando il trend in costante crescita nella produzione di Gorgonzola Dop, che nell’ultimo decennio è aumentata di quasi un quarto (erano circa 4 milioni le forme prodotte nel 2008) senza far mai registrare una battuta d’arresto. Oltre un terzo delle forme prodotte vola all’estero, soprattutto verso Germania, Francia e Inghilterra, Paesi in cui il Gorgonzola Dop è storicamente molto amato come dimostrano testi francesi in cui viene menzionato già nel ′700.

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In questi anni si è assistito a un veloce e drastico mutamento del paradigma classico legato allo studio descrittivo del mercato e dell’analisi dell’interazione fra gli utilizzatori e l’impresa. Un modello anacronistico che era fondato sulla riduzione del processo di consumo al comportamento d’acquisto e nella spiegazione di quest’ultimo entro schemi che trattano la decisione e la scelta di un prodotto in funzione delle condizioni ambientali e della loro decantazione nel tempo. Oggi si parla di un consumo che si è tramutato in stile di vita e un ambito privilegiato di esperienze, tanto influente da generare un’autonoma visione del mondo e un proprio rango di valori con personalità del tutto peculiari. Contemporaneamente, subisce un’evoluzione anche il concetto d’innovazione: l’imitazione intelligente, lontana da qualsiasi forma di contraffazione, è lo sviluppo maggiormente utilizzato, capace di far percepire come innovative delle variazioni anche piccole, di prodotti esistenti. Il principio basilare consiste nel creare attraverso l’assemblaggio intelligente di componenti già presenti sul mercato. In un tale contesto, lo studio delle preferenze dei consumatori, in definitiva l’essenza della Consumer Science, non è più materia del marketing, oggi delegato alla comunicazione e alla promozione dei prodotti a valle dello sviluppo. Il testo è scritto in una forma colloquiale per fornire suggerimenti, sfatare miti e leggende creati e tramandati con l’unico scopo di diventare il prezzo d’ingresso per una comunità chiusa. Gli Autori sono tra i massimi esperti riconosciuti del settore ,avendo maturato un’ampia esperienza applicativa.

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