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arte, cultura e lifestyle
Speciale IN BREVE
Giovani registi italiani
Ciaopraga Edizione Speciale “In Breve: giovani registi italiani” Direttore Responsabile, Stefania Del Monte Art Director, Francesco Caponera Vice-Direttore, Laura Di Nitto © 2018 – Redmont Consulting Limited – Tutti i diritti riservati
Edizione Speciale realizzata con la gentile collaborazione di
Hanno collaborato: Danilo De Rossi Nicolò Iannone Flavio R.G. Mela Francesca Tonelli Crediti fotografici immagini per gentile concessione di: Teresa Lazzarin Fondazione Eleutheria Danilo De Rossi Yari Saccotelli Ilaria Galanti Matteo Delai Nicola Giampà Adriano Ricci Riccardo Quattrociocche Fabrizio Benvenuto Serena Valletta Gianlorenzo Grassi Alain Parroni Simone Spampinato Beatrice Baldacci Stefano Arduini
Copertina p. 2 (logo), 6-7, 9, 13, 17, 20-21 p3 pp 4-5, 30-31 pp 22-23 pp 24-25 pp 26-27 pp 28-29 pp 32-33 pp 34-35 pp 36-37 pp 38-39 pp 40-41 pp 42-43 pp 44-45 pp 46-47
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LETTERA DEL DIRETTORE
Gentili Lettori, il 21 e 22 novembre scorsi la Fondazione Eleutheria ha presentato, presso gli spazi del Teatro Royal di Praga, un bellissimo evento dedicato ai lavori di alcuni talenti emergenti del mondo del cinema, dal titolo “IN BREVE: giovani registi italiani”. Una giuria di qualità ha selezionato una serie di cortometraggi in lingua italiana, sottotitolati per l’occasione in lingua ceca e/o inglese. La rassegna – curata da FrancescoAugusto Razetto, Genny Di Bert ed Ottaviano Maria Razetto - si è inserita nell’ambito di un percorso già da tempo avviato dalla Fondazione Eleutheria, la quale da anni dedica una parte importante della propria attività alla ricerca e alla valorizzazione di giovani talenti nel campo delle arti. IN BREVE è stata realizzata sotto il patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Praga, del Municipio di Praga 2, dell’Istituto Italiano di Cultura, dell’Accademia di Cinematografia, televisione e performing art di Praga (FAMU), dell’Art and Design Institut e della Camera di Commercio e dell’Industria italo-ceca. Questa edizione speciale di CIAOPRAGA è un omaggio alla lodevole iniziativa della Fondazione Eleutheria, che ha offerto ai giovani artisti selezionati una vetrina internazionale per i loro progetti, nell’effervescente contesto praghese, che rappresenta oggi una delle realtà cinematografiche più apprezzate a livello mondiale. Un grande in bocca al lupo a questi ragazzi per la loro carriera e a voi, come sempre, buona lettura! Stefania Del Monte
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INTERVISTA A FrancescoAugusto Razetto, presidente di Fondazione Eleutheria Ottaviano Maria Razetto, vice presidente e Genny Di Bert, curatrice a cura di Flavio R.G. Mela
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Com’è nata l’idea di IN BREVE?
FrancescoAugusto Razetto - La rassegna IN BREVE è nata grazie a un’idea della Prof.ssa Genny Di Bert, la curatrice della nostra Fondazione. Un’idea nata principalmente per dare spazio e valorizzare i giovani registi che collaborano con alcune accademie cinematografiche italiane. Ottaviano Maria Razetto - Non c’è un motivo specifico per cui è nata la rassegna IN BREVE. Nel senso che qualsiasi evento che noi facciamo ha un unico filo conduttore: ci piace farlo. IN BREVE, sostanzialmente, è un’iniziativa nata così. Durante una riunione, tra i tanti punti da trattare, Genny Di Bert, la curatrice della Fondazione, ha avuto questa idea e l’ha proposta. Ha suscitato il nostro interesse e siamo andati avanti, soprattutto trattandosi di valorizzare i cortometraggi di giovani registi italiani qui a Praga. IN BREVE era un’idea interessante e originale, quindi, perché non realizzarla? Genny Di Bert - L’idea è nata da un’attenta osservazione del giovane cinema contemporaneo italiano, in particolare della produzione di cortometraggi da parte di autori alle prime esperienze. Il panorama è vasto e, a mio avviso, originale e versatile. Quindi abbiamo deciso di esportare il “made in Italy” di questo settore iniziando da Praga, osservatorio privilegiato di un’Europa creativa, città in cui, come nel cinema, si vive un’atmosfera dove tempo e spazio si rincorrono tra passato e presente e l’alchimia si fonde, come nei film, con la realtà. L’importante è, come affermava Eugène Delacroix, riuscire ad usare “...l’immaginazione, la raffinatezza dei sensi che vede quello che gli altri non vedono, o lo vede in modo diverso”. Si può ottenere questo anche con una proiezione di pochi minuti…IN BREVE. Tre aggettivi per definire la rassegna IN BREVE FAR - IN BREVE ha cercato di dare significato alla parola cortometraggio, quindi credo questa parola sia
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quella che rappresenta di più l’essenza stessa dell’iniziativa. Diciamo che noi lo intendiamo quasi come un sinonimo di “cortometraggio”, in quanto questo è l’espressione artistica con cui i giovani registi, soprattutto all’inizio della loro carriera di formazione o professionale, sperimentano le proprie capacità e anche aspirazioni. Giovani registi che, ancora, non sono totalmente capaci di esprimere in maniera matura la propria arte e che, allo stesso tempo, possono avere difficoltà a reperire mezzi economici per finanziare un lungometraggio. Il cortometraggio rappresenta quindi la prima prova in cui un giovane regista si deve cimentare per provare la propria abilità da cineasta. OMR - Sicuramente stimolante, non solo per coloro che hanno visto il film, ma anche per i ragazzi che, attraverso queste iniziative rivolte ai giovani talenti, possono trovare motivo di miglioramento per la propria carriera artistica. Sono ancora all’inizio, ma speriamo che la loro “vita” da registi possa essere lunga e proficua. Un altro aggettivo, e lo dico con un po’ di presunzione, è nuova. Cerchiamo di fare sempre progetti, soprattutto quando sono rivolti ai giovani, che siano qualcosa di diverso rispetto al panorama culturale più classico. Infine, il terzo aggettivo è fresca. La cultura viene spesso e volentieri vista come qualcosa di serioso e pesante. Non è vero: la cultura è qualcosa di fresco e leggero allo stesso tempo, e, aggiungo, capace di far pensare. Questo è il messaggio che vogliamo dare, non solo ai giovani che sono stati chiamati a presentare i propri lavori, ma anche a tutti quelli che verranno alle nostre iniziative. GDB - Posso usarne cinque: visivo, uditivo, tattile, gustoso, olfattivo…i cinque sensi nel cinema. Oppure uno solo: feeling. La selezione dei cortometraggi: quali caratteristiche tecniche o relative ai contenuti hanno permesso alla commissione di valutare positivamente, rispetto ad altri, i lavori selezionati? FAR - I cortometraggi, soprattutto negli ultimi anni, sono stati oggetto di grande interesse, attirando persino l’attenzione del grande pubblico grazie, ad esempio, a eventi quali i festival o i premi internazionali. Quindi, non sono più un prodotto per i soli addetti ai lavori o per i cinefili di nicchia. Volendo parlare di selezione, direi che un metro selettivo è stata la capacità narrativa dei cortometraggi e quindi la capacità dei registi di raccontarla bene e in pochi minuti, sfruttando appieno le proprie abilità tecniche. La scelta dei cortometraggi di IN BREVE è stata confermata anche dall’apprezzamento del pubblico, soprattutto perché le persone partecipanti hanno avuto l’opportunità di visionare, nell’arco di due giorni e in poco meno di quattro ore, la produzione filmica di tredici registi realizzata con mezzi espressivi e tecniche differenti.
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OMR - I cortometraggi sono stati selezionati da una commissione di nove persone, tra i quali anche mio fratello ed io, rispettivamente in qualità di Presidente e vice Presidente di Eleutheria, e anche dalla Prof.ssa Genny Di Bert come curatrice della Fondazione. Gli altri sei membri erano esperti del settore cinematografico internazionale. Questa commissione ha valutato circa 240 cortometraggi selezionandone, in un primo momento, una trentina. Durante la seconda ed ultima fase di selezione abbiamo cercato di scegliere i vincitori rispetto alla qualità generale, guardando in particolar modo all’elemento “storia”. Spesso, nella selezione di questi film, si guardano le singole parti, ma poi non si considera se in realtà il lavoro sia interessante in sé per sé, o se sia capace di raccontare qualcosa. Stiamo parlando di ragazzi ancora all’inizio della loro carriera, quindi non si può pensare a prodotti perfetti da ogni punto di vista. Si è cercato sicuramente un compromesso ma non al ribasso, ossia si è preferito andare a vedere le parti positive che ognuno poteva dare. All’interno della selezione finale, ad esempio, si può trovare un lavoro più interessante per la fotografia piuttosto che per la sceneggiatura, e così via. Si è voluto offrire un ampio spettro degli stili cinematografici che rappresentano l’Italia giovanile. C’è il musical, la commedia, il noir, e così via. L’idea è stata quella di presentare una panoramica sull’arte cinematografica giovanile italiana. GDB - Sono stati considerati diversi aspetti come la regia, la sceneggiatura, la fotografia, ecc., tenendo presente il fatto di essere di fronte a cortometraggi di giovanissimi registi, anche se alcuni hanno già avuto consensi nazionali ed internazionali di pubblico e critica. Poiché l’esperienza cinematografica si basa su un rapporto che si instaura tra una realtà fittizia ed un soggetto disposto ad osservarla, sono stati valutati la narrazione e l’impatto visivo, un giusto mix in cui il racconto si combina con l’immagine, il suono con l’emozione e la proiezione con il contenuto. Non a caso, abbiamo selezionato opere d’arte audiovisive di diversi ambiti di ricerca, dalla commedia al musical e dal noir al drammatico. Quale, tra i cortometraggi proposti e proiettati in sala, dal punto di vista della regia, ti ha maggiormente impressionato? FAR - Tempo fa ebbi modo di partecipare a un festival di cortometraggi cechi, ma, con l’esperienza di IN BREVE, devo ammettere che la capacità tecnica dei cortometraggi italiani è superiore. Uno stacco, almeno secondo il mio punto di vista, dovuto forse a un maggiore supporto economico. Tra i cortometraggi che, in termini di regia, mi hanno maggiormente attratto cito Il cane di Matteo Delai, Dubbi che vengono di Ilaria Galanti e Sottovoce di Fabrizio Benvenuto. OMR - Non solo uno, ma, a dire la verità, almeno tre o quattro. Citerei, ad esempio, Delta del regista Yari Saccotelli. Un film, secondo me, costruito molto bene, soprat-
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tutto dal punto di vista, per l’appunto, della regia. La storia, di per sé, presenta dei cliché abbastanza standard, ma la costruzione tecnica dimostra una certa maturità che, se frutto di un ragazzo di vent’anni, risulta incredibile. Un altro film che mi ha meravigliato è Sottovoce di Fabrizio Benvenuto. Un cortometraggio di trenta minuti con una perfezione esecutiva eccezionale e con un pacchetto regia, interpretazione degli attori e fotografia di grande pregio. Al terzo posto porrei Dubbi che vengono, una storia carina e fresca. Un cortometraggio non costruito nel dettaglio e nella perfezione come i primi due, ma che porta sullo schermo una bellissima idea e una bellissima sceneggiatura. Elementi che, insieme a un bravissimo attore, Salvatore Langella, hanno creato un prodotto brillante e coinvolgente. GDB - Difficile rispondere, essendo una selezione di grande qualità. Comunque, Sottovoce di Fabrizio Benvenuto, Le scale di Adriano Ricci e Iov (Viola) di Alain Parroni, mi sembrano particolari, senza con ciò, ripeto, togliere alcun merito agli altri. Quale cortometraggio premieresti per la performance degli attori? FAR - Delta è stato un cortometraggio che ho apprezzato molto per l’interpretazione degli attori. Un noir, concentrato principalmente intorno a un tavolo, dove avviene un dialogo abbastanza teso tra i tre protagonisti, interpretati da Sara Mennella, Salvatore Alfano e Marco Golinucci. Una scena restituita da un’eccezionale fotografia, che richiama opere preraffaellite. Ottima quindi la regia, superlativi gli attori. Non è sicuramente l’unico e quindi devo menzionare nuovamente Dubbi che vengono oltre che Princess, di Stefano Arduini. OMR - Credo che tra gli elementi più importanti in un cortometraggio ci siano gli attori. Se l’interpretazione dell’attore non è eccellente, viene meno gran parte del fascino di un prodotto filmico, anche se la regia e la sceneggiatura sono di qualità. Tra gli attori che maggiormente mi hanno colpito cito Sara Mennella, protagonista del cortometraggio Delta. Nonostante la giovanissima età, l’attrice riesce a creare perfettamente e in modo credibile l’immagine di questa ragazza disturbata mentalmente e quindi con dei problemi psichici. Cito ancora Salvatore Langella del film Dubbi che vengono. Eccezionale. Film molto carino, ma buona parte della qualità finale del pacchetto si deve all’interpretazione di questo ragazzo, che è stata sopra ogni aspettativa. Potrei citare altri attori, tra i quali Andrea Vasone ne L’ora d’aria, interprete di un uomo che, sostanzialmente, si sente più libero in carcere che tra le quattro mura familiari. Una sensazione che ognuno di noi, almeno una volta nella propria vita, ha provato, desiderando di scappare via dal proprio ménage familiare, probabilmente troppo opprimente. Tuttavia, indipendentemente dalla storia e anche per come è stato confezionato il film, grazie a questa interpretazione il cortometraggio risulta un prodotto interessante e piacevole. In conclusione, devo dire che i giovani attori erano tutti tecnicamente preparati e, tra questi, ne spiccavano alcuni, come gli interpreti di Sottovoce, nei quali si notava una tecnica professionale superiore e più accademica.
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GDB - Il mio “premio” va a tutti i partecipanti, soprattutto per aver superato una dura selezione. Molti cortometraggi hanno un tema drammatico. A cosa si deve tale scelta? FAR - Ti dirò: sono rimasto abbastanza sorpreso dalle proiezioni presentate in sala. In un tempo in cui l’Italia vive problemi economici con una continua crisi, subisce il dramma dell’immigrazione o, ancora, i terribili fatti di femminicidio, mi sarei aspettato che questi potessero essere i temi più comuni nelle pellicole della rassegna. Invece, come dicevo, sono rimasto molto sorpreso dalla fantasia e dal percorso trasversale dei temi trattati, veramente molto variegati. A volte drammatici, sì, ma forse è normale trattandosi di giovani registi che, dal punto di vista umano, traducono in immagini i pensieri e le riflessioni di un’età che si basa su molti “perché”. E la società attuale ne pone molti. OMR - Sulla base dei cortometraggi di IN BREVE, i giovani italiani di adesso, interpretando i loro discorsi, sembrano avere una visione del futuro pessimistica o comunque disincantata. Non addebiterei la questione, perché è facile dirlo, alla crisi che imperversa in Italia e a causa della quale si percepisce tutto nero. I nostri nonni prima, e poi i nostri genitori, hanno vissuto le guerre, come la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, e poi, con il Dopoguerra, anche la fame. Giusto per fare un esempio. Eppure io, da piccolo, avvertivo tantissimo ottimismo. Una grande voglia di vivere che si respira ancora oggi nei discorsi degli anziani. Quindi, secondo me, non è esclusivamente una questione economica. D’altronde oggi i ragazzi italiani, come quelli di altri Paesi europei, vivono un periodo, tutto sommato, di sicurezza sociale e di stabilità economica che non è mai stata registrata in nessuna epoca. Qual è allora il motivo di questo disincanto? Io penso che quando una società arriva ad avere tutto, non è più capace di sognare. E i giovani, non tutti ma la maggior parte, sono carenti di sogni. È da ciò che scaturisce un pessimismo diffuso; anzi no, il pessimismo è già un sentimento. Io parlerei di nichilismo, abbastanza diffuso nei cortometraggi presentati nella rassegna. Sembra, attraverso queste proiezioni, di vivere una sensazione di ricerca. Come se i giovani volessero trovare un punto di riferimento… che non devono però trovare! La bellezza della gioventù è che non esiste quel punto di riferimento. Sono dei navigatori in un mare in burrasca ed è proprio quello che li deve stimolare a cercare. Se ci fosse il punto di riferimento, per cosa varrebbe la pena navigare? Devono ritrovare questo desiderio di scoperta. Eppure non è tutto pessimismo. Nei cortometraggi di questi giovani registi si respira creatività: ognuno di loro ha dimostrato un’enorme fantasia. Una fantasia che è nel nostro DNA e che è tipica dell’essere italiani. L’italiano nasce con dentro
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un grande serbatoio di idee, caratteristica che questi ragazzi hanno abbondantemente dimostrato con le loro storie. Questa visione un po’ nichilista e un po’ disincantata del futuro, di cui parlavo prima, deve essere interpretata come una sensibilità viva e accesa, quasi un punto di domanda. Un perché da cui dipartiranno, ne sono convinto, risposte nuove e certe per un futuro più consapevole. GDB - Al nichilismo contemporaneo e alla malinconia tipica di questa sorta di “Nuovo Romanticismo” che gli artisti, e conseguentemente le Arti, vivono. Le opere d’arte sono nuove “corrispondenze” e gli artisti “cantano l’estasi dello spirito e dei sensi”, perché “la Natura è un tempio in cui i pilastri vivi a volte emettono confuse parole; l’Uomo, osservato da occhi familiari, tra foreste di simboli s’avanza…”. Charles Baudelaire dixit. Volendo fare un bilancio, quale è stata la risposta del pubblico all’evento? FAR - Noi non abbiamo avuto l’ambizione di realizzare un festival. Il nostro principale obiettivo è stato quello di garantire una vetrina a giovani registi dove poter divulgare le proprie opere. Un’operazione che è piaciuta e ha raccolto un ampio consenso del pubblico. Ad esempio, confermo che molti hanno richiesto di visionare nuovamente i cortometraggi. Si registra, insomma, un certo consenso verso il binomio giovani-cinema e, più in generale, verso il mondo cinematografico e quindi verso i corti. OMR - Prima di tutto direi che abbiamo riempito il Teatro Royal. Non è una cosa scontata. Non stiamo parlando certo di una grande sala, sono circa 160 posti. Tuttavia vorrei fare una riflessione. Non abbiamo proposto un evento dove si sono offerti film, ma cortometraggi. Dove i protagonisti non erano registi o attori affermati, ma giovani professionisti emergenti. Eppure abbiamo registrato un buon afflusso di pubblico e questo è un risultato molto positivo. Semmai io mi chiedo se ha senso, e questo è forse più interessante, continuare su questa strada. Probabilmente il successo avuto è la giusta motivazione per creare un sequel dell’iniziativa, magari con il coinvolgimento di giovani registi cechi o, perché no, presentare una rassegna cinematografica unica sia con registi cechi che italiani. Infine, mi piacerebbe che questi appuntamenti fossero motivo di interesse soprattutto per il pubblico giovane. Non che in sala ci sia stata una carenza di giovani, ma ne vorremmo molti di più. Questo è forse uno degli obiettivi prioritari di Eleutheria, ossia puntare ancora di più non solo ai giovani artisti ma anche al pubblico giovane. GDB - Penso che il pubblico abbia reagito con attenzione e grande coinvol-
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gimento. Ho riscontrato che l’esperienza cinematografica delle due serate ha suscitato emozioni ed anche un positivo scambio di opinioni ed idee. Siamo riusciti ad allontanare, compito precipuo del cinema, gli spettatori dalla vita quotidiana, focalizzando la loro attenzione sulle immagini proiettate sul grande schermo. Come si colloca un progetto di questo tipo nell’ambito dell’offerta culturale di Eleutheria? FAR - La Fondazione Eleutheria porta avanti una scelta: voler valorizzare i giovani artisti, dandogli la possibilità di essere conosciuti. Loro stessi e chiaramente le opere che producono, rendendole “visibili”. IN BREVE è il naturale prolungamento di una storia ormai pluriennale. L’anno scorso, ad esempio, abbiamo puntato, con l’organizzazione di due mostre, ai giovani fotografi, sia cechi che italiani. Oggi lo stesso e il prossimo anno già si prevedono nuove iniziative di questo tipo. OMR - Come Fondazione, circa il 50% della nostra attività in questi dieci anni è stata rivolta ai giovani. Tempo fa abbiamo ideato un progetto, che si chiama Et Cetera, il cui obiettivo principale era quello di scovare nuovi talenti giovani sotto i 40 anni, sia cechi che italiani. Prima, quasi cinque anni fa, avevamo puntato alle arti figurative con una mostra presso l’Istituto Italiano di Cultura di Praga e, poi, al MAXXI di Roma. Successivamente questo progetto ha avuto un suo seguito, puntando al settore della fotografia. Un’idea che rappresenta a pieno quella che è, volendo usare un termine anglosassone (per quanto non sia un fan di tali prestiti linguistici), una delle mission della nostra Fondazione, ossia il fatto di rivolgerci ai giovani. GDB - È il logico sviluppo di un percorso che la Fondazione ha intrapreso sin dalla sua nascita, a favore della promozione delle Arti, includendo varie discipline e differenti periodi. Ciò che conta è la validità della proposta, tenendo presente che la vera Arte è senza tempo, vive cioè ogni volta che viene presentata. La nostra ricerca è rivolta al mondo della creatività, in cui l’opera d’arte è manifestazione di tecnica e contenuti. Fare e pensare, offrendo progettazione e realizzazione di un lavoro artistico, è tipico di ciascun autore e noi cerchiamo di “scoprire” e diffondere opere poco conosciute, artisti “devianti” e nuove proposte inerenti le molteplici discipline. Com’era possibile non affrontare anche la “Settima Arte”? Dopo aver avuto a Praga Vittorio Storaro, che racchiude in sé parte della storia del cinema italiano e internazionale, abbiamo ritenuto opportuno rivolgere l’attenzione verso nuovi talenti. Una scommessa di chi sa cogliere prima di altri capacità e trasformazioni future.
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Quello tra Eleutheria ed i giovani artisti è un binomio ormai consolidato. Da cosa nasce questa “intesa”? FAR - È molto facile organizzare una mostra su un artista affermato o su opere d’arte già conosciute. Chiaro, sono altrettanto importanti. Noi stessi, in questi lunghi anni, abbiamo spesso inserito nei programmi di Eleutheria alcuni eventi con nomi importanti della scena artistica italiana ed estera. Eppure gli artisti importanti non hanno bisogno di molte presentazioni poiché vivono già di una loro fama. I giovani invece, proprio perché lontani a volte dall’essere resi “visibili”, hanno la necessità di essere sostenuti. Noi cerchiamo di farlo, offrendogli un “palco” da cui farsi conoscere e quindi contribuendo in maniera diretta alla loro crescita professionale nell’arte. OMR - Credo che quando si parla di cultura, non si possa prescindere dai giovani. Parliamo sempre della crisi della cultura, come in Italia così nel mondo. Si parla sempre di un allontanamento dei giovani dalla cultura. Si tratta forse di quella che alcuni chiamano involuzione culturale della nuova generazione, che, probabilmente, è anche frutto della presenza di pochi stimoli o comunque di stimoli giusti. È chiaro ed evidente che, se una fondazione o un’istituzione culturale in genere vuole esistere, lo deve anche fare attraverso attività capaci di catalizzare l’attenzione dei giovani, che sono il futuro e il nuovo pubblico insieme. Attività che siano, però, di qualità. Non è vero che i giovani pensano solo a futilità. Gran parte di loro ha bisogno e ricerca stimoli culturali e sta a noi garantirglieli. In fondo è questa la sfida di una fondazione come la nostra. Se non è capace di stuzzicare l’interesse giovanile, viene meno il motivo stesso della sua esistenza. Portando però all’attenzione dei giovani cultura vera. Il termine giovane non vuol dire “meno”. Giovane non vuol dire “declassato”. Organizzare attività rivolte ai giovani vuol dire essere capaci di parlare con la loro sensibilità e con il loro modo di pensare. Eleutheria, secondo me, ci sta riuscendo o comunque ci sta provando, anche con buoni risultati. Il passaggio successivo sul quale, secondo me, dovremmo puntare è quello di riuscire a lavorare con le Università o le Accademie, veri contenitori della cultura giovanile. In parte lo stiamo facendo, ma credo che una collaborazione più stretta con queste istituzioni ci possa permettere di incontrarli direttamente lì dove vivono gran parte del loro tempo. Questa è, a parere mio, una strada importante, ancor più in un Paese, come la Repubblica Ceca, dove la cultura è spesso interpretata in modo diverso rispetto ai Paesi di tradizione classica, come l’Italia, per i quali la cultura è un “territorio” ben contingentato. In territorio ceco l’idea di cultura è fin troppo ampia e dispersiva: è un contesto in cui il nostro lavoro diventa ancora più accattivante e forse anche più utile rispetto ad altre situazioni. GDB - Come le numerose iniziative intraprese fino a oggi da Eleutheria, anche questa intesa si sta dimostrando vincente. Siamo curiosi, amiamo l’Arte che cerchiamo ovunque, alla scoperta del bello, del nuovo o del poco conosciuto. Personalmente, mi soddisfa dedicare tempo ed energie per scovare “metalli” apparentemente privi di valore, ma che, in realtà, sono “oro”, che non brilla agli occhi dei più.
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La relazione tra cultura del passato e dell’oggi ci permette di cogliere capacità intrinseche degli artisti, sfumature di logiche progettuali e fattibilità. Desideriamo intuire i percorsi e i risvolti artistici futuri di giovani alla ricerca della loro identità. Per fare ciò usiamo anche quel “sesto senso” che un critico d’arte dovrebbe possedere. Ricordo, al riguardo, che Pierre Restany (con il quale ho collaborato per molti anni) rilevava come “scoprire” talenti significa anticipare i tempi, con il rischio di essere capiti soltanto in un futuro prossimo. La scelta di supportare giovani artisti è una sfida, in cui la libertà di scelta verso soggetti di nuove generazioni dialoga con il mecenatismo, senza il quale non esisterebbe neanche la Cappella Sistina di Michelangelo. Cosa significa oggi per un Ente culturale privato occuparsi di promozione dei giovani talenti? Vantaggi e difficoltà. FAR - La nostra è una fondazione che si basa su finanziamenti propri e non ha accesso, almeno per il momento, a finanziamenti pubblici. Le nostre attività sono frutto di un puro e semplice mecenatismo. Siamo stati sempre lontani dall’intavolare discorsi di tipo affaristico e commerciale. Una condotta che viene abbastanza apprezzata dal pubblico e soprattutto dai giovani. OMR - Vantaggi: da un punto di vista razionale, nessuno. Oggi la cultura fa perdere soldi. In politica, e soprattutto in Italia, il mantra che continuano a ripeterci è che «la cultura produce arricchimento». Non è così. La cultura non produce soldi. L’unico arricchimento che produce è quello mentale. L’arricchimento di una persona. L’arricchimento, quindi, e anche di consapevolezza, di un’intera società. Ma non l’arricchimento in quanto pecunia…. E non lo porta nello Stato, che quando produce un’attività culturale ci rimette soldi. Alla gente non piace sentirselo dire ma la cultura costa, e per questo, qualcuno deve investire delle risorse economiche, difficilmente recuperabili. Un discorso che vale a maggior ragione per la nostra piccola Fondazione. Noi lavoriamo e guadagniamo profitto con un altro lavoro e la Fondazione è una realtà frutto di una passione per la cultura. Una passione che costa. Le nostre attività, per quanto a volte semplici o altre volte complicate, hanno un costo che si deve sostenere. Cosa ci ripaga? Sembra un’ironia dirlo, ma l’attività che portiamo avanti ci ripaga con una grande soddisfazione. Ci ripaga con il fatto che, quando si fa bene un lavoro, vi sono anche dei risvolti positivi, sicuramente da un punto di vista professionale, ma non economico. Quali sono, quindi, le difficoltà? Oggi come oggi, in un Paese come la Repubblica Ceca, pochi credono nella cultura perché giustamente la identificano come un costo. La pensano così anche molti sponsor privati, che difficilmente vanno ad investire laddove non hanno un ritorno immediato in termini economici. In realtà, il ritorno c’è ed è un ritorno d’immagine enormemente più importante rispetto a quello che si potrebbe avere in altri settori. Purtroppo, le aziende non sempre comprendono che
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un investimento nella cultura garantisce un ritorno d’immagine forte e stabile, anche se certamente si sviluppa in tempi lunghi. Spesso non lo capiscono neanche gli Enti pubblici, siano essi in Repubblica Ceca o in Italia. Probabilmente si dovrebbe favorire una defiscalizzazione di chi finanzia le attività culturali. Questo porterebbe, forse, a migliorare gli impegni economici nell’attività culturale di un Paese. Spesso anche lo Stato, per quanto si riempia la bocca di cultura, valuta la stessa come una perdita. Invece uno Stato dovrebbe facilitare la veicolazione della cultura, soprattutto per un arricchimento sociale e personale dei propri cittadini. GDB - Nonostante i notevoli vincoli burocratici, le attività delle fondazioni nel settore della cultura sono rilevanti. La Fondazione Eleutheria ama creare parallelismi tra tradizione e innovazione, tra storia e cultura passate e quelle in divenire, valicando il limite di una ricerca in ambito contemporaneo. Esiste nella Fondazione il bisogno insopprimibile dell’essere umano di sostenere l’Arte in quanto autentico “cibo dell’anima”. Vantaggi? Pochissimi, quasi nulli. Difficoltà? Molte, ma che si possono affrontare e superare. Questo perché Eleutheria affonda le radici nel desiderio dell’uomo di generare, apprezzare, proteggere e favorire l’attività artistica come modo migliore per celebrare su questa terra le gioie dello spirito e lasciare di sé un “imperituro ricordo ai posteri”.
A quando il prossimo evento e di cosa si tratterà? FAR - Stiamo portando avanti progetti importanti. Durante la prima settimana di maggio, presenteremo in più giorni la città di Parma a Praga. Tra gli eventi in programma durante questa manifestazione, inaugureremo una mostra sulle grafiche e i disegni del Parmigianino, artista manierista italiano. Attraverso una ricerca storica, stiamo cercando di realizzare anche un libro con protagonista Maria Amalia d’AsburgoLorena, ossia l’ultima duchessa di Parma. Una donna che, da Parma, ha poi vissuto gli ultimi anni di vita proprio a Praga, venendo seppellita, dopo la sua morte, nella Cattedrale di San Vito. Infine a giugno proietteremo la nostra attività con i giovani in una via di Praga, dove artisti emergenti, sia italiani che cechi, si cimenteranno in opere di Street Art, create sul posto. OMR - Abbiamo in programmazione vari eventi, ma vorrei puntare l’attenzione sulla manifestazione “Parma a Praga”, un progetto complesso che si articolerà nell’arco di quattro giorni e che vuole presentare il capoluogo emiliano in Repubblica Ceca. Parma, compreso il suo territorio, fa parte di quella rosa, molto ampia, di centri urbani italiani che hanno un’importanza enorme. Eleutheria cercherà di sviluppare un progetto strutturato di promozione mirato, prima di tutto, alla popolazione ceca. Si presenterà Parma dal punto di vista imprenditoriale, culturale e sociale. Di fatto, nel corso dei quattro giorni verranno organizzate mostre, concerti e presentazioni di libri, ma si
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agevoleranno anche incontri tra imprenditori, sia italiani che cechi, con tavoli bilaterali su tematiche quali il turismo e l’enogastronomia. Dal punto di vista culturale, volendo anticipare solo una parte, porteremo in mostra disegni originali di Girolamo Francesco Maria Mazzola, detto il Parmigianino, ritenuto il più importante dei pittori manieristi italiani. In conclusione, “Parma a Praga” è un progetto pilota e questo vuol dire che la nostra massima aspirazione sarebbe quella di portare in vetrina, negli anni successivi, anche altre realtà cittadine italiane. GDB - Nel 2018 festeggeremo i dieci anni di “Eleutheria”, la “Libertà” dell’Arte. Avremo giornate dedicate a Parma: moltissimi gli eventi e una “chicca espositiva”: disegni e grafiche di Parmigianino. Poi ci sarà un evento di “Street Art”, in cui artisti italiani collaboreranno, in una sorta di dialogo-gioco, con artisti cechi. La “Street” è una forma d’arte contemporanea ormai molto diffusa. Ci piace l’idea che chiunque passerà di fronte alle opere sarà portato a “cannibalizzare” mentalmente tutto, sovrapponendo ricordi ed impressioni della sua conoscenza artistica e memoria visiva, oppure, semplicemente, divertendosi nell’avvicinarsi all’arte ed ai suoi messaggi ed iconografie. Stiamo valutando la “strada” più adatta per rendere al meglio l’iniziativa. Sceglieremo una “location” in cui l’incontro tra l’opera ed il passante possa creare sorpresa e curiosità, facilitando l’interpretazione del momento, rendendo piacevole il contatto tra opera ed osservatore, che si dovrà fermare in un preciso posto oppure sarà costretto ad attraversare l’ambiente e rendersi lui stesso protagonista della performance. State pronti… sarà guerriglia a colpi di spray!
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Ilaria Galanti
Ilaria Galanti nasce a Roma il 16 settembre 1996. Per il lavoro del padre, diplomatico, cambia paese di residenza ogni quattro anni: Damasco, Dakar, Roma, Washington DC, per poi tornare a studiare cinema a Roma, presso la R.U.F.A. - Durante il triennio di studi all’accademia, Ilaria realizza il cortometraggio “Dubbi Che Vengono”, presentato alla selezione di giovani registi a Praga, e fa diverse esperienze sul set. Lavora come aiuto regista alla realizzazione di diversi cortometraggi all’interno dell’accademia, tra i quali “Mulini a Vento” e “L’Ora d’Aria”, entrambi presentati alla rassegna di Praga. Lavora come assistente alla regia sul set dell’episodio di lancio della serie “Zago”, di Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, e come secondo assistente alla regia sul set del nuovo film di Brian De Palma “Domino”. Attualmente Ilaria frequenta il corso di Regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia, a Cinecittà.
DUBBI CHE VENGONO Può capitare di perdere momentaneamente le proprie facoltà di controllo ma, le scelte che facciamo in quei momenti, riflettono veramente chi siamo? Manuel è un ragazzo di poco più di vent’anni che, dopo essersi ubriacato la sera prima con gli amici, si risveglia stordito, con uno sconosciuto che gli dorme accanto. Nonostante gli sforzi, non riesce a riportare alla coscienza quello che è accaduto e, nel dubbio, preferisce non svegliare il ragazzo, rimandando quindi un possibile chiarimento con quest’ultimo, ma rimandando, in realtà, anche il più temuto confronto con se stesso. L’arrivo imminente della sua ragazza dall’estero e una festa improvvisata per l’occasione non aiuteranno il protagonista a trovare la strada del chiarimento. È l’incertezza a guidare il giovane protagonista nel corso della vicenda: incertezza che tutti noi proviamo quando tentiamo di definire la nostra identità.
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Matteo Delai
Matteo Delai, nato nel 1991, si è laureato in Scienze della Comunicazione nel 2015 a Padova ed è prossimo alla laurea in Arte Cinematografica presso la R.U.F.A. a Roma. Il suo primo lavoro documentaristico “All’armi siam registi – Cecilia Mangini racconta Lino del Frà”, ha vinto il premio Adelio Ferrero 2016 ad Alessandria. Successivamente, ha esordito con il suo primo Cortometraggio “Tutto per lei”. Nel 2017, con RUFA e COBALTO FILM, firma il Documentario “Bongiùr”: protagoniste quattro sorelle che - dopo più di cinquant’anni di silenzio - si recano in Belgio alla ricerca del fratello. Una riflessione sui tanti punti in comune tra l’odierna immigrazione in Italia e l’emigrazione italiana degli anni cinquanta. Sempre nel 2017, Delai ha realizzato il suo secondo cortometraggio, “Il Cane”, presentato a Praga durante la rassegna “In Breve”.
IL CANE Leo e Bianca sono una coppia di trentenni pronti a costruire un futuro insieme. Scelgono di iniziare il loro progetto con l’acquisto di un cane, per testare le loro capacità genitoriali, ma qualcosa in Leo cambia: l’uomo diventa sempre più assente, sempre più distante. Il tutto, senza un motivo apparente, in una storia in cui il regista cerca di mettere in crisi la morale dello spettatore su concetti quali amore ed assistenza. “Purtroppo non mi è stato possibile partecipare alla rassegna di Praga, a causa di un impegno lavorativo a Bruxelles. Ho quindi potuto seguire l’evento solo attraverso i social network: sono, però, davvero molto felice di aver fatto parte del progetto.“
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Nicola Giampà
Nicola Giampà, nato il 24 febbraio 1997 a San Pietro a Maida, in Calabria, ha frequentato l’Istituto Magistrale per poi approdare alla Rome University of Fine Arts. La cinematografia è, da sempre, una sua profonda ed innata passione. Il cortometraggio “Buongiorno”, con il quale ha partecipato alla rassegna praghese “In breve”, tratta le problematiche dell’integrazione in un’ottica decisamente originale.
BUONGIORNO La routine mattutina felice e spensierata di Riccardo viene interrotta da un venditore ambulante, che lo infastidisce chiedendo elemosina. Riccardo, ora che la sua giornata è rovinata, decide di massacrarlo di botte in mezzo alla strada; il suo gesto estremo altro non è che frutto della sua sadica immaginazione. VIDEO “L’esperienza a Praga è stata la più bella della mia vita, un primo sogno che si realizza, e l’atmosfera che ho vissuto è stata meravigliosa.”
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Adriano Ricci
Adriano Ricci è nato e cresciuto a Roma. Si è laureato in Cinema alla Rome University of Fine Arts nel 2016 e attualmente sta studiando per ottenere la laurea magistrale presso l’Università della Sapienza, nel dipartimento di Lettere e Filosofia. Si è aggiudicato il primo premio al concorso letterario indetto dal Consiglio Regionale del Lazio: “Mai più violenza: esci dal silenzio” del 2012 e, nello stesso anno, ha vinto il premio ex aequo per il concorso letterario “Bruno Nardo”. Ha collaborato alla realizzazione di diversi cortometraggi dirigendone alcuni come “Il pavone”, “Proposta indecente” e “Le scale”. Quest’ultimo si è aggiudicato il premio MUP alla migliore produzione italiana al Parma International Music Film Festival 2017. Ha di recente collaborato come editor all’adattamento della sceneggiatura “Gli infedeli”, per Filippo Bologna, Riccardo Scamarcio e Stefano Mordini. Nel 2017 si è aggiudicato, assieme a Ilaria Pedoni, il Gran Premio della Giuria per la sceneggiatura “100”, all’ottava edizione del concorso Mattador.
LE SCALE Un anno dopo la morte di sua moglie Ambra, Roberto è ancora ossessionato dagli errori che ha commesso nel suo matrimonio; inoltre, non riesce a trovare il tempo di sistemare il complicato rapporto che ha con suo figlio, vittima di bullismo a scuola e bisognoso di attenzione da parte sua. Lo spirito di Ambra tenterà di chiarire una volta per tutte, con Roberto, la loro situazione familiare, cercando anche di fargli aprire gli occhi riguardo a loro figlio. Allo stesso tempo, spingerà il ragazzo a prendere una decisione che cambierà per sempre la sua vita. La misteriosa apparizione della moglie e madre che tanto amavano, porterà padre e figlio a ricucire il loro legame, oppure lo spezzerà per sempre? VIDEO “Praga è uno di quei luoghi che mi hanno sempre ispirato, per eleganza e mistero. È una città caratterizzata dalla perfetta fusione di antico e nuovo, un paese dei balocchi dove ci si può perdere scoprendo qualcosa di nuovo ad ogni vicolo. Aver avuto l’occasione di vedere il mio primo vero cortometraggio, un musical italiano, sul grande schermo nella sala del teatro Royal, mi ha ripagato degli sforzi fatti e ha riacceso in me la voglia di tornare a girare. Sono grato ad Eleutheria per aver avuto il coraggio di presentare un prodotto piuttosto raro nel panorama dei corti italiani.”
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Yari Saccotelli
Yari Saccotelli è nato a Trani il 17 Dicembre del 1995. Ha conseguito il diploma nel settore Audio-Visivo e, durante gli anni di studio, ha avuto le prime esperienze in ambito Cinematografico. Dopo il diploma si è trasferito a Roma per frequentare la R.U.F.A. Ha vinto un importante concorso di Video Arte dedicato a Bill Viola con la video installazione “Condursi”. Da quasi un anno è il Direttore Artistico dell’Accademia Romana di Musica. A dicembre è partito per la Tanzania per girare un documentario su “ZAWADI”, un ragazzo disabile che è riuscito a scrivere un libro sulla sua terra, con il solo uso dei piedi.
DELTA Anna è una ragazza di ventidue anni, affetta da un disturbo compulsivo della personalità. Un giorno invita a cena due ragazzi con cui ha avuto dei trascorsi poco piacevoli. Durante la cena tutto sembra andare per il meglio, fino a quando i due cominciano a rinfacciarle tutto ciò che è accaduto in passato, accompagnando le loro parole con scherzi di cattivo gusto.
“Ho lavorato tantissimo tempo su questo progetto dando tutto me stesso e vedere tutto questo lavoro nello schermo di un bellissimo cinema come il Royal, a Praga, mi ha ripagato di tutto.“
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Riccardo Quattrociocche Riccardo Quattrociocche nasce il 4 Giugno 1993 a Roma. Dopo aver completato gli studi superiori, diplomandosi in ragioneria, lavora come operatore presso studi privati e come assistente operatore per la RAI. Prosegue la sua ricerca nell’ambito dell’audiovisivo, all’interno della Rome university of Fine Arts. Dal 2014 sperimenta e realizza vari prodotti, spaziando tra documentari, spot e cortometraggi, nell’ambito del collettivo cinematografico THREEAB. Nel 2016 si aggiudica, nell’ambito del RUFA CONTEST, il primo premio con il cortometraggio sperimentale “GUARDARSI”, premio assegnato dal designer internazionale Karim Rashid. Ha di recente iniziato il percorso distributivo del suo cortometraggio di diploma: “TANTO HAI QUANTO SPERI”.
TANTO HAI QUANTO SPERI L’irruenza del destino ci accompagna in un viaggio attraverso uno spaccato della periferia romana, iniziato da uno zainetto colmo di cocaina che passerà dalle mani di un ciccione innamorato a quelle di una coppia di amici senza aspirazioni, fino ad arrivare nelle mani di un bambino, affascinato dal nuovo contenitore: una statua di Padre Pio. Acciecati dalla voglia di migliorare la loro condizione sociale, i protagonisti diverranno a loro volta vittime delle trappole del fato, per cui scopriranno che non sempre la svolta della vita arriva accompagnata dalla speranza stessa. Video “Manifestazioni come IN BREVE fanno bene ai giovani artisti e ci danno la forza di proseguire verso la montagna da scalare con tutto l’entusiasmo di cui abbiamo bisogno. La magica atmosfera della rassegna ci ha accolto in un abbraccio di intimità culturale davvero sorprendente, ha permesso confronti diretti con gli altri giovani autori e con il vasto pubblico partecipante, permettendo a tutti di vivere due serate ad alta intensità socio-culturale.”
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Fabrizio Benvenuto
Fabrizio Benvenuto ha conseguito la maturità nel 2011, presso l’istituto tecnico commerciale L. Palma di Corigliano Calabro. Nel 2013 si è iscritto presso l’accademia di belle arti RUFA di Roma, dove a luglio del 2017 ha sostenuto l’esame di laurea in cinema. Nel 2013 ha girato il suo primo cortometraggio “Una giornata fortunata”. Sempre nel 2013 ha lavorato come videomaker, realizzando vari video promozionali destinati al web, per aziende come la Barilla e la Bmw. Nel 2014 ha realizzato il suo secondo cortometraggio “Social Blackmail”, aggiudicandosi il premio Ausonia per l’impegno cinematografico. Durante l’estate del 2014 ha girato, insieme ad altri nove giovani registi, un cortometraggio per la Fondazione ente dello spettacolo “Il miracolo”, che si è aggiudicato vari premi, tra cui un nastro d’argento. Nell’ottobre 2015 ha lavorato come assistente alla regia per il documentario HBO “The young pope - A tale of filmmaking”, diretto da Fabio Mollo ed incentrato sulla famosa serie ad opera di Sorrentino. Nel 2016 ha girato, in Calabria, il suo terzo cortometraggio “Sottovoce”, interpretato da Stella Egitto, Marina Crialesi, Alice Pagotto e Titti Cerrone, che si è aggiudicato l’accesso allo Shortcorner di Cannes 2017. Nello scorso aprile ha diretto il videoclip musicale “Occhi”, del cantante Silvio Mauro.
SOTTOVOCE Anna è una giovane donna che lavora per una rivista di moda. Annoiata dalla monotonia della città e dalle fiacche relazioni, decide di sfruttare un week end per tornare ai Laghi di Sibari, un luogo magico a lei molto caro ma dal quale manca da oltre quindici anni. Convince così due colleghe ad accompagnarla in questo viaggio, alla ricerca dei profumi e dei panorami della sua infanzia. Una volta arrivata incontra Melania, una ragazza introversa che sembra nascondere qualcosa. Insieme, in un vortice di emozioni, riassaporeranno il calore delle estati del loro passato e supereranno le loro paure. Ma tutto ha un prezzo. VIDEO “L’esperienza di Praga è stata meravigliosa! È una città che amo e spero, un giorno, di poter girare un film in quelle strade misteriose.” 34
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Serena Valletta
Serena Valletta, nata a Roma nel 1995, è una giovane regista italiana. Ha frequentato la Rome University of Fine Arts, specializzandosi nel montaggio. Ha ricevuto nel 2016 una nomination per miglior montaggio al 48hour film project. Nella sua carriera artistica ha lavorato a moltissimi cortometraggi e documentari, in ambito accademico e non, con il ruolo di montatore. Ha girato quattro cortometraggi tra i quali uno in stopmotion. Recentemente ha girato il suo ultimo lavoro, un cortometraggio – documentario d’osservazione, “Pereunt”, ambientato a Roma, col quale racconta la rovina dell’essere umano. Il Cinema ha sempre fatto parte della sua vita e la sua grande passione l’ha portata a farne anche il suo lavoro.
L’ORA D’ARIA L’Ora d’Aria racconta la storia di Andrea, un uomo di quarant’anni stressato dalla sua famiglia e dal suo lavoro. Un giorno, a causa di un incidente, passa una notte in carcere e finalmente trova la pace. Da quel momento decide di volerci tornare e fa di tutto per potersi sentire di nuovo libero.
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Gianlorenzo Grassi
Gianlorenzo Grassi è nato a Milano il 5 novembre 1996. Dopo aver frequentato il liceo Giulio Cesare a Roma, è stato assistente in uno studio di produzione Mark in video, seguendo poi un corso di Critica Cinematografica, Continuità filmica, Fotografia e Recitazione nel Cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma. Infine, nel 2016 si è iscritto all’università RUFA, dove ha realizzato il cortometraggio GOCCIA.
GOCCIA È solo un caso? Una goccia fa cadere un vaso, lo sguardo di due ragazzi si incrocia, il loro amore è per tutta la vita. Una goccia cade, gli sguardi non si incrociano, il vaso si rompe.
“Praga, una città che ho adorato fin dal primo momento, con le sue libertà, i suoi eccessi e la sua cultura. Tutto questo lo devo alla Fondazione Eleutheria, che non solo ci ha portato a Praga, ma anche al ROYAL: un teatro, un cinema, che mi ha lasciato senza fiato.”
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Alain Parroni
Alain Parroni (1992) a soli 18 anni, appena diplomato in Arte della Grafica e della Fotografia presso l’Istituto d’Arte di Pomezia esordisce come co-regista del film d’animazione “Aeterna”. L’incontro con il graphic designer Stefan Sagmeister lo aiuta a migliorare le sue conoscenze nel campo delle arti visive e lo porta a vivere per un periodo a New York. Nel 2014, con il collettivo cinematografico THREEAB, inizia a realizzare diversi prodotti come il cortometraggio “Drudo”, che ottiene il premio per la Miglior Regia, Miglior film ed altri riconoscimenti al 48 Hours Film Project ed al Filmapalooza 2015 di Atlanta. Con la co-regia del cortometraggio “Il miracolo”, si aggiudica una menzione speciale ai Nastri d’Argento 2016. Nel 2017 si laurea con Lode in Arti della Cinematografia presso la Rome University of Fine Arts e il suo corto di diploma, “Adavede”, viene presentato alla 74° Mostra internazionale del Cinema di Venezia, nella cornice della Settimana Internazionale della Critica, e viene selezionato in concorso alla 59° edizione del Festival internazionale Zinebi di Bilbao. Sempre nel 2017, inizia a frequentare il corso di Regia base al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma ed a lavorare come Street Casting per il film “Loro”, di Paolo Sorrentino.
IOV (VIOLA) Il 25 Maggio 1928 l’aeronave “Italia”, dopo 134 ore di volo su regioni ancora sconosciute, precipita sui ghiacci dello Svalbard, nel Polo Nord. Nell’impatto, nove uomini fuoriescono dal dirigibile, riuscendo a sopravvivere fino all’arrivo dei soccorsi. Altri 5 uomini restano nella cabina del dirigibile il quale, alleggerito dall’impatto, li trasporta via: di loro non si è saputo più nulla. IOV è la storia immaginaria di uno dei 5, immerso da solo in un bianco infinito. Video
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Simone Spampinato
Simone Spampinato nasce a Roma il 13 giugno 1995. Nel 2014 consegue il diploma superiore presso il Liceo Linguistico Aristofane di Roma. Dal 2015 è studente di Cinema presso la R.U.F.A. Durante il primo anno di università scrive, monta e dirige il cortometraggio “Primo piano”. Negli anni seguenti porta avanti la passione per la scrittura, il montaggio e la regia, entrando a far parte nel 2016 dello studio di giovani videomaker “Jumping Flea”, in veste di montatore e regista. Nel 2017 firma la regia del cortometraggio “Mulini a vento” e del documentario “The place to be”, realizzato per il museo d’arte moderna MAXXI di Roma in collaborazione con la R.U.F.A. Attualmente è in fase di post-produzione con il suo ultimo documentario “Koi: i ricordi del mare”, realizzato in Giappone in una co-regia con il suo collega Lorenzo Squarcia.
MULINI A VENTO Fabio Russo, 44 anni, sostiene un colloquio di lavoro con il direttore di un supermercato per un posto di cassiere. Durante il colloquio il direttore nota che nel curriculum di Fabio manca il diploma di scuola secondaria di primo grado, titolo di studio necessario per poter ottenere il lavoro. Fabio decide così di iscriversi ad una scuola serale. Passano alcuni mesi. Un incontro riporta Fabio verso un passato dal quale l’uomo sta cercando di allontanarsi ma, proprio quando tutto sembra perduto, il destino sembra voler regalare a Fabio un’altra possibilità.
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Beatrice Baldacci
Nel 2014 si iscrive al corso di cinema della Rome University of Fine Arts, dove realizza il suo primo cortometraggio con “l’arte delle ombre cinesi”. Nello stesso anno realizza il progetto fotografico “Mi trovo dove voglio”, selezionato per una esposizione presso il Palazzo Ducale di Genova, in occasione del concorso internazionale “Prima luce”. Nel 2015 frequenta l’Accademia, seguendo corsi di regia, cinematografia e direzione della fotografia con i docenti Daniele Ciprì e Fabio Mollo. Realizza nello stesso anno il suo secondo cortometraggio, “Calma piatta”, sperimentando e mescolando cinema e videoarte. Nel novembre 2015, in occasione del “48 Hour Film Project”, realizza la direzione della fotografia nel corto vincitore “Drudo”, aggiudicandosi il premio per la miglior fotografia. Ha completato gli studi accademici di cinema del III anno seguendo il corso di cinematografia di Susanna Nicchiarelli, durante il quale ha realizzato il suo terzo cortometraggio Corvus Corax, selezionato allo Short Film Corner del Festival di Cannes 2017, all’ Offline film fest 2017, e vincitore del premio della giuria all’Umbria Film Festival. Attualmente, lavora ad alcuni progetti personali e in alcune produzioni cinematografiche.
CORVUS CORAX Tom, un ragazzo schivo ed introverso, si trova coinvolto dai suoi amici in un bizzarro progetto cinematografico. Grazie a questo, scoprirà un mondo lontano dagli uomini in cui rifugiarsi e sfuggire a tutte le proprie paure, arrivando ad una trasformazione che lo cambierà per sempre.
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Stefano Arduini Stefano Arduini nasce a Parma sul finire dell’Estate del ‘94. Trasferitosi successivamente a Brescia, è qui che muove i suoi primi passi in ambito artistico, realizzando alcune mostre collettive nell’ambito della net art, fra le quali si segnala l’esposizione per Dada Club Online, curata da Domenico Quaranta e Fabio Paris. In questo periodo inizia anche la collaborazione, che prosegue tuttora, con il magazine online Neun, per il quale scrive articoli di saggistica cinematografica. Ma è solo intraprendendo gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Carrara che la sua passione per il cinema raggiunge il massimo sfogo, realizzando dapprima installazioni audiovisive e, successivamente, videoclip musicali e video sperimentali. È stato selezionato per la rassegna “In Breve” con il suo videoclip Princess.
PRINCESS Princess è un videoclip musicale realizzato per accompagnare la musica nata dalle note di Idecade, un compositore che prende come punto di partenza i suoni emessi dal suo game-boy, arrivando a creare sonorità synth-punk e acid house. La storia presenta la giovane e bella principessa Leonessa, che vive in solitudine nella sua gigantesca magione. Triste e malinconica, cerca di sfogarsi con la pittura e la scrittura, senza però riuscire a raggiungere un risultato che la soddisfi, finché un giorno, in preda alla frustrazione, straccia e lancia nel vento le pagine del suo diario. Una di queste giunge, in maniera del tutto fortunosa, alla regina Amazzone. Lei, leggendo il dolore della Leonessa sulle pagine scritte dal suo pugno, decide di avventurarsi verso la magione dove la principessa è rinchiusa, per poterla “salvare” e donarle una nuova vita sentimentale e artistica. VIDEO “Sono davvero grato alla Fondazione Eleutheria per avermi concesso di confrontarmi con tanti altri giovani registi, con i quali ho potuto scambiare idee e opinioni in un contesto meraviglioso come quello di Praga.”
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