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Cartellino rosso

"Buonasera a tutti, gente! Come state?! Immagino emozionati per la grande partita che determinerà la fine e il vincitore di questo grande campionato!". Erano queste le frasi che giravano in attesa del grande 30 giugno 2002. La finale dei mondiali di calcio, in effetti, era un grande evento e nessuno voleva perderselo....anche se, purtroppo, non tutti ci riuscirono. Tornando al dunque, questo campionato avrebbe avuto inoltre, la partecipazione delle autorità, per ovviamente sorvegliare il luogo e assicurarsi che non avvenisse nessun fatto spiacevole, che in caso avrebbe creato un grande scandalo. In tutte le tv del mondo, c'era sempre uno spazio per ricordare l'evento e in alcuni casi si supponeva chi avrebbe vinto, c'era anche chi scommetteva diverse cifre e a volte partivano discussioni nel pieno dei programmi televisivi. In sintesi, c'era una grande tensione, ma anche eccitazione in attesa della finale. In particolare tutto questo avveniva a Tokyo, una bellissima città dove alloggiava la squadra del Brasile nell'hotel Omni di 7 stelle con proprietario Derek Brumotti. Era una città piena di posti meravigliosi e un po' per questo, un po' per l'alloggio del Brasile, Tokyo si era riempita di turisti. In effetti Tokyo era un ottimo posto per aspettare l'arrivo del grande

evento, era infatti, oltre la capitale del Giappone, una metropoli di 13 milioni abitanti, che vantava attrazioni come la Tokyo Sky Tree e Tokyo Tower o il Rainbow bridge e il Senso-ji.

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Tutto era perfetto, fin quando non arrivò la cena della squadra del Brasile. Tutti i giocatori, stanchi per l'allenamento di quel giorno, si fecero una doccia, si vestirono in abiti più o meno eleganti e scesero a cena nella lussuosa sala da pranzo dell'hotel. Si sedettero salutando con calore il loro allenatore Aníbal Calatán, che pur essendo benestante, si era vestito con abiti modesti abituato alle sue povere origini. - Buonasera anche a voi, ragazzi. - Ma come si è vestito bene, signore! - disse uno con un mezzo sorriso. - Grazie, anche tutti voi siete molto eleganti, d'altro canto, mi sono abituato troppo a vedervi con la divisa. - Può dirlo forte, per fortuna sappiamo ancora vestirci eleganti! - rispose un altro giocatore.

Appena furono tutti seduti, Aníbal disse: - Su ragazzi, ordiniamo, ma vediamo di andarci piano, non scordiamoci della finale eh. Nessuno vuole scambiare i giocatori per le palle di calcio. Ahaha! - Beh, per fortuna lei non gioca, mister. - disse il portiere scherzando. - Davvero molto divertente. - ribatté l'allenatore un po' offeso. Non avrà avuto mica degli addominali scolpiti, ma in fondo si teneva in forma - Bene, dopo questa battutina spiritosa, credo che opteremo tutti per prendere una fettina di pesce, è risaputo, il pesce rende più intelligenti.

Ad un certo punto però, tra una battutina e l'altra, uno dei giocatori si rese conto di uno strano fatto che condivise con gli altri: il capo cannoniere, nonché capitano della squadra non era presente…

Appena finita la cena all’hotel, Aníbal andò in bagno a farsi la doccia dopo la dura giornata delle semifinali del mondiale. Nel frattempo i compagni di squadra si preoccuparono che a Jonatan fosse successo qualcosa. - Andiamo a controllare che fa Jonatan. Forse è arrabbiato perché la mammina non gli ha dato la buonanotte. - disse la riserva Michel, così andarono a controllare. Aprendo la porta della stanza 17 trovarono il capitano disteso a terra con un coltello piantato nel fianco destro. - Oh mio Dio, è morto! - disse il portiere della squadra.

Michel, avendo una laurea in medicina fortemente voluta dalla famiglia di medici andò a controllare se fosse vivo mettendo due dita sul collo e capì che non c'era più nulla da fare. Cinque minuti dopo arrivò l'ambulanza e con il rumore delle sirene venne l’allenatore con una macchia di sangue sulla scarpa giustificandosi di essersi tagliato al piede.

Il presidente del calcio mondiale chiamò un investigatore famosissimo, Mr Johns, per indagare sul caso. All'inizio questi pensò che fosse stato un componente della squadra avversaria ovvero la Francia dato il premio in palio.

Parlò, quindi, con il proprietario dell’hotel Omni: - Buongiorno, vorrei capire quanto dista questo hotel da quello dei Francesi. - Certo signore, se non vuole l'assoluta precisione direi circa una quarantina di chilometri.

Da quella semplice constatazione capì che nessun avversario avesse potuto ammazzare Jonatan Hamendola.

Mr Johns, dopo aver posto delle domande a tutti i compagni di squadra ed al sostituto di Jonatan, iniziò a convincersi che fosse stato un componente dello stesso team, anche perché il coltello con cui il capitano era stato ucciso proveniva da una nota fabbrica di spade e coltelli brasiliana, la Halmeida,

riservata ai più ricchi. Molti componenti della squadra amavano affilare i loro coltelli, rigorosamente Halmeida, e lanciarli su un manichino, usato come bersaglio, per scaricare la tensione prima delle partite più importanti. Il sospettato maggiore fu il sostituto di Jonatan, Michel Privitora, un uomo basso e tarchiato di trentadue anni, capelli ricci e marroni, veloce come una gazzella, ma spesso destinato alla panchina per favorire il fuoriclasse del momento. Quando Michel fu interrogato da Mr Johns, si comportò in modo molto scontroso e perennemente arrogante, infatti non voleva rispondere alle domande che gli venivano poste.

Mr Johns gli chiese infatti: - Quando è stata l’ultima volta che ha visto Jonatan Hamendola?

E lui rispose con tono irritante: - Non sono affari suoi. Non crederà forse che essendo il suo sostituto dovessi anche fargli da balia?!

Continuando ad indagare, mentre interrogava i compagni di squadra, l’investigatore scoprì che negli allenamenti Michel cercava di sabotare Jonatan, per esempio facendogli sgambetti e dispetti di ogni genere, perché voleva giocare per forza lui la partita. In effetti, reinterrogando i compagni di squadra, anch’essi confermarono i suoi sospetti, ovvero che Michel volesse a tutti i costi il posto da titolare.

Mr Johns interrogò anche uno dei difensori, Guilherme Souza, un uomo di media statura, bruno di occhi e capelli: - Lei cosa ricorda della sera prima della scomparsa di Jonatan?

Guilherme Souza rispose, con un tono di voce molto calmo e sicuro: - Quella sera prima della scomparsa di Jonatan, Michel provò in tutti i modi a farlo ubriacare, portandogli un drink molto alcolico che Jonatan aveva però rifiutato.

Il detective proseguì con le indagini, incominciò dagli spogliatoi, uno degli ultimi posti in cui la vittima era stata vista

ancora viva. Per un po’ non ci furono novità, ma dopo sotto un armadio, vicino a quello dell'assassinato trovò uno strano biglietto minaccioso: "Non meriti la tua fortuna. Presto la pagherai". Dopo andò nella camera della vittima e sotto il letto trovò un biglietto simile e con la stessa scrittura dell’altro.

La sua tesi sembrava divenire sempre più certa, confermata anche dai compagni che dissero di aver visto dopo l’allenamento il sostituto recarsi in camera della vittima, con la scusa di aver scambiato gli accappatoi. Inoltre, nella stanza dell’assassinato, si ritrovarono alcune impronte digitali del sostituto, furono trovate prove che negavano un'altra ricostruzione dell'accaduto, sembrava che la vittima avesse tentato di scappare e fosse arrivata in camera dell'assassino. Anche se c'erano dubbi sui fatti e il tempo dell’accaduto, l’unico sospettato era Michel Privitora, quasi sicuramente l’assassino.

Il detective dopo aver tentato e ritentato di trovare più indizi sul criminale si fermò e fece un riepilogo di tutto quello che aveva scoperto. Gli apparve quasi tutto chiaro, ma nonostante il movente e l'occasione mancavano delle prove schiaccianti e da lì rimase qualche ora e rifletté sulla sua sedia scricchiolante e dondolando per tutto il tempo. Questa cosa lo aiutò, infatti, guardò sul suo tavolo nell’ufficio il coltello con cui era stata uccisa la vittima e la prima cosa che gli venne in mente fu quella di farlo analizzare di nuovo visto che stranamente la prima volta non fu trovata nessuna impronta; allora pensò che il colpevole l’avesse ripulito, quindi volle insistere per trovare delle impronte. Verso le sei del pomeriggio si recò presso il laboratorio della scientifica portando il coltello con sé. Lo fece analizzare una volta e la scientifica non trovò nulla, però gli dissero di aver analizzato l’asciugamano che il morto teneva

addosso e di avervi trovato dei capelli... avevano pensato fossero della vittima.

Il detective disse: - Grazie, spero che abbiate il pezzo mancante della mia indagine.

E dopo aver preso questi capelli, che gli porsero in una bustina di plastica, li portò di corsa lui stesso al laboratorio per l'analisi del DNA. Scoprirono così che tra quei resti biologici, uno apparteneva ad Aníbal Calatán, allenatore della vittima.

Il detective disse: - Grazie, avete dato un contributo preziosissimo alla mia indagine; adesso devo solo arrestare il colpevole. - e se ne andò.

Prese la sua auto e corse alla casa dell’allenatore. Una volta arrivato gli disse: - Aníbal Calatán ti dichiaro in arresto per l’omicidio di Jonatan Hamendola.

L’allenatore non tentò di fuggire perché sapeva che prima o poi l’avrebbero trovato, allora si fece mettere le manette e lo portarono in centrale, dove rimase per una notte. Il giorno dopo, verso le otto del mattino, presero Aníbal dalla sua cella e lo fecero vestire elegante per portarlo in tribunale dove incontrò il gip.

L’allenatore si difese: - Non è stata colpa mia, mi hanno costretto!

Il giudice disse a sua volta: - Chi sono queste persone che l'hanno convinta?

L’allenatore rispose con tono basso: - Qualcuno della squadra avversaria.

Il giudice non udì, così gli chiese: - Potresti ridirmelo per favore?

Aníbal disse con tono più convinto: - Qualcuno della squadra avversaria mi ha convinto dicendomi che mi avrebbero dato un milione di euro se avessi ucciso il fuoriclasse, e così ho fatto.

Il giudice sfregandosi gli occhi, scosse la testa: - Seguirà un processo a tuo carico, porterai avanti la tua difesa, ma il crimine che hai commesso è talmente efferato che sarai condannato a non meno di trent’anni di galera.

I mandanti non furono mai accertati. La partita del Brasile fu rimandata al 2 luglio del 2002, dove poi vinse i campionati mondiali 7-0, anche detta “La migliore partita del Brasile”.

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